Preghiera/Porzioni giornaliere/Marzo: differenze tra le versioni

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== 11 marzo ==
== 11 marzo ==


"Questo è il vero Dio e la vita eterna". –1 Giovanni 5:20
''"...sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere colui che è il vero; noi siamo in colui che è il vero, nel Figlio suo Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna"'' (1 Giovanni 5:20).


O beatitudine, che l'eternità stessa non potrà mai esaurire, di possedere la vita eterna! Per me c'è qualcosa di così singolarmente benedetto nell'espressione "vita eterna" che non posso fare a meno di soffermarmi su di essa. Come il pensiero, il sentimento dilata il seno! Al suo confronto, quanto povera, vile e meschina è la nostra vita temporale e tutte le sue preoccupazioni, il breve tempo che Dio ci ha concesso quaggiù! E osserva come il nostro sguardo è rivolto da san Giovanni al vero Dio come se fosse lui stesso la vita eterna. Egli non è solo il Donatore, la Sorgente, il Soggetto, l'Oggetto: Egli stesso è tutto. Oh, se ha vivificato le nostre anime mediante il suo Spirito e la sua grazia, noi portiamo ora, proprio ora, la vita eterna nel nostro petto! poiché questa vita eterna è il frutto prezioso sulla terra di quella vita eterna nei cieli che era presso il Padre e si è manifestata a noi (1 Giovanni 1:2).
Quale beatitudine - che l'eternità stessa non potrà mai esaurire - sapare di possedere la vita eterna! Per me c'è qualcosa di così singolarmente benedetto nell'espressione "vita eterna" che non posso fare a meno di soffermarmi su di essa. Come il pensiero, il sentimento dilata il cuore! Al suo confronto, quanto povera, vile e meschina è la nostra vita temporale e tutte le sue preoccupazioni, il breve tempo che Dio ci ha concesso quaggiù! E osserva come il nostro sguardo sia rivolto da san Giovanni al vero Dio come se fosse lui stesso la vita eterna. Egli non è solo il Donatore, la Sorgente, il Soggetto, l'Oggetto: Egli stesso è tutto. Oh, se ha vivificato le nostre anime mediante il suo Spirito e la sua grazia, noi portiamo ora, proprio ora, la vita eterna nel nostro petto! Poiché questa vita eterna è il frutto prezioso sulla terra di quella vita eterna nei cieli che era presso il Padre e si è manifestata a noi (1 Giovanni 1:2).


Ma come faremo a sapere che abbiamo la vita eterna, potresti chiedere? Come facciamo a sapere che abbiamo vita naturale? Attraverso la coscienza interiore che siamo vivi; dal polso che batte, dai polmoni che respirano, dall'occhio che vede, dall'orecchio che sente, dalla lingua che parla, dalle mani che sentono, dal caldo flusso del sangue nelle nostre vene, dai pensieri che passano avanti e indietro attraverso la nostra mente.
Ma come faremo a sapere che abbiamo la vita - potresti chiedere? Come facciamo a sapere che abbiamo vita naturale? Attraverso la coscienza interiore che siamo vivi; dal polso che batte, dai polmoni che respirano, dall'occhio che vede, dall'orecchio che sente, dalla lingua che parla, dalle mani che sentono, dal caldo flusso del sangue nelle nostre vene, dai pensieri che passano avanti e indietro attraverso la nostra mente.
Allo stesso modo conosciamo il possesso della vita spirituale mediante la sua coscienza interiore e i suoi atti interiori. E poiché dove c'è spirituale c'è vita eterna, quando sentiamo nel nostro cuore i gorgoglii, gli slanci, i sollevamenti e i vari movimenti di questa vita spirituale, abbiamo una testimonianza che abbiamo anche la vita eterna; che questa vita eterna è nel Figlio di Dio, e dal Figlio di Dio è stata inspirata e comunicata alle nostre anime.


Allo stesso modo conosciamo il possesso della vita spirituale mediante la sua coscienza interiore e i suoi atti interiori. E poiché dove c'è spirituale c'è vita eterna, quando sentiamo nel nostro seno i gorgoglii, gli slanci, i sollevamenti e i vari movimenti di questa vita spirituale, abbiamo una testimonianza che abbiamo anche la vita eterna; che questa vita eterna è nel Figlio di Dio, e dal Figlio di Dio è stata inspirata e comunicata alle nostre anime.
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== 12 Marzo ==
 
12 Marzo


«Eppure tu, Signore, sei in mezzo a noi e noi siamo chiamati con il tuo nome». –Geremia 14:9
«Eppure tu, Signore, sei in mezzo a noi e noi siamo chiamati con il tuo nome». –Geremia 14:9

Versione delle 23:18, 10 mar 2024

Ritorno


Marzo

1 Marzo

"Ora lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola" (2 Tessalonicesi 2:16-17).

Quando il Signore si compiace di mantenere una promessa, di pronunciare una parola di incoraggiamento, di rivolgere un invito con forza, Egli in tal modo amministra pure la consolazione. Conforta il cuore abbattuto; parla di pace a una coscienza sporca. E questa consolazione è «una consolazione eterna»; poiché sgorga niente meno che da tale fonte, cioè dall'eterno amore di Dio; e scorre verso un oceano eterno di gioia infinita. Qualsiasi accenno di un interesse salvifico nell’amore eterno di Dio è una benedizione inestimabile; poiché il Signore non dà mai tale accenno se non come un certo pegno e assaggio di beatitudine immortale. non può né deludere né ingannare. Una volta benedetto, sei benedetto per sempre.

Potremmo davvero smettere di godere insieme per molto tempo di questo conforto, e potremmo addirittura cadere nelle più grandi profondità dell'oscurità e della confusione, così da perdere di vista quasi tutte le nostre prove; ma il fondamento di Dio è sicuro: "Il Signore conosce quelli che sono suoi". Può sembrare che il fiume dell'amore eterno scorra e non raggiunga il nostro seno, tanto sono alte le rive e nascosto alla vista il ruscello. Tuttavia, se mai avrà innaffiato la nostra anima, un giorno sarà "acque in cui nuotare" di eterna delizia.


2 marzo

"Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo"(Efesini 1:3).

Oh, se solo potesse la nostra fede abbracciarne solo un po' di queste benedizioni! Se solo potessimo ogni giorno venire a bere anche solo poche gocce di questa pura fonte di gioia immortale, nella dolce consapevolezza di essere beati, già benedetti, pienamente beati, inalterabilmente, irreversibilmente benedetti da ogni benedizione spirituale in Cristo, quale forza e quale consolazione darebbe alla nostra anima spesso abbattuta! Guarda le parole di quel versetto; esaminale sempre di nuovo; pensa, una per una, alle benedizioni spirituali che desideri di più. È perdono? È pace? È l'amore di Dio sparso nel tuo cuore? È lo spirito di adozione che ti permette di gridare: "Abba, Padre?". È comunione con Dio? È il godimento della sua presenza e dei suoi sorrisi? È liberazione da ogni dubbio e paura? È una grande misura del suo timore nel tuo cuore, un dominio di tutte le tue concupiscenze e corruzioni, una vita pia e santa e una morte felice e benedetta? Non sono queste le benedizioni spirituali che apprezzi più della casa o della terra, della moglie o del marito, del figlio o del parente, o di qualsiasi bene terreno? Con questi dunque e con ogni altro sei benedetto, già beato, se sei santo di Dio e credente in Cristo Gesù. Dio non deve ancora benedirti, oltre a darti un assaggio qui e il pieno godimento nell'aldilà. Egli ti ha già benedetto dui ogni cosa in Cristo Gesù.


3 marzo

"Ma per voi che temete il mio nome sorgerà il sole della giustizia e la guarigione sarà nelle sue ali; voi uscirete e salterete, come vitelli di stalla" (Malachia 4:2).

Proprio come il sole sorge a est e sale gradualmente nel cielo meridiano, disperdendo con ogni raggio luce, calore e gioia; così il Signore Gesù benedetto, come Sole di giustizia, diffonde sempre i raggi della sua grazia e i raggi del suo favore. Ogni volta che vengono e cadono quei raggi c'è luce e vita e tutto per rendere l'anima santa e felice. Ora una persona sarebbe molto stolta se, volendo avere luce nella sua stanza quando il sole splende a mezzogiorno, chiudesse tutte le persiane e accendesse un fiammifero per fargli un po' di luce per qualche istante. Non siamo quindi così stolti da cercare felicità o conforto nelle nostre azioni quando il glorioso Sole della giustizia è alla destra di Dio e splende da lì sui cuori credenti. Ma quando il velo è sul cuore, è come le persiane in una stanza: non c’è luce che mostri chi, cosa o dove è Gesù. E allora dobbiamo meravigliarci che la gente accenda una luce e un fuoco, affinché possano "camminare tra le scintille del loro stesso ramoscello?" Ma qual è la parola di Dio contro tutto ciò? Ecco, voi tutti che accendete un fuoco, che vi munite di tizzoni, andatevene nelle fiamme del vostro fuoco e fra i tizzoni che avete acceso! Questo avrete dalla mia mano; voi giacerete nel dolore" (Isaia 50:11).


4 marzo

"Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve l'avrei detto; io vado a prepararvi un luogo" (Giovanni 14:2).

Oh se solo potessimo alzare gli occhi verso quelle dimore benedette, quelle dimore di beatitudine celeste, dove nessun dolore si intromette, dove il peccato è sconosciuto, dove le lacrime di dolore sono asciugate da tutti i volti, dove non c'è corpo infermo, nessuna malattia che ci fa deperire, nessuno struggimento d' anima, là dove non c'è più dubbio, paura, oscurità o angoscia ma una scena assoluta di felicità e piacere, e tutta l'anima e il corpo sono impegnati a cantare le lodi di Dio e dell'Agnello! E ciò che corona il tutto è il godimento eterno di quei piaceri che sono per sempre alla destra di Dio. Ma quanto siamo persi nella contemplazione di queste cose; e sebbene la nostra immaginazione possa sembrare estendersi oltre la massima concezione della mente, nelle innumerevoli epoche di un'eternità senza fine, tuttavia siamo sconcertati da quel pensiero, sebbene la fede ne abbracci la beata verità. In quella terra felice, però, l’anima immortale e il corpo immortale uniranno i loro poteri e le loro facoltà per godere appieno di tutto ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano in un nuovo cielo e una nuova terra.


5 marzo

"Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese" (Apocalisse 2:29).

Queste parole estendono il messaggio ben oltre la chiesa alla quale sono state pronunciate e si rivolgono a tutti coloro a cui giunge la parola e a cui è dato un orecchio per ascoltarla e riceverla. E' così ogni messaggio inviato alle chiese diventa un messaggio inviato personalmente a noi. Se abbiamo un orecchio spiritualmente circonciso, se siamo disposti ad ascoltare la voce del Signore, Egli ci parla in ogni messaggio in modo così personale e distinto come parlò a ogni singola chiesa. È davvero una benedizione indicibile che ci venga dato questo orecchio affinché possiamo ricevere in umiltà, semplicità e santa sincerità ciò che il Signore dice nella parola della sua grazia. È con la sua parola che bussa alla porta del nostro cuore; e quale benedizione ha pronunciato sull'uomo che ascolta la sua voce e apre la porta quando sente bussare, come una moglie affettuosa e premurosa quando sente bussare il marito alla porta di casa sua: "Ecco, io sto alla porta e busso: se uno ode la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me" (Apocalisse 3:20).


6 Marzo

"... perché tu hai salvato l'anima mia dalla morte, hai preservato i miei piedi da caduta, perché io cammini, davanti a Dio, nella luce dei viventi" (Salmo 56:13).

Potresti non essere stato salvato dalla morte tanto quanto lo era stato, letteralmente, Davide, ma da un'altro punto di vista potresti ben dirlo, avere cioè la certezza della tua liberazione. Dio potrebbe aver ravvivato la tua anima alla vita divina; può aver comunicato la sua grazia al tuo cuore, eppure hai molti dubbi e paure che si tratti di una vera opera della grazia sulla tua anima. Non tutti i figli di Dio che sono stati liberati dalla morte mediante la grazia rigeneratrice, potrebbero usare le parole con la fiducia qui espressa: "tu hai salvato l'anima mia dalla morte". Ma te lo mostrerò quando potrà avvenire. Quando Dio è lieto di benedirlo con il senso del suo amore che perdona; quando Gesù si rivela al tuo cuore e si manifesta con potenza alla tua anima; quando il sangue dell'aspersione viene applicato per purificare la tua coscienza dalla colpa, dalla sporcizia e dalle opere morte, per servire il Dio vivente; quando ti viene dato lo Spirito di adozione e ti è dato di gridare: "Abbà, Padre"; quando puoi "leggere chiaramente il tuo titolo nelle dimore nei cieli" mediante la testimonianza dello Spirito Santo nel tuo petto che sei un figlio di Dio; quando senti la presenza di Dio e una dolce effusione di amore e affetto verso il tuo Padre celeste. In stagioni favorevoli come queste, potrai sicuramente dire nella dolce fiducia della fede: "Hai salvato l'anima mia dalla morte".


7 Marzo

"Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui" (1 Giovanni 2:15).

Questa è una frase molto ampia. Tende una mano di vasta portata. Ci colloca, per così dire, su un'alta montagna, come quella su cui si trovava il Signore quando era stato tentato da Satana, e ci dice: "Guardati intorno: ora non c'è nessuna di queste cose che tu debba amare". Ci porta, ancora una volta, per le strade di una città affollata; ci mostra vetrine piene di oggetti di bellezza e ornamento; ci indica tutta la ricchezza e la grandezza dei ricchi e dei nobili, e tutto ciò che il cuore umano ammira e ama. E avendo così posto davanti a noi, come Satana davanti a nostro Signore sull'alto monte, i regni del mondo, non dice come aveva fatto: "Tutto questo vi darò", ma: "Tutto questo vi tolgo". Nessuna di queste cose è per te. Non devi amare nessuno di questi luccicanti ninnoli; non devi toccarne uno, né guardarli a malapena, affinché, come nel caso di Acan, il cuneo d'oro e la veste babilonese non ti tentino a prendili e nascondili nella tua tenda».

Il precetto ci porta in giro per il mondo come una madre porta un bambino in un mercato, con giocattoli e ornamenti da ogni parte, e dice: "Non devi toccare nessuna di queste cose". In un modo simile il precetto ci porta, per così dire, in giro per il mondo, e quando avessimo guardato tutti i suoi giocattoli e i suoi ornamenti, suonerebbe alle nostre orecchie: "Non toccarne nessuno; non sono tuoi; non sono tuoi da godere, nemmeno da desiderare". Potrebbero forse intendersi qualcosa di meno le parole che dovrebbero sempre risuonare agli orecchi dei figli di Dio: "Non amate il mondo e le cose che sono nel mondo"?.


8 marzo

"Voi, che eravate morti nei peccati e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Dio ha vivificati con lui, avendoci perdonato tutti i peccati ..." (Colossesi 2:13).

La risurrezione di Cristo è stata il pegno sicuro e la causa meritoria della rigenerazione della Chiesa [come corpo di Cristo, comunione dei credenti in Lui]. Tutto il corpo degli eletti è stato "vivificato insieme a Cristo", ed è anche risuscitato insieme a lui; cioè misticamente vivificati, poiché sono stati misticamente innalzati, vivificati in una mistica rigenerazione dell'anima, così come un giorno saranno innalzati in una mistica rigenerazione del corpo. Quanto è meraviglioso che ogni anima vivificata nella vita divina nel tempo sia così perché misticamente vivificata come membro di Cristo quando è risuscitato dai morti!

Considera l’intero corpo degli eletti come morti nel peccato. Poi osservateli accelerati, uno per uno, in tutta la loro innumerevole moltitudine, durante l'intero arco del tempo. Considera il potere esercitato nella rigenerazione di ogni individuo. Consideriamo poi la vivificazione del corpo morto di Cristo, come prima della risurrezione, e l'intero corpo degli eletti misticamente vivificato insieme a lui. Non vedi qui alcun atto di potere infinito e potere in armonia con l'amore e la grazia? Dove sono gli occhi della tua fede, se non vedi questo? Dov'è il tuo amore ammirativo, se non adori questo atto d'amore alla Chiesa, come in unione al suo Capo di alleanza? Non è stato quello un potente atto di potere e di amore che, in un momento e con uno stesso atto, ha vivificato misticamente milioni di anime che vivranno per sempre alla presenza di Dio?


9 marzo

"Ricordati di tutto il cammino che l'Eterno, il tuo Dio, ti ha fatto fare questi quarant'anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, e se tu avresti osservato o no i suoi comandamenti" (Deuteronomio 8:2).

Quando guardi indietro al modo in cui il Signore ti ha condotto in questi tanti anni nel deserto, riesci a vedere come circostanza dopo circostanza, ed evento dopo evento, sono emersi per dimostrare ciò che c'era in te? Riesci a vedere se il santo timore, se la semplicità e la sincerità, se il desiderio di temere Dio, se il timore di offenderlo, se la vita e la forza della pietà vitale, o se poco altro che una vana professione senza la potenza vivificante di Dio nella vita la anima?

Che misericordia per te poter guardare indietro e vedere come il Signore ti è apparso, quando senza di Lui dovevi essere affondato; quando puoi sentire, con conforto della tua anima, che il Signore ti ha sostenuto nell'ora della prova, è apparso per te in circostanze angoscianti, ha messo a nudo il suo braccio destro quando non avevi forze proprie, ti ha guidato quando ne avevi ha perso ogni indizio, ti ha portato al sicuro mentre, senza il suo aiuto, dovevi essere completamente perduto. Che misericordia è essere in grado, attraverso gli atti di fede viva (e ne sono sicuro, ci deve essere fede in questo esercizio), guardare indietro alla via e credere che davvero la grazia di Dio era nel tuo cuore, che il Signore lo ha dimostrato e ne ha dimostrato la genuinità in ogni circostanza avvenuta.


10 marzo

"Poiché egli ha saziato l'anima assetata e ha colmato di beni l'anima affamata" (Salmo 107:9).

Troviamo a volte la famiglia vivente di Dio presentata sotto il carattere degli 'affamati'. Vediamo di cosa sono affamati. È piacere, onore, promozione, rispettabilità? Oh no; questi giocattoli e palline non possono soddisfare la fame spirituale di un'anima vivente. Non possono soffrire la fame di ciò di cui non possono nutrirsi. Hanno quindi fame della giustizia, come ha detto il Signore: "Beati voi che avete fame e sete della giustizia". Hanno fame di Dio stesso nelle sue manifestazioni benedette; hanno fame del pane della vita, disceso dal cielo, affinché l'uomo ne mangi e non muoia.

Cristo nella semplice lettera della parola non può soddisfare il loro acuto appetito. Devono nutrirsi di lui internamente, altrimenti la loro carestia continuerà. Per queste anime affamate e assetate, avere Cristo nella lettera è come un mendicante affamato che sta fuori da un negozio dove ci sono provviste in abbondanza, e non ha un soldo con cui comprarle. Cos'è Cristo nella lettera? La vista di Cristo nella parola di Dio rimuoverà il peso della colpa, porterà la pace nell’anima, purificherà la coscienza o sottometterà il potere del peccato? La semplice dottrina di Cristo attirerà gli affetti verso di Lui, scaccerà il mondo, detronizzarà sé stesso o purificherà il cuore? "Ahimè!" diciamo per dolorosa esperienza: "nemmeno uno iota, nemmeno uno iota". Ma la “presenza di Cristo nell'anima” può fare tutte queste cose contemporaneamente. Pertanto un'anima affamata e assetata può essere pacificata solo da Cristo che viene nel suo cuore come speranza di gloria.


11 marzo

"...sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere colui che è il vero; noi siamo in colui che è il vero, nel Figlio suo Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna" (1 Giovanni 5:20).

Quale beatitudine - che l'eternità stessa non potrà mai esaurire - sapare di possedere la vita eterna! Per me c'è qualcosa di così singolarmente benedetto nell'espressione "vita eterna" che non posso fare a meno di soffermarmi su di essa. Come il pensiero, il sentimento dilata il cuore! Al suo confronto, quanto povera, vile e meschina è la nostra vita temporale e tutte le sue preoccupazioni, il breve tempo che Dio ci ha concesso quaggiù! E osserva come il nostro sguardo sia rivolto da san Giovanni al vero Dio come se fosse lui stesso la vita eterna. Egli non è solo il Donatore, la Sorgente, il Soggetto, l'Oggetto: Egli stesso è tutto. Oh, se ha vivificato le nostre anime mediante il suo Spirito e la sua grazia, noi portiamo ora, proprio ora, la vita eterna nel nostro petto! Poiché questa vita eterna è il frutto prezioso sulla terra di quella vita eterna nei cieli che era presso il Padre e si è manifestata a noi (1 Giovanni 1:2).

Ma come faremo a sapere che abbiamo la vita - potresti chiedere? Come facciamo a sapere che abbiamo vita naturale? Attraverso la coscienza interiore che siamo vivi; dal polso che batte, dai polmoni che respirano, dall'occhio che vede, dall'orecchio che sente, dalla lingua che parla, dalle mani che sentono, dal caldo flusso del sangue nelle nostre vene, dai pensieri che passano avanti e indietro attraverso la nostra mente. Allo stesso modo conosciamo il possesso della vita spirituale mediante la sua coscienza interiore e i suoi atti interiori. E poiché dove c'è spirituale c'è vita eterna, quando sentiamo nel nostro cuore i gorgoglii, gli slanci, i sollevamenti e i vari movimenti di questa vita spirituale, abbiamo una testimonianza che abbiamo anche la vita eterna; che questa vita eterna è nel Figlio di Dio, e dal Figlio di Dio è stata inspirata e comunicata alle nostre anime.


12 Marzo

«Eppure tu, Signore, sei in mezzo a noi e noi siamo chiamati con il tuo nome». –Geremia 14:9

Se il Signore è mai stato nella nostra anima per manifestarvi un senso della sua bontà e misericordia, possiamo allora utilizzare questo come la nostra supplica: "Eppure tu, o Signore, sei in mezzo a noi". Se ha mai ascoltato la tua preghiera è con te; se ti ha mai fatto una promessa è con te; se mai ti ha toccato il cuore con un dito è con te; se ti ha mai favorito con un sorriso è con te. E sebbene, nel complesso della tua esperienza, possa essere uno straniero nel paese, e come un viandante che si volta per fermarsi per una notte, o anche se, per quanto possa sembrare, come se fosse stupito di ciò che sei... -un uomo potente che non può salvare, tuttavia ogni segno di bene ti incoraggia ad aggrapparti, ad attaccarti, ad aggrapparti a lui, ad afferrarlo per i piedi come la Sunamita prese Eliseo per i piedi, e non volle essere respinto; perché non puoi fare a meno di sentire che, con tutto ciò che sei e sei stato, lo ami teneramente, e hai una buona speranza, se non una chiara testimonianza, che lui ti ama.

Non puoi a volte guardarlo con ammirazione, non posso dire quasi guardarlo in faccia e dire: "Signore, tu sai ogni cosa, sai che ti amo? E anche se i miei abominevoli peccati ti hanno spesso reso estraneo a me, me, eppure nel profondo del mio cuore, nel profondo della mia anima, sai che ti amo." E se puoi guardare il Signore in faccia e fare appello al suo occhio che scruta il cuore dicendogli che lo ami, confida in questo che ti ama, poiché la parola della verità dichiara: "Noi lo amiamo perché egli per primo ha amato noi. "


13 marzo

"Beato l'uomo che non viene meno a causa mia." –Matteo 11:6

Qual è il sentimento del tuo cuore verso Gesù? Qual è il desiderio solenne della tua anima? che sarebbe venuto e avrebbe fatto del tuo cuore la sua dimora? che visiterebbe la tua anima con la luce del suo volto? che avrebbe sparso il suo sangue sulla tua coscienza? che si renderebbe molto vicino, molto caro e molto prezioso? Conti una parola dalle sue labbra che vale più di mille mondi? un sorriso del suo volto che vale migliaia di oro e argento? Allora sei benedetto. Non stai inciampando sulle montagne oscure dell’errore. Non stai inciampando nelle perfezioni del Figlio di Dio. Non sei offeso da un vangelo gratuito, da una salvezza incondizionata.

NO; il Signore nella sua misericordia ha annientato i tuoi pregiudizi, ha domato la tua inimicizia e ti ha portato a ricevere il Vangelo come un bambino. "Ebbene", ma alcuni potrebbero dire: "Io credo a tutto questo; ma, poi, ho dubbi e paure se il Signore abbia iniziato la sua opera in me, se io sia uno della sua famiglia. Non posso godere della potenza della verità come potrei desiderare." Ma il Signore non dice: "Beato l'uomo che non viene meno a causa mia"? Non sei offeso e non hai inciampato davanti a Gesù. E chi non si allontana a causa sua, ma è capace di accoglierlo come il Cristo di Dio, di guardare a lui, di credere in lui e, talvolta, di sentirlo prezioso, viene sotto la benedizione che lo rende ricco, e non aggiunge alcun dolore ad esso.


14 marzo

"Un'eredità incorruttibile e incontaminata, che non svanisce." –1 Pietro 1:4

Qualunque cosa tu possa avere in questo mondo, sia molto o poco, devi andartene. E se non hai altra eredità di quella che ti dà la terra, quale sarà la tua parte nella morte e per tutta l'eternità? Ma se sei rigenerato ad una speranza viva, anche se non godi della piena certezza della fede, hai davanti a te un'eredità che non svanisce. A volte immaginiamo quanto saremmo felici se avessimo la bella proprietà di quest'uomo, o la grande proprietà di quell'uomo; quanto lo spenderemmo meglio di lui, e che bene ne ricaveremmo. E pensi tu che questi uomini siano felici con tutti i loro beni, e che tu saresti più felice o migliore se li avessi? Non è nella natura essere felici. Questi uomini ricchi hanno un cancro che divora tutta la loro felicità. E anche se liberi dalle più gravi preoccupazioni della vita, ogni soddisfazione della carne svanisce, perché il possesso di se stesso cancella ogni fioritura, e con il possesso vengono tutte le ansie e le preoccupazioni ad esso connesse. Ma questa eredità eterna «non svanisce». I fiori più dolci appassiscono e vengono gettati via perché diventano nauseanti alla vista e all'olfatto. Ma c'è una freschezza costante, un verde costante, una fioritura perpetua, una fragranza incessante, una dolcezza permanente in questa eredità eterna, così che non è mai piatta o stantia, ma rimane sempre la stessa, o piuttosto cresce sempre in bellezza e bellezza. la beatitudine, come più conosciuta, creduta, sperata e amata.


15 marzo

"Essere giustificato gratuitamente per la sua grazia." –Romani 3:24

È perché la grazia è gratuita che può raggiungerci. Quanto è libero il sole nell'emettere i suoi raggi illuminanti e riscaldanti; quanto sono libere le nuvole nello scaricare i loro tesori acquatici; quanto è libera la rugiada di cadere dalla faccia del cielo; com'è libero il vento nel soffiare dove vuole. Ora questi sono tipi scritturali e rappresentanti della grazia gratuita di Dio. Splende liberamente come il sole; cade liberamente come la pioggia; cade liberamente come la rugiada; e soffia liberamente come il vento. Ma non nella grazia, come nella natura, verso tutti gli uomini. Non intendo questo; ma a tutti coloro a cui arriva viene liberamente. E ogni volta che arriva comunica con sé cose preziose.

Come il sole illumina e riscalda, come la pioggia feconda, come la rugiada addolcisce, come il vento rinvigorisce, così è della grazia di Dio che esce dalla pienezza di Cristo. Illumina l'intelletto, riscalda il cuore, feconda l'anima, addolcisce lo spirito e rinvigorisce l'uomo di grazia tutto nuovo. E tutta questa grazia la fa liberamente, senza oneri né costi, senza denaro né prezzo, senza aver bisogno di nulla, chiedendoci solo una gentile ricompensa. Il miglior debito verso un benefattore è il debito di gratitudine; il miglior ritorno della gentilezza è il ritorno dell'amore; il miglior riconoscimento di un favore sono le buone parole e le opere adeguate. Il miglior ringraziamento che la terra può rendere al sole, alla pioggia, alla rugiada e al vento del cielo è essere fruttuosa, manifestare attraverso la bontà dei raccolti, la bontà di ciò che cade su di essa dal cielo. Così è nella grazia: "Chi offre lodi mi glorifica" (Salmo 50:23). Un cuore credente e amorevole; un labbro orante e grato; e una vita santa e devota sono la migliore ricompensa per la grazia.


16 marzo

"Affida al Signore la tua via; confida anche in lui; ed egli la realizzerà". –Salmo 37:5

Cosa farà accadere Dio? La cosa che giace più nel profondo del cuore: "la tua strada". La 'tua via' non è forse più profonda nella tua anima: il percorso che Dio ha indicato, il percorso attraverso il quale Dio ti sta ora conducendo? Potresti essere turbato nella tua anima, dubitare e temere nella tua mente, angosciato nei tuoi sentimenti; potresti sprofondare fino al punto più basso a cui può scendere un figlio di Dio; eppure in quel modo in cui sei così profondamente immerso, se il Signore ti permette di tanto in tanto di affidarlo a Lui e di confidare in Lui, Egli realizzerà ciò che il tuo cuore desidera.

Osserva i movimenti del tuo cuore verso Dio; guarda le tue difficoltà, tentazioni e prove; guarda ciò che rotola avanti e indietro nella tua mente, ciò che è sballottato qua e là dalle onde del tuo petto ansioso, ciò che è più vicino, più caro e più profondo, lascia parlare la coscienza onesta. Questo, qualunque cosa sia, te lo dice il Signore, e talvolta ti permette di impegnarti, di confidare in Lui.

Ora, qualunque cosa sia, così impegnata e così fiduciosa, il Signore ha dichiarato nella sua infallibile parola di verità, egli "la porterà a compimento"; lo adempirà quando sarà giunta la sua ora. L'oscurità lo avvolge? montagne di difficoltà si ergono sulla via del suo adempimento? Non importa; Dio lo farà avverare di fronte a tutti, al di là delle montagne e attraverso le difficoltà, nonostante e in mezzo a tutti gli ostacoli circostanti. Egli “lo farà avverare”, ciò che giace più profondamente nel tuo cuore, più vicino ai tuoi affetti, e ciò che a volte sei in grado di affidare nelle mani del Signore Dio Onnipotente negli atti di fede viva.


17 marzo

"È fedele Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, nostro Signore". –1 Corinzi 1:9

Quando Dio chiama il suo popolo con la sua grazia, è per renderlo partecipe della più alta beatitudine e della più grande gloria che poteva conferire ai figli degli uomini. E questo non solo nell'eternità, ma nel tempo; non solo oltre, ma anche al di qua della tomba. A loro, dunque, si rivolge tramite il suo profeta. "Sono stato io un deserto per Israele? una terra tenebrosa?" (Ger. 2:31). Quando il Signore chiama il suo popolo ad abbandonare i piaceri terreni, non ha altro scopo se non quello di condurlo su sentieri di afflizione e di dolore? Li fa forse lasciare le pentole della carne d'Egitto per farli morire di fame in un deserto desolato e ululante? Questa era la lamentela degli antichi mormoratori, che Mosè li aveva fatti uscire dall'Egitto per farli morire di sete (Esodo 17:3). Li sottrae alle delizie terrene per abbandonarli alla miseria e alla disperazione? Oh no! Egli li chiama anche in questo stato temporale al più grande privilegio e al più alto favore che il suo amore eterno potrebbe conferire loro, che non è altro che "la comunione di suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore", affinché possano avere unione e comunione con il Figlio di Dio per grazia qui, e saremo partecipi della sua gloria nell'aldilà. Il caro Figlio di Dio è, ed è sempre stato, l'oggetto della sua eterna delizia. Glorificarlo è stato fin dall'eternità il suo scopo fisso e costante; e in adempimento di questo proposito stabilito, gli diede un popolo che formò per sé, affinché potessero mostrare la sua lode. Così dunque il Redentore si rivolge al suo Padre celeste: "E tutti i miei sono tuoi, e i tuoi sono miei; e io sono glorificato in essi".


18 marzo

"A coloro che non hanno forza aumenta la forza." –Isaia 40:29

Il popolo del Signore si trova spesso in questo stato, in cui "non ha forza". Tutto il loro potere sembra esaurito e la loro forza completamente prosciugata; il peccato sembra aver preso il sopravvento su di loro; e si sentono come se non avessero né la volontà né la capacità di correre la corsa che viene loro proposta, o di perseverare nella via del Signore. Eppure, anche allora, hanno forza; perché dice: "aumenta la forza". Non dice: "dona, elargisce, comunica forza"; ma " aumenta la forza". Come può essere?

Dobbiamo avere il potere di sentire la nostra debolezza. Dio deve esercitare la sua potenza per permetterci di cadere nel nulla e nell’impotenza. Si dice quindi: " aumenta la forza". Come se implicasse: "Il potere stesso di sprofondare nella debolezza, nell'impotenza e nel nulla della creatura non è forza?" È così nei misteriosi rapporti di Dio. E perciò «a coloro che non hanno forza» (cioè a coloro che sono consapevoli nella propria coscienza di non avere alcuna forza, che sono completamente esauriti della forza e della saggezza della natura), a questi «egli aumenta la forza ."

Ora il Signore «accresce la forza» in modo molto misterioso. Spesso lascia cadere la forza silenziosamente e segretamente nell'anima. Non sempre dobbiamo aspettarci grandi manifestazioni. Non è questo il modo in cui solitamente il Signore accresce la sua forza. Le sue visite all'anima sono spesso meglio riconoscibili dai loro frutti ed effetti, e guardandoli indietro quando sono passati, che da qualsiasi impulso immediato. La forza data si sente più facilmente della mano vista che la comunica. In questo assomiglia molto alla nuova nascita, della quale il Signore dice: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va» (Gv 3,8). .


19 marzo

"Tenetevi dunque i lombi della mente, siate sobri e sperate fino alla fine nella grazia che vi sarà portata alla rivelazione di Gesù Cristo". 1 Pietro 1:13

La speranza riguarda soprattutto la "fine"; - perché questo è "meglio dell'inizio", il coronamento di tutto ciò che la fede crede, la speranza si aspetta e l'amore gode. Ma attraverso quali stagioni buie e tenebrose la speranza spesso deve guardare prima che arrivi questa fine, cadendo talvolta così in basso da quasi disperare anche della vita! Come ha dovuto raccogliere tutte le sue prove in questi punti bassi, guardare indietro a questo e quell'"Ebenezer", questa e quella "collina Mizar", questa e quella liberazione, manifestazione e benedizione; come deve aggrapparsi alla parola della promessa, gridare aiuto, e ciò con forza, come al suo ultimo respiro, e sperare contro ogni speranza proprio di fronte all'incredulità, all'infedeltà e alla disperazione.

Tutte le nostre lotte, prove, esercizi, afflizioni e conflitti devono finire. Non dovremo lottare e combattere sempre con un corpo di peccato e di morte. Non saremo sempre esposti alle insidie ​​e alle tentazioni poste sul nostro cammino dal peccato e da Satana, così da non sfuggire a malapena a cadere in esse come se fossimo sotto i nostri denti. Ogni giorno ci ricorda con voce ammonitrice che deve arrivare una fine.

Ma ora arriva la domanda, e spesso è una domanda molto ansiosa: quale sarà la fine? Qui la speranza interviene per sostenere e sostenere l'anima, rendendola capace di guardare avanti, affinché sia ​​una speranza che non si vergogna, una speranza buona per grazia, e una speranza di natura così completa e duratura che la fine possa dimostrare che era una grazia dello Spirito Santo e, come tale, contrassegnata dal suo stesso potere perfezionatore.


20 marzo

"Camminerò davanti al Signore nella terra dei viventi." –Salmo 116:9

C’è una distinzione tra camminare davanti a Dio e camminare con Dio. Camminare davanti a Dio significa camminare con la sensazione costante dell'occhio di Dio su di noi; camminare con il desiderio di fare quelle cose che piacciono ai suoi occhi; camminare irreprensibile nei suoi ordinamenti; camminare davanti al suo popolo con le nostre vesti immacolate dal mondo; in una parola, camminare davanti a Lui in privato come in pubblico, da solo e in compagnia, davanti alla Chiesa e al mondo, di giorno e di notte, come cammineremmo se avessimo una visione personale della sua gloriosa maestà in cielo davanti ai nostri occhi.

Ora, se portassi con te la sensazione profonda e quotidiana che Dio vede ogni pensiero, nota ogni movimento, ascolta ogni parola e osserva ogni azione, questo senso della sua presenza metterebbe un freno al tuo spirito leggero, insignificante e stolto. Osserveresti i tuoi pensieri, le tue parole, le tue azioni, come se vivessi sotto il senso dell'occhio scrutatore di Dio. Questo è camminare davanti a Dio.

Ma leggiamo di Enoch che "camminò con Dio". Questo è uno stadio più avanzato della vita divina. Camminare con Dio è camminare con lui in dolce familiarità, in santa fiducia, in un beato senso di interesse salvifico per il suo amore e la sua grazia, e così camminare con lui e parlare con lui come un uomo cammina e parla con il suo amico . Ci sono alcuni che camminano davanti a Dio, ma quanti pochi camminano con Dio! Molti vivono nel senso più o meno profondo e quotidiano della presenza toccante di Dio, e non sono ammessi a questa dolce familiarità, né godono della beatitudine di questa comunione celeste.


21 Marzo

"Io sono il Signore che ti guarisce." –Esodo 15:26

In che modo Dio guarisce le malattie del suo popolo? Li guarisce soprattutto sottomettendoli; poiché in questa vita non sono mai completamente guariti. La promessa recita: "Egli sottometterà le nostre iniquità" (Michea 7:19). Sottometterli significa limitare il loro potere. Così vede qualcuno che soffre sotto il potere dell'incredulità. Gli dà la fede: questo sottomette la sua incredulità. Ecco un altro povero paziente languido, che muore di sfinimento: gli dà la forza. Ecco un terzo lutto sotto le sue corruzioni: dà una goccia del suo sangue per purificare la sua coscienza e un assaggio del suo amore per riscaldare il suo cuore. Ne vede un quarto che piange sotto i forti assalti di Satana: con un solo sguardo Satana vola e l'anima è liberata. Così, con infinita saggezza unita ad infinito amore e potere, passa di letto in letto per ogni malato, amministrando la salute ovunque vada. Questo benedetto Medico ha un rimedio per ogni malattia, e il rimedio è sempre sentito esattamente adatto all'esigenza del caso. Va, per così dire, subito al punto giusto; guarisce la malattia ovunque sia, e qualunque sia, proprio nel modo giusto e proprio al momento giusto. Oh allora quanto è bello portare davanti al Signore tutte le malattie della nostra anima! In caso di malattia fisica o di disturbo doloroso, scopriamo liberamente la nostra malattia a un medico di cui possiamo fidarci; gli raccontiamo ogni circostanza e gli riveliamo ogni sintomo. Dovremmo dunque rivolgerci al Signore con tutte le malattie della nostra anima, raccontargli tutte le nostre lamentele, confidargli tutti i nostri dolori e presentargli pienamente e liberamente davanti a Lui tutto ciò che grava sulla coscienza, addolora la mente e angoscia l'anima, guardando e aspettando finché non dirà la parola e ogni malattia sarà guarita.


22 Marzo

"Il suo arco rimaneva forte, e le braccia delle sue mani erano rese forti dalle mani del potente Dio di Giacobbe." –Genesi 49:24

I nostri antenati, si sa, erano celebri arcieri. Le vittorie furono ottenute a Cressy e Agincourt dalla cavalleria inglese, esperta nell'uso dell'arco. Latimer dice, in un sermone predicato davanti al re, che nessun uomo potrebbe essere un buon arciere se non avesse imparato dalla sua infanzia; e l'usanza che ci racconta era che il padre mettesse le mani su quelle del figlio, per insegnargli a tirare e gettare nell'arco tutta la forza del suo corpo. Quando il ragazzo tendeva l'arco, non era la forza del suo braccio a tendere la corda, né era l'acutezza del suo occhio a dirigere la freccia verso il bersaglio. Sembrava che il bambino tendesse l'arco e dirigesse la freccia; ma la mano del padre era sopra la mano del figlio, e l'occhio del padre guidava l'occhio del figlio; così, anche se sembrava che fosse il bambino a tendere l'arco, era la forza del padre a tirare davvero la corda.

Così nel caso di Giuseppe a cui si riferisce il nostro testo, «le braccia delle sue mani furono rese forti dalle mani del potente Dio di Giacobbe». Dio mise le mani su quelle di Giuseppe, tese per lui l'arco, diresse la freccia e colpì efficacemente il bersaglio. Applicalo alla tua esperienza. Quando preghi in modo efficace, non sei tu a pregare; è lo Spirito di Dio che prega in te; poiché egli aiuta le nostre infermità e intercede per noi con gemiti inesprimibili. Quando credi, è lo Spirito di Dio che opera la fede in te; quando speri, è lo Spirito di Dio che produce speranza in te; quando ami, è lo Spirito di Dio che sparge amore in te; sono le braccia delle sue mani che sono poste sulle vostre mani, e sono rese forti dalle mani del potente Dio di Giacobbe.


23 marzo

"Non conformarti a questo mondo, ma sii trasformato mediante il rinnovamento della tua mente, affinché tu possa provare qual è quella buona, accettevole e perfetta volontà di Dio." –Romani 12:2

Come troveremo accettabile la volontà di Dio? Solo quando ci rinnoviamo nello spirito della nostra mente, ci trasformiamo e ci conformiamo all'immagine sofferente del Figlio di Dio addolorato. Quanto è spaventoso, allora, quanto pericoloso e tuttavia insidioso è quel conformismo mondano che ci pone in mortale opposizione a quella buona e perfetta volontà di Dio che era, ed è "accettabile" per il suo caro Figlio, per tutti i santi angeli attorno al mondo. trono, agli spiriti degli uomini giusti resi perfetti, al suo popolo dalla mentalità spirituale sulla terra, e odioso a nessuno se non ai diavoli e agli uomini carnali ed empi. E quanto è veramente beato essere sottratti al potere e all'influenza prevalente di questo spirito mondano, ed essere gettati nello stampo evangelico, dove, rinnovandoci nello spirito della nostra mente, dimostriamo che la volontà di Dio non è solo " buono", pura bontà; e "perfetto", degno di tutte le sue gloriose perfezioni; ma "accettabile" - al nostro cuore e ai nostri affetti, che perciò teneramente l'abbracciano, e così, come, lo inglobano nella nostra volontà, facendo delle due volontà una sola. Portarci a questo punto è lo scopo principale di tutta la disciplina evangelica; e si può dire che l'ultimatum dell'obbedienza al Vangelo è: "giacere passivo nelle sue mani e non conoscere altra volontà che la sua".

Solo qui possiamo entrare pienamente nella bellezza e nella beatitudine della verità evangelica; solo qui possiamo sottometterci al peso della croce quotidiana, gloriarci nella tribolazione, sopportare pazientemente le afflizioni, sentire la dolcezza delle promesse, camminare in obbedienza ai precetti e percorrere la via che conduce alla gloria senza fine.


24 marzo

"Che in quel tempo eravate senza Cristo, estranei alla comunità d'Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo". –Efesini 2:12

L'Apostolo qui dice agli Efesini che nel loro stato naturale, prima divinamente vivificati e resi vivi per Dio, erano "senza Cristo", cioè senza manifesta unione e comunione con lui. Sebbene nei disegni di Dio e per la loro eterna elezione in Cristo fossero membra del suo corpo mistico, non erano stati battezzati in Cristo dallo Spirito per divenire membra vive del suo corpo spirituale, la Chiesa (1 Cor 12:13), e quindi non si era "rivestito di Cristo" (Gal 3:27).

E com'erano loro, tali eravamo noi. Eravamo "senza Cristo" nei nostri giorni gentili. Non aveva posto nei nostri pensieri. Non sapevamo nulla della sua Persona e della sua opera, del sangue e della giustizia, della bellezza e della beatitudine, della grazia e della gloria. Per noi era una radice spuntata da un terreno arido e ai nostri occhi non aveva forma né bellezza. Il suo nome avrebbe potuto essere sulle nostre labbra, ma il suo Spirito e la sua grazia non erano nei nostri cuori. E se le cose sono in qualche modo diverse ora con noi, se c'è fede in lui, speranza in lui o amore per lui, la grazia ha fatto tutto.

Non dimentichiamo mai ciò che eravamo prima di essere chiamati dalla grazia. Che il ricordo dei nostri peccati e di tutta la tendenza e corrente della nostra vita sia per noi amaro, affinché possiamo apprezzare e ammirare ancor più le ricchezze di quella grazia sovrana che si abbassò su di noi nella nostra condizione bassa e perduta. L'agnello pasquale doveva essere mangiato con erbe amare. Il ricordo della schiavitù egiziana dovrebbe sempre accompagnare il godimento della libertà evangelica e il santo dolore per il peccato nutrendosi della carne di Cristo.


25 marzo

"Tutti i tuoi figli saranno istruiti dal Signore". –Isaia 54:13

L’insegnamento di Dio può essere conosciuto e realizzato solo da coloro che hanno visto la fine di ogni perfezione creaturale e che sono completamente e sperimentalmente privi di ogni saggezza nella carne. E l'insegnamento di Dio non lascia l'uomo dove lo ha trovato: morto, stupido, mondano, insensibile e carnale. Se è in difficoltà, non lo lascia in difficoltà; se si sente colpevole, non lo lascia colpevole; se è nelle tenebre, non lo lascia nelle tenebre; ma lo solleva da questi mali. Così il popolo di Dio è continuamente portato a rivolgersi a Lui per ricevere istruzioni, perché sente che senza il suo insegnamento speciale non può sapere nulla come dovrebbe sapere.

No, più hanno, più vogliono avere; poiché non appena la luce si ritira, l'oscurità si fa sentire più sensibilmente. Se qualche testo della Scrittura è stato loro aperto, suscita il desiderio di farne conoscere altri in modo simile; se hanno avuto qualche consolazione, e gli viene tolta, ne fanno desiderare di nuovo. In modo che quanto più il popolo di Dio diventa saggio e spirituale, tanto più appare stolto e carnale ai propri occhi; quanto più sono forti nel Signore e nella potenza della sua potenza, tanto più sensibilmente sentono la debolezza della loro carne; e quanto più riescono a camminare a stretto contatto con il Signore, tanto più scoprono i miserabili vagabondaggi dei loro cuori vili e peccatori.


26 marzo

"Il Signore ama le porte di Sion." –Salmo 87:2

A cosa servono i cancelli? Due scopi: entrata e uscita. E anche Sion ha le sue porte di uscita e di entrata; ha le sue porte di accesso a Dio, ingresso alla presenza dell'Altissimo; "la porta della speranza", si apriva nella "valle di Acor". E chi ha aperto la porta; o meglio, chi non solo l'ha aperta e realizzata, ma è lui stesso la Porta? "Io sono la Porta", dice Gesù. E non è stata aperta "la porta" attraverso la sua carne lacerata? Come dice l'Apostolo: «Avere dunque, fratelli, libertà di entrare nel luogo santo in mezzo al sangue di Gesù, per la via nuova e vivente, che egli ha consacrato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne. " Attraverso le sue ferite sanguinanti, attraverso il suo costato trafitto, attraverso i suoi piedi e le sue mani maciullati, ora c'è accesso a Dio: "Una porta di speranza è spalancata nelle mani e nel costato trafitti di Gesù".

Esiste un altro accesso a Dio se non attraverso l'Agnello immolato? "Per mezzo di lui abbiamo accesso mediante un solo Spirito al Padre". Non c'è altro; poiché egli è "la via, la verità e la vita, e nessuno viene al Padre se non per mezzo di lui". Non è questa una via aperta? L'anima attraverso questa porta non "entra ed esce e trova pascolo" ed entra nella presenza immediata di Dio? Voi, amici miei, trovate mai l'accesso a Dio, un cuore per pregare, un senso di accettazione nella preghiera, una porta aperta e il potere per entrarvi? Cosa lo apre? Merito? Imposta il merito e saremo tutti dannati per un uomo. Non è merito, grande o piccolo; è il sangue dell'Agnello che, unico, ha aperto la via affinché i poveri peccatori perduti si avvicinino a Dio.


27 marzo

"Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, affinché possiamo comprendere ciò che Dio ci ha dato gratuitamente." –1 Corinzi 2:12

Quali fitte nubi di oscurità si stendono a volte sulle nostre anime; tutte le cose fuori dalla vista; i nostri segni e simboli sepolti, per così dire, nella nebbia. È come la nebbia marina, che esce dal seno dell'immensità e nasconde alla vista tutti gli oggetti. Le navi ciononostante sono in mare, ma questa fitta nebbia impedisce di vederle. Così a volte accade con la nostra anima: tutto è nebbioso, torbido e non si vedono segni dell'opera di Dio nei nostri cuori. Eppure noi li "conosciamo" ricevendo lo Spirito di Dio, perché è l'unico modo attraverso il quale possono essere conosciuti. Possiamo vedere la luce solo nella luce di Dio; credi solo mediante la fede di Dio; solo amore mediante l'amore di Dio; quindi possiamo conoscere solo le cose gratuitamente dateci da Dio mediante la rivelazione dello Spirito.

Ciò che sappiamo in modo salvifico, sperimentale, sentimentale, lo sappiamo solo tramite l'insegnamento divino. Quanto spesso è oscura la nostra mente; quanto in basso affondiamo a volte; è solo il Figlio di Dio che può farci risorgere; solo mediante la rivelazione del suo Spirito possiamo credere che siamo suoi. Sappiamo che è Dio quando risplende, come conosciamo il sole quando risplende nel cielo estivo. Lo conosciamo mediante l'insegnamento dello Spirito, ma non possiamo vederlo finché i nostri occhi non sono divinamente aperti. Il sole può splendere in tutto il suo splendore: comunica forse questo luce agli occhi dei ciechi? o riscaldare il cadavere che giace nella bara? I ciechi non vedono; i morti non sentono; i vivi, solo i viventi vedono e conoscono il Figlio di Dio.

28 marzo

"Che sono custoditi dalla potenza di Dio mediante la fede fino alla salvezza." –1 Pietro 1:5

Coloro che sono mantenuti dalla potenza di Dio attraverso la fede, sono spesso nella loro mente turbati e ansiosi, temendo se questa salvezza raggiungerà mai le loro anime, se non potranno rivelarsi dei naufraghi, se l'opera nel loro cuore è genuina, se l'opera nel loro cuore è genuina. se sono sotto insegnamenti divini. Ma il Signore dice che sono "custoditi mediante il suo potere mediante la fede fino alla salvezza" - custoditi come in questa città presidiata, finché la salvezza verrà in tutta la sua gloria, dolcezza, beatitudine e beatitudine nel loro cuore; preservati e circondati da tutti gli attributi di Dio dal naufragio della fede, fino a quando "ricevono il fine della loro fede, cioè la salvezza delle loro anime".

Allora povero, dubbioso, angosciato, timoroso, peccatore colpevole, questa promessa è per te. La tua anima è legata nel fascio della vita presso il Signore tuo Dio; il tuo personaggio e il tuo nome sono contenuti qui. Ed è una promessa adatta a te; sì, è una promessa adatta a tutti noi. Adatto a noi quando ci incontriamo, adatto quando siamo assenti, adatto alla città, adatto alla campagna; adatto per un figlio di Dio in stato di prova e tentazione, e adatto quando gode di una temporanea tregua da esse; adatto a lui in guerra, adatto a lui in pace; adatto a lui quando ruggiscono i cannoni e la terra trema, adatto a lui quando sembra non avere alcun nemico vicino, perché allora il nemico può avvicinarsi con uno stratagemma.

Sì, potresti indicarmi un solo momento in cui questa promessa non è adatta a te, sarebbe proprio quello il momento in cui la promessa ti servirebbe di più. Potresti mai arrivare al punto di dire: "Ora non ho più bisogno della promessa", proprio quel sentimento dimostrerebbe che eri sull'orlo di una caduta e quindi non hai mai avuto tanto bisogno della promessa come allora.


29 marzo

" Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi." –Isaia 35:5

Che questi miracoli siano compiuti mediante la potenza del Vangelo è chiaro dalle parole che immediatamente precedono: "Ecco, il tuo Dio verrà con vendetta, Dio con una ricompensa; egli verrà e ti salverà" (Isaia 35:4). . E come può Dio venire e salvare se non nel Vangelo, e facendone il proprio potere per la salvezza? Se ripensi alla tua esperienza vedrai che uno dei primi effetti della potenza del Vangelo sul tuo cuore è stato quello di aprire le tue orecchie per riceverlo come un messaggio di Dio. Quando, ad esempio, sei stato portato per la prima volta sotto il suo suono e hai cominciato a comprendere e a sentire ciò che udivi, non ti sono stati dati, per così dire, nuove orecchie per ascoltarlo e un nuovo cuore per riceverlo? Non sono stati con te giorni memorabili in cui hai udito per la prima volta il suono gioioso della salvezza per grazia gratuita? quando per la prima volta è caduta nella tua anima quella beata notizia che ha fatto palpitare il tuo cuore di indicibile gioia? Dio stava allora circoncidendo il tuo orecchio, stappandolo e trasmettendo il Vangelo nel tuo cuore attraverso di esso. "Poiché la fede viene dall'udire e l'udire dalla parola di Dio" (Romani 10:17).

«Appena sentiranno parlare di me», dice il Signore nella profezia, «mi obbediranno, gli stranieri si sottometteranno a me» (Salmo 18:44). Quel vangelo che per gli altri era morte, per te era vita; e quel messaggio al quale altri forse digrignavano i denti, arrivò nel tuo cuore con una dolcezza indescrivibile come la voce stessa di Dio alla tua anima.


30 marzo

"In questo è glorificato il Padre mio: che voi portiate molto frutto; così sarete miei discepoli". –Giovanni 15:8

Portare molto frutto non solo dà gloria a Dio, ma dimostra che questi ricchi portatori di frutto sono autentici discepoli del Signore Gesù. Ora, sebbene non vi sia alcun merito nel portare frutto, a volte ne traggono conforto, come prova di un'unione duratura con Cristo. "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore; come anch'io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore." Non si può mantenere la santa fiducia nell’anima se non camminando in santa obbedienza; né può esserci alcuna vera comunione spirituale con Dio finché la colpa della disobbedienza grava pesante e pesante sulla coscienza. Per tracciare sentieri diritti per i nostri piedi; camminare nel timore di Dio; vivere alla sua gloria, non sono solo dolci prove di genuino discepolato, ma la fede, la speranza e l’amore non possono essere mantenute senza di esse.

Eppure, se sappiamo qualcosa di cosa sia il frutto evangelico e di cosa siamo noi poveri e vili peccatori, non dovremmo forse mettere troppo spesso la bocca nella polvere? Invece di rallegrarci della nostra fecondità, non dovremmo spesso piuttosto lamentarci della nostra sterilità e gridare: "La mia magrezza, la mia magrezza, guai a me!" Tuttavia, se vediamo e sentiamo una carenza in questi punti in noi stessi e negli altri e, confrontando i nostri cuori, le nostre labbra e la nostra vita con la parola di verità, dobbiamo dichiararci colpevoli, questo ci scoraggerà completamente? No. Proprio questo scoraggiamento può rivelarci utile. È bene, a volte, scoraggiarsi; perché ci fa imparare che «senza Cristo non possiamo fare nulla», e che solo con la sua grazia possiamo produrre frutti alla sua gloria. È dunque bello vedere e sentire la nostra sterilità e infruttuosità; poiché è proprio questa visione e questo senso della nostra mancanza di frutto che ci porta con desideri sinceri al Signore Gesù Cristo affinché operi in noi la volontà e l'azione secondo il suo beneplacito.


31 marzo

“Infatti egli ha fatto diventare peccato per noi colui che non conosceva peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui”. –2 Corinzi 5:21

Il nostro benedetto Signore si è offerto per il peccato; cioè, affinché potesse cancellare il peccato mediante il sacrificio di se stesso: "Colui che portò se stesso i nostri peccati nel proprio corpo, sul legno" (1 Pietro 2:24). Era assolutamente necessario o che il peccatore soffrisse nella propria persona, o in quella di un sostituto. Gesù è diventato questo sostituto; si trovava virtualmente al posto del peccatore e sopportò nel suo santo corpo e nella sua anima santa la punizione che gli era dovuta; poiché egli "era annoverato tra i trasgressori". Egli così, mediante l'effusione del suo sangue preziosissimo, aprì nel suo sacro corpo una fonte per ogni peccato e ogni impurità (Zaccaria 13:1).

La croce era il luogo sul quale veniva offerto questo sacrificio; poiché come il sangue dell'agnello immolato veniva sparso ai piedi dell'altare, asperso sui suoi corni e bruciato nel fuoco eterno, così il nostro benedetto Signore versò il suo sangue sulla croce. Lì sopportò l'ira di Dio fino all'estremo; lì egli cancellò il peccato con il sacrificio di se stesso; ivi offrì la sua anima e il suo corpo santi, tutta la sua umanità pura e sacra, in unione con la sua eterna Divinità, in espiazione dei peccati del suo popolo.

Così ogni loro peccato è stato espiato, espiato, allontanato, cancellato, e mai più sarà loro imputato. Questo è il grande mistero dell’amore redentore e del sangue espiatorio. Qui la croce risplende in tutto il suo splendore; qui Dio e l'uomo si incontrano nel sacrificio del Dio-uomo; e qui, in mezzo alle sofferenze e ai dolori, ai gemiti e alle lacrime, al sangue e all'obbedienza del caro Figlio di Dio nella nostra natura, la grazia regna attraverso la giustizia fino alla vita eterna.