Etica/Stato redistributivo e interventista: differenze tra le versioni
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41 United States Catholic Conference, A Framework for Comprehensive Health Care Reform: Protecting Human Life, Promoting Human Dignity, Pursuing the Common Good, 1993, 1. | 41 United States Catholic Conference, A Framework for Comprehensive Health Care Reform: Protecting Human Life, Promoting Human Dignity, Pursuing the Common Good, 1993, 1. | ||
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Versione attuale delle 11:18, 22 mar 2021
Lo Stato redistributivo e interventista
di John W. Robbins
[Quanto segue è la traduzione del capitolo The Redistributive State and Interventionism dal libro Ecclesiastical Megalomania di John W. Robbins]
Negli Stati Uniti, l'influenza del pensiero economico cattolico romano ha portato alla creazione di uno stato redistributivo, in cui il governo interviene nell'economia e nella società per proteggere il "bene comune" e stabilire la "giustizia sociale". Naturalmente, non è stato esclusivamente il pensiero economico cattolico romano ad aver prodotto l’interventismo dello stato nel ventesimo secolo, ma è quello che è prevalso dato che nelle ultime decadi del diciannovesimo secolo la Chiesa cattolica romana era diventata la più grande organizzazione religiosa degli Stati Uniti. Prestando la sua autorità morale alle politiche interventiste, la Chiesa-Stato romana ha svolto un ruolo indispensabile nella centralizzazione, politicizzazione e socializzazione della società e dell'economia americana nel ventesimo secolo.
Le principali chiese protestanti, che, come la Chiesa Cattolica Romana, avevano abbandonato sia il cristianesimo che il capitalismo, stavano promuovendo allora quello che venne chiamato il Social Gospel1 , le cui espressioni politiche erano il movimento progressista e in seguito il New Deal.
Una delle figure di spicco del movimento del Social Gospel fu Lyman Abbott, editore della Christian Union and Outlook, e successore di Henry Ward Beecher come pastore della Plymouth Church a Brooklyn. Abbott elogiò la Chiesa Cattolica Romana per la sua visione della giustizia sociale e "proclamò con gioia le virtù dei riformatori cattolici mentre prendeva atto delle loro azioni nella sua comunità e in tutto il paese2". Abell evidenziò come molti cattolici romani avevano come figura di riferimento il cardinale inglese Henry Edward Manning, "il cui successo come riformatore sociale deriva in gran parte dalla sua disponibilità a lavorare assieme a uomini di ogni presuasione religiosa"3. Non facevano altro che seguire, secondo il cattolico romano americano Edward McSweeney, le istruzioni di Leone XIII nell'Immortale Dei (Sulla costituzione cristiana degli Stati), su come "partecipare negli affari pubblici", con una "ferma determinazione di infondere in tutte le sfaccettature dello Stato, come una linfa vitale, la saggezza e la virtù della religione cattolica4". Questa cooperazione tra cattolici romani e protestanti liberali fu sostenuta con entusiasmo dal cardinale Gibbons di Baltimora, che nel suo libro del 1889, Our Christian Heritage, scrisse: "lungi dal disprezzare o rifiutare il loro sostegno [protestante], porgo loro volentieri la mano destra di associazione, purché si uniscano a noi per colpire il nemico comune. Fa piacere a volte combattere fianco a fianco con i nostri vecchi antagonisti5". Non solo il cardinale stava fianco a fianco con i protestanti liberali quando c’era da intraprendere un’azione sociale, ma stava fianco a fianco con religiosi di ogni genere anche al Parlamento mondiale delle religioni tenutosi a Chicago nel 1893. Qui il cardinale osservò che, mentre " siamo diversi nella fede, grazie a Dio c'è un’ambito in cui stiamo uniti, quello della carità e della benevolenza".6
Due dei più influenti funzionari romani negli Stati Uniti di fine diciannovesimo e inizio ventesimo secolo furono il cardinale James Gibbons di Baltimora e John A. Ryan della Catholic University of America a Washington, DC, entrambi devoti discepoli di Leone XIII7 Gibbons ribaltò l'iniziale atteggiamento ostile della Chiesa-Stato nei confronti dei sindacati negli Stati Uniti.8 Nel 1889 e nel 1893, due anni prima e due anni dopo che Leone XIII pubblicò la Rerum Novarum, la gerarchia della Chiesa-Stato romana in America, il cui leader era il cardinale Gibbons, organizzò due grandi congressi, il primo a Baltimora e il secondo a Chicago, al fine di mobilitare clero e laici per “un'azione sociale progressista”9. I relatori di questi congressi, in linea con il programma di Leone XIII, denunciarono il capitalismo, il socialismo e il comunismo e chiesero una maggior intervento del governo nell'economia, in particolare con pesanti tasse progressive sui ricchi. Entrambi i congressi hanno votato per istituire gruppi di studio e distribuire copie della Rerum Novarum in lungo e in largo.
Il prete cattolico romano John A. Ryan (1869-1945), che è stato definito "il più importante accademico del movimento sociale cattolico americano" e soprannominato in modo dispregiativo il "Monsignor New Dealer"10 pubblicò il suo primo libro nel 1906, Un salario dignitoso: i suoi aspetti etici ed economici. Si trattava di un accalorata argomentazione a favore di un salario minimo imposto per legge, realizzatosi a livello nazionale dagli anni '30.11 Richard Ely, il fondatore dell'American Economic Association e membro del movimento del Social Gospel, ha elogiato il libro come "il primo tentativo in lingua inglese di elaborare quello che può essere chiamato un sistema cattolico romano di economia politica".12 I libri, i saggi e gli articoli successivi di Ryan promuovevano ulteriore interventismo nel mercato: una giornata lavorativa di otto ore; restrizioni al lavoro di donne e bambini; la legalizzazione dei picchettaggi durante gli scioperi; arbitrato coatto nelle controversie di lavoro; centri statali per l’impiego; sussidi per la disoccupazione; assicurazioni legali contro gli infortuni, le malattie e la vecchiaia; programmi di edilizia popolare; proprietà statale dei monopoli naturali; imposte sul reddito progressive; imposte di successione progressive; divieto di speculazione sui mercati; e così via.13 Ryan definì il suo programma "Socialismo economico essenziale" e "Semi-socialismo". Egli divenne nel 1908 il leader di un movimento cattolico romano mondiale per la Riforma Sociale. Uno dei suoi gruppi associati tra i più importanti e influenti dell'epoca fu il Central Verein in Germania.
Nel 1917, la gerarchia della Chiesa-Stato Romana negli Stati Uniti costituì il Consiglio Nazionale Cattolico di Guerra (che in seguito sarebbe stato chiamato la Conferenza Nazionale dei Vescovi Cattolici). Nel 1919 il suo comitato amministrativo pubblicò un piano elaborato da John Ryan, il Programma Episcopale di ricostruzione sociale. Il piano promuoveva l’assicurazione statale contro la disoccupazione, la malattia, l'invalidità e la vecchiaia; una legge federale sul lavoro minorile; applicazione legale del diritto dei lavoratori di organizzarsi; case popolari; tassazione progressiva sulle eredità, i redditi e sul surplus dei profitti; regolazione delle tariffe dei servizi di pubblica utilità; partecipazione dei lavoratori alla gestione e così via.14 Non sorprende, quindi, che quando Franklin Roosevelt fu eletto presidente nel 1932, egli invitò il professor Ryan a unirsi alla sua amministrazione. Ryan era stato un sostenitore del New Deal per decenni, molto prima che Franklin Roosevelt fosse eletto alla carica. Abell evidenziò che
Durante la Grande Depressione degli anni '30 il movimento sociale cattolico conobbe apparentemente un crescente successo. Tutte le misure immediate previste dal Programma Episcopale del 1919 furono adottate in tutto o in parte". 15 La stampa cattolica negli Stati Uniti si unì unanime a Ryan nei suoi vociferanti appelli per un maggior interventismo statale. Nel 1931 Ryan scrisse:
I lavoratori hanno diritto a pretendere dalle imprese tutti i mezzi di sussistenza, dal momento in cui iniziano a lavorare fino alla morte. Quando l’imprenditoria non lo fa direttamente ... allora è compito dello stato imporlo agli imprenditori . 16 Il principio economico della destinazione universale dei beni della terra, principio fondamentale della dottrina politica della Chiesa-Stato romana ha dato vita a una pletora di nuovi diritti che lo stato deve custodire, proteggere e difendere. Di seguito è riportato un lungo elenco, comunque incompleto, di questi diritti, così come sono apparsi nelle varie encicliche papali dal 1891.
E questi sono solo alcuni dei nuovi diritti che richiedono l’intervento dello stato in tutti gli aspetti della società
- Diritto di fondare liberamente sindacati per i lavoratori
- Diritto alla cultura
- Diritto di emigrare
- Diritto all'immigrazione
- Diritto al cibo
- Diritto all'abbigliamento
- Diritto al riposo
- Diritto all'assistenza medica
- Diritto a un giusto salario
- Diritto alla vita
- Diritto a un ambiente sicuro
- Diritto alla sicurezza personale dei lavoratori
- Diritto alla vita familiare
- Diritto alla proprietà privata
- Diritto all'uso comune di tutti i beni
- Diritto al lavoro
- Diritto alla pensione
- Diritto di associazione
- Diritto alla sicurezza
- Diritto all'integrità fisica
- Diritto ai servizi sociali necessari
- Diritto di sciopero
- Diritto di scegliere liberamente il modo di vivere
- Diritto di fondare una famiglia
- Diritto all'istruzione
- Diritto al lavoro
- Diritto a una buona reputazione
- Diritto al rispetto
- Diritto a un'informazione appropriata
- Diritto di svolgere un’attività secondo coscienza
- Diritto alla tutela della privacy
- Diritto alla legittima libertà
- Diritto alla formazione professionale
- Diritto a un'istruzione di qualità
- Diritto a un'assistenza sanitaria adeguata.
Questo elenco non è affatto completo. Lo offro semplicemente come illustrazione di un punto fondamentale in filosofia politica: un appello ai diritti umani non è necessariamente una base per limitare il potere dello stato. Questa è stata una delle lezioni offertaci dalla Rivoluzione Francese.
Infatti il papato ha ben compreso che estendendo costantemente i diritti dell'uomo, per usare la stessa frase del Vaticano, gli è possibile offrire argomenti morali sempre nuovi per ampliare le dimensioni, la portata e il potere dello stato.
La Gaudium et Spes, uno dei maggiori documenti emanati dal Concilio Vaticano II, è tipico dei tanti pronunciamenti della Chiesa-Stato a favore di tale ingerenza statale nell'economia:
Occorre perciò che sia reso accessibile all'uomo tutto ciò di cui ha bisogno per condurre una vita veramente umana, come il vitto, il vestito, l'abitazione, il diritto a scegliersi liberamente lo stato di vita e a fondare una famiglia, il diritto all'educazione, al lavoro, alla reputazione, al rispetto, alla necessaria informazione, alla possibilità di agire secondo il retto dettato della sua coscienza, alla salvaguardia della vita privata e alla giusta libertà anche in campo religioso17 Notare prima l'imperativo morale: Occorre perciò... Cos’è che occorre? Notare gli universali: occorre …all’uomo... tutto ciò. Il Vaticano poi ci fornisce un elenco parziale di quel tutto ciò: vitto, vestiario, alloggio, istruzione, lavoro,18 informazioni e così via. Più avanti, nello stesso documento, il Vaticano afferma che la complessità della società odierna rende l’interventismo statale ancora più urgente e giustificato:
Ai tempi nostri, la complessità dei problemi obbliga i pubblici poteri ad intervenire più frequentemente in materia sociale, economica e culturale...19 Giovanni XXIII ha chiarito la posizione della Chiesa-Stato romana nella sua enciclica Pacem in terris:
È perciò indispensabile che i poteri pubblici si adoperino perché allo sviluppo economico si adegui il progresso sociale; e quindi perché siano sviluppati, in proporzione dell’efficienza dei sistemi produttivi, i servizi essenziali, quali: la viabilità, i trasporti, le comunicazioni, l’acqua potabile, l’abitazione, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, condizioni idonee per la vita religiosa, i mezzi ricreativi… sistemi assicurativi … [e] a quanti sono in grado di lavorare sia offerta una occupazione rispondente alle loro capacità; la rimunerazione del lavoro sia determinata secondo criteri di giustizia e di equità.20 Esaminiamo più da vicino lo stato sociale qui descritto. La Chiesa-Stato Romana si è presa gran parte del merito di aver creato l'intera disciplina del diritto del lavoro attraverso l'influenza della Rerum Novarum. Negli Stati Uniti [e in Italia], quella legge è un intricato groviglio di statuti, regolamenti e decreti che pochi riescono capire, figuriamoci obbedire. In economia del lavoro, la politica base della Chiesa-Stato romana è la richiesta che i datori di lavoro paghino ai dipendenti un "salario dignitoso", noto anche come "giusto salario" o "salario familiare". Giovanni Paolo II lo ha così spiegato:
Una giusta remunerazione per il lavoro della persona adulta, che ha responsabilità di famiglia è quella che sarà sufficiente per fondare e mantenere degnamente una famiglia e per assicurarne il futuro. Tale remunerazione può realizzarsi sia per il tramite del cosiddetto salario familiare — cioè un salario unico dato al capo-famiglia per il suo lavoro, e sufficiente per il bisogno della famiglia, senza la necessità di far assumere un lavoro retributivo fuori casa alla coniuge — sia per il tramite di altri provvedimenti sociali, come assegni familiari o contributi alla madre che si dedica esclusivamente alla famiglia, contributi che devono corrispondere alle effettive necessità, cioè al numero delle persone a carico per tutto il tempo che esse non siano in grado di assumersi degnamente la responsabilità della propria vita.21 Questo supposto “giusto salario”, si badi bene, non è regolato in base alle conoscenze, alle abilità, all’esperienza o produttività del dipendente, ma in base al numero di persone che egli ha a carico. Se i salari devono essere definiti in base a un criterio non correlato alla produttività del dipendente, come il numero di persone che ha a carico, non vi è alcuna buona ragione per cui non possano essere stabiliti da altri criteri irrilevanti, come ad esempio la razza. Il pensiero economico cattolico romano richiede, per motivi morali, che due lavoratori che svolgono lo stesso lavoro nello stesso mercato del lavoro siano pagati in modo diseguale, semplicemente perché uno ha più familiari a carico dell'altro. Ora ci possono essere state alcune scuse (inadeguate) per tali affermazioni mille anni fa, durante i lunghi e bui secoli prima dell'alba del capitalismo e della Riforma, ma fare tali affermazioni nel ventesimo secolo è sintomo di una completa ignoranza del mercato e della giustizia22. Se le opinioni del papa fossero state convertite in legge, avrebbe garantito la disoccupazione a quelli con molti figli. Le politiche economiche del papa danneggerebbero proprio coloro che il papa intende aiutare23.
In effetti, il papa avrebbe voluto che il suo “salario familiare” diventasse legge. Nell’enciclica fece riferimento ad “altri provvedimenti sociali, come assegni familiari o contributi alla madre che si dedica esclusivamente alla famiglia, contributi che devono corrispondere alle effettive necessità...”24 Quindi ogni madre dovrebbe essere una madre assistente sociale e più bambini può generare, maggiore dovrebbe essere il suo assegno sociale.
Oltre a erogare un salario familiare, lo stato deve fornire un'assicurazione contro la disoccupazione:
L’obbligo delle prestazioni in favore dei disoccupati, il dovere cioè di corrispondere le convenienti sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie, è un dovere che scaturisce dal principio fondamentale dell'ordine morale in questo campo, cioè dal principio dell'uso comune dei beni o, parlando in un altro modo ancora più semplice, dal diritto alla vita ed alla sussistenza25. Giovanni Paolo II non ha semplicemente suggerito che tali programmi siano opportuni o raccomandabili; ha invece sentenziato che sono moralmente imperativi. Egli parla dell'"obbligo di prestazioni in favore dei disoccupati", del "dovere di corrispondere le convenienti sovvenzioni", e ha annunciato che questi doveri derivano dal "principio fondamentale dell'ordine morale", l'uso comune o destinazione universale dei beni. Il diritto all'indennità di disoccupazione deriva dal “diritto alla vita”.
Le indennità di disoccupazione, ovviamente, non sono le sole a rientrare nell’ambito del programma di assistenza sociale cattolico. Ci sono anche
… [il] diritto alla pensione e all'assicurazione per la vecchiaia ed in caso di incidenti collegati alla prestazione lavorativa. Nell'ambito di questi diritti principali, si sviluppa tutto un sistema di diritti particolari26 ... Con il moltiplicarsi dei diritti cattolici romani tanto più si allarga il potere dello stato e si restringe la sfera delle libertà personali. Oltre ai diritti all'assegno sociale, ai sussidi di disoccupazione, alle pensioni, all'assicurazione contro gli infortuni e all'assicurazione per la vecchiaia, gli stati devono proteggere anche i disabili27. Apparentemente l'Americans with Disabilities Act ricalca quello che aveva in mente il Vaticano quando promulgò l '"eliminazione dei iversi ostacoli" per i disabili nel 198128. In genere ci vogliono anni prima che le politiche della Chiesa-Stato vengano recepite nella legislazione di uno stato, ma alla fine succede.
Ancor più fondamentale dell’interventismo statale nel mercato del lavoro è la politica ostile della Chiesa-Stato romana alla stessa proprietà aziendale.
Giovanni XXIII, nella sua enciclica Mater et Magistra del 1961 , affermava che
In questa materia, chiaramente indica il nostro predecessore [Pio XI, in Quadragesimo Anno , 1931], nelle presenti condizioni è opportuno temperare il contratto di lavoro con elementi desunti dal contratto di società, in maniera che "gli operai diventino cointeressati o nella proprietà o nell’amministrazione o compartecipi in certa misura dei lucri percepiti"29 Qui la Chiesa-Stato romana richiede che i non proprietari - operai e altri funzionari [NdT altri funzionari appare nella versione inglese dell’enciclica] - diventino proprietari o condividano i profitti aziendali. Il confine tra condivisione e furto è, ovviamente, tracciato solo dal consenso del proprietario. Se egli non dovesse acconsentire, se è costretto da criminali, dallo Stato o dalla Chiesa-Stato, l'azione non si chiama più condivisione, ma furto. Ed è esattamente questo ciò che promuove la Chiesa-Stato romana: il furto legalizzato. Si tratta di sottrazione della proprietà altrui ai sensi di legge. La Chiesa-Stato romana chiama nondimeno tale furto legalizzato "condivisione".
Giovanni XXIII ha ripetutamente esortato i governi a intervenire maggiormente nelle loro economie. Ha suggerito che le nuove tecnologie potranno rendere tale intervento più facile, più efficace e più pervasivo e che tali tecnologie dovrebbero essere utilizzate a vantaggio delle autorità pubbliche. L'obiettivo della Chiesa-Stato romana è un'economia completamente regolata:
...oggi gli sviluppi delle conoscenze scientifiche e delle tecniche produttive offrono ai poteri pubblici maggiori possibilità concrete di ridurre gli squilibri tra i diversi settori produttivi, tra le diverse zone all’interno delle comunità politiche e tra diversi paesi su piano mondiale; come pure di contenere le oscillazioni nell’avvicendarsi delle situazioni economiche e di fronteggiare con prospettive di risultati positivi i fenomeni di disoccupazione massiva [sic!]. Conseguentemente i poteri pubblici, responsabili del bene comune, non possono non sentirsi impegnati a svolgere in campo economico una azione multiforme, più vasta, più organica; come pure ad adeguarsi a tale scopo nelle strutture, nelle competenze, nei mezzi e nei metodi30 Dato che lo stato deve intervenire e interferire — per usare le parole della Chiesa-Stato romana — in tutti gli aspetti dell'economia, il governo deve impegnarsi nella pianificazione economica. Giovanni Paolo II ha detto che la pianificazione è un "must", un imperativo morale :
Per contrapporsi al pericolo della disoccupazione, per assicurare a tutti un'occupazione, le istanze che sono state qui definite come datore di lavoro indiretto [le autorità civili] devono provvedere ad una pianificazione globale in riferimento a quel banco di lavoro differenziato, presso il quale si forma la vita non solo economica, ma anche culturale di una data società; esse devono fare attenzione, inoltre, alla corretta e razionale organizzazione del lavoro a tale banco. Questa sollecitudine globale in definitiva grava sulle spalle dello Stato, ma non può significare una centralizzazione unilateralmente operata dai pubblici poteri. 31 Qualunque cosa sia la “centralizzazione unilateralmente operata”, è certamente da evitare. A quanto pare il papa preferisce la centralizzazione bilaterale, o forse la centralizzazione multilaterale. In ogni caso, la Chiesa-Stato romana promuove e intende partecipare alla centralizzazione del potere.
La pianificazione è necessaria perché:
La sola iniziativa individuale e il semplice gioco della concorrenza non potrebbero assicurare il successo dello sviluppo... Sono dunque necessari dei programmi per "incoraggiare, stimolare, coordinare, supplire e integrare" l’azione degli individui e dei corpi intermedi. Spetta ai poteri pubblici di scegliere, o anche di imporre, gli obiettivi da perseguire, i traguardi da raggiungere, i mezzi onde pervenirvi; tocca ad essi stimolare tutte le forze organizzate in questa azione comune. Certo, devono aver cura di associare a quest’opera le iniziative private e i corpi intermedi, evitando in tal modo il pericolo d’una collettivizzazione integrale o d’una pianificazione arbitraria...32 Il capitalismo, l'iniziativa individuale e la libera concorrenza, dice l'infallibile Stato-Chiesa, "non potrebbero assicurare il successo dello sviluppo". I programmi governativi sono necessari per garantire tale sviluppo. Attraverso questi programmi le autorità pubbliche sceglieranno, dirigeranno, regoleranno e controlleranno tutti gli aspetti dell'economia. Ovviamente, “assoceranno imprese e altri enti non governativi in questa pianificazione generale e quindi eviteranno la ‘collettivizzazione integrale’”. L'obiettivo è una collettivizzazione incompleta, altrimenti nota come fascismo.
Per rendere ulteriormente chiara la posizione della Chiesa-Stato, il papa ha attaccato il cuore del sistema capitalista, il sistema dei prezzi:
...i prezzi che si formano "liberamente" sul mercato possono, allora, condurre a risultati iniqui. Giova riconoscerlo: è il principio fondamentale del liberalismo come regola degli scambi commerciali che viene qui messo in causa.33 Ayn Rand ha fatto notare che la Populorum Progressio, l'enciclica da cui sono tratte queste citazioni,
...venne acclamata con entusiasmo dalla stampa comunista di tutto il mondo. "Il quotidiano del Partito comunista francese, L'Humanité, ha dichiarato che l'enciclica è stata "spesso commovente" e costruttiva nel rimarcare i mali del capitalismo a lungo enfatizzati dai marxisti", riferisce il New York Times (30 marzo 1967). 34 La Chiesa-Stato romana, data la sua missione divina, vede sé stessa come il primo educatore. Infatti la sua dottrina centrale è il Magistero – l'autorità di insegnamento – della Chiesa.
Pio XI, scrivendo nella sua enciclica Sull'Educazione Cristiana della Gioventù, diceva:
la Chiesa è indipendente da qualsiasi potestà terrena, come nell'origine così nell'esercizio della sua missione educativa35 Inoltre,
… è diritto, o per dir meglio, dovere dello Stato proteggere nelle sue leggi il diritto anteriore … della famiglia sull'educazione cristiana della prole; e, per conseguenza, rispettare il diritto soprannaturale della Chiesa su tale educazione cristiana.36 Mentre altri potrebbero avere diritti legali o diritti morali o anche diritti naturali, solo la Chiesa-Stato romana ha diritti soprannaturali. A causa di questi diritti, l'origine e il potere ecclesiastico nel campo dell'educazione è indipendente da qualsiasi potere terreno. Infatti, è dovere del governo riconoscere e rispettare i diritti soprannaturali della Chiesa-Stato romana nel campo dell'educazione.
Poiché “Tutte le persone hanno un diritto inalienabile a un'istruzione di qualità”37,
Il governo a tutti i livelli ... ha la responsabilità di fornire risorse e materiali adeguati per aiutare tutti i bambini a raggiungere un'istruzione di qualità e salvaguardare la loro salute e sicurezza. Ciò include, ma non è limitato a libri di testo, trasporti, servizi sanitari e di sicurezza adeguati, assistenza economica a coloro che ne hanno bisogno e informazioni adeguate...38 L'articolo 797 del Diritto Canonico della Chiesa-Stato Romana afferma che
È necessario che i genitori nello scegliere le scuole godano di vera libertà; di conseguenza i fedeli devono impegnarsi perché la società civile riconosca ai genitori questa libertà e, osservata la giustizia distributiva, la tuteli anche con sussidi.39 Ciò significa che la “vera libertà” nell'istruzione richiede che la “società civile”, cioè il governo, sovvenzioni le scuole religiose. La Chiesa-Stato lo ha reso ancora più chiaro quando ha stabilito:
… le decisioni politiche dovrebbero consentire l’esistenza di sistemi educativi alternativi, inclusi, ma non limitati a scuole paritarie, poli educativi e programmi a scelta scolastica pubblica, privata e religiosa, a condizione che offrano programmi di qualità e non insegnino o pratichino intolleranza o sostengano attività illegali 40 Questo riferimento alla "scelta della scuola" significa che la Chiesa-Stato romana favorisce i programmi a voucher. Le scuole cattoliche romane negli Stati Uniti, dall'asilo all'università, ricevono già centinaia di milioni di dollari in sussidi fiscali, non semplicemente grazie al loro status di esenzione fiscale, ma anche attraverso la fornitura di trasporti, libri di testo, stipendi degli insegnanti, borse di ricerca, prestiti edilizi e borse di studio, vitto e così via. I programmi a voucher, tuttavia, potranno permettere alle scuole cattoliche romane di ricevere ulteriori centinaia di milioni, forse miliardi di dollari delle tasse. E questa, così ci dicono sia la Chiesa-Stato romana sia i suoi fedeli apologeti nei circoli politici conservatori, sarebbe “vera libertà”.
La Chiesa-Stato romana sostiene lo stesso approccio fascista all'assistenza sanitaria.
Il nostro approccio all'assistenza sanitaria si basa su un principio semplice ma fondamentale: 'Ogni persona ha diritto a un'assistenza sanitaria adeguata.'… L'assistenza sanitaria non è una merce; è un diritto umano fondamentale…. Questo diritto è esplicitamente dichiarato nella Pacem in Terris ed è il fondamento della nostra difesa della riforma dell'assistenza sanitaria41. I vescovi romani negli Stati Uniti rilasciarono questa dichiarazione nel 1993, quando ferveva il dibattito sulla riforma dell'assistenza sanitaria a Washington. Aveva lo scopo di prestare l'autorità morale della Chiesa-Stato romana al movimento per un'ulteriore socializzazione dell'assistenza sanitaria negli Stati Uniti. I vescovi americani, ovviamente, non agivano di loro iniziativa, ma sulla base dei principi e delle direttive cardine della Chiesa-Stato romana. Giovanni Paolo II aveva scritto nella Laborem Exercens nel 1981:
Accanto al salario, qui entrano in gioco ancora varie prestazioni sociali, aventi come scopo quello di assicurare la vita e la salute dei lavoratori e quella della loro famiglia. Le spese riguardanti le necessità della cura della salute, specialmente in caso di incidenti sul lavoro, esigono che il lavoratore abbia facile accesso all'assistenza sanitaria, e ciò, in quanto possibile, a basso costo, o addirittura gratuitamente. Il diritto all'assistenza sanitaria implica il dovere ineludibile di qualcuno – un medico, un infermiere, un'azienda farmaceutica o un ospedale – di fornire tale assistenza sanitaria. La Chiesa-Stato lo capisce fin troppo bene e pertanto sostiene che è dovere di coloro che hanno le competenze adeguate fornire assistenza sanitaria. Questa non è altro che l'applicazione del principio della destinazione universale dei beni della terra. I diritti promossi dalla Chiesa-Stato romana richiedono l'asservimento di alcune persone a beneficio di altri. La Chiesa-Stato sembra esserne perfettamente consapevole e per questo motivo difende tali diritti. La Chiesa-Stato romana, sin dai suoi primordi, è stata una promotrice della schiavitù.
Note
1 Il Vangelo Sociale si è diffuso in Italia nelle “chiese protestanti storiche”, le cosiddette “BMV” - Battisti, Metodisti, Valdesi – impropriamente definite “le chiese liberali” (in contrasto con le chiese conservatrici) consorziatesi negli anni ‘70 del XX secolo a causa del drastico calo del numero di membri e di vocazioni. Chiese politicizzate fino all’estremo, che sin dagli anni ‘60 e ‘70 erano dichiaratamente schierate col Partito Comunista Italiano. L’“affinità etica” tra le chiese protestanti storiche italiane e il cattocomunismo, (come evidenziata nella nota 5), fu definitivamente suggellata con la visita di Papa Francesco al Tempio Valdese di Torino nel giugno del 2015.
Una forma mitigata del Vangelo Sociale è praticata anche tra le chiese conservatrici, definite con malcelato disprezzo “fondamentaliste” dalle “liberali”, di gran lunga maggioritarie nel mondo protestante, ma irrilevanti politicamente. (NdT)
2 Aaron I. Abell, American Catholicism and Social Action: A Search for Social Justice, 1865-1950, 90.
3 Ibid., 90
4 Come citato da Abell, 94
5 Come citato da Abell, 95. Si veda “The Ethical Kinship between Protestant Radicalism and Catholic Conservatism,” (L’affinità etica tra il Radicalismo Protestante e il Conservatorimo Cattolico) ne The Christian Register (Unitariano), 27 Luglio 1893.
6 Come citato da Abell, 118
7 Altre figure importanti includono Dorothy Day, fondatrice del Catholic Worker. 1 maggio 1933 e John LaFarge, S. J., 1880-1963, che scrisse sulla “giustizia interrazziale”.
8 Si veda Aaron I. Abell, “The Reception of Leo XIII’s Labor Encyclical in America, 1891-1919,”ne The Review of Politics, Ottobre 1945, 464-495. Robert Sirico scrisse nel suo saggio “Catholicism’s Developing Social Teaching,” (Sviluppo dell'insegnamento sociale del cattolicesimo) nel numero del Dicembre 1991 della rivista The Freeman, pag. 468. che il Cardinale Gibbons riteneva che il movimento operaio e l'intervento statale fossero “i mezzi più efficaci, se non gli unici” per combattere i monopoli individuali e corporativi e la loro “avidità senza cuore che, per brama di guadagno, sfruttano spietatamente nel lavoro non solo gli uomini, ma anche le donne e bambini”
9 Come citato da Robert Sirico. “Catholicism’s Developing Social Teaching,” The Freeman, Dicembre 1991, pag. 473. (Sirico citò la pagira errata in Abell)
10 Charles Coughlin, un prete cattolico e demagogo predicatore radiofonico, affibbiò quel nomignolo a Ryan dopo che l’amministrazione Roosevelt non riuscì a nazionalizzare le industrie rapidamente come Coughlin avrebbe voluto. Egli “divulgò la dottrina sociale della chiesa più diffusamente di ogni su contemporaneo, e non solo per radio, ma anche su pubblica piattaforma e, dopo il 1934 tramite la propaganda dell'Unione per la Giustizia Sociale e il suo settimanale, Social Justice” (Abell, American Catholicism and Social Action: A Search for Social Justice, 1865-1950, 240). Come predicatore radiofonico Coughlin raccolse una audience stimata intorno ai dieci milioni di ascoltatori nel 1931, proporzionalmente ben più numerosa di quella di Rush Limbaugh negli anni ‘90 del XX secolo. Coughlin fu un feroce critico dell’amministrazione Hoover e un ardente sostenitore di Roosevelt e del New Deal; il suo slogan era “o Roosevelt o la rovina”. Fu solo quando Roosevelt fallì l’obiettivo di instaurare un socialismo più pervasivo nazionalizzando le banche che Coughlin divenne un suo critico.
11 I governi degli stati promulgarono leggi sul salario minimo già nel 1912. Il primo stato a farlo il Massachusetts, nota roccaforte cattolica . Per uno studio storico degli effetti dei salari minimi, vedere Simon Rothenberg, The Economics of Legal Minimum Wages (Washington, D.C .: American Enterprise Institute, 1981). L'effetto deleterio dei salari minimi obbligatori per legge è una delle poche idee su cui la maggior parte degli economisti è d'accordo.
12 Francis L. Broderick, Right Reverend New Dealer (New York: Macmillan, 1963), 46.
13 Abell, “The Reception of Leo XIII’s Labor Encyclica in America, 1891-1919 The Review of Politics, Ottobre 1945.
14Ibid. 494
15 Abell, American Catholicism and Social Action: A Search for Social Justice, 1865-1950, 234.
16 O’Brien, Public Catholicism, 171.
17 Paolo VI, Gaudium es Spes, § 26, http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html
18 “Inoltre lo Stato deve mettere ogni cura per creare quelle condizioni materiali di vita senza cui un’ordinata società non può sussistere, e per fornire lavoro specialmente ai padri di famiglia e alla gioventù… I provvedimenti però che lo Stato prende a questo fine, devono essere tali che colpiscano davvero quelli che di fatto hanno nelle loro mani i maggiori capitali e vanno continuamente aumentandoli con grave danno altrui”.
Pio XI, Divini Redemptoris, § 75. http://www.vatican.va/content/pius-xi/it/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19370319_divini-redemptoris.html
19 Paolo VI, Gaudium es Spes, § 75
20 Giovanni XXIII, Pacem in Terris, § 39
http://www.vatican.va/content/john-xxiii/it/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem.html
21 Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, § 19 http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_14091981_laborem-exercens.html
22 Una affermazione dall’enciclica Quadragesimo Anno di Pio XI ben illustra la crassa ignoranza economica del papato su questioni economiche: “È però vero che se il minor guadagno che essa fa è dovuto a indolenza, a inesattezza e a noncuranza del progresso tecnico ed economico, questa non sarebbe da stimarsi giusta causa per diminuire la mercede agli operai.” § 73
23 Le direttive economiche cattolico romane sono state parzialmente recepite nel diritto sotto forma di leggi sul salario minimo.
24 Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, § 19
25 Ibid., § 18
26 Ibid., § 19. “Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà” (Giovanni XXIII, Pacem in Terris, § 6)
27 Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, § 22 “Spetta quindi alle diverse istanze coinvolte nel mondo del lavoro, al datore diretto come a quello indiretto di lavoro, promuovere con misure efficaci ed appropriate il diritto della persona handicappata alla preparazione professionale e al lavoro”.
28 Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, § 22 “Una grande attenzione dovrà essere rivolta... alle condizioni di lavoro fisiche e psicologiche degli handicappati… ed all'eliminazione dei diversi ostacoli”.
29 Giovanni XXIII, Mater et Magistra, § 20. “...si serbi integro il bene comune dell'intera società. Per questa legge di giustizia sociale non può una classe escludere l'altra [il proletariato] dalla partecipazione degli utili” Pio XI, Quadragesimo Anno, § 58. Sotto l’insegna de “L’elevazione del proletariato” Pio XI dichiarò che “è necessario dunque con tutte le forze procurare che in avvenire i capitali guadagnati non si accumulino se non con equa proporzione presso i ricchi ” § 63
30Giovanni XXIII, Mater et Magistra, § 41
31Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, § 18
32 Paolo VI, Populorum Progressio, § 33
33 Ibid., § 58
34 Ayn Rand, “Requiem for Man,” in Capitalism: The Unknown Ideal, 316.
35 Pio XI, Divini Illius Magistri. La principale preoccupazione della Chiesa-Stato non è tanto che le persone vengano educate ma che essa sia la sola educatrice. Quando però ebbe facoltà di ricoprirne il ruolo mancò di farlo, preferendo lasciare il popolo ignorante e ossequioso. Lo stato Gesuita in Paraguay è una vivida illustrazione della pratica millenaria della Chiesa-Stato. Mechan scrisse: “Il progetto gesuita di addestramento ed evangelizzazione , checché fosse nelle intenzioni o meno dei suoi esecutori, ebbe l’effetto di mantenere gli Indiani [in Paraguay] nell’ignoranza di ogni dovere eccetto quello di una passiva, indiscussa obbedienza” (J. Lloyd Mecham, Church and State in Latin America: A History of Politico-Ecclesiastical Relations [Chapel Hill: University of North Carolina Press, 1934], 235).
36 Ibid.
37 United States Catholic Conference, Principles of Educational Reform in the United States, 1995, 3. “Scaturisce pure dalla natura umana il diritto di partecipare ai beni della cultura, e quindi il diritto ad un’istruzione di base e ad una formazione tecnico-professionale adeguata” Giovanni XXIII, Pacem in Terris, § 7
38 United States Catholic Conference,Principles of Educational Reform in the United States, 1995, 7-8. “L’offerta di un’educazione di qualità per tutti i bambini è responsabilità di tutti i membri della nostra comunità civica”. Insomma si può ben dire che “occorre una comunità per allevare un bambino”. È da queste affermazioni che si può ben capire quanto sia versatile il principio di sussidiarietà. Esso permette alle autorità, sia civili sia ecclesiali, di interferire in ogni momento e in ogni aspetto della società. Quelli che credono che il principio di sussidiarietà sia un freno all’azione governativa si beano nell’ignoranza del significato del pensiero sociale Cattolico Romano.
39 http://www.intratext.com/IXT/ITA0276/_P2M.HTM
40 United States Catholic Conference, Principles of Educational Reform in the United States, 1995, 8.
41 United States Catholic Conference, A Framework for Comprehensive Health Care Reform: Protecting Human Life, Promoting Human Dignity, Pursuing the Common Good, 1993, 1.