Confessioni di fede/Westminster/Confessione di fede/cfw18
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18. La certezza della grazia e della salvezza
1.
Benché gli ipocriti ed altri non rigenerati possano vanamente ingannare sé stessi con false speranze e presunzioni carnali, e credere di essere nel favore di Dio e in stato di salvezza, le loro speranze andranno deluse [periranno]. Al contrario, coloro che credono veramente nel Signore Gesù e Lo amano sinceramente, studiandosi di camminare in buona coscienza davanti a Lui, possono essere assicurati con certezza, già in questa vita, di essere in stato di grazia e rallegrarsi nella speranza della gloria di Dio, speranza di cui non si dovranno mai vergognare.(Originale inglese e latino con riferimenti biblici)
2.
Questa certezza non è una semplice persuasione congetturale e probabile, fondata su una speranza fallace, ma un'infallibile certezza di fede, fondata sulla divina verità delle promesse della salvezza, l'evidenza interiore delle grazie associate a quelle promesse, la testimonianza dello Spirito di adozione, che attesta al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. Questo Spirito è la caparra [pegno] più sicura della nostra eredità, mediante la quale noi siamo suggellati per il giorno della redenzione. Originale inglese e latino con riferimenti biblici)
3.
Questa certezza infallibile non appartiene all'essenza della fede; difatti [pure] un vero credente può aspettare a lungo e lottare con molte difficoltà prima di esserne partecipe. Tuttavia, essendogli data dallo Spirito la facoltà di conoscere le cose che gli sono gratuitamente date da Dio, egli può conseguirla senza [alcuna] rivelazione straordinaria, facendo debito uso di mezzi ordinari. E' quindi dovere di ciascuno prestare massima diligenza nel rendere sicura la propria vocazione ed elezione affinché abbia nel cuore la pace e la gioia dello Spirito Santo, amore e gratitudine verso Dio, forza ed allegrezza [alacrità] nel suo dovere di ubbidirgli, [come pure] i genuini frutti di questa certezza, che è ben lungi dall'inclinare gli uomini alla dissolutezza. (Originale inglese e latino con riferimenti biblici)
4.
Nei veri credenti, la certezza della loro salvezza può essere in diversi modi scossa, diminuita [ridotta] ed intermittente: quando sono negligenti nel preservarla, quando cadono in qualche peccato particolare che ferisce la loro coscienza e contrista lo Spirito, quando soccombono a qualche tentazione improvvisa o violenta, quando Dio ritira la luce del Suo volto e permette addirittura che coloro che Lo temono camminino nell'oscurità e non abbiano alcuna luce. Tuttavia essi non sono mai completamente privi di quel seme divino e vita di fede, di quell'amore di Cristo e dei fratelli, grazie ai quali, mediante l'azione dello Spirito, quest'assicurazione può essere, a tempo debito, ravvivata e dai quali, nel tempo della difficoltà, sono sostenuti affinché non cadano in totale disperazione. (Originale inglese e latino con riferimenti biblici)
Articoli interpretativi ed attualizzazione
C'è chi pensa di essere salvato e chi teme di non esserlo, ma è possibile in questa vita avere una legittima e ben fondata certezza di salvezza. Quando e sulla base di che cosa? Questa certezza non appartiene all'essenza della fede e può subentrare in un vero credente solo dopo un certo tempo, ma questa certezza la dobbiamo perseguire perché comporta molti benefici spirituali. Quali? La certezza della salvezza è possibile temporaneamente perderla. Quando e perché?
Il Cattolicesimo romano considera la dottrina sulla certezza della salvezza come fra le più grandi delle eresie del Protestantesimo. Esso afferma che credervi sia solo espressione di presunzione ed arroganza. Certo lo sarebbe se noi basassimo la nostra salvezza, il nostro "essere in regola" con Dio, su ciò che noi compiamo, anche solo in parte. La nostra salvezza, però, secondo l'insegnamento della Scrittura, dipende soltanto dall'opera in nostro favore compiuta dal Salvatore Gesù Cristo. Siamo certi di essere salvati perché crediamo che è certo e sicuro ciò che Cristo ha compiuto per noi; siamo certi perché crediamo che la Sua opera di salvezza sia completa e che nulla debba o possa esservi aggiunto; siamo certi della nostra salvezza perché crediamo che le Sue promesse siano veraci. Al contrario arroganza e presunzione è respingere questa certezza di salvezza credendo che l'opera di Cristo di per sé stessa non basti, non sia sufficiente, e che debba essere "integrata" dalle nostre opere (passate, presenti o future); che la salvezza, il nostro "essere in regola" con Dio dipenda in parte da Cristo e in parte da noi stessi. Se fosse così, la nostra salvezza certamente non sarebbe sicura, ma non è così. Cristo soltanto può "metterci in regola" con Dio, Cristo soltanto può garantire la nostra salvezza. Credere alla verità della dottrina sulla certezza della salvezza significa semplicemente credere a ciò che Egli ci ha promesso, che Egli è completamente soddisfatto quando ci vede in Cristo. Non c'è maggiore presunzione che mettere in questione la promessa biblica che Egli abbia perdonato tutti i nostri peccati (passati, presenti e futuri) in Cristo.
- 1. Una persona potrebbe credere di essere salvata quando di fatto non lo è. Un'altra potrebbe temere di non essere salvata. mentre di fatto lo è. (Isaia 50:10; Luca 18:11-14).
- 2. Lo Spirito santo ci dà la certezza della salvezza conducendo i credenti a fondarsi con fiducia sulle promesse di Dio, producendo nella loro vita l'amore per Cristo e per gli altri, il che è frutto della nuova nascita, e mettendoli in grado di invocare Dio come il loro amorevole Padre celeste. (2 Timoteo 1:12; Giovanni 14:21; 1 Giovanni 3:14; Romani 8:14-16; 1 Giovanni 2:5; 1 Giovanni 5:13; Giovanni 10:27-28).
- 3. Esperienze spirituali o circostanze, per quanto degne, come la nascita da genitori cristiani, l'essere membro di una chiesa, la partecipazione ai sacramenti, l'ascolto della Parola, buone opere, la risposta ad un invito evangelistico, il parlare in lingue, ed altre vere o immaginarie evidenze di grazia, non costituiscono di per sé stesse una base per la certezza della salvezza. (Romani 9:7; 2:28-29; 1 Corinzi 10:1-12; Ebrei 4:2; Atti 8:9-24; 1 Corinzi 11:27-29; Ebrei 10:38-39).
- 4. Noi respingiamo l'idea che senza fede salvifica, la partecipazione ai sacramenti o l'uso di un qualsiasi mezzo di grazia, vi sia base appropriata per la certezza della salvezza.
- 5. Noi respingiamo l'insegnamento che la certezza sia basata principalmente sulla propria memoria di una particolare esperienza di conversione.
- 6. E' compito della Chiesa dichiarare la Parola di Dio in modo tale che il credente, abilitato dallo Spirito Santo, possa discernere la sua propria vera condizione interiore, e così sapere di essere salvato; ma non si tratta della funzione propria del ministro di Dio o di qualsiasi altra persona dire se alcuno sia salvato oppure no. (Romani 8:16).
- 7. Respingiamo l'idea che la predicazione dell'Evangelo consista semplicemente nel sollecitare le persone ad assentire alla sua verità.
- 8. Sebbene le Scritture esigano l'esame di noi stessi, un credente deve rammentarsi che il suo cuore può essere ingannato e che egli è sempre soggetto alla tentazione di confidare nelle opere piuttosto che in Cristo. Una persona non dovrebbe presumere troppo alla leggera di essere salvata. (1 Corinzi 11:28,32; Proverbi 28:26; 1 Giovanni 3:19-24; Galati 6:3; Apocalisse 3:17-18).
- 9. La mancanza in un credente della certezza della propria salvezza può essere evidenza di peccaminose negligenze. Timore della condizione del proprio cuore non è necessariamente un peccato d'incredulità, perché incredulità significa respingere l'Evangelo, non mettere in questione la presenza della grazia nel cuore. (2 Corinzi 13:5).
- 10. Noi respingiamo l'insegnamento che una piena certezza di salvezza è tanto inseparabilmente congiunta alla fede salvifica che un credente non può essere salvato senza di essa.
- 11. Respingiamo l'insegnamento che la certezza di salvezza conduca ad essere compiaciuti di sé stessi, o che non sia importante alla vita ed al cammino della fede, alla preghiera ed alle buone opere.