Teologia/Una corazza che solo il Santo Spirito di Dio può infranger

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La sapienza biblica dei Puritani

Una corazza che solo il Santo Spirito di Dio può infrangere

La corazza portata da coloro che si compiacciono della loro ignoranza e che li rende refrattari, resistenti, a un qualsiasi tentativo di insegnare loro, negligenti ed ostinati, può essere infranta solo dallo Spirito di Dio

diThomas Manton (1620-1677)

La corruzione dell’animo umano è tale da impedirgli di fatto di credere in Gesù Cristo e può essere eliminata solo dall’efficace intervento dello Spirito di Dio. Questa corruzione ha una doppia sede: la mente e il cuore. L’ignoranza e l’impossibilità ad essere istruiti si trova nella mente. L’ostinazione e la negligenza nel cuore. Solo il Santo Spirito di Dio può fare breccia nella mente e nel cuore umano. Consideriamo separatamente queste due sedi della corruzione morale e spirituale dell’attuale condizione umana, quella che la Scrittura chiama “uomo naturale”.

La mente

1. Oscurità. L'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché gli sono pazzia, e non le può conoscere, perché si giudicano spiritualmente”(1 Corinzi 2:14). Non c’è armonia fra il cuore le cose di Cristo. Per quanto comprenda le parole, ha un’apprensione confusa della cosa e non sa che farsene per il suo conforto e pace. Questo stupido pregiudizio della mente lo predispone ad avversare la ricezione di Gesù Cristo. E’ come un vaso rotto che non può contenere questo liquido prezioso. La conchiglia della sua mente da sé non può svuotare l’acqua di questo oceano.

L’uomo naturale porta in sé una grande abbondanza di concezioni confuse, indistinte ed indefinite di Gesù Cristo. Gli sembrano solo “questioni religiose” irrilevanti, come le consideravano gli accusatori dell’apostolo Paolo che“avevano contro lui certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù morto, che Paolo affermava essere vivente”(Atti 25:19). Questi pregiudizi si trovano in tutti gli uomini naturali. Potrebbero considerarlo in generale come aveva fatto Agostino in gioventù con Dio: “Tanquam aliquem magnum”, un grande rimedio contro tutti i mali, ma senza che poi effettivamente lo si assuma.

Ora questi pregiudizi, sebbene in alcuni siano un po' rettificati dalla pregnanza dell'arguzia, dalla maturità dell'esperienza e dalla meditazione operosa, nessuna sapienza di conoscenza, né sapienza ai fini della salvezza, possono essere ricavate da queste verità divine se non dall’azione persuasiva dello Spirito. Non possiamo “imparare Cristo”, come dice l'apostolo. Un uomo può avere nozioni su Cristo, ma non ha ancora veramente “imparato a conoscere Cristo” (Efesini 4:20). Questo apprendimento presuppone un maestro, lo Spirito di Dio:“È scritto nei profeti: 'Saranno tutti istruiti da Dio'. Ogni uomo che ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me”(Giovanni 6:45). E’ lo Sprito che “ci insegna Cristo” affinché noi si abbia effettiva comunione con lui. E’ questo che viene in soccorso alla nostra luce naturale e che fa risplendere Cristo in noi.“Ma quello che rende intelligente l'uomo è lo spirito, è il soffio dell'Onnipotente”(Giobbe 32:8).

E’ solo allora che cominciamo a guardare Cristo con altri occhi e lo vediamo in modo vero e distinto. Un uomo può avere occhi, ma senza la luce non ci vede bene, non riesce a distinguere la forma distinta delle cose. Prima deve sorgere il sole e irradiare la sua luce. Prima deve essere accesa una lampada e poi cominceremo a vederci bene. E’ così per la nostra ragione che deve prima essere aiutata ad aggrapparsi alle verità divine per poter effettivamente trarne conforto. Così gli uomini ignoranti non sanno che farsene delle promesse del vangelo o dei comandamenti del vangelo, cosa pensare di Cristo o cosa credere. E’ per questo che è scritto:“A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo spirito investiga ogni cosa, anche le cose profonde di Dio”(1 Corinzi 2:10). E’ allora che ci viene data la conoscenza della verità e la percezione del suo valore.

2. Refrattarietà ad essere istruiti. Non solo siamo nell’oscurità, ma di fatto siamo ciechi. Abbiamo perso non solo l’uso, ma anche la facoltà di vedere. “L'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché gli sono pazzia, e non le può conoscere, perché si giudicano spiritualmente”(1 Corinzi 2:14). Non abbiamo “occhi spirituali”, e quindi non possiamo vedere le cose spirituali. Le cose vengono da noi apprese in base a come siano in proporzione e adeguate ai nostri cuori.

Ora i nostri cuori sono così grossolani che non possiamo misurare le verità in base ad essi. Questa “ininsegnabilità” rimane nell'anima finché lo Spirito non la dispone alla conoscenza; e perciò san Paolo prega,“il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per la piena conoscenza di lui e illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza egli vi abbia chiamati, quale sia la ricchezza della gloria della sua eredità nei santi”(Efesini 1:17-18).

E così in Luca 24:25-27“Allora Gesù disse loro: “O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno detto! Non era necessario che il Cristo soffrisse queste cose ed entrasse quindi nella sua gloria?”. E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano”.Quel Cristo aveva” aperto la loro comprensione” cioè, li aveva resi ricettivi all’insegnamento. La parola non solo viene proposta loro per rettificare le loro apprensioni di Cristo, ma le loro menti sono aperte; il che implica che come non avevano luce, così avevano gli occhi chiusi, una mente malvagia così come una mente debole, una mente disaffezionata, prevenuta, piena di principi corrotti e ragionamenti avanzati contro la verità.

Il cuore

Nel cuore c'è negligenza e testardaggine. E quindi, come Dio deve insegnare alle loro menti, così deve attirare i loro cuori; come è detto in Giovanni 6:44“Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato e io lo risusciterò nell'ultimo giorno”.

Prendiamo atto di questi due mali.

1. Negligenza. Gli uomini disprezzano Cristo e non possono essere conquistati per credere in lui. Questa negligenza deriva da due cose:

(1) L'amore per la comodità. Gli uomini non possono pensare a Cristo se non con riluttanza, e sono riluttanti a dover fare qualcosa. E’ come la donna di cui parla il Cantico dei Cantici e che dice:“Io mi sono tolta la gonna; come me la rimetterei ancora? Mi sono lavata i piedi; come li sporcherei ancora?”(Cantico 5:3). Un cuore carnale e incurante, che ama la comodità, si attacca a ogni piccola esitazione e vana scusa. Nei paesi caldi, dove andavano scalzi, erano soliti lavarsi i piedi dopo il viaggio. Sono restii ad alzarsi per intrattenere Cristo per paura di avere problemi da perderci.“Il pigro non ara a causa del freddo; alla raccolta verrà a cercare, ma non ci sarà nulla”(Proverbi 20:4). Molti non si curano di Cristo, perché costerà loro fatica e cura il seguirlo. Devono seguirlo attraverso tante preghiere, meditazioni e riflessioni: preferiscono così stare fermi. C'è bisogno di molta rivelazione per rendere l'anima seriamente ricettiva e pronta all’azione.“Ho aperto all'amico mio, ma l'amico mio si era ritirato, era partito. Ero fuori di me mentre lui parlava; l'ho cercato, ma non l'ho trovato; l'ho chiamato, ma non mi ha risposto”(Cantico 5:6). Quando comincia a toccare le barriere del cuore, però, tutte le scuse vane svaniscono, allora nient'altro che Cristo soddisferà il cuore.

Così Atti 2:37:“Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: ‘Fratelli, che dobbiamo fare?’”.Gli uomini inconvertiti indulgono ancora ai loro vani pensieri e scuse; ma quando questo sarà passato, non possono più indugiare con la salvezza. Il carceriere di Filippi“poi li condusse fuori e disse: ‘Signori, cosa devo fare per essere salvato?’”(Atti 16:30). Oh, dimmi in fretta, non posso più sopportare indugi!

2. Considerare altre cose più eccellenti. Un amore, come un chiodo, ne scaccia un altro. Un uomo disprezza una cosa quando il flusso dei suoi affetti è portato in un'altra direzione. Nella parabola di Gesù, chi aveva un podere, chi un giogo di buoi, chi aveva preso moglie, chi una scusa, chi un'altra; ma tutti dicevano: "Non posso venire". Gli uomini sono occupati separatamente, o con onori, o profitti, o piaceri; ma tutti si guardano da Cristo. Quindi c'è bisogno della rivelazione dello Spirito, per mostrare le bellezze di Cristo davanti all'anima, affinché possano vedere che c'è di più in questo amato che in qualsiasi altro oggetto d’amore, come dice il Cantico dei cantici“Che è dunque l'amico tuo, più di un altro amico, o più bella fra le donne?”(5:9); affinché così la forza dei nostri affetti verso oggetti non meritevoli possa essere spezzata e la corrente del cuore deviata per un'altra via e portata a Cristo. Questo è ciò che si desidera in quella richiesta:“Attirami a te! Noi ti correremo dietro!”(Cantico 1:4), vale a dire che lo Spirito avrebbe mostrato la gloria di Cristo all'anima, affinché noi potessimo considerarlo come un oggetto attraente, e così scoprire che i nostri cuori e i nostri desideri lo seguissero.

3. Testardaggine di cuore. C'è una caparbietà negli uomini; non crederanno, perché non vogliono credere. Gli uomini non vogliono aver a che fare con Gesù Cristo; Dio mostra loro la via, ed essi la respingono con disprezzo:“...eppure non volete venire a me per avere la vita!”(Giovanni 5:40). Cristo dice loro:“Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati e io vi darò riposo”(Matteo 11:28); essi, però, non verranno; non c'è risposta nel cuore alla chiamata di Dio a causa di questa ostinazione di spirito. Ora, però, quando gli inviti dell’Evangelo sono accompagnati dalle mozioni dello Spirito, essi comandano il proprio ingresso nell'anima. Allora il cuore si sottomette alla via che Dio rivela per il suo bene. Il cuore, come un'eco rapida e forte, restituisce la piena risposta alle esigenze evangeliche:“Il mio cuore mi dice da parte tua: “Cercate il mio volto!”. Io cerco il tuo volto, o Eterno”(Salmo 27:8);“Io dirò: 'È il mio popolo!', ed esso dirà: 'L'Eterno è il mio Dio!'’”(Zaccaria 13:9).

Per dimostrare questo punto rispondo a uno o due dubbi prima di passare alla domanda. I dubbi sono questi:

3.1 Se la mancanza della rivelazione dello Spirito è la causa per cui così pochi credono, come può Dio essere giusto nel punire gli uomini per la loro incredulità, dal momento che non dà a tutti una simile rivelazione?

Rispondo: in due modi: primo, dipende dalla sovranità di Dio:“...farò grazia a chi vorrò fare grazia, e avrò pietà di chi vorrò avere pietà”(Esodo 33:19), e poi Romani 9:15-16:“Egli dice a Mosè: ‘Io avrò misericordia di chi avrò misericordia, e avrò compassione di chi avrò compassione’. Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia”.La volontà di Dio è la misura delle sue azioni, come la legge morale è la misura delle nostre azioni. Questa è una regola per noi, non per Dio; Egli non rende conto delle sue cose, agisce per sovranità infinita, e così può fare ciò che gli piace Chi gli darà un compito da svolgere? Matteo 11:25-26“In quel tempo Gesù prese a dire: ‘Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto’”.Questo è il risultato di tutto, e la parola finale di tutte le dispute al riguardo: 'Sì, Padre, perché così ti è piaciuto'. Non ti dice per quale motivo sia piaciuto al Padre; ma anche così gli è piaciuto. Questo deve bastarci: è giusto perché così è piaciuto al Padre. Non dovete essere giudici delle azioni di Dio, ma operatori della sua volontà. Dio vi ha fatto non per biasimarlo, ma per dargli gloria. Il modello di tutta la giustizia deve essere copiato dalla volontà di Dio; è così solo perché così Dio l'ha fatto.

In secondo luogo, la bellezza della giustizia di Dio risplende in questo, in quanto causa positiva dell'incredulità:

(1) È in noi stessi, essendo attraverso la nostra cecità e testardaggine. Noi 'non vogliamo venire a lui per avere la vita'.“È la tua perdizione, o Israele, l'essere contro di me, contro il tuo aiuto”(Osea 13:9). Dio è la causa positiva della fede, la causa privativa dell'incredulità. La rivelazione dello Spirito opera la fede; ma in caso di sua mancanza, i nostri stessi cuori perversi sono la causa dell'incredulità. Se la terra è illuminata questo viene dal sole; ma se è buio, è per la mancanza del sole, cioè da se stesso:“E, se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione”(2 Corinzi 4:3). Essi seguono una via per rovinare sé stessi.

(2). Gli uomini non fanno del loro meglio, e quindi sono giustamente puniti perché non hanno fatto ciò che potevano fare per ottenere la fede. È giustamente condannato colui che si lamenta della lunghezza del cammino, e quindi non muove un piede per vedere se raggiungerà la destinazione o no.“Servo malvagio e fannullone!”dice il padrone della parabola di Gesù al servo che non aveva investito come avrebbe dovuto i beni che gli erano stati dati in amministrazione (Matteo 25:26). Molti si lamentano, come se Dio avesse bisogno di mattoni e non avesse dato paglia. Sono malvagi e pigri; non fanno quello che dovrebbero. Gli uomini preferiscono accusare Dio piuttosto che riflettere sulla propria pigrizia; non verranno da lui.

Abusano di quel che dovrebbero fare e così, lungi dal eseguirlo il più possibile, le usano contro Dio: Ma costoro dicono male di tutte le cose che non sanno e si corrompono in quelle che sanno per istinto, come bestie senza ragione (Giuda 10). Pietro scrive: Ma costoro, come bruti senza ragione, nati alla vita animale per essere presi e distrutti, dicendo male di quel che ignorano, periranno nella loro corruzione, ricevendo il salario della propria iniquità(2 Pietro 2:12).C'è abbastanza malvagità in loro da far procedere l'ira di Dio contro di loro. Questo è il primo dubbio.

3.2 Il secondo dubbio è (a cui in qualche modo si risponde da questo) se questo è dovuto alla mancanza della rivelazione dello Spirito, perché allora dovremmo operare per ottenere la fede? Il nostro lavoro non farà a meno della rivelazione dello Spirito. Risposta:

(1) Dovremmo lavorare per ottenerlo, per scoprire la nostra debolezza, affinché possiamo attingere forza da Dio per farlo più seriamente. Gli uomini pensano che sia facile credere finché non si mettono alla prova. Non vedono il bisogno dello Spirito fino a quando non percepiscono l'infruttuosità dei propri sforzi:“Se chiami il discernimento e rivolgi la tua voce all'intelligenza, se la cerchi come l'argento e ti dai a scavarla come un tesoro, allora comprenderai il timore dell'Eterno, e troverai la conoscenza di Dio”(Proverbi 2:3-5).

(2)Per manifestare la nostra obbedienza a Dio e incontrarlo nei suoi termini, a modo suo, Egli ci ha comandato di credere. Fa’ ciò che puoi nei suoi confronti. Migliora le tue capacità naturali e usa i mezzi che Dio ha stabilito e riferiscigli il successo che hai ottenuto: Luca 5:5“Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla, però, alla tua parola, calerò le reti”.Considera la prerogativa di Dio su di te e sfrutta al meglio il potere che hai; e se non altro, al suo comando compi il tuo dovere. Dio ti ha permesso di fare qualcosa, e può giustamente esigere che tu faccia il massimo. Ogni uomo ha il comando sulla sua facoltà “locomotrice” può scegliere se venire qui o andarsene.“Beato l'uomo che mi ascolta, che veglia ogni giorno alle mie porte, che vigila alla soglia della mia casa!”(Proverbi 8:34). Dunque:

(3) Affinché tu possa manifestare i tuoi desideri per esso. Dio non dà Cristo a molti, perché essi non si curano di lui. Se a un uomo interessasse una cosa, si sforzerebbe di seguirla. Le scuse sono sempre un segno di un cuore riluttante. Dove i desideri sono veementi, non saranno facilmente soddisfatti: “Il regno dei cieli è anche simile a un mercante che va in cerca di belle perle e, trovata una perla di gran valore, se n'è andato, ha venduto tutto quel che aveva e l'ha comprata”(Matteo 13:45-46). Coloro che non desiderano Cristo, non lo considerano una perla preziosa; se lo facessero, i loro cuori lo perseguirebbero decisamente. Quelli che dicono di non potere c'è da temere che non abbiano cuore.“Il pigro dice: ‘C'è un leone nella strada, c'è un leone per le vie!’”(Proverbi 26:13). Perciò sforzati di ottenere la fede, se non altro per dimostrare che Cristo vale la tua più seria ricerca e ricerca di lui.

(4) Perché, sebbene con l'uso dei mezzi non otterremo la fede, tuttavia senza i mezzi non l'avremo. È conditio sine qua non, sebbene non causa fidei.“Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come udranno, se non c'è chi predichi?”(Romani 10:14). L'uomo non l'ottiene per l'udito, ma non l'ha senza udito. Non c'è merito né efficacia nei mezzi, eppure ci deve essere la loro presenza, perché vale negativamente, se non usi i mezzi non crederai mai. Lo Spirito causa la fede, ma è mediante la parola: vedi quel testo, Atti 13:46“Allora Paolo e Barnaba dissero loro francamente: ‘Era necessario che a voi per primi si annunciasse la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci volgiamo ai Gentili’”. Gli uomini che rifiutano di avvalersi di mezzi, emettono su se stessi una sentenza di condanna, dichiarano di essere coloro che Dio giudicherà indegni della vita eterna, indegni, perché non la cercano. Quando il salmista descrive uomini disperati, li rappresenta come quelli che rifiutano i mezzi:“Hanno veleno simile al veleno del serpente, sono come l'aspide sordo che si tura le orecchie, che non ascolta la voce degli incantatori, del mago esperto nell'ammaliare”(Salmi 58:4-5). La vipera si tappa un orecchio con la coda e l'altro giace vicino al suolo. Quindi, uomini malvagi, se vengono alle ordinanze, badate che non prevalgano su di esse; non sono diligenti nel prestare attenzione alla parola. Sono come la vipera sorda che si tappa l'orecchio, che non ascolta la voce dell'incantatore, che non incanta mai così saggiamente!

(5) È molto probabile che Dio venga e ci incontri se lo cerchiamo a modo suo; e chi non oserebbe avventurarsi in una probabilità di salvezza per uscire da un certo pericolo? Se non usi i mezzi, sei sicuro di perire; se lo fai, è probabile che tu ottenga misericordia; e certamente è la via più sicura avventurarsi su queste speranze. L'anima ragiona in tal caso proprio come fecero gli Aramiti:“Se diciamo: 'Entriamo in città', in città c'è la fame, e moriremo; se restiamo qui, moriremo lo stesso. Ora dunque venite, andiamo a presentarci nell'accampamento dei Siri; se ci lasciano vivere, vivremo; se ci danno la morte, moriremo”(2 Re 7:4). Quindi se continuiamo nei nostri peccati, è la morte; se trascuriamo la preghiera, o l'ascolto, o la meditazione, è la morte; anche se c'è solo un se di misericordia, avventurati su di esso, un po' per tenere alto il cuore. Gli uomini che stanno per annegare si aggrapperanno, anche se si tratta solo di una canna o di un ramoscello.

(6) Questa è la via abituale di Dio, per incontrare coloro che lo cercano. Il Dio di Giacobbe non voleva che cercassero invano il suo volto:“Io non ho parlato in segreto: in qualche luogo tenebroso della terra; io non ho detto alla discendenza di Giacobbe: “Cercatemi invano!”. Io, l'Eterno, parlo con giustizia, dichiaro le cose che sono giuste”(Isaia 45:19);“Io altresì vi dico: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”(Luca 11:9). Sebbene non voglia alzarsi e dargli ciò che chiede perché è suo amico, tuttavia a causa della sua importunità, si alzerà e glielo lo darà. Quando l'anima è così importuna con Dio, è segno di misericordia, ed è per l'efficacia preliminare dello Spirito. Questa serietà per ottenere la fede è la prima impressione dell'efficacia dello Spirito. Così ho risposto ai dubbi.

Da: “A Practical Exposition of the Fifty-Third Chapter of Isaiah” di Thomas Manton,https://www.monergism.com/reformation-theology/blog/ignorance-unteachableness-obstinacy-and-carelessness-cannot-be-conquered