Teopedia/Parte giusta della storia/Essere "dalla parte giusta della storia": una visione teleologica influenzata dalla religione?
Questo articolo offre una panoramica sulle radici filosofiche e religiose della frase "essere dalla parte giusta della storia", mettendone in luce l'evoluzione e le critiche contemporanee.
Essere "dalla parte giusta della storia": una visione teleologica influenzata dalla religione?
Negli ultimi anni, abbiamo sentito spesso la frase "essere dalla parte giusta della storia" nel dibattito pubblico. Politici, attivisti e commentatori l'hanno utilizzata per legittimare le proprie cause, suggerendo che la storia si stia dirigendo verso una destinazione inevitabile e che certe posizioni rappresentino l’evoluzione giusta e necessaria degli eventi. Ma cosa significa davvero questa affermazione? E da dove trae origine?
Per rispondere a queste domande, è utile esaminare il concetto attraverso le lenti delle visioni teleologiche della storia, profondamente influenzate dalle tradizioni religiose e dalle ideologie politiche moderne. La teleologia, dal greco telos (fine, scopo), è l’idea che la storia non sia un susseguirsi casuale di eventi, ma un processo che si muove verso un obiettivo finale.
Radici religiose: il destino finale dell'umanità
Le principali tradizioni religiose, in particolare quella cristiana, hanno una visione teleologica della storia. Nel cristianesimo, la storia umana è vista come il dispiegarsi del piano divino, con un inizio (la creazione), una caduta (il peccato originale) e una redenzione finale (il ritorno di Cristo e l’instaurazione del regno di Dio). Chi si trova in sintonia con la volontà di Dio è dalla "parte giusta" della storia, mentre coloro che si oppongono a questo piano saranno sconfitti o giudicati negativamente alla fine dei tempi.
Questa narrazione non è unica al cristianesimo. L’islam ha un concetto simile con il Yawm al-Qiyāmah (il giorno del giudizio), e l’ebraismo ha una visione messianica della storia in cui il futuro vedrà l’avvento del Messia e l’instaurazione di un regno di giustizia.
Queste concezioni religiose non sono solo storie di fede, ma hanno influenzato profondamente il modo in cui l’Occidente ha pensato alla storia, al progresso e al futuro. In molti casi, sono state traslate in ideologie secolari.
Dalla religione all’ideologia: Marx e Fukuyama
Questa visione teleologica della storia ha trovato espressioni potenti anche in ideologie secolari, come il marxismo e il liberalismo.
Karl Marx credeva che la storia fosse governata da leggi economiche e sociali, in cui la lotta di classe avrebbe inevitabilmente portato alla caduta del capitalismo e alla vittoria del comunismo. Questa visione è chiaramente una forma di teleologia: la storia ha una direzione, un fine ultimo, ed è guidata da forze "inevitabili". In questo senso, essere "dalla parte giusta della storia" nel pensiero marxista significa sostenere la rivoluzione proletaria e il comunismo, poiché rappresentano la fine giusta e inevitabile del processo storico.
D’altra parte, Francis Fukuyama, nel suo famoso libro La fine della storia e l'ultimo uomo (1992), ha proposto che, dopo la caduta del comunismo e la fine della Guerra Fredda, il liberalismo democratico e il capitalismo di mercato fossero destinati a prevalere globalmente come la forma finale e più avanzata di governo umano. Secondo Fukuyama, la storia intesa come competizione ideologica tra modelli di governo era giunta alla fine, poiché il liberalismo aveva trionfato.
In entrambi i casi, sia nel marxismo che nel liberalismo, vediamo una trasposizione secolare di una visione teleologica: la storia ha un fine, un obiettivo, e chi si allinea con questo obiettivo è dalla "parte giusta".
La critica di Harari e le visioni non teleologiche
Mentre Marx e Fukuyama rappresentano versioni moderne della teleologia storica, pensatori come Yuval Noah Harari mettono in discussione l’intera idea che la storia abbia una direzione predeterminata. Nei suoi libri Sapiens e Homo Deus, Harari riconosce i progressi tecnologici, ma è molto scettico riguardo al concetto di progresso morale o sociale inevitabile.
Per Harari, la storia è complessa, imprevedibile e, soprattutto, non garantisce un esito finale giusto o positivo. Il futuro potrebbe vedere l’umanità compiere enormi passi avanti in termini tecnologici, ma ciò non significa che questo progresso porterà automaticamente a una maggiore giustizia o moralità. Anzi, Harari avverte dei rischi legati a tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale, che potrebbero amplificare le disuguaglianze e creare nuove forme di controllo.
In questo senso, la visione di Harari si oppone a quella teleologica: non c'è alcuna garanzia che la storia si muova in una direzione moralmente superiore, e chiunque affermi di essere "dalla parte giusta della storia" rischia di essere vittima di una semplificazione eccessiva o di un errore di prospettiva.
La storia ha una direzione?
L’idea di essere "dalla parte giusta della storia" ha radici profonde nelle visioni teleologiche della storia, influenzate in larga misura dalle concezioni religiose del passato. Nel corso dei secoli, queste idee sono state secolarizzate e integrate nelle ideologie moderne, come il marxismo e il liberalismo, che vedono la storia come un processo con un fine inevitabile. Tuttavia, pensatori contemporanei come Harari ci mettono in guardia dall’aderire a questa visione semplicistica della storia.
Da un punto di vista critico delle idee, il futuro sarebbe da considerarsi piuttosto incerto e non garantirebbe né il trionfo del bene né del progresso morale. L’idea che la storia abbia una direzione predeterminata è affascinante e rassicurante, ma potrebbe non riflettere la realtà complessa e caotica del mondo umano. La domanda da porsi non è tanto se siamo "dalla parte giusta della storia", ma piuttosto se siamo disposti a confrontarci con l’incertezza e la complessità della storia stessa, senza cercare facili rassicurazioni.