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'''II.'''


'''DIO, ETERNO E SOVRANO'''
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Letture bibliche: Deuteronomio 6:4-9; Isaia 46:9-11; Giovanni 4:19-26
I.


Com'è Dio? Possiamo descriverlo oppure definirlo? Se no, che possiamo dire su di Lui? Può essere scoperto e pienamente conosciuto dal mondo naturale che ci circonda? Come creature limitate noi dobbiamo onestamente riconoscere che è impossibile per noi descriverLo, definirLo oppure conoscerLo.
= LA BIBBIA E' PAROLA DI DIO =


Sebbene non si possa conoscere Dio completamente, lo possiamo conoscere davvero ed intimamente ed anche descriverlo nella misura in cui Lui stesso si è rivelato a noi. Dio aveva creato l'essere umano a propria immagine e somiglianza (Genesi 1:26,27) con la capacità di conoscerLo. Egli ha rivelato Sé stesso nella creazione ed attraverso di essa, ma lo ha fatto in modo speciale nelle Scritture. Secondo Romani 1 tutti gli esseri umani conoscono Dio, sebbene ora, essendo soggetti al peccato, noi sopprimiamo questa conoscenza nell'incredulità.
Letture bibliche: Salmo 19; 2 Timoteo 3:14-17


E' solo attraverso una rigenerazione spirituale che Dio torna a rendere possibile in noi la sua conoscenza.
Esistono oggi diverse idee sul come considerare la Bibbia, le Sacre Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento. Vi è chi la considera come un qualsiasi altro libro religioso senza particolare autorità. Vi è chi l’onora, ma la sottopone ad autorità che ritiene superiori. La maggior parte dei cristiani riformati ed evangelici credono che la Bibbia sia di importanza fondamentale per cristiani degni di questo nome, perché essa sola è l’autorità ultima e la regola della loro fede e della loro condotta, in quanto infallibilmente Parola di Dio. Essa ci fa conoscere chi è Dio e chi è l’essere umano - Dio nella Sua santità e l’essere umano come peccatore - e come fra Dio e l’essere umano possa (e debba) instaurarsi un rapporto significativo. La Bibbia è la sola nostra autorità ultima soprattutto perché essa annuncia, spiega ed insegna in modo normativo tutto ciò che riguarda la persona e l’opera di Gesù Cristo proclamandolo come Signore e Salvatore, Colui al quale soltanto noi ci sottomettiamo.


La rivelazione che Dio fa di sé stesso nella natura, è solo parziale e richiede l'intervento della Bibbia, la quale sola può farci interpretare ciò che vediamo. La rivelazione che Dio fa di Sé stesso nella Bibbia, è maggiore, ma solo nella misura in cui Egli sceglie di farsi conoscere. Dio, però, nella Bibbia, ci ha fornito dati sufficienti per metterci in grado di conoscerLo veramente e personalmente attraverso il Suo Figliolo Gesù Cristo.
In queste lezioni incominceremo perciò a considerare che cosa i cristiani debbano credere sulla Bibbia esaminando che cosa Gesù stesso insegnava al riguardo.


Le Scritture ci parlano dell'essere e della personalità di Dio e ci descrivono un certo numero di Suoi attributi - cioè caratteristiche o qualità di Dio nel suo essere essenziale come persona.
=== L'insegnamento di Gesù circa la Bibbia ===


'''L'essenza di Dio'''
La Bibbia che Gesù conosceva è quello che i cristiani chiamano Antico Testamento, le Sacre Scritture ebraiche. Gli ebrei del Suo tempo la chiamavano Legge, Profeti, e gli altri scritti abbreviandola con le rispettive iniziali ebraiche, T. N. K (T per Torah, legge, N per Naviim, profeti, e K per ketuviim, gli altri scritti.


La Bibbia si apre con la semplice affermazione che Dio creò i cieli e la terra (Genesi 1:1). Già questi versetti iniziali ci mettono subito davanti al fatto che Dio esiste, e che la realtà nel mondo naturale intorno a noi può essere spiegata solo attraverso l'insegnamento biblico che un Dio personale ha creato tutte le cose.
Gesù ci ha chiaramente indicato come Egli considerasse la Bibbia con queste parole: "Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire, ma per compire. Poiché io vi dico in verità che finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà, che tutto non sia adempiuto" (Matteo 5:17,18).


La rivelazione più chiara che noi abbiamo dell'essenza di Dio è la rivelazione che Egli ha fatto a Mosè del Suo Nome, "Io sono quegli che sono" (Esodo 3:14). Questa affermazione dichiara che Dio è. In lui non c'è divenire, perché Egli eternamente e necessariamente è. Egli è "il primo e l'ultimo", espressione questa che in ebraico che Egli è sempre stato Dio, senza inizio e senza fine (Isaia 44:6).
Gesù aveva un'alta opinione della Bibbia (l'Antico Testamento), ed affermava che tutti i suoi insegnamenti sono rilevanti in ogni tempo e che tutte le profezie che essa contiene si sono realizzate, si realizzano in lui e si realizzeranno. Per Lui l'intera Bibbia era assolutamente vera e degna di fiducia, e che non poteva essere né alterata né messa in questione (vedi Giovanni 10:35).


Quando Iddio ha rivelato il Suo Nome come "Io sono", Egli pure asseriva che Egli è una persona. Questa rivelazione dell'IO SONO, ci mostra che Dio è un essere cosciente di Sé stesso, l'essenza stessa di una vera persona.
Per Lui questa non era una affermazione teorica, astratta, ma qualcosa che si rifletteva molto concretamente nella sua stessa vita. La radicata sua convinzione che la Bibbia è parola di Dio Gesù la viveva molto concretamente. La usava per controbattere Satana quando lo tentava di andare su altre strade. Nella sinagoga di Nazareth, dopo averla letta ad alta voce, Egli l'applicava a sé stesso. Su quella base egli correggeva i leader religiosi del suo tempo (gli scribi ed i farisei) ogni qual volta essi ne abusavano e la interpretava correttamente. Gesù la insegnava ai suoi discepoli come piena autorità.


Dio ci mostra la Sua personalità (auto-coscienza) tutto attraverso la Bibbia. Egli comunica con le Sue creature razionali solo come lo può fare una vera persona. Possiamo pure vedere la Sua personalità nelle varie attività ascritte a Lui come l'amore, la compassione, l'indignazione e l'ira. Egli è un essere razionale capace di determinare Sé stesso (Vedi Giovanni 14:9).
Gesù persino la citava mentre stava soffrendo angosce d'inferno sulla croce. Dopo la Sua risurrezione, Egli spiegava ai suoi discepoli tutto ciò che la Bibbia aveva profetizzato su di lui e sulla sua morte e risurrezione (vedi Luca 24:27,44,45).


Dio è anche puro spirito. Gesù dichiarò alla Samaritana che "Dio è Spirito" (Giovanni 4:24). Questo vuol dire che Dio non ha un corpo fisico come gli esseri umani né ha forma fisica misurabile. E' proprio per questa ragione che il secondo comandamento ci proibisce di farci immagine alcuna di Lui sia materiale che solo immaginaria.
Gesù non solo dimostrava l'alta considerazione che aveva per la Bibbia, ma promise di inviare lo Spirito Santo a persone scelte fra i suoi discepoli del suo tempo per istruirli pienamente affinché, registrando autorevolmente il suo insegnamento, i loro scritti potessero diventare il fondamento della sua chiesa di ogni tempo e paese. Egli disse: “Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto” (Giovanni 14:26). Questa non era altro che la promessa che lo Spirito Santo avrebbe ispirato gli scritti che oggi conosciamo come Nuovo Testamento.


Essere spirito significa che Dio essenzialmente esiste e vive nella dimensione dello spirito, sebbene talvolta abbia scelto di rivelare sé stesso nel nostro mondo. L'apostolo Giovanni dichiarò che "Nessuno ha mai veduto Iddio" (1:18), e Paolo scrisse: "Ora, al Re dei secoli, immortale, invisibile, solo Dio, siano onore e gloria, nei secoli dei secoli. Amen" (1 Timoteo 1:17).
=== L'insegnamento degli apostoli ===


'''Gli attributi naturali di Dio'''
Gli apostoli avevano della Bibbia la stessa alta opinione che ne aveva Gesù. È Pietro, per esempio, che ci parla di come sono sorte le Scritture: "...poiché non è dalla volontà dell'uomo che venne mai alcuna profezia [o “Scrittura profetica”], ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo" (1 Pietro 1:21).


Gli attributi naturali di Dio (chiamati pure i Suoi "attributi incomunicabili") sono caratteristiche che gli sono naturalmente proprie e per le quali non c'è analogia nell'esperienza o nella comprensione umana. Quelli che vogliamo sommariamente esaminare sono la Sua infinità, eternità, immutabilità e immensità (onnipresenza).
Il verbo qui tradotto con "sospinti" è lo stesso che viene usato quando si parla di una foglia che viene "sospinta" dal vento. Allo stesso modo in cui una foglia non ha controllo alcuno sul vento che la sospinge, così è per gli scrittori della Bibbia. Essi misero per iscritto esattamente ciò che voleva lo Spirito Santo: questo ê ciò che intendiamo per ispirazione delle Scritture.


'''L'infinità di Dio'''
Affermare che lo Spirito abbia sospinto gli scrittori della Bibbia non significa che questo fosse avvenuto per dettatura meccanica. Luca ci spiega che lui aveva dovuto fare accurate ricerche sui diversi racconti che circolavano sulla vita e sul ministerio di Gesù prima di mettere per iscritto il suo evangelo (Luca 1:1-4). Questa sua opera di ricerca si era svolta sotto la supervisione dello Spirito Santo in modo tale che Luca mettesse per iscritto esattamente ciò che Dio voleva fosse scritto. Altri scrittori, come Isaia ed Ezechiele, ebbero visioni che poi mettono per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito.


Tutto ciò che Dio è nel suo essere essenziale non può essere misurato né quantificato. Tutte le sue perfezioni sono illimitate e prive di difetto (vedi Salmo 145:3). Egli è infinito e non può in alcun modo essere misurato o contenuto.
L'apostolo Paolo dice: "Ogni Scrittura è ispirata da Dio" (2 Timoteo 3:16), e diceva questo al riguardo di tutta la Bibbia, perché nella sua prima lettera a Timoteo (5:18) Paolo aveva usato il termine 'Scrittura' sia per riferirsi ad una citazione dalla Legge di Mosè (Deuteronomio 25:4), come pure per un'affermazione fatta da Luca (10:7). Egli correlava così i due sotto il termine Scrittura. Pietro faceva la stessa cosa al riguardo degli scritti di Paolo, i quali chiamava "Scritture" (2 Pietro 3:15,16).


'''L'eternità di Dio'''
Così, quando Paolo afferma che ogni Scrittura è ispirata da Dio, egli si riferiva sia all'Antico che al Nuovo Testamento. Egli afferma che ogni parola della Scrittura è una parola di Dio.


Con Dio non c'è né passato, né futuro. Mosè dichiarò: "ab eterno in eterno tu sei Dio" (Salmo 90:2). Questa è una rivelazione dell'eternità di Dio. Come esseri umani abbiamo molte difficoltà nel definire l'eternità, perché essa non è solo un tempo senza fine. Il tempo stesso ebbe inizio alla creazione, ed è quindi parte dell'ordine creato (Genesi 1:1; Giovanni 1:1). Dio, però, esisteva eternamente già prima che cominciasse il tempo. Il tempo non può influire in alcun modo su di Lui. Sia Mosè che Pietro avevano affermato che per Lui un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno (Salmo 90:4; 2 Pietro 3:8). Considerata insieme alla rivelazione di Dio come l'IO SONO, questo ci insegna che Dio è eterno, e che Egli non è soggetto al tempo. Giovanni parla di Lui come: "Colui che è, che era e che viene" (Apocalisse 1:4), e lo scrittore di Ebrei di Gesù disse: "Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi ed in eterno" (Ebrei 13:8).
Certo riconosciamo che Dio abbia usato autori umani per scrivere la sua parola. Non solo Lui li ha creati e resi ciò che erano, ma pure ha usato loro e la loro personalità, doni e capacità, per scrivere esattamente ciò che Egli desiderava fosse scritto. Questa diversità di stili e di vocabolario la possiamo vedere persino nelle varie traduzioni bibliche che abbiamo oggi. E' proprio a causa di questa ispirazione divina che aveva tutto sotto controllo, che Paolo può affermare che ogni Scrittura è sia ispirata da Dio che, al tempo stesso parola umana.


Dio non vive nella dimensione tempo, perché il tempo non è che parte della realtà creata, mentre Dio permea tutto il tempo e tutta la storia. Il tempo e la storia prendono il loro significato da Dio e dalla Sua presenza in essi.
=== L'inerranza della Scrittura ===


'''L'immutabilità di Dio'''
Quando affermiamo che la Bibbia è sia Parola di Dio che parola d'uomini, non vogliamo certo suggerire che la Bibbia possa contenere errori ed inaccuratezze. L'opera dello Spirito Santo nell'ispirazione garantisce che, nei documenti originali, sia priva di errori o inaccuratezze. In questo noi seguiamo, come abbiamo detto, l'esempio di Gesù.


Proprio perché Dio è eterno, Egli è immutabile. La creazione muta costantemente e non c'è tempo o stagione che sia uguale ad un'altra. Dio però, è eternamente. Egli non cambia (Numeri 23:19; 1 Samuele 15:29; Malachia 3:6; Giacomo 1:17), e rimane costantemente e per sempre lo stesso (Salmo 102:25-27; Ebrei 1:11,12).
Nell'affermare l'inerranza della Bibbia ci riferiamo agli scritti originali come sono usciti dalla penna dei loro autori. Attraverso i secoli alcuni errori di copiatura non significativi si sono insinuati nelle copie più antiche che ora noi abbiamo degli originali, ma essi non alterano mai l’insegnamento biblico. Mediante la scienza degli studi sul testo e della critica testuale legittima, noi possiamo essere certi che 999 parole su 1.000 siano un'accurata trasposizione dell'originale. Le parole sulle quali si ha incertezza non influiscono in alcun modo su alcuna dottrina vitale. Oggi possiamo avere un alto grado di fiducia nella Bibbia che oggi noi possediamo, credendo altresì che Dio nabbia vegliato sulla loro fedele trasmissione.


Che cosa significano allora quei brani biblici che sembrano suggerire che Dio cambi? Per esempio, Egli disse d'essersi pentito d'aver fatto l'uomo, e che l'avrebbe eliminato dalla faccia della terra (Genesi 6:6,7). Il contesto mostra che il peccato era entrato nel mondo dopo la creazione dell'uomo, e lo sviluppo del peccato nella razza umana aveva raggiunto limiti inaccettabili Dio ed alla Sua santità (Genesi 6:5,11,12). In altre parole, il cambiamento era avvenuto nella creazione, non nel Creatore.
Perché è importante affermare con forza l'inerranza della Bibbia? Se non credessimo che le Scritture fossero inerranti non avremmo neppure certezza della via di sa salvezza che esse insegnano. Se la Bibbia, infatti, contenesse errori, come potremmo essere certi che errori non siano pure presenti quando essa ci espone la dottrina della salvezza in Gesù Cristo? Se ammettessimo che la Bibbia contiene errori, sorgerebbe la questione di quali parti della Bibbia li contengono e quali no. Se abbiamo una rivelazione di cui possiamo appieno fidarci, allora possiamo pure affermare di avere una Scrittura inerrante. Solo allora avremo un fondamento sicuro per tutta la nostra fede e la nostra condotta.


Possiamo meglio comprendere queste mutazioni apparenti in Dio, quando li consideriamo come cambiamenti nel contesto di un rapporto, non nella natura di Dio. Il cambiamento era avvenuto nell'uomo, e questo ha fatto si che fosse mutata la qualità del suo rapporto con Dio. Inoltre, i cambiamenti apparenti nei propositi di Dio sono tali solo dalla prospettiva umana allorché vediamo un Dio eterno che opera nel contesto del tempo. Il suo "pentimento" deve essere compreso nei termini dell'integrità dei Suoi piani immutabili per l'umanità considerati dal punto di vista umano.
=== Il canone della Scrittura ===


'''L'immensità di Dio'''
Come facciamo a sapere se ciò che ora abbiamo nella Bibbia è la collezione completa di ciò che abbiamo bisogno di sapere per avere un rapporto significativo con Dio? Potrebbero alcuni libri essere superflui? Potrebbe mancare qualche libro?


Quanto grande è Dio? Allo stesso modo in cui il tempo non è dimensione in cui Dio sia costretto, neanche lo spazio lo può contenere. Salomone esclamava: "Ecco, i cieli e i cieli de' cieli non ti possono contenere; quanto meno questa casa che io ho costruita" (1 Re 8:27). Paolo scriveva: "L'Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esse... non abita in templi fatti da mani d'uomini" (Atti 17:24).
La lista dei libri ispirati, infallibili ed inerranti della Bibbia è chiamata "il canone della Scrittura". Lo Spirito Santo non ha solo ispirato il canone della Scrittura e ha preservato i suoi autori da ogni errore, ma ha pure messo in grado diverse generazioni del popolo di Dio a riconoscere i libri canonici quando essi apparivano. Quando questi libri furono riconosciuti come provenienti da Dio, essi furono aggiunti alla collezione (canone) che era già presente. Quel canone è stato definitivamente chiuso. Ad esso non si può più aggiungere nulla.


Sebbene Dio non possa essere contenuto in questo universo, Egli si compiace d'essere presente in esso, avendo creato il cielo come Sua residenza. L'immensità di Dio non è creata, mentre lo spazio in cui Egli sceglie di vivere e di manifestarsi, venne creato da Lui. Dov'è allora Dio? La Bibbia insegna che sebbene Egli sia al di sopra ed oltre la Sua creazione, Egli è presente dovunque. Il salmista si rendeva conto come egli non potesse mai sfuggire da Dio perché Egli è in ogni luogo (Salmo 139:7-10), e Dio, attraverso il Suo profeta, dichiarò la Sua onnipresenza ed immensità (Geremia 23:23,24).
La Bibbia stessa ci dà vari esempi dell'accettazione delle sue parti da parte del popolo di Dio. A Mosè era stato detto di mettere per iscritto la rivelazione che Dio gli aveva data (Esodo 34:27; vedi Esodo 24:4). I libri della legge di Mosè (i cinque libri che ora vengono chiamati Pentateuco) furono affidati da Dio a Giosuè (Giosuè 1:7,8); Giosuè scrisse il resoconto delle sue conquiste nella terra di Canaan (Giosuè 24:26), e questa relazione venne aggiunta al canone crescente della Scrittura.


'''Gli attributi morali di Dio'''
Tutto attraverso l'Antico Testamento, mentre erano scritti libri sotto l'ispirazione dello Spirito Santo (vedi 2 Pietro 1:21), essi venivano aggiunti alla collezione dei libri ispirati, così che per il tempo di Gesù il canone era completo nei suoi 39 libri che oggi noi possediamo e che gli Ebrei hanno ora nella loro Bibbia. Nessuno mancava e nessuno era superfluo. Insieme tutti essi comprendono la rivelazione che Dio aveva data prima dell'avvento di Cristo.


Gli attributi morali di Dio (talora chiamati "comunicabili"), sono quelle perfezioni per le quali esiste analogia nel campo umano, per quanto imperfetta e limitata, giacché le caratteristiche di Dio sono più elevate delle nostre. Siamo in grado di comprendere queste un poco meglio perché noi le sappiamo sperimentare.
Su che base è stato fatto questo riconoscimento? Il popolo di Dio durante 1.000 anni circa di storia ebraica accettò gli scritti di uomini chiamati profeti, od altri ispirati dallo Spirito Santo. Allo stesso modo, durante il periodo in cui fu scritto il Nuovo Testamento (circa 50 anni), Dio guidò il suo popolo a riconoscere ed accettare gli scritti di coloro che erano stati apostoli di Cristo (o i loro rappresentanti), cosicché per la fine del 1. secolo, si arrivò ai 27 libri inclusi nel Nuovo Testamento - nessuno in più e nessuno in meno. In questi 66 libri canonici non vi sono errori scientifici o storici, e tutto ciò che essi insegnano su Dio, Cristo, noi stessi e su come possiamo avere un rapporto significativo con Dio, insieme alla via della salvezza, è magnificamente coordinato.


'''L'onniscienza di Dio'''
Nella sua totalità il canone ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere in merito a questo rapporto di salvezza, sia per il presente che per l'avvenire.


Dio conosce ogni cosa? Certamente, perché nulla può rimanerGli nascosto. La Bibbia insegna che: "l'Eterno è un Dio che sa tutto, e da lui sono pesate le azioni dell'uomo" (1 Samuele 2:3). Il salmista poi si chiede: "Colui che castiga le nazioni, non correggerà, Egli che impartisce all'uomo la conoscenza? L'Eterno conosce i pensieri dell'uomo: sa che sono vanità" (Salmo 94:10,11). L'onniscienza di Dio è perciò la conoscenza che Lui ha di ogni cosa nell'universo, incluso l'uomo.
=== L'interpretazione della Scrittura ===


In quanto Dio è sovrano ed è il Creatore di tutto ciò che esiste, egli conosce ogni cosa; egli conosce la fine già dall'inizio, e proprio perché Egli esiste oltre il tempo, egli conosce tutto ciò che esiste attraverso quello che noi chiamiamo "tempo". Inoltre Egli conosce ciò che gli uomini pensano nel loro cuore, perché Egli può "leggere" in esso. Gesù stesso dimostrò in diverse occasioni tale onniscienza nei suoi rapporti umani (vedi, per esempio, Marco 2:8 e 12:15).
La chiave per conoscere ciò che Dio ci ha detto nella Bibbia è imparare ad interpretarla correttamente. Storicamente vi sono state tre scuole principali su come la Bibbia possa essere interpretata. Il Cattolicesimo romano tradizionale insegna che la chiesa sola, nelle dichiarazioni ufficiali dei suoi dirigenti, può essere interprete della Scrittura, e i laici devono dipendere dal clero per dare alla Scrittura il suo significato autentico. Il razionalismo insiste sul fatto che è la mente umana ad essere l'autorità ultima, quella che risiede nella facoltà di giudicare gli insegnamenti della Bibbia. Il cristianesimo riformato ed evangelico, credendo nel sacerdozio universale dei credenti (1 Pietro 2:9), afferma il diritto di ogni cristiano di leggere e di interpretare la Scrittura, seguendo regole appropriate di ermeneutica (interpretazione della Bibbia) confidando nella guida dello Spirito Santo in consonanza con altri cristiani.


Dio stesso dichiarò: "Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie... Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri" (Isaia 55:8,9). La Sua onniscienza Lo mette in grado di conoscere ogni cosa.
La prima e forse più ovvia regola di interpretazione di ogni opera letteraria è lo studio delle parole e della grammatica usata per precisare esattamente ciò che l'autore intendesse dire. Anche se l'Antico Testamento è stato scritto in ebraico, e il Nuovo Testamento in greco, uno studio attento della Bibbia nella propria lingua materna può già mettere in grado lo studente attento della Bibbia a scoprire il significato delle parole e della grammatica in qualsiasi porzione della Bibbia.


'''La sapienza di Dio'''
Oltre all'interpretazione grammaticale del testo dobbiamo considerare il contesto in cui quel determinato brano è stato scritto. Una comprensione appropriata del contesto spesso è in grado di gettare maggior luce sul significato di un testo. Lo studio combinato della grammatica, delle parole e del contesto, è chiamato metodo di interpretazionrgrammatico-storico.


Non solo Iddio conosce ogni cosa, ma Egli ha la capacità di usare questa conoscenza in modo perfetto. Chiamiamo l'applicazione della Sua conoscenza: sapienza. Iddio, eterno e sovrano è sommamente saggio.
Credere che l'intera Bibbia provenga da Dio e che in essa non vi siano contraddizioni significa pure lasciare che la Bibbia sia l'interprete di sé stessa. Questo significa lasciare che certi brani che ci danno un chiaro insegnamento su una certa dottrina ci chiarifichino brani più oscuri. Questo non significa che tutti i brani siano ugualmente facili da comprendere, ma certamente sono chiari quei brani che ci illustrano le dottrine principali necessarie per la nostra salvezza.


Egli ha creato il mondo con sapienza (Salmo 104:24; Proverbi 8:22-36; Giovanni 1:1-3) ed Egli governa sovranamente ogni cosa secondo la Sua sapienza (vedi 1 Corinzi 1:24; e Ebrei 1:3). Dato che Gesù Cristo è la manifestazione della stessa sapienza di Dio, Egli è divenuto per noi: "sapienza e giustizia, santificazione e redenzione" (1 Corinzi 1:30).
Mosè, quando ci mette in guardia contro i falsi profeti, ci rammenta che non dobbiamo accettare dottrine che siano contrarie a quanto chiaramente rivelato in altri luoghi della Bibbia (Deuteronomio 13:1-5). L'insegnamento a proposito della Legge nel Sermone sul Monte cita brani della Scrittura dall'Antico Testamento che Gesù interpreta chiaramente. Il libro di Ebrei interpreta diversi brani dell'Antico Testamento, che diventa così un commentario ispirato a quei testi.


'''La veracità di Dio'''
Quando studiamo la Bibbia abbiamo bisogno di seguire questa regola e di comparare Scrittura a Scrittura: arriveremo così ad un insegnamento biblicamente equilibrato su tutte le questioni di dottrina.


Dio è in sé stesso verità in senso assoluto ed è assolutamente verace e fedele nella rivelazione e in tutte le Sue promesse (vedi Numeri 23:19). Nello studiare l'universo intorno a noi e nello scoprirvi i vari aspetti della verità, dovremmo riconoscere che tutto questo proviene da Dio. Questo attributo di Dio è strettamente collegato alla Sua conoscenza e sapienza ed esso è visibile perfettamente in Gesù Cristo, il quale affermava di essere Egli stesso la verità (Giovanni 14:6).
L'arbitro finale in ogni caso di controversia al riguardo della dottrina o di questioni etiche è la Sacra Scrittura illuminata dallo Spirito Santo per coloro che la investigano diligentemente nel contesto della chiesa.


'''La santità di Dio'''
=== Il ruolo della Bibbia nella nostra vita ===


Quando Isaia vide in visione il Signore nel Suo tempio,, egli udii i serafini che cantavano: "Santo, santo, santo, è l'Eterno degli eserciti, tutta la terra è piena della Sua gloria" (Isaia 6:3).
Quale ruolo dovrebbe avere la Bibbia nella nostra vita? Non basta affermare di credere nell'ispirazione, infallibilità ed inerranza della Scrittura: dobbiamo fare in modo che essa divenga regola per la nostra fede e la nostra vita. Uno dei salmi più belli è il Salmo 119, nel quale lo scrittore parla del suo atteggiamento nei confronti della Bibbia.


Santità, che deriva da una parola ebraica che significa "tagliare" o "separare", ha nella Bibbia un duplice aspetto.
Il versetto 105 riassume bene la posizione che dovremmo prendere anche noi a questo riguardo: "La tua parola è una lampada al mio piede, ed una luce sul mio sentiero".


In primo luogo essa si riferisce al fatto che Dio è separato (a parte) dal mondo e dal peccato. In altre parola, essa fa riferimento alla maestà di Dio -la sua divinità essenziale- la quale lo distingue come Creatore rispetto alla creatura. Per Isaia questo era uno dei concetti più grandi da applicarsi a Dio, il quale, in numerose occasioni delle sue grandi profezie, esaltava la maestà e la santità di Dio. Per esempio: "Poiché così parla Colui che è l'Alto, l'Eccelso, che abita l'eternità, e che ha nome 'il Santo'. Io dimoro nel luogo alto e santo..." (Isaia 57:15).
E' vero che abbiamo la rivelazione di Dio nella natura tutt'attorno a noi (Salmo 19:1-7), ma sebbene la natura mostri gli effetti del peccato, essa non ci mostra la via della salvezza. E' solo nella Bibbia che noi troviamo il resoconto della nostra caduta ed i suoi risultati nonché la buona notizia di ciò che Dio ha compiuto in Cristo in favore dei peccatori.


Giovanni, al quale fu dato il gran privilegio di vedere il trono di Dio nel cielo, parlava di Lui in un modo simile: "Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo" (Apocalisse 15:4).
La Bibbia è la nostra guida rispetto a ciò che dobbiamo credere - la nostra regola di fede; essa è anche la rivelazione della Legge di Dio, l'espressione di come dobbiamo vivere in questo mondo nel migliore dei modi. Essa è dunque l'unica infallibile regola di fede e di condotta. Infine, è di primaria importanza per noi tutti assicurarci di avere effettivamente accolto nella nostra vita Gesù Cristo come nostro personale Signore e Salvatore, così come ci è rivelato nella Bibbia.


In secondo luogo, santità comunica anche l'idea di purezza. Lo troviamo spesso nella Scrittura: "Poiché io sono l'Eterno, l'Iddio vostro; santificatevi, dunque, e siate santi, perché io sono santo" (Levitico 11:44; 19:2: 20:7; Abacuc 1:13). Pietro affermò la stessa verità nel Nuovo Testamento: "Ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta; Poiché sta scritto: Siate santi, perché io sono santo" (1 Pietro 1:15,16).
L'apostolo Paolo ci insegna che le Scritture "possono renderti savio a salute mediante la fede che è in Cristo Gesù" (2 Timoteo 3:15).


L'idea di separazione (essere a parte) si trova anche quando questo concetto morale è applicato agli uomini, perché Dio essendo santo, è separato da ogni peccato ed impurità, da tutto ciò che è incoerente con la Sua natura. La sua maestà e la sua purezza sono inseparabilmente unite insieme, per questo i serafini nella visione di Isaia esaltano questi due attributi (vedi Isaia 6:3).
=== DOMANDE DI REVISIONE PER LA PRIMA LEZIONE ===


'''La giustizia di Dio'''
1. Perché per noi è importante l'alta considerazione che Gesù aveva per la Bibbia?


Strettamente legata alla santità di Dio sta la Sua giustizia, la quale fa si che Egli agisca in accordo con la sua santità (Vedi Salmi 89:14; 145:17). Questo significa che Egli sempre agisce in perfetta giustizia ed in armonia con la Sua santità. Il profeta dichiarava: "Tu sei giusto, o Eterno, quando io contendo teco" (Geremia 12:1). La giustizia di dio si vede in modo molto chiaro nel vangelo del Signore Gesù Cristo ed essa viene spiegata in abbondanza di dettagli nella lettera ai Romani.
2. Che cosa dicevano Pietro e Paolo sull'ispirazione della Bibbia? Perché tutto questo è di vitale importanza per noi?


'''L'amore di Dio'''
3. Perché è necessario sostenere l'inerranza della Scrittura per una Bibbia di cui ci si possa veramente fidare?


E' l'apostolo Giovanni a fare la meravigliosa dichiarazione: "Dio è amore" (1 Gv. 4:8). Il tipo di amore che Giovanni rivela qui non è un vago sentimento di benevolenza, ma l'amore sacrificale di Dio verso i peccatori. "In questo è l'amore, non che noi abbiamo amato Iddio, ma che Egli ha amato noi, e ha mandato il Suo figliolo per essere la propiziazione per i nostri peccati" (1 Giovanni 4:10, vedi anche il noto versetto Giovanni 3:16 su questo argomento).
4. Quali sono alcuni principi di base per l'interpretazione della Bibbia? Perché è necessario seguirli per comprenderla adeguatamente?


Dato che Dio solo è perfezione assoluta, Egli ama sé stesso con un amore soddisfatto. L'oggetto del Suo amore, a sua volta, è la perfezione assoluta e bontà del suo stesso essere. Questo può divenirci più comprensibile quando ricordiamo che Egli esiste in tre persone, le quali si contemplano l'un l'altra nella Deità con un amore eterno.
5. In quali modi lo Spirito Santo ha vigilato sulla produzione e sulla preservazione di quello che noi oggi chiamiamo Sacra Scrittura?


Oltre a quest’amore fra la Deità, vediamo nella Scrittura l'amore che Dio ha verso ciò che è fuori da sé stesso e distinto dal proprio essere. Un aspetto del Suo amore è la soddisfazione che Egli prova con la sua creazione: "Duri in perpetuo la gloria dell'Eterno, si rallegri l'Eterno nelle opere sue" (Salmo 104:31). "E Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono" (Genesi 1:31).
6. Verso chi e che cosa ci indirizza la totalità della Bibbia? Perché?


Un altro aspetto del suo amore è quello che Egli manifesta verso i peccatori, che pure non se lo meritano. L'uomo è deliberatamente caduto in peccato ed ha violato la santità di Dio, ma la Bibbia ci dice che Egli ci ama. Questo amore lo si può vedere nella grazia e nella misericordia che manifesta verso le Sue creature ribelli; è il beneplacito della Sua volontà che Lo spinge a comportarsi in modo salvifico verso creature che solo meritano l'inferno. Questo è l'amore di cui Giovanni parla: "In questo s'è manifestato per noi l'amore di Dio: che dio ha mandato il Suo unigenito Figliolo nel mondo, affinché, per mezzo di Lui, noi vivessimo" (1 giovanni 4:9).
=== DOMANDE PER LA DISCUSSIONE ===


Questo amore non è essenziale alla Sua natura ma è la conseguenza del Suo volere sovrano, il libero esercizio delle sue insondabili ricchezze di grazia.
1. Quali sono le possibili conseguenze di una chiesa che non sostenga l'ispirazione, infallibilità ed inerranza della Scrittura? Considerate i modi in cui una tale chiesa condurrebbe il suo culto e a che assomiglierebbe la vita dei suoi membri e quale potrebbe essere il suo futuro.


Un certo numero d’altri attributi sono inseparabilmente connessi con il Suo amore: la sua grazia, misericordia, longanimità e fedeltà. La grazia di Dio è la bontà che Dio manifesta verso coloro che pur non se lo meritano (vedi Romani 3:24), la Sua misericordia è il Suo amore mostrato verso coloro che si trovano in afflizione e distretta (Romani 9:18; Efesini 2:4,5); la longanimità è la Sua pazienza nel sopportare il male e nel ritardare il meritato giudizio nel mantenere le Sue promesse verso il popolo del Patto (vedi 2 Timoteo 2:13).
2. Discutete l'accusa che si fa spesso oggi che Gesù si sarebbe adattato alle concezioni non scientifiche ed ignoranti del suo tempo, il fatto che Lui sapeva certo la verità delle cose, ma che pure accettava il fatto che Mosè scrisse il Pentateuco, che Isaia è l'unico autore del libro che porta il suo nome, e che Giona è realmente vissuto. Come trattereste tali concezioni critiche?


'''La Santa Trinità'''
3. Alcuni evangelici oggi asseriscono che la dottrina dell'inerranza divide la chiesa e che non dovremmo fare tante questioni su un qualcosa di così poca importanza. Come reagite difronte ad una tale affermazione?


Una delle rivelazioni più straordinarie su Dio nella Scrittura è che Egli esiste in tre persone. Sebbene Iddio sia eternamente trino, questo si può vedere chiaramente nella vita e nel ministero di Gesù, e negli scritti degli apostoli.
4. Perché vi sono idee così diverse sul battesimo, il governo della chiesa e il futuro profetizzato (l'escatologia)? Come può la stessa Bibbia insegnare così molte variazioni se è ispirata ed inerrante? Ovviamente qualcuno deve aver ragione ed altri torto!


Al battesimo di Gesù sono chiaramente rivelate tutt'e tre le persone - Gesù che viene battezzato, il Padre che parla dal cielo, e lo Spirito Santo che discende su Gesù in forma di colomba.
5. Perché è importante applicare la Bibbia non solo alle nostre credenze, ma anche al nostro modo di vivere? Non è forse sufficiente credere correttamente? Perché noi dobbiamo altresì obbedire a ciò che la Bibbia ci dice di fare? Che differenza ci sarebbe se non facessimo tutto quello che la Bibbia comanda?
 
L'insegnamento di Gesù nel cenacolo (Giovanni 13-16) mostra la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; e la formula battesimale nel Grande Mandato mostra questi individui separati come pure l'unità e l'uguaglianza delle tre persone (vedi Matteo 28:19). Inoltre, uno studio attento delle Scritture, mostrerà come ogni attributo sia considerato come caratteristica di ogni persona della Trinità. L'onniscienza, per esempio, è mostrata come appartenente sia al Padre (Geremia 17:10), sia al
 
Figlio (Apocalisse 2:23), e sia allo Spirito Santo (1 Corinzi 2:11).
 
Le illustrazioni umane non possono adeguatamente mostrare come sia la Trinità, ma esse ci possono aiutare a comprendere certi aspetti della dottrina. Un'illustrazione di ciò che significa tre in uno, è quella di un triangolo equilatero, figura geometrica con tre lati uguali. Un altro può essere vista nel fatto che gli elementi della terra possono esistere in tre modi differenti: a certe temperature essi sono solidi, ad altre sono liquidi, ad altre ancora sono gassosi. L'acqua, per esempio, può essere ghiaccio, liquida oppure vapore - tutt'e tre sono definite dalla formula H<sub>2</sub>O, tutt'e tre sono composti dalla stessa sostanza ed hanno le stesse qualità chimiche. Le tre Persone della Deità non sono solo tre modi d’essere diversi della stessa esistenza divina. Essi tutti esistono eternamente come un solo Dio.
 
La Bibbia insegna non esservi alcuna subordinazione fra le Persone della Deità -esse sono le stesse in sostanza e le stesse in potere ed in gloria. Troviamo però una subordinazione volontaria nell'adempimento delle loro attività rispetto
 
alla creazione ed alla redenzione. Lo troviamo nella venuta della seconda persona della Trinità per compiere la volontà del Padre e nel fatto che sia il Padre che il Figlio mandano lo Spirito Santo. Essenzialmente, però, ogni persona è pienamente Dio.
 
'''Domande di revisione'''
 
1. Come definiresti tu Iddio?
 
2. Quanto pienamente possiamo noi conoscere Dio?
 
3. Quali sono alcuni degli attributi naturali di Dio? Che cosa essi significano per te personalmente?
 
4. Quali sono alcuni degli attributi morali di Dio? Che cosa essi significano per te personalmente?
 
5. Come dimostreresti tu la dottrina della Trinità ad un Testimone di Geova?
 
'''Domande di discussione'''
 
1. Che cosa ci dice di Dio e dei suoi attributi la creazione?
 
2. Come spiegheresti tu gli attributi naturali di Dio ad un'altra persona? Perché pensi che alcuni teologi li hanno definiti come "incomunicabili"?
 
3. Come spiegheresti tu gli attributi morali di Dio ad un'altra persona; Perché pensi che alcuni teologi li hanno definiti come "comunicabili"?
 
4. Disegna un triangolo equilatero e designa gli angoli con il nome delle tre Persone della Trinità. Come designeresti le linee fra gli angoli per mostrare il rapporto intercorrente fra queste Persone?
 
5. Sviluppa una lista di brani biblici che dimostrino la divinità di Gesù Cristo e la divinità e la personalità dello Spirito Santo. Fallo allo scopo di dimostrare la Trinità ad un Mussulmano o a qualche altro anti-trinitario.

Versione delle 13:00, 2 lug 2020

Indice generale

Custodisci in buon deposito (M. H. Smith)

01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14

 

I.

LA BIBBIA E' PAROLA DI DIO

Letture bibliche: Salmo 19; 2 Timoteo 3:14-17

Esistono oggi diverse idee sul come considerare la Bibbia, le Sacre Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento. Vi è chi la considera come un qualsiasi altro libro religioso senza particolare autorità. Vi è chi l’onora, ma la sottopone ad autorità che ritiene superiori. La maggior parte dei cristiani riformati ed evangelici credono che la Bibbia sia di importanza fondamentale per cristiani degni di questo nome, perché essa sola è l’autorità ultima e la regola della loro fede e della loro condotta, in quanto infallibilmente Parola di Dio. Essa ci fa conoscere chi è Dio e chi è l’essere umano - Dio nella Sua santità e l’essere umano come peccatore - e come fra Dio e l’essere umano possa (e debba) instaurarsi un rapporto significativo. La Bibbia è la sola nostra autorità ultima soprattutto perché essa annuncia, spiega ed insegna in modo normativo tutto ciò che riguarda la persona e l’opera di Gesù Cristo proclamandolo come Signore e Salvatore, Colui al quale soltanto noi ci sottomettiamo.

In queste lezioni incominceremo perciò a considerare che cosa i cristiani debbano credere sulla Bibbia esaminando che cosa Gesù stesso insegnava al riguardo.

L'insegnamento di Gesù circa la Bibbia

La Bibbia che Gesù conosceva è quello che i cristiani chiamano Antico Testamento, le Sacre Scritture ebraiche. Gli ebrei del Suo tempo la chiamavano Legge, Profeti, e gli altri scritti abbreviandola con le rispettive iniziali ebraiche, T. N. K (T per Torah, legge, N per Naviim, profeti, e K per ketuviim, gli altri scritti.

Gesù ci ha chiaramente indicato come Egli considerasse la Bibbia con queste parole: "Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire, ma per compire. Poiché io vi dico in verità che finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà, che tutto non sia adempiuto" (Matteo 5:17,18).

Gesù aveva un'alta opinione della Bibbia (l'Antico Testamento), ed affermava che tutti i suoi insegnamenti sono rilevanti in ogni tempo e che tutte le profezie che essa contiene si sono realizzate, si realizzano in lui e si realizzeranno. Per Lui l'intera Bibbia era assolutamente vera e degna di fiducia, e che non poteva essere né alterata né messa in questione (vedi Giovanni 10:35).

Per Lui questa non era una affermazione teorica, astratta, ma qualcosa che si rifletteva molto concretamente nella sua stessa vita. La radicata sua convinzione che la Bibbia è parola di Dio Gesù la viveva molto concretamente. La usava per controbattere Satana quando lo tentava di andare su altre strade. Nella sinagoga di Nazareth, dopo averla letta ad alta voce, Egli l'applicava a sé stesso. Su quella base egli correggeva i leader religiosi del suo tempo (gli scribi ed i farisei) ogni qual volta essi ne abusavano e la interpretava correttamente. Gesù la insegnava ai suoi discepoli come piena autorità.

Gesù persino la citava mentre stava soffrendo angosce d'inferno sulla croce. Dopo la Sua risurrezione, Egli spiegava ai suoi discepoli tutto ciò che la Bibbia aveva profetizzato su di lui e sulla sua morte e risurrezione (vedi Luca 24:27,44,45).

Gesù non solo dimostrava l'alta considerazione che aveva per la Bibbia, ma promise di inviare lo Spirito Santo a persone scelte fra i suoi discepoli del suo tempo per istruirli pienamente affinché, registrando autorevolmente il suo insegnamento, i loro scritti potessero diventare il fondamento della sua chiesa di ogni tempo e paese. Egli disse: “Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto” (Giovanni 14:26). Questa non era altro che la promessa che lo Spirito Santo avrebbe ispirato gli scritti che oggi conosciamo come Nuovo Testamento.

L'insegnamento degli apostoli

Gli apostoli avevano della Bibbia la stessa alta opinione che ne aveva Gesù. È Pietro, per esempio, che ci parla di come sono sorte le Scritture: "...poiché non è dalla volontà dell'uomo che venne mai alcuna profezia [o “Scrittura profetica”], ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo" (1 Pietro 1:21).

Il verbo qui tradotto con "sospinti" è lo stesso che viene usato quando si parla di una foglia che viene "sospinta" dal vento. Allo stesso modo in cui una foglia non ha controllo alcuno sul vento che la sospinge, così è per gli scrittori della Bibbia. Essi misero per iscritto esattamente ciò che voleva lo Spirito Santo: questo ê ciò che intendiamo per ispirazione delle Scritture.

Affermare che lo Spirito abbia sospinto gli scrittori della Bibbia non significa che questo fosse avvenuto per dettatura meccanica. Luca ci spiega che lui aveva dovuto fare accurate ricerche sui diversi racconti che circolavano sulla vita e sul ministerio di Gesù prima di mettere per iscritto il suo evangelo (Luca 1:1-4). Questa sua opera di ricerca si era svolta sotto la supervisione dello Spirito Santo in modo tale che Luca mettesse per iscritto esattamente ciò che Dio voleva fosse scritto. Altri scrittori, come Isaia ed Ezechiele, ebbero visioni che poi mettono per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito.

L'apostolo Paolo dice: "Ogni Scrittura è ispirata da Dio" (2 Timoteo 3:16), e diceva questo al riguardo di tutta la Bibbia, perché nella sua prima lettera a Timoteo (5:18) Paolo aveva usato il termine 'Scrittura' sia per riferirsi ad una citazione dalla Legge di Mosè (Deuteronomio 25:4), come pure per un'affermazione fatta da Luca (10:7). Egli correlava così i due sotto il termine Scrittura. Pietro faceva la stessa cosa al riguardo degli scritti di Paolo, i quali chiamava "Scritture" (2 Pietro 3:15,16).

Così, quando Paolo afferma che ogni Scrittura è ispirata da Dio, egli si riferiva sia all'Antico che al Nuovo Testamento. Egli afferma che ogni parola della Scrittura è una parola di Dio.

Certo riconosciamo che Dio abbia usato autori umani per scrivere la sua parola. Non solo Lui li ha creati e resi ciò che erano, ma pure ha usato loro e la loro personalità, doni e capacità, per scrivere esattamente ciò che Egli desiderava fosse scritto. Questa diversità di stili e di vocabolario la possiamo vedere persino nelle varie traduzioni bibliche che abbiamo oggi. E' proprio a causa di questa ispirazione divina che aveva tutto sotto controllo, che Paolo può affermare che ogni Scrittura è sia ispirata da Dio che, al tempo stesso parola umana.

L'inerranza della Scrittura

Quando affermiamo che la Bibbia è sia Parola di Dio che parola d'uomini, non vogliamo certo suggerire che la Bibbia possa contenere errori ed inaccuratezze. L'opera dello Spirito Santo nell'ispirazione garantisce che, nei documenti originali, sia priva di errori o inaccuratezze. In questo noi seguiamo, come abbiamo detto, l'esempio di Gesù.

Nell'affermare l'inerranza della Bibbia ci riferiamo agli scritti originali come sono usciti dalla penna dei loro autori. Attraverso i secoli alcuni errori di copiatura non significativi si sono insinuati nelle copie più antiche che ora noi abbiamo degli originali, ma essi non alterano mai l’insegnamento biblico. Mediante la scienza degli studi sul testo e della critica testuale legittima, noi possiamo essere certi che 999 parole su 1.000 siano un'accurata trasposizione dell'originale. Le parole sulle quali si ha incertezza non influiscono in alcun modo su alcuna dottrina vitale. Oggi possiamo avere un alto grado di fiducia nella Bibbia che oggi noi possediamo, credendo altresì che Dio nabbia vegliato sulla loro fedele trasmissione.

Perché è importante affermare con forza l'inerranza della Bibbia? Se non credessimo che le Scritture fossero inerranti non avremmo neppure certezza della via di sa salvezza che esse insegnano. Se la Bibbia, infatti, contenesse errori, come potremmo essere certi che errori non siano pure presenti quando essa ci espone la dottrina della salvezza in Gesù Cristo? Se ammettessimo che la Bibbia contiene errori, sorgerebbe la questione di quali parti della Bibbia li contengono e quali no. Se abbiamo una rivelazione di cui possiamo appieno fidarci, allora possiamo pure affermare di avere una Scrittura inerrante. Solo allora avremo un fondamento sicuro per tutta la nostra fede e la nostra condotta.

Il canone della Scrittura

Come facciamo a sapere se ciò che ora abbiamo nella Bibbia è la collezione completa di ciò che abbiamo bisogno di sapere per avere un rapporto significativo con Dio? Potrebbero alcuni libri essere superflui? Potrebbe mancare qualche libro?

La lista dei libri ispirati, infallibili ed inerranti della Bibbia è chiamata "il canone della Scrittura". Lo Spirito Santo non ha solo ispirato il canone della Scrittura e ha preservato i suoi autori da ogni errore, ma ha pure messo in grado diverse generazioni del popolo di Dio a riconoscere i libri canonici quando essi apparivano. Quando questi libri furono riconosciuti come provenienti da Dio, essi furono aggiunti alla collezione (canone) che era già presente. Quel canone è stato definitivamente chiuso. Ad esso non si può più aggiungere nulla.

La Bibbia stessa ci dà vari esempi dell'accettazione delle sue parti da parte del popolo di Dio. A Mosè era stato detto di mettere per iscritto la rivelazione che Dio gli aveva data (Esodo 34:27; vedi Esodo 24:4). I libri della legge di Mosè (i cinque libri che ora vengono chiamati Pentateuco) furono affidati da Dio a Giosuè (Giosuè 1:7,8); Giosuè scrisse il resoconto delle sue conquiste nella terra di Canaan (Giosuè 24:26), e questa relazione venne aggiunta al canone crescente della Scrittura.

Tutto attraverso l'Antico Testamento, mentre erano scritti libri sotto l'ispirazione dello Spirito Santo (vedi 2 Pietro 1:21), essi venivano aggiunti alla collezione dei libri ispirati, così che per il tempo di Gesù il canone era completo nei suoi 39 libri che oggi noi possediamo e che gli Ebrei hanno ora nella loro Bibbia. Nessuno mancava e nessuno era superfluo. Insieme tutti essi comprendono la rivelazione che Dio aveva data prima dell'avvento di Cristo.

Su che base è stato fatto questo riconoscimento? Il popolo di Dio durante 1.000 anni circa di storia ebraica accettò gli scritti di uomini chiamati profeti, od altri ispirati dallo Spirito Santo. Allo stesso modo, durante il periodo in cui fu scritto il Nuovo Testamento (circa 50 anni), Dio guidò il suo popolo a riconoscere ed accettare gli scritti di coloro che erano stati apostoli di Cristo (o i loro rappresentanti), cosicché per la fine del 1. secolo, si arrivò ai 27 libri inclusi nel Nuovo Testamento - nessuno in più e nessuno in meno. In questi 66 libri canonici non vi sono errori scientifici o storici, e tutto ciò che essi insegnano su Dio, Cristo, noi stessi e su come possiamo avere un rapporto significativo con Dio, insieme alla via della salvezza, è magnificamente coordinato.

Nella sua totalità il canone ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere in merito a questo rapporto di salvezza, sia per il presente che per l'avvenire.

L'interpretazione della Scrittura

La chiave per conoscere ciò che Dio ci ha detto nella Bibbia è imparare ad interpretarla correttamente. Storicamente vi sono state tre scuole principali su come la Bibbia possa essere interpretata. Il Cattolicesimo romano tradizionale insegna che la chiesa sola, nelle dichiarazioni ufficiali dei suoi dirigenti, può essere interprete della Scrittura, e i laici devono dipendere dal clero per dare alla Scrittura il suo significato autentico. Il razionalismo insiste sul fatto che è la mente umana ad essere l'autorità ultima, quella che risiede nella facoltà di giudicare gli insegnamenti della Bibbia. Il cristianesimo riformato ed evangelico, credendo nel sacerdozio universale dei credenti (1 Pietro 2:9), afferma il diritto di ogni cristiano di leggere e di interpretare la Scrittura, seguendo regole appropriate di ermeneutica (interpretazione della Bibbia) confidando nella guida dello Spirito Santo in consonanza con altri cristiani.

La prima e forse più ovvia regola di interpretazione di ogni opera letteraria è lo studio delle parole e della grammatica usata per precisare esattamente ciò che l'autore intendesse dire. Anche se l'Antico Testamento è stato scritto in ebraico, e il Nuovo Testamento in greco, uno studio attento della Bibbia nella propria lingua materna può già mettere in grado lo studente attento della Bibbia a scoprire il significato delle parole e della grammatica in qualsiasi porzione della Bibbia.

Oltre all'interpretazione grammaticale del testo dobbiamo considerare il contesto in cui quel determinato brano è stato scritto. Una comprensione appropriata del contesto spesso è in grado di gettare maggior luce sul significato di un testo. Lo studio combinato della grammatica, delle parole e del contesto, è chiamato metodo di interpretazionrgrammatico-storico.

Credere che l'intera Bibbia provenga da Dio e che in essa non vi siano contraddizioni significa pure lasciare che la Bibbia sia l'interprete di sé stessa. Questo significa lasciare che certi brani che ci danno un chiaro insegnamento su una certa dottrina ci chiarifichino brani più oscuri. Questo non significa che tutti i brani siano ugualmente facili da comprendere, ma certamente sono chiari quei brani che ci illustrano le dottrine principali necessarie per la nostra salvezza.

Mosè, quando ci mette in guardia contro i falsi profeti, ci rammenta che non dobbiamo accettare dottrine che siano contrarie a quanto chiaramente rivelato in altri luoghi della Bibbia (Deuteronomio 13:1-5). L'insegnamento a proposito della Legge nel Sermone sul Monte cita brani della Scrittura dall'Antico Testamento che Gesù interpreta chiaramente. Il libro di Ebrei interpreta diversi brani dell'Antico Testamento, che diventa così un commentario ispirato a quei testi.

Quando studiamo la Bibbia abbiamo bisogno di seguire questa regola e di comparare Scrittura a Scrittura: arriveremo così ad un insegnamento biblicamente equilibrato su tutte le questioni di dottrina.

L'arbitro finale in ogni caso di controversia al riguardo della dottrina o di questioni etiche è la Sacra Scrittura illuminata dallo Spirito Santo per coloro che la investigano diligentemente nel contesto della chiesa.

Il ruolo della Bibbia nella nostra vita

Quale ruolo dovrebbe avere la Bibbia nella nostra vita? Non basta affermare di credere nell'ispirazione, infallibilità ed inerranza della Scrittura: dobbiamo fare in modo che essa divenga regola per la nostra fede e la nostra vita. Uno dei salmi più belli è il Salmo 119, nel quale lo scrittore parla del suo atteggiamento nei confronti della Bibbia.

Il versetto 105 riassume bene la posizione che dovremmo prendere anche noi a questo riguardo: "La tua parola è una lampada al mio piede, ed una luce sul mio sentiero".

E' vero che abbiamo la rivelazione di Dio nella natura tutt'attorno a noi (Salmo 19:1-7), ma sebbene la natura mostri gli effetti del peccato, essa non ci mostra la via della salvezza. E' solo nella Bibbia che noi troviamo il resoconto della nostra caduta ed i suoi risultati nonché la buona notizia di ciò che Dio ha compiuto in Cristo in favore dei peccatori.

La Bibbia è la nostra guida rispetto a ciò che dobbiamo credere - la nostra regola di fede; essa è anche la rivelazione della Legge di Dio, l'espressione di come dobbiamo vivere in questo mondo nel migliore dei modi. Essa è dunque l'unica infallibile regola di fede e di condotta. Infine, è di primaria importanza per noi tutti assicurarci di avere effettivamente accolto nella nostra vita Gesù Cristo come nostro personale Signore e Salvatore, così come ci è rivelato nella Bibbia.

L'apostolo Paolo ci insegna che le Scritture "possono renderti savio a salute mediante la fede che è in Cristo Gesù" (2 Timoteo 3:15).

DOMANDE DI REVISIONE PER LA PRIMA LEZIONE

1. Perché per noi è importante l'alta considerazione che Gesù aveva per la Bibbia?

2. Che cosa dicevano Pietro e Paolo sull'ispirazione della Bibbia? Perché tutto questo è di vitale importanza per noi?

3. Perché è necessario sostenere l'inerranza della Scrittura per una Bibbia di cui ci si possa veramente fidare?

4. Quali sono alcuni principi di base per l'interpretazione della Bibbia? Perché è necessario seguirli per comprenderla adeguatamente?

5. In quali modi lo Spirito Santo ha vigilato sulla produzione e sulla preservazione di quello che noi oggi chiamiamo Sacra Scrittura?

6. Verso chi e che cosa ci indirizza la totalità della Bibbia? Perché?

DOMANDE PER LA DISCUSSIONE

1. Quali sono le possibili conseguenze di una chiesa che non sostenga l'ispirazione, infallibilità ed inerranza della Scrittura? Considerate i modi in cui una tale chiesa condurrebbe il suo culto e a che assomiglierebbe la vita dei suoi membri e quale potrebbe essere il suo futuro.

2. Discutete l'accusa che si fa spesso oggi che Gesù si sarebbe adattato alle concezioni non scientifiche ed ignoranti del suo tempo, il fatto che Lui sapeva certo la verità delle cose, ma che pure accettava il fatto che Mosè scrisse il Pentateuco, che Isaia è l'unico autore del libro che porta il suo nome, e che Giona è realmente vissuto. Come trattereste tali concezioni critiche?

3. Alcuni evangelici oggi asseriscono che la dottrina dell'inerranza divide la chiesa e che non dovremmo fare tante questioni su un qualcosa di così poca importanza. Come reagite difronte ad una tale affermazione?

4. Perché vi sono idee così diverse sul battesimo, il governo della chiesa e il futuro profetizzato (l'escatologia)? Come può la stessa Bibbia insegnare così molte variazioni se è ispirata ed inerrante? Ovviamente qualcuno deve aver ragione ed altri torto!

5. Perché è importante applicare la Bibbia non solo alle nostre credenze, ma anche al nostro modo di vivere? Non è forse sufficiente credere correttamente? Perché noi dobbiamo altresì obbedire a ciò che la Bibbia ci dice di fare? Che differenza ci sarebbe se non facessimo tutto quello che la Bibbia comanda?