Teopedia/Opere di misericordia

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Opere di misericordia

Le "opere di misericordia" sono un concetto fondamentale nella tradizione etica e morale [1] cristiana. Il concetto delle opere di misericordia ha radici bibliche profonde ed esplicitano in che cosa consistano le espressioni di amore alle quali sono chiamati i discepoli di Cristo. Tant'è vero che Gesù stesso, com'è riportato in Matteo 25:31-46, quando parla del Giudizio universale, ne fa il criterio discriminante di salvezza o di perdizione delle creature umane.

Nel corso dei secoli, le "opere di misericordia" sono state esplicitate e formalizzate da vari teologi e documenti ecclesiastici. Tommaso d'Aquino, nel XIII secolo, ne parla nella sua "Summa Theologiae", sottolineando l'importanza di queste azioni per la vita cristiana. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato nel 1992, continua a enfatizzare queste opere come fondamentali per la pratica della fede. Nella tradizione cristiana protestante, le "opere di misericordia" non sono formalmente codificate come nella tradizione cattolica-romana, ma il concetto di agire con misericordia e amore verso il prossimo è comunque centrale e ampiamente praticato. Diverse denominazioni e figure chiave del protestantesimo hanno parlato e scritto dell'importanza delle opere di misericordia, anche se con un'enfasi e una terminologia diverse rispetto alla tradizione cattolica. Le opere di misericordia rappresentano, in ogni caso, un modo tangibile attraverso il quale i cristiani sono chiamati ad esprimere la loro fede e seguire così l'esempio di Cristo nel servire gli altri. Esse incarnano il comandamento dell'amore per il prossimo, che è centrale nella dottrina cristiana.

Opere di Misericordia Corporali

Le opere di misericordia corporali riguardano l'assistenza ai bisogni fisici e materiali del prossimo. Queste opere, come quelle che seguono, si riferiscono alle preoccupazioni primarie della vita: mangiare, bere, vestire, ospitare, curare, visitare. La mentalità attuale, consumistica ed egoista, è in netto contrasto con la carità cristiana e solo le opere di misericordia possono aiutare a trovare una coscienza e una coerenza evangelica. Sono tradizionalmente sette:

  1. Dar da mangiare agli affamati - Fornire cibo a coloro che ne hanno bisogno. Si deve riflettere però sul fatto che quanto più evoluta si fa la vita, tanto più le situazioni materiali in cui bisogna praticare la carità assumono aspetti ed esigenze nuove. Essere attenti perché ai fratelli non manchi il lavoro è indubbiamente come dar loro da mangiare, da bere, da vestire; è come aiutarli ad essere inseriti in modo degno nel contesto della società in cui si muovono. Si deve quindi trovare l'impegno per far sì che ogni persona abbia il proprio lavoro, eliminando l'egoismo di chi ha troppo. Ognuno pensa a sé senza riflettere, senza considerare che il suo star meglio può essere pagato da qualcuno col suo star peggio.
  2. Dar da bere agli assetati - Fornire acqua a chi ne è privo.
  3. Vestire gli ignudi - Fornire vestiti a chi ne è privo.
  4. Ospitare i pellegrini - Accogliere e dare rifugio a chi è in viaggio e non ha un posto dove stare. Nella realtà odierna ospitare i pellegrini non è offrire un semplice aiuto, ma aprirsi alla persona e non soltanto ai suoi bisogni. Accogliere il pellegrino, lo straniero, è fare loro spazio nella propria città, nelle proprie leggi, nella propria casa, nelle proprie amicizie, mentre spesso oggi l'aridità d'animo non è sensibile alle necessità del fratello che si trova in stato di bisogno.
  5. Visitare gli infermi - Assistere e confortare chi è malato. Questa opera di misericordia deve essere ripensata, rivissuta ed anche rivalutata come cultura, come costume, come segno di civiltà e di rispetto della vita. Bisogna porre fine alla consuetudine di scaricare all'ospedale l'ammalato abbandonandolo con i suoi problemi, con i suoi dubbi e le sue incertezze; l'ammalato, ovunque si trovi, bisogna visitarlo, bisogna stargli vicino, bisogna dargli conforto e riconoscergli una priorità di affetti.
  6. Visitare i carcerati - Offrire conforto e supporto a chi è in prigione. Anche per questa opera si pone il problema della sua rivalutazione per il suo significato e il suo grande valore sociale. Visitare i carcerati oggi non vuole significare soltanto andare dentro un carcere, ma anche aiutare, comprendere, accogliere, sostenere con partecipazione e condivisione i congiunti che sono fuori, in un carcere invisibile costituito dall'emarginazione e dall'indifferenza in cui sono costretti a vivere. L'impegno quindi è importante e anche oneroso: sarà tanto più significativo per quanto, attuato con spirito di comprensione e di partecipazione, potrà rappresentare prevenzione verso il crimine ed educazione alla libertà, bene comune e irrinunciabile.
  7. Seppellire i morti - Dare una degna sepoltura a chi è deceduto. Esprime il rispetto dell'uomo anche nel suo ultimo viaggio. L'hanno praticata fin da quando, con atto di umana pietà, i cristiani si chinavano per strada o nei lazzaretti per raccogliere gli infelici deceduti. È un'opera che autentica e testimonia lo spirito dell'essere cristiani.

Opere di Misericordia Spirituali

Le opere di misericordia spirituali riguardano il supporto morale e spirituale:

  1. Consigliare i dubbiosi - Offrire guida e consiglio a chi è in difficoltà morale o spirituale. È difficile trovare qualcuno che s'impegni a rasserenare chi è nel dubbio, ad offrirgli la comprensione fraterna e il suo aiuto. La cultura del dubbio va sempre più diffondendosi: tutto è opinabile, tutto è precario, niente è certo. Ecco allora che questa mentalità, così distruttiva e logorante del cuore e dello spirito umano, trova soccorso nell'opera del fratello della Misericordia che, superando anche lo stato d'isolamento in cui si vive, interviene a sostegno di chi non sa cosa pensare, cosa dire o cosa fare.
  2. Insegnare agli ignoranti - Educare chi è privo di conoscenza religiosa o morale. Il servizio della verità, con il suo coraggio, la sua generosità, deve essere offerto agli sprovveduti davanti alle necessità della vita, oppure inermi e indifesi nel travaglio dei rapporti sociali. Si deve avere più misericordia verso chi fatica, verso chi non sa farsi le proprie ragioni o non sa vedere gli obiettivi della vita, senza però disprezzare chi in qualche modo invece vorrebbe imparare a valutare le ragioni dell'esistenza, le prove della vita, la promozione umana.
  3. Ammonire i peccatori - Avvertire coloro che si stanno comportando male, indirizzandoli verso la retta via. Questa dovrebbe essere un'opera di ammonimento, di richiamo, di correzione. Purtroppo è poco praticata anche se la sua necessità è più che mai presente. Non la si deve considerare come un giudicare gli altri, ma da fratelli porgere la mano, aiutare, prevenire l'incauto, soccorrere il distratto, impedire al fratello di mettersi su di una strada sbagliata.
  4. Consolare gli afflitti - Dare conforto a chi è in sofferenza o tristezza. Invece di ritenere le quotidiane tribolazioni della vita una provocazione per aiutare chi si trova nella difficoltà, spesso ci si chiude nel nostro guscio, nel più completo egoismo, fingendo di non sapere, di non vedere, pensando così di essere dispensati dal condividere, dal partecipare, dal solidarizzare con colui che ci sta accanto. Il fratello della Misericordia, sensibile a queste difficoltà e ai travagli della vita, apre invece il suo cuore all'afflizione e al dolore dando certezze, fiducia, speranza, non limitandosi però a consolare l'afflizione, ma impegnandosi a concorrere all'eliminazione delle cause che la provocano.
  5. Perdonare le offese - Perdonare chi ci ha fatto un torto. La carità del perdono deve essere stile di vita del cristiano. Il saper perdonare è indice della libertà, della generosità, del cuore, della capacità di amore incondizionato; è espressione di un cuore misericordioso; è trasformazione del perdono in fraternità vissuta, in cordialità manifestata, in profonda reciprocità di sentimenti.
  6. Sopportare pazientemente le persone moleste - Essere pazienti e tolleranti con chi ci causa fastidi. È un'opera di Misericordia così concreta che si può considerare corporale e non solo spirituale poiché molte volte è un'ingombrante pesantezza di presenza, di pretese, di egoismi, di stranezze mentali.
  7. Pregare Dio in favore del nostro prossimo [2]. È degna opera di misericordia legata a tutta quella teologia e morale cristiana che avvolge il mistero della vita che non ha soltanto un suo inizio, ma anche la sua conclusione nella morte. Spesso di fronte ai problemi delle cose ultime si trovano soluzioni di comodo per distogliere l'attenzione del cuore e dello spirito di fronte a questa realtà, come ad esempio delegare le istituzioni. Un uomo che muore non necessita di una istituzione, ha bisogno di un fratello che gli faccia sentire che non è solo, un fratello che tenendolo per mano gli faccia comprendere che il morire non rompe la solidarietà, non compromette la vita, ma ha invece il significato di trasfigurazione delle cose che passano in quelle che non passeranno più.

Note

[1] Sulla distinzione fra etica e morale vedi: Teopedia/Etica e morale

[2] Il Cattolicesimo-romano parla di "pregare per i vivi e i morti". La preghiera per i defunti è stata condannata come illegittima dalla teologia riformata.