Teopedia/Theosis

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Theosis

La deificazione (o teosis) è un concetto teologico importante nell'ortodossia orientale, che si riferisce all'idea che gli esseri umani possano diventare partecipi della natura divina e raggiungere l'unione con Dio. Secondo l'insegnamento dell'ortodossia orientale, la deificazione è l'obiettivo finale della vita cristiana, e rappresenta il compimento della salvezza e della redenzione offerta da Gesù Cristo.

Il concetto di deificazione si basa sulla dottrina biblica dell'immagine di Dio, che afferma che gli esseri umani sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Secondo l'ortodossia orientale, questa immagine divina è stata offuscata dal peccato, ma può essere rinnovata e restaurata attraverso la fede in Cristo e la pratica della vita spirituale.

La deificazione non significa diventare Dio in senso assoluto, ma piuttosto partecipare alla natura divina e alla vita di Dio. Questo avviene attraverso la purificazione dell'anima, la preghiera, la meditazione, la pratica della virtù e l'osservanza dei comandamenti di Dio. La deificazione si realizza quindi gradualmente, durante la vita terrena, e trova il suo compimento nella vita eterna.

La deificazione è una dottrina distintiva dell'ortodossia orientale, che la distingue dalle altre tradizioni cristiane. Essa rappresenta una profonda visione della vita cristiana e della relazione tra Dio e l'essere umano, e ha avuto un impatto significativo sulla teologia e la spiritualità cristiana orientale.

Questo concetto si ricollega con l'espressione biblica "essere fatti partecipi della natura divina" come lo troviamo in 2 Pietro 1:4 "δι᾿ ὧν τὰ τίμια καὶ μέγιστα ἡμῖν ἐπαγγέλματα δεδώρηται, ἵνα διὰ τούτων γένησθε θείας κοινωνοὶ φύσεως ἀποφυγόντες τῆς ἐν τῷ κόσμῳ ἐν ἐπιθυμίᾳ φθορᾶς" e che riguarda la dottrina della santificazione. Il termine è stato utilizzato da Ireneo ed è oggi tipico della teologia dell'Ortodossia orientale.

Essere "fatti partecipi della natura divina" suona come se questo compromettesse la distinzione fondamentale tra Creatore e creatura. La maggior parte di coloro che fanno uso dell'espressione theosis affermano di non violare questa distinzione, ma da quel brano spesso vorrebbero trarne conclusioni metafisiche, dicendo, per esempio, che non possiamo diventare Dio, ma possiamo possedere "energie" divine. Si tratta di un linguaggio oscuro e pericoloso. Il testo di 2 Pietro non è di carattere metafisico ma etico. Il peccato non è uno sconvolgimento metafisico delle facoltà umane, ma una ribellione personale, una disubbidienza etica contro Dio. In 2 Pietro l'interesse dello scrittore non è la natura metafisica dell'uomo ma le sue qualità etiche che sono l'adempimento delle promesse di Dio, attraverso le quali "render sicura la vostra vocazione ed elezione" (v. 10). Il riferimento, dunque, alla natura divina del v. 4 deve essere visto come gli attributi etici di Dio, riflessi in noi nella misura in cui veniamo rinnovati ad immagine di Cristo. È in quel modo che possiamo essere fatti partecipi della natura (morale) di Dio. Ne siamo partecipi nella misura in cui riflettiamo la gloria di Dio e facciamo ciò che Egli fa.

Sebbene 2 Pietro abbia indubbiamente preso in prestito l'espressione "partecipi della natura divina" dal paganesimo, il suo significato è chiaramente cristiano. Non significa "apoteosi" (l'uomo che diventa un dio) in senso pagano, ma che i cristiani acquisiscono una connessione organica con Dio. In virtù di questa connessione Dio può veramente essere chiamato loro Padre. Concettualmente questo ha lo stesso significato della formula paolinica di "essere in Cristo". L'affermazione di 2 Pietro, sebbene sorprendente, a prima vista, non è di fatto diversa dalla preghiera che troviamo in Efesini "...di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio" (Efesini 3:19).

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