Preghiera/Porzioni giornaliere/Agosto: differenze tra le versioni

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== 31 Agosto ==
== 31 Agosto ==
"Infatti ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo." Romani 8:18
''"Perché io stimo che le sofferenze del tempo presente non siano per nulla paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo"'' (Romani 8:18).


Cosa si può paragonare alla salvezza dell'anima? Cosa sono le ricchezze, gli onori, la salute, la lunga vita? Cosa sono tutti i piaceri che il mondo può offrire, il peccato promettere o la carne godere? Cosa è tutto ciò che gli uomini chiamano buono o grande? Cosa è tutto ciò che l'occhio esteriore ha visto, o l'orecchio naturale ha udito, o è entrato nel cuore carnale dell'uomo, messo fianco a fianco con l'essere salvati nel Signore Gesù Cristo con una salvezza eterna?
Che cosa può essere paragonato alla salvezza dell'anima? Che cosa sono le ricchezze, gli onori, la salute, la lunga vita? Che cosa sono tutti i piaceri che il mondo può offrire, che il peccato promette o che la carne può godere? Che cosa è tutto ciò che gli uomini chiamano buono o grande? Che cosa è tutto quello che l'occhio può vedere, o l'orecchio può sentire, o che è entrato nel cuore carnale dell'uomo, messo a confronto con l'essere salvati nel Signore Gesù Cristo con una salvezza eterna?


Considerate infatti da cosa siamo salvati '','' e anche per cosa siamo salvati ''.'' Da un inferno ardente a un paradiso beato; dall'ira infinita alla gloria eterna; dalla spaventosa compagnia di diavoli e spiriti dannati, che si tormentano e si tormentano reciprocamente, alla beata compagnia dei santi glorificati, tutti perfettamente conformati nel corpo e nell'anima all'immagine di Cristo, con migliaia e decine di migliaia di angeli santi e, soprattutto, alla visione del glorioso Figlio di Dio così com'è, in tutta la perfezione della sua bellezza e in tutti gli splendori della sua presenza e del suo amore.
Pensiamo un attimo a cosa siamo salvati, e da cosa siamo salvati. Da un inferno ardente a un paradiso beato; dalla collera senza fine alla gloria eterna; dalla terribile compagnia dei demoni e delle anime dannate, che si tormentano a vicenda, alla compagnia benedetta dei santi glorificati, tutti perfettamente conformi, nel corpo e nell'anima, all'immagine di Cristo, insieme a migliaia e migliaia di angeli santi, e, soprattutto, vedere il glorioso Figlio di Dio così com'è, in tutta la perfezione della sua bellezza, e godere della sua presenza e del suo amore.


Essere liberati per sempre da tutti i dolori, i problemi e le afflizioni di questa vita; da tutti i dolori e le sofferenze dell'attuale tabernacolo di argilla; da tutta l'oscurità, la schiavitù e la miseria del corpo di peccato e morte; essere perfettamente santi nel corpo e nell'anima, essendo in entrambi senza macchia, senza difetto o cose del genere, e godere per sempre di un'unione e comunione ininterrotte con il Padre, il Figlio e lo Spirito benedetto: oh, quale paradiso attende i santi credenti di Dio come fine della loro fede nella salvezza delle loro anime!
Essere finalmente liberi per sempre da tutti i dolori, i problemi e le afflizioni di questa vita; da tutti i dolori e le sofferenze di questo corpo terreno; da tutta l'oscurità, la schiavitù e la miseria del corpo di peccato e morte; essere perfettamente santi nel corpo e nell'anima, senza macchia, senza difetti o altre imperfezioni, e poter godere per sempre di un'unione e comunione ininterrotta con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo benedetto--Oh, quale paradiso attende i santi credenti di Dio come fine della loro fede nella salvezza delle loro anime!
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1 Agosto

"... perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte" (Romani 8:2).

Le creature umane, nella condizione in cui si trovano, per natura e pratica sono sottoposte al peccato e all'influenza di Satana. Siamo "lo sport" di quello che è chiamato "il principe della potenza dell'aria", che ci manipola a suo piacimento. Siamo anche oppressi da molte concupiscenze dannose; o, se pure liberi da peccati grossolani, ci rendiamo colpevoli di orgoglio, di cupidigia o dell'autocompiacimento. Forse qualche idolo lo abbiamo pure eretto nella cappella delle nostre "cose sacre", ma questo contamina tutto il nostro "uomo interiore". Spesso qualche laccio di Satana intrappola i nostri piedi e ci trascina a servirlo, senza avere noi il potere di liberarci da questa crudele schiavitù. Gemiamo sotto di essa, come i figli dell'antico Israsele in Egitto sotto i loro fardelli. Come loro non possiamo liberarci da soli.

Con l'Evangelo di Cristo la verità viene in nostro aiuto; la verità così com'è in Gesù, vola in soccorso del popolo che Dio ha eletto alla grazia della salvezza; lo Spirito benedetto la apre e la sigilla sul cuore con potere divino. Quando, quindi, sotto le sue influenze benevole crediamo alla verità e ne sentiamo il potere e il sapore nel cuore, ci viene comunicata un'influenza liberatrice. Le nostre catene e i nostri ceppi vengono sciolti; la schiavitù del peccato e di Satana, e il potere e la forza del male vengono e giungiamo a godere una certa misura di santa libertà. Non c'è altro modo di uscire dalla schiavitù degli stretti requisiti della legge di Dio se non mediante l'applicazione dell'Evangelo e credendo a ciò che il Vangelo rivela. Quando la verità, quindi, giunge al cuore come la parola stessa del Dio vivente, viene con essa il potere di credere; la fede viene sollevata per dare credito alla testimonianza resa. Quando, così, la fede inizia ad accogliere la verità di Dio nella speranza e nell'amore, sentiamo un definito allentamento dei lacci che ci bloccavano. Allora le catene e i ceppi cadono da soli. Avviene con l'anima come era con Pietro in prigione: quando l'angelo giunge e una luce brilla nella prigione, e le parole dell'angelo cadono sulle sue orecchie,"le catene caddero dalle sue mani". Non rimane più nulla a sbarrargli l'uscita; perché "la porta di ferro che conduce alla città si aprì loro da sé". Quindi, qualunque siano le catene o i ceppi che possono trattenere l'anima, che venga l'angelo della misericordia; che il messaggio di salvezza sia rivelato, le catene dell'incredulità cadano, la porta di ferro della durezza ceda, e la verità renda l'anima beatamente libera: "conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:32).


2 Agosto

"Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale facesti quella bella confessione alla presenza di molti testimoni" (1 Timoteo 6:12).

È attraverso la fede che il potere con cui Dio mantiene il suo popolo, agisce e si fa conoscere. Per questo è molto istruttivo e incoraggiante essere in grado di rintracciare nei nostri cuori la connessione tra il potere di Dio e le azioni della fede. Non veniamo trasportati in cielo come i passeggeri vengono trasportati da un treno veloce, così che una volta nella carrozza possano dormire, guardare fuori dal finestrino o leggere il giornale senza paura di perdere la strada o di non raggiungere la loro destinazione. Sebbene mantenuti dal potere di Dio e si giunga per grazia di Dio, alla certa destinazione che Egli ha stabilito, dobbiamo "combattere" a ogni miglio del nostro viaggio il buon combattimento della fede.

È questa fede viva, combattiva, combattuta e tuttavia alla fine vittoriosa, che pone il figlio di Dio provato ed esercitato a tale lunga distanza da chi professa la fede solo formalmente. Questi, disinvolto e negligente, è indurito e incoraggiato a presumere e persino a percorrere vie di peccato e morte pur sostenendo la dottrina di essere custodito dal potere di Dio. Non sa però nulla della via segreta con cui questo potere opera e custodisce. A costoro possiamo adattare il linguaggio di Giacomo. Credi che gli eletti di Dio siano custoditi dal suo potere onnipotente per la salvezza? "Fai bene; anche i diavoli credono e tremano" ... cosa che nemmeno fanno di questi disinvolti credenti formali.

In questo duro combattimento della fede, però, Dio ci protegge. Ci protegge dal male affinché non ci addoloriamo. Protegge i nostri occhi dal concupire ciò che non ci è lecito, la nostra coscienza sensibile, il nostro cuore orante, la nostra vita e il nostro cammino affinché cammini con circospezione, la nostra lingua dalla stoltezza, le nostre mani dall'avidità e i nostri piedi dalle vie dell'orgoglio e della mondanità. Non abbiamo alcuna prova di essere eredi di Dio e di essere custoditi dal suo potere per la salvezza a meno che noi non si abbia una qualche esperienza di come egli ci custodisca, e che come vi sia potere da parte sua, così vi è la fede da parte nostra. Ogni volta che scivoliamo, inciampiamo o andiamo fuori strada, è a causa della forza dell'incredulità; e ogni volta che resistiamo, combattiamo o prevaliamo, è a causa della forza della fede resa viva e attiva dallo Spirito di Dio che opera in noi ed attraverso di noi.


3 Agosto

"L'uno dirà: 'Io sono dell'Eterno'; l'altro si chiamerà con il nome di Giacobbe, e un altro scriverà sulla sua mano: 'Dell'Eterno', e si onorerà di portare il nome d'Israele" (Isaia 44:5).

"L'altro si chiamerà Giacobbe". Giacobbe era un lottatore, perché aveva lottato tutta la notte con un angelo; e lottando aveva ottenuto la benedizione. Al momento potresti essere come un Giacobbe che lotta, ma non ancora come un "Israele" che prevale. Potresti avere sensi di colpa e sentirsi schiavo a volte nella tua coscienza, e potresti spesso dubitare e temere che il problema sia in te, perché non puoi dire con sicurezza: "Io sono dell'Eterno". Tuttavia, potresti essere un Giacobbe che lotta. Il Signore potrebbe averti dato la forza di lottare con Lui per ottenere la benedizione, ma potrebbe non averti dato la fede per credere che Lui è tuo e puoi chiamarlo tale.

Quanto era pieno di dubbi e paura il patriarca Giacobbe quando la sua vita, e quella di sua moglie e dei suoi figli, giaceva nelle mani di Esaù ferito! Ma è stata proprio questa paura che lo ha fatto lottare ancora più duramente e gridare con più fervore: "Non ti lascerò andare se non mi benedirai". Se questa è la tua esperienza, puoi certamente chiamarti Giacobbe.

"... e si onorerà di portare il nome d'Israele". Come Giacobbe rappresenta un lottatore nella corte della grazia, così Israele è l'emblema di chi ha ottenuto la benedizione. Quando, quindi, un lottatore come Giacobbe prevale su Dio con la forza del suo braccio, può farsi chiamare Israele. Può quindi dire: "Ho lottato con Dio per la benedizione promessa e l'ho ottenuta. Ho gridato al Signore, ed egli ha udito il mio grido. Ho esposto la mia petizione davanti a lui, e alla fine l'ha concessa". Così avevano lottato e così avevano prevalso Anna, Davide, Ezechia e molti santi sia morti che viventi.


4 Agosto

"Quelli che conoscono il tuo nome confideranno in te, perché, o Eterno, tu non abbandoni quelli che ti cercano" (Salmo 9:10).

"Il nome" di Dio può essere conosciuto attraverso la Bibbia, dove per "nome" si intendono le perfezioni rivelate dell'Onnipotente, tutto ciò che egli ha rivelato riguardo a sé stesso nelle Scritture della verità. Ogni attributo, ogni perfezione, tutto ciò che Dio ha detto di sé stesso, è riassunto nel "nome di Dio".

In modo particolare, il "nome di Dio" include il Suo Figlio beneamato, che è "lo splendore della sua gloria e l'immagine espressa della sua Persona". Ora, c'è una conoscenza di questo nome di Dio; cioè, c'è una cosa come una conoscenza di cui si può fare esperienza nell'anima con le perfezioni di Dio come rivelate nelle Scritture. Il Suo nome è quindi conosciuto quando le perfezioni di Dio sono rivelate nel cuore e nella coscienza dal potere dello Spirito Santo. E questo è in virtù della fede viva nella nostra anima. Per fede vediamo Dio. Per fede conosciamo Dio. Quando riceviamo nei nostri cuori la verità come è in Gesù, e quando crediamo per fede viva a ciò che Dio ha detto di sé stesso nella Parola, allora conosciamo il nome di Dio; e ogni manifestazione della misericordia di Dio, ogni segno del favore di Dio, e ogni splendore delle perfezioni di Dio, è una scoperta che il nostro cuore può e deve scoprire, un innalzamento della nostra anima nella conoscenza del nome di Dio.


5 Agosto

"Egli manderà dal cielo a salvarmi. Mentre colui che anela a divorarmi mi oltraggia. Dio manderà la sua grazia e la sua fedeltà" (Salmo 57:3).

Dove si manifesta la misericordia di Dio? Esternamente nella Sua parola; interiormente nel cuore. Quando la Sua misericordia è riversata nella coscienza, quando il Suo amore si diffonde nell'anima, quando il Suo perdono si manifesta interiormente, è allora che Dio "salva dall'oltraggio colui che anela a divorarmi". Gli uomini potrebbero dire: "Non dubito della tua religione; sicuramente hai segni e testimonianze di essere un figlio di Dio!". I ministri di Dio possono cercare di confortarti, ma spesso, nel farlo, creano più danni di quanti ne riparino: "Oh, senza dubbio, se sei esercitato con queste cose sei un figlio di Dio"; come se un uomo potesse essere soddisfatto con gli esercizi e, poiché ha fame e sete del Signore, potesse essere contento della sua carestia e della sua siccità. No; queste cose non toccano la malattia segreta, non vanno abbastanza lontano, né abbastanza in profondità, né vengono con il potere divino come dalla bocca del Signore stesso.

Tutto ciò che non è questo lascia il povero paziente afflitto, desolato e abbattuto, e non rimuove ciò per cui la sua anima soffre. Tuttavia, la dolce misericordia di Dio, mandata dal cielo e riversata nel suo spirito, applicata alla sua coscienza, rivelata al suo cuore e portata calda nella sua stessa anima dallo Spirito di Dio, lo salva dal rimprovero di ogni nemico che vorrebbe inghiottirlo. Se può confidare nelle braccia della misericordia, cosa può fare l'uomo, cosa può fare Satana, cosa può fare il peccato, cosa può fare la morte, cosa può fare l'inferno stesso per fargli del male? Se la misericordia di Dio è dalla sua parte, rivelata al suo cuore e riversata dal cielo nella sua anima, chi o cosa lo potrebbe divorare?


6 Agosto

"Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza nel cielo: il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno" (1 Giovanni 5:7 ND).

Una conoscenza spirituale della Trinità è alla base di ogni devozione vitale. Conoscere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo mediante un insegnamento speciale e una rivelazione divina è la somma e la sostanza della religione spirituale ed è vita eterna; secondo la testimonianza del Signore stesso, Giovanni 17:3, "Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo". Così, prima o poi, il Signore conduce tutto il suo popolo a una conoscenza sensibile e a una ricezione divina di questo glorioso mistero; e così giungono a conoscere l'amore elettivo del Padre, l'opera redentrice del Figlio e la testimonianza interiore dello Spirito; e che questi Tre sono Uno.

Questo glorioso mistero, però, è opposto alla natura, al senso e alla ragione e molti si ribellano contro di esso! Come possono Tre essere Uno o Uno essere Tre? Chiede la natura e argomenta la ragione. E tuttavia i bambini lo ricevono e credono. Perché togli la dottrina della Trinità e tutta la loro speranza svanisce in un momento. Come possiamo riposare sul sangue espiatorio di Cristo, se non è il sangue del Figlio di Dio? O sulla sua giustizia giustificante, se non la giustizia di Dio? O come potremmo essere tenuti, guidati, istruiti e guidati dallo Spirito Santo, se anche Lui non fosse una Persona divina nella Divinità?

Così giungiamo a conoscere il mistero delle Tre Persone nella Divinità, ricevendo con sentimento nei nostri cuori l'opera di ciascuna con potenza; e tuttavia sappiamo che queste Tre sono solo un Dio. È questa ricezione interiore della verità nell'amore per essa che sostiene l'anima in una tempesta. Siamo spesso sballottati e pronti a dire: "Come possono essere queste cose?" Ma siamo sollevati da questo sentimento radicato, come l'ancora che tira su la nave nella burrasca, che siamo perduti senza di essa. Se questo mistero viene rimosso, la nostra speranza deve essere rimossa con esso; perché non c'è perdono, pace o salvezza, se non ciò che sta dentro e fluisce fuori da una conoscenza sperimentale del Dio Trino-Uno.


7 Agosto

"... e quale sia verso noi che crediamo l'immensità della sua potenza. Questa potente efficacia della sua forza egli l'ha messa in atto in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nei luoghi celesti" (Efesini 1:19-20).

Che Cristo, risuscitato dai morti, sia stato innalzato da Dio Padre al massimo onore "alla Sua destra" in sé non sorprende. Il mistero risiede nel fatto che uno che condivida la nostra stessa natura sia stato esaltato a quel seggio di preminenza e di potere; che il Mediatore tra Dio e l'uomo sia stato l'uomo Cristo Gesù; che le mani che un tempo erano state inchiodate alla croce ora impugnino lo scettro del potere supremo, e che i piedi che un tempo avevano camminato sul lago di Gennesaret, che erano stanchi e sporchi di polvere al pozzo di Giacobbe, che erano stati lavati con le lacrime di una donna peccatrice e baciati nel dolore penitenziale e nell'amore con labbra contaminate, che questi stessi piedi ora abbiano tutte le cose sottoposte sia in cielo che in terra.

Quale nutrimento per la fede questo può essere! La famiglia vivente di Dio ha bisogno di un Salvatore vivente, uno che sappia ascoltare e rispondere alle preghiere, liberare dai problemi dell'anima, dire una parola con potenza al cuore quando è piegato dal dolore e dalla sofferenza, simpatizzare con loro sotto potenti tentazioni, sostenerli nelle prove e nelle afflizioni del cammino, mantenere sotto mille scoraggiamenti la sua stessa vita nella loro anima, sostenere la vedova in lutto ed essere un padre per i suoi figli orfani; apparire più e più volte nella provvidenza come un amico che ama in ogni momento e un fratello nato per l'avversità, sorridere loro nella morte e confortarli con la sua verga e il suo bastone mentre camminano attraverso la valle dell'ombra della morte, farli infine giungere sani e salvi in una felice eternità.


8 Agosto

"Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti" (Salmo 51:1).

Questo salmo è adatto alle esigenze e ai sentimenti di ogni peccatore sensibile. Non è necessario aver commesso il peccato di Davide per comprendere il pentimento e le confessioni di Davide, così come i desideri, i sospiri e le suppliche di Davide. "Abbi pietà di me, o Dio", dice, "per la tua bontà". Chiedere a Dio di avere pietà di noi è una delle prime richieste che un peccatore trovato colpevole dalla Legge di Dio si rivolge a Lui. Era stato così con il pubblicano nel tempio; e dove c'è sincerità, Dio ascolterà certamente nella sua grande misericordia, poiché è pieno di amore e benignità verso i poveri peccatori che si rammaricano delle loro trasgressioni.

Come il salmista, imploriamo il Signore di "cancellare i nostri misfatti". Poiché i nostri peccati in pensieri, parole ed opere sono innumerevoli, abbiamo bisogno "della moltitudine delle sue più tenere misericordie" per cancellarli. Possiamo vedere le stelle nel cielo, la sabbia sulla riva del mare, le gocce di rugiada sull'erba, le onde che si infrangono sulla spiaggia; ma sia i nostri peccati che le tenere misericordie di Dio li superano tutti. Come ha dimostrato la compassionevole misericordia di Dio nel dare il suo caro Figlio a soffrire e morire per dei miseri peccatori quali noi siamo, così abbiamo bisogno di tutte queste tenere misericordie per avere pietà e perdonare le nostre trasgressioni. E con quanta insistenza Davide prega: "Lavami completamente dalla mia iniquità e purificami dal mio peccato". Solo la purificazione operata da Dio stesso può lavarci completamente. Se potessimo versare anche un oceano di lacrime, questo non laverebbe via un solo peccato; ma il sangue di Cristo ci purifica da ogni peccato. Per farci sapere questo, il Signore ci mostra e ci fa sentire la colpa e il peso del peccato, e che non possiamo fare nulla per eliminarlo. Il perdono deve essere il suo dono gratuito, e ogni peccatore ragionevole è portato a sentirlo.


9 Agosto

"... perchè l'esercizio corporale serve a poco, ma la pietà è utile a tutto, avendo la promessa della vita presente e della futura" (1 Timoteo 4:8).

Vi sono cose che indubbiamente "servono" come l'esercizio corporale (menzionato oggi dal nostro testo biblico). Altre attività possono altresì ritenersi remunerative, redditizie dal punto di vista economico e sociale. Esse, però, hanno sempre uno scopo limitato a determinati ambiti della vita. C'è però qualcosa che è "utile a tutto", ad ogni cosa sia nella vita presente che in quella futura. Che cos'è? Il nostro testo lo indica come "la pietà", traduzione del termine originale greco "εὐσέβεια" (eusebeia). La "pietà" nel contesto biblico indica un atteggiamento di fede e di vita coerente con quanto Dio prescrive nella Sua legge rivelata, una pratica della religiosità che si traduce in azioni concrete di giustizia, amore e santità. Quando l'Apostolo scrive che la pietà è "utile ad ogni cosa", intende che la devozione e pratica religiosa cristiana ha valore non solo per la vita spirituale, ma anche per la vita quotidiana, offrendo benefici tanto per la vita presente quanto per quella futura. L’idea è che mentre l'esercizio fisico ha benefici limitati alla salute fisica e al benessere temporale, la pietà ha una portata molto più ampia, poiché influisce positivamente sia sulla vita terrena (in termini di relazioni, pace interiore, comportamento etico) sia sulla vita eterna (preparando l’individuo per la comunione con Dio).

La pietà, intesa in questo modo, è considerata un investimento per l'intera esistenza umana, in questa vita e nella prossima, conferendo un valore intrinseco e duraturo che trascende il tempo e le circostanze. In malattia e salute, sotto il sole e nella tempesta, in cima alla montagna o nella valle, in qualsiasi circostanza in cui il figlio di Dio si trovi, la "pietà" o meglio l'"esercizio" della pietà è vantaggioso. Sopporta le prove, si rafforza dall'opposizione, diventa vittoriosa attraverso la sconfitta e trionfa nonostante ogni nemico: "Resiste a ogni tempesta e alla fine vive". Non appassisce in un'ora, non abbandona l'anima nei momenti di disperazione, non è un amico volubile e falso che volta le spalle nei giorni bui e nuvolosi dell'avversità. È "un amico che ama in ogni momento", perché il suo Autore "è più attaccato di un fratello". Può giungere al letto di un malato quando il corpo è straziato dal dolore, può entrare in una prigione come con Paolo e Sila quando i loro piedi erano nei ceppi, può andare, ed è andato, con i martiri al rogo, lenisce la morte, porta l'anima nell'eternità ed è "utile a tutte le cose". È un amica fedele, una compagna benedetta, la vita dell'anima, la salute del cuore, sì, "Cristo stesso in voi, la speranza della gloria". È l'opera di Dio, la grazia di Dio, lo Spirito di Dio, la vita di Dio, il potere di Dio, le azioni di Dio che terminano nella beatitudine. Per questo è "utile a tutte le cose".


10 Agosto

"... perché l'esercizio fisico è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile a ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella a venire" (1 Timoteo 4:8).

Seconda riflessione. La vera religione è profonda e non è superficiale. È come la verità, che giace nel profondo del pozzo. Dobbiamo quindi immergerci nella religione se vogliamo veramente accoglierla nei nostri cuori. Il Signore Gesù Cristo era "un Uomo dei dolori, familiare con il patire". Prese il posto più basso, ultimo e minimo. Se vogliamo essere compagni del Signore Gesù Cristo, dobbiamo seguirlo giù nella valle, nella sofferenza, nell'umiliazione, nella prova e nel dolore. Quando siamo gonfi di gioia mondana o esaltati dalla eccitazione carnale, non condividiamo la sofferenza umana del Signore Gesù Cristo; non andiamo con lui nel giardino del Getsemani, né lo contempliamo come "l'Agnello di Dio" sulla croce. Potremmo fare a meno di Gesù quando il mondo sorride e le cose carnali occupano il primo posto nei nostri cuori. Ma se arriva l'afflizione, una pesante croce o un fardello che ci opprime, è solo lì che possiamo trovare il Signore Gesù. Scopriamo se al Signore piace portare compassione nell'anima e farla emergere nell'azione vitale, perché questa compassione ha "la promessa della vita presente e di quella a venire".

La fede, la speranza, l'amore, il pentimento, la preghiera, l'umiltà, la contrizione, la pazienza e la pace: tutti questi doni e grazie dello Spirito sono esercitati principalmente quando l'anima è afflitta. La compassione ha anche la promessa della "vita a venire", sostiene nella vita e nella morte, e conduce l'anima a un'eternità felice e benedetta. La grazia si trasformerà in gloria, la fede nella visione, la speranza nel compimento. L'anima istruita da Dio vedrà Gesù così come è. Così la compassione ha "la promessa della vita che deve venire", quando la pace eterna sarà abbondante, le lacrime saranno asciugate e la grazia sarà consumata in una beatitudine infinita.


11 Agosto

"... affinché, mediante due cose immutabili, nelle quali è impossibile che Dio abbia mentito, troviamo una potente consolazione, noi, che abbiamo cercato il nostro rifugio nell'afferrare saldamente la speranza che ci era posta dinanzi" (Ebrei 6:18).

Se mai vi sia stata nella tua esperienza una stagione di allarme, di paura, di terrore, di colpa, di apprensione tanto da non dimenticarla mai; e poi quando non sapevi quasi cosa fare, pensare o dire, ti si è aperta la visione di un rifugio nella Persona e nell'opera, nel sangue e nella giustizia di Gesù, il Cristo, Agnello di Dio. Se ti sei rifugiato in esso, sei stato accolto con misericordia e hai trovato un rifugio sicuro dalla colpa, dal dubbio e dalla paura, allora sicuramente sai cosa significa essere fuggiti per rifugiarti per afferrare saldamente la speranza posta di fronte a te. Sono questi, e solo questi, che sono eredi della promessa; e quindi quanto è importante aver avuto qualche esperienza personale di queste cose.

Come possiamo sapere se possediamo la vita di Dio nella nostra anima, la grazia di Dio nel nostro cuore, a meno che non ci sia stata una tale fuga e un tale afferrarsi? Vedi, quindi, se riesci a rintracciare queste due cose nel tuo cuore: primo, se c'è mai stato un tempo in cui hai avuto paura e tremato per l'ira a venire, e sei stato costretto a fuggire per rifugiarti da essa. Ma, secondo, non trovando rifugio in te stesso, e che tutta la tua giustizia era un letto troppo corto e una coperta troppo stretta, sei fuggito a Gesù come alla tua unica speranza. E poiché c'era una dolce apertura agli occhi della tua fede di un rifugio fornito nel Signore Gesù, l'Agnello di Dio, sei stato in grado di afferrarlo nel suo carattere di alleanza e nelle sue relazioni benedette, e hai trovato in lui riposo e pace. Se, quindi, riesci a trovare queste due caratteristiche della vita divina nella tua anima, sei uno dei personaggi di cui parla il nostro testo; sei fuggito per rifugiarti in Lui e per afferrare la speranza posta davanti a te nell'Evangelo eterno.


12 Agosto

"L'anima mia viene meno bramando la tua salvezza; io spero nella tua parola" (Salmo 119:81).

È spesso difficile, e potremmo dire raro, poter sperimentare in modo duraturo un dolce senso e un interesse sicuro nelle benedizioni spirituali con cui, come credenti nel Figlio di Dio, siamo benedetti nei luoghi celesti in Cristo Gesù. Ci sembra di ottenere solo scorci, occhiate, visioni fugaci, sorsi e assaggi, gocce e briciole dolci oltre ogni espressione, ma raramente durano a lungo e presto svaniscono, nonostante il duro lavoro, le grida, le suppliche sincere e i desideri veementi rivolti al Signore, mentre si presenta alla nostra fede, seduto sul trono della sua grazia. Quanti sono coloro che gridano ogni giorno e talvolta quasi ogni ora, se non con le parole esatte, almeno nella sostanza di esse: "Oh, vieni, ospite tanto atteso; Signore Gesù, vieni presto!"

Eppure sembra che la sua venuta sia così ritardata! Continuiamo a guardare verso l'alto finché occhi e cuore sembrano venir meno, aspettando la sua apparizione più di coloro che aspettano il mattino; siamo disposti a fare qualsiasi sacrificio, a fare qualsiasi cosa, essere qualsiasi cosa o sopportare qualsiasi cosa, se solo si manifestasse alle nostre anime. Cercando ed esaminando i nostri cuori, le nostre labbra e le nostre vite, desideriamo essere benedetti con una vera contrizione di cuore, un dolore divino per i nostri peccati, e scioglierci ai suoi piedi, sotto una vista e un senso del suo amore sanguinante e morente.

Ma da dove provengono tutti questi sguardi desiderosi e queste attese? Non mostrano forse tutti quei desideri fervidi e quelle veementi brame che coloro in cui si trovano così continuamente, sono di nuovo generati a una speranza viva, dalla risurrezione di Gesù Cristo dai morti? È la vita divina nella loro anima che è la sorgente e la fonte di questi respiri interiori, sguardi e desideri; e questa vita divina sorge da una nuova e spirituale nascita, che è essa stessa il frutto della risurrezione di Gesù Cristo dai morti. Non è il bambino nato morto che piange; è il pianto del bambino vivo che va così al cuore della madre. Così i pianti di cui abbiamo parlato mostrano che c'è vita.

Ma con la vita c'è speranza; perché mai un uomo dovrebbe piangere, aspettare e aspettarsi ansiosamente una benedizione che non ha speranza di ottenere? Se, allora, questi non avessero alcuna speranza viva, piangerebbero? Non ci sono grida in una speranza morta. È perché la grazia della speranza nel loro cuore è, come ogni altra grazia dello Spirito, viva per Dio, che agisce in unione con la fede e l'amore, per portarli e mantenerli seri, sinceri e instancabili davanti al trono, aspettando e anticipando ciò che Dio ha promesso di conferire a coloro che lo aspettano.


13 Agosto

"Lo Spirito stesso attesta insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio." Romani 8:16

Forse non potrai, per la maggior parte, godere di una forte o chiara certezza del tuo interesse in Cristo; potresti essere spesso molto esercitato se sei un figlio di Dio; e tuttavia potresti a volte aver avuto una dolce testimonianza che la grazia è nel tuo cuore. Potresti aver sentito i servi di Dio descrivere così i sentimenti della tua anima, entrare così nei tuoi esercizi e portare avanti tali prove di grazia, che, nonostante tutta la tua incredulità, eri convinto che se questi uomini parlavano in modo gradevole alla mente di Dio, cosa che non potevi dubitare dal potere che l'accompagnava, eri uno dei suoi figli; e mentre sentivi questa testimonianza interiore, il tuo cuore si inteneriva e si muoveva dentro di te, e non potevi fare a meno di elevare la tua anima in lode e adorazione al Dio di tutte le tue misericordie. Potresti sprofondare di nuovo quasi tanto in basso quanto prima; ma mentre durava quel sentimento celeste, avevi una testimonianza nella tua coscienza che eri un figlio di Dio, e potevi credere in quel momento che lui era tuo Padre e amico celeste.

Questo testo non taglia fuori, quindi, coloro che non hanno raggiunto la piena certezza della fede; non implica, e tanto meno dice, che tutti coloro che non possono dichiarare chiaramente e coraggiosamente che lo Spirito stesso rende testimonianza con il loro spirito che sono figli di Dio saranno tagliati fuori e mandati nella perdizione eterna. Al contrario, apre le sue braccia benevole a chiunque abbia in qualsiasi grado o in qualsiasi momento ricevuto una liberazione, sentito una qualsiasi misura di consolazione spirituale o favorito con una qualsiasi testimonianza della sua accettazione nell'Amato. Non viene come una spada a doppio taglio per uccidere tutti coloro che non godono della piena certezza della fede, ma hanno comunque sentito il potere della verità nei loro cuori. Non dice a costoro: "Non hai né parte né sorte nella questione". Piuttosto, li attirerebbe verso le braccia protettive della misericordia eterna e li incoraggerebbe a proseguire per conoscere sempre di più quella testimonianza interiore che sola può rallegrarli nelle ore di oscurità e di angoscia, sostenerli nel letto di morte e consentire loro di camminare senza dubbi e paure attraverso la valle oscura dell'ombra della morte.

https://soundcloud.com/paolo-castellina-385981481/llattestazione-dello-spirito


14 Agosto

"Se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pur soffriamo con lui, affinché siamo anche glorificati con lui" (Romani 8:17).

Che meraviglia essere figli di Dio! Possiamo davvero capire o esprimere a parole l'immensità della grazia e della gloria, la sicurezza, la felicità, l'onore, la gioia, il piacere di essere eredi di Dio e coeredi con Cristo? Presto dovremo lasciare i nostri corpi mortali, presto dovremo stenderci nella tomba, e presto entreremo nel mondo invisibile. A quel punto, è giusto chiederci: quali sono le nostre prospettive per l'eternità? Dove sarà la nostra eredità? Sarà un'eredità di miseria e dolore eterni, di pianti, lamenti e disperazione, o sarà il piacere eterno che c'è alla destra di Dio? Abbiamo qualche prova o testimonianza che siamo davvero figli di Dio? Lo Spirito ha mai testimoniato in modo diretto o indiretto della nostra adozione nella sua famiglia, della nostra filiazione e della nostra eredità? Se guardiamo alla nostra esperienza passata, possiamo trovare qualche segno che possiamo considerare con fede e speranza come prove solide e bibliche che siamo eredi di Dio e coeredi con Cristo? Riesci a ricordare quel momento memorabile in cui il Signore ha cominciato a operare nella tua coscienza e a convincerti dei tuoi peccati? Quel momento d’amore in cui Cristo è stato rivelato per la prima volta al tuo cuore? Quel giorno di afflizione e di difficoltà in cui una dolce promessa di partecipare al suo amore e al suo sangue è stata sigillata con potenza divina sulla tua anima? Riesci a trovare qualche segno solido e concreto che sei partecipe della grazia salvifica e santificante, nato da Dio, separato dal mondo, e che stai avanzando tra mille nemici e paure verso una un nuovo cielo e una nuova terra?

Non serve a niente fare affidamento sulla testimonianza degli uomini, su speranze vane o su una fiducia presuntuosa che può nascere in un cuore ingannevole e auto-giustificativo. È la testimonianza dello Spirito con il nostro spirito, più o meno chiara, la luce del volto del Signore, le manifestazioni della sua presenza e del suo amore che possono davvero soddisfare un figlio di Dio e convincerlo di essere partecipe della grazia e della gloria che sarà rivelata al ritorno del Signore Gesù.


15 Agosto

"Oh, sapessi dove trovarlo! potessi arrivare fino al suo trono! Esporrei la mia causa davanti a lui, riempirei di argomenti la mia bocca" (Giobbe 23:3-4).

Non era forse Giobbe nella stessa situazione in cui ci troviamo spesso noi? Se questo vecchio patriarca non avesse conosciuto cosa significa essere tormentato nella mente, angosciato, quasi sopraffatto dagli attacchi del maligno, non avrebbe detto: "Oh, se sapessi dove trovarlo! Potessi arrivare fino alla sua dimora! Esporrei la mia causa davanti a lui, riempiendo la mia bocca di argomenti." È mai stato, o è adesso, questo il vero sentimento, la reale esperienza della tua anima? Guarda nel tuo cuore, tu che temi Dio. Guarda, anche solo per un momento, se non l'hai mai fatto prima, all'opera della grazia (e dove sei se non l'hai mai fatto?) e rifletti se conosci qualcosa di queste cose. Hai mai, in un momento di oscurità, tristezza, schiavitù e angoscia dell'anima, gridato (non dico con queste parole, è il sentimento che conta, lascia perdere le parole): "Oh, se sapessi dove trovarlo! Signore, voglio trovarti; la mia anima ti desidera; voglio sentire la tua presenza benedetta; voglio abbracciarti con le braccia della mia fede; voglio sentire le dolci parole delle tue labbra misericordiose; 'Oh, se sapessi dove trovarti!' Non mi importerebbe di ciò che dovrei affrontare."

Se è così, allora queste stesse cose dimostrano che hai il timore di Dio nella tua anima e l'insegnamento dello Spirito nel tuo cuore. Sei dove era Giobbe, e se conosci qualcosa di ciò di cui Giobbe parla qui, "Oh, se sapessi dove trovarlo! Potessi arrivare fino alla sua dimora!"—se questo è il desiderio della tua anima, allora hai la religione di Giobbe, hai l'esperienza di Giobbe, hai l'afflizione di Giobbe in questa questione, e avrai la liberazione di Giobbe, la gioia di Giobbe, la pace di Giobbe e la salvezza di Giobbe. Il Dio di Giobbe è il tuo Dio, e presto sarai dove Giobbe è ora, a bagnare la tua anima redenta nella gloria dell'Agnello.


16 Agosto

"Tu sei salito in alto portando dei prigionieri, hai ricevuto doni dagli uomini, anche dai ribelli, per fare qui la tua dimora, o Eterno Dio" (Salmo 68:18).

Che cosa dolorosa è essere ribelli! Non c'è quasi nulla di peggio per chi ha una coscienza sensibile al timore di Dio. Ribellarsi a un Dio santo e saggio; ribellarsi al modo in cui ci guida nella provvidenza; ribellarsi ai suoi insegnamenti nella grazia; ribellarsi perché non abbiamo più luce dal suo volto; ribellarsi perché non riceviamo più testimonianze e manifestazioni chiare! Sappiamo che Dio non può sbagliare in nessuno dei suoi modi di agire, eppure, a volte, ci troviamo ad avere una terribile ribellione contro di Lui. Quanto è doloroso! Anche la minima sciocchezza può suscitare la ribellione. Non serve una tempesta o un forte vento per sollevare le onde dell'orgoglio. A volte basta il più leggero soffio, una brezza appena accennata, per agitare le acque del cuore ribelle e farlo gonfiare di tumulto.

Ma che grande misericordia è per quelle povere anime che gemono e soffrono a causa di un cuore ribelle, sapere che questo Mediatore asceso ha ricevuto doni per loro! Non è la tua pazienza, la tua mansuetudine, il tuo buon carattere o la tua disposizione dolce e tranquilla che fanno scendere la grazia nel tuo cuore; ma è Dio Padre che ha depositato tutte le grazie e i doni dello Spirito nel suo caro Figlio, e questi ti vengono dati perché hai un interesse salvifico nel suo sangue e nella sua giustizia.

Il Signore ci insegna questo. Se fossimo sempre pazienti, mansueti, santi, sottomessi, mai tormentati dal diavolo e mai sentissimo il lavorio della corruzione, cominceremmo a pensare di avere in noi stessi qualche potere per piacere a Dio, e finiremmo per trascurare e sminuire il prezioso Salvatore. Ma quando, attraverso dolorose esperienze, impariamo quanto sia depravata la nostra natura e ribelle il nostro cuore, e il Signore fa scendere un po' di misericordia e grazia nella nostra anima, allora sappiamo da dove proviene quella benedizione, e impariamo a disprezzare noi stessi e a benedire il suo santo nome.


17 Agosto

"...Allo stesso modo quando uno lotta come atleta non è coronato, se non ha lottato secondo le regole" (2 Timoteo 2:5).

In altre parole, "Anche nelle gare sportive, un atleta può ottenere il premio soltanto se rispetta le regole", non basta lottare, bisogna farlo seguendo certe regole. Ma queste regole, nel nostro caso, sono spirituali; e, essendo spirituali, escludono tutto ciò che appartiene ai sensi, alla ragione non assistita e alla natura. Ora, un uomo non rigenerato, sia che viva in modo profano o che professi una fede, non ha conoscenza spirituale del modo per vincere. Può lottare contro i suoi desideri; può cercare di superare quelle cose che la coscienza gli indica come sbagliate; ma non conseguirà il premio finale perché non lotta secondo le regole stabilite da Dio. Lotta con la propria forza; combatte con la propria saggezza; e si fida della propria giustizia. Ma coloro che lottano e vincono in questo modo (ammesso che vincano) non saranno premiati, perché non combattono secondo le regole stabilite dalla Parola di Dio. Questo esclude immediatamente tutta la giustizia umana, la saggezza dell’uomo e la forza naturale. Questo toglie completamente il premio dalla creatura e la pone sul capo del Redentore.

Ci sono quindi certe regole stabilite nella Scrittura, secondo le quali dobbiamo combattere e vincere. Ad esempio, il Signore della vita e della gloria ci viene presentato nella Parola come il nostro modello: “Egli ci ha lasciato un esempio, affinché seguiamo le sue orme.” Ha combattuto la battaglia prima di noi; e ha ottenuto la vittoria, non solo per sé, ma per il suo popolo; e ci ha lasciato qui, affinché camminiamo sulle sue orme, e vinciamo nello stesso modo in cui ha vinto lui; come leggiamo: “A chi vince, concederò di sedersi con me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono.” Ogni lotta, dunque, e ogni vittoria che non seguono le orme di Cristo, e in misura (almeno parziale) nel modo in cui Gesù ha lottato e vinto, non sono vittorie che riceveranno l’approvazione di Dio.


18 Agosto

"E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel Figlio suo" (1 Giovanni 5:11).

Quante volte cerchiamo e ricerchiamo, invano, la vita dentro di noi. È vero che, se Dio ha vivificato le nostre anime, siamo partecipi della vita divina, della vita spirituale, della vita eterna, della vita che è in Cristo e che proviene da Cristo; eppure, quante volte cerchiamo invano di sentirla calda e vibrante dentro di noi. Se una volta ci è stata data, non muore mai; ma spesso è nascosta sotto la cenere, e quindi, anche se brucia lentamente e brilla debolmente, la cenere la nasconde alla vista, e sappiamo che c’è solo per qualche residuo di calore. "La vita vostra è nascosta con Cristo in Dio" (Colossesi 3:3); e quindi non solo nascosta come tesoro custodito e conservato al sicuro in Dio, ma nascosta dal mondo e perfino dagli occhi di chi la possiede.

Cristo è la nostra vita. Non ce n’è un’altra. Cercare allora la vita in noi stessi, indipendentemente e separatamente dalla fonte della vita, significa cercare nella creatura ciò che si trova nel Creatore divino, cercare nell’uomo ciò che abita nel Dio-uomo; cercare in sé stessi ciò che è al di fuori di sé, racchiuso nella pienezza del Figlio di Dio. E non è solo che la vita è in lui, ma lui è la vita stessa. Come il sole non ha solo luce e calore, ma è luce stessa e calore stesso, così il Signore benedetto non solo concede la vita, ma lui stesso è ciò che concede. Come una fonte non dà solo acqua, ma è tutta acqua, così Cristo non solo dà ciò che è, ma è tutto ciò che dà. Non è solo, quindi, "la risurrezione," in cui è racchiuso tutto, sia per il tempo che per l'eternità, ciò che la risurrezione contiene e implica, ma è "la vita," essendo in sé stesso una fonte di vita, da cui dona dalla sua pienezza ai membri del suo corpo mistico.


19 Agosto

"'Eterno è pietoso e clemente, lento all'ira e ricco di bontà. Egli non contende in eterno" (Salmo 103:8-9).

Il concetto di "ira di Dio" oggi non è popolare. Sembra infatti che l'ira sia piuttosto caratteristica degli dei della mitologia greca, un concetto piuttosto primiitivo. Non è così: bisogna intenderlo bene. Dio è santo, anzi "tre volte santo". Egli è Dio di giustizia, Egli è il Dio della Sua legge morale, santa, giusta e buona, garanzia del funzionamento armonioso di tutto l'universo, Dio di ordine. Dio ha creato l'essere umano a Sua immagine e somiglianza come creatura responsabile con la quale rapportarsi. Quando la creatura umana, così, misconosce l'importanza della Legge - giusta e buona - che Egli ha stabilito e si allontana da essa, questo suscita la Sua somma riprovazione, la Sua indignazione, la Sua ira, perché l'ordine fa parte della Sua stessa natura. Se poi a peccare è il Suo popolo, quello che dovrebbe essere testimonianza di fedele diligenza nell'osservanza della Sua Legge, Dio è adirato, giustamente adirato con i peccati del suo popolo. Odia il peccato di un odio perfetto. Non può che nutrire un'ira incessante contro di esso. È così contrario alla purezza e alla perfezione della Sua santa natura, dovunque incontri il peccato la sua indignazione si scatena contro di esso. E finché non avremo una qualche scoperta e manifestazione di Cristo per assicurarci redenzione, ricupero, tramite il Suo prezioso sangue e nella sua opera compiuta, non possiamo separare l'ira di Dio contro i nostri peccati dall'ira di Dio contro le nostre persone.

Quando, però, il Signore si compiace di rivelare un senso della sua bontà e misericordia nella Persona e nell'opera del suo caro Figlio, allora possiamo vedere con l'occhio della fede che sebbene sia adirato con i nostri peccati, non è adirato con le nostre persone, ma ci accetta nell'Amato Suo, avendoci scelti in lui prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e senza colpa davanti a lui nell'amore. Così non conserva la sua ira per sempre. E perché? Perché la nostra colpa è espiata, messa via, non trattenuta in modo da bruciare essa stessa fino all'inferno più profondo. Il benedetto Signore ha offerto un sacrificio per il peccato; ha cancellato la punizione e la pena dovute alla trasgressione, propiziata e placata, e così ha messo da parte la sua indignazione e il suo ardente dispiacere contro i peccati del suo popolo; perché tutta l'ira di Dio dovuta ai loro peccati e alle loro persone è stata "scaricata" sulla Persona di Gesù mentre stava in piedi come nostro rappresentante e appeso alla croce come sacrificio di redenzione, mettendo via il peccato con l'offerta di sé stesso. Questo è il motivo per cui egli non conserva la sua ira per sempre, essendo stata placata e repressa attraverso l'espiazione del nostro benedetto Signore, affinché non arda contro le persone del popolo di Dio, né li consumi con l'ardente indignazione che giustamente brucerà i reprobi.

[Riflessione ristrutturata dal traduttore]


20 Agosto

"Lì io mi incontrerò con te; dal propiziatorio, tra i due cherubini che sono sull'arca della testimonianza, ti comunicherò tutti gli ordini che avrò da darti per i figli d'Israele" (Esodo 25:22).

Che cuore può concepire o lingua descrivere la beatitudine di questa verità celeste, che in ogni momento, in ogni circostanza e in ogni luogo c'è un trono della grazia, un luogo di misericordia, dove il Dio di ogni grazia e un peccatore sensibile possono incontrarsi liberamente, senza ostacoli, se nel petto di chi prega c’è davvero uno spirito di preghiera? Nessun luogo è troppo oscuro perché il suo occhio non veda; nessuna copertura è troppo spessa, nessuna circostanza troppo complicata perché la sua vista non penetri—"Può qualcuno nascondersi in luoghi segreti dove io non lo veda? dice il Signore. Non riempio forse il cielo e la terra? dice il Signore." Così sentiva il Salmista—"Se dico, Sicuramente le tenebre mi copriranno; anche la notte sarà luce intorno a me. Sì, le tenebre non nascondono nulla a te; ma la notte splende come il giorno; le tenebre e la luce sono uguali per te."

Di notte nel nostro letto; di giorno nelle nostre varie occupazioni; nelle strade affollate o nei campi solitari; circondati dai malvagi o in compagnia del popolo del Signore, possiamo, se lo Spirito del Signore ce lo permette, alzare un sospiro sincero, pronunciare una parola di confessione, e esprimere un semplice desiderio. Questo a qualcuno potrebbe non sembrare sufficiente per garantire l'adempimento della promessa, "Lì io ti incontrerò"; eppure ogni sollievo ottenuto in questo modo dimostra che è così; perché ogni volta e ovunque percepiamo la presenza o la potenza del Signore, ogni segnale che il suo sguardo è su di noi per il bene e il suo orecchio è attento al nostro grido, sia la preghiera breve o lunga, sia pronunciata in ginocchio o sospirata in piedi, sia nella stanza tranquilla o nella strada caotica, abbiamo in essa quella prova che ogni credente conosce meglio nella dolce esperienza di essa, che Dio adempie la sua promessa: "Lì io ti incontrerò".


21 Agosto

"Signore, mediante queste cose si vive e in tutte queste cose sta la vita del mio spirito; guariscimi, dunque, e rendimi la vita" (Isaia 38:16)

Quando Ezechia disse: "Mediante queste cose vivono gli uomini," intendeva dire che, attraverso queste prove e liberazioni, attraverso questi abbattimenti e risurrezioni, spogliamenti e rivestimenti, svuotamenti e riempimenti, "mediante queste cose vivono gli uomini," cioè, le persone spirituali. È un mistero, ma una grande verità, che tanto più moriamo al mondo, a noi stessi, ai sensi, alla natura e alla falsa religione, tanto più la vita di Dio si rafforza nella nostra coscienza. Il Signore, forse, ha insegnato a qualcuno di voi questa verità attraverso grandi afflizioni. Ma quando queste prove vi hanno colpito per la prima volta, sembrava che vi avrebbero completamente travolto; vi hanno tolto ogni sicurezza, e pareva che avessero distrutto la vostra fede e speranza.

Ma anche se queste inondazioni di tentazioni hanno attraversato l'anima, non hanno portato via nient'altro che spazzatura, che fino a quel momento era stata scambiata per gli insegnamenti interiori dello Spirito di Dio. Quindi, lungi dall'avere sopraffatto la vostra fede, avete scoperto che la fede è stata segretamente rafforzata proprio dall'inondazione che all'inizio sembrava doverla affogare. La vera fede non viene distrutta dalle prove dure, così come la quercia non viene distrutta tagliando via l'edera o da una tempesta che abbatte alcuni dei suoi rami marci. E così, come la quercia, più i venti soffiano su di essa, più essa affonda le radici nel terreno; allo stesso modo, le tempeste e le tempeste che soffiano sull'anima, la fanno aggrappare con maggiore forza alla verità, e radicare ancora più profondamente le sue fibre nella Persona, nell'amore, nell'opera e nel sangue di Gesù. Così che, "mediante queste cose vivono gli uomini," perché attraverso di esse, la vita di Dio è mantenuta e rafforzata nell'anima, lo Spirito Santo la rafforza segretamente proprio attraverso le cose che sembravano minacciarla di distruzione.

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22 Agosto

"Ma tu persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate" (2 Timoteo 3:14).

Il cammino del figlio di Dio verso il cielo è pieno di ostacoli. E la loro tendenza è tale che, senza la grazia di Dio, riuscirebbero a farlo allontanare dalla fede. Quando si trova ad affrontare un vento contrario che gli soffia dritto in faccia, quando la tempesta e la grandine lo colpiscono duramente, quando le onde si alzano alte e la corrente è forte, sembra impossibile andare avanti; e teme di fare la fine dei "figli di Efraim, che, armati e portando archi, si voltarono indietro nel giorno della battaglia." Eppure, c'è quella grazia piantata nel suo cuore, c'è quella fede che lo Spirito di Dio ha creato e mantiene viva nella sua anima, che anche se per un momento viene spinto di lato, non volterà mai le spalle alla verità; anche se rallentato per un momento, il suo sguardo è sempre rivolto verso Sion.

Posso dire per me stessa che tutte le prove che ho attraversato, tutte le tentazioni che ho affrontato, e tutte le persecuzioni che ho dovuto sopportare, da peccatori e da santi, hanno solo servito a radicare ancora di più la verità di Dio nel mio cuore. Trovo che le prove, le sofferenze, le difficoltà, sia esterne che interne, invece di scacciare la fede dall'anima, come Satana vorrebbe, e di allontanare il cuore dalla verità verso l'errore, dalla Chiesa di Dio verso il mondo... posso dire, per esperienza diretta, che queste prove interiori ed esteriori hanno solo radicato ancora di più la verità e l'amore per la verità nel mio cuore; e invece di far svanire la fede, hanno solo contribuito a rafforzarla, incoraggiarla e confermarla.

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23 Agosto

"Ma noi siamo in obbligo di rendere continuamente grazie di voi a Dio, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità. A questo egli vi ha pure chiamati per mezzo del nostro evangelo, affinché otteniate la gloria del Signore nostro Gesù Cristo" (2 Tessalonicesi 2:13-14).

"La prima opera della grazia è più per uccidere che per dare vita; più per ferire che per guarire; più per abbattere che per sollevare; più per rivelare la legge che l'Evangelo. Perché "la medicina è inutile per chi sta bene". La salvezza, con tutta la sua abbondante grazia, non significa nulla per chi non si è mai sentito completamente senza aiuto o speranza. Quindi, in un certo senso, c'è una chiamata sotto e attraverso, se non proprio dalla legge, nelle prime lezioni e operazioni dello Spirito di Dio, che porta l'anima sotto la condanna come un'amministrazione di morte. Ma quando la legge ha fatto il suo lavoro, e il peccatore è stato come ucciso dal suo potere distruttivo, allora arriva in suo soccorso e liberazione ciò di cui l'Apostolo parla qui, la chiamata dell'Evangelo.

Quando l'Evangelo fa sentire la sua voce melodiosa; quando il perdono è annunciato attraverso il sacrificio di Gesù; quando la pace raggiunge il cuore grazie al sangue espiatorio rivelato alla coscienza; quando la buona notizia della salvezza per grazia non è più solo un suono letterale, ma diventa la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; quando la luce celeste illumina la mente; quando la potenza divina accompagna la parola all'anima; quando la fede si risveglia, la speranza getta la sua àncora oltre il velo e l'amore di Dio si diffonde, allora e proprio lì avviene la chiamata di cui l'Apostolo parla qui, una chiamata tramite l'Evangelo.

Il suono della tromba dell'Evangelo, come la tromba d'argento nel grande giorno del giubileo, raggiunge l'orecchio e il cuore del prigioniero esiliato e lo spinge a correre per essere liberato (Isaia 51:14). La scena ora cambia; le tempeste dell'ira di Dio si placano; la stella del mattino appare all'alba del giorno del vangelo, "un mattino senza nubi" (2 Samuele 23:4), fino a quando il Sole di giustizia non sorge in tempo con guarigione nelle sue ali. Così, quando l'Evangelo diventa la potenza di Dio per la salvezza, l'anima è in grado di ascoltarlo e accoglierlo come un suono gioioso. Ora, nella misura in cui la fede lo accoglie, la speranza vi si ancora e l'amore lo abbraccia, si dà prova del fatto che siamo stati scelti fin dall'inizio per la salvezza.

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24 Agosto

"Gesù rispose e le disse: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: 'Dammi da bere', tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva” (Giovanni 4:10).

Non possiamo conoscere la natura del dono di Dio, anche se possiamo capire che è necessario, finché non facciamo l'esperienza della sua forza rivelata e diffusa nella nostra anima. Solo allora potremo avere un'idea del dono di Dio: quando sentiamo la vita eterna scorrere nelle nostre vene spirituali. Come faccio a sapere che sono vivo fisicamente? Non lo so forse grazie alla consapevolezza interna che mi dice che ho la vita? So di essere vivo perché lo sento. Allo stesso modo, se abbiamo la vita spirituale, ci sarà, a volte, una consapevolezza interna di averla; sentiremo il cuore spirituale battere, i polmoni spirituali respirare, gli occhi spirituali vedere e le orecchie spirituali udire — in poche parole, saremo consapevoli dentro di noi di quelle emozioni e sensazioni che sono proprie della vita di Dio nell'anima. La vita spirituale si rivelerà con la sua luce, sarà sentita con il suo potere, e brillerà con la sua testimonianza.

Quel poco che conosciamo (e spesso è davvero solo un poco) ci fa desiderare di conoscerne di più. Se mai abbiamo ricevuto "il dono di Dio" nella nostra coscienza; se mai abbiamo sentito l'operazione misteriosa della vita divina nei nostri cuori; se mai abbiamo conosciuto le dolci emozioni e le sensazioni particolari con cui si manifesta, questo ci ha fatto perdere interesse per ogni altra religione o religiosità; e man mano che una misura della vita divina è entrata nel cuore dalla pienezza di Gesù, il Figlio di Dio, non vogliamo nessun'altra religione se non quella che sta nella forza che solo Dio manifesta; solo con quella possiamo vivere, e solo con quella sentiamo di poter morire.


25 Agosto

"... ottenendo il fine della fede: la salvezza delle anime" (1 Pietro 1:9).

Che fine benedetta, che fine gloriosa è questa; che premio da vincere, che vittoria da conquistare, che coronamento perfetto di tutto ciò che la fede ha creduto, la speranza ha aspettato o l'amore ha abbracciato! Qualunque dubbio o paura abbia tormentato la mente, qualunque tentazione dolorosa abbia angosciato l'anima, qualunque afflizione profonda, prova dolorosa, colpa pesante, o schiavitù oppressiva l'abbiano fatta cadere in basso, così in basso a volte, da sembrare che non ci fosse modo di rialzarsi o uscirne, quella fede, che è dono e opera di Dio, vive attraverso tutto questo, e c'è una fine benedetta in serbo per essa: la salvezza dell'anima.

E oh, cosa non include e implica tutto questo? Pensa a cosa significa essere salvati da qualcosa, e a cosa significa essere salvati per qualcosa. Né l'uno né l'altro possono essere pienamente compresi da questa parte dell'eternità. Forse hai avuto qualche barlume dell'inferno, forse hai avuto qualche barlume del cielo; un assaggio dell'ira futura, un assaggio della gloria che sarà rivelata. Ma hai avuto solo un piccolo assaggio di entrambe. L'ira di Dio, gli orrori di una coscienza colpevole, i terrori della disperazione, il cadere nelle mani di colui che è un fuoco consumante li puoi aver sentiti o temuti in qualche piccola misura; ma non hai mai conosciuto, perché la natura non potrebbe sopportarlo, l'estensione completa e terribile di queste realtà spaventose.

E così potresti aver avuto barlumi e scorci, promesse e anticipazioni della gloria che sarà rivelata; ma non hai mai goduto, perché la natura non potrebbe sopportarlo, di ciò che i santi godono alla presenza immediata di Dio. Ma se hai visto, assaggiato, toccato, sentito e goduto un po' di ciò da cui sei stato salvato, e un po' di ciò per cui sei stato salvato, questo ti farà benedire Dio per averti dato anche solo un granello di quella vera e viva fede, il cui fine sarà la salvezza della tua anima.



26 Agosto

"Nessuno s'inganni. Se qualcuno tra di voi presume di essere un saggio in questo secolo, diventi pazzo per diventare saggio" (1 Corinzi 3:18).

Il frutto e l’effetto dell’insegnamento divino è quello di spezzare e sradicare tutta la nostra saggezza, forza e giustizia umana. Dio non ha mai avuto l’intenzione di rattoppare un vecchio vestito con un pezzo nuovo; non vuole che la nostra saggezza, la nostra forza, o la nostra giustizia si mescolino con le sue. Devono essere tutte distrutte, devono essere estirpate dalle radici, affinché una nuova saggezza, una nuova forza e una nuova giustizia possano sorgere dalle loro rovine. Ma finché il Signore non decide di insegnarci, non riusciremo mai a separarci dalla nostra giustizia, mai a rinunciare alla nostra saggezza, mai ad abbandonare la nostra forza. Queste cose fanno parte di noi, sono così radicate dentro di noi, crescono con noi, che non riusciamo a lasciarle andare nemmeno un po’, fino a quando il Signore stesso non le spezza e le strappa via.

Poi, man mano che ci fa comprendere la nostra terribile corruzione e malvagità, la nostra giustizia si sgretola al suo tocco divino; man mano che ci fa vedere e sentire la nostra ignoranza e stoltezza in mille situazioni, e quanto siamo incapaci di capire qualsiasi cosa nel modo giusto senza il suo insegnamento, la nostra saggezza svanisce; e man mano che ci mostra la nostra incapacità di resistere alle tentazioni e di vincere il peccato con le nostre forze, la nostra forza ci abbandona gradualmente, e diventiamo come Sansone quando gli avevano tagliato i capelli.

Sulle rovine, quindi, della nostra saggezza, giustizia e forza, Dio costruisce la saggezza, la giustizia e la forza di Cristo. Come Gesù disse al suo servo Paolo: "La mia forza si dimostra perfetta nella debolezza"; e questo lo portò alla straordinaria conclusione: "Perciò mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me" (2 Corinzi 12:9). Ma solo nella misura in cui siamo favoriti da questo speciale insegnamento arriviamo a pronunciare una solenne condanna sulla nostra saggezza, forza e giustizia, e a cercare con tutto il cuore quella del Signore.


27 Agosto

"Sulla via dei tuoi giudizi, o Eterno, noi ti abbiamo aspettato! Al tuo nome, al tuo ricordo anela la nostra anima" (Isaia 26:8).

Quanto è dolce ed espressiva la frase: "al tuo ricordo anela la nostra anima"! Come sembra portare con sé i nostri sentimenti! Come sembra descrivere i desideri e le espressioni di un'anima in cui Dio ha soffiato lo spirito di grazia e misericordia! In altre parole, "Il desiderio della nostra anima", il respiro del nostro cuore, l'anelito del nostro essere più intimo; il grido, il sospiro, l'ansimare della nostra nuova natura; gli ansimi, gli ansiti, gli sguardi, i desideri, gli ansimi, la fame, le sete e gli sfoghi del nuovo uomo di grazia, tutto è espresso in quelle dolci e benedette parole: "Il desiderio della nostra anima!" E che misericordia è che ci sia sempre in noi "il desiderio", l'anelito di un'anima vivente; che sebbene le giuste azioni di Dio siano dolorose e severe, contrarie a tutto ciò che la natura ama; tuttavia che con tutto questo, ci siano infusi nel cuore quella misericordia, amore e grazia, che suscitano il desiderio dell'anima verso il Nome di Dio.

Ciò è espresso nelle parole che seguono: "Con la mia anima ti desidero durante la notte; con lo spirito che è dentro di me ti cerco!" (9). Se non puoi dire altro sull'opera della grazia nel tuo cuore se non questo , puoi davvero usare queste parole come descrittive dei sentimenti sperimentati dentro di te: "Con la mia anima ti desidero durante la notte"? La tua anima desidera ardentemente il Signore Gesù Cristo? È mai nella stagione notturna che anela alla manifestazione della sua presenza? Ha fame e sete del cadere di qualche parola dalle sue labbra, di qualche dolce sussurro del suo amore alla tua anima? Questi sono segni di grazia. I carnali, gli irrigenerati, gli empi, non hanno desideri e sentimenti come questi; non c'è nulla nel loro cuore che corrisponda al "desiderio dell'anima" al Nome di Dio. Ma è il caso di tutti i giusti; perché "il desiderio dei giusti sarà soddisfatto".


28 Agosto

"Ora lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola" (2 Tessalonicesi 2:16-17).

La famiglia vivente di Dio deve essere stabilita nella verità, affinché non sia mai 'scossa e portata qua e là da ogni vento di dottrina'. Non basta che un edificio venga eretto: deve essere stabilito, confermato, prima di poter sapere se reggerà. Il momento più ansioso per il costruttore è vedere come si assesterà; come i muri reggeranno il tetto, e se ogni parte rimarrà solida e buona senza gonfiarsi o scivolare. Quando l'impalcatura viene tolta da un arco appena costruito, l'architetto guarda con attenzione per vedere se si assesterà bene e quale sarà l'eventuale calo, se ci sarà.

Così è con la grazia. Non basta fare una professione di fede. Molti edifici sembrano stabili finché l'impalcatura rimane; molti archi sembrano solidi mentre l'impalcatura li sostiene. Allo stesso modo, molti sembrano stare bene nei primi tempi, quando sono sostenuti dallo zelo e dall'impegno, o rafforzati dal sostegno di altri. Ma come si comporterà l'anima quando gli aiuti saranno rimossi? Sarà stabilita, confermata, nella fede, o cadrà in qualche errore o grave male, e così, come un arco mal costruito, crollerà quando l'impalcatura verrà tolta?

Quante volte vediamo persone che un tempo sembravano salde nella verità ora bere avidamente qualche errore mortale presentato loro sotto il fascino di una novità apparentemente plausibile; e altre cadere rovinosamente in qualche peccato manifesto, o rimanere impigliate in qualche illusione. Che il Signore stabilisca fermamente e profondamente te, me e tutti coloro che desiderano temere il suo nome nella sua preziosa verità, affinché non cadiamo mai preda del male o dell'errore, ma abbiamo una religione sostenuta da Lui stesso; che l'opera nel nostro cuore sia genuinamente opera di Dio dall'inizio alla fine; un edificio eretto e stabilito da Lui, affinché possa rimanere saldo tra le tempeste del tempo e durare per l'eternità!


29 Agosto

"Mandò la sua parola e li guarì, li salvò dalla distruzione" (Salmo 107:20).

Che effetto può avere una parola di Dio! Sia che la leggiamo, la ascoltiamo, in ginocchio in preghiera o durante la meditazione in segreto, quando una parola scende dalla bocca del Signore con una potenza divina nell’anima, che cambiamento produce! E solo questa potenza divina può davvero tirare fuori un povero peccatore dalla sua misera condizione. Quando arriva, fa tutto in un attimo: guarisce tutte le ferite che il peccato ha causato e ripara tutti i danni nella coscienza che la follia ha prodotto. Una parola di Dio le guarisce tutte.

Il Signore non viene come se portasse cerotti per guarire prima una ferita e poi un’altra. Lui guarisce adesso come faceva nei giorni della sua vita terrena. Quando guariva allora, lo faceva in modo completo, subito, senza lasciare nulla di incompleto.

I medici in questo mondo guariscono a poco a poco; mettono un cerotto su una ferita, una pomata su un’altra, e le guariscono una per una. Ma quando il Signore guarisce, fa tutto in un attimo. Il "balsamo di Galaad" di biblicac memoria scorre su tutte le ferite, le guarisce completamente e le rende perfettamente sane. È lo stesso per l’anima come lo era stato per la donna con il flusso di sangue; "sentì nel suo corpo di essere stata guarita da quel male". E questa è la vera guarigione! Una parola di Dio, davvero da Dio, lo fa in un istante. Se riesci a far entrare una sola parola di Dio nella tua anima, facendoti credere che sei un figlio di Dio e che sei oggetto del suo amore e della sua misericordia, ogni ferita, anche se fossero milioni, sì, ogni ferita sarà guarita istantaneamente. Questa è l'unica guarigione che valga la pena di avere.

Essere guariti tramite “prove” è come essere guariti con cerotti. Hai bisogno di una prova qui, una prova là, come un uomo che ha il corpo pieno di piaghe ha bisogno di un cerotto su ogni ferita. Una parola di Dio è la vera panacea, il vero, l’unico "guarisci-tutto"; e Gesù (Jehovah-rophi, "il Signore mio guaritore") è l'unico vero Medico infallibile. Se vuoi essere guarito completamente, devi guardare al Signore, e non all’uomo; sii un "Ezechia", non un "Asa".


30 Agosto

"... come figli ubbidienti, non conformatevi alle concupiscenze del tempo passato quando eravate nell'ignoranza, ma, come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, 16 poiché sta scritto: “Siate santi, perché io sono santo'” (1 Pietro 1:14-16).

La grazia ci pone sotto la più grande delle obbligazioni verso il suo donatore libero e generoso, specialmente nell'offrire un’obbedienza fiduciosa alla sua volontà e parola rivelate. È solo la sua grazia libera, sovrana e distintiva che ci rende e ci manifesta come suoi figli, e per questo richiede da noi, come un debole e insufficiente tributo di lode riconoscente, che camminiamo in modo degno della vocazione con cui siamo stati chiamati, glorificandolo nel nostro corpo e nel nostro spirito, che sono suoi. Chi non ha mai conosciuto e sentito questo non sa nulla delle ricchezze della grazia di Dio nella manifestazione di misericordia e amore per la sua anima.

Una persona così sa che, per quanto si sforzi, non potrà mai fare abbastanza per proclamare le lodi di colui che lo ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa, e il suo dolore e il suo peso sono sempre che, a causa del potere del peccato che dimora in lui, non può fare le cose che vorrebbe, ma è sempre in difetto, sempre peccando contro l'amore sacrificale. Per una persona così, quindi, i precetti dell'Evangelo sono tanto cari quanto le promesse, e vede che sono posti nella parola di verità come "una lampada ai suoi piedi e una luce sul suo cammino", una regola guida secondo la quale, se solo potesse dirigere i suoi passi, glorificherebbe Dio, camminerebbe in pace e amore con il suo popolo, conserverebbe una buona coscienza e adornerebbe la dottrina che professa in ogni cosa. L’obbedienza, quindi, per lui è una parola dolce, e viene vista come una parte preziosa di quel Vangelo libero ed eterno che, nel restaurare l’uomo caduto al favore di Dio, lo restituisce anche a un’obbedienza accettabile ai suoi occhi.


31 Agosto

"Perché io stimo che le sofferenze del tempo presente non siano per nulla paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo" (Romani 8:18).

Che cosa può essere paragonato alla salvezza dell'anima? Che cosa sono le ricchezze, gli onori, la salute, la lunga vita? Che cosa sono tutti i piaceri che il mondo può offrire, che il peccato promette o che la carne può godere? Che cosa è tutto ciò che gli uomini chiamano buono o grande? Che cosa è tutto quello che l'occhio può vedere, o l'orecchio può sentire, o che è entrato nel cuore carnale dell'uomo, messo a confronto con l'essere salvati nel Signore Gesù Cristo con una salvezza eterna?

Pensiamo un attimo a cosa siamo salvati, e da cosa siamo salvati. Da un inferno ardente a un paradiso beato; dalla collera senza fine alla gloria eterna; dalla terribile compagnia dei demoni e delle anime dannate, che si tormentano a vicenda, alla compagnia benedetta dei santi glorificati, tutti perfettamente conformi, nel corpo e nell'anima, all'immagine di Cristo, insieme a migliaia e migliaia di angeli santi, e, soprattutto, vedere il glorioso Figlio di Dio così com'è, in tutta la perfezione della sua bellezza, e godere della sua presenza e del suo amore.

Essere finalmente liberi per sempre da tutti i dolori, i problemi e le afflizioni di questa vita; da tutti i dolori e le sofferenze di questo corpo terreno; da tutta l'oscurità, la schiavitù e la miseria del corpo di peccato e morte; essere perfettamente santi nel corpo e nell'anima, senza macchia, senza difetti o altre imperfezioni, e poter godere per sempre di un'unione e comunione ininterrotta con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo benedetto--Oh, quale paradiso attende i santi credenti di Dio come fine della loro fede nella salvezza delle loro anime!