Etica/Giuseppe Flavio sull'origine dello Stato

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 Giuseppe Flavio sull’origine dello Stato 

Tito Flavio Giuseppe, nato Yosef ben Matityahu a Gerusalemme, 37-38 circa – Roma, 100 circa), era uno scrittore e storico ebreo antico con cittadinanza romana.

Assiste alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. e ne registra gli eventi. Le sue due opere principali sono Guerra giudaica e Antichità giudaiche. Il primo racconta la storia della rivolta ebraica contro i romani dal 66 al 70 dC. Il secondo è una storia del mondo da una prospettiva ebraica. Entrambi sono di straordinaria importanza per lo studio della storia del I secolo e della storia della nazione ebraica. Per il cristiano moderno, Giuseppe Flavio illumina il mondo del cristianesimo del primo secolo.

Nelle Antichità, Giuseppe Flavio menziona che il primo governo umano fu costruito da Nimrod (o Nebrode), “un potente cacciatore davanti all'Eterno” di Genesi 10:8-9. Questo sembra essere coerente con la Genesi; nessun altro governo organizzato (a meno che non si consideri un "clan") è menzionato prima del suo. La Genesi è, prima di tutto, un libro delle origini, e quindi questo governo umano originario può senza dubbio essere preso come archetipico. Giuseppe Flavio, pur non essendo autorevole come la Scrittura, amplifica la storia di Babele (Genesi 11:1-9) e fornisce un'interessante intuizione sull'origine dello stato.

La seguente citazione estesa è tratta dal Libro 1, Capitolo 4 della traduzione di Whiston. La selezione è un po' strana (versione pubblicata da http://www.alateus.it/Antichitait.pdf, ma seguitela e riassumeremo in seguito.

Libro I:111 Dopo che la popolazione giovane fiorì in grande numero, Dio nuovamente li consigliò di fare delle colonie; ma non credevano che ogni loro bene derivasse dalla benevolenza di Lui: pensavano che la loro felicità derivasse dalla loro propria forza. E non obbedirono;

Libro I:112 anzi, alla violazione della volontà di Dio, aggiunsero il sospetto che fosse per invidia che Dio li incitava a fare delle colonie, affinché, divisi, fosse più agevole assoggettarli.

Libro I:113 - 2. Quello che li indusse a oltraggiare Dio e non curarsene, fu Nebrode, nipote di Cam, figlio di Noè, uomo audace e forte di mano. Egli li persuase a non concedere a Dio di essere autore della loro fortuna, ma crederla derivata dalla propria forza,

Libro I:114 e a poco a poco volse le cose in tirannide, convinto che solo in questo modo avrebbe distolto gli uomini dal timore di Dio, rendendoli fiduciosi nella propria forza, minacciando di volersi vendicare di Dio: qualora volesse allagare di nuovo la terra, egli avrebbe eretto una torre più alta di quanto potessero salire le acque, e vendicherebbe anche la strage fatta dei loro antenati.

Libro I:115 - 3. Una moltitudine era pronta a seguire le proposte di Nebrode, giudicando servile la sottomissione a Dio. E cominciarono a fabbricare la torrecon molta diligenza e non risparmiandosi alcuna fatica. E la torre saliva in altezza, più velocemente di quanto si prevedeva, per il grande numero delle mani,

Libro I:116 ed era tanto il suo spessore che, a colui che la guardava, la sua altezza appariva minore del suo spessore. Era formata di mattoni cotti uniti con il bitume affinché l'acqua non si insinuasse tra i mattoni. Vedendoli così stranamente impazziti, Dio pensò bene di non doverli distruggere, visto che dall'eccidio dei primi non avevano ancora imparato a fare senno.

Libro I:117 Gettò in loro la discordia delle lingue, facendoli parlare lingue diverse, e tale varietà li rese l'un l'altro inintelligibili. Il luogo ove fabbricarono la torre, adesso si chiama Babilonia per la confusione sorta nella parlata p imitiva allora comprensibile a tutti; gli Ebrei infatti chiamano “babel” la confusione.

(...)

Libro I:120 - V, I. Da allora perciò si dispersero, per la diversità della lingua, e fondarono colonie ovunque. Ognuno faceva sua la regione che gli si presentava davanti, alla quale Dio l'indirizzava. Da loro fu popolato ogni continente, sia le parti terrestri sia le parti marittime, mentre alcuni con barche solcarono i mari e si stabilirono nelle isole.

Libro I:121 Alcune di queste genti conservarono i nomi dati dai fondatore, altri li cambiarono, altri ancora li modificarono per renderli più comprensibili ai loro confinanti. I primi responsabili del cambiamento dei nomi furono i Greci; quando, infatti, giunsero ad avere potenza, si appropriarono anche delle glorie del passato e abbellirono le nazioni con nomi a loro comprensibili e imposero a esse forme di governo, come se fossero derivate da essi.

Riassumendo, la storia qui inizia poco dopo l'alluvione. Le persone si sono riunite insieme per il reciproco vantaggio e il commercio. Dio quindi comanda loro di ricominciare il compito di diffondersi sulla faccia della terra, fondando colonie. Ma invece, il popolo si ribellò ancora una volta a Dio, credendo persino che questo comando di diffusione fosse stato dato in modo che Dio potesse "opprimerlo" di nuovo. Nimrod, il primo re umano, fu l'individuo più responsabile dell'incitamento a questa ribellione. Hanno cospirato per costruire una torre che, secondo la Genesi, avrebbe raggiunto i cieli e simboleggiato la loro capacità di essere loro stessi dei. Giuseppe Flavio indica che credevano di poter persino attaccare il cielo e vendicarsi contro Dio per aver causato il grande diluvio. Dio, per punirli ma non per distruggerli, mandò confusione facendoli parlare lingue diverse. Si dispersero (adempiendo in parte il piano di Dio di diffondere l'umanità) e nelle pianure di Sennaar fu costruito il regno di Babilonia. (Ricordate che Babilonia è costantemente citata nella Bibbia come un abominio.)

Per quanto si possa fare affidamento su Giuseppe Flavio come fonte, il suo racconto sottolinea quattro punti:

  • L'origine del governo umano è la ribellione contro Dio.
  • Il governo si pone specificamente in opposizione al dominio di Dio.
  • I governanti si esaltano mentre ingannano il popolo.
  • Il governo umano crea un cuneo tra le persone, mettendole l'una contro l'altra. *

L'incidente riporta alla mente le parole di Paolo nel libro dei Romani: “perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato, né l'hanno ringraziato come Dio, ma si sono dati a vani ragionamenti e l'insensato loro cuore si è ottenebrato. 22 Dicendosi sapienti, sono diventati stolti” (Romani 1:21-22)

Lo stato, che è l'istituzionalizzazione della violenza sulla terra, iniziò come usurpazione dell'autorità di Dio; il vero regno di Dio non è di questo mondo (Giovanni 18:36). Non pensiamo che il governo possa essere "fissato" e il regno di Dio fatto avanzare semplicemente mettendo in carica le persone giuste, poiché sappiamo che il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente. È stato così fin dall'inizio.

Vedasi anche:

- Teorie sull’origine dello Stato

- L'originale di questo articolo