Preghiera/Meditazioni quotidiane Proverbi/Novembre: differenze tra le versioni
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''“<sup>8</sup>Chi accresce i suoi beni con gli interessi e l'usura, li raccoglie per chi ha pietà dei poveri. <sup>9</sup>Se uno volge gli orecchi altrove per non udire la legge, la sua stessa preghiera è un abominio”'' (Proverbi 28:8-9). | |||
Questi due versetti dai Proverbi mettono in evidenza il giudizio di Dio contro la ricchezza ottenuta con mezzi ingiusti e la condanna dell'ipocrisia religiosa. Il primo versetto (8) insegna che coloro che accumulano ricchezze imponendo interessi esorbitanti o pratiche di usura finiranno per vedersele destinate da Dio a coloro che piuttosto mostrano compassione per i poveri. Si riflette così il principio che la giustizia di Dio ripristina l'equità sociale. Il secondo versetto (9) avverte che chi rifiuta di ascoltare e obbedire alla legge di Dio non può aspettarsi che le proprie preghiere vengano accolte. | |||
'''I.''' L’imposizione di interessi esorbitanti sui prestiti, la pratica dell'usura, è proibita dalla Legge di Dio. Agli Israeliti era proibito addebitare ai loro connazionali l'usura su denaro, cibo o qualsiasi altra cosa (Levitico 25:36–37). I prestiti erano intesi ad assistere i poveri, non a sfruttarli affinché il prestatore potesse arricchirsi. L'avvertimento riecheggia il sentimento della Bibbia secondo cui la ricchezza terrena è temporanea (Proverbi 23:4–5; Giacomo 4:13–14; Luca 12:16–21). Il guadagno illecito ottenuto tramite l'usura alla fine passerà nelle mani della persona che è generosa con i poveri. La giustizia supererà l'ingiustizia. Ai tempi di Gesù, i pubblicani, erano noti trasgressori della lezione di questo proverbio. Raccoglievano tasse per gli occupanti romani. I Romani consentivano agli esattori di aggiungervi una propria percentuale di profitto. Molti di loro abusavano di questo privilegio per riempirsi le tasche. La loro reputazione era così bassa che essere un esattore delle tasse era tanto offensivo quanto essere una prostituta. Zaccheo, un esattore delle tasse, era diventato discepolo di Gesù. Per compensare le vittime dei suoi peccati precedenti offre di dare metà della sua ricchezza ai poveri e a restituire quattro volte quanto aveva preso ingiustamente (Luca 19:8). Questo stesso principio dovrebbe applicarsi ai prestiti tra cristiani. Gesù dice che è meglio dare senza ricevere nulla in cambio che semplicemente prestare: ''“E se prestate a quelli dai quali sperate ricevere, quale grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne alcunché e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, poiché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi''” (Luca 6:34-35). Così, chi oggi guadagna sfruttando economicamente persone vulnerabili con prestiti ad alto interesse o pratiche finanziarie predatorie potrebbe vedere le sue ricchezze dissipate e devolute a scopi benefici. Una persona ricca che abbia accumulato beni ottenuti in modo non etico potrebbe finire per perdere la propria fortuna, che andrà a beneficio di cause sociali o di coloro che servono i poveri con giustizia. | |||
'''II.''' Una delle versioni più comuni di falsa fede è il tentativo di usare Dio come un distributore automatico o un genio della lampada. Le sue leggi e i suoi comandi vengono ignorati, ma ci si aspetta comunque “che collabori” con le richieste di preghiera. Dio disprezza questo atteggiamento, sia quando è legato alla preghiera che al sacrificio (Proverbi 15:8). In particolare, la Bibbia dice che Dio prova repulsione verso tutto quel modo di essere, non solo verso certi momenti (Proverbi 15:9). Il termine usato per la sua reazione implica profondo disgusto e ripugnanza. Quando non ci si preoccupa della volontà di Dio, o dell'obbedienza, o del ravvedimento, le sue espressioni di religiosità vengono accolte con “divina nausea”. Anche una "buona azione" è un peccato quando è fatta per motivi insinceri. Naturalmente, Dio ha il diritto di rispondere alla preghiera di chiunque nel modo che preferisce. Può rispondere a un appello di un non credente come mezzo per chiamarlo alla fede. Tuttavia coloro che rifiutano Dio non hanno una valida ragione per aspettarsi risposte positive alle loro preghiere. La Scrittura chiarisce che il peccato e l'incredulità sono barriere all’esaudimento. Il salmista ne è cosciente: ''“Se nel mio cuore avessi ordito il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato”'' (Salmo 66:18), come pure l’uomo non vedente guarito da Gesù: ''“Si sa che Dio non ascolta i peccatori, ma, se uno è pio verso Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta”'' (Giovanni 9:31). Gesù spesso denunciava l’ipocrisia religiosa. Nella parabola del Fariseo e del pubblicano, l’esattore che ammette umilmente di essere un peccatore e chiede a Dio di essere misericordioso con lui torna a casa giustificato. Non però il fariseo ipocrita che vedeva gli altri come peccatori ma lui come giusto (Luca 18:9–14). Chi si dichiara religioso ma, di fatto, ignora gli insegnamenti etici per perseguire i propri interessi, rischia di vedere il proprio culto ritenuto vuoto e ipocrita. | |||
Accumuliamo noi le nostre risorse in modo onesto e giusto, oppure a spese di altri? La nostra pratica religiosa riflette sincerità e obbedienza, o cerchiamo di “compensare” un cuore lontano da Dio con atti di culto? Come possiamo essere persone che mostrano pietà e compassione per i poveri con le risorse che abbiamo? | |||
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== 17 Novembre == |
Versione delle 19:44, 13 nov 2024
Meditazioni quotidiane basate sul libro di Proverbi
1 Novembre
"Figlio mio, sii saggio e rallegrami il cuore, così potrò rispondere a chi mi offende" (Proverbi 27:11).
Il versetto di Proverbi 27:11 si inserisce nella raccolta di consigli che il saggio dà al figlio, e il contesto immediato mostra non solo che i figli onorino i loro genitori, ma anche il desiderio profondo di Dio che i suoi figli adottino un comportamento saggio e giusto, perché la loro condotta riflette sulla sua gloria e reputazione. In questo caso, il padre invita il figlio alla saggezza come fonte di consolazione e difesa: un figlio che vive con prudenza e rettitudine dà infatti gioia e onore al proprio padre, rispondendo così anche implicitamente agli attacchi o critiche dei suoi detrattori.
Questa frase offre diverse applicazioni per la vita cristiana. Innanzitutto, possiamo riconoscere il profondo legame tra la nostra vita morale e la testimonianza cristiana. Ogni nostra azione, parola o scelta influenza la percezione del mondo su Dio e sul suo messaggio. Una condotta saggia e integra diventa dunque un modo per "rispondere" a chi critica la fede, mostrando la bellezza e la coerenza della vita cristiana. Un'altra applicazione è il concetto di "rallegrare" il cuore di Dio. La Scrittura insegna che Dio si compiace della giustizia e della verità nei suoi figli. Fare scelte sagge, non per dovere, ma per amore verso Dio, è un atto che genera in Lui gioia e, come dice il testo, consente a Dio di "rispondere" attraverso di noi agli scettici o ai critici della fede. Infine, il versetto invita a riflettere su come possiamo vivere per essere, anche noi, fonte di consolazione e sicurezza per gli altri, che vedano nella nostra vita un esempio di fedele affidamento e saggezza. Questa saggezza non nasce da noi stessi, ma da una relazione intima con Dio, fonte di ogni sapienza.
La mia condotta e le mie scelte quotidiane testimoniano la saggezza che Dio desidera vedere nei suoi figli? Cosa dice il mio comportamento su Dio e la mia fede agli altri? Mi sforzo di "rallegrare" il cuore di Dio, compiacendolo non per dovere ma per amore e rispetto verso di Lui? Come posso coltivare una motivazione più profonda e sincera nel mio rapporto con Lui? In che modo la mia vita può rispondere in maniera silenziosa ma potente alle critiche o ai dubbi che il mondo solleva riguardo alla fede cristiana? Esistono aspetti del mio carattere o delle mie abitudini che richiedono maggiore attenzione o saggezza? Chi nella mia vita mi guarda come un esempio o trae forza dalla mia condotta? Come posso diventare una fonte di consolazione e sicurezza per chi mi osserva e per chi cerca risposte nel mio modo di vivere la fede?
Preghiera. Signore Iddio: Ti chiedo perdono per non avere sempre pensato, nella mia condotta, di compiacerti in ogni cosa. Spesso sono distratto e negligente, oppure troppo incline a giustificare il mio comportamento. Il mondo guarda a noi che ci professiamo credenti e giudica, cogliendo ogni nostra incoerenza come pretesto della propria incredulità. Per quanto nessuno di noi possa sempre dare una testimonianza irreprensibile, voglio impegnarmi con il Tuo aiuto a vigilare sul mio comportamento. Che io sia costantemente discepolo del Salvatore Gesù Cristo e in confronto continuo con la Sua Parola. Nel Suo nome Te lo chiedo con fiducia. Amen.
2 Novembre
"L'uomo accorto vede il male e si nasconde, ma gli scempi [gli ingenui, gli incauti, gli imprudenti] passano oltre e ne portano la pena" (Proverbi 27:12).
Il versetto di Proverbi 27:12 mette a confronto due tipi di persone: l’accorto e lo scempio. L'uomo accorto, vedendo il male, non si espone inutilmente al pericolo ma si protegge. Egli sa discernere tra il bene e il male e sceglie con prudenza, consapevole che non è saggio sfidare i pericoli. Al contrario, lo scempio – l’insensato – è privo di questa saggezza e cammina con superficialità, ignorando i segnali di pericolo e subendo, inevitabilmente, le conseguenze delle proprie azioni. Per il cristiano, questa saggezza non è semplicemente la capacità di evitare i pericoli materiali, ma soprattutto quelli spirituali. Evitare il male significa saper riconoscere i pensieri, le abitudini o le situazioni che ci allontanano da Dio, scegliendo di prendere le distanze da tutto ciò che potrebbe danneggiare la nostra relazione con Lui. Questo versetto ci invita a essere vigili, ricordandoci che non possiamo permetterci di vivere con superficialità, specialmente quando in gioco ci sono la nostra integrità e la nostra fede.
Riflettere su questo versetto ci porta a domandarci: quali sono i "pericoli" che spesso trascuriamo nella nostra vita spirituale? Come possiamo sviluppare una maggiore vigilanza e saggezza nel discernere ciò che è dannoso per la nostra anima? Essere prudenti non significa vivere nella paura, ma scegliere con cura e consapevolezza le nostre vie, confidando che Dio ci dona la saggezza necessaria per evitare il male e restare vicini a Lui.
Alcune domande per la riflessione personale: (1) Ci sono situazioni o relazioni nella mia vita che potrebbero allontanarmi da Dio e dal suo cammino? Come posso affrontarle con saggezza? (2) Quando mi trovo di fronte a una decisione, prendo tempo per valutare i possibili pericoli e conseguenze, o mi lascio guidare dall’impulso del momento? (3) Cosa significa per me "nascondermi" dal male? In che modo posso coltivare una maggiore attenzione spirituale nella mia vita quotidiana? (4) Chiedo regolarmente a Dio di guidarmi e di darmi discernimento, o tendo ad affidarmi solo alla mia comprensione? Come posso fare spazio alla Sua guida nelle mie scelte?
Preghiera. Signore Iddio! Il Tuo appello tramite questo versetto alla prudenza, mi rammenta di tutte le volte in cui sono stato disavveduto ed ho creduto che certe situazioni in cui mi sono trovato oppure ho cercato non potessero danneggiare il mio spirito ed il mio rapporto con te. Te ne chiedo perdono e mi risolvo, attraverso la meditazione regolare della Tua Parola di acquisire sapienza e discernimento maggiore. Per la Tua gloria e per il bene mio e di chi mi osserva. Amen.
3 Novembre
"Prendigli il vestito poiché ha garantito per altri; fatti dare dei pegni, poiché si è reso garante di stranieri. Chi benedice il prossimo ad alta voce, di buon mattino, sarà considerato come se lo maledicesse" [Parafrasi. Ottieni una garanzia da qualcuno che garantisce il debito di uno sconosciuto. Ottieni un deposito se lo fa per gli stranieri. Un saluto forte e allegro al mattino presto verrà interpretato come una maledizione!] (Proverbi 27:13-14).
Questi versetti di Proverbi 27:13-14 riflettono una saggezza pratica legata alla cultura e alle pratiche economiche dell'antico Israele. "Prendigli il vestito" allude a una misura cautelativa per chi si rende garante dei debiti di altri. Nei tempi antichi, infatti, assumersi un impegno economico per altri era un rischio significativo, poiché, in mancanza di denaro, si potevano confiscare beni essenziali come il mantello (il vestito), unico riparo dal freddo. Il consiglio qui è di agire con prudenza e di non prendere impegni che ci possono mettere in situazioni pericolose, soprattutto quando il debito riguarda persone estranee.
Il versetto successivo si riferisce alla sincerità e alla prudenza nelle relazioni. Benedicendo il prossimo "di buon mattino, ad alta voce", può sembrare un gesto di cortesia o apprezzamento, ma la Scrittura avverte che tale entusiasmo eccessivo può risultare fastidioso, persino dannoso. Questo consiglio ci insegna a considerare con attenzione il tempo, il modo e il contesto delle nostre parole. Non sempre il nostro “bene” è percepito come tale, e un’eccessiva familiarità o insistenza può essere fraintesa, causando irritazione invece di benedizione.
Questi versetti ci invitano così a riflettere sulla prudenza nelle relazioni e negli impegni. Come credenti, siamo chiamati ad agire con amore, ma anche con discernimento, mantenendo un sano equilibrio tra entusiasmo e sensibilità. In che modo gestiamo le nostre promesse e la nostra generosità? Facciamo attenzione ai bisogni e ai tempi degli altri, oppure cerchiamo di “benedire” a modo nostro, senza ascoltare davvero chi abbiamo di fronte? Nella mia vita quotidiana, prendo impegni o garantisco per altri senza considerare le conseguenze? Come posso essere più prudente nelle mie promesse? Quando voglio incoraggiare o benedire qualcuno, rifletto sulle sue reali necessità e sensibilità, o tendo a impormi in modo eccessivo? Come posso coltivare una generosità che sia anche discreta, rispettosa e autentica, evitando di creare situazioni di disagio o di apparire invadente? Queste riflessioni ci aiutano a vivere una fede sensibile, rispettosa e piena di saggezza, capace di benedire gli altri nella misura e nei modi che essi possono ricevere e apprezzare.
Preghiera: Caro Padre celeste, apprezzo i sani consigli e la saggezza che si trovano nel libro dei Proverbi. Signore, aiutami ad applicare questo consiglio alle situazioni della mia vita quotidiana quando mi trovo ad affrontare certi problemi. Signore Gesù, dammi il Tuo discernimento per sapere come dovrei relazionarmi con certe persone che mi irritano o mi danno fastidio in qualche modo. Che io possa rispondere a loro con amore e saggezza. Che io possa conoscere la differenza quando vengo avvicinato da qualcuno con un cuore onesto o da qualcuno che mi sta manipolando per scopi sbagliati. Riempi la mia bocca di saggezza in questi casi. Lo chiedo nel nome del Signore Gesù. Amen.
4 Novembre
"Un gocciolare continuo in giorno di grande pioggia e una donna rissosa sono cose che si somigliano. Chi la vuole trattenere vuole trattenere il vento e stringere l'olio nella sua destra" (Proverbi 27:15-16).
Se un uomo ha una brava moglie, è benedetto; ma una moglie bche brontola in continuazione può rendergli la vita un inferno. "Rissosa" significa essere litigioso e pronto a discutere. Lamentarsi e brontolare continuamente è fastidioso come il continuo gocciolare dell'acqua in un giorno di pioggia. Sappiamo tutti che ascoltare il suono di qualcosa che gocciola è piuttosto inquietante e ci innervosisce dopo un po'. Le mogli brontolone possono causare la stessa reazione di un suono di gocciolamento che non cessa. Poiché una donna litigiosa è molto difficile da gestire, sarebbe saggio evitare di sposare una donna così. Lo stesso vale per un uomo litigioso.
Cercare di frenare una donna litigiosa è come cercare di afferrare il vento o di aggrapparsi a qualcosa quando le tue mani sono ricoperte d'olio. Argomentazioni, lamentele e brontolii salteranno fuori indipendentemente da ciò che fai. Una donna litigiosa è ribelle. Il suo carattere e le sue azioni sono in opposizione al comandamento dato alle mogli in Efesini 5:22-24 di essere sottomesse ai loro mariti. Il valore di una donna virtuosa è menzionato in Proverbi 31:10-12: "Una donna forte e virtuosa chi la troverà? il suo pregio sorpassa di molto quello delle perle. Il cuore del suo marito confida in lei, ed egli non mancherà mai di provviste. Lei gli fa del bene, e non del male, tutti i giorni della sua vita". Poiché le persone litigiose cedono all'ingiustizia, mieteranno indignazione e ira nel Giorno del Giudizio e l'eterna tribolazione e angoscia se non se ne ravvedono. Cristo è morto per i nostri peccati e può liberarci da una natura litigiosa. Coloro che cedono a Dio faranno buone opere e riceveranno gloria, onore e pace.
"Tu invece, seguendo la tua durezza e il tuo cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d'ira per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna a quelli che con la perseveranza nell'operare il bene cercano gloria, onore e immortalità, ma a quelli che sono contenziosi e non ubbidiscono alla verità ma all'ingiustizia, ira e indignazione. Tribolazione e angoscia sopra ogni anima d'uomo che fa il male, del Giudeo prima e poi del Greco, ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene, al Giudeo prima e poi al Greco" (Romani 2:5-10).
Preghiera. Caro Padre celeste, sono grata che quando veniamo a Te, possiamo essere liberati da qualsiasi tratto caratteriale che non sia come Te. Signore, riempimi dello Spirito Santo così che non permetta a nessuna parola arrabbiata di uscire dalla mia bocca. Signore, aiutami a non cedere a un atteggiamento contenzioso né ad avere uno spirito polemico. Che io possa essere una persona gentile e amorevole che sia pacificatrice. Aiutami a dire cose gentili e a essere una buona testimone in tutto ciò che dico e faccio. Che io possa sempre amare e fare del bene al mio partner tutti i giorni della mia vita. Lo chiedo nel nome di Gesù. Amen.
5 Novembre
" (17) Il ferro forbisce il ferro; così un uomo ne forbisce un altro. (18) Chi ha cura del fico ne mangerà il frutto; e chi veglia sul suo padrone sarà onorato. (19) Come il viso si riflette nell'acqua, così il cuore dell'uomo rivela l'uomo" (Proverbi 27:17-19).
(v. 17) I buoni amici tirano fuori il meglio l'uno dall'altro. Ciò non significa che non vedano e non affrontino i difetti dell'altro, poiché ciò fa parte dell'affilatura delle rispettive personalità. Troveranno modi per risolvere le differenze in amore. Mentre lo fanno, il carattere di ciascuno viene raffinato, proprio come quando una lama di ferro viene affilata dall'affilatura di un altro pezzo di ferro. Anche se possono volare scintille, il risultato è un bordo affilato. La rabbia è un'emozione che emerge in tutte le relazioni. Non è un peccato arrabbiarsi, ma è un peccato sfogarla sugli altri. Dio stesso prova rabbia per l'ingiustizia, che dovrebbe far arrabbiare anche noi, ma è il modo in cui gestiamo la nostra rabbia che ci rende diversi. La rabbia giusta ci motiva a usare il nostro tempo e la nostra influenza per sconfiggere il male. La rabbia ingiusta porta alla ritorsione, rendendoci non diversi dal mondo. Dobbiamo sconfiggere il male con il bene.
(v. 18) - Il principio della semina e della mietitura è insegnato in tutta la Scrittura. Chiunque si prenda cura di un albero di fico annaffiandolo, concimandolo e potandolo alla fine ne riceverà anche il frutto. Allo stesso modo, il servo che serve fedelmente il suo padrone alla fine riceverà onore da lui. Poiché Gesù è il nostro Padrone, questo principio si applica a noi. Se Lo serviamo fedelmente, Egli ci onorerà a tempo debito. Verrà un giorno in cui Lo sentiremo pronunciare parole di lode per noi, come quelle dette ai giusti in Matteo 25:21 .
(v.19) - Come l'acqua riflette l'immagine di un uomo, il cuore dell'uomo riflette o si relaziona al cuore di un altro uomo. Se qualcuno parla dal suo spirito, coloro che sono spiritualmente vivi e camminano nello spirito ascolteranno e riceveranno le sue parole. Se qualcuno parla dalle sue emozioni o anima, muove le emozioni o l'anima delle persone; e ciò che viene detto dall'intelletto è percepito dall'intelletto. Lo spirito comunica con lo spirito, l'anima con l'anima e la mente con la mente. Questi livelli di comunicazione sono la ragione per cui proviamo sentimenti di affetto quando parliamo con certe persone e percepiamo che altre sono distanti. Riflettiamo il livello da cui provengono le persone, a volte comprendendole solo parzialmente. Hai mai provato a condividere meravigliose notizie con una piccola conoscenza? Condividi a livello emotivo, ma quella persona può capirti solo a livello intellettuale. Non può condividere la tua gioia.
I cristiani non dovrebbero formare forti legami con i non cristiani poiché possiamo relazionarci con loro solo attraverso l'anima, che può condurci al peccato (2 Corinzi 6:14). Solo le nostre preghiere attraverso il potere dello Spirito Santo possono cambiare i cuori di coloro che sono nelle tenebre.
Preghiera. Caro Padre celeste, grazie per la ricchezza di saggezza del libro dei Proverbi nella Tua Sacra Bibbia. Aiutami ad applicarla alla mia vita in tutti i miei affari quotidiani. Signore, fa' che io sia sempre sincero e onesto nei miei rapporti con gli altri. Dammi un cuore gentile e comprensivo verso coloro che non Ti conoscono, così che la mia vita e le mie preghiere li tocchino e li portino alla conoscenza del Tuo caro Figlio. Riempimi oggi dello Spirito Santo, così che tutti coloro con cui entro in contatto possano percepire la Tua presenza. Te lo chiedo nel nome di Gesù. Amen.
6 Novembre
"Il soggiorno dei morti e l'abisso sono insaziabili, e insaziabili sono gli occhi degli uomini" (Proverbi 6:20).
Audio della meditazione: https://sfero.me/podcast/occhi-insaziabili
Le concupiscenze mondane si oppongono alla volontà di Dio. Coloro che vi cedono non sono mai soddisfatti, proprio come "il soggiorno dei morti", l'inferno, è sempre affamato di più residenti. La concupiscenza non può mai essere soddisfatta. "Poiché tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo. E il mondo passa via con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1 Giovanni 2:16-17).
Satana ci tenta in tre ambiti di lussuria; usando la stessa bugia che disse ad Adamo ed Eva. Possiamo trarre beneficio dallo studio di come questo angelo caduto ostile avesse colpito Dio attraverso l'uomo e la donna che aveva creato e amato: "...E il serpente disse alla donna: “No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male”. E la donna vide che il frutto dell'albero era buono da mangiare, che era bello da vedere, e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò, e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò" (Genesi 3:4-6) .
Notate il metodo di Satana per tentare Adamo ed Eva. In primo luogo, aveva sfidato la Parola di Dio e messo in dubbio il Suo giudizio e la Sua bontà. Poi, le aveva posto davanti tre tentazioni attraverso la concupiscenza della carne (Eva vide che "l'albero era buono da mangiare"), la concupiscenza degli occhi (era "piacevole agli occhi") e l'orgoglio della vita (era "un albero desiderabile per rendere saggio"). I nostri desideri per le cose del mondo ci tentano oggi come affermato in Giacomo 1:14: "ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca". Il "mondo" è costituito dai sistemi della società umana decaduta senza Dio: istruzione, scienza, arti, sistemi religiosi, politica, ecc. Questo "mondo" è controllato da Satana. Molti di noi non si rendono conto che quando tocchiamo le cose che compongono la società decaduta, tocchiamo il potere di Satana. Pertanto, diventiamo indipendenti nel modo in cui le usiamo, se non le mettiamo sotto il potere e la direzione di Dio. Dio non vuole negarci queste cose, ma se non gli permettiamo di governarci mentre ne prendiamo parte, esse diventano per noi come un frutto proibito.
Non credo che Dio intendesse negare per sempre all'essere umano l'accesso all'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, ma aveva un piano che gli avrebbe aperto gli occhi sul bene e sul male nel tempo; quando gli esseri umani fossero diventati abbastanza maturi da poter vivere con quella conoscenza. Mangiare prematuramente da quell'albero, avrebbe portato la morte invece della saggezza, proprio come Dio aveva avvertito. La morte fisica non era arrivata immediatamente, ma la morte spirituale sì, poiché l'uomo non poteva più affrontare Dio. La paura e la vergogna sono il frutto del peccato. Se abbiamo comunione con Dio quotidianamente, scopriamo che semplicemente non c'è colpa che ci turbi. Tuttavia, quando pecchiamo e non ci pentiamo, fuggiamo dalla presenza di Dio proprio come avevano fatto Adamo ed Eva.
Preghiera: Caro Padre celeste, ti ringrazio per tutte le cose meravigliose che hai creato in questo mondo perché ne potessimo godere. Signore, so che quando ci limiti qualcosa, è per il nostro bene e perché ci ami. Aiutami a non cedere alla tentazione di andare oltre i confini che hai stabilito per l'umanità nella Tua Parola. Liberami da ogni desiderio degli occhi, desiderio della carne e orgoglio di questa vita. Possa io fissare i miei occhi sulle cose eterne e tenere liberamente le cose di questo mondo e usarle per la Tua gloria. Te lo chiedo nel nome di Gesù. Amen.
7 Novembre
"Il crogiuolo è per l'argento, il fornello per l'oro, e l'uomo è provato dalla bocca di chi lo loda" (Proverbi 27:21).
Proprio come il processo di raffinazione fa emergere le impurità nell'argento e nell'oro, ricevere lodi farà emergere anche le impurità in noi. Com'è possibile? Alcune delle aree più difficili da gestire per chiunque di noi sono la fama, il successo e le lodi delle persone. La nostra natura decaduta vuole sempre il riconoscimento per ciò che realizziamo. Certamente, le persone dovrebbero essere lodate per meritevoli risultati, ma dobbiamo tenere a mente che non possiamo fare nulla senza la grazia di Dio nelle nostre vite. Dio ci avverte di non vantarci di ciò che abbiamo fatto o che abbiamo in programma di fare. "Non ti vantare del domani, poiché non sai quello che un giorno possa produrre" (Proverbi 27:1). Tutto ciò che siamo in grado di realizzare è dovuto al fatto che il grande Dio ci ha dato il respiro della vita e ci ha permesso di farlo.
"... quindi né colui che pianta né colui che annaffia sono alcunché, ma Dio che fa crescere è tutto. Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica. Poiché noi siamo collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio. Io, secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; altri vi edifica sopra. Ma badi ciascuno come vi edifica sopra" (1 Corinzi 3:7-10). .
Il Signore ci vuol dire: "Desidero liberarti dalle opinioni che la gente ha su di te. Voglio che tu cresca in Me, così che le lodi della gente non ti facciano sentire orgoglioso, né le loro critiche ti facciano sentire timoroso o scoraggiato. Se offrirai le lodi a Me e discuterai le critiche con Me, non sarai innalzato dall'orgoglio o abbattuto dalla paura. Solo dimorando in Me puoi conoscere questa libertà". Dobbiamo rimanere umili davanti a Dio, ricordando che tutto ciò che facciamo senza di Lui è inutile. Un giorno ci troveremo davanti al tribunale di Cristo e le nostre opere saranno provate dal fuoco. Le opere carnali non resisteranno alla prova. Dio desidera che ognuno di noi abbandoni la propria volontà a Lui e Gli permetta di rivelare il Suo piano per noi. Se le nostre opere sono commissionate da Dio, Egli userà le prove infuocate della vita per purificarci come l'oro e portare molta gloria a Sé stesso. Se dimoriamo in Lui (Giovanni 15:4-7), Egli adempirà la straordinaria promessa; di concedere tutto ciò che chiediamo! Quando dimoriamo veramente in Lui, non chiederemo nulla di sbagliato! Dio desidera operare in noi, con noi e attraverso di noi in modo che porteremo molto frutto per Lui.
Preghiera: Caro Padre celeste, sono onorato che Tu mi abbia usato come strumento del Tuo amore su questa terra. Sono in soggezione per i piani incredibili che hai per ognuno di noi che verrà a Te e Ti permetterà di vivere la Tua vita attraverso di noi. Sono così felice di far parte della Tua famiglia. Signore, ti chiedo di liberarmi da ogni orgoglio e paura, e specialmente dalla paura dell'uomo. Che io possa sempre essere più interessato a ciò che Tu pensi di me, di ciò che gli uomini possono pensare di me. Te lo chiedo nel nome del Signore Gesù Cristo. Amen.
8 Novembre
"Anche se tu pestassi lo stolto in un mortaio in mezzo al grano con il pestello, la sua follia non lo lascerebbe" (Proverbi 27:22).
Audio della metitazione: https://sfero.me/podcast/siamo-incorreggibili-
Tratti caratteriali negativi possono radicarsi così profondamente che è impossibile correggerli anche con misure drastiche, al di fuori dell'intervento divino. La definizione biblica di uno stolto è quella di un ribelle. Molte persone malvagie in carcere si rivelano incorreggibili; hanno abitudini di malvagità durature radicate in tutta la loro personalità. Queste persone hanno sviluppato nature criminali e le loro menti sono orientate al male. Sebbene le istituzioni penali cerchino di riabilitarli con vari programmi, la maggior parte di loro torna al crimine perché è parte di loro. Il testo di Geremia 13:23 parla dell'impossibilità di coloro che abitualmente fanno il male di allontanarsene: "Può un etiope cambiare la sua pelle o un leopardo le sue macchie? Allora anche voi, abituati come siete a fare il male, potrete fare il bene?".
Ciò che è impossibile per l'uomo, tuttavia, non è impossibile per Dio; Lui può cambiare chiunque, non importa quanto malvagio! Alcuni dei criminali più incalliti sono stati cambiati dal potere dello Spirito Santo. La Bibbia racconta di uomini malvagi, persino assassini, adulteri e bugiardi, che sono stati cambiati dalla grazia di Dio quando hanno affidato a Lui la loro vita. Saulo di Tarso perseguitava e minacciava di uccidere i cristiani, pensando di fare la volontà di Dio. Mentre era in viaggio per arrestare altri cristiani, Gesù Cristo lo incontra soprannaturalmente e cambia la sua vita. Dio rimuove le scaglie dai suoi occhi spirituali, e allora può vedere il male che aveva fatto (Atti 9:1-22). Dopo la sua miracolosa conversione, trascorre il resto della sua vita al servizio di Gesù Cristo e scrive una buona parte di quello che noi chiamiamo Nuovo Testamento. Tutti noi eravamo peccatori perduti finché non siamo venuti a Cristo e gli abbiamo permesso di liberarci e purificarci.
Nel corso della storia, hanno ucciso i cristiani, proprio come aveva profetizzato Gesù. Più cristiani sono morti per la loro fede nel ventesimo secolo che in tutti i secoli precedenti messi insieme. Alcuni fanatici religiosi pensano che uccidere i cristiani sia la volontà di Dio, proprio come aveva fatto Saulo prima di diventare Paolo. Giovanni 16:2-3 dice: "Vi espelleranno dalle sinagoghe, anzi l'ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio. E questo faranno, perché non hanno conosciuto né il Padre né me". Queste persone devono capire che la loro religione non può dare loro la vita eterna poiché essa si trova solo in una relazione personale con Gesù Cristo. Dobbiamo pregare affinché vedano la vera luce di Dio e sperimentino il potere salvifico di Cristo. "Allora vi consegneranno all'afflizione e vi uccideranno; e sarete odiati da tutte le nazioni a causa del mio nome... Ma chi avrà perseverato fino alla fine, sarà salvato. E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine" (Matteo 24:9, 13, 14) .
Preghiamo: Caro Padre celeste, sono onorato che Tu mi abbia usato come strumento del Tuo amore su questa terra. Sono stupefatta per i piani che hai per ognuno di noi che verrà a Te e Tu vivrai la Tua vita attraverso di noi. Sono felice di far parte della Tua famiglia. Signore, ti chiedo di liberarmi da ogni orgoglio e paura, e specialmente dalla paura degli altri. Che io possa sempre essere più interessata a ciò che Tu pensi di me, che ciò che la gente possa pensare di me. Te lo chiedo nel nome del Signore Gesù Cristo. Amen.
9 Novembre
"Guarda di conoscere bene lo stato delle tue pecore, abbi gran cura delle tue mandrie; perché le ricchezze non durano sempre e neanche una corona dura di generazione in generazione" (Proverbi 27:23-24).
Sebbene questi versetti fossero indirizzati ad agricoltori ed allevatori, possiamo rapportarci con loro oggi per quanto riguarda le nostre attività. Dobbiamo assumerci la responsabilità e conoscere lo stato dei nostri affari, prendersene cura da vicino, regolarmente e con diligenza. Grandi greggi di pecore e capre rendevano ricco un uomo nell'antico Israele. Questo proverbio consigliava a un uomo ricco di conoscere personalmente le condizioni dei suoi greggi e di accertarsi che i suoi sorveglianti adempissero correttamente alle loro responsabilità. Dovevano proteggerli e tenerne il conto, prendendosi cura in modo particolare dei capi di bestiame malati e feriti, alle bestie incinte; prestando particolare cura a quelle giovani.
Avere ricchezze o un impiego ora non garantisce che li avremo sempre. Dobbiamo prenderci cura e gestire con diligenza ciò che costituisce il sostentamento della nostra famiglia. Romani 12:11 dice: "... quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore". La negligenza crea problemi che possono portare a gravi difficoltà finanziarie. Molti fattori possono portare alla bancarotta, come l'eccessivo impegno (a causa dell'avidità o della mancanza di sani principi aziendali) o circostanze attenuanti al di fuori del proprio controllo. A volte non è colpa delle persone se sono costrette alla bancarotta poiché sono vittime di malattie, tragedie o disastri incontrollabili. Nonostante ciò, molti dei fallimenti che vengono presentati oggi avrebbero potuto essere evitati se si fosse esercitata la diligenza. "Chi lavora con mano pigra impoverisce, ma la mano dei diligenti fa arricchire" (Proverbi 10:4).
Altrettanto diligente dovranno essere coloro ai quali è stata affidata responsabilità pastorale nella comunità cristiana: "Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata con il proprio sangue" (Atti 20:28), "Pascete il gregge di Dio che è fra voi, sorvegliandolo, non forzatamente, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile guadagno, ma di buon animo" (1 Pietro 5:2),
Proprio come, poi, un re non regnerà per tutte le generazioni, le ricchezze non durano per sempre. C'è molta verità nell'affermazione "il denaro parla: dice 'addio'". Il denaro dice "addio" in molti modi, come nella cattiva pianificazione per il futuro. Invecchiando, la capacità lavorativa diminuisce, il che di solito diminuisce il reddito. Senza una cura saggia e diligente delle proprie finanze, le persone potrebbero spendere tutti i loro soldi quando sono giovani e ritrovarsi senza nulla per vivere quando saranno vecchie. Se diamo ascolto al Signore e applichiamo buoni principi aziendali per quanto riguarda le nostre finanze, possiamo stare certi che avremo abbastanza quando saremo negli anni della vecchiaia. Vivere per Dio è una delle migliori polizze assicurative che chiunque possa avere. Lui può fornire ciò che nessun'agenzia umana può, come una buona salute. Promette che i giusti porteranno ancora frutto nella vecchiaia (Salmo 92:12-14), il che significa che rimarranno produttivi. Dobbiamo assumerci diligentemente le nostre responsabilità se desideriamo le benedizioni di Dio, e non dimenticare di aiutare gli altri lungo il cammino. Se benediciamo gli altri, Dio ci restituirà quelle benedizioni quando saremo nel bisogno.
Preghiera. Caro Padre celeste, grazie per la Tua abbondante provvidenza nella mia vita. Sono grato, non solo per la provvidenza finanziaria, ma anche per le benedizioni spirituali che mi hai dato. Apprezzo la forza e la salute quotidiane così da poter essere diligente in tutti i miei affari. Dammi saggezza così da potermi preparare adeguatamente per il futuro. In definitiva, la mia fede e la mia fiducia sono in Te, poiché Tu tieni il futuro; tuttavia, fa' che io non trascuri quelle cose naturali che devono essere fatte, così da non essere mal preparato. Signore, inoltre, non voglio dimenticare di dare e aiutare gli altri lungo il cammino. Possa io essere un buon amministratore di tutto ciò che mi hai dato. Lo chiedo nel nome del Signore Gesù Cristo. Amen.
10 Novembre
"(25) Quando è tolto il fieno, subito rispunta l'erba fresca e le erbe dei monti sono raccolte. (26) Gli agnelli ti danno da vestire, i capri di che comprarti un campo, (27) e il latte delle capre basta a nutrire te, a nutrire la tua famiglia e a far vivere le tue serve" (Proverbi 27:25-27).
Versetto 25 - I versetti di oggi delineano un piano per la gestione redditizia delle risorse di un antico israelita. Possiamo imparare da queste istruzioni e ideare un modello per la moderna gestione domestica. Il "fieno" veniva prodotto in Israele lasciando erba tagliata nei campi per fornire foraggio al bestiame durante la stagione secca, e anche raggruppandola per un uso futuro. L'erba riemergeva quando iniziava la stagione delle piogge, ma nel frattempo si potevano usare delle riserve. Il principio aziendale che ne ricaviamo è che dovremmo conservare una riserva di denaro per superare i "periodi di siccità". Ciò è particolarmente importante per le attività che sono di natura stagionale, come i servizi turistici. Questo principio per le famiglie significherebbe mettere da parte del denaro per le emergenze, come la sostituzione di grandi elettrodomestici o esigenze simili.
Versetti 26-27 - La mandria del contadino sarebbe stata usata come segue: la lana dei suoi agnelli era usata per fare vestiti per la sua famiglia e i suoi servi. Alcune delle sue capre erano usate per comprare terra, e molte erano tenute come capre da latte. Il latte sarebbe stato poi usato in vari modi. Il latte e i suoi sottoprodotti nutrivano la sua famiglia, e il surplus era venduto o barattato. Da questo, vediamo che per avere successo nelle nostre case o attività dobbiamo ideare un piano operativo e un budget. Molte persone semplicemente vanno alla deriva senza piani per nulla, dando credito al detto che le persone che "non pianificano, pianificano di fallire". Per realizzare qualcosa per il Signore, dobbiamo avere un piano. Egli rivelerà i Suoi piani per noi e li stabilirà se Glielo chiediamo. Se siamo in difficoltà finanziarie, è incoraggiante sapere che ci aiuterà a farci vedere un piano per uscire dai debiti. A volte il primo passo per uscire dai debiti è pentirsi delle spese sconsiderate e della mancanza di obbedienza a Dio riguardo a quanto mettiamo espressamente a disposizione del Signore per promuovere i Suoi propositi. Dio ha riempito la Bibbia di istruzioni su come gestire il denaro perché desidera benedire il Suo popolo. Alcuni si ribellano al pensiero di pianificare e fare un budget, ma secondo i versetti di oggi, è chiaro che abbiamo tutti bisogno di un piano d'azione.
Preghiera. Caro Padre celeste, sono stupito da tutti i buoni consigli che ho scoperto nella Tua Parola. Signore, dammi la grazia di metterli in pratica nella mia vita quotidiana. Aiutami a condurre una vita disciplinata, così da poter essere un buon amministratore di tutto ciò che mi hai affidato. Grazie per la Tua provvidenza quotidiana. Fammi intendere i Tuoi piani, così che io possa organizzare la mia casa e la mia attività secondo la Tua Volontà per la mia vita. Dammi idee divine per aiutarmi a conquistare le aree della mia vita in cui sto cercando di risolvere problemi che non sono ancora riuscito a superare. Sono grato che in Cristo, tutte le cose sono possibili, e che ci è promessa la vittoria attraverso il Tuo potere! Lo chiedo nel nome di Gesù Cristo. Amen.
11 Novembre
"L'empio fugge senza che nessuno lo perseguiti, ma il giusto se ne sta sicuro come un leone" (Proverbi 28:1).
Audio di questa meditazione: https://sfero.me/podcast/-giusto-ne-sta-sicuro-leone
L’empio (la persona irreligiosa) quand’anche fosse considerato e si considerasse “a posto” di fronte alla legge civile e agli occhi del mondo, è costantemente perseguitato dalla sua coscienza che lo accusa di essere inadempiente rispetto a Dio ed alla Sua legge morale suprema. Non a caso “fugge” dal Dio vero e vivente. Tenta di sopprimere in vari modi la Sua voce che gli parla attraverso la sua coscienza e di giustificarsi, ma non trova mai veramente pace. Potrebbe non darlo a vedere o negarlo, ma questa è l’insopprimibile realtà. Potrebbe anche seguire, o formalmente o con zelo, le pratiche di una religione, ma non ne sarà mai veramente soddisfatto. Paure e dubbi continueranno a perseguitarlo in cuor suo.
Dove potrà trovare la pace di cui ha bisogno? Attraverso il solo mezzo che Dio ha provveduto per sanare e riportare in comunione con Sé la creatura umana perduta: la persona e l’opera di Gesù, il Suo Cristo, “...poiché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12). Gesù disse: “Io vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” (Giovanni 14:27). Si tratta della pace del leone che se ne sta tranquillo all’ombra di un albero nella savana e che sa di non avere nemici che lo possano turbare. Questa è l’immagine che aveva ispirato lo scrittore del versetto di Proverbi: “il giusto se ne sta sicuro come un leone”. Perché?
Perché affidandosi al Salvatore Gesù Cristo, per grazia ed opera di Dio, Lui “è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Corinzi 1:30). Liberato per sempre dalla condanna che meritavano i suoi peccati, il cristiano non si dispera e non si agita più per giustificarsi, perché è stato giustificato in Cristo, dichiarato giusto e, in comunione con Dio, cammina sulla via della giustizia in un processo di personale santificazione adoperandosi in questo mondo per ciò che è giusto agli occhi di Dio. Per questo Gesù dice: “Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati” (Matteo 5:6).
Preghiera. Signore Iddio: Ti ringrazio che sei venuto a cercarmi e mi salvi in Cristo. In Lui ho trovato la mia pace e la mia giustizia. Spronami a perseguire sempre meglio la mia santificazione, testimoniando di fronte al mondo e promuovendo ciò che è giusto ai Tuoi occhi, che è di beneficio per le persone e il creato tutto. Amen.
12 Novembre
"Quando un paese è pieno di misfatti, i suoi capi sono numerosi, ma, con un uomo intelligente e pratico delle cose, l'ordine dura” (Proverbi 28:2).
Audio di questa meditazione in: https://sfero.me/podcast/amministratori-intelligenti-pratici-onorino-dio
Questo versetto può anche essere tradotto con: “Quando all'interno di una nazione regna il degrado morale, il suo governo crolla facilmente. Ma leader saggi e competenti portano stabilità”. Il cambiamento frequente di governi, presidenti, primi ministri, e partiti al potere credendo che risolvano i problemi di una nazione (per poi deludere regolarmente) non è necessariamente evidenza di una democrazia vitale, ma di confusione e incapacità in un’atmosfera generalizzata di degrado morale. La permanenza nel tempo di un leader e di una squadra di governo non è necessariamente evidenza di una classe dirigente inamovibile e tirannica ma di persone oneste e competenti che sanno fare bene il loro servizio di amministratori della nazione e che si sono guadagnati la fiducia dei cittadini. L'Antico Testamento registra il tumulto della storia dell’antico Israele dopo la stabilità dei regni di Davide e Salomone. In un periodo di tempo relativamente breve, numerosi re e famiglie di re governano il regno settentrionale di Israele e il regno meridionale di Giuda. Questo avvicendamento era stato particolarmente pronunciato nel regno settentrionale, che ben presto sarebbe stato invaso dagli Assiri un secolo prima del regno meridionale. La denuncia degli antichi profeti canonici è inequivocabile: il degrado e il fallimento della nazione è dovuto all’abbandono da parte dei suoi governanti della fedeltà a Dio ed ai princìpi di giustizia stabiliti dalla Sua Legge. Corruzione, disonestà e ambizioni sfrenate sarebbero così dilagate portando la nazione al disastro.
Promuovere e sostenere la formazione di una classe dirigente competente ed onesta che intenda servire disinteressatamente e con saggezza il benessere della loro nazione e soprattutto che operi guidata dai principi di giustizia riassunti nel Decalogo ed esposti e esemplificati nell’intera Bibbia, è fra i compiti essenziali della comunità cristiana. Il Signore Gesù, infatti, le dice: “Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni ... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Matteo 28:18-20). Sapendo che i buoni leader nel governo contribuiscono alla pace, Paolo esorta Timoteo in questi termini: “Ti esorto dunque prima di ogni cosa che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni e ringraziamenti ... per i re e per tutti quelli che sono in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in ogni pietà e decoro” (1 Timoteo 2:1-2).
C’è, infine, un altro aspetto di questo testo di natura morale e spirituale. La moltiplicazione di "capi" può simboleggiare la confusione che deriva dal peccato di non avere un punto di riferimento morale: la legge di giustizia di Dio. Senza di essa, sia a livello personale che sociale, si cade nell’arbitrio e nella confusione. Cercare di reggersi su molteplici autorità o soluzioni parziali peggiora il problema e crea fatali contraddizioni. D'altra parte, un "uomo intelligente e pratico delle cose" incarna il ruolo di una guida che agisce con saggezza e timore di Dio, offrendo un orientamento chiaro e stabile.
Quando vedo disordine o ingiustizia attorno a me, come reagisco? Mi lascio sopraffare dallo sconforto o cerco di portare ordine e pace con la mia testimonianza? Quali qualità cerco nei leader? Sono guidato dai principi di saggezza e giustizia, o mi lascio influenzare da criteri superficiali? In che modo posso essere una persona “intelligente e pratica delle cose" nella mia comunità, portando saggezza, stabilità e una guida orientata a Dio? La mia comunità cristiana identifica persone di talento da formare e sostenere per responsabilità locali e pubbliche?
Preghiera. Signore Iddio, ti prego per coloro che amministrano il nostro comune, regione e nazione. Fa sì che vengano scacciati amministratori inetti e corrotti e che possiamo identificare e sostenere quelli che Ti onorano fedelmente e servano l’autentico benessere della popolazione, ed affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in ogni pietà e decoro. Sprona la mia persona, famiglia e comunità cristiana affinché sia di testimonianza per la nostra società e proattivamente si impegni per la formazione ed il sostegno ad ogni livello di amministratori che Ti onorino. Te lo chiedo nel nome di Gesù. Amen.
13 Novembre
“Un povero che opprime i miseri è come una pioggia che devasta e non dà pane” (Proverbi 28:3). Anche tradotto: “Un uomo povero, che opprime i poveri, è simile ad una pioggia violenta che prepara la carestia” (Martini).
Audio di questa meditazione: https://sfero.me/podcast/poveri-opprimono-altri-poveri
Ricorre anche nella Bibbia la condanna dei ricchi oppressori: “A voi ora, o ricchi: piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! ... Ecco, il salario dei lavoratori, che hanno mietuto i vostri campi e del quale li avete frodati ... sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti” (Giacomo 5:1-4). Ma che dire quando sono i poveri che opprimono altri poveri? Accade, e più spesso di quanto si creda, soprattutto quando un servo si dimostra più zelante dei suoi padroni verso un suo conservo. Una situazione di bullismo? Pensiamo a situazioni in cui persone con pochi mezzi e risorse, che lavorano in posizioni di autorità limitata o con scarsa sicurezza, sfruttano il potere che possiedono per sopraffare chi ha ancora meno. Questo può accadere sul lavoro, in comunità marginalizzate o in contesti di grave disuguaglianza economica. Ad esempio, un lavoratore con un minimo di potere può abusare dei colleghi più deboli, o un amministratore povero di una comunità può sfruttare la corruzione per proprio guadagno, danneggiando coloro che dovrebbe servire.
È ciò a cui si riferisce questo versetto, un’immagine vivida e forte di un danno causato da coloro che, pur essendo essi stessi poveri o vulnerabili, scelgono di opprimere chi è ancora più debole di loro, oppure dei loro pari. L'immagine della "pioggia che devasta e non dà pane" suggerisce una situazione di speranza tradita. Nelle terre agricole del tempo biblico, la pioggia era essenziale per la crescita dei raccolti e per il sostentamento della comunità. Tuttavia, quando la pioggia si trasforma in diluvi distruttivi, provoca danni, rovina i campi e nega il frutto sperato. Allo stesso modo, un povero che opprime altri poveri crea ulteriore sofferenza.
La parabola del servo spietato in Matteo 18:23-35 è un eccellente esempio del principio espresso in Proverbi 28:3. In questa parabola, Gesù racconta di un servo che riceve un perdono straordinario dal suo padrone: un enorme debito che non avrebbe mai potuto ripagare viene condonato interamente. Tuttavia, subito dopo, questo stesso servo rifiuta di mostrare misericordia a un collega che gli deve una somma molto più piccola, aggredendolo e imprigionandolo fino al pagamento del debito. Questa parabola evidenzia la dissonanza tra la grazia ricevuta e la durezza dimostrata verso gli altri, un comportamento che riflette l’oppressione di cui parla il versetto di Proverbi. Così come un povero che opprime altri miseri è una figura di devastazione e incoerenza, il servo spietato rappresenta l’incapacità di riflettere la misericordia di Dio che ha ricevuto. Tutto questo ci invita a riflettere su come, come cristiani, siamo chiamati a rispondere alla grazia e al perdono di Dio con compassione, giustizia e misericordia verso gli altri. La mancanza di misericordia, specialmente da parte di chi ha ricevuto misericordia, è una distorsione del carattere che Dio desidera nei Suoi figli. Essa porta non solo danno agli altri, ma anche giudizio su chi non vive all’altezza della grazia ricevuta.
Ci sono momenti in cui, pur avendo poca autorità o risorse, ho trattato con durezza o indifferenza chi era in difficoltà? Come posso mostrare maggiore compassione? Quando vedo situazioni di oppressione tra persone vulnerabili, come posso agire per promuovere giustizia e sostegno reciproco? In che modo posso diventare una “pioggia” che porta sollievo e speranza, piuttosto che danno e delusione, per chi mi circonda?
Preghiera. Signore Iddio: Tu sei giusto ed esigente, ma anche misericordioso. Lo hai dimostrato nella vita, morte e risurrezione di Cristo Gesù. Come Suo discepolo ti aspetti da me altrettanta tolleranza e misericordia verso i miei pari e dipendenti. Confesso di non averla sempre avuta. Con il Tuo perdono, dammi di vigilare attentamente sui miei rapporti con gli altri per poter sempre dare loro la buona testimonianza di coerenza con la Tua volontà ed esempio. Amen.
14 Novembre
“Quelli che abbandonano la legge, lodano gli empi; ma quelli che la osservano, fanno loro la guerra. Gli uomini malvagi non comprendono ciò che è giusto, ma quelli che cercano l'Eterno comprendono ogni cosa” (Proverbi 28:4-5).
Audio di questa riflessione: https://sfero.me/podcast/-abbandonano-legge-lodano-empi
Questi due versetti dal libro dei Proverbi mettono in evidenza la differenza tra chi vive secondo la legge morale di Dio e chi la disprezza. Il primo versetto (Proverbi 28:4) afferma che abbandonare la legge di Dio significa favorire e sostenere gli empi, mentre osservarla implica opporsi alle loro opere. In pratica, coloro che rimangono fedeli agli insegnamenti di Dio sfidano e contrastano il male. Il secondo versetto (Proverbi 28:5) evidenzia che le persone empie non riescono a comprendere cosa sia giusto, mentre chi cerca Dio investigando con diligenza la Sua Parola ottiene saggezza e discernimento in ogni situazione.
La legge morale di Dio, data attraverso Mosè aveva lo scopo di mettere in luce il peccato e incoraggiare una vita retta. Poco prima della sua morte, Mosè sfida il popolo d'Israele a scegliere tra la vita e il bene, la morte e il male (Deuteronomio 30:15). Spiega che obbedendo ai comandamenti del Signore, amando il Signore, camminando nelle Sue vie e osservando i Suoi comandamenti e statuti, il popolo avrebbe vissuto, si sarebbe moltiplicato e avrebbe goduto della benedizione di Dio (Deuteronomio 30:16). Tuttavia, la disobbedienza avrebbe portato conseguenze negative, espressione del giudizio di Dio. Il popolo sarebbe stato espulso dalla Terra Promessa (Deuteronomio 30:17–18). Questo proverbio rafforza la stessa idea. Infrangere le leggi morali date da Dio per regolare al meglio la nostra vita è sbagliato, così come lo è applaudire coloro che sono immorali (Romani 1:32). Trascurare le regole stabilite da Dio come se non importasse, significa di fatto schierarsi dalla parte dei malvagi, mentre obbedirvi significa contrastarli. Come cristiani abbiamo il dovere di affermare con amore e senza reticenza le cose così come stanno (Efesini 4:15) opponendosi al peccato (Luca 5:32), non approvandolo o compiacendoci con invidia di coloro che sfidano Dio (Isaia 5:20).
Dio è la base ultima della bontà e della rettitudine. Seguire Dio (Proverbi 1:7; 8:33–36) significa perseguire il più alto standard possibile. Quando qualcosa di diverso da Dio diventa una priorità, la giustizia ne soffre. Lo stesso vale al contrario: quando il male diventa comodo, ci acceca alla verità di Dio. Le culture che persistono nel fare ciò che è male agli occhi di Dio diventano indifferenti ad esso (Ezechiele 20:18–19). È possibile che una persona malvagia si renda conto del proprio peccato e si rifiuti di ravvedersene. È anche possibile che una persona sia così condizionata dal peccato tanto da non riconoscerlo più (Romani 1:28; 2 Corinzi 4:4). Il peccato offusca la mente alla giustizia. Tuttavia, in ogni generazione un residuo di credenti spiritualmente viventi e responsabili comprende ciò che è giusto e si impegna ad obbedire al Signore (Romani 11:5).
Anche oggi chi si piega a norme ingiuste o chiudendo un occhio su comportamenti corrotti, di fatto loda gli empi; al contrario, coloro che lottano per ciò che è giusto e denunciano l'ingiustizia incarnano l'opposizione attiva. Chi ignora la verità o diffonde false narrazioni come quelle diffuse dai principali media che servono solo i loro profitti sostiene indirettamente il male. Chi invece si batte per la verità e smaschera l'inganno dimostra una ricerca di giustizia e verità. Un imprenditore che tollera e “chiude un occhio” verso comportamenti scorretti e deleteri agisce come chi abbandona la legge e ne pagherà prima o poi le conseguenze. Al contrario, chi cerca equità e protegge i diritti dei lavoratori resiste attivamente al male.
In quali contesti della nostra vita siamo tentati di chiudere un occhio davanti al male, e come possiamo, invece, agire per contrastarlo? Cosa significa per noi oggi "cercare l'Eterno" e come questa ricerca può guidare le nostre scelte quotidiane? Come possiamo discernere cosa sia giusto in situazioni complesse, soprattutto quando la società sembra premiare l'ingiustizia? Trasformiamo queste domande in personale confessione di peccato e preghiera e, impegnandoci in una testimonianza coerente, chiediamo a Dio saggezza.
15 Novembre
“6Meglio il povero che cammina nella sua integrità, del perverso che cammina nella doppiezza ed è ricco. 7Chi osserva la legge è un figlio intelligente, ma il compagno dei ghiottoni fa vergogna a suo padre” (Proverbi 28:6-7).
Audio della meditazione in: https://sfero.me/podcast/dimmi-chi-vai-ti-dira-chi
Questi due versetti dai Proverbi confrontano il valore della rettitudine morale con il comportamento ingannevole e l'immoralità. Il primo versetto (6), anche tradotto con: “Meglio essere poveri e onesti che essere disonesti e ricchi”. dichiara che una vita vissuta con integrità morale, anche se segnata dalla povertà, è superiore a una vita caratterizzata dalla disonestà e ricca materialmente. Il secondo versetto (7), anche tradotto con “I giovani che obbediscono alla Legge sono saggi; coloro che hanno amici che amano gli eccessi portano vergogna ai loro genitori”, sottolinea il valore dell'obbedienza alla Legge di Dio e della saggezza che ne deriva, contrastata dal comportamento irresponsabile di chi sceglie la compagnia di persone dedite ai piaceri e alla sregolatezza.
L’autore ripete nel primo versetto una lezione data in precedenza in questo libro (Proverbi 19:1). Si tratta di un tema ricorrente: è meglio essere giusti con Dio e privi di beni o riconoscimenti terreni che avere comodità materiali ed essere spiritualmente condannati (cfr. Proverbi 16:19 ; 19:22 ; 22:2 ; Matteo 16:26; 19:23). La parola ebraica tradotta con “perverso” è la stessa che "storto". Il termine implica qualcosa di manipolato o deformato. In questo contesto, può riferirsi a pratiche commerciali disoneste o a corruzione palese. Una persona che guadagna ricchezza in questo modo potrebbe pensare di stare meglio, ma non può sfuggire a che il denaro lo corrompa incorrendo così nel giudizio di Dio. Se la persona disonesta cerca di affermare che le sue finanze e la sua fede siano separate, la Scrittura dice che questo non è possibile. Matteo 6:24 cita Gesù che dice: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona". Una persona che rifiuta di arricchirsi attraverso pratiche disoneste, anche se rimane modesta nei mezzi, è preferibile a chi accumula ricchezze con inganni e corruzione. Un lavoratore che rifiuta di partecipare a pratiche commerciali non etiche, anche se ciò limita i suoi guadagni, riflette una vita di integrità rispetto a chi sceglie scorciatoie etiche per successo e profitto.
Nel secondo versetto si parla della necessità di essere cauti con coloro che ci accompagniamo e che inevitabilmente di influenzeranno (Proverbi 13:20). La stretta associazione con persone empie rischia di causarci guai (Proverbi 22:24–25) e mette in discussione la nostra reputazione (Proverbi 3:1–4; 20:19; 24:21). Ciò porta anche gli osservatori a mettere in dubbio l'integrità della propria famiglia (Proverbi 29:15). Quando un figlio, o uno studente, vive secondo la giustizia di Dio, ciò si rifletterà bene sui propri genitori o insegnanti (Proverbi 23:22–25; 27:11). "Ghiottoni", in questo contesto, significa coloro che si abbandonano a qualsiasi desiderio oltre i limiti ragionevoli. Nel mondo moderno, questo termine si riferisce in genere al cibo. Tuttavia, il principio generale può essere applicato anche a hobby, vizi o dipendenze. Trascorrere del tempo con persone prive di autocontrollo può portare alla tentazione o a essere coinvolti nelle conseguenze altrui. L'apostolo Paolo avverte: "Non vi ingannate, le cattive compagnie corrompono i buoni costumi" (1 Corinzi 15:33). Descrive i falsi maestri come nemici della croce di Cristo (Filippesi 3:18), la cui "fine è la distruzione" e "il loro dio è il loro ventre" (Filippesi 3:19). È lodevole “banchettare” con la Parola di Dio (Salmo 119:103), ma è peccaminoso indulgere eccessivamente nel cibo o nel piacere. Un giovane che vive con saggezza, seguendo i principi morali stabiliti da Dio, rende orgogliosa la sua famiglia; al contrario, chi vive una vita di eccessi e cattive compagnie causa dolore e vergogna ai suoi cari.
In quali ambiti della nostra vita siamo chiamati a scegliere tra integrità e compromesso morale? Come possiamo coltivare una saggezza che onori chi ci ha cresciuto o le persone che ci circondano? Quali pressioni sociali o tentazioni moderne ci spingono verso comportamenti di doppiezza, e come possiamo resistervi? Trasformiamo queste domande in personale confessione di peccato e preghiera e, impegnandoci in una testimonianza coerente, chiediamo a Dio saggezza.
16 Novembre
“8Chi accresce i suoi beni con gli interessi e l'usura, li raccoglie per chi ha pietà dei poveri. 9Se uno volge gli orecchi altrove per non udire la legge, la sua stessa preghiera è un abominio” (Proverbi 28:8-9).
Questi due versetti dai Proverbi mettono in evidenza il giudizio di Dio contro la ricchezza ottenuta con mezzi ingiusti e la condanna dell'ipocrisia religiosa. Il primo versetto (8) insegna che coloro che accumulano ricchezze imponendo interessi esorbitanti o pratiche di usura finiranno per vedersele destinate da Dio a coloro che piuttosto mostrano compassione per i poveri. Si riflette così il principio che la giustizia di Dio ripristina l'equità sociale. Il secondo versetto (9) avverte che chi rifiuta di ascoltare e obbedire alla legge di Dio non può aspettarsi che le proprie preghiere vengano accolte.
I. L’imposizione di interessi esorbitanti sui prestiti, la pratica dell'usura, è proibita dalla Legge di Dio. Agli Israeliti era proibito addebitare ai loro connazionali l'usura su denaro, cibo o qualsiasi altra cosa (Levitico 25:36–37). I prestiti erano intesi ad assistere i poveri, non a sfruttarli affinché il prestatore potesse arricchirsi. L'avvertimento riecheggia il sentimento della Bibbia secondo cui la ricchezza terrena è temporanea (Proverbi 23:4–5; Giacomo 4:13–14; Luca 12:16–21). Il guadagno illecito ottenuto tramite l'usura alla fine passerà nelle mani della persona che è generosa con i poveri. La giustizia supererà l'ingiustizia. Ai tempi di Gesù, i pubblicani, erano noti trasgressori della lezione di questo proverbio. Raccoglievano tasse per gli occupanti romani. I Romani consentivano agli esattori di aggiungervi una propria percentuale di profitto. Molti di loro abusavano di questo privilegio per riempirsi le tasche. La loro reputazione era così bassa che essere un esattore delle tasse era tanto offensivo quanto essere una prostituta. Zaccheo, un esattore delle tasse, era diventato discepolo di Gesù. Per compensare le vittime dei suoi peccati precedenti offre di dare metà della sua ricchezza ai poveri e a restituire quattro volte quanto aveva preso ingiustamente (Luca 19:8). Questo stesso principio dovrebbe applicarsi ai prestiti tra cristiani. Gesù dice che è meglio dare senza ricevere nulla in cambio che semplicemente prestare: “E se prestate a quelli dai quali sperate ricevere, quale grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne alcunché e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, poiché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi” (Luca 6:34-35). Così, chi oggi guadagna sfruttando economicamente persone vulnerabili con prestiti ad alto interesse o pratiche finanziarie predatorie potrebbe vedere le sue ricchezze dissipate e devolute a scopi benefici. Una persona ricca che abbia accumulato beni ottenuti in modo non etico potrebbe finire per perdere la propria fortuna, che andrà a beneficio di cause sociali o di coloro che servono i poveri con giustizia.
II. Una delle versioni più comuni di falsa fede è il tentativo di usare Dio come un distributore automatico o un genio della lampada. Le sue leggi e i suoi comandi vengono ignorati, ma ci si aspetta comunque “che collabori” con le richieste di preghiera. Dio disprezza questo atteggiamento, sia quando è legato alla preghiera che al sacrificio (Proverbi 15:8). In particolare, la Bibbia dice che Dio prova repulsione verso tutto quel modo di essere, non solo verso certi momenti (Proverbi 15:9). Il termine usato per la sua reazione implica profondo disgusto e ripugnanza. Quando non ci si preoccupa della volontà di Dio, o dell'obbedienza, o del ravvedimento, le sue espressioni di religiosità vengono accolte con “divina nausea”. Anche una "buona azione" è un peccato quando è fatta per motivi insinceri. Naturalmente, Dio ha il diritto di rispondere alla preghiera di chiunque nel modo che preferisce. Può rispondere a un appello di un non credente come mezzo per chiamarlo alla fede. Tuttavia coloro che rifiutano Dio non hanno una valida ragione per aspettarsi risposte positive alle loro preghiere. La Scrittura chiarisce che il peccato e l'incredulità sono barriere all’esaudimento. Il salmista ne è cosciente: “Se nel mio cuore avessi ordito il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato” (Salmo 66:18), come pure l’uomo non vedente guarito da Gesù: “Si sa che Dio non ascolta i peccatori, ma, se uno è pio verso Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta” (Giovanni 9:31). Gesù spesso denunciava l’ipocrisia religiosa. Nella parabola del Fariseo e del pubblicano, l’esattore che ammette umilmente di essere un peccatore e chiede a Dio di essere misericordioso con lui torna a casa giustificato. Non però il fariseo ipocrita che vedeva gli altri come peccatori ma lui come giusto (Luca 18:9–14). Chi si dichiara religioso ma, di fatto, ignora gli insegnamenti etici per perseguire i propri interessi, rischia di vedere il proprio culto ritenuto vuoto e ipocrita.
Accumuliamo noi le nostre risorse in modo onesto e giusto, oppure a spese di altri? La nostra pratica religiosa riflette sincerità e obbedienza, o cerchiamo di “compensare” un cuore lontano da Dio con atti di culto? Come possiamo essere persone che mostrano pietà e compassione per i poveri con le risorse che abbiamo?