Letteratura/Accontentarsi/Capitolo VII: differenze tra le versioni
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Il testo: ''“Non lo dico perché io mi trovi in bisogno, poiché ho imparato a essere contento nello stato in cui mi trovo” ''(Filippesi 4:11). | |||
Ecco un giusto rimprovero per coloro che sono scontenti della loro condizione in cui si trovano. Questa malattia è quasi epidemica. Alcuni non contenti della chiamata che Dio ha loro rivolto, vogliono essere sempre un gradino più in alto, dall'aratro al trono; come “la lucertola, che puoi prendere con le mani, eppure si trova nei palazzi dei re” (Proverbi 30:28). Altri, che appartengono solo alla loro bottega, vorrebbero salire sul pulpito, come coloro che erano gelosi di Mosè (Numeri 12:2). Altri vorrebbero essere nel tempio dell’onore prima di essere nel tempio della virtù, come le scimmie che mostrano le loro nudità e rozzezza quando salgono in alto. Non basta che Dio abbia loro elargito doni nel privato: vorrebbero sfoggiarli in pubblico. “Egli vi fa accostare a sé, te e tutti i tuoi fratelli figli di Levi con te, e cercate anche il sacerdozio?” (Numeri 16:10). Che cos'è questo se non il malcontento derivante da un orgoglio esagerato? Essi mettono segretamente a dura prova la saggezza di Dio, che non li ha messi un piolo più in alto nella loro condizione. Ogni uomo si lamenta che la sua situazione non sia migliore, anche se raramente si lamenta che il suo cuore non sia migliore. Uno loda questo tipo di vita, un altro loda quello; uno ritiene migliore la vita di campagna, un altro quella di città; il soldato ritiene che sia meglio essere un mercante e il mercante essere un soldato. Gli uomini possono accontentarsi di essere tutto fuorché ciò che Dio vorrebbe per loro. Com'è possibile che nessuno sia contento? Pochissimi cristiani hanno imparato la lezione dell’apostolo Paolo: né i poveri né i ricchi sanno accontentarsi, tutto possono imparare tranne questo. | Ecco un giusto rimprovero per coloro che sono scontenti della loro condizione in cui si trovano. Questa malattia è quasi epidemica. Alcuni non contenti della chiamata che Dio ha loro rivolto, vogliono essere sempre un gradino più in alto, dall'aratro al trono; come “la lucertola, che puoi prendere con le mani, eppure si trova nei palazzi dei re” (Proverbi 30:28). Altri, che appartengono solo alla loro bottega, vorrebbero salire sul pulpito, come coloro che erano gelosi di Mosè (Numeri 12:2). Altri vorrebbero essere nel tempio dell’onore prima di essere nel tempio della virtù, come le scimmie che mostrano le loro nudità e rozzezza quando salgono in alto. Non basta che Dio abbia loro elargito doni nel privato: vorrebbero sfoggiarli in pubblico. “Egli vi fa accostare a sé, te e tutti i tuoi fratelli figli di Levi con te, e cercate anche il sacerdozio?” (Numeri 16:10). Che cos'è questo se non il malcontento derivante da un orgoglio esagerato? Essi mettono segretamente a dura prova la saggezza di Dio, che non li ha messi un piolo più in alto nella loro condizione. Ogni uomo si lamenta che la sua situazione non sia migliore, anche se raramente si lamenta che il suo cuore non sia migliore. Uno loda questo tipo di vita, un altro loda quello; uno ritiene migliore la vita di campagna, un altro quella di città; il soldato ritiene che sia meglio essere un mercante e il mercante essere un soldato. Gli uomini possono accontentarsi di essere tutto fuorché ciò che Dio vorrebbe per loro. Com'è possibile che nessuno sia contento? Pochissimi cristiani hanno imparato la lezione dell’apostolo Paolo: né i poveri né i ricchi sanno accontentarsi, tutto possono imparare tranne questo. |
Versione attuale delle 23:58, 10 mar 2024
Capitolo VII. Uso II. Sei un cristiano scontento? Verifichiamolo
Il testo: “Non lo dico perché io mi trovi in bisogno, poiché ho imparato a essere contento nello stato in cui mi trovo” (Filippesi 4:11).
Ecco un giusto rimprovero per coloro che sono scontenti della loro condizione in cui si trovano. Questa malattia è quasi epidemica. Alcuni non contenti della chiamata che Dio ha loro rivolto, vogliono essere sempre un gradino più in alto, dall'aratro al trono; come “la lucertola, che puoi prendere con le mani, eppure si trova nei palazzi dei re” (Proverbi 30:28). Altri, che appartengono solo alla loro bottega, vorrebbero salire sul pulpito, come coloro che erano gelosi di Mosè (Numeri 12:2). Altri vorrebbero essere nel tempio dell’onore prima di essere nel tempio della virtù, come le scimmie che mostrano le loro nudità e rozzezza quando salgono in alto. Non basta che Dio abbia loro elargito doni nel privato: vorrebbero sfoggiarli in pubblico. “Egli vi fa accostare a sé, te e tutti i tuoi fratelli figli di Levi con te, e cercate anche il sacerdozio?” (Numeri 16:10). Che cos'è questo se non il malcontento derivante da un orgoglio esagerato? Essi mettono segretamente a dura prova la saggezza di Dio, che non li ha messi un piolo più in alto nella loro condizione. Ogni uomo si lamenta che la sua situazione non sia migliore, anche se raramente si lamenta che il suo cuore non sia migliore. Uno loda questo tipo di vita, un altro loda quello; uno ritiene migliore la vita di campagna, un altro quella di città; il soldato ritiene che sia meglio essere un mercante e il mercante essere un soldato. Gli uomini possono accontentarsi di essere tutto fuorché ciò che Dio vorrebbe per loro. Com'è possibile che nessuno sia contento? Pochissimi cristiani hanno imparato la lezione dell’apostolo Paolo: né i poveri né i ricchi sanno accontentarsi, tutto possono imparare tranne questo. Se gli uomini sono poveri, imparano a essere invidiosi; diffamano coloro che sono al di sopra di loro. La prosperità di un altro è un pugno nell'occhio. Quando la candela di Dio splende sul tabernacolo del prossimo, questa luce lo offende. In mezzo ai bisogni gli uomini possono, in questo senso, abbondare, ma nell'invidia e nella malizia; un occhio invidioso è un malocchio. Imparano ad essere lamentosi, continuando a lamentarsi, come se Dio li avesse trattati duramente; dicono sempre i loro desideri, vogliono questo e quel conforto, mentre il loro desiderio più grande è uno spirito contento. Quelli che sono abbastanza contenti del loro peccato, ma non sono contenti della loro condizione.
Se gli uomini sono ricchi, imparano ad essere avidi; assetati insaziabilmente del mondo e racimolandolo con mezzi ingiusti. Come dice il Salmista: “... nelle cui mani è scelleratezza, e la cui destra è colma di regali” (Salmi 26:10). Metti una buona causa su una bilancia e una moneta d'oro sull'altra, e l'oro peserà di più. Salomone dice: “La sanguisuga ha due figlie che dicono: “Dammi, dammi!”. Ci sono tre cose che non si saziano mai, anzi quattro, che non dicono mai: ‘Basta!’” (Proverbi 30:15). Potrei aggiungerne una quinta: il cuore di un uomo avido. In modo che né i poveri né i ricchi sappiano accontentarsi. Mai certamente dalla creazione questo peccato di scontento ha regnato o meglio imperversato più che nei nostri tempi; mai Dio fu più disonorato; difficilmente puoi parlare con qualcuno, ma la passione della sua lingua tradisce lo scontento del suo cuore; ognuno balbetta il suo disturbo, e qui anche la lingua balbettante parla troppo liberamente e fluentemente. Se non abbiamo ciò che desideriamo, Dio non ci vedrà bene, ma al momento siamo sazi di scontento e pronti a morire di umor nero. Se Dio non perdonerà il popolo d'Israele per le sue concupiscenze, gli chiederanno di togliergli la vita; devono avere quaglie come manna. Achab, sebbene fosse stato un re, e si potrebbe pensare che le sue terre della corona siano state sufficienti per lui, tuttavia è cupo e scontento per la vigna di Nabot. Giona sebbene fosse un brav'uomo e un profeta, era pronto a morire come un animale domestico; e poiché Dio ha ucciso la sua zucca, uccidi anche me, dice. Rachel, "Dammi dei figli, o muoio"; aveva molte benedizioni, se avesse potuto vederle, ma voleva questa contentezza. Dio soddisferà i nostri desideri, ma dovrà soddisfare anche le nostre concupiscenze? Molti sono scontenti per una sciocchezza; un altro ha un vestito migliore, un gioiello più ricco, una moda più nuova. Nerone, non contento del suo impero, era turbato dal fatto che il musicista fosse più abile nel suonare di lui. Quanto sono fantastici alcuni che si struggono scontenti per la mancanza di quelle cose che, se avessero, li renderebbero ancora più ridicoli!