Glossario biblico, teologico e filosofico
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Glossario biblico, teologico e filosofico
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ozione propria del linguaggio ecclesiastico, è precisamente una delle note essenziali della vera Chiesa fondata da Gesù Cristo; cioè distintivo e contrassegno proprio, che la contraddistingue da tutte le altre chiese o sette, chiamate del pari cristiane. Vedi qui.
Applicazione(della Scrittura al credente). Applicare la Scrittura alla nostra vita personale e sociale significa conformarla al suo insegnamento, studiarne il messaggio e riflettere in che modo esso può e deve determinare il nostro comportamento, parole e modo di pensare. Applicare la Scrittura si basa sul presupposto che essa è Parola di Dio e regola della nostra fede e della nostra condotta. L'applicazione della Scrittura passa attraverso la predicazione, l'insegnamento e lo studio personale regolare, ed è fecondata dalla preghiera, attraverso la quale Dio opera in noi e con noi. Applicare la Scrittura ad ogni area o questione della vita è pure sostanzialmente il compito della teologia. Vedi qui.
Approccio induttivo all'inerranza. Si intende per "approccio induttivo all'inerranza della Scrittura" quell'approccio che formula una dottrina sulla Scrittura a partire dagli apparenti errori e contraddizioni che ne rileva. Si tratta di un approccio eminentemente scorretto perché, ignorando ciò che le Scritture stesse dicono di sé stesse, ritiene di saperla più lunga degli scrittori biblici e contesta quel che Dio stesso ha affermato su di esse. Il cristiano, però, accoglie l'inerranza delle Scritture accettando per fede ciò che esse dicono di sé stesse e deducendo da quello la sua dottrina. I problemi risiedono in chi legge le Scritture, non nelle Scritture stesse, nella nostra conoscenza limitata e nel condizionamento che la nostra natura peccaminosa comporta sulla piena accettazione di ciò che le Scritture affermano. Vedi qui.
Arca dell’Alleanza.È chiamata anche arca di Dio (o del Signore). Si tratta di un cofano o cassetta di legno rivestito d'oro. È descritta in Esodo 25:10-22. Veniva trasportata a spalla con l'aiuto di bastoni fissati nei quattro anelli degli angoli. Prima della monarchia accompagnava le truppe degli Israeliti nelle loro battaglie. È poi portata a Gerusalemme da Davide e collocata da Salomone nel luogo santissimo del tempio. Probabilmente è distrutta o asportata quando i Babilonesi conquistarono Gerusalemme nel 587. Il coperchio aveva un ruolo importante nei riti di purificazione (Levitico 1:,12-15 ) ed era sormontata da due figure di esseri alati, i cherubini.L'arca conteneva le due tavole della legge (Esodo 25,16; 40:20; Ebrei 9:4 ). Per gli Israeliti rappresentava il trono di Dio sulla terra, ed era, quindi, il simbolo della sua presenza (Numeri 10:33-36; 1 Samuele 4:3-8; Salmi 132:8).
Arcangelo. L'etimo deriva dal latino "archangelus" (a sua volta derivante dal greco ἀρχάγγελος, archànghelos), composto dalle parole ἄρχειν, "àrchein", comandare e ἄγγελος, "ànghelos", "messaggero". Secondo la fede cristiana è un essere incorporeo, di intelligenza superiore a quella umana. È un Angelo di un ordine elevato. Gli arcangeli sono nominati sia nel Nuovo Testamento sia nella letteratura apocalittica giudaica. La Tradizione cristiana latina annovera tra gli arcangeli:Michele principe delle Milizie celesti, Raffaele, Gabriele messaggero celeste, Uriele citato sopratutto nella letteratura ebraica intra ed extra biblica. Secondo una classificazione che risale allo Pseudo-Areopagita gli angeli sono distribuiti in tre Gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre Cori. La prima gerarchia comprende: i Serafini, i Cherubini e i Troni. La seconda le Dominazioni, le Virtù e le Potestà; la terza i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli. Quest’ultimo nome viene utilizzato per indicare, in generale, tutti questi esseri spirituali.
Argomento circolare, diallele.Il diallele o ragionamento circolare è un termine di derivazione greca (diállēlos, "ragionamento reciproco"), usato nella logica classica per indicare un ragionamento logico fallace in cui le premesse derivano dalle conseguenze e queste da quelle, realizzando così un circolo vizioso dove la dimostrazione è solo apparente. Argomentazione che presume qualcosa che ordinariamente non sarebbe presupposta da qualcuno che non crede alla conclusione. Si tratta di una particolare forma di petitio principii,la più comune. Per gli scettici proprio il sillogismo sarebbe un diallele perché colui che formula la premessa maggiore (per es. "tutti gli uomini sono mortali") ha concepito, intuito, la conclusione ("Socrate è mortale") ancor prima della premessa come contenuta in essa. Vedi qui.
Arianesimo.L'Arianesimo è il movimento teologico più rilevante del IV secolo: secondo Ario, sacerdote di Alessandria d'Egitto (256-336), la figura del Padre deve collocarsi in posizione preminente all'interno della Trinità, subordinando così il Figlio al Padre e riducendo la figura di Gesù alla dimensione umana, soltanto in rapporto di somiglianza con quella divina. Ario considera veramente trascendente e "increato" soltanto il Padre, che sarebbe l'unico e vero Dio: quindi Gesù non può essere considerato realmente Dio, anche se - in quanto suo figlio - partecipa alla grazia divina; secondo Ario anche il Verbo (o "Logos") non è vero Dio. Agostino d'Ippona combatté aspramente questa dottrina, condannandola e confutandola in alcune sue opere, tra le quali il "Contra sermonem Arianorum" ed il "Contra Maximinum haereticum episcopum Arianorum".
Ascensione.L’elevazione di Gesù dalla terra al Cielo quaranta giorni dopo la sua risurrezione. Secondo il racconto biblico (vangeli e Atti degli Apostoli ) Gesù salì al cielo con il suo corpo, alla presenza dei suoi apostoli, per unirsi fisicamente a Dio Padre, per non comparire più sulla Terra fino alla sua Seconda venuta (parusìa).
Ascetismo.Il termine ascetismo deriva da "ascesi" (dal greco antico askesis) una parola che in origine significava esercizio, allenamento di un atleta per il superamento di una prova. L'ascetismo viene riferito inizialmente al Cristianesimo ma si ritrova nella storia delle religioni come un fenomeno attinente a diverse culture. Le pratiche ascetiche si propongono di conseguire una condizione di vita che, diversamente da quella ordinaria, realizzi superiori valori religiosi. L'ascesi comporta nell'uso prevalente una svalutazione della corporeità, realizzata tramite sacrifici, rinunce e mortificazioni della carne, al fine di raggiungere una superiore spiritualità, ma esiste anche un ascetismo che non contrappone il corpo allo spirito e che si fonda su pratiche che mirano a sviluppare e controllare capacità fisiche. Vedi qui.
Aseità. Il termine aseità (dal latino aseitas derivato da a se nel senso di "da sè", "per sè") in filosofia indica la condizione di un essere che per esistere non ha bisogno di riferirsi ad altro se non a se stesso poiché ha in se stesso il principio della sua esistenza. Il lemma si si contrappone ad abalietà che indica che gli esseri creati derivano da un altro (ab alio) il fatto di esistere. mIl concetto si ritrova dapprima nella patristica per indicare la natura di Dio e quindi nella scolastica dove Sant'Anselmo, al fine di dimostrare l'esistenza di Dio adotta l'argomento ontologico facendo derivare effetti ontologici a partire da premesse concettuali così che, avvalendosi appunto del concetto di aseità , ne deduce che pensare Dio equivale ad ammetterne l'esistenza poiché questa è costitutiva della sua stessa essenza: « O Signore, tu non solo sei ciò di cui non si può pensare nulla di più grande (non solum es quo maius cogitari nequit), ma sei più grande di tutto ciò che si possa pensare (quiddam maius quam cogitari possit) [...]. Se tu non fossi tale, si potrebbe pensare qualcosa più grande di te, ma questo è impossibile».
Aspazialità. La "aspazialità" è una categoria usata dalla teologia per parlare dell'immensità, incommensuralità e onnipresenza di Dio, che Egli non è limitato dallo spazio come lo siamo noi, ma che travalica lo spazio, non ne è limitato e che ne è sovrano. Vedi qui.
Aspersione.È un rito di purificazione che si faceva con il sangue, per esempio nella stipulazione dell'alleanza (Esodo 24:3-8 ), con l'olio, per esempio nella consacrazione sacerdotale (Levitico 8:30) e con l'acqua, per esempio nel rito di espiazione (Numeri 19:11-22). Per farlo si usava la pianta di issopo, i cui ramoscelli servivano appunto per aspergere i fedeli in occasione di alcune feste (Levitico 14:4-7).
Assemblea.Nell'Antico Testamento la parola ebraica indica la comunità dei figli d'Israele convocati per un atto religioso, spesso culturale (Deuteronomio 23; 1 Re 8; Salmi 22:26). Descrive la comunità liturgica d'Israele al tempo del deserto, al tempo dei re e nel postesilio. Nel Nuovo Testamento la parola greca corrispondente è quasi sempre tradotta con i termini "chiesa" "comunità". La prima generazione cristiana era cosciente di essere il nuovo popolo di Dio (1 Pietro 2:10); essa ha usato questo termine per esprimere anche la sua situazione di essere chiamata a formare "il popolo di Dio" degli ultimi tempi (1 Corinzi 1:2; Romani 16:1).
Assioma.In epistemologia, un assioma è una proposizione o un principio che viene assunto come vero perché ritenuto evidente o perché fornisce il punto di partenza di un quadro teorico di riferimento. L'insieme degli assiomi e dei concetti primitivi costituiscono il fondamento, il "punto di partenza", di ogni teoria deduttiva che si presenti come sistema assiomatico.
Assoluto.L'assoluto è una realtà la cui esistenza non dipende da nessun'altra, ma sussiste in sé e per sé, vale a dire Dio. Etimologicamente il termine assoluto deriva dal composto latino ab + solutus, che significa «sciolto da». L'assoluto è ciò che ha l'essere in sé e per sé, essendo causa sui (causa di sé). Relativo (contrario di assoluto) è invece ciò che non ha l'essere, bensì soltanto l'esistenza, ovvero è unicamente a partire da qualcos'altro; esistenza vuol dire infatti propriamente, in senso etimologico, "essere da", cioè ricevere l'essere da un altro (dal latino ex + sistentia). Vedi quie qui(sulla questione che Dio non “esiste”, ma “è”).
Attestazione profetica. Per “attestazione profetica” si intende la testimonianza (ad un certo argomento) lasciata dai profeti dell’Antico Testamento. Il Nuovo Testamento cita spesso dagli scritti dei profeti come autorevoli testimonianze per confermare le sue affermazioni. “Tutto ha un senso perchè Cristo Signore è. C'è veramente, e tutto ha senso in Lui. Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, tutta l'attestazione profetica dell'Antico Testamento indica Lui come il termine ultimo e il senso di tutto”.
Attributi comunicabili (di Dio). Gli attributi comunicabili di Dio sono quegli attributi dei quali troviamo nell'uomo una qualche somiglianza e che in Cristo, tramite lo Spirito Santo, Dio comunica e fa crescere in coloro che Egli rigenera spiritualmente. Ciò che vediamo nell'uomo, però, sarà sempre e solo una somiglianza finita (limitata) ed imperfetta di ciò che in Dio è infinito (illimitato) e perfetto. Alcuni di questi attributi sono: Onniscienza (Eb. 4:13); Sapienza. (Da. 2:20,21); Bontà (Sl. 86:5; 118:29); Amore (1 Gv. 4:8); Grazia (Ne. 9:17; Ro. 3:24); Misericordia (Ef. 2:4,5); Longanimità (Nu. 14:18; Ro. 2:4); Santità (1 Pi. 1:17); Veracità o fedeltà (2 Ti. 2:13); Sovranità (Ef. 1:11; Ap. 4:11). Volontà segreta e rivelata (De. 29:29). Vedi qui.
Attributi dell'essere.Nella filosofia classica, in particolare in Parmenide, l'essere, "ciò che è", comporta diversi attributi: (1) è ingenerato e imperituro. Se è nato, prima non era. Ma non poteva esistere una cosa che non era, quindi l’essere è ingenerato. Analogamente non avrà fine. (2) non ha passato né futuro: se “era”, ora non “è” più. Se “sarà”, ancora non “è”. Dato che l’essere è diverso dal non essere, si trova in una condizione di presente atemporale: “è” e basta. (3) senza fine: se ha una fine, al di là di quella fine non è più, il che è assurdo. (4) intero, continuo e indivisibile: se non fosse continuo, cosa si frapporrebbe tra le parti se non il non essere che non esiste? Né ugualmente ha senso che una cosa “è più di un’altra”. (5) unico: se ve ne fossero più di uno, dovrebbero essere diversi. Ma se uno è, l’altro, poiché è diverso, non è, il che è impossibile. (6) immobile: se si sposta, nel posto dove si trovava prima c’è qualcosa di diverso, quindi il non essere; questo non esiste, quindi l’essere è immobile. (7) definito da tutti i lati e simile a una sfera: l’essere non dovrebbe avere lati diversi perché presupporrebbero discontinuità (pensiamo allo spigolo di un qualsiasi poliedro). Pertanto l’intuizione associa la finitezza all’assenza di discontinuità alla perfezione solo nella forma geometrica della sfera. Per Agostino di Ippona (354-430) Dio è l'Essere, è Verità, è trascendente ed è rivelato attraverso la Bibbia, è Padre e Logos. Dio è Essere perché si manifesta in se stesso (cioè è Verità) e si muove verso l'uomo per trarlo a sé (cioè è Logos, Verbo o Figlio). Per Tommaso d'Aquino (1225-1274) l'Essere, cioè Dio, è la perfezione di ogni cosa. Se si considera un "ente" concreto (un oggetto qualsiasi), la sua essenza è forma e materia. L'atto puro è l'Essere, Dio. Tra l'essere di Dio e l'uomo c'è analogia: l'uomo partecipa all'Essere, essendogli simile, ma non identico. L'Essere-Dio è assolutamente trascendente il mondo.
Attributi della chiesa.Vi sono in modo particolare tre attributi della Chiesa, i seguenti tre: (1) La sua unità.Secondo i cattolici romani si tratta dell'unità di un'imponente organizzazione mondiale, ma secondo i protestanti, si tratta dell'unità del corpo spirituale di Cristo. (2) La sua santità. I cattolici romani la riconoscono nella santità dei suoi dogmi, nei suoi precetti morali, nel suo culto, e nella sua disciplina; ma i protestanti la riconoscono nei membri della Chiesa come santi in Cristo, e come santi in principio, nel possedimento della nuova vita, che è destinata alla perfetta santità. (3) La sua cattolicità. Roma assume questa caratteristica particolarmente per sé stessa, perché la sua Chiesa è sparsa per l'intero mondo ed ha un più grande numero di membri di tutte le "sette" messe assieme. I protestanti affermano che la vera Chiesa cattolica è la Chiesa invisibile, perché include tutti i credenti di ogni epoca e di ogni luogo.
Attributi di Dio. Ebrei e cristiani credono che Iddio abbia rivelato, nelle Sacre Scritture chi Egli sia, attraverso i Suoi nomi ed attraverso i Suoi attributi, cioè nelle perfezioni della Sua essenza.La teologia cristiana distingue fra attributi incomunicabili, cioè caratteristiche della Sua essenza che appartengono esclusivamente a Lui, e attributi comunicabili, cioè quelle Sue caratteristiche che Egli ha comunicato alle creature umana, che Egli ha fatto a Sua immagine e somiglianza. Vedi qui.
Attributi incomunicabili.Gli attributi incomunicabili di Dio sono quelle caratteristiche della Sua essenza che Egli possiede in modo esclusivo. Essi segnano l'assoluta distinzione che c'è fra Dio e le Sue creature. Indipendenza, Immutabilità, Infinità, assoluta perfezione. La Sua conoscenza, sapienza, bontà, amore, giustizia e santità non hanno limiti: (Giobbe 11:7-10; Salmo 145:3).In rapporto al tempo è chiamata la Sua eternità, durata senza fine. Egli si trova al di sopra del tempo e quindi non è soggetto alle sue limitazioni. Per Lui vi è solo un presente eterno, nessun passato e nessun futuro. In rapporto allo spazio, è chiamata la Sua immensità. Egli è presente in ogni luogo, dimora in tutte le Sue creature, riempie ogni punto dello spazio. Dio non è limitato dallo spazio. E' onnipresente. Semplicità. Vedi qui.
Attributi metafisici (di Dio).Attributi di Dio che hanno rapporto con la struttura metafisica della creazione, con i vari aspetti del mondo che ha creato: infinità, eternità, immensità, onnipresenza temporale ed immutabilità.
Beatitudine (o "macarismo" dal greco makarios, "felice"). Augurio e proposta di benedizione che Gesù annuncia come nuova legge per i cristiani. Le beatitudini sono riportate in due redazioni, una più ampia e generale (Mt 5,3-12), l'altra più sintetica e concreta, in contrasto con altrettanti "guai" (Lc 6,20-26).
Calendario.Mesi: nell'Antico Testamento si trovano tracce del calendario dell'antico Israele che faceva cominciare l'anno in autunno (Es 23:16; Levitico 23:24). Tuttavia, a partire dal VI secolo a.C., è stato utilizzato il calendario babilonese che faceva cominciare l'anno in primavera. I mesi dell'anno sono indicati spesso con il numero d'ordine e talvolta con il loro nome. Così il primo mese, che corrisponde alla seconda metà di marzo e alla prima metà di aprile nel nostro calendario, è citato talvolta come il mese di Abib (nome cananeo) o come il mese di Nisan (nome babilonese).A partire dal primo mese (marzo-aprile), si può facilmente sapere a quale periodo dell'anno corrisponde ciascun mese citato. Il secondo mese, per esempio, corrisponde ad aprile-maggio, il terzo a maggio-giugno e così di seguito. Il mese di Sivan corrisponde al nostro maggio-giugno.Il mese Elul al nostro agosto-settembre. Il mese Casleu al nostro novembre-dicembre. Il mese di Tebet al nostro dicembre-gennaio. Il mese di Sebat al nostro gennaio-febbraio e il mese di Adar al nostro febbraio-marzo. I mesi iniziavano nel giorno della luna nuova. Poiché dodici mesi lunari assommano a soli 354 giorni era necessario aggiungere ogni due o tre anni un tredicesimo mese supplementare (che si chiamava secondo Adar) per far corrispondere il calendario con l'anno solare.
Campo semantico. Inizialmente indicava un insieme di vocaboli (Wortfeld), sostantivi, aggettivi, verbi, pronomi, avverbi, con affinità contenutistiche tali da circostriverlo (àmbito di significato). Ad es.: edificio / mura / fondamenta / porte / ecc.. Ora, più estesamente, indica un paradigma semantico, cioè ogni strutturazione semantica: spazio, tempo, campi specifici, vocaboli, attori, loro azioni, categorie logiche, valori, ecc.. Le sue componenti: famiglia lessicale (radice, omonimi, antonimi, ecc.); attori (concreti o astratti che manifestano il campo semantico), il loro agire (parlare, fare, ecc.); i valori (etici, religiosi, ecc.) che esso fa emergere o che lo sottengono.
Canone (dal greco kanòn, "canna, regola"). Il canone è l’elenco delle S.Scritture cristiane. Un libro canonico fa parte della Bibbia, a differenza di un libro apocrifo.
Capitale preso in prestito[borrowed capital]. La verità conosciuta e riconosciuta dal non credente. Egli non ha alcun diritto di credere o di affermare verità nei termini dei propri presupposti, ma solo in quelli cristiani. Le sue affermazioni di verità sono basate su “capitale preso in prestito” e speso secondo i propri criteri, non come era stato inteso da Dio, che ne è proprietario.
Carattere ultimativo uguale
Chiamata (la) dell'Evangelo. L’invito generalizzato che giunge a tutti attraverso l’umana proclamazione dell’Evangelo. Ad essa ci si riferisce pure come “chiamata esteriore”.
Chiamata[o vocazione] efficace. Atto di Dio Padre che, parlando attraverso l’umana proclamazione dell’Evangelo, chiama a Sé in modo tale che chi la ode vi risponde con fede salvifica.
Chiamata [o vocazione] esteriore[o esterna]. L’invito generale profferito a tutti che giunge attraverso l’umana proclamazione dell’Evangelo. Ad esso ci si riferisce pure come “chiamata generale” o “chiamata dell’Evangelo”. Raggiungendo pure orecchie sorde e cuori induriti, essa può essere ignorata o respinta.
Chiamata[o vocazione]interiore. Un altro termine per “chiamata efficace”, che mette in rilievo come essa tanto tocchi il cuore, l’intimo, di una persona, che essa vi risponde con fede.
Chiasmo (dal segno della lettera greca "chi" [X]). Figura di stile che consiste nel ripetere due serie di termini, la seconda volta nell’ordine inverso rispetto alla prima, del tipo A.B.B¹.A¹. (Cf. 1 Corinzi 14:13-14).
Chiesa
Circoncisione. È un rito durante il quale si taglia una parte del prepuzio. È conosciuto e praticato da molti popoli, ma presso gli Israeliti ha un significato del tutto particolare: è segno dell' alleanza che Dio ha fatto con il popolo d'Israele (Genesi 17:9-14 ). Per questo la qualifica di incirconciso è talvolta attribuita a popolazioni nemiche d'Israele. Quest'uso cominciò probabilmente nelle lotte degli Israeliti contro i Filistei (1 Samuele 17:26 ). In seguito furono chiamati incirconcisi perfino i popoli che, di fatto, praticavano la circoncisione, come ad esempio gli Egiziani (Ezechiele 32:38).In alcuni di questi casi, quindi, la nostra traduzione usa espressioni quali "miscredente" o "senza Dio" come equivalenti della qualifica di non circonciso.
Città di Davide.È il nome dato alla fortezza di Sion, conquistata da Davide e tolta ai Gebusei (2 Samuele 5:7-9). È la parte più antica di Gerusalemme.
Codici, rotoli e papiri. Sono gli antichi manoscritti che riportano un testo (biblico) o un frammento di esso in lingua originale (ebraico, aramaico, greco). I codici riportano il testo biblico continuativamente su pergamena ("rotoli" per l’AT); per il NT si suddividono in "onciali" (se scritti in caratteri maiuscoli) e "minuscoli" (se scritti in calligrafia corrente). Si chiamano "papiri" se i testi sono scritti su papiro.
Coercitivo
Compatibilismo (cfr. qui, quie qui)
Complessione (costituzione)dispositiva.
Concetto primitivo.Per concetto primitivo, nozione primitiva o principio primo, si intende un concetto che, per la propria semplicità ed intuitività, si rinuncia a definire mediante termini e concetti già definiti all'interno di un sistema formale, e che al contrario si sceglie di sfruttare per formulare la definizione di altri concetti. Mettendo assieme i "concetti non definiti" con gli "enunciati non dimostrati" si ottiene il fondamento di un sistema deduttivo, il "punto di partenza" da cui ricavare tutti gli altri teoremi e concetti.
Concezione del mondo
Concordanze bibliche. Elenchi alfabetici di tutte le parole che occorrono nella Bibbia, con l’indicazione del libro, capo e versetto (in quelle più voluminose compare anche la frase che contiene la parola).
Conoscenzaectipica, ectipico.
CoramDeo, alla presenza di Dio
Critica testuale. Consiste nella ricerca della lezione del testo dell’autore stesso, o almeno la più vicina possibile, cercando di ricostruirla a partire dai manoscritti disponibili (tra le migliaia che possediamo, di varie epoche, non ne esistono due perfettamente identici).
Cuore(Heart). Il cuore è la radice religiosa sopra-razionale dell'esistenza umana, il suo punto di concentrazione dal quale sorgono i nostri atti, pensieri, sentimenti e desideri: "Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita" (Proverbi 4:23). Il cuore umano è identificabile nel concetto biblico di anima. Il cuore umano trascende i confini del tempo cosmico ed è in costante ricerca della nostra propria Origine e quella dell'intero cosmo: "Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell'eternità, sebbene l'uomo non possa comprendere dal principio alla fine l'opera che Dio ha fatta" (Ecclesiaste 3:11). Esso è la nostra "persona interiore": "Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno" (2 Corinzi 4:16). Nel nostro cuore diamo risposta alle questioni ultime più profonde ed è nel nostro cuore che è determinato il nostro rapporto con Dio. La rigenerazione, il rinnovamento del cuore per opera dello Spirito Santo, ci fa volgere a Cristo e cambia la direzione del nostro cuore dal sentiero dell'apostasia a Dio. Il cuore o anima non può mai essere identificato con alcuna delle nostre funzioni vitali, con i sentimenti o la fede. È più profondo delle funzioni vitali perché trascende, nel legame con Dio, ogni realtà temporale creata. Il cuore è perciò da distinguere dal nostro "mantello temporale di funzioni corporee", la nostra "identità centrale". È nel cuore che Dio ha posto il nostro comune sensus divinitatis. È "la chiave della conoscenza" perché, trascendendo il tempo, non ne rimane inghiottito.
Decreti di Dio
Definizione.La definizione è un'operazione logica consistente nell'individuazione e nell'illustrazione delle proprietà essenziali di un determinato oggetto, materiale o immateriale, o in una equivalenza tra un termine e il significato del termine stesso. Tali definizioni, pur non essendo equivalenti, non si escludono a vicenda. Definire significa spiegare il significato di vocaboli mediante altri vocaboli di significato noto; secondo alcune visioni non sarebbe possibile definire tutti i concetti. I concetti che non possono essere definiti si chiamano primitivi. Si possono distinguere molti tipi diversi e tecniche di definizione, tra cui molto diffuse sono quelle basate sul dizionario (definizione lessicale). In ambito filosofico, Aristotele, che fu il primo a precisarne il significato, affermava che è la dichiarazione dell'essenza di una cosa e non si deve ridurre a una pura descrizione esteriore. Così l'uomo è definito come animale ragionevole. Leibniz distinse la definizione nominale, che dà le caratteristiche dell'oggetto, dalla definizione reale, che ne dimostra anche la possibilità.
Definizione di Calcedonia.La definizione di Calcedonia (Confessione o Credo di Calcedonia) è una formula dottrinale della teologia cristiana che riassume la dottrina ufficiale delle maggiori chiese cristiane sulla natura della persona di Cristo. Fu adottata al Concilio di Calcedonia nel 451, il quarto Concilio ecumenico. La Definizione di Calcedonia fu accettata dalle seguenti denominazioni cristiane: ortodossia orientale, cattolicesimo romano e molte chiese protestanti. Non fu invece accettata dalle chiese dell'ortodossia orientale che oggi sono classificate come «non-calcedonesi». Vedi qui.
Deificazione. Vedi Theosis
Deismo. Il deismo (dal latino deus) è una filosofia razionalista della religione sviluppatasi nei secoli XVII e XVIII in Gran Bretagna e successivamente in Francia e in Germania. Nato in un'epoca fortemente segnata dalle guerre di religione, intendeva porre fine ai contrasti fra le religioni rivelate in nome di quell'univocità della ragione sentita, in particolare nell'ottica dell'illuminismo, come l'unico elemento in grado di affratellare tutti gli esseri umani. Il deismo assume a priori l'esistenza di un ente supremo ordinatore dell'universo, indispensabile a spiegarne l'ordine, l'armonia e la regolarità. Nega però sia la necessità di una rivelazione, dalla quale comunque prescinde ritenendo che sia solo per gli incolti, sia la storicità di qualsiasi pretesa rivelazione. Nega anche qualsiasi forma di provvidenza. La negazione della rivelazione ha come conseguenza il rifiuto di qualsiasi dogma o autorità religiosa. L'uso corretto della ragione consente all'uomo di elaborare una religione naturale e razionale completa e autosufficiente, capace di spiegare il mondo e l'uomo. Il deismo può essere definito anche come una teologia fondata non su testi sacri, ma sulla ragione che, ribadendo l'esistenza di Dio, lo configura in termini differenti da quelli della dottrina cristiana. Esso assume anche alcuni elementi del panteismo di Spinoza, ma riconferma l'esternalità di Dio rispetto all'universo. Vedi qui.
Demonio.Uno spirito maligno che può fare del male all'uomo e che viene considerato come messaggero al servizio del diavolo (Marco 1:34; 3:15 ).
Demonizzato (agg.)
Denominazione.Il termine denominazione nell'ambito delle chiese cristiane è comunemente usato nel linguaggio delle chiese evangeliche per indicare un'associazione di comunità cristiane locali legate da un comune retaggio storico e/o teologico. Si potrebbe però anche dire che una data comunità evangelica sia espressione locale di una particolare denominazione. Questo, però, non è sempre il caso, perché molte comunità evangeliche locali non sono legate ad organismi superiori, benché abbiano tratti riconoscibili equiparabili ad un particolare tipo di chiese. È possibile che certe comunità cristiane locali per principio non intendano aderire ad alcun organismo superiore, sostenendo radicalmente il principio del congregazionalismo, cioè dell'autonomia organizzativa di ciascuna comunità cristiana locale. Il termine denominazione in generale si riferisce a tutto ciò che può essere distinto dal nome che porta. Nel contesto religioso questa designazione si è tradizionalmente applicata sia a movimenti all'interno del Protestantesimo, come il Battismo ed il Metodismo, ma anche ai numerosi rami indipendenti di tali movimenti che si sono sviluppati nel corso del tempo a causa della loro espansione geografica e delle controversie teologiche. Vedi qui.
Deontologia.Il nome "deontologia" deriva dal greco "Δέω" (pron. deo), che significa "dovere" e dal participio presente del verbo "ειμί" (pron. eimì, "essere") cioè "ων,οντος" (pron. on, ontos). La deontologia, o etica deontologica, può essere intesa come l'insieme di teorie etiche che si contrappongono al consequenzialismo. Mentre il consequenzialismo determina la bontà delle azioni dai loro scopi, la deontologia afferma che fini e mezzi sono strettamente dipendenti gli uni dagli altri, il che significa che un fine giusto sarà il risultato dell'utilizzo di giusti mezzi. Vedi qui.
Depravazione totale. La depravazione totale (chiamata anche incapacità totale e corruzione totale), è una dottrina della teologia cristiana che deriva dalla dottrina agostiniana sul peccato originale e che è sostenuta da molte confessioni di fede protestanti e catechismi, soprattutto del Calvinismo, ma anche del Luteranesimo, dell'Anglicanesimo, e del Metodismo. Derivato dal verbo latino depravãre, cioè "storcere, contorcere, deformare", e quindi, figurativamente, "corrompere", depravazione non ha il senso comunemente inteso in italiano di "pervertimento dei sensi e dei desideri, degradazione morale", ma di corruzione della natura umana rispetto a com'era stata originalmente creata. Quindi depravazione totale non significa che l'essere umano sia sempre tanto malvagio quanto lo possa essere, ma che il peccato corrompe, vizia, ogni aspetto della sua natura. Questa dottrina, quindi, interpreta quanto afferma la Bibbia a proposito del peccato ed afferma che, in conseguenza della Caduta, ogni persona che nasce in questo mondo è tanto asservita al peccato che essa è del tutto incapace di credere, amare e seguire il Dio vero e vivente, come pure di accogliere la salvezza com'è offerta dall'Evangelo di Gesù Cristo. Se non fosse per la grazia di Dio che rigenera spiritualmente una persona mettendola in grado di ravvedersi e di credere, essa non potrebbe mai essere salvata. Vedi qui.
Determinismo.In filosofia e filosofia della scienza si definisce determinismo quella concezione per cui in natura nulla avviene a caso, invece tutto accade secondo ragione e necessità. Il determinismo dal punto di vista ontologico indica il dominio della necessità causale in senso assoluto e nega quindi nel contempo l'esistenza del caso. Il determinismo è associato alla teoria della causalità, sulla quale esso si appoggia. Vedi qui.
Dettatura(dictatio). Nell’ambito dell’ispirazione della Bibbia, un modello che ha avuto una notevole fortuna nell'antichità è stato quello che vede nella Bibbia il risultato di una dictatio di Dio agli agiografi. Il termine latino 'dictare' non va inteso come del tutto coincidente con l'omologo italiano 'dettare': esso indica primariamente un dire intenso, autorevole, e in senso lato può indicare la dettatura vera e propria. Nel modello della dictatio il principale autore della Bibbia è Dio, mentre l'agiografo ha un ruolo nettamente subordinato, anche se non vengono chiarite le modalità di tale rapporto. È evidente il pericolo insito in questo modello che può facilmente arrivare a minimizzare l'apporto umano nella stesura della Scrittura. Il modello della dictatio fu radicalmente estremizzato dal teologo domenicano Domingo Báñez (1528-1604). Báñez vedeva nella Bibbia il risultato di una mera dettatura verbale da parte di Dio all'agiografo, che risulta così come niente più che un mero copista. In ambito cristiano questo modello è parte integrante dell'integralismo religioso che caratterizza in particolare alcuni movimenti protestanti. Vedi Ispirazione della Bibbia.
Diacono.Nel Cristianesimo primitivo il diacono (dal greco διάκονος - diákonos, ovvero servitore) assolveva a un servizio amministrativo e assistenziale ed era subordinato al vescovo. Nel Nuovo Testamento si trovano almeno due citazioni (Lettera ai Filippesi 1:1; 1 Timoteo 3:8,12) dove si parla dei diaconi, connessi al vescovo. La parola greca diákonos, ricorre circa trenta volte nel Nuovo Testamento, e i relativi diakoneō (‘servire') e diakonia (‘ministero') ricorrono nell'insieme altre settanta volte. In sostanza, diakonos è servitore, e spesso servitore alla tavola, o cameriere. Un'ulteriore citazione dei diaconi nelle Sacre Scritture si ritrova negli Atti degli apostoli 6:1-7, dove vengono presentati 7 uomini di ottima reputazione, ordinati dagli apostoli mediante imposizione delle mani, perché servissero alle mense. Tuttavia dal prosieguo del racconto si comprende che ai compiti pratici si aggiungevano servizi pastorali di maggior rilievo. Stefano, ad esempio, "faceva grandi prodigi e miracoli" e a causa del suo atteggiamento e della sua predicazione fu lapidato. Filippo, anch'egli "uno dei sette", era detto "l'evangelista" in quanto missionario e annunciatore del Vangelo (Atti degli apostoli cp.8;21). Il numero di diaconi posti accanto ad un vescovo era tradizionalmente di sette anche in riferimento a Atti degli apostoli 6:1-7.
Diacronia (dal greco dia-chrònos, "attraverso il tempo", tiene conto dell’evoluzione).
Dialettica.La dialettica è uno dei principali metodi argomentativi della filosofia, che deriva dai termini greci dià-legein (cioè "parlare attraverso", ma anche "raccogliere") + tèchne, ovvero "arte" del dialogare, del riunire insieme. Essa consiste nell'interazione di due tesi o princìpi cntrapposti (simbolicamente rappresentati nei dialoghi platonici da due personaggi reali) usata come strumento di indagine della verità.
Diavolo. Nel Nuovo Testamento indica il più diretto avversario di Dio, il tentatore e seduttore degli uomini. È pure chiamato Beelzebul o Satana (Marco 3:22-23 ). Nell'Antico Testamento satana è un nome comune che significa accusatore in un processo, avversario. Nel Libro di Giobbe (Giobbe 2:1) si parla di Satana come di un essere che mette alla prova gli uomini. In 1 Cronache 21:1 Satana sembra già un nome proprio. A poco a poco si sviluppa tra gli Israeliti la concezione di Satana, avversario di Dio, che rende gli uomini schiavi del peccato. Si prepara così il concetto che troviamo nel Nuovo Testamento.
Dicotomia.Il termine dicotomia deriva dal greco διχοτομία , dichotomìa : composto da δίχα (dìcha, in due parti) e τέμνω (témno, divido) ed è usato prevalentemente in matematica, filosofia e linguistica. La dicotomia è dunque la divisione di un'entità in due parti (che costituiscono una diade) che non necessariamente si escludano dualisticamente a vicenda ma che possono essere complementari. Una dicotomia può non lasciare spazio per una terza parte, allora si parlerà di terzo escluso. Esiste comunque la possibilità di un terzo includente e di un terzo trasversale. Il primo degli argomenti di Zenone contro il movimento si serve della dicotomia: un corpo per percorrere un determinato spazio dovrà prima percorrerne la metà e prima ancora la metà della metà e così di seguito fino al punto che dovrebbe attraversare infiniti spazi e quindi il moto non è possibile. Gli aristotelici estesero impropriamente questa argomentazione anche agli altri paradossi di Zenone relativi alla negazione della molteplicità. Il metodo basato sulla dicotomia fu usato anche da Platone che divise per due le idee dal contenuto universale (idee-valori) in idee più specifiche (idee-cose) stabilendo così una gerarchia delle idee come fa stabilendo, ad esempio, una distinzione tra amore sacro e amore profano, il primo, più nobile, indirizzato all'anima, il secondo ai corpi. Vedi qui.
Difesa del concetto di maggiore (o più grande) bene
Digiuno. Stare senza cibo per motivi religiosi, durante un determinato periodo di tempo (Marco 2:18; Atti 13:2.3).
Dio
Diofisismo. Il diofisismo è una dottrina che sostiene la coesistenza in Cristo delle due nature, l'umana e la divina, in base a quanto deciso nel IV concilio ecumenico di Calcedonia nel 451. Secondo la teoria diofisista l'umano e il divino sono uniti senza separazione o confusione e, anzi, con armonia e assenza di contraddittorietà nell'unicità della figura del figlio.
Diritto di riscatto (parente con)
Docetismo.Il docetismo è una dottrina cristologica, ovvero una concezione sulla vera natura del Cristo. Il suo nome deriva dal verbo greco dokéin, che significa apparire. Essa si riferisce alla convinzione che le sofferenze e l'umanità di Gesù Cristo fossero apparenti e non reali.
Donasuperaddita(doni divini superiori).
Deduttivismo. Cercare di dedurre l’intero corpo di teologia da un solo “concetto chiave” o “concetto maestro”; anche: trarre deduzioni da un concetto biblico in modo incompatibile con altri concetti biblici.
Donatismo.Il Donatismo prende il nome da Donato di Case Nere (nel 315 vescovo di Cartagine). Questo movimento nasce e si sviluppa in Africa nel IV secolo e prende le mosse dalla critica nei confronti di quei vescovi che non avevano resistito alle persecuzioni di Diocleziano ed avevano consegnato ai magistrati romani i libri sacri. Secondo i donatisti i sacramenti amministrati da questi sacerdoti non sarebbero validi. Ciò porterebbe a considerare i Sacramenti non efficaci di per sé, ma dipendenti dalla dignità di chi li amministra.Questa dottrina, combattuta aspramente dai Papi e da Sant'Agostino, assunse anche una dimensione rivoluzionaria con rivendicazioni sociali, come la cancellazione dei debiti, il terrorismo nei confronti dei padroni terrieri, ecc. Nacque anche una Chiesa scismatica africana composta per lo più da fanatici che cercavano il martirio addirittura arrrivando ad organizzare dei grandi suicidi in massa, buttandosi dai burroni o facendosi bruciare vivi sui roghi. Nel 411, l'imperatore Onorio li dichiarò fuorilegge. Poi, le invasioni dell'Africa cristiana da parte dei Vandali (nel 429) prima e degli Arabi musulmani poi dopo sommersero questa Chiesa. Le opere agostiniane di condanna e di confutazione del Donatismo sono numerose: "Contra Cresconium grammaticum Donatistam", "Contra Gaudentium Donatistarum episcopum", "De baptismo contra Donatistas", "Epistola ad Catholicos contra Donatistas", "Psalmus contra partem Donati", "Post collationem ad Donatistas".
Dualismo.Il dualismo è una concezione filosofica o teologica che vede la presenza di due essenze o principi opposti ed inconciliabili (è quindi una concezione contrapposta a quella del monismo)
Due età (le)
Edizione critica. È il testo (biblico) che viene scelto dopo aver valutato le lezioni varianti. È fornito dell’apparato critico in cui sono annotate le altre varianti non scelte.
Ellenismo. Cultura che presenta elementi greci e orientali e che dominava nella parte orientale del Bacino del Mediterraneo, a partire da Alessandro Magno (IV sec. a.C.) fino all II/III sec. d.C. Essa influì sulla mentalità, la religiosità, i costuni, l’arte. Di solito si distinguono le comunità ellenistiche che vivevano nel mondo greco-romano dalle comunità palestinesi. Questa distinzione deve essere sfumata, perché l’influenza della cultura e della civiltà ellenistica penetrò anche in Palestina.
Empirismo.L'empirismo (dal greco εμπειρια - esperienza) è la corrente filosofica, nata nel Seicento in Inghilterra, secondo cui la conoscenza umana deriva esclusivamente dai sensi o dall'esperienza. I maggiori esponenti dell'empirismo anglo-sassone furono John Locke, George Berkeley, e David Hume: costoro negavano che gli esseri umani avessero idee innate, o che qualcosa fosse conoscibile a prescindere dall'esperienza. L'empirismo si sviluppò in contrapposizione al razionalismo, corrente filosofica il cui esponente principale è stato Cartesio. Secondo i razionalisti, la filosofia dovrebbe essere condotta tramite l'introspezione e il ragionamento deduttivo a priori. Secondo gli empiristi, invece, si considera alla base del metodo scientifico l'idea che le nostre teorie dovrebbero essere fondate sull'osservazione del mondo piuttosto che sull'intuito o sulla fede. In senso lato, oggi per empirismo si intende un approccio sperimentale alla conoscenza, basato sulla ricerca e su un modo di procedere a posteriori, preferiti alla pura logica deduttiva. In questo senso possono essere fatti rientrare nella corrente empirista anche Aristotele, Tommaso d'Aquino, Roger Bacon, Thomas Hobbes, e l'induttivista Francesco Bacone.
Epifanìa (dal greco epiphanein, "manifestare"). Termine usato per indicare la manifestazione di Gesù Verbo incarnato - il natale, l’incontro con i pastori e coi Magi, il battesimo di Gesù, le nozze di Cana - divenuto titolo della festa omonima.
Epìfora. Ripetizione di una o più parole alla fine di enunciati (Cf. "... regno dei cieli" Mt 5,19)
Epistemologia.L'epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza, come suggerisce peraltro l'etimologia del termine, il quale deriva dall'unione delle parole greche episteme ("conoscenza certa", ossia "scienza") e logos (discorso). È bene precisare che nell'ambito della cultura anglosassone il concetto di epistemologia viene invece usato come sinonimo di gnoseologia o teoria della conoscenza, la disciplina che si occupa dello studio della conoscenza in generale.
Eredità
Ermeneutica (dal greco hermeneutiké [téchne], "arte di interpretare, tradurre, spiegare"). È la teoria circa la comprensione, la spiegazione e l’interpretazione di testi letterari. L’ermeneutica biblica vuol raccogliere le nozioni teoriche e le norme pratiche da tener presenti per ben capire gli scritti biblici ed esporne il significato.
Ermeneutica biblica.L'ermeneutica è l'arte di interpretare ciò che un autore ha scritto, i metodi che devono essere applicati per comprendere un testo. Questa voce si concentra in modo specifico sull'ermeneutica applicata alla Bibbia, cioè sui principi che devono essere applicati per comprendere rettamente la Bibbia.
Escatologia. L'escatologia (dal Greco antico ἔσχατος, éskhatos=ultimo) è, nelle dottrine filosofiche e religiose, la riflessione che si interroga sul destino ultimo dell'essere umano e dell'universo. L'escatologia non è una disciplina del tutto astratta, perché tali aspettative ultime dell'uomo (di solito legate alla vita oltre la morte) possono influenzare in modo significativo la sua visione del mondo e il suo comportamento quotidiano. In pratica l'escatologia è strettamente correlata con la visione della morte e dell'eventuale aldilà nelle varie civiltà.
Escatologico. (da eschaton, "ultimo"; eschata, "le cose finali"). Ciò che ha rapporto con la fine (della storia, del mondo) come compimento. La nozione include le attese e le speranze d’Israele e della Chiesa riguardo alla fine dei tempi. L’ultimo tempo si ritiene inaugurato con la venuta di Gesù e la sua resurrezione. Comunque, il concetto di "escatologia" rimane piuttosto largo nell’uso fatto in teologia.
Esegesi (dal greco exegéomai,da ex-ago, "condurre fuori, trarre da, raccontare, spiegare, rivelare). È il procedimento con cui si cerca di comprendere un testo nella sua intenzione originaria. L’esegesi biblica non differisce da quella di altri testi antichi, pur conservando la sua specificità religiosa. L’esigenza espressa dalla Dei Verbum,secondo la quale la Bibbia va letta e interpretata "con lo stesso Spirito con cui fu scritta" (DV 12), corrisponde ad una condizione di oggettività. Chi non ha questa giusta precomprensione può certamente studiare i testi biblici da diversi punti di vista e raggiungere risultati interessanti (di tipo filologico, letterario, storico, psicologico e sociologico). Il senso principale, però, gli sfugge (A. Vanhoye).
Esseni (forse significa: "puri" o "pii"). Setta giudaica che viveva in comunità monastiche e attendeva l'avvento del Messia osservando la povertà e il celibato: nota attraverso Flavio Giuseppe, è stata riscoperta con i documenti di Qumran (1947). Forse Giovanni Battista ebbe contatto con gli Esseni.
Essentia, essenza
Estinzionismo, dottrina che propugna l'annichilimento, la distruzione, l'estinzione (Lat. Annihilationismus) di coloro che non sono stati salvati dall’opera di Cristo dopo essere stati sottoposti per un certo tempo alla pena dell’ira di Dio. Essi così non esisterebbero più. Alcuni forme di questa dottrina sostengono che l’estinzione avverrebbe immediatamente dopo la morte, negando così ciè che la Scrittura chiama “inferno”.
Età apparente
Etica.L'etica (dal greco antico εθος (o ήθος), èthos, "carattere", "comportamento", "costume", "consuetudine") è quella branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontico ovvero distinguerli in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. L'etica si occupa anche della determinazione di quello che può essere definito come il senso dell'esistere umano, il significato profondo etico-esistenziale (eventuale) della vita del singolo e del cosmo che lo include. Ad etica si preferisce l'uso del termine 'morale' per indicare l'assieme di valori, norme e costumi di un individuo o di un determinato gruppo umano. Si preferisce riservare la parola 'etica' per riferirsi all'intento razionale (cioè filosofico) di fondare la morale intesa come disciplina. L'etica può essere descrittiva se descrive il comportamento umano, mentre è normativa (o prescrittiva) se fornisce indicazioni. In ogni caso l'indagine verte sul significato delle teorie etiche
Exopereoperato(per il fatto stesso di aver fatto la cosa)
Fallacia.Le fallacie sono errori nascosti nel ragionamento che comportano la violazione delle regole di un confronto argomentativo corretto. I ragionamenti fallaci appaiono come rigorosi e logici, ma in realtà non sono validi (da non confondere con "veri"). Il termine fallacia deriva dal latino fallere che significa ingannare. Il più delle volte tali ragionamenti vengono costruiti ad hoc da colui o coloro che li propongono, con l'intento di ingannare o anche persuadere l'interlocutore
Farisei.Formavano un gruppo religioso particolare all'interno della religione ebraica, composto soprattutto da laici. Essi erano rappresentanti della pietà popolare e i maestri della Torah (legge).Insegnavano una profonda e amorosa ubbidienza all'insegnamento divino secondo antiche e sempre nuove interpretazioni della parola di Dio. Gesù li accusa di annullare, a volte, la parola di Dio con le loro tradizioni (Marco 7:13). Altrove, però, dice di fare quello che insegnano senza imitare quello che fatto (Matteo 23:3).
Fatto bruto[brute fact]: fatto inspiegabile o inspiegato, un fatto puro e semplice. È un fatto che non è interpretato (da Dio, dall’uomo o da entrambi) e che quindi sta alla base di ogni interpretazione; oppure un fatto oggettivo, non dipendente da ciò che ne pensa l’uomo.
Figlio dell'uomo. Questa espressione, cioè il suo originale ebraico: "ben adam", significa molto spesso semplicemente "uomo". Nella Bibbia indica tanto l'individuo (Ezechiele 2:1) quanto il popolo (Daniele 7:13.18,27) nella loro umile condizione e nella loro futura gloria. Gesù usava questa espressione per indicare se stesso, per dire che egli era stato scelto da Dio come salvatore (Marco 10:45). Questo titolo indica sia l'umile condizione di Gesù nella sua vita terrena (Marco 8:31; Luca 9,58 ), sia la sua gloria futura (Matteo 25:31; Marco 8:38).
Filosofia.Il termine 'filosofia' può essere usato in due modi (1) il risultato dell'attività filosofica, ad es. la filosofia di Platone o di Kant, e (2) l'attività filosofica in sé stessa, 'il filosofare'. Il cristiano potrebbe così o esaminare e valutare i vari sistemi filosofici secondo i propri presupposti, oppure elaborare e sviluppare un sistema filosofico suo proprio sulla base della concezione cristiana del mondo e della vita. "Fare filosofia" significa riflettere in modo scientifico, cioè esaminare analiticamente in maniera sistematica e disciplinata, contrapponendo, confrontando e disponendo in un insieme logico e coerente i dati del proprio studio. Mentre, però, le varie discipline scientifiche si occupano di settori particolari della realtà, la filosofia, in quanto scienza, si occupa del "tutto" della realtà, aspirando a comprenderla nel suo insieme e coerenza, investigandone la sua origine e sviluppo. Una filosofia sta, di fatto, alla base di ogni investigazione scientifica particolare, perché quest'ultima si fonda sempre su dei presupposti non dimostrati e presupposti veri. La filosofia cristiana presuppone la realtà come derivante e regolata da Dio (come definito nell'ambito della Bibbia), verso il quale sempre rimanda. Il pensare filosofico si distingue dal pensare "ingenuo", corrente, quotidiano, non strutturato. La filosofia trova nel cuore umano la sua sorgente. Il cuore umano decaduto si allontana da Dio e produce filosofie apostate e quindi falsate. Aderendo "religiosamente" a qualcosa di diverso dal Dio vero e vivente, esse assolutizzano come punto di partenza (che dev'essere necessariamente, per essere adeguato, sovra-temporale, trascendente) un qualche elemento della creazione, diventando così fondamentalmente idolatre. Esse pure sono definite "filosofie immanenti". Quando, però, il cuore viene rigenerato dallo Spirito Santo e si sottomette a Cristo, esso si muove nella direzione giusta e produce filosofie che vuole in armonia con Dio. La filosofia è sempre necessariamente "religiosa" perché prende le mosse dal cuore come centro religioso del proprio essere producendo frutti conformi alla propria condizione.
Filosofia e cristianesimo.L'attività filosofica è parte del mandato culturale assegnato da Dio alle creature umane come stabilito nel patto che con esse Egli ha contratto. Il mandato culturale non è mai stato abrogato. La Caduta ha fatto sì che esso venisse disatteso e corrotto, ma in Cristo il popolo di Dio redento torna ad adempierlo e sviluppa pure una filosofia (tramite il ministero di coloro ai quali è affidato questo compito specifico) che intende essere fedele alla Rivelazione. Il mandato che il popolo redento di Dio adempie, non riguarda, infatti, solo l'ambito "religioso" o "spirituale", ma include il tutto della vita, attività scientifica compresa. Ogni aspetto della vita è da sottoporre alla signoria di Dio in Cristo perché il creato appartiene a Lui. Non esiste una scienza (e una filosofia) "neutrale". Essa può solo essere o sottoposta a Lui, oppure ribelle a Lui (pervenendo così a risultati falsati e disfunzionali). La filosofia cristiana sceglie consapevolmente la sua direzione verso Cristo, Radice e Rinnovatore dell'intero creato. "L'Agnello" è degno di ricevere ogni onore e gloria dalla scienza e dalla filosofia stessa. La filosofia deve puntare al di sopra ed oltre sé stessa verso l'Origine di tutte le cose. La filosofia cristiana si pone necessariamente in antitesi con quella secolare perché non esiste una scienza che possa dirsi "neutrale". Essa, infatti, sorge dal cuore umano, il quale o è in armonia con Dio oppure gli è avverso (non esiste una via di mezzo: o la scienza punta a Dio oppure va in direzione opposta. È impossibile operare una sintesi (fra i principi e le motivazioni bibliche e quelle derivate da filosofie non cristiane). La filosofia cristiana è fondata sul cuore rigenerato del credente, che è illuminato dalla divina rivelazione della Parola di Dio ed è edificata sulla distinzione fra Dio e il cosmo.
Formgeschichte (dal tedesco, "Storia delle forme"). È un metodo esegetico che consiste nello studiare l’origine (Sitz im Leben) e l’evoluzione delle diverse tradizioni orali divise in determinate "forme" (generi) letterarie, prima della loro fissazione per iscritto.
Genere letterario. Sono detti "generi letterari" quelle forme stilistiche e tipi di testo ricorrenti, in base ai quali si possono classificare formalmente tutte le opere letterarie diverse tra loro, in base alla loro situazione d’origine, a certe caratteristiche costanti di forma (vocabolario e stile: una prima suddivisione è tra prosa e poesia), di contenuto, di ambientazione, in base alla loro funzione e scopo, al loro ruolo strategico all’interno del discorso (esempio moderno: romanzo giallo, articolo di fondo pagina, recensione, ecc.). Un altra definizione: "per generi letterari si intendono le varie forme o maniere di scrivere usate comunemente tra gli uomini di un’epoca o regione e poste in relazione costante a determinati tipi di comunicazione". Nella Bibbia sono presenti diversi generi letterari. Gli autori biblici ebbero a disposizione dei mezzi di espressione che costituiscono il quadro del messaggio da essi trasmesso (apocalissi, parabola, oracolo, preghiera, catalogo di vizi, racconto di vocazione, genere didattico, profetico, giuridico, epistolare, ecc. - se ne contano più di cento).
Geova. Errata lettura del nome di Dio, derivante dall'unione delle consonanti del "sacro tetragramma" Jhwh, che non si pronunciava mai, con le vocali dell'altro nome Adonài (il Signore) che si pronunciava al suo posto: Jahowah. (>Jhwh).
Già e non ancora. Vedi semi-escatologia
Giorno del perdono. Questa festa, una delle più importanti per gli Ebrei, è da loro chiamata "Yom Kippur". Quando ancora non esisteva il tempio, il sommo sacerdote offriva il questo giorno il sacrificio per i peccati del popolo d'Israele (Levitico 16:29-34). Essa è ancora oggi celebrata dagli Ebrei verso la fine di settembre. Nella Lettera agli Ebrei (Ebrei 9-10 ) questa festa è presentata come un'immagine del grande giorno della morte e risurrezione di Gesù.
Giorno del Signore.I profeti avevano annunziato il giorno del Signore (Isaia 2:12; Amos 5:18) come un giorno in cui il Signore sarebbe venuto per giudicare definitivamente Israele e le nazioni pagane. Il Nuovo Testamento riprende questa attesa di un giorno definitivo, ma applica l'espressione della venuta gloriosa di Cristo (1 Corinzi 5:5; Filippesi 1:10). Secondo le situazioni questo giorno è atteso sia come il giorno del castigo di Dio (Romani 2:5), il giorno del giudizio (Matteo 10,15; 1 Corinzi 3:13), sia come il giorno della liberazione (Efesini 4:30).
Giudaismo. È il nome dato alla cultura e all’organizzazione socio-religiosa del popolo d’Israele dopo l’Esilio. Dal punto di vista religioso, il giudaismo dà vita a una grande ricchezza di espressioni (letteratura, speranze, interpretazione della Torah...) e di movimenti (battisti, esseni, farisei, apocalittici, ecc.), ma si caratterizza per il posto riservato alla Legge e per la posizione presa nei confronti del tempio. Si distingue il giudaismo palestinese dal giudaismo ellenistico, quello cioè della Diaspora (una distinzione abbastanza relativa).
Giudizio.Con il termine "giudizio" si intende la decisione di Dio sugli uomini in base al loro agire e, spesso, una sentenza negativa (Giacomo 2:13; 5,12). Molte volte il "giudizio" è rappresentato come l'atto finale di Dio sul mondo che non si è convertito a Cristo (Giovanni 12:47-50; Matteo 13:40-43; 25,31-46).
Giustizia coram mundo [cfr. wikipedia]
Gnoseologia.La gnoseologia - dal greco "gnòsis" ("conoscenza") e "lògos" ("discorso") - chiamata anche teoria della conoscenza, è quella branca della filosofia che si occupa dello studio della conoscenza. In particolare, così come si è consolidata nell'età moderna grazie alla speculazione filosofica di Kant, la gnoseologia si occupa dell'analisi dei fondamenti, dei limiti e della validità della conoscenza umana, intesa essenzialmente come relazione tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto.
Haggadàh (dall’ebraico, higgid, "raccontare"). È una parte della tradizione giudaico-rabbinica che comporta, fra l’altro, l’interpretazione (midrash) teologica ed edificante della Scrittura. Essa dà luogo a racconti e leggende edificanti che commentano e ampliano i racconti biblici. Si parla di midrash (pl. midrashim) aggadico (distinto da quello halachico). Il concetto di Haggadàh è però molto più ampio e non si limita all’interpretazione biblica.
Halakàh (dall’ebraico halak, "camminare"). È la parte della tradizione giudaico-rabinica che comporta l’insegnamento normativo o legale riguardo alle fonti bibliche o rabbiniche. Essa spiega le leggi, le prescrizioni, i costumi per attualizzarli alla vita dell’ebreo, in modo che egli possa "camminare" secondo il volere di JHWH (midrashhalachico). Queste spiegazioni costituiscono la "Legge orale" (che include anche le tradizioni haggadiche) e furono raccolte assieme a molte haggadot in compilazioni come il Sifra (commento al Levitico), la Mekhilta (commento all’Esoso), il Sifré (commento ai Numeri e al Deuteronomio). Esistono anche le Halachot fondate non direttamente sul testo sacro, ma sull’autorità di rabbini: sono raccolte nella Mishnah (halacha mishnaica), nella Tosephta, nelle Baraitot, nella Gemara in generale.
Hapax (-legomenon: dal greco, "detto una volta"). È una parola che si incontra una volta soltanto nel testo biblico.
Identità(filosofia)
Immanenza. L'immanenza è un concetto filosofico metafisico (antitetico a quello di trascendenza) che si riferisce alla qualità di ciò che è immanente, ossia ciò che risiede nell’essere, ha in sé il proprio principio e fine e, facendo parte dell’essenza di un soggetto, non può avere un'esistenza da questo separata. Nel pensiero moderno l’antitesi immanenza – trascendenza si è trasferita sul piano gnoseologico e viene definita come “immanentismo” ogni dottrina che rifiuta l’esistenza di una realtà trascendente: l’idealismo post kantiano, il positivismo, le varie forme di storicismo.
Inclusione. Connessione lessicale tra l’inizio e la fine di una micro o macrounità letteraria (quando la parola o la frase si ripete al principio e alla fine, nel primo e nell’ultimo verso). Cf. Mt 1, 18-25.
Individualità(Selfhood). L'essere umano si differenzia da tutte le altre creature anche per il fatto che la sua identità personale, per volere di Dio, permane e non è legata solo alle modalità e strutture dell'esistenza temporale. L'identità di ciascun essere umano non è legata, cioè, solo al suo significato temporale, ma presenta pure un'aspetto sovra-temporale che lo trascende e che gli permette di conservare la sua individualità nonostante la morte del suo corpo. Mentre la consapevolezza di sé stessi nella concezione umanistica dell'essere umano si disperde e si riduce ad una diversità di significati limitati alla realtà temporale, la concezione cosmonomica, riflettendo la rivelazione biblica, li comprende e li integra, ma non si limita ad essi, contemplando per ciascun essere umano un aspetto trascendente, identificato nel "cuore" di ciascuno (il "centro religioso della propria esistenza) che, di fatto, sta alla radice dei suoi significati temporali. Il proprio io fondamentale ed autentico, che trae da Dio il proprio essere e somiglianza, tende irresistibilmente verso di Lui (la nostra Origine) e non si sentirà mai realizzato, quando, allontanandosi da Lui, vorrebbe esserne libero ed autonomo. Nella Caduta (il nostro allontanamento da Dio), di fatto, noi decadiamo dalla nostra vera identità e perdiamo ogni autentica conoscenza di noi stessi. Noi non esistiamo di per sé ma il nostro essere dipende da Dio (è un stare extra se) ed ha significato solo in rapporto con Lui. Il "luogo" del nostro essere, là dove finalmente conosciamo noi stessi, sta nell'incontro con la Persona di Gesù Cristo, perché in Lui si trova la pienezza di significato. Egli è "il Logos": "Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini" (Giovanni 1:3-4).
Inferenza.L'inferenza è il processo con il quale da una proposizione accolta come vera, si passa a una proposizione la cui verità è considerata contenuta nella prima.
Iperbole ("esagerazione"). Figura retorica per cui con le parole si attribuiscono al proprio pensiero proporzioni più vaste di quanto sia in realtà (es. "È più facile che un cammello entri nella cruna di un ago..." Mt 19, 24). Ha lo scopo di impressionare la fantasia dell’uditore o ascoltatore e fargli ricordare meglio una verità.
Ironia. Consiste nell’esprimere un’idea mediante una frase che, letteralmente presa, direbbe il contrario. Esempi: Gen 3, 22 (messo sulla bocca di Dio: "Ecco, Adamo è diventato uno di noi"); 1Cor 4, 8 ("Già siete sazi; ormai siete diventati ricchi e, senza di noi, avete raggiunto il regno").
Jhwh (si pronuncia: Iavéh). Sacro tetragramma (quattro lettere) del nome di Dio rivelato a Mosè: "Io-sono". Per rispetto non si pronunciava: nella lettura si sostituiva con Adonài ("Signore mio").
Kénosi (dal greco kénosis "vuoto, spogliazione"). Termine greco usato da san Paolo per dire che nell'incarnazione il Verbo di Dio si è spogliato dei segni della divinità (Fil 2,5-11), lasciata intravedere solo nella trasfigurazione. Suprema kénosi è la croce: i soldati si divisero anche le vesti di Gesù (Mt 27,35).
Kérygma (dal greco kerigma, "annuncio, messaggio") Termine greco per indicare il nucleo centrale del cristianesimo, che non è tanto predicazione di una dottrina, ma proclamazione gioiosa dell'evento straordinario della salvezza: Gesù Figlio di Dio è morto per salvarci ed è risorto (Luca 24:44-48).
Koiné ("lingua comune"). Si chiama così il greco popolare diffuso in tutto il mondo mediterraneo dopo le conquiste di Alessandro Magno. In questa lingua, semplice e comprensibile ovunque, venne scritto il Vangelo, anche se, forse, ci fu prima qualche testo aramàico.
Kyrios ("Signore"). Parola greca che traduce il nome di Dio, il Signore (Jhwh-Adonài), applicato a Gesù risorto riconosciuto come Dio (Luca 2:10-11). Nella liturgia cristiana è rimasta l'invocazione Kyrie eléison - Signore, abbi pietà di noi - rivolta a Gesù.
Lebbra - lebbroso. Nella Bibbia il termine di solito tradotto con lebbra aveva un significato più ampio di quello che gli diamo noi oggi: indicava varie malattie della pelle oltre la lebbra propriamente detta. Per questo la traduzione usa talvolta parole diverse. Chi era afflitto da una di queste malattie era chiamato lebbroso e considerato impuro.
Legge (in ebraico si dice Toràh, "istruzione"). Nome dato ai primi cinque libri della Bibbia o Pentatéuco (>): Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronòmio. Gesù non la abolisce ma la perfeziona e la porta a pieno compimento (Mt 5,17-18). A 12 anni si diveniva bar-mizwah, "figli della legge" (Lc 2,41-50).
Levita.Il nome significa apparentemente alla tribù di Levi. Tranne isolate eccezioni, tutti i sacerdoti erano, in questo senso, leviti. Quando l'Antico Testamento parla di leviti, distinguendoli dai sacerdoti, si riferisce quasi sempre a persone della tribù di Levi che aiutavano i sacerdoti nel culto sacrificale oppure esercitavano nel tempio varie funzioni subordinate (v., ad esempio, Numeri 3:6-10). Alcuni pensano che, prima dei tempi del re Giosia (2 Re 22 ), molti leviti esercitassero le loro funzioni nei vari *santuari della Palestina al di fuori del tempio di Gerusalemme.
Libertà compatibilista(vedi compatibilismo e Libertarianismo)
Lievito.È una sostanza che si aggiunge alla pasta del pane perché fermentino prima di essere messa al forno. Nella Bibbia si parla di lievito come simbolo di qualcosa che penetra e fa cresce e, a volte, nel senso di qualcosa che corrompe (Matteo 16:6; Marco 8,15; 1 Corinzi 5:6). L'uso del lievito era ed è ancora proibito agli Ebrei durante la settimana di Pasqua, nella quale si mangia soltanto pane senza lievito (Esodo 12,15-20).
Loghion (dal greco, pl. loghia) parola o sentenza di Gesù.
Logica.La logica è lo studio del ragionamento e dell'argomentazione e, in particolare, dei procedimenti inferenziali, rivolto a chiarire quali procedimenti di pensiero siano validi e quali non validi. Fa parte degli studi della logica anche quello della logica verbale. La parola "logica" deriva dal greco λόγος (lògos), ovvero "parola, pensiero, idea, argomento, ragione".
Mandato culturale.Il mandato culturale è uno dei concetti di base della teologia riformata. Dio, come sovrano e padrone di ogni cosa, ha affidato alle creature umane l’amministrazione delegata di questo mondo che deve svolgere secondo la sua volontà. Questa responsabilità, disattesa e abusata dall’umanità decaduta, è ripresa dalla chiesa cristiana, chiamata a assoggettare ogni sfera della vita ed ogni suo ambito alla sovrana volontà di Dio in Cristo. Vedi qui.
Manicheismo. Religione fondata in Persia dal predicatore Mani (216-276) nel tentativo di fondare una religione universale che fondesse caratteristiche dello Zoroastrismo con il Cristianesimo (probabilmente con influenze di seguaci di Marcione e Bardesane) e del Buddismo che egli aveva conosciuto durante un viaggio in India. Dal punto di vista dottrinale il manicheismo può essere considerato una forma di gnosticismo dualistico, che contrappone su uno stesso piano il Male (le Tenebre, il Diavolo) e il Bene (la Luce, Dio): il dio venerato dalle religioni sarebbe in realtà un demonio, mentre il vero dio sarebbe un deus absconditus. In campo etico il manicheismo prevede un ascetismo molto rigoroso sia dal punto di vista sessuale che alimentare, arrivando a proibire il matrimonio e l'uso di determinate bevande. La chiesa manichea è composta dai "perfetti" (gli asceti, che costituiscono la vera e propria Chiesa) e dagli "imperfetti" (uditori o catecumeni). Questa dottrina ha suscitato grande interesse anche fra molti intellettuali, a partire da Agostino d'Ippona, che però in seguito ne divenne acerrimo nemico, scrivendo ben dieci opere contro tale dottrina, tra le quali Contra Faustum Manichaeum, Contra Secundinum Manichaeum, De duabus animabus contra Manichaeos, De Genesi contra Manicheos e De natura boni contra Manichaeos: uniche fonti sulla religione di Mani fino a metà XIX secolo. Subito osteggiata dagli imperatori romani e persiani ebbe breve diffusione in Occidente, ma sopravvisse per secoli in Asia centrale e Cina. In seguito il termine Manicheismo fu utilizzato per indicare posizioni cristiane dualiste (collegabili a quelle di Marcione) diffuse nell'alto e basso medioevo (vedi Manichei medievali) come, tra gli altri, i Bogomili ed i Catari.
Manna.È il cibo miracoloso che Dio concesse agli Ebrei durante il loro vagare nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto (Esodo 16:14-21; Giosuè 5:12-12 ): Era simile a un piccolo seme e aveva il sapore di focaccia con miele; era usato come pane.
Maranatha.Maràna tha (in aramaico מרנא תא: maranâ thâ' ) è un'invocazione che significa Vieni, o Signore. Dato che nei manoscritti manca lo spazio fra le due parole, l'espressione può anche essere letta come Maran atha (מרן אתא: maran 'athâ' ) il cui significato è il Signore è venuto. L'espressione è utilizzata da San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi (16:22) ed è solitamente interpretata come una invocazione della Parusia, analoga a quella in lingua greca erchou kyrie Iesou nell'Apocalisse di Giovanni (22:20). Questa interpretazione è stata utilizzata dai teologi, che sostengono la credenza dei primi cristiani in un imminente arrivo della fine del mondo. La formula, tuttavia, sembra essere stata utilizzata nel contesto della celebrazione della Cena del Signore e perciò poteva indicare simultaneamente sia il gioioso annuncio della reale presenza del Signore sia l'attesa cristiana del suo ritorno (indipendentemente dalla prossimità o meno di questo ritorno). Poiché Paolo non traduce in greco l'espressione aramaica, si ritiene che i cristiani di lingua greca la utilizzassero già ritualmente in liturgia, in modo analogo a quanto accadeva alle parole aramaiche amen e alleluia (cfr. Didaché, 10, 6).
Marcionismo. Marcione (85-160), vescovo nato a Sinope sul Mar Nero, fu il fondatore di questa dottrina; alcuni Padri della Chiesa (Epifanio di Salamina ad esempio) indicano in Cerinto un suo maestro. La Chiesa marcionita era probabilmente ben organizzata con un clero ("i perfetti") accuratamente preparati e che conducevano una vita contemporaneamente attiva e duramente ascetica, tanto che sopravvisse per secoli e probabilmente continuò in vari movimenti tardi, come Bogomili e Catari (vedi Manichei medievali). La sua dottrina si basava sulla contrapposizione, di cui parla anche l'apostolo Paolo nei suoi insegnamenti, fra Antico Testamento e Nuovo Testamento: al "dio giusto" della Bibbia ed in particolare della Genesi (o Torà) si contrappone il "dio buono" (il "dio sconosciuto") che ha inviato suo figlio Gesù per la salvezza di tutti. Marcione da alla sua Chiesa una impostazione evangelica (valgono solo i testi sacri e non la tradizione) e lontana dalla tradizione giudaica.
Medio-tribolazionismo (v. Rapimentodellachiesa)
Messia.È la trascrizione di una parola ebraica che significa "unto". L'unzione con l'olio era un modo per indicare che una cosa o una persona era dedicata o consacrata a Dio. L'Antico Testamento parla di unzione talvolta per i profeti (1 Re 19:16), per i sacerdoti (Levitico 3:4) e per i re (1 Samuele 10:1; 1 Samuele 16:1.13). Il titolo di messia si riferisce soprattutto al re per indicare che Dio lo ha scelto. Per questo, nella traduzione, alle volte, il termine messia è sostituito con le espressioni "re, re consacrato, re che Dio si è scelto". Messia è soprattutto chiamato il Salvatore annunziato dai profeti dell'Antico Testamento. La parola greca "Cristo" deriva anch'essa da un verbo che significa "ungere" e significa "unto" come l'ebraico messia (Matteo 16,15.20; Atti 2,36 ).
Metafisica,La metafisica è quella parte della filosofia che si occupa degli enti (cIò che è o può essere] secondo una prospettiva che aspira ad essere la più ampia e universale possibile (quindi anche a prescindere dal loro aspetto sensibile), a differenza della fisica e delle scienze particolari che generalmente si occupano dei singoli aspetti della realtà empirica, secondo punti di vista e metodologie particolari. Nel tentativo di andare oltre gli elementi instabili, mutevoli, e accidentali dei fenomeni, la metafisica concentra la propria attenzione su ciò che ritiene essere eterno, stabile, necessario, assoluto, con l'intento di riuscire a cogliere le strutture fondamentali dell'essere. Vedi qui.
Metafora. È l’attribuire ad un soggetto un predicato nominale o verbale, che non gli conviene del tutto, ma solo per qualche caratteristica. È una figura di sintesi che si attua mediante una serie di trasposizioni di significati (es. "Quella donna è un’aquila" = furba, elevata, intelligente, bella, ecc.). Può essere esplicita (es. "Voi siete la luce del mondo"), o implicita (es. "Dite a quella volpe...", dal contesto si capisce che Gesù allude ad Erode [da notare: per gli orientali "volpe" non significa "furbo", ma "sciocco"], senza il verbo "essere".
MetanarrazioneNella teoria critica, e particolarmente nel postmodernismo, la metanarrazione o metaracconto (anche conosciuto come "grande racconto o narrazione") è un'idea astratta che si ritiene essere una spiegazione onnicomprensiva dell'esperienza storica o della conoscenza. Secondo John Stephens, il metaracconto è "uno schema narrativo culturale totalizzante o globale che ordina e spiega la conoscenza e l'esperienza", cioè i suoi presupposti trascendenti, la storia (mitica o reale) che presuppone". Il prefisso "meta" significa "oltre" ed è qui usato per intendere "riguardante". Il metaracconto, o metanarrazione, è la storia presupposta da una narrazione.
Metodo deduttivo.Il metodo deduttivo o deduzione è il procedimento razionale che fa derivare una certa conclusione da premesse più generiche, dentro cui quella conclusione è implicita. Il termine significa letteralmente «condurre da», perché proviene dal latino "de" (traducibile con da, preposizione indicante provenienza, o moto di discesa dall'alto verso il basso), e "ducere" (condurre). Questo metodo parte da postulati e princìpi primi e, attraverso una serie di rigorose concatenazioni logiche, procede verso determinazioni più particolari attinenti alla realtà tangibile.
Metodo induttivo.Il metodo induttivo o induzione (dal latino inductio, dal verbo induco, presente di in-ducere), termine che significa letteralmente "portar dentro", ma anche "chiamare a sé", "trarre a sé", è un procedimento che partendo da singoli casi particolari cerca di stabilire una legge universale, il procedimento che dai particolari porta all'universale.
Metodo scientifico.Legato al metodo deduttivo, il metodo scientifico è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Esso consiste, da una parte, nella raccolta di evidenza empirica e misurabile attraverso l'osservazione e l'esperimento; dall'altra, nella formulazione di ipotesi e teorie da sottoporre nuovamente al vaglio dell'esperimento. Limitandosi al campo delle scienze naturali, fisiche e matematiche, il ciclo conoscitivo induttivo o induzione descrive il percorso seguito per arrivare alla stesura di una legge scientifica a partire dall'osservazione di un fenomeno. Si articola nei seguenti passi, ripetuti ciclicamente: (1) Osservazione; (2) Esperimento; (3) Correlazione fra le misure; (4) Definizione di un modello fisico; (5) Elaborazione di un modello matematico; (6) Formalizzazione della teoria.
Metodo socratico.Il metodo socratico, basato su domande e risposte tra Socrate e l’interlocutore di turno, procede per confutazione, ossia per eliminazione successiva delle ipotesi contraddittorie o infondate. Esso consiste nel portare gradualmente alla luce l’infondatezza di tutte quelle convinzioni personali che siamo abituati a considerare come scontate, come vere, e che invece rivelano, ad un attento esame, la loro natura di “opinioni”. Tale metodo è detto “maieutico” (ostetrico) in quanto è fondato non sul tentativo di vincere l’interlocutore con la propria abilità retorica, così come facevano i sofisti, ma su quello di condurre per mano l’interlocutore con una serie di brevi domande e risposte per arrivare a portare l'interlocutore ad accorgersi della propria ignoranza, e a riconoscere così il criterio della verità rispetto alla falsità delle sue presunzioni. Va evidenziato come Socrate non contestasse il fatto in sé che si potessero avere delle verità definitive, ma che venissero spacciate per tali delle convinzioni che non lo erano. Aristotele, in maniera poco chiara a dir la verità, avrebbe attribuito a Socrate la scoperta del concetto e del metodo induttivo, sostenendo però al contempo la loro inadeguatezza al trattamento dei problemi dell’etica. In realtà il dialogo socratico ha un profondo valore morale basato sul rispetto dell'interlocutore.
Metodologia del condominio[Blockhouse methodology]. In apologetica è quell’approccio che prende le mosse con le credenze che si suppongono comuni ai credenti ed ai non credenti, e poi cerca di supplementare quel terreno comune con verità addizionali. Si ritrova nella distinzione tomista fra ragione naturale e fede, come pure in altre forme di “apologetica tradizionale”.
Metonimia ("scambio di vocaboli"). È l’identificazione di due termini che stanno fra loro in qualche vicendevole rapporto (causa ed effetto, contenente e contenuto, ecc.). Esempi: "Mangerai il pane con il sudore della tua fronte" (Gen 3, 19); "Il calice che benediciamo non è forse la comunione del sangue di Cristo?" (il "calice" sta per il contenuto; 1Cor 10, 16).
Midrash (al plurale: midrashim). Viene dall’ebraico "darash" ("cercare"); il termine denota ogni tipo di ricerca, tecnica oppure omiletica, sulla Scrittura; è diventato l’equivalente di "commentario", discorso sulla Scrittura, che la rende attuale e ne scopre tutte le ricchezze. Nella sua estensione minima il termine designa un commentario o una spiegazione che segue un versetto, un passaggio oppure anche un libro della Scrittura; obbedisce allora a delle regole di presentazione. Gli specialisti parlano di midrash come forma o genere letterario soltanto alle seguenti condizioni: 1) il discorso fa delle ripetute allusioni al testo commentato o ne riprende anche esplicitamente delle parole delle espressioni: 2) oltre al testo biblico commentato (chiamato testo principale) altri passaggi biblici (chiamati testi connessi o secondari), aventi tra loro dei legami verbali e con il testo commentato, sono inseriti nel corso della discussione. Di questi commentari sulla Scrittura, i più conosciuti sono quelli sui libri della legge. Non è inutile ricordare che la redazione e l’edizione dei midrashim avvenne ben più tardi dell’epoca del Nuovo Testamento, evidentemente però ciò non impedisce a questi commentari giudaici di rimandare a delle tradizioni molto antiche e anteriori al primo secolo della nostra era.
Mishnah (dall’ebraico, significa "ripetizione", dalla radice shanah, "raddoppiare"). È la raccolta degli insegnamenti dei rabbini, tramandati dapprima oralmente, fatta a partire dal II sec. d.C. (forse già prima). Assieme alla Gemara costituisce il Talmud.
Modalismo.Dottrina del II-III secolo secondo la quale le tre persone divine sarebbero soltanto tre aspetti dell'unica divinità. È una forma del cosiddetto monarchismo, una corrente che mirava a conservare intatta ed illimitata la "monarchia" di Dio (ovvero la sua assoluta unicità), interpretando perciò la persona di Gesù Cristo come un essere umano che ospitava in sé la forza divina.
Monarchianismo(dal greco μoνoς - mone, unico e αρχεω - arché, principio) era un movimento teologico fiorito nel II e III secolo. Alla sua base stava l'unità del concetto di Dio che, di conseguenza, comportava la negazione della Trinità e della natura divina di Cristo. La parola "Monarchiani" fu usata per la prima volta da Tertulliano come nomignolo per i Patripassiani, ma veniva usata solo raramente dagli antichi. In tempi moderni il significato del termine è stato esteso ed ora comprende: i Monarchiani modalisti, anche detti Patripassiani o Sabelliani, e i Monarchiani dinamici o Adozionisti.
Monergismo. In teologia, il monergismo è la dottrina secondo la quale nella rigenerazione del peccatore (nuova nascita) lo Spirito Santo è l'unica causa efficente, che la volontà umana non possiede alcuna autentica inclinazione verso la santità, fintanto che essa non sia rigenerata e che quindi non possa cooperare alla propria rigenerazione. Lo Spirito Santo, che ci unisce a Cristo, ci risveglia attraverso la chiamata che viene fatta dalla predicazione della Sua Parola, disarma la nostra innata ostilità, guarisce la nostra cecità, illumina la nostra mente, crea la capacità di comprendere, trasforma il nostro cuore di pietra in un cuore di carne. E' solo allora che comprendiamo la bellezza e l'eccellenza di Cristo. Questo Spirito di grazia, che opera nel cuore di una persona fa sì che il suo cuore si rallegri della Sua Parola - ciò che ci permette, con i nostri sentimenti rinnovati, di abbracciare Cristo volentieri e con gioia. Vedi qui.
Monismo. Il monismo esprime il concetto filosofico (in particolare metafisico) o teologico della sostanziale unità dell'essere (Essere-Uno-Tutto). Con ciò viene postulata l'esistenza di un unico principio ontologico, essenza, sostanza o energia divina in questo universo e in altre dimensioni metafisiche. Un caso particolare del monismo è l'olismo fisico che è tipico delle filosofia orientali come il Vedanta indiano e il Taoismo cinese. Le concezioni monistiche dell'essere non negano la molteplicità, ma la considerano manifestazione "non sostanziale" di un unico essere che ne è origine e fine. In estrema sintesi, secondo una visione monistica, la molteplicità fenomenica e il dualismo percepiti dagli esseri umani sono solo il frutto di una parvenza illusoria. È possibile descrivere quattro tipi di monismo: (1) l'ateismo, che nega l'esistenza di Dio e contempla solo il mondo; (2) A-cosmismo, che nega l'esistenza del cosmo; (3) Il pan-cosmismo, che subordina Dio al mondo e lo pone all'interno del creato; (4) il panteismo, che risolve il cosmo in Dio.
Monofisismo.Secondo questa dottrina, sostenuta nel V secolo da Eutiche, capo di un grande convento di Costantinopoli, Gesù possedeva una sola natura (mónos + physis), "ibrida", frutto dell'assorbimento in quella divina, di quella umana, che, quindi, era solo apparente. Questa dottrina fu condannata dal IV Concilio ecumenico di Calcedonia (453), ma una versione da essa derivata, detta "Miafisismo", è tuttora seguita dalla Chiesa apostolica armena, dalla Chiesa copta ortodossa nonché dalla Chiesa ortodossa siriaca.
Monotelismo.Questa dottrina del VII secolo affermava l'esistenza in Gesù di una sola volontà (mónos + thélein): la volontà umana, fisica, di Gesù sarebbe stata determinata nel suo agire terreno dalla volontà divina. Il monotelismo in qualche misura può essere considerato una ripresa attenuata del monofisismo, con però l'accento spostato dall'unità della natura all'unità della volontà: i monoteliti ritenevano infatti che la natura umana fosse subordinata a quella divina, pur conservando la distinzione fra le due nature. Il monotelismo, formulato per la prima volta da Severo d'Antiochia agli inizi del V secolo, fu rielaborato nel VII secolo dal patriarca di Costantinopoli Sergio, al fine di ricomporre l'unità fra l'ortodossia ed il monofisismo, facendo nascere un acceso ed intricato dibattito. Il III Concilio di Costantinopoli (680-681) risolse la questione, affermando l'esistenza in Cristo di due distinte volontà, ciascuna secondo la sua diversa natura, ma sempre concordi, perché trovano la loro unità nella persona di Gesù Cristo.
Montanismo.Il Montanismo nasce in Frigia grazie a Montano, ex sacerdote della dea Cibele, nella seconda metà del II secolo d.C. Le caratteristiche principali di questo movimento furono: grande importanza attribuita al profetismo; attesa imminente della parusia (ovvero il ritorno definitivo di Cristo sulla Terra); ascesi e rigorismo (soprattutto in materia sessuale). A causa di queste diversità si accentuò il contrasto tra la Chiesa cristiana ufficiale e la Chiesa montanista carismatica, nella quale avevano un ruolo importante sia i profeti che le donne.
Motivo religioso di base. Il pensiero umano dipende sempre e necessariamente da presupposti filosofici che lo governano. Il pensiero stesso ha radici religiose. Ad esempio: la fede nell'autonomia del pensiero umano. Motivo religioso della filosofia riformata. I parametri biblici in cui tutta la realtà deve essere considerata.
Nestorianismo.Il monaco Nestorio, patriarca di Costantinopoli tra il 428 ed il 431 e ideatore di questa concezione, sosteneva le seguenti posizioni dottrinali: Cristo è formato da due nature perfettamente distinte, due persone congiunte l'una con l'altra tramite un'unione puramente morale;Maria può essere chiamata soltanto "madre di Cristo" e non "madre di Dio"; non è possibile che il Verbo divino possa essersi effettivamente incarnato e possa essere morto sulla Croce. La dottrina nestoriana, detta anche "duofisismo (dal greco antico δύο, dyo, 'due', e φύσις, physis, 'natura') estremo", fu combattuta duramente da San Cirillo di Alessandria e venne condannata dal Concilio di Efeso del 431. I nestoriani si rifugiarono in Persia, fondando la Chiesa nestoriana, e svolsero una grande attività missionaria in India ed in Cina finché su di loro non si abbatterono le persecuzioni dei principi mongoli musulmani, che ridussero i nestoriani a poche migliaia di fedeli.
Novazianismo.Questo movimento, che determinò anche una scissione ecclesiastica, prende il nome dal presbitero romano Novaziano (-258) che, dopo un'iniziale posizione moderata sulla controversa questione dei "lapsi", si fece sostenitore di una linea molto rigorosa e intransigente, mettendosi in netto contrasto con la posizione "ufficiale" della Chiesa: per questo fu scomunicato da un concilio romano nel 251. Secondo Novaziano la Chiesa deve essere costituita da un piccolo gruppo di spirituali, inevitabilmente in conflitto con la città terrena (in sostanza una Chiesa di profeti e di martiri), mentre per i vescovi la Chiesa è un popolo che deve riunire tutti i fedeli, con i loro diversi livelli di spiritualità. Novaziano ed i suoi seguaci predicavano il rigorismo dottrinale e la necessità di un rinnovamento spirituale all'interno della Chiesa.
Offertaliberadell'Evangelo(sincera, o generalizzata)
Ontologia.L'ontologia, una delle branche fondamentali della filosofia, è lo studio dell'essere in quanto tale, nonché delle sue categorie fondamentali. Il termine deriva dal greco ὄντος, òntos (genitivo singolare del participio presente ὤν di εἶναι, èinai, il verbo essere) e da λόγος, lògos, letteralmente "discorso sull'essere", ma può anche derivare direttamente da τά όντα, ovvero gli enti, variamente interpretabili in base alle diverse posizioni filosofiche.
Ordine della salvezza(ordo salutis). Nella teologia cristiana, l'espressione latina ordo salutis, letteralmente "l'ordine o piano della salvezza", si riferisce al tentativo di ordinare logicamente le varie fasi in cui può essere suddivisa l'opera di redenzione della creatura umana applicata al singolo credente così com'è esposta dal Nuovo Testamento. La sua elaborazione concettuale intende rispondere alla domanda: In quale modo i diversi aspetti dell'applicazione della redenzione (come giustificazione, rigenerazione, conversione e santificazione) si rapportano l'uno all'altro? La definizione precisa dell'ordo salutis è stata e rimane un'esigenza molto sentita e discussa nella tradizione calvinista, particolarmente attenta alla coerenza razionale del suo sistema teologico. Vedi qui.
Parabola. È una similitudine continuata, ma dissimulata fino all’applicazione. È un racconto di tipo particolare, cioè finalizzato ad un certo scopo, costruito strategicamente per sortire un certo effetto (sorpresa). Si mette in scena una vicenda, che trasporta gli ascoltatori in un mondo fittizio. Ad un certo punto gli ascoltatori vengono ritrasferiti dal fittizio al reale, trovandosi di fronte ad una realtà ben determinata, che l’autore della parabola aveva in mente fin dall’inizio. La parabola evangelica ha di speciale che è sempre costituita da un racconto sostanzialmente verosimile. Talvolta essa presenta degli elementi allegorici, pur restando un paragone continuato. Va tenuto presente che diversi particolari possono essere puramente ornamentali (nell’allegoria invece ogni dettaglio narrativo ha il suo significato): è il racconto nel suo complesso ad aver significato (importante è non forzare il testo biblico e fargli dire di più di quanto era nell’intenzione di chi ha proposto la parabola).
Paradiso.Nella traduzione dei rabbini e nel Nuovo Testamento indica il luogo dove si trovano coloro che sono stati salvati (Luca 23:43; 2 Corinzi 12:4).
Paradosso.Un paradosso, dal greco παρά (contro) e δόξα (opinione), è, ad esempio nella letteratura epigenetica, genericamente la descrizione di un fatto che contraddice l'opinione comune o l'esperienza quotidiana, riuscendo perciò sorprendente, straordinaria o bizzarra. In filosofia il termine paradosso è usato spesso come sinonimo di antinomia, una vera e propria contraddizione logica. Il paradosso è un potente stimolo per la riflessione. Ci rivela sia la debolezza della nostra capacità di discernimento sia i limiti di alcuni strumenti intellettuali per il ragionamento.
Paradosso della pietra. "Può una divinità creare una pietra così pesante che anche la divinità stessa non può sollevare? Se sì, allora la roccia è ora insollevabile, limitando il potere della divinità. Se no, allora la divinità non è del tutto onnipotente, perché non può creare tale pietra”. L'argomentazione è medievale, risalendo per lo meno al XII secolo, formulata da Averroè e in seguito da Tommaso d'Aquino.
Parallelismo. Collocazione "in parallelo" di suoni, parole, forme grammaticali, di strutture sintattiche, di cadenze ritmiche. Ricomparsa o ripetizione particolare di uno dei componenti del discorso in un testo definito. In filosofia ed economia il termine paradosso è usato spesso come sinonimo di antinomia. In matematica invece si distinguono i due termini: il paradosso consiste in una proposizione eventualmente dimostrata e logicamente coerente, ma lontana dall'intuizione; l'antinomia, invece, consiste in una vera e propria contraddizione logica. Il paradosso è un potente stimolo per la riflessione. Ci rivela sia la debolezza della nostra capacità di discernimento sia i limiti di alcuni strumenti intellettuali per il ragionamento.
Parenési (parenetico, dal greco, "esortazione"). Esortazione a mettere in pratica l’insegnamento ricevuto.
Parusìa (venuta, presenza). Termine greco che indica l'atteso ritorno di Gesù nella gloria, alla fine dei tempi (Mt 24,29-31). Gesù ha detto che solo il Padre conosce l'ora in cui tornerà il Figlio dell'uomo (Mt 24,35-36). Il giudizio avviene adesso per chi non vuol credere (Gv 5,25-29).
Passi paralleli. Sono quelli che ripetono gli stessi vocaboli (paralleli verbali) oppure lo stesso argomento. I passi paralleli sono molto utili per cogliere i vari significati che una parola può avere in diversi contesti.
Pelagianesimo.Il Pelagianesimo è un movimento cristiano diffuso dopo il 410 dal monaco bretone Pelagio (354 ca.- 427 ca.) in Africa ed in Palestina: si tratta di una dottrina ascetica molto rigorosa, che ha come fondamento il “perfezionismo”, ovvero una sorta di concezione eroica dell'uomo, che considera l'uomo sostanzialmente libero dagli effetti del peccato originale e perciò capace di operare la salvezza con le sue sole forze. Secondo Pelagio la stessa Grazia divina non sarebbe altro che il libero arbitrio e la redenzione di Cristo un semplice appello a fare il bene. Agostino fu il più grande avversatore di questo movimento, e scrisse diverse opere interamente dedicate alla confutazione delle teorie di Pelagio ("De natura et Gratia contra Pelagium", "Contra duas epistolas Pelagianorum", "Contra Iulianum haeresis Pelagianae", "De gestis Pelagii", "De Gratia Christi et de peccato originale contra Pelagium").
Pensiero analogico[analogical thinking], o ragionamento analogico. Pensare, ragionare in maniera conforme (analogica) a ciò che Dio ha rivelato nella Sua Parola, “pensare i pensieri di Dio dopo di Lui”, calcare le Sue orme..
Pensiero critico.Il pensiero critico è un tipo di pensiero caratterizzato dai processi mentali di discernimento, analisi, e valutazione. Comprende processi di riflessione su aree tangibili ed intangilbili con l'intento di formare un giudizio solido che riconcilia l'evidenza scientifica con il senso comune.Il pensiero critico trae informazioni dall’osservazione, l’esperienza, il ragionamento o la comunicazione. Il pensiero critico si fonda sul tentativo di andare al di là della parzialità del singolo soggetto: i suoi valori fondamentali sono la chiarezza, l’accuratezza, la precisione, l’evidenza. Nell’ambito dello scetticismo, il pensiero critico è il processo tramite il quale si cerca di giustificare in maniera sufficientemente convincente una certa affermazione. La logica informale fa parte del pensiero critico. I più recenti risultati della psicologia cognitiva sta inducendo molti educatori a ritenere che sia più utile per gli studenti esercitarsi nel pensiero critico che mandare a memoria un vasto numero di informazioni. Per la sua trasversalità il pensiero critico si trova a cavallo di discipline diverse, quali la scienza, la matematica, l’ingegneria, la storia, l’antropologia, l’economia e la filosofia.
Pentatéuco (dal greco, "cinque astucci"). Nome dato ai primi cinque libri della Bibbia - Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio - chiamati Toràh o legge di Mosè (Mt 5,17). Composti in diverse epoche su testi di diversa antichità, si conservavano arrotolati dentro appositi astucci.
Perdita di coscienza (dovuta a concussione, commozione, cerebrale). [cfr. wikipedia]
Perìcope (dal greco peri-kopto, "tagliato intorno"). Un brano (una parabola, un racconto, ecc.) delimitato che costituisce una unità letteraria completa in sé, comprensibile senza dover necessariamente conoscere ciò che precede o ciò che segue.
Pericoresi, Circumcessio, Perichoresis [Cathopedia]
Perseveranza (la) dei santi.La perseveranza dei santi (o "preservazione dei santi", o "eterna sicurezza") è una dottrina della teologia cristiana particolarmente associata al Calvinismo. Essa insegna che coloro che Dio ha efficacemente chiamato alla salvezza e quindi all'eterna comunione con Lui ("santi" secondo la Bibbia), non possono scadere dalla grazia e perdere la loro salvezza. Quand'anche, nella loro vita, subentrassero impedimenti o peccati tali da farli arretrare nel cammino della fede o persino dovessero, per qualche motivo, giungere a rinnegare la loro professione di fede, essi (se sono autentici eletti) presto o tardi se ne ravvedrebbero tornando così in comunione con Dio. Questa dottrina si basa sul presupposto che la salvezza è opera di Dio dal principio alla fine, che Dio è fedele alle Sue promesse, e che niente e nessuno potrà frustrare i Suoi sovrani propositi. Vedi qui.
Personalità assoluta. Caratterizzazione basilare di Dio come si rivela nelle Sacre Scritture. A differenza di ogni altra concezione non-cristiana, Dio è sia assoluto (a se, auto-esistente, autosufficiente, auto-contenuto) e personale (pensa, parla, agisce, ama, giudica).
Perspicuità (chiarezza) della Scrittura.[dal lat. perspicuĭtas -atis, der. di perspicuus «perspicuo»], letter. – L’esser perspicuo, soprattutto in senso fig., chiarezza, trasparenza. Che cos’è la perspicuità della Scrittura? Essa vuol dire che la Scrittura è chiara e di facile comprensione. La perspicuità è parte del miracolo della Scrittura, specialmente perché essa rivela Dio. Che Lui, l’infinito ed eterno Dio, non soltanto sia stato disposto a rivelarsi a noi, ma che lo abbia anche fatto in modo chiaro ed aperto, è una grande meraviglia. Certamente vi sono passaggi difficili nella Scrittura, perfino libri interi che sono difficili. La Bibbia stessa ci insegna questo (Salmo 78:2; Proverbi 1:6; II Pietro 3:16). Tuttavia ogni dottrina della fede, e tutte le cose necessarie per la gloria di Dio e la nostra salvezza, sono insegnate in modo chiaro. Il Salmo 119:105 insegna la perspicuità: "La tua parola è una lampada al mio piede, ed una luce sul mio sentiero." La Scrittura non potrebbe nemmeno essere chiamata col termine "luce" se non fosse chiara, e questo verso dice che è una luce per il nostro sentiero, cioè, per la nostra intera vita. Essa è una sicura e affidabile guida per condurci durante tutto il sentiero della nostra vita fino alla gloria. Siccome la Scrittura è chiara, può essere compresa anche dalle persone con poca istruzione e dai bambini. Essa non può, quindi, essere nascosta da loro. Dovrebbe essere tradotta nella lingua di ogni popolazione a cui giunge il vangelo in modo che possano sempre leggerla ed avere la sua luce con loro. Vedi qui.
Persuasività. L’essere persuasivo; capacità, forza di persuadere.
Pesher (in ebraico "spiegazione, svelamento"). Tipo di midrash, in voga a Qumran. Il testo biblico è seguito dalla sua attualizzazione, questa a sua volta preceduta da formule stereotipate: "tale è l’interpretazione del passaggio" oppure "la sua interpretazione concerne". Nel midrash pesher, il commentatore si contenta di identificare gli avvenimenti e i personaggi menzionati nella Scrittura con degli avvenimenti e delle persone dei suoi tempi.
Piramide di Maslow.Tra il 1943 e il 1954 lo psicologo statunitense Abraham Maslow concepì il concetto di "Hierarchy of Needs" (gerarchia dei bisogni o necessità) e la divulgò nel libro Motivation and Personality del 1954. Questa scala di bisogni è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L'individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo.
Postmodernismo.Il postmodernismo è una corrente di pensiero caratterizzantesi per la contrapposizione con il modernismo. Il pensiero modernista riconosce un'importanza suprema ad ideali come la razionalità, l'obiettività, ed il progresso, e ad altre idee di derivazione illuministica, idee caratterizzanti le correnti del positivismo e del realismo ottocentesco. Il postmodernismo si interroga sulla reale esistenza di tali ideali.
Principio di identità.Il principio logico di identità è l'assioma che comporta come una cosa sia uguale a sé stessa o che ciò che è il medesimo sia uguale: A=A. Insieme al principio di non contraddizione, il principio di identità costituisce il fondamento della logica, le sue "regole auree". In Fichte la riformulazione del fondamentale principio logico A = A come principio dell’identità dell’io con sé stesso (Io = io) esprime il criterio idealistico per cui la coscienza precede ogni contenuto e lo rende possibile. Prima di porre qualsiasi contenuto, l’io pone necessariamente sé stesso. L'essenza dell'io consiste nell'essere autocosciente.
Principio di non contraddizione.Nella logica classica, il principio di non-contraddizione afferma la falsità di ogni proposizione implicante che una certa proposizione A e la sua negazione, cioè la proposizione non-A, siano entrambe vere allo stesso tempo e nello stesso modo. Secondo le parole di Aristotele: "È impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo". Più semplicemente, la proposizione "A è anche non-A" è falsa.
Priscillanesimo.Questo movimento prende il nome dal vescovo spagnolo Priscilliano, nato ad Ávila intorno al 345 e giustiziato con sei seguaci a Treviri nel 385 su ordine dell'imperatore Magno Massimo, dopo essere stato denunciato da alcuni vescovi spagnoli. Il Priscillianesimo, che si diffuse in Spagna, Provenza e Aquitania, probabilmente sopravvisse fino al VI secolo, specialmente in Galizia. Priscilliano è la figura più rilevante di una comunità comprendente altri vescovi ed influenzata da maestri gnostici provenienti da Alessandria d'Egitto. Gli aspetti principali della dottrina comprendono: l'ascetismo; il dualismo gnostico; il modalismo in campo trinitario (ovvero le tre persone divine sono considerate solo aspetti provvisori dell'unica divinità); il docetismo nella cristologia (ovvero negazione della carnalità di Gesù); il rivendicazionismo sociale; credenza nell'astrologia (la motivazione della sentenza di morte è di magia).
Probabilità.La probabilità di un evento è il rapporto tra il numero dei casi favorevoli all'evento e il numero dei casi possibili, purché questi ultimi siano tutti equiprobabili. Questa definizione è spesso attribuita a Pierre Simon Laplace e quindi anche identificata definizione classica di Laplace.
Profeta - profetare - profezia. Nella Bibbia il profeta è anzitutto il portavoce di Dio, Colui che comunica al popolo il giudizio di Dio, i suoi ammonimenti e le sue promesse in una determinata situazione storica. La previsione del futuro può anche far parte del messaggio profetico (o profezia), ma non ne è l'essenziale. Specialmente nel periodo più antico profetare o "fare il profeta" può anche indicare uno stato simile all'estasi oppure comportamenti strani che manifestano la forza divina che investe il profeta o, spesso, gruppi di profeti ( v., ad esempio, 1 Samuele 10:5-12). In ebraico, oltre alla parola comunemente usata per indicare il profeta, se ne possono trovare altre meno frequenti: ad esempio veggente, uomo che ha visioni, uomo di Dio. Talvolta questi termini sono stati mantenuti nella traduzione, altre volte si è usato al loro posto il nome profeta). Il messaggio di alcuni profeti è stato conservato nei libri della Bibbia che portano il loro nome (Isaia, Geremia, ecc.); di altri abbiamo notizie soprattutto in quei libri biblici che il canone ebraico chiama "Profeti anteriori". Nella Bibbia si parla anche di profeti che pretendono falsamente di comunicare un messaggio da parte di Dio senza essere realmente inviati da lui. Nel Nuovo Testamento il titolo di profeta è attribuito a Giovanni il Battezzatore, a Gesù e ad alcuni membri della Chiesa che parlano sotto l'impulso dello Spirito di Dio per esortare o comunicare una rivelazione.
Protovangelo ("prima buona notizia"). È la promessa di Dio a Adamo ed Eva: "Io porrò inimicizia tra te (il serpente) e la Donna, tra la tua stirpe e la stirpe di lei; questa ti schiaccerà la testa". La tradizione la vede realizzata in Gesù "figlio della Donna" vincitore del male e della morte.
Pseudoepigrafico (dal greco pseudo-epigraphicos, "il cui titolo è falso"). Designa uno scritto di un autore che resta nell’anonimato, attribuito intenzionalmente ad un autore conosciuto e autorevole (così ad esempio alcune lettere dell’epistolario paolino, nell’AT la Sapienza "di Salomone", ecc.). Lo scritto pseudoepigrafico va distinto da quello "pseudonimico": attribuzione di uno scritto ad un nome-autore ignoto; sembra non sia presente nel NT.
Punto di Archimede. Archimede aveva posto così tanta fiducia nel principio della leva da affermare "Datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo". Questo punto è chiamato "Punto d'Archimede". Tutte le filosofie hanno bisogno di un "Punto d'Archimede", un punto di riferimento sul quale poggiarsi in modo ultimo. È possibile distinguere due tipi di filosofie: quella trascendente e quella immanente. Le filosofie immanenti pongono il loro punto d'Archimede all'interno del creato, mentre le filosofie trascendenti lo pongono al di fuori del creato. Ad esempio, i filosofi immanentisti includono Cartesio e Kant. Il punto di partenza di Cartesio era il pensiero e quello di Kant la ragione. La filosofia riformata è una filosofia trascendente: il suo punto di partenza è Cristo, fonte e sostenitore d'ogni cosa. Le filosofie immanenti sono inerentemente riduzioniste e pagane, cioè, deificano un aspetto della creazione rendendolo auto-esistente. Legate al punto d'Archimede sono le motivazioni religiose di base
Puro - purificare - purificazione.Per l'Antico Testamento se un uomo voleva essere in comunione con Dio e partecipare al culto e alla preghiera doveva essere in stato di purità. Le cause di impurità era numerose: mangiare cibi proibiti (Levitico 11), il contatto con un morto (Numeri 19:1-22 ) o con un pagano (Atti 10:1-11.18), un rapporto sessuale (Levitico 12:2), malattie come la lebbra (Levitico 13:3). Ma questa impurità poteva scomparire con un rito di purificazione (Levitico 12:6-8; 14:1-32).
Qumràn. Località sulla riva nord ovest del mar Morto dove, nel 1947 in 11grotte, furono ritrovati per caso importanti manoscritti biblici, provenienti dalla biblioteca della comunità monastica degli Esséni, nascosti in vista dell'occupazione romana del 70 d.C.
Redaktionsgeschichte (dal tedesco, "storia della redazione"). Metodo dell’esegesi che consiste nello studiare il punto di vista del redattore (la sua teologia) prendendo in considerazione la scelta che egli fa del materiale delle sue fonti e la disposizione data all’interno della propria composizione. Il metodo implica anche la T
Regno dei morti.Con questo termine gli Israeliti indicavano il luogo sotterraneo dove venivano radunati dopo la loro morte tutti i defunti di ogni paese (Ezechiele 32:19-30; Giobbe 3,13-19; 30,23). Altra traduzione: Mondo dei morti.
Regno di Dio - Regno dei cieli.Il Nuovo Testamento non definisce mai l'espressione assai frequente di Regno di Dio. Secondo il contesto essa si riferisce o al fatto che Dio è re o all'esercizio della sua regalità. Questa regalità di Dio alcune volte sembra una realtà attuale, connessa con la persona di Gesù (Matteo 12:28; Luca 17:21), altre volte una realtà futura (Marco 9:1; Luca 22:30; v. anche 1 Corinzi 6:-10; 15:50). L'espressione Regno dei cieli propria di Matteo, è sinonimo di Regno di Dio. Matteo si adegua in questo caso all'uso degli Ebrei che evitano di pronunziare il nome di Dio.
Regola d'oro. È la massima che compendia la morale naturale e cristiana. Gli antichi l'avevano espressa in forma negativa: "Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te". (Tb 4,15) Gesù la rende positiva e più esigente: "Fate agli altri ciò che volete sia fatto a voi" (Matteo 7:12).
Regola di Colwell [cfr. qui].
Risoluzione di un problema. La risoluzione di un problema è un'attività (definita in inglese come Problem solving, termine comunemente usato anche in italiano) del pensiero che un organismo o un dispositivo di intelligenza artificiale mettono in atto per raggiungere una condizione desiderata a partire da una condizione data. Il problem solving indica più propriamente l'insieme dei processi atti ad analizzare, affrontare e risolvere positivamente situazioni problematiche. È da notare però che la risoluzione di un problema vera e propria consiste in un più ampio processo costituito anche dai cosiddetti problem finding e problem shaping.Nel tempo si sono sviluppati diversi metodi per effettuare tali operazioni, coinvolgendo più aree della comunicazione.
Retorica.La retorica (dal greco ῥητορικὴ τέχνη, rhetorikè téchne, «arte del dire») è l’arte di parlar bene, la disciplina che studia il metodo di composizione dei discorsi, ovvero come organizzare il linguaggio naturale (non simbolico) secondo un criterio per il quale ad una proposizione segua una conclusione. Sotto questo aspetto essa è un metalinguaggio, in quanto cioè un «discorso sul discorso». Lo scopo della retorica è la persuasione, intesa come approvazione della tesi dell’oratore da parte di uno specifico uditorio. Da un lato, la persuasione consiste in un fenomeno emotivo di assenso psicologico; per altro verso ha una base epistemologica: lo studio dei fondamenti della persuasione è studio degli elementi che, connettendo diverse proposizioni tra loro, portano ad una conclusione condivisa, quindi dei modi di disvelamento della verità nello specifico campo del discorso.
Sabato. Il sabato è il settimo giorno della settimana ebraica. In questo giorno consacrato a Dio (Genesi 2:3) è proibito qualunque lavoro non indispensabile (Esodo 20:8-11).
Sabellianismo. Vedi monarchianismo.
Sacerdote - sacerdozio.Nell'Antico Testamento il sacerdote è la persona che, durante il culto, presta servizio nel santuario, soprattutto nell'offrire sacrifici a nome dell'intera comunità. Tranne, forse, qualche eccezione in epoca antica, per essere sacerdoti era necessario far parte di un determinato gruppo di famiglie appartenenti alla tribù di Levi (v. Levita ). Per il servizio nel tempio di Gerusalemme, i sacerdoti erano divisi in gruppi, ciascuno con incarichi particolari: il loro capo, specialmente nel periodo più recente, viene chiamato sommo sacerdote. Quando il Nuovo Testamento parla di sacerdoti si riferisce sempre o ai sacerdoti pagati (Atti 14,13) oppure ai sacerdoti degli Israeliti (Luca 1,5; Giovanni 1:19). Questi ultimi prestavano servizio soltanto nel tempio di Gerusalemme. La Lettera agli Ebrei parla di Cristo come unico e sommo sacerdote.Nel Nuovo Testamento si attribuisce a tutti i cristiani il termine sacerdoti (Apocalisse 1:6; 5:10; 1 Pietro 2:9).
Sacrificio.Nell'antichità il sacrificio era uno dei modi principali per onorare Dio. Nella Bibbia il sacrificio indica un dono fatto a Dio. Si offrivano in sacrificio sia animali sia offerte vegetali, come olio, vino, farina, focacce o anche incenso o profumi. Il sacrificio veniva offerto sull'altare, solitamente in un santuario e con la partecipazione dei sacerdoti. Anticamente i santuari in cui gli Israeliti offrivano i loro sacrifici erano molti. Il capitolo 12 del Deuteronomio (12) ordina che i sacrifici si compiano nel tempio di Gerusalemme. Questa norma fu rispettata soprattutto dal tempo del re Giosia in poi (2 Re 22). L'Antico Testamento ricorda vari tipi di sacrifici. I principali sono:sacrificio completo (olocausto): tutte le parti dell'animale o della cosa offerta venivano interamente bruciate; il Banchetto sacro: era un sacrificio offerto per allacciare o ripristinare una giusta relazione con Dio. Sull'altare veniva bruciata soltanto una parte dell'animale o dell'offerta, mentre il resto, era mangiato o dall'offerente o dai sacerdoti. Spesso veniva celebrato come sacrificio di ringraziamento.Talvolta è chiamato anche sacrificio pacifico o sacrificio di comunione; sacrificio per il perdono dei peccati: in esso era importante il sangue, che era considerato la sede della vita (Levitico 4:1-5:13). Spesso si celebravano insieme vari tipi di sacrifici: per questo, talvolta, questa traduzione riassume il loro elenco con l'espressione "vari sacrifici". Secondo il Nuovo Testamento Gesù, con la sua morte in croce, "ha offerto se stesso una volta per sempre e ha compiuto la volontà di Dio; per questo Dio ci ha liberati dalle colpe e ci ha resi santi" (Ebrei 10:10 ).
Sadducei.Uomini di un gruppo religioso-politico di tendenza conservatrice, composto soprattutto di sacerdoti.Per molti as petti l'insegnamento dei sadducei era diverso da quello dei farisei (At 23:8).
Samaritani.Quando il regno d'Israele, situato a nord di quello di Giuda, fu conquistato con la sua capitale Samaria dagli Assiri nel 721 a.C., una piccola parte di Israeliti non fu deportata e con essa si mescolarono altre popolazioni che gli Assiri trasferirono nella regione. Nacque così una popolazione mista per provenienza e per tradizioni religiose: i Samaritani. Più tardi essi ostacolarono i progetti dei rimpatriati dall'esilio a Babilonia, accolsero come sacri solo i cinque libri della legge e, infine, si fecero un loro santuario sul monte Garizim. Tutto ciò spiega perché, anche ai tempi del Nuovo Testamento, Israeliti e Samaritani polemizzano tra loro per motivi politici, morali e religiosi (Luca 9:51-56; Giovanni 4:9).
Santuario.Indica uno spazio sacro riservato a Dio e al suo culto. La parola si riferisce molte volte al tempio di Gerusalemme, alcune altre all'abitazione celeste di Dio (ad esempio Salmi 102:20). In molti casi, però, santuario indica uno degli altri luoghi sacri degli Israeliti (ad esempio Betel, Silo, ecc.) oppure luoghi di culto delle popolazioni non israelitiche. Sono importanti quelli che vengono di solito chiamati santuari sulle colline ( in alcune traduzioni possono essere detti, ad esempio "alti luoghi" o "alture" ). Si tratta di piccoli rilievi del terreno, naturali o artificiali, sui quali praticavano già il culto le popolazioni cananee. Anche gli Israeliti, soprattutto prima dell'epoca del re Giosia (2 Re 22), avevano santuario di questo tipo, dedicati a Dio. A causa di alcune somiglianze con i santuari dei Cananei, essi rappresentavano un pericolo di idolatria. Per questo il culto nei santuari sulle colline è spesso condannato soprattutto dai profeti. Infatti i Cananei praticavano nei loco santuari riti per ottenere dagli dei il dono della fecondità con la partecipazione di prostitute addette al santuario. Inoltre collocavano i questi santuari normalmente all'aperto presso un grande albero, simbolo delle loro divinità: un palo che significa la dea Astarte o Asera e una stele di pietra che indicava il dio Baal.
Scienza media (v. Molinismo)
Secolarismo. Con secolarismo (dal latino saeculum, che indicava tutto ciò che non appartiene alla religione) si intende una serie di trasformazioni sociali che portano una nazione a "evolversi" in una cultura più laica in cui lo Stato non ha o ha poche ingerenze nella sfera religiosa. Il secolarismo porta ad un allontanamento delle sfere di potere (legislativo, esecutivo, giudiziario) tra loro ma soprattutto all'allontanamento della sfera religiosa dalla sfera politica e di conseguenza la visione della religione come una cosa privata e non più pubblica, che dovrebbe avere come principale effetto (e obiettivo) il rispetto per tutte le religioni ma anche la perdita di importanza di essa nella vita e nelle opinioni non prettamente riferite alla religione.
Segni (caratteristici) dell'apostolo.Gli apostoli avevano certe speciali caratteristiche che li qualificavano come tali. Erano chiamati direttamente da Cristo (Ga. 1:1); videro Cristo dopo la risurrezione (1 Co. 9:1); erano consapevoli d’essere ispirati da Dio (1 Co. 2:13); operavano miracoli (2 Co. 12:12): erano riccamente benedetti nei loro sforzi (1 Co. 9:1).
Segnicaratteristicidellachiesa.[3]Sebbene questi attributi appartengano soprattutto alla Chiesa invisibile, i segni appartengono alla Chiesa visibile, e servono per distinguerla dalle false. Essi sono tre di numero: (1) La vera predicazione della Parola di Dio. Questo è il segno più importante della Chiesa (1 Gv. 4:1-3; 2 Gv. 9). Questo non[4]significa che la predicazione debba essere perfetta e assolutamente pura, ma che deve essere veracemente concorde con i principi fondamentali della religione cristiana, e devono avere un'influenza determinante sulla sua fede e pratica. (2) La giusta amministrazione dei sacramenti. I sacramenti non possono essere separati dalla Parola, come nella Chiesa cattolica romana, e dovrebbero essere amministrati da ministri regolarmente stabiliti, secondo l'istituzione divina, e solo ai credenti ed ai loro figli (Mt. 28:19; Mr. 16:16; At. 2:42; 1 Co. 11:23-30. (3). Il fedele esercizio della disciplina.[5]Questo è necessario per mantenere la purezza della dottrina e salvaguardarne la santità ed i sacramenti.[6]La Parola di Dio insiste su questo punto (Mt.18:18; 1 Co. 5.1-5,13; 14:33,40; Ap. 2:14,15,20).
Selezione naturale.La selezione naturale, concetto introdotto da Charles Darwin nel 1859 nel libro L'origine delle specie, è il meccanismo con cui avviene l'evoluzione delle specie e secondo cui, nell'ambito della diversità genetica delle popolazioni, si ha un progressivo (e cumulativo) aumento della frequenza degli individui con caratteristiche ottimali (fitness) per l'ambiente di vita. In riferimento alla competizione tra individui, Darwin descrisse il concetto di "lotta per l'esistenza", che si basava sull'osservazione che gli organismi, moltiplicandosi con un ritmo troppo elevato, producono una progenie quantitativamente superiore a quella che le limitate risorse naturali possono sostenere, e di conseguenza sono costretti a una dura competizione per raggiungere lo stato adulto e riprodursi.
Semi-escatologia. Si definisce "era semi-escatologica" il periodo attuale che intercorre fra la risurrezione di Cristo e la Parousia (il Suo ritorno). È un'epoca di tensioni che pure viene definita come l'epoca del "già e non ancora". La nostra salvezza è completa in Cristo, ma il peccato non sarà distrutto se non al Suo ritorno. Cristo è detentore di ogni autorità, ma Satana ha ancora un qualche potere. Possiamo contare con fiducia sulla potenza e sull'amore di Dio, eppure siamo soggetti a molti pericoli. Siamo morti al peccato e risuscitati alla giustizia in Cristo (Romani 6), eppure ci vien detto: "Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria" (Colossesi 3:5). La guerra è vinta, ma vi sono ancora molte sacche di resistenza del nemico da neutralizzare. Vedi qui.
Semiotica (dal greco semèion, "segno"). Scuola di critica letteraria che si interessa soprattutto delle strutture profonde (per questo è connessa con il metodo cosiddetto "strutturalista") e della "grammatica" del racconto, cioè delle categorie logiche ed essenziali che governano idealmente tutti i racconti. Studia la costituzione dei "segni", cioè l’organizzazione concreta dei testi (cf. figure retoriche, chiasmi, modelli narrativi concreti, ecc).
Semitismo. Consiste nel riferire una espressione secondo la costruzione o il modo di parlare caratteristico della lingua ebraica o aramaica (cf. "figlio d’uomo" = "uomo").
Sentenza di maledizione (v. anatema)
Servo. Il termine Servo nella Bibbia è dato a coloro che sono chiamati da Dio a collaborare più strettamente con lui. È un titolo dato a uomini a cui è affidata una missione particolare riguardi del popolo eletto. È spesso attribuito a Mosè come mediatore dell' alleanza (Esodo 14:31), a Davide, tipo del re messianico (2 Samuele 7:8 ); ai patriarchi: Abramo (Genesi 26:24), Isacco (Genesi 24:14). È applicato ai profeti che hanno la missione di conservare l'alleanza (Amos 3:7; Geremia 7:5). Viene poi dato a quel misterioso personaggio che nel libro di Isaia è chiamato "il servo del Signore". Infine allo stesso Gesù per annunziare il mistero della sua morte (Atti 3:13.18 ) e agli apostoli, come Paolo (Romani 1:1), che sono chiamati "servi di Cristo".
Sessione [dal lat.sessio -onis«lo stare a sedere; seduta» (der. disedere«stare seduto»); il sign. ricalca l’ingl.session], insediamento.
Settanta (LXX). È la più importante e antica traduzione greca della Bibbia ebraica eseguita tra il III e il II sec. a.C., e quindi in un’epoca in cui il canone della Bibbia non era ancora definito e il testo ebraico non definitivamente fissato (lo sarà a partire dal II sec. d.C.). Indagini recenti inducono a ritenere che non sempre il testo ebraico-masoretico sia più antico e originale delle varianti della Settanta, le quali possono basarsi su una tradizione autentica del testo risalente a un periodo premasoretico. La versione dei Settanta era la Bibbia utilizzata dalla grande maggioranza degli autori del NT (tanto da sostituire l’originale). Essa include libri non presenti nel canone ebraico: Tobia, Giuditta, Baruch, Sapienza, Siracide, 1-2 Maccabei, e aggiunte a Daniele e Ester.
Significato[Meaning Meaning-side Meaning-mode Meaningless Meaning-totality]. Il "significato" (senso) è ciò che caratterizza la realtà creata, il suo essere. La realtà creata, difatti, non esiste di per sé stessa (non è assoluta), ma trova un referente in Dio che l'ha creata e che le dà un senso. Dio è l'Essere, la realtà creata è Significato. Indipendentemente da Dio, le cose (e noi con esse) non hanno senso, sono insensate (da cui insoddisfazione, irrequietezza, disperazione). Attribuire artificiosamente al creato un senso (diverso da quello che le è stato dato) è operazione futile e si risolve in un'indebita assolutizzazione idolatra di ciò che è creato. Iddio, nel Suo Cristo, crea ed è "Logos" (Giovanni 1), vale a dire datore di significato. Essa è vita e "luce degli uomini". Senza di essa non vi è che tenebra, cioè mancanza di significato. Tutto il significato della realtà creata è concentrato in Lui e da Lui si rifrange come in un prisma, dando espressione ai diversi modi dell'essere derivato.
Sillogismo.Il sillogismo (dal greco συλλογισμός, syllogismòs, formato da σύν, syn, "insieme", e λογισμός, logismòs, "calcolo": quindi, "ragionamento concatenato") è un tipo di ragionamento dimostrativo che fu teorizzato per la prima volta da Aristotele, il quale, partendo dai tre tipi di termine "maggiore" (che funge da soggetto nella conclusione), "medio" e "minore" (che nella conclusione funge da predicato) classificati in base al rapporto contenente - contenuto, giunge ad una conclusione collegando i suddetti termini attraverso brevi enunciati (premesse).
Simbolo ("mettere insieme"). Letteralmente significa una cosa che può indicarne un'altra: una realtà creata che può indicarne una più alta e trascendente. In questo senso sono simboli le parabole e anche i miracoli che indicano la guarigione fisica unita alla salvezza spirituale.
Similitudine. È un paragone che si stabilisce tra due soggetti mediante l’uso di termini che denotano somiglianza, un termine viene chiarito dall’altro. Esempio: "Quel soldato è come un leone"; "Il regno di Dio è come..."
Sinagoga. Edificio dove, in ogni città o villaggio, gli Ebrei si riuniscono per celebrare il loro culto.Durante la settimana può essere anche usato come aula scolastica dei fanciulli o come centro sociale. Le prime sinagoghe sorsero durante l'esilio a Babilonia.
Sincronia (dal greco syn-chronos, "con-temporaneità" non tiene conto dell’evoluzione).
SinderesiIl termine sinderesi, anche nella variante sinteresi, deriva dal greco συντήρησις (süntèrēsis, secondo la pronuncia bizantina) da συντηρέω (süntēréo termine composto da syn e tereo), verbo che significa "vedere", "osservare", "fissare lo sguardo", quindi anche "esame di sé". Indica il discernimento morale quale sentimento della coscienza che distingue il bene dal male. Secondo San Girolamo, sarebbe quella parte dell'anima diversamente chiamata coscienza. La sinderesi, come lui dice «scintilla conscientiae» (luce della coscienza), cioè permette all'uomo di avere autocoscienza, esame di sé, conoscenza innata del bene e del male, e quindi capacità di distinguere spontaneamente il bene dal male, capacità di dirigersi verso ciò che lo conserva, al bene che lo favorisce, conseguendo l'autoconservazione. Secondo Tommaso d'Aquino, la sinderesi esprime la tendenza innata dell'anima umana verso il bene e il suo rifiuto del male]. Dalla sinderesi dipende quindi la capacità dell'uomo di desiderare il bene e di provare rimorso per il male compiuto. Tutta la Scolastica deriva il significato di sinderesi, proprio dal pensiero tomista, chiarendo che questa disposizione di parte dell'anima al bene avviene poiché quella parte non è stata macchiata dal peccato originale che di per sé infatti renderebbe impossibile ad ogni uomo di aspirare al bene. In questo significato di tendenza attiva della coscienza al bene, ritroviamo l'uso del termine in Bossuet (vedi qui).
Sinossi (dal greco: syn-opsis, "un solo sguardo"). Libro che pone l’uno accanto all’altro i testi paralleli per un confronto rapido, con "un solo sguardo" (Cf . la Sinossi dei quattro vangeli di A. Poppi).
Sinòttici (dal greco: syn-opsis, "un solo sguardo"). Sono chiamati così i Vangeli di Matteo, Marco e Luca, perché posti in modo parallelo sono leggibili con un solo sguardo. Evidentemente derivano da fonti comuni.
Sion - città di Sion - monte Sion.Altro nome di Gerusalemme. Inizialmente indicava soltanto la collina a sud est, sulla quale era costruita la prima Gerusalemme che la Bibbia ricorda (2 Samuele 5:7; 1 Cronache 11:5; v. Città di Davide). In Seguito il nome indicò anche il monte più a nord sul quale fu costruito il Tempio (Salmi 48:3 ) e, infine con l'estendersi delle città anche a ovest, Sion indicò tutta Gerusalemme.
Sitz im Leben (dal tedesco, letteralmente: "collocazione nella vita" = "contesto, ambiente vitale"). Espressione introdotta da Gunkel (1906), per indicare la situazione socio-religiosa-teologica specifica (liturgia, missione, catechesi, ecc.) della comunità, nella quale il testo biblico si è prodotto originariamente o è stato trasmesso secondo determinate forme letterarie. La questione riguarda dunque la funzione di un testo nella vita della comunità.
Sommo sacerdote. Era il sacerdote che ricopriva la più alta carica della gerarchia giudaica dei sacerdoti. Presiedeva le assemblee del Sinedrio. Una volta all'anno (il grande giorno del perdono dei peccato, Levitico 16 ), entrava nel luogo santissimo del tempio e offriva un sacrificio per se stesso e per i peccati del popolo d'Israele.
Spirito Santo.Nel suo significato più semplice, la parola ebraica corrispondente a spirito viene usata nell'Antico Testamento per indicare soprattutto il vento. Il vento può essere, considerato messaggero di Dio o manifestazione della sua potenza (Genesi 1:2; Geremia 10:13). Spirito è anche il respiro dell'uomo, segno della vita datagli da Dio (Sami 143:7). Lo Spirito di Dio è la potenza con cui Dio opera ed è particolarmente presente in tutti coloro che hanno ricevuto da Dio una missione, ad esempio i profeti (Michea 3:8).Talvolta, nell'Antico Testamento, lo spirito è presentato come una forza mandata da Dio anche quando produce confusione o disorientamento come, ad esempio, nel caso del "cattivo spirito" che viene su Saul (1 Samuele 18:10 ). Nel Messia lo Spirito di Dio è presente in modo specialissimo; anzi è proprio per questa perfetta presenza dello Spirito che il Messia è in grado di compiere la sua missione (Isaia 42:1; Marco 1:8 ). I profeti hanno annunziato il dono dello Spirito a tutto il popolo (Ezechiele 36:27; Gioele 3). Il giorno di Pentecoste lo Spirito scende sulla prima comunità dei discepoli (Atti 2:14). Lo Spirito dona la fede in Cristo (1 Cor 12:3) e arricchisce i credenti con i suoi doni.
Talmud (dall’ebraico tardivo, a partire dalla radice lamad "imparare", significa "studio", "insegnamento"). È la raccolta della Mishnah e della Gemara (che la commenta). Esistono due Talmud. Quello di Gerusalemme (o palestinese) terminato sul finire del IV sec. d.C., e il Talmud di Babilonia (scuola di Sura), il più importante e ampio. Terminato nel VI sec. d.C. (ma con aggiunte fino al medioevo).
Targum (al plurale: targumim). La parola significa "traduzione". Con "targumim" si designano le traduzioni aramaiche (dapprima orali, poi messe per iscritto, soprattutto a partire dal II secolo della nostra era) della Bibbia cominciate dopo l’esilio (ma non si sa molto bene quando), allorché il testo ebraico non era più capito. Senza dubbio sono nate dalla necessità di far comprendere i testi biblici letti durante le celebrazioni ebdomadarie nella sinagoga. Se i targumim designano le traduzioni aramaiche, tuttavia non bisogna dimenticare che la traduzione greca della LXX (fatta intorno al 200 a.C. per i giudei della diaspora e di lingua greca) costituisce, anch’essa, un fenomeno targumico. Sembra ammesso oggi che il targum rappresenta il punto di partenza del midrash (come ricerca sistematica e commentario seguito al testo biblico). Possediamo dei targumim (traduzioni aramaiche) di quasi tutti i libri biblici. I più conosciuti sono quelli sulla Torah (Pentateuco) di cui esistono due famiglie, la babilonese (Targum di Onqelos) e la palestinese (Targum Neofiti e Yerushalmi, quest’ultimo viene ancora chiamato Targum del Pseudo-Jonathan).
Tassonomia.La tassonomia (dal greco ταξις, taxis, "ordinamento", e νομος, nomos, "norma" o "regola") è, nel suo significato più generale, la disciplina della classificazione. Abitualmente, si impiega il termine per designare la tassonomia biologica, ossia i criteri con cui si ordinano gli organismi in un sistema di classificazione composto da una gerarchia di taxa annidati. Con il termine tassonomia, dunque, ci si può riferire sia alla classificazione gerarchica di concetti, sia al principio stesso della classificazione. Praticamente tutti i concetti, gli oggetti animati e non, i luoghi e gli eventi possono essere classificati seguendo uno schema tassonomico. La tassonomia è la scienza che si occupa genericamente dei modi di classificazione (degli esseri viventi e non). Per classificazione si intende la descrizione e la collocazione in un sistema tassonomico di una entità per determinazione si intende il riconoscimento o l'identificazione di un soggetto. Soprattutto in ambito scientifico (es. botanica, zoologia)
Tempio. Quando non è accompagnata ad altre specificazioni, questa parola indica il tempio di Gerusalemme. Esso fu costruito dal re Salomone a metà del X secolo a. C. fu distrutto nel 587 a.C. dai Babilonesi. I rimpatriati dall'esilio ricostruirono il tempio in forma probabilmente più modesta.Dopo varie vicende, Erode il Grande ne decise il rifacimento nel 20 a.C. I lavori terminarono solo nel 64 d.C., poco prima della distruzione per opera dei Romani, che avvenne nell'anno 70 d.C. Il tempio di Salomone era un edificio rettangolare diviso in tre parti: l'atrio, la grande sala centrale o santuario, e il luogo santissimo. All'esterno si trovava l' altare per i sacrifici, nella sala centrale l'altare per l'incenso, le tavole per i pani e i candelabri. Nel luogo santissimo era conservata l'arca dell'alleanza sormontata dalle figure dei cherubini. In questo luogo entrava soltanto il sommo sacerdote una volta all'anno nel giorno del perdono. Il tempio di Gerusalemme era considerato come il luogo nel quale Dio, "che né i cieli né l'universo possono contenere, ha scelto di manifestare la sua presenza" (1 Re 8:27). Per questo il tempio doveva essere l'unico santuario del popolo d'Israele. V. Sacrificio, Santuario, Tenda dell'incontro.
Tempo.Il tempo è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. Tutti gli eventi possono essere descritti in un tempo che può essere passato, presente o futuro. La complessità del concetto è da sempre oggetto di studi e riflessioni filosofiche e scientifiche. "Se c'è un problema che attraversa l'intera storia dell’uomo e ne rappresenta un filo rosso, questo è il problema del tempo. Del resto l'uomo appartiene al tempo, inesorabilmente. Veniamo al mondo, trascorriamo in esso un tempo infinitesimo, scompariamo. Vivere e divenire sono tutt'uno. Ma, se è vero che al tempo noi apparteniamo è anche vero che il tempo ci appartiene. Infatti ne disponiamo, quasi fosse un dono, un dono misterioso. Niente è così sfuggente come il tempo, così inafferrabile. Affrontare un viaggio attraverso i diversi significati del tempo è come mettersi di fronte all’orizzonte, le possibilità sono infinite, il nostro è solo un inizio. Dal punto di vista filosofico il tempo è stato analizzato secondo diversi significati. I principali sono quello cosmologico, gnoseologico ed etico religioso. Nella prospettiva cosmologica, il t. è stato considerato come origine del mondo o elemento costitutivo dello stesso (durata senza inizio e senza fine o con cicli e ritorni). Nella prospettiva gnoseologica, il t. è stato visto solo come forma del pensiero, della mente, il t. dei ricordi e delle aspettativa in cui esiste solo il presente mentre il passato ed il futuro sono costruzioni del soggetto. Nella prospettiva etica, il t. è il simbolo della vita umana, finita limitata, subordinata alle situazioni più opposte.Questo aspetto morale diventa religioso quando la vita umana è presentata come un percorso di salvezza ed il tempo appare un precorrimento dell'eternità"
Tenda dell'incontro.Era il santuario trasportabile del popolo d'Israele durante il periodo i cui gli Israeliti vivevano ancora nel deserto; la tenda in cui Dio si incontrava con Mosè (Esodo 33:7-11).Veniva considerata come il luogo privilegiato della presenza di Dio i mezzo al suo popolo.
Teofania (dal greco, theos - phanein, "apparire di Dio"). Apparizione o manifestazione di Dio o dell’angelo di JHWH, spesso accompagnata da fenomeni straordinari.
Teologia Biblica ("Discorso su Dio in base alla Bibbia"). Considerando la Scrittura una "totalità", cioè il discorso intellegibile dell’unica Parola di Dio, ha la finalità di cogliere, a partire dai vocaboli, dalle figure e dai temi della Scrittura l’unità del disegno di Dio. Presuppone l’unità dei due testamenti (Cf. Il tema del messianismo, la categoria di alleanza, ecc.).
Teoria della Kenosis
Teosi,vedi Theosis.
Terreno comune[common ground], o punto di incontro, punto di contatto. Quello che il cristiano ed il non credente hanno o avrebbero in comune, permettendo loro di ingaggiarsi in una discussione apologetica. La prospettiva riformata nega che generalmente questo terreno comune esista, perché i presupposti su cui ciascuno basa il proprio pensiero sono diversi e quindi conduce ad equivoci. Non avrebbero, però, tali credenze comuni se ciascuno fosse coerente con i propri presupposti.
Tertium non datur(traduzione: un terzo (o una terza) non è dato/a) è una locuzione che appartiene al repertorio delle celebri frasi in lingua latina entrate a pieno diritto nel patrimonio culturale mondiale e non solo in quello italiano. Sta a significare che una terza soluzione (una terza via, o possibilità) non esiste rispetto a una situazione che paia prefigurarne soltanto due. Si potrebbe leggere quindi come: Non ci sono altre possibilità eccetto queste due.
Testimonianza interiore dello Spirito. Si tratta di una dottrina classica della Riforma che si basa su quanto scrive Paolo in Romani 8: “Lo Spirito prega, intercede per noi con sospiri ineffabili”. Lo Spirito santo ci dispone a ricevere Gesù. La Scrittura ci testimonia di Cristo e lo Spirito di Dio rende viva questa testimonianza, guidandoci nelle scelte quotidiane e nella fedeltà a Lui. Vedi qui.
Testo masoretico (TM). Testo della Bibbia ebraica (AT) fornito di un sistema di vocali ed indicazioni per la lettura (che non c’era prima), che ha raggiunto la definitiva stabilità. Si chiama "masoretico" (dall’ebr.: masar, "tramandare") perché è il risultato del lavoro dei "masoreti" (= "tradizionalisti"), che misero per iscritto tutte le "tradizioni" che riguardavano il testo biblico (lavoro svolto tra il VI e il IX sec. d.C.).
Tetragramma. Quattro lettere consonanti - in ebraico originariamente non si scrivevano le vocali - del nome sacro di Dio Jhwh (Jahwèh) rivelato a Mosè. Era tanto venerato che non si pronunciava mai: al suo posto si leggeva Adonài (il Signore).
Theologumenon. Un concetto o verità teologica espressa in forma di racconto.
Theosis.Concetto che si ricollega con l'espressione biblica "essere fatti partecipi della natura divina" come lo troviamo in 2 Pietro 1:4 "γένησθε θείας κοινωνοὶ” e che riguarda la dottrina della santificazione. Il termine è stato utilizzato da Ireneoed è oggi tipico della teologia dell'Ortodossia orientale. Vedi qui.
Tipi transitori.Nella teoria evoluzionista si tratta di fossili che presentano alcune caratteristiche di una specie animale ed alcune di un’altra specie e che sono ritenute appartenenti al tipo di sviluppo susseguente. Di fatto non sono mai stati trovati e, se si trovassero, si suppone che provvederebbero le prove della teoria evoluzionista colmando così il divario fra differenti tipi di specie.
Torah (dall’ebraico, "istruzione, insegnamento"). La Legge, però non in senso meramente giuridico; significa più precisamente, insegnamento di vita, norma pratica di condotta, data da JHWH al suo popolo. Essa è dono di Dio e fonte di gioia perché manifestazione graziosa del suo volere, e quindi del suo amore, che è vita per Israele. Corrisponde al Pentateuco (cf. sopra).
Tosephta. Raccolta di tradizioni rabbiniche poco posteriore alla Mishnah.
Traditionsgeschichte ("storia della tradizione"), cioè l’analisi delle diverse tappe redazionali per le quali è passato un testo biblico nella tradizione, prima di giungere alla redazione finale.
Tradizione.Con questo termine si intendono tutte le norme da lungo tempo entrate nelle abitudini sociali e religiose. Gesù le chiama "tradizioni degli uomini", quando sono tradizioni contrarie alla legge data da Dio (Matteo 1:1-9; Marco 7:1-13).
Unione con Cristo (v. unionemistica)
Utilitarismo.L'utilitarismo (dal latino utilis, utile) è una dottrina filosofica di natura etica per la quale è "bene" (o "giusto") ciò che aumenta la felicità degli esseri sensibili. Si definisce perciò utilità la misura della felicità di un essere sensibile. L'utilitarismo è quindi una teoria della giustizia secondo la quale è "giusto" compiere l'atto che, tra le alternative, massimizza la felicità complessiva, misurata tramite l'utilità. L'utilitarismo è una dottrina dell'obbligo morale (perché, di fronte a diverse prospettive d'azione, impone la scelta di quella che produce più benessere), del valore morale (un atto ha valore morale se produce benessere), è prescrittiva (perché indica agli uomini quel che essi devono fare) ma può essere altresì descrittiva (perché cerca di indicare le motivazioni interiori che spingono gli uomini ad agire: la ricerca del benessere o felicità).
Vangelo. Il termine significa "bella notizia", "lieto messaggio", "lieto annunzio". Il contenuto di questo messaggio è la venuta del regno per mezzo di Gesù Cristo. Si fa uso di questo termine per indicare il messaggio di Gesù; solo più tardi, passa a indicare i libri che lo contengono.
Volgata (Vg). Traduzione latina dell’intera Bibbia ad opera di Girolamo (IV sec. d.C.). L’AT viene tradotto dall’originale ebraico. Divenne poi la Bibbia ufficiale della Chiesa Latina fino praticamente al Vat II.
Zelota.Uno che appartiene al movimento di resistenza palestinese contro i Romani. Siccome due dei discepoli di Gesù si chiamavano Simone, per distinguerli uno è detto "Simone del partito degli zeloti" (Marco 3:18; Matteo 10; Luca 6,15).