Teopedia/A priori: differenze tra le versioni
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Il termine filosofico "a priori" si riferisce a conoscenze che non dipendono dall'esperienza o dalla sperimentazione, ma sono invece considerate "innate" o deducibili dalla ragione. In altre parole, queste conoscenze sono considerate "prese per scontate" o "auto-evidenti" e non richiedono l'osservazione diretta del mondo esterno per essere comprese. | |||
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Conoscenza acquisita prima dell’esperienza, usata per interpretare e valutare l’esperienza. In contrasto con la conoscenza ''a posteriori'', la conoscenza che sorge dall’esperienza. Nella storia della filosofia antica e medioevale i due principi riguardano non solo i procedimenti conoscitivi ma assumono anche un significato metafisico che si riferisce alla differenza intercorrente tra il piano dell'essere e quello dell'esperienza. | Conoscenza acquisita prima dell’esperienza, usata per interpretare e valutare l’esperienza. In contrasto con la conoscenza ''a posteriori'', la conoscenza che sorge dall’esperienza. Nella storia della filosofia antica e medioevale i due principi riguardano non solo i procedimenti conoscitivi ma assumono anche un significato metafisico che si riferisce alla differenza intercorrente tra il piano dell'essere e quello dell'esperienza. | ||
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Versione delle 10:48, 26 feb 2023
A priori / a posteriori
Il termine filosofico "a priori" si riferisce a conoscenze che non dipendono dall'esperienza o dalla sperimentazione, ma sono invece considerate "innate" o deducibili dalla ragione. In altre parole, queste conoscenze sono considerate "prese per scontate" o "auto-evidenti" e non richiedono l'osservazione diretta del mondo esterno per essere comprese.
Conoscenza acquisita prima dell’esperienza, usata per interpretare e valutare l’esperienza. In contrasto con la conoscenza a posteriori, la conoscenza che sorge dall’esperienza. Nella storia della filosofia antica e medioevale i due principi riguardano non solo i procedimenti conoscitivi ma assumono anche un significato metafisico che si riferisce alla differenza intercorrente tra il piano dell'essere e quello dell'esperienza.
Così in Platone si distingueva tra il sapere rappresentato dalle idee e quello fenomenico empirico.
Aristotele supera ogni concezione trascendente e distingue tra l'acquisizione del sapere universale tramite πρότερον πρός ἡμᾶς ("ciò che primo per noi"), cioè ciò che è più vicino alla sensazione, il particolare, dal πρότερον ϕύσει ("ciò che è primo per natura") vale a dire l'universale dell'intelletto, la causa prima, l'essenza.
I filosofi medioevali arabi e successivamente gli scolastici ripresero questi concetti e distinsero la dimostrazione basata sull'a priori come perfetta poiché inizia dalla causa per risalire all'effetto (demonstratio per quid), mentre è giudicata imperfetta quella a posteriori, risalente dall'effetto alla causa (demonstratio quia). Ancora nel secolo XIV queste espressioni si ritrovano in Alberto di Sassonia, seguace della filosofia di Occam.
Approfondimenti
Sulla Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/A_priori_e_a_posteriori