Teologia/L'inferno: un'angosciosa realtà
L'INFERNO: UN'ANGOSCIOSA REALTA'
L'insegnamento biblico sull'inferno è oggi forse una delle dottrine più trascurate. Quando si parla oggi di inferno, infatti, si viene generalmente messi in ridicolo, come se tutta la faccenda dell'inferno fosse così antiquata che solo gli ingenui e gli sprovveduti potrebbero ancora credere all'esistenza di un luogo simile.
Queste reazioni non ci sorprendono più di quel tanto: l'uomo naturale, infatti, non sopporta l'idea di dover essere responsabile di sé stesso davanti a Dio, perché ama il peccato e non ha alcuna intenzione di abbandonarlo. La mente carnale allora scaglierà obiezione dopo obiezione contro l'idea dell'inferno, perché rifiuta di affrontarne la realtà. Molti vivono pensando che se solo continueranno ad ignorare una certa difficoltà abbastanza a lungo, essa svanisca da sola. Persino alcuni leader religiosi conservatori si sono messi ad attaccare l'idea dell'inferno!
Che propongano però pure tutti gli argomenti che vogliono: le frivole obiezioni degli sciocchi non riusciranno ad eliminare l'inferno!
Nel mezzo di tutto questo schiamazzo per negare l'esistenza dell'inferno, coloro che credono che la Bibbia abbia ragione sono chiamati ad alzarsi per parlare chiaramente e con fermezza. Quando parlerete del giusto terrore che deve incutere l'inferno, forse sarà la cosa più importante che avrete potuto fare in questa vita. «...chiunque ode il suono della tromba e non fa caso all'avvertimento, se la spada viene e lo porta via, il suo sangue sarà sul suo capo» (Ezechiele 33:4). Vi prego, vi esorto vivamente di prendere il tempo necessario per leggere questo saggio fino alla fine.
Perché mai uno dovrebbe interessarsi così tanto dell'inferno? Perché dovremmo usare del nostro tempo prezioso per leggere un trattato sull'inferno? Ci sono diverse ragioni per cui questo può essere vantaggioso:
- 1) Udire dell'angosciosa realtà dell'inferno come di una reale possibilità potrebbe essere un salutare shock per la vostra coscienza e farvi aprire gli occhi sulle false sicurezze che troppo spesso si coltivano.
- 2) Udire dell'inferno può essere un salutare deterrente dal commettere ciò che a Dio dispiace. Sia le persone religiose che quelle irreligiose possono essere dissuase molto efficacemente dal peccare quando si rammenta loro regolarmente della reale possibilità dell'inferno.
- 3) Udire delle angosciose sofferenze dell'inferno come di una reale possibilità può essere molto utile per coloro che si illudono di essere salvati supponendo di essere credenti in Cristo e nei fatti dell'Evangelo mentre in realtà non lo sono e sono avviati loro malgrado proprio là dove essi certo non vorrebbero finire.
- 4) Predicare la dottrina dell'inferno è utile sia per i credenti che per i non credenti, come verrà presto dimostrato in questo saggio.
Perché la gente oggi sembra non aver più paura dell'inferno? Si, perché oggi pare esservi una diffusa indifferenza ed incredulità a questo riguardo, e la possiamo trovare fra le file sia di quelli che vanno in chiesa e di quelli che non ci vanno. La gente sembra non temere più l'inferno. Perché?
Un uomo non ha paura di un leone quando questo è solo dipinto sulla parete. Perché? Perché è solo un'immagine. Egli sa che non si tratta di un leone vero. Ma se invece fosse da solo nella giungla, e venisse faccia a faccia con un minaccioso leone ringhiante, ne sarebbe terrorizzato. L'umana coscienza è proprio come quell'uomo che aveva visto un leone dipinto. Udiamo dalla Bibbia dell'inferno. Sappiamo che il Signore Gesù ne aveva parlato, e forse di più di qualunque altro argomento! E allora perché molti oggi non credono all'inferno come di una reale possibilità? Perché non ne odono abbastanza, perché non studiano quello che la Scrittura dice sull'inferno. Non è tanto quello che udiamo a conformare ciò in cui noi crediamo, ma pure ciò che non udiamo conforma il nostro sistema di credenze. E' solo lo Spirito di Dio che può incuterci il giusto e necessario terrore dell'inferno, e presentarcelo in modo tale da rendercene attenti. La dottrina dell'inferno è stata usata da Dio per la conversione dei peccatori molto più spesso di quanto si creda e molto di più di qualsiasi altra dottrina. Ora che ti accingi a proseguire la lettura di questo opuscolo prega che lo Spirito Santo ti renda cosciente della realtà dell'inferno tanto da cercarne in ogni modo i mezzi per sfuggirvi.
LA NECESSITA' DELL'INFERNO
La maggior parte di coloro che oggi si prendono gioco di questa dottrina lo fanno probabilmente per diverse ragioni. Forse la principale è la pertinacia di voler seguire solo quello che a loro meglio aggrada senza avere il pensiero di dover subire conseguenze per le loro azioni. Essi non vogliono udire che ciò che essi fanno è sbagliato, essi non vogliono udire che saranno puniti per i loro peccati.
Quante volte, poi, si odono al riguardo rimostranze di questo genere: "...ma non vi sembra che un tormento eterno all'inferno sia incompatibile con un Dio misericordioso ed amorevole? Come potrebbe un Dio che è amore destinare qualcuno all'inferno per sempre?". Queste domande però, nascono da un equivoco di fondo sul carattere di Dio e sulla natura del peccato. Perché è necessario l'inferno? Esaminiamone diverse ragioni.
1) La malvagità del peccato e la santità di Dio
La difficoltà che molti hanno nel comprendere la necessità dell'inferno può essere posta in relazione ad una comprensione incompleta ed inadeguata da una parte di quanto sia veramente riprovevole ed aberrante il peccato, e dall'altra di quanto sia glorioso Dio. Non vediamo quanto anche il più piccolo peccato possa essere deplorevole agli occhi di Dio né riusciamo a comprendere la santità di Dio, la Sua giustizia e la Sua ira. Se considerassimo il peccato come il più grande male del mondo, se ci rendessimo conto che esso è un vergognoso insulto e un dispregio della sovranità di Dio su di noi, un empio scherno nei Suoi riguardi, un agitarGli davanti il nostro pugno ed uno sputo in faccia, cominceremmo a comprendere un poco di come possa apparire il peccato ai Suoi occhi. Ogni qual volta noi pecchiamo, eleviamo nel nostro cuore noi stessi oppure una nostra pietosa voglia come se Gli fosse una divinità rivale. Il peccato respinge il Creatore nella Sua stessa essenza e dignità divina per porre al Suo posto una creatura.
Se solo potessimo comprendere la santità divina e che cosa significa essere santo, puro, perfetto, retto e incontaminato dal sia pur minimo peccato, avremmo un'idea migliore sul perché Dio odi tanto il peccato. L'assoluta santità non può tollerare il minimo peccato. "Tu hai gli occhi troppo puri per vedere il male e non puoi guardare l'iniquità" (Ha. 1:13). Se solo potessimo capire la gloriosa santità e purezza di Dio, come pure maggiormente la natura abominevole del peccato, allora non avremmo problemi con l'assoluta necessità dell'inferno.
"Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?". Il cuore umano è malato, il cuore umano è malvagio, il cuore umano è ingannevole. E' la corruzione del cuore umano a fare in modo che noi inganniamo noi stessi sulla perversità del peccato e su molte altre cose.
2) La natura infinita di Dio.
Cercare di comprendere che cosa sia in realtà il peccato, significa guardarlo dal punto di vista di Dio. Dio è un essere infinito ed eterno. Ogni atto di peccato viene commesso contro un Dio infinito e santo. In ogni atto di peccato noi spodestiamo Dio e mettiamo noi stessi sul trono: in ogni peccato è questa la questione decisiva. "la volontà di chi sarà compiuta: quella di Dio o quella dell'uomo?" Ora l'uomo, con il peccato pone la sua propria volontà al di sopra di quella di Dio, e così dà un calcio a Dio e lo pone sotto i suoi piedi"1 . Un singolo atto peccaminoso commesso contro un Dio santo ed infinito, merita un castigo dal carattere infinito. E' un male infinito offendere un Dio infinito anche una sola volta.
3) La giustizia divina
Anche un solo peccato contro Dio richiede che Dio difenda il Suo nome e la Sua giustizia punendolo tanto severamente quanto merita. Dio può difendere la Sua giustizia, e lo farà. Egli promette di farlo in Romani 12:19 laddove dice: " Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all'ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore»". Uno dei più grandi predicatori in assoluto, Jonathan Edwards, scrisse: "La gloria di Dio è il bene più alto; è lo scopo principale della creazione; è di importanza maggiore di qualunque altra cosa. Ecco però un modo in cui Dio glorificherà sé stesso glorificando la Sua giustizia: nell'eterna distruzione degli empi. Là Egli apparirà come giusto sovrano del mondo. La giustizia retributiva di Dio apparirà stretta, esatta, terribile, e quindi gloriosa"2 .
UNA DESCRIZIONE DELL'INFERNO
L'inferno è una fornace di fuoco inestinguibile, un luogo di castigo eterno, dove le sue vittime vengono tormentate sia nel corpo che nella mente secondo la propria natura peccaminosa, i peccati che di fatto si avranno commessi, e la misura di luce spirituale loro accordata e da loro respinta. L'inferno è un luogo dal quale Dio ha ritirato la Sua misericordia e la Sua bontà, dove l'ira di Dio viene rivelata come un fuoco terrificante e consumante, e dove gli uomini vivranno con le loro concupiscenze insoddisfatte nei secoli dei secoli.
In Matteo 13:47-50 il Signore Gesù racconta una parabola al riguardo del Giudizio. Nei versetti 49 e 50 il Signore descrive il destino degli empi: "Così avverrà alla fine del mondo, gli angeli verranno e separeranno i malvagi dai giusti; e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor dei denti".
Nell'esaminare queste parole del Signore Gesù dovremmo dapprima notare che l'inferno viene qui descritto come una fornace di fuoco. La fornace di Nebukadnetsar era stata riscaldata sette volte più del normale e viene descritta come "una fornace di fuoco ardente" (Da. 3:23). Giovanni Battista parlava di "fuoco inestinguibile" e Apocalisse descrive l'inferno come "uno stagno di fuoco che arde con zolfo" (Ap. 19:20). Potete veramente immaginare l'orrore a cui fanno riferimento queste parole? Immaginate ogni parte del vostro corpo in fiamme allo stesso tempo, in modo tale che ogni fibra del vostro corpo senta l'intenso tormento di essere bruciato. Quanto a lungo potreste sopportare un simile castigo? Cristo ci dice che ci sarà "pianto e stridor di denti". I perduti gemeranno e i loro denti strideranno dal dover sopportare il più intenso dolore e sofferenza che mai abbiano dovuto affrontare mentre le fiamme consumano e costantemente bruciano ogni parte del loro corpo. E non ci sarà sollievo alcuno.
Jonathan Edwards descrive in modo immaginoso ciò che sarà il fuoco dell'inferno: "Alcuni di voi forse avranno già visto degli edifici in fiamme. Immaginate voi stessi nel più bel mezzo di un simile incendio a combattere inutilmente con le fiamme. Avete mai visto un ragno o qualche altro fastidioso insetto gettato nel mezzo di un intenso fuoco, ed avete osservato come subito cede alla forza delle fiamme? Non c'è alcuna dura lotta, alcun combattimento contro le fiamme, nessuna forza che possa essere opposta al calore per sfuggirne; immediatamente si tende e vi si abbandona, e il fuoco ne prende possesso, e subito diventa incandescente. Ecco un'immagine limitata di ciò che sarete all'inferno, a meno che non vi ravvediate e non troviate rifugio in Cristo. Per incoraggiare voi stessi di poter essere in qualche modo capaci a sopportare i tormenti dell'inferno ...è come se un verme che stesse per essere gettato in una fornace ardente tendesse i muscoli e cercasse di fortificarsi e di prepararsi per combattere le fiamme" (3).
L'inferno viene pure descritto come un luogo di tenebre. Il Signore ci parla di quell'ospite trovato senza vestito di nozze e che era stato gettato "nelle tenebre di fuori" (Matteo 22:13). Giuda scrive di coloro che dimorano nell'inferno: «stelle erranti a cui è riservata la caligine delle tenebre infernali per sempre» (Giuda 13).
Christopher Love nella sua opera Hell's Terror dice: "le tenebre sono terribili, e gli uomini temono più le tenebre che la luce; l'inferno è dunque presentato con un'espressione così terribile affinché il cuore degli uomini tremi; non solo dunque le tenebre, ma la caligine delle tenebre" (4).
In Isaia 30:33 l'inferno è paragonato al Tophet. Il Tophet era il luogo dove i Giudei idolatri sacrificavano i loro bambini al Dio pagano Moloc gettandoli nel fuoco. Da quel luogo venivano emesse giorno e notte grida terrificanti, come pure, giorno e notte, dall'inferno si odono grida, gemiti e lamenti. Isaia parla del "soffio dell'Eterno" come di un "torrente di zolfo" che accende l'inferno. Vi sono dunque ampie evidenze dalle Scritture che Dio stesso sarà il fuoco dell'inferno. Ebrei 12:29 dice: «perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante». Gli empi sulla terra danzano di gioia quando odono predicatori che parlano dell'amore e della misericordia di Dio, ma essi non ne saranno i beneficiari, se prima non si ravvedono. Per loro Dio sarà come un fuoco consumante. Ebrei 10:30,31 ci ammonisce così: «Noi infatti conosciamo colui che ha detto: «A me appartiene la vendetta, io darò la retribuzione» dice il Signore. E altrove: «Il Signore giudicherà il suo popolo».E' cosa spaventevole cadere nelle mani del Dio vivente». E' cosa spaventevole e terribile cadere nelle mani del Dio vivente! Peccatore, tu non potrai sfuggire all'inferno. Dio sarà il tuo inferno e la Sua ira ti consumerà e ti sarà riversata addosso per tutta la Sua esistenza. «Chi conosce la forza della tua ira e il tuo furore secondo il timore che ti è dovuto?». E' proprio perché Dio stesso sarà il fuoco dell'inferno che le parole non potranno mai esprimere adeguatamente il terrore dei dannati all'inferno. "Non c'è motivo di sperare che i predicatori riescano a presentare questo argomento oltre a ciò che è il realtà, che non sia poi così terribile come si vuole far credere, che i predicatori esagerino un po'... Abbiamo piuttosto ragione per supporre che quand'anche avessimo detto tutto il possibile, tutto ciò non sia ancora che un'immagine inadeguata"(5 ).
In Luca 16:19-26 Cristo ci parla di due uomini. Uno di loro era ricco (è conosciuto tradizionalmente come "il ricco Epulone") e l'altro era un mendicante (Lazzaro), Entrambi erano morti. Il mendicante venne subito portato dagli angeli in cielo, mentre in ricco andò all'inferno. Il ricco non era finito all'inferno perché fosse ricco, né il mendicante era andato in paradiso semplicemente perché fosse povero. Il Signore ci mostra questo contrasto per insegnarci che le nostre circostanze possono mutare radicalmente una volta che passiamo nella dimensione dell'eternità. Non dobbiamo ingannarci per il solo fatto che dopotutto Egli ci abbia trattato bene quaggiù: dopo la morte potrà fare molto diversamente. L'eterno luogo di dimora di questi due uomini era il risultato della condizione del loro cuore davanti a Dio qui sulla terra. Lazzaro era un vero seguace di Dio, il ricco Epulone no. Notiamo attentamente ciò che le Scritture ci dicono su Epulone e sulla sua condizione, perché da questo apprenderemo molto al riguardo dell'inferno.
I versetti 23 e 24 ci dicono che Epulone si trovava "tra i tormenti nell'inferno". Che significa essere tra i tormenti? Questi tormenti si riferiscono ai tormenti del corpo come pure a quelli dell'anima. Come abbiamo visto sarà il corpo ad essere tormentato in una fornace di fuoco. Ogni parte del corpo soffrirà il dolore di quel fuoco. Chi soffre di acuti dolori di stomaco, soltanto per quei dolori può essere in grande agonia, ma questo dolore sarà ancora più acuto. La morte per cancro può talvolta causare estremo dolore per il corpo, ma il dolore dell'inferno sarà ancora più grande. Se il vostro corpo fosse afflitto da molte diverse e dolorose malattie allo stesso tempo, sareste ancora lontani dall'immaginare come potrebbe essere il dolore dei dannati all'inferno.
All'inferno anche la coscienza sarà tormentata. La coscienza è esattamente quel "verme che non muore" di cui parlano le Scritture (Marco 9:48; Isaia 66:24). Ad Epulone viene detto che "ricordati... che durante la tua vita...". Si sarà tormentati da intenso dolore, ma si sarà pure tormentati dalle proprie memorie. Ricorderemo di aver sentito parlare dell'inferno e di avercene fatto beffa. Ricorderemo che qualcuno ci aveva pure messi in guardia e ci aveva esortato al ravvedimento, oppure che accettare le benedizioni del paradiso senza sottomettersi a Cristo sarebbe stato comunque perdere la salvezza, ma non ne avevamo prestato fede. Saremo tormentati dal vedere a distanza le glorie del paradiso (come Epulone era pur in grado di fare) e dal sapere che mai e poi mai potremo raggiungerle. Saremo tormentati da desideri e da concupiscenze insoddisfatte (Epulone non era in grado di ricevere persino una goccia d'acqua fresca sulla lingua). Saremo tormentati dal sapere che dall'inferno non potremo più sfuggire (ad Epulone vien detto che "coloro che vorrebbero da qui passare a voi non possono"). Saremo tormentati dalle grida, dai gemiti e dalle maledizioni dei dannati intorno a noi. I tormenti più estremi che un uomo possa avere sulla terra non sono che una puntura d'ape comparate ai tormenti dell'inferno.
Jonathan Edwards nel suo sermone: Il futuro castigo dei malvagi parla di come gli uomini non saranno in grado di trovare neanche il più piccolo sollievo nell'inferno: "...né essi saranno in grado di trovare il minimo sollievo all'inferno. Laggiù non troveranno il minimo riposo, nemmeno un angolino che possa essere considerato più fresco del resto per prendere un po' di fiato, nemmeno il minimo allentarsi di questo estremo tormento. In quel luogo di tormento non saranno mai in grado di trovare un torrente o una fontana fresca; no, neanche una goccia d'acqua per rinfrescare la loro lingua. Non troveranno nessuno che possa loro dare un po' di conforto, o far loro il minimo bene. Non troveranno alcun luogo dove possano fermarsi un attimo per riposare e prendere respiro, perché saranno tormentati con il fuoco e con lo zolfo; e non avranno riposo, né giorno né notte" (6) .
L'ETERNITA' DELL'INFERNO
L'aspetto più terrificante di tutti a proposito dell'inferno è la sua durata. L'inferno durerà per sempre. Potresti immaginare l'eternità? Nessuna formula matematica od equazione la può spiegare. La vostra mente non può concepire l'eternità, ciononostante essa è reale. Soltanto questo aspetto dell'inferno dovrebbe far si che tutti invocassero di esserne liberati ravvedendosi dei loro peccati. Non dovrebbe sorprendere che scettici di ogni tempo abbiano attaccato la natura eterna dell'inferno, sostituendovi dottrine come quella dell'annullamento dei malvagi. Verifichiamo però le Scritture per comprendere la natura eterna dell'inferno e cerchiamo di meglio comprendere l'eternità.
«Allora il diavolo che le ha sedotte sarà gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono la bestia ed il falso profeta: e saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli» (Apocalisse 20:10). Questo versetto da solo basterebbe per indicarci la durata dell'inferno. L'inferno è "nei secoli dei secoli". Potrebbe forse essere usata un'espressione più forte e più chiara di questa? Se lo Spirito Santo voleva comunicarci la natura eterna dell'inferno, che altro meglio se non l'espressione "nei secoli dei secoli" avrebbe potuto usare? La Scrittura non presenta alcuna espressione più alta di "nei secoli dei secoli" per comunicarci l'idea di eternità, perché è la stessa frase usata per indicare l'eternità di Dio stesso, come in Apocalisse 4:9 «colui che vive nei secoli dei secoli». Forse che qualcuno dubita che Dio vivrà per ogni eternità? Come possiamo allora dubitare che l'inferno non duri per tutta l'eternità, quando la stessa espressione viene usata per entrambi?
"Possiamo solo comprendere una parte di questo argomento, ma per aiutare a comprendere, immaginate voi stessi gettati in una fornace ardente, dove il vostro dolore sia molto ma molto più grande di quando vi provocate accidentalmente un'ustione. Immaginate che il vostro corpo vi debba giacere per un quarto d'ora, avvolto dalle fiamme, e per tutto il tempo voi abbiate piena coscienza; che orrore sentireste nel dovere entrare in una simile fornace! e quanto lungo vi sembrerebbe quel quarto d'ora! E dopo aver sopportato quel fuoco per un minuto, quando insopportabile per voi sapere che davanti a voi vi sono altri quattordici minuti! Che effetto però avrebbe per la vostra anima, se voi sapeste di dover passare in quella fornace, in quei terribili tormenti, ...ventiquattr'ore, ...un'intero anno, ...mille anni!? E che effetto vi farebbe sapere che in quel luogo dovreste stare per sempre, nei secoli dei secoli? Dopo milioni d'anni il vostro tormento ancora non sarebbe alla fine, perché di là non sarete mai più liberati! Il vostro tormento all'inferno, però, è estremamente più grande di quanto questa o altre illustrazioni lo potrebbero rappresentare!" (7) .
Cristo, nel descrivere il grande giorno del giudizio, parla della separazione fra i salvati ed i perduti con queste espressioni: «E questi andranno nelle pene eterne, e i giusti nella vita eterna» (Matteo 25:46). C'è forse qualcuno disposto a negare che il paradiso duri per sempre? Forse che un giorno verrà a finire la beatitudine dei giusti nel cielo? Certamente no. Qui però la stessa parola greca usata per parlare della vita eterna dei giusti viene pure usata per descrivere l'eternità del castigo per i reprobi. L'inferno durerà fintanto che durerà il paradiso.
Nell'inferno vi saranno diversi gradi di tormento che dovranno patire coloro che vi andranno. Anche su di questo la Scrittura è chiara. Luca 12:47,48 dice: «47Ora quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non si è preparato e non ha fatto la sua volontà, riceverà molte battiture. 48Ma colui che non l'ha conosciuta, se fa cose che meritano le battiture, ne riceverà poche. A chiunque è stato dato molto, sarà domandato molto; e a chi molto è stato affidato, molto più sarà richiesto». Cristo dice in Matteo 11:24: «Pertanto io vi dico che nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più tollerabile della tua». I versetti in Matteo indicano che la gente di Capernaum riceverà un castigo più grande al giorno del giudizio di coloro che erano vissuti in Sodoma. I versetti di Luca parlano di una differenziazione nel giudizio basato sulla misura di luce ricevuta: alcuni riceveranno molti colpi, mentre altri ne riceveranno pochi.
Coloro che commettono peccati più grandi di altri riceveranno un castigo più severo all'inferno (Giovanni 19:11). Gli ipocriti religiosi, coloro che professano il cristianesimo, ma che non sono veramente cristiani, saranno puniti più severamente degli altri (Matteo 23:14,15). Il Signore disse di Giuda Iscariota: «Sarebbe stato meglio per lui di non essere mai nato!». Come potrebbero dirsi queste cose se fosse solo l'annientamento quello che attendesse i reprobi alla loro morte? La differenza in gradi di castigo acquista maggiore senso solo alla luce della capacità individuale di patire il tormento. Poteva forse dirsi che sarebbe stato meglio che Giuda non fosse mai nato se l'annientamento fosse stato tutto quello che lo attendeva? L'annientamento è come nessuna punizione.
Ogni qual volta che l'incredulo pecca, aggiunge solo ulteriori gradi al suo tormento nell'inferno. Romani 2:5 ci dice: «Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d'ira per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio». Il Signore Gesù aveva incoraggiato il giusto ad accumulare tesori in cielo piuttosto che sulla terra. I reprobi solo aumentano l'ira che sarà riversata su di loro ed il loro tormento all'inferno ogni giorno che passa per il loro continuo peccare. Ogni giorno essi aggiungono a sé stessi ulteriori castighi. All'inferno gli uomini desidereranno non essere mai nati!
Charles Haddon Spurgeon disse: "Nell'inferno non c'è speranza alcuna. Là non c'è nemmeno la speranza di morire, o la speranza di essere annientati. Là vi sono persone perdute, perdute nei secoli dei secoli! Su ogni catena dell'inferno c'è scritto "per sempre". Sopra la loro testa i dannati leggono "per sempre". I loro occhi sono molestati e il loro cuore è tormentato al solo pensiero che sarà "per sempre". Oh se solo questa sera io potessi dirvi che un giorno l'inferno terminasse, e che tutti i reprobi potranno un giorno essere ricuperati, ci sarebbe un'espressione di giubilo all'inferno al solo pensiero. Così però non è, è "per sempre" che essi sono cacciati nelle tenebre di fuori" (8).
Christopher Love usa un'illustrazione per aiutarci a comprendere che cosa sia l'eternità: "Supponete che tutte le montagne della terra fossero montagne di sabbia, e L’inferno: un’angosciosa realtà, 8/11 venisse aggiunta montagna dopo montagna fino a raggiungere il cielo, e che un uccellino una volta ogni mille anni prendesse un granello della sabbia di questa montagna, ci vorrebbe un numero d'anni inconcepibile prima che questa massa di sabbia fosse consumata, eppure questo sarebbe pur sempre un tempo a termine, e sarebbe comunque incoraggiante per un uomo sapere che l'inferno non durasse più di quel tempo; questa è però la miseria dell'uomo nell'inferno: egli vi dovrà restare senza nemmeno la speranza di uscirne dopo un milione d'anni; i suoi tormenti infatti dureranno per l'eternità, saranno senza fine, perché il Dio che così lo danna è eterno" (9) .
Abbiamo già considerato la necessità dell'inferno e perché vi debba essere un luogo come l'inferno. Ora considereremo perché non solo l'inferno debba esistere, ma perché debba esistere eternamente. Perché è necessario che l'inferno sia eterno? A questa domanda si possono dare diverse risposte e le considereremo sommariamente.
La prima ragione è quella menzionata da Christopher Love nel brano or ora citato. Il Dio che danna gli esseri umani è un Dio eterno. "L'eternità dell'inferno si fonda in ultima analisi sull'eternità di Dio"10. La Parola di Dio è eterna? La natura di Dio è eterna? La Scrittura ci dice: «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, e in eterno», (Ebrei 13:8), «la sua giustizia dura in eterno» (Salmo 111:3), «la parola del Signore rimane in eterno» (1 Pietro 1:25). Se la Parola di Dio è eterna, se Dio stesso è eterno, perché non dovrebbe la Sua ira essere pure un'ira eterna? Come Essere eternamente esistente, tutti gli attributi di Dio sono eterni ed immutabili; l'inferno, quindi, come espressione dell'ira di Dio, deve essere eterno.
L'inferno deve essere eterno perché la giustizia di Dio non potrebbe mai essere soddisfatta dalla punizione del peccatore non importa quanto durasse. Cristo lo rende chiaro quando Egli parla di mettersi d'accordo per via con l'accusatore prima ancora di giungere in tribunale, altrimenti, se si viene gettati in prigione «Io ti dico che non ne uscirai, finché tu abbia pagato fino all'ultimo spicciolo» (Lu. 12:59). L'essere umano non può fare nulla per ripagare i suoi peccati, non importa quanto verrà castigato all'inferno, non importa per quanto tempo, esso non potrà mai espiare completamente la sua pena. E' impossibile, e quindi l'inferno deve essere eterno.
In terzo luogo, l'inferno deve essere eterno perché le Scritture ci dicono che il verme che rode le umane coscienze non morirà mai. «Il loro verme non morirà» (Isaia 66:24). Se il verme non muore mai, allora anche coloro che saranno tormentati da quel verme non moriranno mai.
Infine, l'inferno sarà eterno perché anche all'inferno gli uomini continueranno a peccare. Là aumenteranno sempre di più la loro colpa. L'inferno è un luogo dove i reprobi malediranno Dio e malediranno sé stessi, e urleranno e con linguaggio blasfemo verso i loro simili che li circonderanno. Gli uomini malvagi aumenteranno il reciproco tormento accusandosi, biasimandosi e condannandosi l'un l'altro. All'inferno gli uomini non si pentiranno perché il carattere del peccatore laggiù non cambierà più. Rimangono ancora peccatori, peccheranno per l'eternità, e quindi Dio li castigherà eternamente.
APPLICAZIONE A CREDENTI E A NON CREDENTI
I profeti dell'Antico Testamento ripetutamente ci ammoniscono del pericolo di finire all'inferno: «Chi di noi potrà dimorare con il fuoco divorante? Chi di noi potrà L’inferno: un’angosciosa realtà, 9/11 dimorare con le fiamme eterne?» (Isaia 33:14), «Chi può resistere davanti alla sua indignazione e chi può sopportare l'ardore della sua ira? Il suo furore è riversato come fuoco e le rocce sono da lui frantumate» (Na. 1:6).
Peccatore: sei tu così arrogante da pensare di potere sopportare l'ira che Dio verserà su di te a piene mani? Potrai magari pensare che l'inferno non sia poi così caldo e che tu lo possa benissimo sopportare. Se credi questo sei molto più di un folle. I terrori dell'inferno fanno tremare persino i diavoli, e tu sei così folle da rimanervi indifferente o da prendere queste cose alla leggera?
Non pensare che solo perché tu vai in chiesa, o credi in Dio, o credi intellettualmente alle verità del cristianesimo che tu possa sfuggire all'inferno. La maggioranza di coloro che frequenta la chiesa tutte le settimane nel mondo andrà all'inferno. Thomas Shepard, pastore e fondatore dell'università di Harvard, scrisse: "Coloro che professano formalmente la religione e tutti coloro che solo in apparenza sono evangelici, hanno qualcosa come la fede, qualcosa come la contrizione, qualcosa come il ravvedimento, qualcosa come dei buoni desideri, ma non sono che forma senza sostanza: essi ingannano pure sé stessi e gli altri... la maggior parte di coloro che vivono nella chiesa periranno" (11) .
Voi che professate di essere cristiani, ma non leggete molto la Bibbia e pregate poco: come pensate di sfuggire alla dannazione dell'inferno? Voi che non vi angustiate troppo per i piccoli peccati o non date molto peso ai vostri pensieri vani e sporchi: siete pronti ad andare all'inferno? Voi che credete che il regno di Dio consista in una professione verbale di Cristo, o che credete solo intellettualmente che Cristo sia morto per i vostri peccati, ma che non siete particolarmente interessati ad una vita santa e pia, voi che non vi date molto pensiero di Dio durante la settimana: siete pronti a sopportare i tormenti dell'inferno, giorno e notte, nei secoli dei secoli? Fareste meglio a darvi pensiero di questo, perché se queste cose sono vere di voi, siete incamminati direttamente verso l'inferno, a meno che non ve ne ravvediate. Non ingannate voi stessi! Il cristianesimo non consiste in parole, o in affermazioni pie, o semplicemente in una credenza intellettuale, ma in un nuovo cuore ed in una nuova vita dedicata a non peccare e ad operare per la gloria di Dio. Se il vostro cuore e la vostra vita non sono stati trasformati da Dio, siete ancora nei vostri peccati. Se voi sapete di vivere nella disubbidienza alla parola di Dio e questo non ve ne importa più di quel tanto, non avete alcun diritto di presumere che andrete in paradiso: siete in realtà incamminati verso l'inferno! Ravvedetevi di tutti i vostri peccati, volgetevi a Gesù Cristo, arrendetevi a Lui come Signore. Ascoltate queste parole di Cristo: «Parimenti, se il tuo occhio ti è occasione di peccato, cavalo, e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita avendo un occhio solo che, avendone due, essere gettato nella Geenna del fuoco» (Mt. 18:9). "Nulla di meno che la completa rinuncia a sé stessi, l'abbandono dell'idolo che abbiamo più caro, la ripulsa di quell'atteggiamento peccaminoso che spesso nutriamo -rappresentato figurativamente dal taglio della mano o dall'estrazione dell'occhio- è ciò che Egli esige da ciascuno che voglia avere autentica comunione con Dio" (12).
Ricordate però, la difficoltà implicata nel rinunciare a tutto per Cristo, non è nulla rispetto a ciò che significa passare l'eternità all'inferno!
Io non credo che qualcuno debba giungere alla fede solo per paura dell'inferno, ma credo che faremmo bene a temere l'inferno, tanto da cominciare a cercare Dio con L’inferno: un’angosciosa realtà, 10/11 tutto il nostro cuore e da implorare Cristo di aver misericordia di noi. Uomini e donne camminano sull'orlo dell'inferno e stanno per cascarvi giù, e ciononostante sono completamente inconsapevoli del rischio che corrono. Se udire dell'inferno può far considerare a qualcuno altrimenti insensato le verità eterne, allora predicare dell'inferno è senza dubbio prezioso. E' meglio vedere l'inferno oggi mentre si è in vita, ed esserne terrorizzati, che doverne far esperienza diretta, e per sempre, una volta morti.
Io non vorrei però che voi aveste più paura dell'inferno che del peccato. Il vostro vero nemico è il peccato. Il peccato è peggio dell'inferno perché è stato il peccato a dare origine all'inferno. Sareste pronti ad andare all'inferno per tutta l'eternità solo per godere un poco di piacere illecito qui sulla terra? Fuggite dal peccato! Fuggite dal vivere solo per voi stessi e gettatevi nelle braccia di Cristo Gesù! Quando morrete sarà troppo tardi. Ogni opportunità di ravvedersi termina alla morte.
Questa dottrina risulta utile non solo per gli empi, ma anche per i credenti. La dottrina dell'inferno dovrebbe suscitare in loro un maggiore timore di Dio. Un santo timore di Dio giova in molti modi.. Colui che nel suo cuore ha un santo timore di Dio rispetterà maggiormente i comandamenti di Dio. Chi veramente ha timore di Dio non avrà timore dell'uomo e sarà pronto a dispiacere all'uomo piuttosto che dispiacere a Dio (Isaia 8:12,13). Questa dottrina dovrebbe aumentare la vostra fedeltà e gioia in Gesù Cristo, perché è merito Suo se siete stati liberati dai tormenti dell'inferno: non dovreste per questo amare maggiormente Gesù, Colui che ha portato su di Sé l'ira di Dio sulla croce affinché voi aveste potuto esserne liberati?
La dottrina dell'inferno dovrebbe promuovere in voi un maggior timore di peccare. Dovrebbe portarci a farci temere persino i peccati più piccoli, e a stare attenti a confessare e ad abbandonare i peccati commessi sia nel cuore che nella vita. Che la dottrina dell'inferno vi tenga lontano da tutto ciò che è peccato. La dottrina dell'inferno dovrebbe aiutare i credenti ad essere pazienti nelle afflizioni esterne e temporanee che possono sopraggiungere loro. Non importa quanto grandi siano le afflizioni che possiate avere in questo mondo, esse sono ben poca cosa in confronto ai tormenti dell'inferno dai quali il Signore ha liberato coloro che amano Dio. Potete anche avere grandi tormenti durante la vostra vita quaggiù, ma ricordate che essi sono solo temporanei e siete stati liberati dal più grande di tutti i tormenti, affinché possiate rallegrarvi anche in tempi di afflizione.
Questa dottrina è utile per motivarvi a comunicare ad altri il messaggio di Cristo. Eryl Davies scrisse nel suo libro L'ira di Dio: "L'eternità delle sofferenze dell'inferno dovrebbe renderci più zelanti e desiderosi di parlare a tutti di Colui che è in grado di salvarli. Esitiamo forse a parlare di queste solenni verità? Forse che il pensiero stesso dell'inferno ci dispiace? Ricordate che Dio verrà glorificato anche attraverso le sofferenze eterne degli increduli nell'inferno. La sua lesa Maestà sarà vendicata... Ad essere supremo nei propositi di Dio nell'elezione e nella riprovazione degli uomini è la Sua propria gloria, e l'inferno pure glorificherà la giustizia, il potere, e l'ira di Dio per tutta l'eternità. Nel contempo è nostra responsabilità pregare ed operare per la salvezza dei peccatori prima che un tale orribile castigo abbia ragione di loro" (13) . Non posso concludere senza una parola finale a coloro che ritengono di essere convertiti ma che di fatto non lo sono, come pure a coloro che sanno di non essere v eramente convertiti. Potete voi immaginare l'eternità? Fermatevi ora un momento e immaginare come possa essere, essere tormentati incessantemente, per sempre, senza fine. Non vi spaventa questo? Mai un momento di requie. Mai nemmeno una goccia d'acqua per rinfrescare la vostra gola bruciante. Pensate ancora a quanto lunga sia l'eternità. Cercate di immaginarla: giorno e notte, per i secoli dei secoli, bruciati come un ragno nel forno. Urla, grida, maledizioni, maledire il giorno in cui si è nati, ed essere maledetti da demoni ed anime dannate intorno a voi per sempre. Ricordando, per sempre ricordando come eravate stati pur avvertiti sulla terra, ed avere sempre ignorato questi avvertimenti: soddisfatti di voi stessi e ingannati da voi stessi che tutto andasse bene per voi.
La moglie di Giobbe gli aveva detto di maledire Dio e poi morire. Se non vi pentite e non vi rifugiate al più presto in Gesù Cristo, il quale è la vostra unica speranza, maledirete Dio per sempre e sarete tormentati da Lui nella Sua presenza, nell'orribile consapevolezza della Sua ira, ma voi non morirete. Voi non morrete mai. Voi non morrete mai! L'eternità è per sempre!
[30 novembre 1992. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella, Brindisi].
Note
(1) Thomas Shepard, The Works of Thomas Shepard, Volume I, (New York: AMS Press, 1967), p. 94.
(2) Jonathan Edwards, The Works of Jonathan Edwards, CVolume 2, (Edimburgh: Banner of Truth, 1974), p. 87.
(3) Ibid. p. 82.
(4) Christopher Love, Hell's Terrors, (London: T.M. 1653), p.19.
(5) Jonathan Edwards, op. cit. p. 884.
(6) Ibid. p. 80.
(7) Ibid. p. 81.
(8) Charles Haddon Spurgeon, The New Park Street Pulpit, Volume I, (Grand Rapids: Bakert Book House, 1990), p. 308.
(9) Christopher Love, op. cit. p. 54,55.
(10) John Gerstner, Heaven and Hell, (Grand Rapids: Baker Book House, 1991). p. 77.
(11) Thomas Shepard, op. cit. p. 58.
(12) A.W. Pink, Studies in the Scriptures, Gennaio 1932, p. 18. (13) Eyrl Davies, The Wath of God, (Mid Glamorgan, Wales: Evangelical Press of Wales, 1984), p. 59.