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Il Tallit, lo “scialle di preghiera” messianico

La legge mosaica (la Torah) prevedeva pure espressioni cultuali esteriori (sia a livello personale che sociale) che lungi dall’essere solo “esteriorità” servivano a rammentare costantemente al popolo di Dio le verità centrali della fede. Ad esempio, Numeri 15:37-39, in un passo che è parte anche dello Shemà (“Ascolta Israele, sicuramente la più sentita delle preghiere ebraiche): “L’Eterno parlò ancora a Mosè, dicendo:  «Parla ai figli d’Israele e di’ loro che si facciano, di generazione in generazione, delle frange agli angoli delle loro vesti e che mettano alle frange di ogni angolo un cordone violetto. Sarà una frangia alla quale guarderete per ricordarvi di tutti i comandamenti dell’Eterno e metterli in pratica, e per non seguire invece il vostro cuore e i vostri occhi che vi portano alla fornicazione”. Ecco perché ancora oggi gli Israeliti (e gli ebrei cristiani), nel loro culto personale e famigliare, portano un tallèd o tallit (in ebraico טלית), anche definito scialle di preghiera. Si tratta di un indumento rituale ebraico il cui sviluppo della tradizione e storia risale ai tempi della compilazione della stessa Torah. È utilizzato dagli uomini (e sempre di più oggi dalle donne) per le preghiere mattutine, per varie cerimonie religiose e una sola volta l’anno durante la preghiera della sera (in occasione di Kippùr). Nella sua forma più comune (talled gadol, in ebraico טלית גדול) consiste in un telo rettangolare, solitamente di lana, seta, lino o cotone ma anche in fibra sintetica, di varie grandezze, più o meno decorato e dotato obbligatoriamente di frange ai quattro angoli e solitamente anche sui due lati più corti. Tali frange si chiamano tzitzit o zizzit (ebr. ציצית): questa parola a volte è usata come sinonimo di talled. Le frange servono per adempiere il comandamento espresso dalla Torah: “Metterai delle frange ai quattro angoli del mantello con cui ti copri” (Deuteronomio 22:12). Sono formate da quattro fili doppi, in modo da risultarne otto, uno dei quali più lungo, che si avvolge intorno agli altri; sono legate in un determinato numero di nodi, corrispondente al valore numerico delle lettere che compongono il nome di Dio o (in base ad altri usi) al valore numerico dell’espressione “Adonài Echad” (“il Signore è uno”). La Mizvah del Tallit è pure connessa alla benedizione che Dio fece per Sem quando egli coprì con un manto il padre Noè “Ma Sem e Jafet presero un mantello, se lo misero sulle loro spalle … Poi disse: «Benedetto sia l’Eterno, il DIO di Sem, e sia Canaan suo servo. DIO ingrandisca Jafet e dimori nelle tende di Sem e sia Canaan suo servo!” (cf. Genesi 9:18-28). La non praticità in tempi successivi a quelli biblici dell’indossare una specie di tunica ha portato all’uso del talled Qatan, in ebraico טלית קטן, che è sostanzialmente una maglia o un vestimento usualmente indossato sotto la camicia, sempre dotata degli zizzit come da precetto divino. Il talled gadol resta comunque obbligatorio (per gli ebrei conservatori) nell’uso liturgico, almeno in alcune ben definite occasioni, anche se si indossa quello piccolo qui descritto.Il Talled gadol va indossato ogni mattina durante la Tefillah di Shakhrit e nel giorno o nelle sere di alcune festività ebraiche, come ad esempio Yom Kippur.

Secondo i commentatori: “… la ricompensa è middà-keneghed-middà. Adempiendo a questa Mitzvah l’ebreo dimostra la sua volontà di seguire le vie di Dio. Pertanto egli riuscirà a dedicarsi completamente al Suo servizio, mentre altri si occupano delle proprie faccende materiali». In Ghimatriah il valore numerico di Tzitzit corrisponde a 600 la cui somma con 8, gli 8 fili, e 5, i nodi, è di 613, come le 613 mitzvot. Guardando le frange gli Ebrei (e gli ebrei cristiani, che ne hanno uno comprendente frasi del Nuovo Testamento) si ricordano di Dio e dei Suoi precetti e si allontanano dal peccato. Le posizioni degli Tzitzit ai quattro angoli degli indumenti indicano che ovunque un Ebreo vada è sempre devoto al servizio divino per Dio, l’Avodah. Anticamente gli Ebrei potevano indossare sempre i Tefillin e, quando venne considerato meglio non farlo a Shabbat e Yom tov, Dio proclamò a Mosè che avrebbero potuto avere una Mitzvah da osservare ogni giorno, appunto indossare gli Tzitzit. I quattro angoli indicano le ali degli angeli Chayyot (Bekhayè) nonché il fatto che Dio ha liberato e portato il popolo ebraico come su ali d’aquila (Rashi). Gli Ebrei che indossano gli Tzitzit infatti adempiono alla Qedushah e sembrano come angeli”.

Viene pure usato per abbracciare in preghiera la famiglia perché è detto rappresentare una tenda. Lo scialle è disegnato sopra la testa di colui che sta pregando come promemoria della protezione di Dio. Alcuni credono che il comando di Gesù di “entrare neila nostra cameretta” per pregare si riferisse a questo tipo di copertura. Da cui, simbolicamente: copri la tua famiglia sotto lo scialle per rappresentare la tua casa e coprirla con le tue preghiere.Qualcuno potrebbe dire che “non abbiamo bisogno di esteriorità” che potrebbero condurre ad un vuoto ritualismo. Falso.

L’abuso di qualcosa (che per altro è prescritto dalla Scrittura e che molto probabilmente anche Gesù e gli apostoli ne facevano uso) non ne esclude l’uso corretto.