Letteratura/Da Pietro al papato/Capitolo Primo: differenze tra le versioni
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CAPITOLO PRIMO: PIETRO UNO DEI DODICI APOSTOLI | |||
== Nomi di Pietro == | |||
Pietro viene chiamato nel Nuovo Testamento in quattro modi diversi: Simeone /Simone e Cefa/Pietro. I primi due gli vennero imposti alla nascita e rispecchiano l'uso galilaico di attribuire a un bimbo due nomi — generalmente affini per assonanza — semitico l'uno e greco l'altro. Simeone (nome portato pure da un figlio di Giacobbe) è strettamente ebraico e ricorre soltanto in bocca al giudaizzante Giacomo, fratello del Signore (1) . Il nome Simone — autenticamente greco in quanto è attestato anche presso Aristofane — si spiega con l'influsso ellenistico esistente nella nativa città di Betsaida; anche Andrea, fratello di Pietro, portava un nome tipicamente greco (2) . L'apostolo nel Nuovo Testamento viene usualmente chiamato Simone quando gli si parla — solo il semita Giacomo lo chiama con il nome semitico di Simeone —; nelle narrazioni è di solito denominato Pietro (3) . | |||
Cefa-Pietro, che costituiscono l'originale aramaico e la sua traduzione greca, sono invece l'appellativo che Gesù diede all'apostolo (4) . Nel Vangelo di Giovanni si preannunzia tale appellativo per un tempo futuro indeterminato (Gv 1, 42); nonostante l'affermazione di Marco: « Simone, che egli chiamò Cefa» (5) , tale appellativo gli fu imposto non alla sua vocazione, bensì nel momento in cui l'apostolo confessò la messianicità di Gesù (Mt 16, 18). Con tale appellativo — sconosciuto come nome proprio prima dell'apostolo — Pietro era noto anche in regioni lontane da Gerusalemme, come in Galazia e a Corinto (6) . L'epiteto, impostogli dal Cristo, all'inizio non era sentito come nome proprio, tanto è vero che fu tradotto con il nome greco Petros — sa cui il latino Petrus e l'italiano Pietro — (i nomi non si traducono mai, ma si riproducono tali e quali), ma poi nel corso degli anni, fu considerato come nome proprio e finì con l'eliminare quasi totalmente gli originari Simeone o Simone (7) . | |||
== Dati biografici == | |||
Pietro era figlio di Giovanni(8) , nome che non si può ricollegare con il bar-jona di Matteo, usualmente tradotto con «figlio di Giona » (Mt 16, 17); infatti i due nomi Giona («colomba») e Giovanni («Il Signore è misericordioso») non sono tra loro intercambiabili; inoltre il nome personale di Giona, dopo essere stato portato dal profeta vissuto al tempo dei Re, più non riappare nell'onomastica ebraica, per cui ben difficilmente potè essere usato dal padre di Simone(9) . Quindi o ricorrere all'errore di un copista che scambiò il nome di Giovanni con quello di Giona o fare di Barjona un appellativo con il senso di «terrorista», epiteto proprio degli zeloti (10) . | |||
Nato a Betsaida (= città di pescatori), da ricercarsi con ogni verosimiglianza sulla riva nord-orientale del lago di Tiberiade presso lo sbocco del Giordano, il futuro apostolo vi apprese una cultura impregnata di ellenismo. La città ricostruita da Erode Filippo con il nome di Giulia, in onore della figlia di Augusto, giaceva in una regione pagana, dove il greco era predominante; si spiegano in tal modo i nomi greci di Simone, Andrea, fratello di Pietro, e di Filippo pur esso di Betsaida (Gv 1, 44). | |||
Pietro dovette ben presto stabilirsi a Cafarnao (Caphernahum), dove lo troviamo, con la famiglia, all'inizio della vita pubblica di Gesù e dove esercitava il lavoro di pescatore (11) . In questa città — posta sulla sponda nord-occidentale del lago di Tiberiade e ora chiamata Tell Hum, distante poco più di trenta chilometri da Nazaret — l'apostolo possedeva una casa nella quale ospitò non poche volte, Gesù Cristo (12) . | |||
Pietro aveva un fratello di nome Andrea, era già sposato quando conobbe Cristo, e teneva con sé la propria suocera (Mt 8, 14). Lasciata la moglie per seguire Gesù più da vicino (Lc 18, 28-29), la riprese più tardi e la condusse con sé nei viaggi missionari (13) . Le notizie tardive sui suoi figli e sul martirio della moglie, di cui parleremo più avanti, sono puramente leggendarie. | |||
Come pescatore possedeva una barca con la quale lavorava assieme al fratello (Lc 5, 3) in unione con i due figli di Zebedeo, detti suoi « soci » (Lc 5, 10). La vita di pescatore sul lago di Tiberiade, assai spesso turbolento, dovette sviluppare in Pietro vigore e coraggio, rendendogli più facile il trarsi d'impaccio nella varie situazioni della vita. Dal contesto in cui Giovanni pone la vocazione di Pietro, sembra si possa dedurre con relativa sicurezza che egli pure apparteneva al gruppo dei discepoli di Giovanni dei quali condivideva l'attesa messianica. Di qui l'entusiasmo del fratello che, dicendogli bruscamente: « Abbiamo trovato il Messia », lo invita ad andare con lui (Gv 1, 41). | |||
Sia nella città natale sia a Cafarnao, divenuta poi la sua residenza, Pietro fu spesso in contatto con stranieri, per cui dovette acquisire una certa familiarità con la cultura ellenista e con la lingua greca. Il suo aramaico aveva un accento spiccatamente galilaico, che ne tradiva l'origine (Mt 26, 73). Pietro conosceva bene l'Antico Testamento che veniva letto nelle sinagoghe, cosicché egli lo cita spesso a sostegno delle sue affermazioni secondo la versione greca dei Settanta (At 1, 20; 2, 15-21.25-28.34). I sinedristi tuttavia lo ritenevano, unitamente agli altri apostoli, un illetterato ( agrâmmatos ) e un incolto ( idiotès ) perché non aveva seguito un vero corso di studi rabbinici (14) . | |||
== Vocazione di Pietro == | |||
a) Il primo contatto di Pietro con il Maestro avvenne poco dopo il battesimo di Gesù 2, pare, di buon mattino(15) ; in quell'attimo il Maestro con i suoi occhi penetranti scrutò ben presto (emblépsas ) Simone, così come farà una seconda volta dopo il rinnegamento(16) . In quell'occasione gli preannunciò il suo futuro cambiamento di nome con la frase: « Tu sei Simone, figlio di Giovanni, ma sarai chiamato Cefa » (Gv 1, 42). | |||
Pietro, con Gesù e i suoi primi discepoli, il giorno dopo (Gv 1, 43), partì per Cafarnao, passando da Cana, paese d'origine di Natanaele, che va forse identificato con l'apostolo Bartolomeo (GV 21, 2). Siccome il terzo giorno si attuarono le nozze di Cana (Gv 2, 11), si può pensare che i discepoli vi siano arrivati con alcuni giorni di ritardo, il che permise loro ugualmente di partecipare alla festa nuziale che di solito si protraeva per sette giorni. E' più comprensibile in tal caso la scarsezza del vino, consumato nei primi banchetti più abbondantemente del previsto. Quivi Pietro assistette di persona al miracolo della mutazione dell'acqua in vino. (Gv 2, 11). Dopo un breve soggiorno a Cafarnao con la madre, i fratelli di Gesù e i suoi discepoli, Pietro tornò con gli altri apostoli al proprio lavoro, pur non perdendo i contatti con il Maestro che stava iniziando la sua vita pubblica (Gv 2, 12). | |||
b) Più tardi Pietro fu definitivamente chiamato da Gesù ad abbandonare la sua pesca per seguire il Maestro nella sua missione. Di questo appello all'apostolo abbiamo due diverse relazioni, una più breve propria dei primi due sinottici e l'altra più lunga presentata da Luca. | |||
Secondo Marco e Matteo, Gesù trovò Pietro ed Andrea mentre stavano gettando in mare dalla spiaggia il giacchio (amfìblestrom ) e promise loro di farli pescatori d'uomini. Poi, passando oltre, chiamò Giacomo e Giovanni i quali stavano rappezzando le reti ( ta diktua ) che si calavano dalla barca. I quattro, lasciata ogni cosa, seguirono definitivamente il Maestro (Mc 1, 16-20; Mt 4, 18-21). | |||
Luca vi aggiunge delle precisazioni che aveva accuratamente attinto dalla tradizione o da altri documenti: Gesù, dopo una notte trascorsa dagli apostoli inutilmente sul mare in cerca di pesci, si mise a predicare dalla barca di Simone alla folla adunatasi sulla spiaggia. Poi ordinò a Simone di prendere il largo e di gettare le reti, il che egli si affrettò a compiere non senza avere prima notato l'inutilità dei tentativi precedenti. La pesca fu così abbondante che le reti minacciavano di rompersi, e Simone fece cenno ai suoi soci di venire in aiuto. Giovanni e Giacomo accorsero e le due barche furono ricolme di pesci; allora Simone, stupito, si pose ginocchioni dinanzi a Gesù pregandolo: « Allontanati da me, che sono peccatore! ». Gli altri lo imitarono. Ma Gesù disse a Simone: « Non temere, da questo momento pescherai uomini ». Allora i quattro ricondotte le barche a terra, lasciarono tutto per seguire Gesù(17) . | |||
La differenza dei racconti si spiega con la diversa scelta psicologica dei particolari da parte dei singoli evangelisti. Luca più che sulla chiamata dei quattro, insiste sul prodigio che l'ha occasionata e pone l'enfasi sul colloquio di Gesù con Pietro, lasciando nell'ombra gli altri apostoli. Marco invece, seguito da Matteo, tralascia il miracolo determinante, per descrivere con più particolari la chiamata diretta dei quattro, con la loro successiva pronta ubbidienza: « Seguitemi! » ( déute opìso mou ). Psicologicamente è più armonico il racconto di Luca che fa preparare la pronta risposta degli apostoli con l'episodio della pesca miracolosa, rendendo così più logico il loro abbandono della vita di pescatori per seguire il Taumaturgo. | |||
Subito dopo avvenne – a quel che pare – la guarigione della suocera di Pietro, anche se vi può essere discussione in merito (18) . | |||
c) Più tardi Pietro fu scelto con altri discepoli perché costituisse il gruppo dei Dodici. Ciò avvenne dopo una notte di preghiera (Lc 6, 12 s), su di una montagna ritenuta un luogo più vicino a Dio (Mc 3, 13; Mt 10, 1 ss). Siccome i Dodici furono inviati a predicare a due a due il prossimo avvento del regno (Mc 6, 7), essi furono chiamati « apostoli », nome che etimologicamente significa « inviati » (Lc 6, 13; Mt 10, 2; Mc 6, 30). Pietro – con ogni probabilità – ebbe per compagno di missione Giovanni, come si può arguire dai seguenti motivi: | |||
*1) Anche più tardi Gesù inviò loro due perché preparassero ogni cosa per la cena pasquale (Lc 22, 8). | |||
*2) Spesso Pietro e Giovanni appaiono associati nella storia evangelica per cui assieme seguono Gesù condotto dinanzi al Sinedrio (Gv 18, 5 ss) e insieme corrono al sepolcro vuoto del Risorto (ivi 20, 3 ss). | |||
*3) Stavano vicini e se la intendevano tra di loro all'ultima Cena quando Pietro volle sapere chi fosse il traditore (Gv 13, 24). Pietro si interessò particolarmente di Giovanni durante l'apparizione del Risorto: « Di lui che ne sarà?» (Gv 21, 20-21). Anche nel libro degli Atti si trovano insieme sia nella guarigione dello zoppo (At 3, 1) sia nella missione a Samaria (8, 14). | |||
*4) Entrambi formavano, con Giacomo, il cerchio delle persone più intime di Gesù, come appare dalla resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5, 37) e nella trasfigurazione di Gesù (Mc 9, 2); sul monte degli Ulivi chiesero a Gesù quando si sarebbe avverata la distruzione di Gerusalemme (Mc 13, 31); essi furono vicini al Maestro anche durante la preghiera nell'orto di Getsemani (Mc 14, 33). | |||
*5) Si ricordi che Andrea e Giacomo sono inclusi nella lista degli apostoli tra Pietro e Giovanni (Mc 6, 14 e paralleli), per cui il ricollegare questi due ultimi tra di loro saltando i due anelli intermedi sembra voler dire che essi erano uniti nel lavoro (Lc 8, 51; 9, 28; At 1, 13). | |||
== Funzione di Pietro nel gruppo dei Dodici == | |||
Pietro, per il suo carattere ardente e impetuoso, era il naturale trascinatore degli altri discepoli. Nei Vangeli appare sempre come primo nella lista degli apostoli, pur variando la successione dei nomi seguenti. Matteo espressamente scrive: « Primo, Pietro » (Mt 10, 2) (19) . | |||
I Vangeli lo presentano spesso quale «portavoce» degli apostoli, per cui Pietro spesso risponde a nome degli altri, come ad esempio nel « Tu sei il Cristo» (Mc 8, 19ss). Dopo il suo tentativo di rimuovere Gesù dalle sofferenze e dalla morte, Gesù guardò tutti i discepoli, ma rivolse solo a Pietro la severa parola: « Allontanati da me, Satana! » (Mc 8, 33). Fu Pietro a proporre di alzare tre tende durante la trasfigurazione di Gesù (Mc 9, 5). Spesso è lui che pone delle domande riguardanti tutti i discepoli: « Quante volte devo perdonare ai miei fratelli? » (Lc 12, 41; « Noi tutto abbiamo abbandonato per seguirti » (Mc 10, 28). In Mc 14, 29 è Pietro che giura fedeltà al Signore; al v. 37 è Pietro che Gesù rimprovera per non aver saputo vegliare un'ora; è ancora Pietro che chiede a Gesù chi sia il traditore (Gv 13, 24). A Cafarnao dopo la moltiplicazione dei pani, alla domanda di Gesù, se pur essi i Dodici, se ne volessero andare, Pietro risponde a nome di tutti: « A chi ce ne andremo? Tu solo hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio » (Gv 6, 68). La forma del perfetto allude alla precedente esperienza, che perdura tuttora nei suoi effetti: « Abbiamo creduto ( pepisteùkamen ) e saputo ( egnôkamen ), ma continuiamo pure a credere e a sapere ». L'espressione « Santo di Dio » indica uno stadio primitivo della fede evangelica, anteriore alla penetrazione evangelica propria del Vangelo di Giovanni, per cui esso presenta ogni garanzia di autenticità, anche a coloro che si accostano al Vangelo come a un puro documento del passato (20) . L'elevatezza spirituale del Messia, in contrasto con la miseria umana, funse sempre da calamita per Pietro (cfr 1 Pt 2, 22). Non è però detto che Pietro comprendesse tutte le implicazioni teologiche incluse nella sua confessione « Tu sei il Santo di Dio ». Sarà lo Spirito Divino che successivamente conferirà agli apostoli la visione completa del Cristo, quale Messia spirituale. | |||
Matteo aggiunge di proprio di proprio alcuni episodi riguardanti Pietro, come, ad esempio, l'invito di Gesù rivolto a questo uomo « di scarsa fede» ( oligòpiste) di camminare sulle acque (Mt 14, 28ss); l'elogio a Pietro dopo la sua professione di fede (16, 17-19); l'obolo pagato da Gesù per il solo Pietro (17, 24-27). E' inutile insistere su quest'ultimo episodio per sostenere l'importanza vicariale di Pietro dal momento che, essendo presente solo lui (v. 25), Gesù non poteva compiere un miracolo anche per altri apostoli assenti; tale prodigio era poi un segno di riconoscenza per Pietro che lo ospitava. L'episodio mostra solo l'interesse mattaico per Pietro, ma non la superiorità dell'apostolo sugli altri. | |||
Anche Luca, a suo modo, mette in risalto Pietro: è Pietro, infatti, che dovrà «confermare» gli altri apostoli (Lc 22, 31). Marco – che arbitrariamente si presenta come testimone dell'umiltà di Pietro – pone in rilievo l'apostolo come quanto riporta il comando di Gesù alle donne: « Andate a dire ai discepoli e a Pietro, che Gesù li precede in Galilea » sottolineandone così, a modo suo, l'importanza (Mc 16, 7). | |||
Pure nel quarto Vangelo, dove predomina la figura di Giovanni, « il discepolo che Gesù amava » (21) , non mancano accenni al risalto goduto da Pietro. Dopo la resurrezione del Cristo Giovanni arriva per primo al sepolcro e crede, ma attende che Pietro vi entri per primo (GV 20, 4). | |||
I cattolici danno un enorme risalto a questi interventi particolari di Pietro per dedurne che egli era capo del collegio apostolico. Se tale fenomeno avesse avuto inizio solo dopo il Tu sei Pietro , potremmo anche accettare tale conclusione, ma il fatto che esso sussista sempre anche prima dell'elogio di Gesù, ci vieta di intenderlo come prova della sua missione di « Vicario di Cristo»; tali fatti provano solo il carattere dinamico dell'apostolo, che possedeva eminenti doti di iniziativa personale e di entusiasmo propulsore. Anche nel suo lavoro di pescatore, tra i quattro suoi collaboratori, egli, forse per l'età o per il carattere, godeva di una superiorità indiscussa tra gli stessi Zebedei, che sono detti « soci di Simone » (Lc 5, 10). | |||
Tali episodi documentano solo l'innata attitudine al comando, ma non provano ancora la reale sussistenza di tale sua superiorità in mezzo al collegio apostolico. Anzi il resto del Nuovo Testamento, come vedremo meglio in seguito, esclude il suo ruolo di capo in mezzo ai discepoli di Cristo e alla Chiesa primitiva. | |||
== NOTE == | |||
*1. At 15, 14, tale nome sembra attestato anche in 2 Pt 1, 1 (codici SAKLP) più del concorrente Simone (B). | |||
*2. Andrea è nome greco «con il senso di virile»; cfr. S. Dalman, Les itineraires de Jésus, Paris 1930, pp. 215ss. | |||
*3. Nei discorsi è chiamato Cefa (= Pietro) solo in Mt 16, 18 dove gli si impone appunto tale nome. Nelle narrazioni ricorre Simone solo nei racconti che riguardano l'apostolo prima della sua vocazione. Interessante al proposito il cambio di nome che si rinviene in Mt 17, 24-26. Giovanni ama il binomio Simone-Pietro (= «Simone, il roccioso»), che invece non appare mai in Marco e una volta sola in Matteo e Luca in circostanze che si riferiscono a tratti salienti della vita dell'apostolo: sua confessione (Mt 16, 16) e sua vocazione (Lc 5, 8). Nei discorsi solo eccezionalmente e quasi per abitudine, è chiamato Pietro come è nel caso dell'angelo (Mc 16, 7) o per sottolineare il contrasto tra la fermezza del nome e il prossimo rinnegamento (Lc 22, 34). Tale nome è pure usato dalla voce celeste che gli parlò, quasi per sottolineare che quella era una delle circostanze in cui Simone doveva esercitare la sua missione insita nell'appellativo «Pietro» (At 10, 13; 11, 7). Pietro ricorre 154 volte nel Nuovo Testamento, Simone 75 volte, Kefas 9 volte di cui 8 volte in Paolo, che lo chiama Pietro solo 2 volte, ma mai Simone. Tra i vari studi più recenti riguardanti il nome Kefas-Petros cito George Howard, The Meaning of Petros-Petra, in «Restoration Quarterly» 10 (1967), 217-221. | |||
*4. Non vi è motivo per supporre con K.G. Goets (Petrus als Grunder und Oberhaupt der Kirche und Schauer von Gesichten nach den alterchristlichen Berichten und Legende, 1927, pp. 67) che siano stati gli apostoli e non Gesù a imporgli tale epiteto. | |||
*5. Mc 3, 16. Il passo di Marco vuole semplicemente identificare l'apostolo Simone con colui che era meglio noto come Cefas/Pietro. Anche Giacomo e Giovanni sono già soprannominati Boanerges (3, 17), benché tale epiteto sia stato imposto loro in un'altra circostanza. | |||
*6. Nelle lettere paoline ricorre sempre la forma Cefa, grecizzata Cefas (Ga 1, 18; 2, 9; 1 Co 1, 12; 3, 22; 9, 5 ecc.), ad eccezione di Ga 2, 7.8 dove ricorre Petros (forse perché riproduce un documento anteriore), che A. Merx vorrebbe però correggere anche qui in Cefas. | |||
*7. Secondo il Keim si sarebbe chiamato Pietro anche un liberto di Berenice, madre di Agrippa I (cfr. G. Flavio, Ant. Giud. 18, 6, 3: Petrus che sarebbe una abbreviazione di Petronius), ma tale nome, mai attestato, va corretto in Pròtos con i codici migliori. Solo in aramaico appare un Petròs da ricollegarsi a pèter («primogenito»; cfr. Strack-Billerbeck, Kommentar zum Neuen Testament aus Talmud und Midrash, vol. I, p. 330). | |||
*8. Gv 1, 42; 21, 15.16.17. In Gv 1, 42 vi sono tuttavia varie lezioni, oltre a Ioannou si legge Iona e Ioanna lezioni armonistiche derivate probabilmente da Mt16, 17. | |||
*9. Lo Iona (o Ionna), con cui nel LXX B è trascritto Iochanan in 2 Re 25, 23 e Gr 40, 8 (LXX 47, 8), è un errore dei copisti per Ioannan («Giovanni»). Simile fenomeno si rinviene pure in 1 Cr 26, 3 LXX dove il cod A ha Iônan, il cod B Iônas, mentre gli altri codici, con più correttezza, hanno Ioannan («Giovanni»). Il nome Giona, di possibile origine accadica, fu portato dal profeta ebraico di Gat-Nefer (2 Re 14, 25). Curiosa l'armonizzazione insostenibile di due Mss parigini greci che rispettivamente fanno di Giona il padre e di Giovanna la madre di Pietro (Reg 1789) oppure viceversa (Reg 1026). | |||
*10. Per questo senso si veda il commento a Mt 16, 17. | |||
*11. Il nome Cafarnao significa il «villaggio di Nahum» che, secondo una tradizione poco attendibile, sarebbe il profeta omonimo. Il nome odierno Tell Hum o «colle di Hum» è una storpiatura dell'antico Tahum, nome del rabbino che vi ebbe una sepoltura venerata. La casa di Pietro — trasformata in tempio da parte dei proprietari, suoi parenti e forse vescovi della Chiesa locale — era ancora visibile al sec. IV, quando un pellegrino (forse Egeria) la visitò. | |||
*12. Mt 8, 14. La casa innominata, dove Gesù più volte prese dimora mentre era a Cafarnao, con tutta probabilità è l'abitazione di Pietro (Mc 2, 1; 3, 20; 7, 17; 9, 28; 9, 33; Mt 9, 28; 13, 1.36; 17, 25 e forse anche Mc 10, 10), perché Gesù mancava di casa propria (Mt 8, 20). Il fatto che Gesù vi si fermò più volte fa dire all'evangelista che Cafarnao era la sua città (Mt 9, 1 + Mc 2, 1). Si legga l'interessante studio di P. Efrem Ravarotto, La «casa» del Vangelo di Marco è la casa di Simone-Pietro?, in «Antonianum» 42 (1967), pp. 399-419. | |||
*13. 1 Co 9, 5. Il greco adelfê gunê indica infatti una «sorella sposa»; sarebbe senza senso dire una «sorella donna», ché in tal caso il «donna» sarebbe superfluo (cfr. 1 Co 7, 12.14.15). Anche Clemente Alessandrino riconosce che qui «donna» non può significare altro che «moglie», soltanto vi aggiunge senza alcun motivo, che i due non convivevano maritalmente (Stromata 3,6,53). | |||
*14. At 4, 13. L'aggettivo agrámmatos indica una persona senza istruzione letteraria sia per i greci (cfr. Platone, Timeo 23, 8) che per i Giudei (cfr. Gv 7, 15). Il vocabolo idiotés (idiota) designava per i greci il semplice cittadino privato e per i Giudei la «gente del volgo» ( 'am-hà-àrez ). Cfr. il proverbio «Mai uno zoticone teme il peccato né lo teme un uomo del volgo» ('am-hà-àrez ; Pirge Avoth Ediz. Taylor, p. 30). Per questo fatto i sacerdoti si irritavano dinanzi alle citazioni bibliche, che Pietro adduceva. | |||
*15. Tra le varie lezioni prôtos , prôton e proì i moderni propendono ora per quest'ultima « di buon mattino», benché sia testimoniata solo da pochi codici dell'Italia (b e, Vers. Sir. cfr Bible de Jerusalemme; Boismard , Du Baptême à Cana , Paris 1959, p. 84; C.J. Cadoux , The Johannine Account of the Early Ministry of Jesus , in «Journal of Theol. Studies» 1919, pp. 311 ss; Placido da Sortino , La vocazione di Pietro secondo la tradizione sinottica e secondo S. Giovanni , in Pietro, Atti della XIX Settimana Biblica, Brescia 1967, pp. 27-57. | |||
*16. Gv 1, 42 (emblépsas ) con Lc 22, 61 (enéblepsen ); Giovanni vuol forse con questo ricollegare le due scene? | |||
*17. Lc 5, 1-11. Si noti come l'evangelista lasci, come sempre, Andrea nell'ombra, per far risaltare il trinomio Simone, Giacomo, Giovanni. Si noti pure che in Matteo Pietro fu per primo chiamato all'apostolato, per cui si spiegherebbe meglio il « prôtos » (« primo ») di Mt 10, 2. | |||
*18. La cronologia è infatti incerta: Matteo non dà alcuna indicazione cronologica; Luca (4, 16-38) pone il miracolo prima della chiamata dei discepoli (Lc 5, 1-11); Marco dopo la vocazione (Mc 1, 14-20; 21; 29). Benché i Vangeli non abbiano usualmente intenti cronologici, è preferibile la cronologia di Marco che ci presenta in questo caso indicazioni assai più precise: Gesù chiama i discepoli che lo seguono nella sinagoga (1, 20ss) dove il Maestro guarisce un indemoniato; appena usciti, Gesù va in casa di Simone (v. 29) e vi rimane tutto il giorno (si noti l'imperfetto diêkone ! « lo serviva » continuativo!). All'uscio si presentavano vari ammalati (v. 32), la mattina dopo Gesù va nel deserto dove viene trovato dai discepoli (v. 35ss). | |||
*19. Prôtos (senza articolo), indica il primo di una serie e si può tradurre « dapprima » ( d'abord , P. Bonnard , S. Matthieu ); esso può indicare sia che Pietro era il più significativo dei Dodici, sia che per primo era stato chiamato all'apostolato (cfr Mt 4, 18). | |||
*20. L'espressione «Santo di Dio » include i seguenti elementi: a) Gesù è il maestro più alto, per cui Pietro può dire: « A chi ce ne andremo, se non da Gesù! » (Gv 3, 2); b) Gesù è sorgente di illuminazione vitale, in quanto dona la vita (6, 63); c) Gesù è l'incarnazione stessa della «santità», è «il santo di Dio ». Questo epiteto posto in bocca ai dèmoni (cfr Mc 1, 24), doveva segnare un titolo messianico. Ai Giudei Pietro rimprovera di aver « rinnegato » il « Santo dei Giusti! » (At 3. 14). Dio è il santo per eccellenza (Is 1, 4), in quanto per la sua superiorità e unicità si diversifica da tutte le creature. A tale santità partecipano i suoi ambasciatori: Aronne (Sl 106, 16), il profeta (2 Re 4, 9), la nazione d'Israele (Es 19, 6; Nm 16, 3) costituita da « santi » (Zc 14, 5; Dn 7, 18.22.25.27). Il Messia, il più perfetto inviato di Dio, è il « Santo di Dio » per eccellenza (Ap 3, 7; 1 Gv 2, 20; per il Giusto cfr 1 Gv 2, 1). | |||
*21. Secondo Gv 13, 23 il «discepolo amato » riposa sul seno di Gesù, come Gesù in quello del Padre (kòlpos cfr. Gv 1, 18); dinanzi alla croce prende il posto di Gesù nel ricevere la sua madre su questa terra! | |||
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Versione delle 18:45, 4 gen 2024
CAPITOLO PRIMO: PIETRO UNO DEI DODICI APOSTOLI
Nomi di Pietro
Pietro viene chiamato nel Nuovo Testamento in quattro modi diversi: Simeone /Simone e Cefa/Pietro. I primi due gli vennero imposti alla nascita e rispecchiano l'uso galilaico di attribuire a un bimbo due nomi — generalmente affini per assonanza — semitico l'uno e greco l'altro. Simeone (nome portato pure da un figlio di Giacobbe) è strettamente ebraico e ricorre soltanto in bocca al giudaizzante Giacomo, fratello del Signore (1) . Il nome Simone — autenticamente greco in quanto è attestato anche presso Aristofane — si spiega con l'influsso ellenistico esistente nella nativa città di Betsaida; anche Andrea, fratello di Pietro, portava un nome tipicamente greco (2) . L'apostolo nel Nuovo Testamento viene usualmente chiamato Simone quando gli si parla — solo il semita Giacomo lo chiama con il nome semitico di Simeone —; nelle narrazioni è di solito denominato Pietro (3) .
Cefa-Pietro, che costituiscono l'originale aramaico e la sua traduzione greca, sono invece l'appellativo che Gesù diede all'apostolo (4) . Nel Vangelo di Giovanni si preannunzia tale appellativo per un tempo futuro indeterminato (Gv 1, 42); nonostante l'affermazione di Marco: « Simone, che egli chiamò Cefa» (5) , tale appellativo gli fu imposto non alla sua vocazione, bensì nel momento in cui l'apostolo confessò la messianicità di Gesù (Mt 16, 18). Con tale appellativo — sconosciuto come nome proprio prima dell'apostolo — Pietro era noto anche in regioni lontane da Gerusalemme, come in Galazia e a Corinto (6) . L'epiteto, impostogli dal Cristo, all'inizio non era sentito come nome proprio, tanto è vero che fu tradotto con il nome greco Petros — sa cui il latino Petrus e l'italiano Pietro — (i nomi non si traducono mai, ma si riproducono tali e quali), ma poi nel corso degli anni, fu considerato come nome proprio e finì con l'eliminare quasi totalmente gli originari Simeone o Simone (7) .
Dati biografici
Pietro era figlio di Giovanni(8) , nome che non si può ricollegare con il bar-jona di Matteo, usualmente tradotto con «figlio di Giona » (Mt 16, 17); infatti i due nomi Giona («colomba») e Giovanni («Il Signore è misericordioso») non sono tra loro intercambiabili; inoltre il nome personale di Giona, dopo essere stato portato dal profeta vissuto al tempo dei Re, più non riappare nell'onomastica ebraica, per cui ben difficilmente potè essere usato dal padre di Simone(9) . Quindi o ricorrere all'errore di un copista che scambiò il nome di Giovanni con quello di Giona o fare di Barjona un appellativo con il senso di «terrorista», epiteto proprio degli zeloti (10) .
Nato a Betsaida (= città di pescatori), da ricercarsi con ogni verosimiglianza sulla riva nord-orientale del lago di Tiberiade presso lo sbocco del Giordano, il futuro apostolo vi apprese una cultura impregnata di ellenismo. La città ricostruita da Erode Filippo con il nome di Giulia, in onore della figlia di Augusto, giaceva in una regione pagana, dove il greco era predominante; si spiegano in tal modo i nomi greci di Simone, Andrea, fratello di Pietro, e di Filippo pur esso di Betsaida (Gv 1, 44).
Pietro dovette ben presto stabilirsi a Cafarnao (Caphernahum), dove lo troviamo, con la famiglia, all'inizio della vita pubblica di Gesù e dove esercitava il lavoro di pescatore (11) . In questa città — posta sulla sponda nord-occidentale del lago di Tiberiade e ora chiamata Tell Hum, distante poco più di trenta chilometri da Nazaret — l'apostolo possedeva una casa nella quale ospitò non poche volte, Gesù Cristo (12) .
Pietro aveva un fratello di nome Andrea, era già sposato quando conobbe Cristo, e teneva con sé la propria suocera (Mt 8, 14). Lasciata la moglie per seguire Gesù più da vicino (Lc 18, 28-29), la riprese più tardi e la condusse con sé nei viaggi missionari (13) . Le notizie tardive sui suoi figli e sul martirio della moglie, di cui parleremo più avanti, sono puramente leggendarie.
Come pescatore possedeva una barca con la quale lavorava assieme al fratello (Lc 5, 3) in unione con i due figli di Zebedeo, detti suoi « soci » (Lc 5, 10). La vita di pescatore sul lago di Tiberiade, assai spesso turbolento, dovette sviluppare in Pietro vigore e coraggio, rendendogli più facile il trarsi d'impaccio nella varie situazioni della vita. Dal contesto in cui Giovanni pone la vocazione di Pietro, sembra si possa dedurre con relativa sicurezza che egli pure apparteneva al gruppo dei discepoli di Giovanni dei quali condivideva l'attesa messianica. Di qui l'entusiasmo del fratello che, dicendogli bruscamente: « Abbiamo trovato il Messia », lo invita ad andare con lui (Gv 1, 41).
Sia nella città natale sia a Cafarnao, divenuta poi la sua residenza, Pietro fu spesso in contatto con stranieri, per cui dovette acquisire una certa familiarità con la cultura ellenista e con la lingua greca. Il suo aramaico aveva un accento spiccatamente galilaico, che ne tradiva l'origine (Mt 26, 73). Pietro conosceva bene l'Antico Testamento che veniva letto nelle sinagoghe, cosicché egli lo cita spesso a sostegno delle sue affermazioni secondo la versione greca dei Settanta (At 1, 20; 2, 15-21.25-28.34). I sinedristi tuttavia lo ritenevano, unitamente agli altri apostoli, un illetterato ( agrâmmatos ) e un incolto ( idiotès ) perché non aveva seguito un vero corso di studi rabbinici (14) .
Vocazione di Pietro
a) Il primo contatto di Pietro con il Maestro avvenne poco dopo il battesimo di Gesù 2, pare, di buon mattino(15) ; in quell'attimo il Maestro con i suoi occhi penetranti scrutò ben presto (emblépsas ) Simone, così come farà una seconda volta dopo il rinnegamento(16) . In quell'occasione gli preannunciò il suo futuro cambiamento di nome con la frase: « Tu sei Simone, figlio di Giovanni, ma sarai chiamato Cefa » (Gv 1, 42).
Pietro, con Gesù e i suoi primi discepoli, il giorno dopo (Gv 1, 43), partì per Cafarnao, passando da Cana, paese d'origine di Natanaele, che va forse identificato con l'apostolo Bartolomeo (GV 21, 2). Siccome il terzo giorno si attuarono le nozze di Cana (Gv 2, 11), si può pensare che i discepoli vi siano arrivati con alcuni giorni di ritardo, il che permise loro ugualmente di partecipare alla festa nuziale che di solito si protraeva per sette giorni. E' più comprensibile in tal caso la scarsezza del vino, consumato nei primi banchetti più abbondantemente del previsto. Quivi Pietro assistette di persona al miracolo della mutazione dell'acqua in vino. (Gv 2, 11). Dopo un breve soggiorno a Cafarnao con la madre, i fratelli di Gesù e i suoi discepoli, Pietro tornò con gli altri apostoli al proprio lavoro, pur non perdendo i contatti con il Maestro che stava iniziando la sua vita pubblica (Gv 2, 12).
b) Più tardi Pietro fu definitivamente chiamato da Gesù ad abbandonare la sua pesca per seguire il Maestro nella sua missione. Di questo appello all'apostolo abbiamo due diverse relazioni, una più breve propria dei primi due sinottici e l'altra più lunga presentata da Luca.
Secondo Marco e Matteo, Gesù trovò Pietro ed Andrea mentre stavano gettando in mare dalla spiaggia il giacchio (amfìblestrom ) e promise loro di farli pescatori d'uomini. Poi, passando oltre, chiamò Giacomo e Giovanni i quali stavano rappezzando le reti ( ta diktua ) che si calavano dalla barca. I quattro, lasciata ogni cosa, seguirono definitivamente il Maestro (Mc 1, 16-20; Mt 4, 18-21).
Luca vi aggiunge delle precisazioni che aveva accuratamente attinto dalla tradizione o da altri documenti: Gesù, dopo una notte trascorsa dagli apostoli inutilmente sul mare in cerca di pesci, si mise a predicare dalla barca di Simone alla folla adunatasi sulla spiaggia. Poi ordinò a Simone di prendere il largo e di gettare le reti, il che egli si affrettò a compiere non senza avere prima notato l'inutilità dei tentativi precedenti. La pesca fu così abbondante che le reti minacciavano di rompersi, e Simone fece cenno ai suoi soci di venire in aiuto. Giovanni e Giacomo accorsero e le due barche furono ricolme di pesci; allora Simone, stupito, si pose ginocchioni dinanzi a Gesù pregandolo: « Allontanati da me, che sono peccatore! ». Gli altri lo imitarono. Ma Gesù disse a Simone: « Non temere, da questo momento pescherai uomini ». Allora i quattro ricondotte le barche a terra, lasciarono tutto per seguire Gesù(17) .
La differenza dei racconti si spiega con la diversa scelta psicologica dei particolari da parte dei singoli evangelisti. Luca più che sulla chiamata dei quattro, insiste sul prodigio che l'ha occasionata e pone l'enfasi sul colloquio di Gesù con Pietro, lasciando nell'ombra gli altri apostoli. Marco invece, seguito da Matteo, tralascia il miracolo determinante, per descrivere con più particolari la chiamata diretta dei quattro, con la loro successiva pronta ubbidienza: « Seguitemi! » ( déute opìso mou ). Psicologicamente è più armonico il racconto di Luca che fa preparare la pronta risposta degli apostoli con l'episodio della pesca miracolosa, rendendo così più logico il loro abbandono della vita di pescatori per seguire il Taumaturgo.
Subito dopo avvenne – a quel che pare – la guarigione della suocera di Pietro, anche se vi può essere discussione in merito (18) .
c) Più tardi Pietro fu scelto con altri discepoli perché costituisse il gruppo dei Dodici. Ciò avvenne dopo una notte di preghiera (Lc 6, 12 s), su di una montagna ritenuta un luogo più vicino a Dio (Mc 3, 13; Mt 10, 1 ss). Siccome i Dodici furono inviati a predicare a due a due il prossimo avvento del regno (Mc 6, 7), essi furono chiamati « apostoli », nome che etimologicamente significa « inviati » (Lc 6, 13; Mt 10, 2; Mc 6, 30). Pietro – con ogni probabilità – ebbe per compagno di missione Giovanni, come si può arguire dai seguenti motivi:
- 1) Anche più tardi Gesù inviò loro due perché preparassero ogni cosa per la cena pasquale (Lc 22, 8).
- 2) Spesso Pietro e Giovanni appaiono associati nella storia evangelica per cui assieme seguono Gesù condotto dinanzi al Sinedrio (Gv 18, 5 ss) e insieme corrono al sepolcro vuoto del Risorto (ivi 20, 3 ss).
- 3) Stavano vicini e se la intendevano tra di loro all'ultima Cena quando Pietro volle sapere chi fosse il traditore (Gv 13, 24). Pietro si interessò particolarmente di Giovanni durante l'apparizione del Risorto: « Di lui che ne sarà?» (Gv 21, 20-21). Anche nel libro degli Atti si trovano insieme sia nella guarigione dello zoppo (At 3, 1) sia nella missione a Samaria (8, 14).
- 4) Entrambi formavano, con Giacomo, il cerchio delle persone più intime di Gesù, come appare dalla resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5, 37) e nella trasfigurazione di Gesù (Mc 9, 2); sul monte degli Ulivi chiesero a Gesù quando si sarebbe avverata la distruzione di Gerusalemme (Mc 13, 31); essi furono vicini al Maestro anche durante la preghiera nell'orto di Getsemani (Mc 14, 33).
- 5) Si ricordi che Andrea e Giacomo sono inclusi nella lista degli apostoli tra Pietro e Giovanni (Mc 6, 14 e paralleli), per cui il ricollegare questi due ultimi tra di loro saltando i due anelli intermedi sembra voler dire che essi erano uniti nel lavoro (Lc 8, 51; 9, 28; At 1, 13).
Funzione di Pietro nel gruppo dei Dodici
Pietro, per il suo carattere ardente e impetuoso, era il naturale trascinatore degli altri discepoli. Nei Vangeli appare sempre come primo nella lista degli apostoli, pur variando la successione dei nomi seguenti. Matteo espressamente scrive: « Primo, Pietro » (Mt 10, 2) (19) .
I Vangeli lo presentano spesso quale «portavoce» degli apostoli, per cui Pietro spesso risponde a nome degli altri, come ad esempio nel « Tu sei il Cristo» (Mc 8, 19ss). Dopo il suo tentativo di rimuovere Gesù dalle sofferenze e dalla morte, Gesù guardò tutti i discepoli, ma rivolse solo a Pietro la severa parola: « Allontanati da me, Satana! » (Mc 8, 33). Fu Pietro a proporre di alzare tre tende durante la trasfigurazione di Gesù (Mc 9, 5). Spesso è lui che pone delle domande riguardanti tutti i discepoli: « Quante volte devo perdonare ai miei fratelli? » (Lc 12, 41; « Noi tutto abbiamo abbandonato per seguirti » (Mc 10, 28). In Mc 14, 29 è Pietro che giura fedeltà al Signore; al v. 37 è Pietro che Gesù rimprovera per non aver saputo vegliare un'ora; è ancora Pietro che chiede a Gesù chi sia il traditore (Gv 13, 24). A Cafarnao dopo la moltiplicazione dei pani, alla domanda di Gesù, se pur essi i Dodici, se ne volessero andare, Pietro risponde a nome di tutti: « A chi ce ne andremo? Tu solo hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio » (Gv 6, 68). La forma del perfetto allude alla precedente esperienza, che perdura tuttora nei suoi effetti: « Abbiamo creduto ( pepisteùkamen ) e saputo ( egnôkamen ), ma continuiamo pure a credere e a sapere ». L'espressione « Santo di Dio » indica uno stadio primitivo della fede evangelica, anteriore alla penetrazione evangelica propria del Vangelo di Giovanni, per cui esso presenta ogni garanzia di autenticità, anche a coloro che si accostano al Vangelo come a un puro documento del passato (20) . L'elevatezza spirituale del Messia, in contrasto con la miseria umana, funse sempre da calamita per Pietro (cfr 1 Pt 2, 22). Non è però detto che Pietro comprendesse tutte le implicazioni teologiche incluse nella sua confessione « Tu sei il Santo di Dio ». Sarà lo Spirito Divino che successivamente conferirà agli apostoli la visione completa del Cristo, quale Messia spirituale.
Matteo aggiunge di proprio di proprio alcuni episodi riguardanti Pietro, come, ad esempio, l'invito di Gesù rivolto a questo uomo « di scarsa fede» ( oligòpiste) di camminare sulle acque (Mt 14, 28ss); l'elogio a Pietro dopo la sua professione di fede (16, 17-19); l'obolo pagato da Gesù per il solo Pietro (17, 24-27). E' inutile insistere su quest'ultimo episodio per sostenere l'importanza vicariale di Pietro dal momento che, essendo presente solo lui (v. 25), Gesù non poteva compiere un miracolo anche per altri apostoli assenti; tale prodigio era poi un segno di riconoscenza per Pietro che lo ospitava. L'episodio mostra solo l'interesse mattaico per Pietro, ma non la superiorità dell'apostolo sugli altri.
Anche Luca, a suo modo, mette in risalto Pietro: è Pietro, infatti, che dovrà «confermare» gli altri apostoli (Lc 22, 31). Marco – che arbitrariamente si presenta come testimone dell'umiltà di Pietro – pone in rilievo l'apostolo come quanto riporta il comando di Gesù alle donne: « Andate a dire ai discepoli e a Pietro, che Gesù li precede in Galilea » sottolineandone così, a modo suo, l'importanza (Mc 16, 7).
Pure nel quarto Vangelo, dove predomina la figura di Giovanni, « il discepolo che Gesù amava » (21) , non mancano accenni al risalto goduto da Pietro. Dopo la resurrezione del Cristo Giovanni arriva per primo al sepolcro e crede, ma attende che Pietro vi entri per primo (GV 20, 4).
I cattolici danno un enorme risalto a questi interventi particolari di Pietro per dedurne che egli era capo del collegio apostolico. Se tale fenomeno avesse avuto inizio solo dopo il Tu sei Pietro , potremmo anche accettare tale conclusione, ma il fatto che esso sussista sempre anche prima dell'elogio di Gesù, ci vieta di intenderlo come prova della sua missione di « Vicario di Cristo»; tali fatti provano solo il carattere dinamico dell'apostolo, che possedeva eminenti doti di iniziativa personale e di entusiasmo propulsore. Anche nel suo lavoro di pescatore, tra i quattro suoi collaboratori, egli, forse per l'età o per il carattere, godeva di una superiorità indiscussa tra gli stessi Zebedei, che sono detti « soci di Simone » (Lc 5, 10).
Tali episodi documentano solo l'innata attitudine al comando, ma non provano ancora la reale sussistenza di tale sua superiorità in mezzo al collegio apostolico. Anzi il resto del Nuovo Testamento, come vedremo meglio in seguito, esclude il suo ruolo di capo in mezzo ai discepoli di Cristo e alla Chiesa primitiva.
NOTE
- 1. At 15, 14, tale nome sembra attestato anche in 2 Pt 1, 1 (codici SAKLP) più del concorrente Simone (B).
- 2. Andrea è nome greco «con il senso di virile»; cfr. S. Dalman, Les itineraires de Jésus, Paris 1930, pp. 215ss.
- 3. Nei discorsi è chiamato Cefa (= Pietro) solo in Mt 16, 18 dove gli si impone appunto tale nome. Nelle narrazioni ricorre Simone solo nei racconti che riguardano l'apostolo prima della sua vocazione. Interessante al proposito il cambio di nome che si rinviene in Mt 17, 24-26. Giovanni ama il binomio Simone-Pietro (= «Simone, il roccioso»), che invece non appare mai in Marco e una volta sola in Matteo e Luca in circostanze che si riferiscono a tratti salienti della vita dell'apostolo: sua confessione (Mt 16, 16) e sua vocazione (Lc 5, 8). Nei discorsi solo eccezionalmente e quasi per abitudine, è chiamato Pietro come è nel caso dell'angelo (Mc 16, 7) o per sottolineare il contrasto tra la fermezza del nome e il prossimo rinnegamento (Lc 22, 34). Tale nome è pure usato dalla voce celeste che gli parlò, quasi per sottolineare che quella era una delle circostanze in cui Simone doveva esercitare la sua missione insita nell'appellativo «Pietro» (At 10, 13; 11, 7). Pietro ricorre 154 volte nel Nuovo Testamento, Simone 75 volte, Kefas 9 volte di cui 8 volte in Paolo, che lo chiama Pietro solo 2 volte, ma mai Simone. Tra i vari studi più recenti riguardanti il nome Kefas-Petros cito George Howard, The Meaning of Petros-Petra, in «Restoration Quarterly» 10 (1967), 217-221.
- 4. Non vi è motivo per supporre con K.G. Goets (Petrus als Grunder und Oberhaupt der Kirche und Schauer von Gesichten nach den alterchristlichen Berichten und Legende, 1927, pp. 67) che siano stati gli apostoli e non Gesù a imporgli tale epiteto.
- 5. Mc 3, 16. Il passo di Marco vuole semplicemente identificare l'apostolo Simone con colui che era meglio noto come Cefas/Pietro. Anche Giacomo e Giovanni sono già soprannominati Boanerges (3, 17), benché tale epiteto sia stato imposto loro in un'altra circostanza.
- 6. Nelle lettere paoline ricorre sempre la forma Cefa, grecizzata Cefas (Ga 1, 18; 2, 9; 1 Co 1, 12; 3, 22; 9, 5 ecc.), ad eccezione di Ga 2, 7.8 dove ricorre Petros (forse perché riproduce un documento anteriore), che A. Merx vorrebbe però correggere anche qui in Cefas.
- 7. Secondo il Keim si sarebbe chiamato Pietro anche un liberto di Berenice, madre di Agrippa I (cfr. G. Flavio, Ant. Giud. 18, 6, 3: Petrus che sarebbe una abbreviazione di Petronius), ma tale nome, mai attestato, va corretto in Pròtos con i codici migliori. Solo in aramaico appare un Petròs da ricollegarsi a pèter («primogenito»; cfr. Strack-Billerbeck, Kommentar zum Neuen Testament aus Talmud und Midrash, vol. I, p. 330).
- 8. Gv 1, 42; 21, 15.16.17. In Gv 1, 42 vi sono tuttavia varie lezioni, oltre a Ioannou si legge Iona e Ioanna lezioni armonistiche derivate probabilmente da Mt16, 17.
- 9. Lo Iona (o Ionna), con cui nel LXX B è trascritto Iochanan in 2 Re 25, 23 e Gr 40, 8 (LXX 47, 8), è un errore dei copisti per Ioannan («Giovanni»). Simile fenomeno si rinviene pure in 1 Cr 26, 3 LXX dove il cod A ha Iônan, il cod B Iônas, mentre gli altri codici, con più correttezza, hanno Ioannan («Giovanni»). Il nome Giona, di possibile origine accadica, fu portato dal profeta ebraico di Gat-Nefer (2 Re 14, 25). Curiosa l'armonizzazione insostenibile di due Mss parigini greci che rispettivamente fanno di Giona il padre e di Giovanna la madre di Pietro (Reg 1789) oppure viceversa (Reg 1026).
- 10. Per questo senso si veda il commento a Mt 16, 17.
- 11. Il nome Cafarnao significa il «villaggio di Nahum» che, secondo una tradizione poco attendibile, sarebbe il profeta omonimo. Il nome odierno Tell Hum o «colle di Hum» è una storpiatura dell'antico Tahum, nome del rabbino che vi ebbe una sepoltura venerata. La casa di Pietro — trasformata in tempio da parte dei proprietari, suoi parenti e forse vescovi della Chiesa locale — era ancora visibile al sec. IV, quando un pellegrino (forse Egeria) la visitò.
- 12. Mt 8, 14. La casa innominata, dove Gesù più volte prese dimora mentre era a Cafarnao, con tutta probabilità è l'abitazione di Pietro (Mc 2, 1; 3, 20; 7, 17; 9, 28; 9, 33; Mt 9, 28; 13, 1.36; 17, 25 e forse anche Mc 10, 10), perché Gesù mancava di casa propria (Mt 8, 20). Il fatto che Gesù vi si fermò più volte fa dire all'evangelista che Cafarnao era la sua città (Mt 9, 1 + Mc 2, 1). Si legga l'interessante studio di P. Efrem Ravarotto, La «casa» del Vangelo di Marco è la casa di Simone-Pietro?, in «Antonianum» 42 (1967), pp. 399-419.
- 13. 1 Co 9, 5. Il greco adelfê gunê indica infatti una «sorella sposa»; sarebbe senza senso dire una «sorella donna», ché in tal caso il «donna» sarebbe superfluo (cfr. 1 Co 7, 12.14.15). Anche Clemente Alessandrino riconosce che qui «donna» non può significare altro che «moglie», soltanto vi aggiunge senza alcun motivo, che i due non convivevano maritalmente (Stromata 3,6,53).
- 14. At 4, 13. L'aggettivo agrámmatos indica una persona senza istruzione letteraria sia per i greci (cfr. Platone, Timeo 23, 8) che per i Giudei (cfr. Gv 7, 15). Il vocabolo idiotés (idiota) designava per i greci il semplice cittadino privato e per i Giudei la «gente del volgo» ( 'am-hà-àrez ). Cfr. il proverbio «Mai uno zoticone teme il peccato né lo teme un uomo del volgo» ('am-hà-àrez ; Pirge Avoth Ediz. Taylor, p. 30). Per questo fatto i sacerdoti si irritavano dinanzi alle citazioni bibliche, che Pietro adduceva.
- 15. Tra le varie lezioni prôtos , prôton e proì i moderni propendono ora per quest'ultima « di buon mattino», benché sia testimoniata solo da pochi codici dell'Italia (b e, Vers. Sir. cfr Bible de Jerusalemme; Boismard , Du Baptême à Cana , Paris 1959, p. 84; C.J. Cadoux , The Johannine Account of the Early Ministry of Jesus , in «Journal of Theol. Studies» 1919, pp. 311 ss; Placido da Sortino , La vocazione di Pietro secondo la tradizione sinottica e secondo S. Giovanni , in Pietro, Atti della XIX Settimana Biblica, Brescia 1967, pp. 27-57.
- 16. Gv 1, 42 (emblépsas ) con Lc 22, 61 (enéblepsen ); Giovanni vuol forse con questo ricollegare le due scene?
- 17. Lc 5, 1-11. Si noti come l'evangelista lasci, come sempre, Andrea nell'ombra, per far risaltare il trinomio Simone, Giacomo, Giovanni. Si noti pure che in Matteo Pietro fu per primo chiamato all'apostolato, per cui si spiegherebbe meglio il « prôtos » (« primo ») di Mt 10, 2.
- 18. La cronologia è infatti incerta: Matteo non dà alcuna indicazione cronologica; Luca (4, 16-38) pone il miracolo prima della chiamata dei discepoli (Lc 5, 1-11); Marco dopo la vocazione (Mc 1, 14-20; 21; 29). Benché i Vangeli non abbiano usualmente intenti cronologici, è preferibile la cronologia di Marco che ci presenta in questo caso indicazioni assai più precise: Gesù chiama i discepoli che lo seguono nella sinagoga (1, 20ss) dove il Maestro guarisce un indemoniato; appena usciti, Gesù va in casa di Simone (v. 29) e vi rimane tutto il giorno (si noti l'imperfetto diêkone ! « lo serviva » continuativo!). All'uscio si presentavano vari ammalati (v. 32), la mattina dopo Gesù va nel deserto dove viene trovato dai discepoli (v. 35ss).
- 19. Prôtos (senza articolo), indica il primo di una serie e si può tradurre « dapprima » ( d'abord , P. Bonnard , S. Matthieu ); esso può indicare sia che Pietro era il più significativo dei Dodici, sia che per primo era stato chiamato all'apostolato (cfr Mt 4, 18).
- 20. L'espressione «Santo di Dio » include i seguenti elementi: a) Gesù è il maestro più alto, per cui Pietro può dire: « A chi ce ne andremo, se non da Gesù! » (Gv 3, 2); b) Gesù è sorgente di illuminazione vitale, in quanto dona la vita (6, 63); c) Gesù è l'incarnazione stessa della «santità», è «il santo di Dio ». Questo epiteto posto in bocca ai dèmoni (cfr Mc 1, 24), doveva segnare un titolo messianico. Ai Giudei Pietro rimprovera di aver « rinnegato » il « Santo dei Giusti! » (At 3. 14). Dio è il santo per eccellenza (Is 1, 4), in quanto per la sua superiorità e unicità si diversifica da tutte le creature. A tale santità partecipano i suoi ambasciatori: Aronne (Sl 106, 16), il profeta (2 Re 4, 9), la nazione d'Israele (Es 19, 6; Nm 16, 3) costituita da « santi » (Zc 14, 5; Dn 7, 18.22.25.27). Il Messia, il più perfetto inviato di Dio, è il « Santo di Dio » per eccellenza (Ap 3, 7; 1 Gv 2, 20; per il Giusto cfr 1 Gv 2, 1).
- 21. Secondo Gv 13, 23 il «discepolo amato » riposa sul seno di Gesù, come Gesù in quello del Padre (kòlpos cfr. Gv 1, 18); dinanzi alla croce prende il posto di Gesù nel ricevere la sua madre su questa terra!