Teologia/Siamo liberi si ma
Siamo liberi sì ma...
Le ingannevoli seduzioni, incoerenze ed illogicità di chi si oppone alla prospettiva calvinista coerente o la modifica si scontrano contro la realtà dei fatti.
Siamo liberi di credere o non credere in Cristo, ma se la nostra inclinazione naturale (a causa di pregiudizi, la seduzione del peccato, l'orgoglio ecc.) è quella di respingere Cristo, non lo faremo. Se fosse solo per la nostra inclinazione naturale nessuno sceglierebbe mai di credere all'Evangelo per essere salvato, difatti: "Non v'è alcuno che abbia intendimento, non v'è alcuno che ricerchi Dio" (Romani 3:11). Formalmente siamo liberi, ma tale è l'influenza del male nella vita dell'essere umano nella condizione in cui si trova, che spontaneamente non sceglieremmo mai Dio e ciò che Egli offre nell'Evangelo. Sceglieremmo solo e sempre le ingannevoli seduzioni del male e rimarremmo in stato di perdizione. Anche di fronte alle più persuasive delle esortazioni, infatti, diciamo: "Non voglio Dio e 'la religione', non credo a questo Evangelo, ne faccio benissimo a meno. Altre cose, quello che offre il mondo, sono meglio, le preferisco".
Da questa situazione di "inevitabile scelta", seppure nell'ambito della libertà formale, Dio, nella sua misericordia interviene. Egli infatti, in coloro ai quali ha deciso di impartire la grazia della salvezza in Cristo, modera e poi annulla gli effetti della seduzione al male, i loro affetti predominanti, tanto che essi vedono la desiderabilità di ciò che l'Evangelo offre e sono portati ad accogliere Cristo e i Suoi benefici. Dio poi, attraverso l'opera efficace dello Spirito Santo, sosterrà la desiderabilità di Cristo (e di tutto ciò che rappresenta e insegna) per tutta la loro vita, tanto che essi giungeranno in modo sicuro al traguardo. Potrà eventualmente capitare che essi si lascino trascinare di nuovo lontano da Cristo dalle incessanti seduzioni del male, e cadere, ma sarà solo temporaneamente, perché l'azione provvidenziale di Dio li farà rialzare, abbandonare quella strada del male e, volgendosi di nuovo a Dio, procederanno verso il sicuro compimento finale della salvezza.
Ricapitolando, la libertà è stata giustamente definita come: "la capacità di agire secondo i propri desideri". Inoltre, la volontà "sceglie sempre secondo il suo più grande desiderio". Ad esempio, se posso scegliere tra mangiare carne oppure pesce, sceglierò sempre la carne perché personalmente la desidero di più. Infatti si può dire che non ho potuto scegliere il pesce poiché non volevo il pesce. Se non hai alcun desiderio per qualcosa, semplicemente non la sceglierai.
C'è però chi insegna che la libertà è la capacità di aver scelto qualcosa di diverso da quello che hai scelto. Ad esempio, da quel punto di vista non ho fatto una libera scelta nella scelta della carne. Come mai? Perché la mia scelta è stata determinata da qualcosa: il mio più grande desiderio. Dicono che, a meno che non fossi in grado di scegliere il pesce rispetto alla carne, non agivo liberamente quando ho scelto la carne.
A noi non turba il fatto di dire: "non avrei potuto fare diversamente". Indichiamo una distinzione tra la capacità naturale di fare altrimenti e quella che potremmo definire "la capacità morale" di fare altrimenti. Crediamo che la responsabilità (e quindi la libertà) riposi sulla capacità naturale di fare altrimenti, ma non sulla "capacità morale" di fare altrimenti.
La capacità naturale di fare altrimenti significa che non vi sono vincoli fisici che ci costringono ad agire. Significa che se uno vuole fare diversamente, lo potrebbe fare. Se viene tolta l'abilità naturale, va anche la responsabilità. Ad esempio, se il mio insegnante mi ordina di volare come un uccello fino in America, non può ritenermi responsabile per non averlo fatto perché non ho le capacità fisiche per farlo.
"Incapacità morale" significa semplicemente che non sceglierai ciò che non vuoi scegliere. Ciò non significa che non potresti sceglierlo se lo volevi. Significa che non puoi sceglierlo perché non lo desideri. L'incapacità morale, quindi, non rimuove la responsabilità. Ad esempio, se il mio insegnante mi ordina di svolgere un compito, la mia mancanza di "capacità morale" significherebbe che non ho alcun desiderio di svolgere il compito. Diciamo che ho una voglia di guardare la TV più grande che fare il compito. Ovviamente, potrei farlo se volessi, ma semplicemente non voglio. Chiaramente, il mio desiderio di guardare la TV più grande del mio desiderio di obbedire al mio insegnante non eliminerebbe la mia responsabilità morale.
Nell'esempio della carne, ho fatto una scelta libera perché avrei avuto la capacità naturale di scegliere il pesce se avessi voluto scegliere il pesce. Niente al di fuori di me mi costringeva a scegliere la carne. Non mi è stato impedito fisicamente di mangiare il pesce. Dato che avevo la capacità fisica di scegliere il pesce, ho fatto una vera scelta. La mia incapacità di scegliere il pesce era una "incapacità morale", non un'incapacità naturale. Quando dico che non potevo scegliere il pesce, intendo dire che non potevo portarmi a scegliere il pesce perché non avevo desiderio del pesce.
Quale visione della libertà insegna la Bibbia? Un rapido sguardo all'insegnamento biblico sulla sicurezza eterna quella sostenuta dal pensiero detto "calvinista" è corretto.
Una volta che una persona viene a Cristo, non può perdere la sua salvezza (Giovanni 10:26-30). Egli è eternamente salvato e si avvierà verso la beatitudine celeste. Non è possibile che si perda. Questo rappresenta un grosso problema per la visione concorrente della libertà (a volte detta "arminiana"). Se non è possibile per una persona perdere la sua salvezza, allora ci sono due opzioni:
1. È possibile per il credente rifiutare in seguito Cristo e rifiutare la vita eterna, ma Dio lo porterà comunque nella beatitudine celeste quando muore anche se l'ha rifiutato.
2. Non è possibile per un vero credente rifiutare definitivamente Cristo e la vita eterna una volta che è stato salvato.
Sotto l'opzione uno, chiaramente la volontà della persona è violata. Perché la persona rifiuterebbe Cristo, ma Dio lo porterebbe comunque nella beatitudine celeste. Salverebbe la persona contro la sua volontà. Questo sarebbe ovviamente in contrasto sia con la visione della libertà della Bibbia.
Quindi dobbiamo concludere che un vero cristiano non rifiuterà mai del tutto Cristo e la beatitudine celeste. Ma se non è possibile per una persona rifiutare Cristo, allora la persona non può fare altro che continuare a credere. Questo è un altro problema per i nostri avversari, dal momento in cui non puoi fare diversamente, non sei libero. Pertanto, la sicurezza eterna non è coerente con la visione della libertà che molti sostengono.
Potrebbero infatti rispondere "la persona non rifiuterà mai Cristo perché non vuole rifiutare Cristo. Continua liberamente a credere perché vuole continuare a credere. Non può rifiutare Cristo perché non vuole". Ma non è questa forse la visione "calvinista" della libertà? Non è certo il punto di vista dei nostri avversari perché la persona non può fare altrimenti che continuare a credere. Così, questa visione sconfigge se stessa e si ripiega nel "calvinismo".
Il problema è, perché la persona non può fare altrimenti che continuare a credere? Il calvinista risponde che finché il motivo è che vuole continuare a credere, è una scelta genuina, anche se non può essere altrimenti.
L'insegnamento biblico della sicurezza eterna insegna chiaramente la visione calvinista della libertà: la persona non può rifiutare la vita eterna una volta salvata perché non vuole rifiutare la vita eterna. Dio ci fa continuare a voler credere in Lui una volta che siamo salvati (Geremia 32:40; Ezechiele 36:27).
Per coloro che non credono nella sicurezza eterna, la mia argomentazione non deve cambiare molto. Nella celeste beatitudine non peccheremo più né rifiuteremo Cristo. Quindi, non è possibile per una persona santificata in cielo rifiutare Dio. Questo porta allo stesso dilemma della sicurezza eterna, a meno che non si accetti la visione detta calvinista della libertà.
Che implicazioni ha tutto questo? Mentre ce ne sono molte, uno centrale è che questo rivela come Dio sia in grado di determinare chi sarà salvato senza violare la nostra volontà o costringerci a credere. Se una persona è eletta, Dio non la costringerà a credere, ma non lascerà nemmeno aperta la possibilità che userà la sua volontà per respingerla e rovesciare il suo piano. Perché se Dio prepara il suo cuore e gli dà un desiderio di Cristo più grande del suo desiderio di rimanere nel peccato, l'uomo certamente verrà, e verrà liberamente.
Forse le implicazioni per la salvezza possono essere riassunte più chiaramente in questo modo:
Dopo che noi abbiamo accolto Cristo come nostro Signore e Salvatore, Dio attivamente sostiene la nostra fede in Lui senza per questo violare la nostra libertà. Allo stesso modo è stato Dio ad aver suscitato la nostra fede in Cristo senza violare la nostra volontà. Come? Sciogliendoci dai legami che ci impedivano il suo libero esercizio. Fonte della nostra libertà è dunque la Sua opera in noi e di questo gliene saremo eternamente grati.