Corsi/Custodisci/11
Custodisci in buon deposito (M. H. Smith) |
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XI.
LA CHIESA E' IL POPOLO CHE DIO AMA
Leggere: Efesini 4:1-16; 1 Pietro 2:4-10
La Bibbia insegna con chiarezza che c'è una sola chiesa che Dio ha portato all'esistenza e che appartiene a Lui. La Bibbia però mette pure in chiaro come vi siano due aspetti della chiesa - quello visibile, e quello invisibile. Quando noi accogliamo nella nostra vita Cristo come nostro Signore e Salvatore, immediatamente noi diventiamo membri della chiesa invisibile. Come autentici credenti, però, abbiamo il dovere di identificarci pure con il popolo di Dio qui sulla terra, e lo possiamo fare unendoci ad una comunità di credenti mediante una professione di fede pubblica. Se non siamo mai stati prima battezzati, veniamo accolti con pieni diritti nella chiesa tramite questo sacramento come parte della nostra visibile confessione di fede personale in Cristo. Parliamo di quest'atto come adesione alla chiesa visibile.
La chiesa invisibile, però, è conosciuta solo da Dio ed include tutti gli autentici credenti eletti da Dio in ogni tempo e paese fin dall'eternità. La chiesa visibile, d'altro canto, consiste di tutti quelli che in questo mondo professano la vera fede, insieme ai loro figli.
E' possibile che alcuni fra gli eletti, sebbene pervengano ad una certa conoscenza di Cristo in questa vita, non si associno mai ad una chiesa visibile. Il ladrone sulla croce, per esempio, non ebbe mai l'opportunità di essere battezzato o di essere ammesso in una comunità visibile del popolo di Dio. D'altro canto è possibile per alcuni fare una pubblica professione di fede (associandosi così ad una chiesa visibile) in modo ipocrita e non autentico, cioè senza aver mai veramente creduto in Cristo come Signore e Salvatore. Simon Mago, per esempio, era stato battezzato ed accolto nella chiesa in Samaria (At. 8:13), quando però aveva cercato di comprarsi la capacità di dispensare lo Spirito Santo, Pietro disse: "Tu, in questo, non hai parte né sorte alcuna; perché il tuo cuore non è retto dinanzi a Dio" (At. 8:21). In questo modo Simone era rimasto per un certo tempo membro di una chiesa visibile, ma non lo era della chiesa invisibile.
Questa situazione perdurerà fino alla fine dei tempi, poiché Dio ha affidato ad uomini fallibili -i quali non possono investigare nel cuore umano- la responsabilità di accettare una professione di fede credibile per la loro ammissione nella chiesa visibile. Alla fine, quando Cristo ritornerà e separerà "le pecore dalle capre" (Mt. 25:31-46), la chiesa visibile e la chiesa invisibile saranno una e la stessa.
La chiesa nella storia biblica
In questo capitolo noi considereremo soprattutto la chiesa visibile. Dall'inizio della storia della salvezza Dio ha operato una distinzione fra coloro che Gli appartengono e coloro che sono nel mondo. Nella Sua prima affermazione salvifica Egli promise che sarebbe stato attraverso il seme di una donna che sarebbe venuto il Salvatore (Ge. 3:15). Coloro che credettero a questa promessa divennero parte del "seme della donna" -la chiesa visibile- e così nella storia susseguente le linee famigliari di Set e di Caino vengono tracciate separatamente -la prima, la linea della fede, la seconda, la linea dell'incredulità.
E' stato solo però al tempo di Abramo, che una singola famiglia è stata estratta dal resto dell'umanità per diventare il visibile popolo di Dio. In altre parole, il patto abramitico è stata l'istituzione formale del popolo di Dio come entità separata sulla terra, con un proprio suggello visibile (la circoncisione) per distinguerla dal resto del mondo.
Questo concetto è stato sviluppato più ampiamente allorché Israele venne chiamata fuori dall'Egitto essendo così stabilita davanti a Dio come un regno di sacerdoti (Es. 19:5,6). Come abbiamo notato nell'ultimo nostro capitolo, questo popolo venne convocato per la sua prima assemblea generale presso il Monte Sinai. Lo scrittore di Ebrei descrive la chiesa del Nuovo Testamento come l'adempimento di quella prima riunione, perché oggi siamo pervenuti "al monte di Sion, e alla città dell'Iddio vivente, che è la Gerusalemme celeste, ed alla festante assemblea delle miriadi degli angeli, e alla Chiesa dei primogeniti che sono scritti nei cieli" (Eb. 12:22,23).
Alcuni oggi vogliono fare una netta separazione fra l'Israele dell'Antico Testamento e la chiesa del Nuovo Testamento, ma l'unità del popolo di Dio di tutte le età smentisce questa distinzione. La Bibbia insegna che l'intero popolo di Dio è uno attraverso tutte le dispensazioni e che la chiesa del Nuovo Testamento è in realtà la continuazione del patto abramitico.
Il giorno di Pentecoste l'apostolo Pietro concluse il suo sermone con l'affermazione che la promessa dello Spirito Santo: "è per voi, e per i vostri figlioli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore Iddio nostro ne chiamerà" (At. 2:39). Questo riferimento della promessa di benedizione risale a Genesi 17:7 laddove Dio disse che Egli sarebbe stato il Dio di Abrahamo e della sua discendenza (tutti i veri credenti in Dio come lo era Abrahamo) dopo di lui. Questa era la vera istituzione della religione biblica dell'Antico Testamento. Pietro fa riferimento alla promessa in questo contesto quando dichiara che la venuta del Messia -e del susseguente Spirito Santo- è l'adempimento e la continuazione di ciò che era cominciato col patto abramitico.
Paolo, nello scrivere ai Galati, sottolinea il fatto che Abramo è il padre di tutti i credenti in ogni età: "riconoscete anche voi che coloro i quali hanno la fede, sono figlioli di Abrahamo" (Ga. 3:7). In altre parole, Abramo viene considerato come il padre di tutti coloro che ricevono l'Evangelo per fede. Paolo è ancora più esplicito e dice: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge... affinché la benedizione di Abrahamo venisse sui Gentili in Cristo Gesù, affinché ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso" (Ga. 3:13,14).
Inoltre egli continua e dice: "E se siete di Cristo, siete dunque progenie di Abrahamo; eredi, secondo la promessa" (Ga. 3:29). Paolo qui insegna in modo incontrovertibile l'unità della chiesa del Nuovo Testamento con la progenie di Abrahamo, l'Israele antico. Ecco perché la chiesa dell'era del Nuovo Testamento è stata talora chiamata l'Israele della Nuova Alleanza.
Alcune descrizioni neotestamentarie della Chiesa
Il Nuovo Testamento ci presenta un certo numero di interessanti figure per descrivere la chiesa. In primo luogo la chiesa viene descritta come il corpo di Cristo (Ef. 1:23; 2:16; 4:4; 1 Co. 10:17). L'apostolo Paolo descrive Gesù Cristo come la testa (il capo) del corpo (Ef. 1:23) e mostra l'importanza di tutte le differenti parti del corpo che lavorano assieme, essendo ciascuna necessaria all'intero funzionamento del corpo ( v. 1 Co. 12:12-27).
Il secondo luogo Paolo parla del rapporto della chiesa con Cristo come del rapporto fra una sposa con il suo sposo. Come tale lei Gli deve essere sottomessa in ogni cosa (Ef. 5:22,23), e questa figura diventa la base della gloriosa scena quando la chiesa viene riunita a Cristo e si celebra così la festa nuziale dell'Agnello (Ap. 19:6-9).
In terzo luogo la chiesa viene chiamata tempio del Signore (Ef. 2:19-22; 1 Pi. 2:5). Ogni pietra è posta nell'edificio proprio dove è necessario, essendo Cristo il costruttore di questo tempio (Mt. 16:18; Za. 6:12,13).
La quarta e la quinta figura della chiesa hanno relazione con la casa di Dio -un'idea simile a quella del tempio- come colonna e base della verità (1 Ti. 3:15). Queste figure sono prese dalla struttura degli edifici antichi con colonne e con fondamenta. La chiesa come colonna della verità deve sostenere la Parola del Signore verso il mondo come pure edificare ogni suo insegnamento sul fondamento di tale verità come pure sicuro fondamento per tutti i suoi membri.
L'ultima figura che vogliamo notare è quella in cui il popolo di Dio viene descritto come: "Chiesa dell'Iddio vivente". La parola italiana "chiesa" deriva dal greco "ekklesia", e significa "quelli che sono stati chiamati fuori dal mondo per appartenere ad una assemblea". Coloro che sono stati chiamati ad un rapporto di salvezza con Dio appartengono a Colui che è il vero, solo, e vivente Iddio.
Le chiavi del regno
La Bibbia presenta Gesù Cristo come Signore della Sua chiesa. Gesù lo afferma quando risponde alla grande confessione di fede Pietro pronunzia, dichiarando: "Su questa pietra edificherò la mia chiesa" (Mt. 16:18). Poi Gesù passa a parlare delle "chiavi" per l'accesso al Regno dei cieli affermando che ai suoi discepoli sarebbe stata affidata l'autorità in terra "di legare e di sciogliere" (16:19). Matteo fa pure riferimento a questa autorità in 18:18 quando Gesù descrive il modo con il quale dovremmo trattare un fratello che sbaglia. Dovremmo prima andare da lui a tu per tu, e se non ci ascolta, dovremmo ritornare con dei testimoni; e se ancora rifiuta di considerare il suo peccato, la faccenda dovrebbe essere sottoposta all'intera chiesa.
E' a questo punto che Gesù dice: "Ed anche in verità vi dico: Se due di voi sulla terra s'accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli" (Mt. 18:19). E' un brano rilevante, perché esso indica che ogni qual volta la chiesa esercita la disciplina, essa lo fa in accordo con la stessa autorità del cielo, quando è esercitata in accordo con la Parola. Gesù diceva essenzialmente la stessa cosa nella camera alta dopo la Sua risurrezione, quando impartiva ai Suoi discepoli lo Spirito (Gv. 20:22,23). Questo segnava il conferimento ufficiale della Sua autorità e potere alla chiesa. Si tratta di un potere che continua a risiedere nella chiesa visibile.
La fonte di questo potere è il Signore Gesù Cristo, il quale è il capo della chiesa ed ha autorità in cielo e sulla terra. La natura di questo potere è spirituale -cioè si muove nel campo esclusivo delle sanzioni di carattere spirituale. questa autorità viene esercitata quando la chiesa ammette delle persone fra i suoi membri nella chiesa visibile, e come è implicito, quando ne esclude altri.
Il solo codice giuridico che la chiesa può possedere è la Parola di Dio, ed il compito della chiesa non è quello di legiferare, ma di dichiarare ciò che Dio già ci ha dato nella Sua Parola scritta. In altre parole, la funzione della chiesa non è legislativa, ma dichiarativa. Questo rimane vero quando essa formula confessioni di fede, catechismi, credi, e libri di costituzione ecclesiastica, come pure decisioni giuridiche. Quando tutto questo viene compiuto fedelmente in conformità con la Parola, la chiesa visibile funziona in senso biblico e i suoi leader insieme alle sue affermazioni devono essere obbedite.
I segni distintivi della Chiesa
A causa delle molte differenti chiese esistenti oggi, noi abbiamo bisogno di un metro per giudicare se una certa chiesa sia la vera chiesa oppure no. I riformatori hanno stabilito tre segni basilari che distinguono la vera chiesa: la sana predicazione della Parola, la vera amministrazione dei sacramenti, e l'esercizio appropriato della disciplina. In realtà il primo di questi principi include anche il secondo ed il terzo, perché quando la chiesa è veramente consacrata alla Parola ed alla sua corretta proclamazione, vi sarà necessariamente una corretta amministrazione dei sacramenti ed un vero esercizio della disciplina. Quando la chiesa cessa di esercitare queste sue due ultime funzioni, in effetti essa ha già abbandonato il primo di questi segni della vera chiesa.
Il governo della Chiesa
Alcuni principi di base per il governo della chiesa possono essere ritrovati nella stessa Scrittura. In primo luogo notiamo che gli apostoli non imposero la loro autorità nel nominare propri successori od altri ministri della chiesa. Difatti, quando erano confrontati col bisogno di essere assistiti negli affari temporali della chiesa, essi condussero la comunità a scegliere sette uomini che amavano il Signore per servire in questa funzione. Dopo aver fatto questa scelta, gli apostoli avevano messo a parte sette diaconi tramite la preghiera e l'imposizione delle mani, cosa che oggi chiamiamo 'ordinazione' (At. 6:1-6).
Quando Paolo e Barnaba dovevano lasciare una chiesa, essi stabilivano in essa degli "anziani" (At. 14:23). Da questo e da altri brani simili possiamo dedurre che in ogni comunità vi era una pluralità di "anziani" (At. 20:17: Fl. 1:1; Tt. 1:5). L'idea di avere anziani in ogni comunità non era nuova per Paolo, perché questo era pure il modo in cui veniva governata la sinagoga. La chiesa semplicemente aveva preso a prestito il sistema ebraico che si era sviluppato sotto l'Antico Testamento.
Con la regola degli anziani nella comunità locale la chiesa primitiva aveva pure sviluppato un sistema giuridico graduato. Lo possiamo verificare considerando alcuni esempi biblici come per quanto riguarda i problemi che erano sorti ad Antiochia di Siria. In quel caso la chiesa aveva sottoposto i suoi particolari problemi agli apostoli ed agli anziani di Gerusalemme tramite dei suoi rappresentanti. A Gerusalemme poi si era dibattuto a lungo sul tema, e poi le decisioni prese erano state pubblicate fra tutte le chiese (vedi At. 15:1-35).
Da questo breve sguardo di alcuni fra i brani del Nuovo Testamento che descrivono la forma di governo adottata nell'era apostolica, ne facciamo derivare il sistema conosciuto oggi come forma di governo presbiteriana. L'aggettivo "presbiteriano" deriva dalla parola greca "presbyteros", che significa appunto "anziano" e che descrive il tipo di governo ecclesiale in cui anziani eletti dalla comunità governano il corpo del popolo di Dio come leader-servitori nel processo decisionale. Il sistema giudiziario graduato menzionato più sopra estende questa forma congregazionale al corpo regionale che chiamiamo 'presbiterio' e la sua forma nazionale (o internazionale) che designamo come assemblea generale.
Sebbene questo sistema di governo ecclesiale sia in maggiore conformità con la Scrittura, credere in essa o praticarla non è essenziale per l'esistenza di una chiesa. In altre parole, se una chiesa possiede un'altra forma di governo, non significa che non si tratti di una vera chiesa. Il governo biblico della chiesa non è necessario per la vera essenza di una chiesa. Dovremmo però cercare di accertarci che la nostra chiesa sia il più biblica possibile, inclusa la sua forma di governo.
La missione della Chiesa
Cristo, con il grado di re, ha affidato alla chiesa la sua missione in ciò che chiamiamo il Grande Mandato (Mt. 28:19,20). Questo mandato comporta essenzialmente due compiti. Il primo è l'impegno evangelistico per il quale alla chiesa di ogni età è affidato l'incarico di andare e di fare discepoli tra gente di ogni nazione; il secondo è quello di istruire coloro che vengono raccolti nel suo ambito, "insegnando loro di osservare tutte quante le cose che io vi ho comandate" (Mt. 28:20).
Abbiamo talora la tendenza di pensare dell'aspetto evangelistico soltanto come adempimento di questo mandato. Uno studio attento del comandamento dato da Gesù, però, indica un equilibrio fra i due aspetti della missione. Non adempiamo al grande mandato se noi compiamo solo l'opera evangelistica e trascuriamo l'istruzione di coloro che sono raccolti nella chiesa, e neppure adempiamo al grande mandato se solo educhiamo la nostra gente e non cerchiamo di raggiungere gente di ogni nazione.
Questo è il solo mandato che Gesù Cristo abbia dato alla Sua chiesa. Oggi si fa molta pressione sulla chiesa affinché sia coinvolta in attività politiche e sociali. La chiesa come chiesa, però, non deve occuparsi d'altro che quello di cui Cristo l'ha incaricata. Se la chiesa porta avanti seriamente la funzione di insegnare ogni cosa ai suoi membri, allora i cristiani si impegneranno in ogni altra area dell'etica.
Quando Gesù affida alla chiesa il Suo gran mandato, egli l'aveva fondato sul fatto di poter esigere autorità su ogni area della vita (vedi Mt, 28:18). La chiesa dovrebbe debitamente riconoscere questa signoria di Cristo sul tutto della vita e dovrebbe istruire i suoi membri sul come dovrebbero comportarsi per mettere in pratica questo principio in tutti i loro contatti con la società. Essi lo faranno come individui, o forse in associazione con altri cristiani in organizzazioni volontarie come associazioni di genitori, gruppi di azione politica oppure di solidarietà a diverso livello, non però come chiesa.
Unità e diversità nella Chiesa
La chiesa primitiva aveva stabilito un certo numero di comunità locali. Se consideriamo quante persone fossero state convertite il giorno di Pentecoste, come pure nel periodo subito seguente (v. At. 2:41; 4:4; 6:7), possiamo dedurne che questo grande numero di persone non si riuniva nello stesso luogo. La chiesa possedeva diverse comunità in Gerusalemme stessa, come pure i Giudei avevano diverse sinagoghe in città.Quando Paolo parla della chiesta di Gerusalemme si riferisce a questo gruppo di comunità più piccole che costituivano la chiesa in quella città. Lo stesso potrebbe dirsi per la chiesa ad Efeso, perché una città così grande aveva senz'altro diverse comunità cristiane.
Dalla lettera a Filemone possiamo comprendere che una comunità cristiana si riuniva nella sua stessa casa (Fl. 2), ma la stessa città di Colosse aveva pure una comunità che si riuniva in casa di Ninfa (Cl. 4:15). Da questi diversi esempi possiamo dunque vedere come il termine 'chiesa' potesse essere applicato sia a una comunità locale, come pure a diverse comunità insieme di una stessa regione. Durante il periodo del Nuovo Testamento certo non troviamo la chiesa divisa in denominazioni - queste sono uno sviluppo ulteriore della storia della chiesa.
I rami orientali e occidentali della cristianità si erano già divisi prima della Riforma protestante. Dopo la Riforma si ebbe un'ulteriore frammentazione della chiesa occidentale in diversi rami che ora noi chiamiamo 'denominazioni'. Questi gruppi generalmente riflettono differenze di convinzioni teologiche.
Se noi tutti comprendessimo la Bibbia pienamente ed accuratamente non ci sarebbe né il bisogno né la giustificazione per tali divisioni nella chiesa; a causa però della tendenza a peccare che rimane nella nostra natura noi sviluppiamo angoli oscuri al riguardo di diverse dottrine della fede. Il risultato è perciò la frammentazione in denominazioni.
E' chiaro dalla 'preghiera sacerdotale' di Cristo che Egli desidera l'unità della chiesa (Gv. 17:21-23). Il tipo di unità per la quale Egli prega, però, non era un'unità organizzativa forzata in cui le chiese avrebbero potuto comunque conservare forti differenze teologiche. Dato che Egli menziona l'unità che ha con il Padre, Egli si riferiva certamente ad un'unità di tipo spirituale, non semplicemente organizzativa. Questo è il tipo di unità che pure noi dovremmo cercare nella chiesa oggi.
Il pericolo a cui vanno incontro coloro che hanno reagito opponendosi al moderno movimento ecumenico liberale (che vede l'unità principalmente in termini di unità organizzativa) è di non interessarsi per nulla nell'ecumenismo. Dobbiamo però saper sviluppare un ecumenismo biblico e operare per l'unità di tutti i cristiani che si fondano saldamente sulla Bibbia come Parola di Dio, per dimostrare così il tipo di unità per la quale Gesù pregava nella Sua grande preghiera sacerdotale (v. Gv. 17).
Domande di revisione
Spiega la differenza che intercorre fra la chiesa visibile e la chiesa invisibile. Quali conseguenze pratiche questo comporta?
Tenere la chiesa locale in alta stima è importante. Qual è la giustificazione biblica per questo atteggiamento?
Come si può dimostrare l'unità sostanziale della chiesa nell'intero complesso della storia biblica?
Quali sono le immagini che la Bibbia usa per descrivere la chiesa?
Quale autorità la chiesa deve avere al suo interno? E perché?
Quali sono i segni che contraddistinguono una vera chiesa?
Quale è la missione della chiesa? Come deve essere portata avanti questa missione?
Domande per la discussione
Quale potrebbe essere una valida ragione per abbandonare una chiesa particolare?
Come si è formata la tua particolare denominazione? Era giustificato biblicamente questo fatto?
E' importante appartenere ad un ramo della chiesa visibile? Perché è importante diventare membri di una chiesa? Quali sono gli svantaggi di chi non aderisce ad una comunità di credenti?
Perché appartieni alla tua chiesa? In che cosa contribuisci tu al lavoro della tua chiesa? Che contributo dà la tua chiesa al tuo benessere spirituale?
Come dovrebbe la chiesa con i suoi membri intervenire su problemi come l'aborto, la guerra, e la fame nel mondo?