Preghiera/Lezioni alla scuola di preghiera: differenze tra le versioni

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#Che cosa intendono i predicatori e gli insegnanti cristiani quando incoraggiano a “meditare in spirito di preghiera sulla Parola di Dio”?  
#Che cosa intendono i predicatori e gli insegnanti cristiani quando incoraggiano a “meditare in spirito di preghiera sulla Parola di Dio”?  


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Lezioni alla Scuola della Preghiera

di D. A. C.

Nel mio pellegrinaggio spirituale, vi sono state due fonti che, in particolare, hanno contribuito a plasmare, e continuano a plasmare, la mia vita di preghiera: le Sacre Scritture e i cristiani più maturi di me. Benché fossero meno autorevoli delle prime, per me è stato molto importante il consiglio, la sapienza, e l'esempio di cristiani più anziani. Confesso di non essere stato un buon studente della scuola di preghiera, ma, prima di rivolgermi alla più importante ed autorevole delle due fonti che mi hanno insegnato a pregare, ritengo valerne la pena dedicare alcune pagine al loro consiglio e valore. Fra le lezioni che mi hanno insegnato cristiani più maturi, posso elencare le seguenti

1. Se non si programma la preghiera, si pregherà sempre di meno

Nella vita spirituale non si scivola per inerzia, non è qualcosa di naturale avere una vita di preghiera disciplinata. Non cresceremo mai nella preghiera fintanto che non programmiamo di pregare. Questo vuol dire riservare coscientemente del tempo per fare null'altro che pregare.

Ciò che noi facciamo riflette ciò che consideriamo prioritario. Possiamo ben proclamare l'importanza della preghiera e il fatto che la prendiamo seriamente, ma fintanto che noi non la rendiamo un preciso impegno della nostra vita, le nostre azioni contraddiranno le nostre parole. Questa è la ragione fondamentale per cui è importante che dedichiamo alla preghiera un tempo determinato da appuntare sulla nostra agenda: esso ci assicura che le nostre vaghe buone intenzioni si concretizzino in pratica regolare. I molti riferimenti che, nelle sue epistole Paolo fa alla sue “preghiere” (ad es. Ro. 1:10; Ef. 1:6; 1 Ts. 1:2) lasciano intendere chiaramente come egli riservasse alla preghiera momenti specifici della sua giornata, esattamente come faceva lo stesso Gesù (Lu. 5:16). E' ben vero che, in sé stessa, la regolarità non garantisce la preghiera genuina: è ben possibile, infatti, solo scimmiottare la spiritualità, e il suo posto può essere facilmente usurpato dalla sua arida cugina: la religione formale. E' pure vero che stili di vita diversi esigono modelli differenti: un operaio turnista, per esempio, dovrà continuamente spostare ad orari diversi il tempo dedicato alla preghiera, mentre una madre di gemelli di due anni, non potrà godere né dell'energia né del tempo libero di qualcuno che viva in circostanze meno costrittive. Dopo aver tenuto in debito conto, però, sia le nostre oggettive difficoltà che tutti i pericoli del legalismo, il fatto rimane che fintanto che non programmiamo di pregare, noi non pregheremo. La ragione per cui noi preghiamo così poco, è perché noi non programmiamo di pregare. Una saggia programmazione assicurerà che noi ci dedichiamo spesso alla preghiera, anche se per brevi periodi: è meglio pregare spesso e brevemente, che raramente ed a lungo. L'opzione peggiore è semplicemente quella di non pregare – e questo sarà il modello che controllerà la nostra vita, a meno che non programmiamo di pregare. Se intendiamo cambiare le nostre abitudini, dobbiamo iniziare proprio da qui<ref>Vi è un'utile discussione di alcune fra queste questioni nel libro di Thomas E. Schmidt, Trying to Be Good (Grand Rapids: Zondevan, 1990).</ref>.

2. Adottate sistemi pratici per impedire alla vostra mente di scivolare in pensieri estranei

Chiunque abbia seguito già da un po' di tempo la via cristiana, sa che, a volte, le nostre preghiere assumono un carattere simile a questo: “Signore, io Ti ringrazio dell'opportunità che ora mi dai di venire alla Tua presenza grazie ai meriti di Cristo. E' una meravigliosa benedizione quella di poterti chiamare Padre ... mi domando proprio dove io possa aver dimenticato le chiavi della macchina ... no, no, no, un momento, ritorniamo alla preghiera ... Padre celeste, ho cominciato la mia preghiera chiedendoti di vegliare sulla mia famiglia, non solo nella sfera fisica, ma anche nelle dimensioni morali e spirituali della vita ... accidenti, il sermone di domenica era proprio brutto ... mi chiedo se riuscirò a terminare per tempo quella relazione ... no, no, ... Padre, concedi a quella coppia missionaria di aver un frutto abbondante nel loro lavoro ... come si chiamano già ...Oh no, oggi mi sono dimenticato d'avere promesso a mio figlio di riparare la bicicletta...”. Sono forse io l'unico cristiano ad avere avuto problemi di concentrazione nella preghiera? Non credo proprio!

Potreste, però, far molto per impedire alla vostra mente di fantasticare, per cacciare pensieri estranei. Una delle cose più utili per questo è quella di esprimere la vostra preghiera con la voce. Non significa necessariamente farlo ad alta voce tanto da distrarre altre persone, o peggio, per fare vedere ad altri quanto siamo pii... E' semplicemente un mezzo per articolare le vostre preghiere, muovendo forse le vostre labbra. L'energia che userete per esprimere i vostri pensieri con parole e frasi pronunciate, metteranno ordine alla vostra mente e la disciplineranno, aiutando la vostra concentrazione.

Un'altra cosa che potreste fare è pregare sulle Scritture. I cristiani ai primi passi nella preghiera, talvolta pregano per tutto quello che passa loro per la mente, guardano al loro orologio, e scoprono di aver pregato solo per tre o quattro minuti. Quest'esperienza, di solito, causa sentimenti di frustrazione, scoraggiamento e persino di disperazione. Un modo veramente buono per vincere questo tipo di problema è quello di pregare sulla base di diversi brani biblici. In altre parole, è del tutto corretto legare le vostre preghiere alla vostra lettura biblica. Alcuni cristiani ogni giorno leggono un capitolo della Bibbia. Altri suggeriscono di leggere tre capitoli al giorno, e cinque la domenica. Questo vi porterà a leggere tutta la Bibbia in un anno. Attualmente io seguo il programma suggerito da Robert Murray M'Chayne nell'ottocento: esso guida a leggere i Salmi ed il Nuovo Testamento due volte all'anno, ed il resto dell'Antico Testamento una volta. Qualunque sia il vostro piano di lettura, è essenziale leggere il testo lentamente e riflessivamente, tanto da cogliere alcuni fra i pensieri che esso comunica e la loro rilevanza per la vostra vita. Le verità e le riflessioni così raccolte, possono essere la base di molta preghiera riflessiva. Una leggera variazione di questo piano, è quello d'adottare come modello diverse preghiere bibliche. Leggetele attentamente, pensate bene a ciò che dicono, e pregate preghiere analoghe per voi stessi, la vostra famiglia, la vostra chiesa, e per molti altri oltre il vostro circolo immediato di conoscenze.

Allo stesso modo, pregare attraverso le sezioni del culto dei migliori innari, può dimostrarsi immensamente edificante e certamente vi aiuterà a focalizzare la vostra mente e cuore, per un certo tempo, in un'unica direzione.

Alcuni pastori, mentre pregano scandiscono la preghiera secondo uno schema fisso. Un anziano credente che io conosco, ha preso da tempo l'abitudine di pregare attraverso il Padre Nostro, pensando alle implicazione di ogni singola sua frase, percorrendo punto dopo punto, e organizzando così le sue preghiere attorno a quelle implicazioni<ref>Bill Hybela, Too Busy Not to Pray, Slowing Down to Be With God (Downerso Grove, Ill.: Inter Varsity 1988), particolarmente le pagine da 101 a 106.</ref>. Molti altri redigono liste di preghiere di vario tipo, una pratica che discuteremo più ampiamente più avanti.

Una disciplina preziosa in connessione alla preghiera è quella di tenere un diario personale. In molti altri periodi della storia delle chiese, vi sono stati cristiani spiritualmente maturi e disciplinati che hanno usato quelli che potremmo chiamare diari spirituali. Il contenuto di tali diari può essere molto diverso. I Puritani spesso li usavano per registrarvi le loro esperienze con Dio, i loro pensieri e le loro preghiere, i loro trionfi ed i loro fallimenti. Bill Hybels, il pastore anziano della Willow Creek Community Church, prende una pagina per registrarvi ciò che ha fatto e pensato il giorno prima, e poi scrive alcune preghiere per il giorno successivo<ref>Vedi David H. Adeney, “Personal Experiences in Prayer”, in Teach Us to Pray:Prayers in the Bible and in the World, ed. D. A. Carson (Grand Rapids: Baker/Exeter: Paternoster, 1990), 309-15.</ref>. So di almeno un seminario teologico che richiede ai suoi studenti di mantenere un tale diario attraverso tutto il periodo dei loro studi.

Il vero valore di mantenere un diario, io credo, è molteplice: (1) Costringe a rallentare il passo. Assicura alla preghiera il suo tempo. Se dovete mettere per iscritto le vostre preghiere, allora la vostra mente non vagherà qui e là; (2) promuove l'esame di noi stessi. Un luogo comune afferma che solo una vita esaminata valga la pena di viverla. Se non prendete, di tanto in tanto, il tempo necessario per esaminare il vostro cuore, mente e coscienza, alla luce della Parola di Dio, e venite alle prese con ciò che vi troverete, vi fossilizzerete in distruttivi sentimenti di auto-giustificazione; (3) Assicura la quieta articolazione sia della vostra direzione spirituale, sia delle vostre preghiere, e questo, a sua volta, promuoverà l'esame di voi stessi, e quindi la crescita. E' così che mantenere un diario potrà impedirvi di scivolare, quando pregate, in pensieri estranei.

Questa, però, non è che una fra le discipline spirituali. Il pericolo che vi è in questa, come in tutte, è che la persona che formalmente si conforma ad un tale regime, possa ingannare se stessa, pensando che questa disciplina sia fine a se stessa, o che sia essa ad assicurarle un posto in paradiso! Ecco perché io sarei contrario ad imporre una tale disciplina agli studenti di teologia (per quanto io possa incoraggiare la pratica del diario): la vera spiritualità non può essere imposta.

Lasciando da parte questi pericoli, voi potrete grandemente migliorare la vostra vita di preghiera se terrete assieme i seguenti due princìpi: riservate del tempo alla preghiera, e poi usate delle tecniche pratiche per impedirvi di vagare, quando pregate, in pensieri estranei.

3. Durante vari periodi della vostra vita, sviluppate, se possibile, un rapporto con un partner di preghiera.

Se non siete sposato, scegliete un partner di preghiera del vostro stesso sesso. Se siete sposato, e scegliete un partner di preghiera del sesso opposto, accertatevi che questo sia vostra moglie o vostro marito. Il fatto è che la vera preghiera è un affare immensamente intimo e personale – e l'intimità in un'area della vita, condurrà ben presto ad intimità in altre aree della vita. E' stato accertato che dopo alcuni risvegli nel Kentucky, nell'800, si verificò un aumento di promiscuità sessuale. Qualunque siano, però, i problemi da affrontare per quanto riguarda il mantenimento della propria rettitudine, cercate di avere un partner di preghiera.

A questo riguardo, io sono stato molto fortunato. Quand'ancora ero studente delle scuole superiori, durante una vacanza estiva, un pastore mi prese da parte, invitandomi a pregare con lui. Ci incontravamo una volta alla settimana, il lunedì sera, e abbiamo fatto così per tre mesi. Talvolta pregavamo per circa un'ora, qualche volta per periodi più lunghi. Non c'è alcun dubbio, però, che sia stato lui ad insegnarmi i rudimenti della preghiera, più di chiunque altro. Una o due delle lezioni che allora appresi, ve le proporrò più avanti, per il momento vorrei solo mettere in evidenza quanto sia importante stabilire un rapporto di discepolato con un'altra persona.

In vari periodi della mia vita, mi sono state offerte altre simili opportunità. Durante l'ultimo anno dei miei studi di dottorato, io ed un altro studente riservavamo una sera alla settimana per pregare. Quando venne per me il tempo di sposarmi, più tardi, come molte coppie, mia moglie ed io abbiamo trovato una certa difficoltà a conservare regolari periodi di preghiera insieme. Viviamo una vita molto impegnata, ma ogni periodo della vita ha le sue peculiari pressioni. Quando avete due o tre bambini che ancora non vanno a scuola, per esempio, vi alzate presto ed andate a dormire tardi la sera. Ciononostante, abbiamo cercato di portare avanti disciplinati periodi di preghiera. Oltre alla preghiera prima dei pasti, che ben può estendersi oltre ad un semplice “grazie”, e oltre ai momenti di preghiera e di lettura biblica individuale, una famiglia dovrebbe riunirsi spesso, come tale, per cercare il volto di Dio. Il più delle volte siamo io o mia moglie a condurre gli altri in preghiera per la maggior parte del tempo, altre volte i nostri figli si uniscono ad essa. Abbiamo scoperto quanto importante sia iniettare in questi periodi di preghiera freschezza ed innovazioni, ma questo è un altro argomento.

Prima di ritirarci la sera, mia moglie ed io, invariabilmente, preghiamo insieme, di solito brevemente. Oltre a questo, in vari momenti della nostra vita assieme, abbiamo cercato di riservarci del tempo, una sera alla settimana, per pregare. Di solito riusciamo a conservare quest'impegno per alcune settimane, e poi subentra qualcosa ad interromperne la pratica. Abbiamo, però, cercato, sempre di nuovo, di ristabilirla, e noi facciamo uso di tali periodi per pregare per la famiglia, la chiesa, gli studenti, questioni pressanti di vario tipo, i nostri figli, la direzione da imprimere alla nostra vita ed i valori da conservare, il ministero particolare che stavamo svolgendo, e molto più ancora.

Se sapete come pregare, considerate l'opportunità di cercare qualcun altro per insegnarglielo. Quando dico “insegnarglielo” non intendo dire che dovete presentargli delle lezioni formali, quanto dargli il vostro personale esempio nel quadro del rapporto come partner di preghiera. Questo rapporto, e l'esempio che darete, condurrà la persona a farvi ulteriormente delle domande che potranno promuovere maggiore condivisione e discepolato. Dopo tutto, era proprio perché i discepoli di Gesù lo avevano visto pregare, che gli avevano chiesto maggiori istruzioni sul come farlo essi stessi (Luca 11:1).

Se sapete poco della preghiera, allora considerate la possibilità di trovare qualcuno più maturo di voi in questo, e stabilite con questa persona un rapporto di partenariato nella preghiera per un certo periodo di tempo. Se non potete trovare una persona adatta, allora cercate una persona che, nella maturazione cristiana, stia al vostro stesso livello. Insieme potrete scoprire molte utili verità. I rapporti di partenariato nella preghiera sono molto importanti per la disciplina, responsabilizzazione, e regolarità, che generano, a causa delle lezioni che sono, con esso, condivise.

In questo tipo di rapporti, vi possono essere molte variazioni. Io conosco alcuni pastori che cercano quattro o cinque persone con cui incontrarsi, magari presto la mattina, per dedicarsi ad un'ora o più di preghiera intercessoria. Le regole di base per tali incontri, potranno variare da gruppo a gruppo. In alcune chiese suburbane, una riunione di preghiera mattutina può essere aperta e pubblica, un periodo in cui la preghiera in comune possa trovare spazio, nonostante le difficoltà della vita suburbana. Sto pensando, però, più a gruppi privati di “militanti della preghiera” scelti. Le regole di base per tali gruppi possono includere le seguenti: (1) Coloro che accettano di partecipare, devono farlo ogni settimana, senza mai mancare e senza lamentarsene, per un certo periodo di tempo (sei mesi?), salvo, naturalmente imprevisti come la malattia; (2) devono essere cristiani senz'ombra alcuna di partigianeria, amarezza, risentimenti coltivati, o vanità spirituale nella loro vita. In altre parole, essi devono essere caratterizzati da integrità e da amore genuino verso altri credenti, anche quelli più turbolenti; (3) Non devono essere dei pettegoli.

Dio ha usato spesso tali gruppi di preghiera come avanguardia per realizzare potenti ministeri e per impartire speciali benedizioni. Potrebbero continuare ad incontrarsi e pregare anche per anni, senza che nessuno lo sappia, eccetto che i cortili del cielo. Alcuni piccoli gruppi crescono e si trasformano in grandi riunioni di preghiera; altri si moltiplicano e si dividono, mantenendo gli stessi principi. Qualunque sia, però, il modello secondo il quale si strutturano, vi è molto di buono da dire su questi rapporti di partenariato nella preghiera.

4. Scegliere dei modelli – e sceglierli bene

 La maggior parte di noi potrà mogliorare la propria vita di preghiera, ascoltando, attentamente e riflessivamente, mentre altri pregano. Questo non significa che dovremmo copiare tutto ciò che sentiamo. Alcuni, nel pregare, usano uno stile informale simile alla conversazione, uno stile che riflette la loro personalità e forse il contesto in cui sono stati convertiti. Altri intonano le loro preghiere di fronte a Dio con genuina erudizione e solenne formalità, usando un vocabolario considerato comune 350 anni fa. Nessuno di questi estremi è, di per sé, un buon modello; entrambi possono essere dei buoni modelli, non però per la loro forma esteriore, e certamente non semplicemente per le loro idiosincrasie culturali o personali. Quando troviamo dei buoni modelli, studiamone il contenuto ed urgenza, ma non semplicemente scimmiottiamoli.

Non ogni buon modello ci fornirà esattamente la stessa ricetta d'un buon pregare, esattamente lo stesso equilibrio. Tutti pregano con grande serietà; tutti usano argomenti e perseguono obiettivi delineati nelle Scritture. Alcuni di essi sembrano trasportarvi pari pari nella stessa sala del trono dell'Onnipotente, altri sono particolarmente fedeli nell'intercessione, nonostante le difficili circostanze della vita e del ministero, in cui si potrebbero trovare. Altri ancora sono notevoli per l'ampiezza della loro visione. Tutti sono caratterizzati da una meravigliosa mescolanza, nella preghiera, di contrizione e di audacia.

Posso dire ancora che io stesso sia stato benedetto da alcuni influenti modelli di preghiera. Posso cominciare con l'esempio datomi dai miei genitori. Mi ricordo bene quando eravamo ancora bambini, quando mia madre si ritirava per un po' dalla sua vita molto affaccendata, per leggere la sua Bibbia e per pregare. Negli anni della mia adolescenza, mio padre, pastore battista, aveva l'ufficio in casa nostra. Ogni mattina lo potevamo udire mentre pregava nel suo studio. Quando pregava, mio padre esprimeva le sue preghiere ad alta voce – abbastanza forte da capire noi che egli stesse pregando, ma non abbastanza forte per capire che cosa stesse dicendo. Egli pregava ogni giorno, di solito per 45 minuti. Forse c'erano volte in cui non lo faceva, ma non riesco a ricordarne neanche una.

Mio padre era un pioniere di nuove chiese nel Québec, nei difficili anni quando vi era forte opposizione, spesso brutale. Solo i pastori battisti avevano passato un totale di 8 anni in carcere fra il 1950 ed il 1952. La comunità di mio padre non era grande, mai più di cento persone. La domenica mattina, dopo il culto delle 11, papà suonava il piano e chiamava i suoi figli ad unirsi a lui nel cantare, mentre mamma completava la preparazione del pranzo. Una domenica mattina, però, verso la fine degli anni '50, mi rammento che papà non era, come al solito, al pianoforte, e non lo riuscivamo più a trovare. Finalmente ero riuscito a trovarlo. La porta del suo studio era aperta, era in ginocchio di fronte alla sua grande sedia, pregava e quietamente piangeva. Questa volta potevo udire ciò che stava dicendo. Stava intercedendo presso Dio in favore di alcuni ai quali aveva predicato e, in particolare per la conversione di alcuni che regolarmente partecipavano ai culti, ma che non avevano mai ancora confessato la loro fede nel Signore Gesù.

Nell'ambito delle gerarchie ecclesiastiche, mio padre non era fra i prominenti. Non aveva mai servito in chiese grandi, mai scritto un libro, mai occupato un posto di responsabilità in una denominazione. Senza dubbio anche il suo pregare conteneva idiosincrasie e forme stilistiche che lasciavano molto a desiderare, e che non devono essere copiate. Con grande gratitudine verso Dio, però, io posso testimoniare come i miei genitori non fossero degli ipocriti. Questo sarebbe la peggiore eredità che si potrebbe lasciare ai propri figli: grandi pretese spirituali, e scarsa coerenza a livello privato. I miei genitori erano l'opposto: poche pretese, e un notevole esempio di disciplina. Per loro, ciò per cui pregavano, era la cosa più importante, le cose che erano loro ispirate dalle preghiere delle Scritture. Talvolta, quando guardo i miei figli, mi domando se, se il Signore mi desse ancor trent'anni da vivere, ricorderebbero il loro padre come un uomo di preghiera, o se penserebbero a lui come qualcuno di distante, che era spesso fuori casa e che scriveva molti libri dal contenuto oscuro. Questa silenziosa riflessione mi aiuta spesso a mettere ordine nei miei giorni.

Vi sono stati molti altri modelli dai giorni della mia gioventù. Ricordo, per esempio, due donne che, nelle nostre riunioni di preghiera, in chiesa, pregavano sempre ispirate da una grande visione e con un forte senso della realtà, e soprattutto con una straordinaria compassione. Pregavano in linea con la verità delle Scritture, ma esse pregavano perché amavano la gente. Mi rammento delle preghiere d'alcuni dei leader cristiani che incontravo attraverso l'Alleanza Evangelica Mondiale.

Mi ricordo alcune delle preghiere pubbliche del dott. Martin Lloyd Jones. In particolare, mi rammento di quanto imbarazzo sorgesse in me quando una delle figlie di Lloyd Jones mi disse che, alcuni mesi prima di morire, suo padre le aveva chiesto di dirmi che lui pregava regolarmente per me. Non potevo essere contato fra i suoi amici più stretti, ma mi resi improvvisamente conto di quanto profondo fosse il suo impegno d'intercessione in favore dei ministri dell'Evangelo.

Scegliete, dunque, dei modelli, ma sceglieteli bene. Studiate il loro contenuto, la loro estensione, la loro passione, la loro unzione – ma non scimmiottate il loro modo di esprimersi.

5. Sviluppate un sistema per le vostre liste di preghiera. E' difficile pregare fedelmente per un vasto numero di persone ed interessi, senza sviluppare delle liste di preghiera che vi aiutino a rammentarle. Queste liste possono presentarsi in un certo numero di forme. Molte denominazioni ed agenzie missionarie, e persino alcune vaste chiese locali, pubblicano le loro liste di preghiera. Esse possono essere d'aiuto considerevole per coloro che, in un'organizzazione, hanno vasti interessi; altrimenti esse possono lasciare il tempo che trovano. Nonostante la sua discutibilità, vi è una lista di preghiera che offre un vantaggio di compensazione molto grande. La lista alla quale mi riferisco, è la pubblicazione Operation World<ref>Patrick Johnstone, Operation World: A Day-to-Day Guide to Praying for the World, 4th ed. (Bromley, Kent: STL, 1986.</ref> che attraverso il corso d'un anno vi porta a toccare, paese dopo paese, regione dopo regione, tutto il mondo, fornendo un'intelligente e succinta informazione per assistervi nelle vostre preghiere. Il suo valore si trova nella capacità che ha d'allargare i vostri orizzonti, di espandere i vostri interessi fino a toccare l'intera chiesa nel mondo ed i bisogni maggiori del mondo stesso.

Molti cristiani che si dedicano alla preghiera, però, trovano come, al di là di pubblicazioni di questo tipo, sia saggio e fruttuoso preparare le proprie liste. Esse possono assumere diverse forme. Alcune sono semplicemente una forma di diario, come abbiamo descritto precedentemente in questo capitolo. Uno dei possibili approcci alla forma di diario è quello di scrivere richieste di preghiera sulla parte sinistra del foglio, assieme ad una data e a testi biblici rilevanti, e, sulla destra, le risposte ottenute. Quest'approccio ha il vantaggio di incoraggiare richieste considerate e specifiche. L'intercessione generalizzata, per quanto importante, non può essere legata facilmente a risposte specifiche.

Sebbene io abbia talvolta adottata questa, come pure altre forme di liste di preghiera, il modello di lista di preghiera che ho adottato, deriva da quanto suggerito da J. Herbert Kane, un missionario veterano in Cina (1935-1950), come pure un produttivo maestro nel campo delle missioni. Indipendentemente da ogni guida stampata che si può usare, io conservo nel mio studio, dove prego, uno speciale raccoglitore a fogli mobili, che di solito porto con me quando viaggio. Il primo foglio di questo raccoglitore contiene una lista di persone per le quali devo pregare regolarmente: sono legate alla mia persona, con chi io sono. Mia moglie è la prima della lista, seguita dai miei figli e da un certo numero di parenti, seguita, a sua volta, da diversi amici che ho in molte parti del mondo. I due nomi “istituzionali” che ho riportato su quella lista è quello della chiesa locale di cui sono membro, ed il seminario teologico dove io insegno. Naturalmente, le preghiere specifiche che collego a quelle persone potranno variare di tempo a tempo nella misura in cui percepisco i cambiamenti delle loro necessità (i miei figli, crescendo, per esempio, sviluppano bisogni diversi, oppure quando un mio amico deve affrontare particolari situazioni difficili nella sua vita e ministero), ma il cuore del fardello che porto per queste persone è plasmato, per quanto io sia in grado di plasmarlo, da ciò che comprendo esigere la Scrittura da noi.

Il secondo foglio del raccoglitore elenca questioni da risolvere a breve e medio termine che non rimarranno lì indefinitamente. Esse includono responsabilità che devo assumere a breve nel mio ministero e varie crisi ed opportunità di cui ho udito, spesso fra cristiani che neppure conosco. O si tratta di cose che passeranno presto alla storia (come il progetto di scrivere questo libro!), o riguardano persone o situazioni troppo lontane affinché io le rammenti indefinitamente. In altre parole, il primo foglio si concentra su persone per le quali io prego costantemente; il secondo include gente e situazioni per le quali posso pregare per un periodo di tempo breve o esteso, ma probabilmente non indefinitamente. Le voci del primo foglio non cambiano, anche se può cambiare il loro bisogno particolare; le voci sul secondo foglietto riguardano largamente bisogni a breve termine, tanto che nomi e richieste sono aggiunti e cancellati spesso.

L'argomento seguente del mio raccoglitore è la lista di coloro ai quali servo come consigliere – gli studenti per i quali sono particolarmente responsabile. Questa lista include alcune note sull'ambiente da cui provengono, il programma accademico, famiglie, interessi personali e simili. Naturalmente, questa lista cambia anno dopo anno.

Il resto del raccoglitore contiene lettere – lettere di preghiera, lettere personali, note occasionali indipendenti con in cima il nome di qualcuno. Sono posti in ordine alfabetico. Quando giunge una nuova lettera, ne evidenzio qualsiasi cosa che potrebbe diventare un soggetto di preghiera, e poi lo sistemo debitamente per ordine. La lettera che sostituisce, è al tempo stesso estratta dal raccoglitore, con il risultato che esso sarà sempre aggiornato. Cerco di riservare del tempo per intercedere presso Dio in favore di persone e situazioni rappresentate da queste lettere, prendendo quella in cima, poi la seguente, poi la seguente ancora, e così via, ponendo poi ciascuna, una volta menzionata, al fondo della lista. Così, sebbene la lista sia in ordine alfabetico, giorno per giorno mi si presenta per pregare una lettera diversa. Mentre scrivo queste linee vedo che, per la preghiera di oggi, sarà alla mia attenzione la lettera F.

Non voglio dire che quello di cui vi ho parlato sia il sistema migliore. Esso va bene per me, e sono soddisfatto di esso. Ho bisogno di usarlo di più, non di ingrandirlo. Il sistema, però, è flessibile, sempre aggiornato, espandibile; soprattutto, esso m'aiuta a pregare. Io dico ai miei studenti che se essi desiderano che io preghi per loro regolarmente, che saranno laureati, essi dovranno scrivermi regolarmente delle lettere, altrimenti certamente mi dimenticherò di loro.

Qualunque sistema usiate, usate liste di preghiera. Tutti noi saremmo molto più saggi se ci risolvessimo a non deludere mai nessuno che ci chiedesse di pregare per loro, perché il loro nome si trova sulla nostra lista di preghiera.

6. Nelle vostre preghiere mettete assieme sempre lode, confessione, e intercessione, ma quando intercedete, cercate di legare tutte le richieste possibili alle Scritture

Vi sono considerazioni sia teoriche che pratiche in questo consiglio.

Le considerazioni teoriche possono essere meglio definite mettendo insieme mentalmente due estremi. Il primo considera non appropriato chiedere a Dio delle cose. Certamente Egli è sovrano. Egli non ha bisogno dei nostri consigli. Egli è “colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà” (Ef. 1:11). Certamente è un poco presuntuoso chiedergli delle cose. Egli non cambierà il corso delle cose nell'universo solo perché un essere umano finito, ignorante e peccatore, Gli chiede di farlo! La risposta migliore che gli possiamo dare in preghiera è quella di rendergli il culto che Gli è dovuto. Noi dovremmo adorarlo per quello che è e per quello che fa. Proprio perché così spesso noi disattendiamo alla Sua volontà, noi dobbiamo confessargli i nostri peccati. Sottoporgli solo le nostre richieste, certamente significa equivocare ciò che significa la vera pietà. La vera pietà consiste nel sottomettersi alla volontà dell'Onnipotente, non nell'intercessione che cerca di mutare quella volontà. La preghiera di richiesta, quindi, potrebbe essere respinta, nella migliore delle ipotesi come impertinenza, e nelle peggiori come un disperato insulto al Dio santo e sovrano. Inoltre, se davvero Dio è sovrano, Egli farà comunque quello che vuole fare, sia che Glielo chiediamo oppure no. Ovviamente, se un cristiano adotta questa linea, egli penserà in modo molto simile a come pensa un musulmano: il giusto approccio a Dio ti legherà ad un certo tipo di determinismo teologico, per non dire al fatalismo.

Il secondo estremo inizia con lo slogan: “La preghiera cambia le cose”. In questa prospettiva, nella preghiera la richiesta è tutto. Questo significa che se la gente muore e va all'inferno, è perché tu, o io,o qualcun altro, abbiamo trascurato di pregare. Non è forse vero che la Scrittura dice: “Non avete, perché non domandate” (Gm. 4:2). Certo bisogna mettere nella preghiera anche l'adorazione e la confessione, ma esse possono ridursi a semplice autogratificazione: può essere bello adorare Dio, si può essere sollevati dopo che si è confessato i nostri peccati. Avere davvero a che fare con Dio, però, significa lottare con Dio, e gridare, con Giacobbe: “Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!” (Ge. 32:26). Non intercedere, significa fuggire dalle vostre responsabilità come cristiani. Lungi dall'essere un insulto verso Dio, la preghiera di richiesta Lo onora, perché Egli è un Dio che ama impartire le Sue benedizioni in risposta alle intercessioni del Suo popolo. Di fatti, se voi, nelle vostre preghiere mostrate tutta l'intensità di cui siete capaci, se voi digiunate molto, se voi invocate il nome di Gesù, e passate un indicibile numero di ore nell'intercessione, Dio non potrà non benedirvi in modo abbondante. Naturalmente, se un cristiano adotta questa linea, egli corre il rischio di ridurre la preghiera a magia: allora saranno le giuste incantazioni a produrre il risultato desiderato.

Di fronte a tutto questo, nessuno dei due estremi citati coglie l'equilibrio delle preghiere bibliche, ed entrambi sono riduzionisti nel modo in cui trattano Dio. Ritornerò su questa questione più ampiamente nei capitoli 9 e 10. Anticipando qui l'argomentazione, dobbiamo rammentarci che la Bibbia rappresenta Dio simultaneamente come assolutamente sovrano, e come un Dio che ascolta ed esaudisce le preghiere. Fintanto che non comprenderemo questo, ed impariamo ad interagire simultaneamente con queste verità, il nostro pregare sarà come oscillare avanti ed indietro fra un rassegnato fatalismo che non chiede nulla, ed una disperazione tormentata che mostra molta poca fiducia.

Basta una minima conoscenza di Dio e della Bibbia per rendersi conto come Egli non è nulla di meno che assolutamente sovrano, e non meno che personale e atto al colloquio. La Bibbia, in corrispondenza a questo, ha molti esempi di lode ed adorazione, come pure non pochi esempi di intercessione. Senza dubbio: “La preghiera cristiana è segnata decisamente dalla richiesta, perché questa forma di preghiera rivela le cose come stanno. Essa rammenta al credente che Egli è la fonte di ogni bene, e che gli esseri umani sono totalmente dipendenti da Lui, il quale deve provvedere loro ogni cosa”<ref>Stanley J. Grenz, Prayer: the Cry for the Kingdon (Peabody, Mass. :Hendrickson, 1988).</ref>.

Fra i modelli di preghiera che di solito colgono questi due aspetti della questione, è utile considerare l'analogia del rapporto fra padre e figlio. Se un ragazzo chiede a suo padre diverse cose, tutte che siano nella facoltà del padre di dare, il padre gliene può dare subito una o due, ritardare a dargliene un'altra, rifiutare di dargliene una terza, ponendo una condizione per la quarta. Non è che il figlio abbia la certezza di ricevere quel che chiede perché ha usato le giuste parole magiche: questo sarebbe assurdo. Il padre potrà ben rifiutare di dare qualcosa perché sa non essere nei migliori interessi del figlio. Potrà ritardare a dargli qualcos'altro perché sa che così tante richieste da parte del suo giovane figlio, sono temporanee e capricciose. Potrà anche tardare nel dargli qualcosa di cui pure ha bisogno, fintanto che il figlio glielo chiede nel modo appropriato. Soprattutto, il padre saggio è più interessato ad un rapporto con suo figlio, più che nel semplicemente dargli delle cose. Dargli delle cose, fa parte del suo rapporto con lui, ma certamente non lo esaurisce. Il padre ed il figlio potranno aver piacere semplicemente andare a spasso insieme. Spesso il figlio parlerà a suo padre non per ottenere qualcosa, o per trovare qualcosa, ma semplicemente perché gli piace stare con lui.

Naturalmente, nessuna di queste analogia è perfetta, ma è molto importante rammentare che la preghiera non è magia e che Dio è sia personale che sovrano. Nella preghiera c'è molto di più che chiedere, ma ogni sostenuta preghiera al Dio della Bibbia certamente includerà pure il chiedere. Proprio perché così facilmente scivoliamo nell'egocentrismo, dobbiamo accostarci a questo Dio santo con contrizione confessando i nostri peccati. In altre occasioni ci concentreremo sul Suo amore e sulla Sua pazienza, sullo splendore del Suo essere, e ci accosteremo a Lui con gioia ed esuberante lode. La grande varietà di approcci a Dio descritti dalla Bibbia, dovranno essere assunti nella nostra vita. Questa ricca miscela è, finalmente, non è nulla di più che un riflesso delle molte diverse componenti del tipo di rapporto che dovremmo avere con il Dio della Bibbia.

Oltre a queste considerazione “teoriche” (come io le go chiamate), vi sono questioni intensamente pratiche. Se Colui al quale preghiamo è proprio il Dio che vi ho descritto, allora, quando Gli chiediamo delle cose, quando intercediamo di fronte a Lui, non dobbiamo pensare in termini fatalistici o in termini di magia. Al contrario, dobbiamo pensare in termini personali e relazionali. Chiediamo delle cose al nostro Padre celeste perché Egli ha determinato che molte benedizioni verranno su di noi solo attraverso la preghiera. La preghiera è il mezzo da Lui stabilito per convogliare le Sue benedizioni al Suo popolo. Questo vuol dire che dobbiamo pregare secondo la Sua volontà, in linea con i Suoi valori, in conformità con il Suo carattere e propositi, chiedendo che diventino nostre le Sue stesse promesse. Però, praticamente, come lo possiamo fare?

Dov'è che noi apprenderemo della volontà di Dio, dei valori di Dio, del carattere e propositi di Dio, delle promesse di Dio? Impareremo questo dalle Scritture che misericordiosamente ci ha provveduto. Questo significa che, quando preghiamo, quando chiediamo a Dio d'ottenere delle cose, dobbiamo cercare di legare il più possibile queste richieste alla Scrittura. Questo è un passo immensamente pratico.

Altrove ho raccontato delle mie prime esitanti esperienze su queste linee<ref>Vedi D. A. Carson, The Farewell Discourse and Final Prayer of Jesus (Grand Rapids: Baker, 1980), 109-110; edizione britannica, Jesus ands His Friends (Leicester: Inter Varsioty, 1986), 10'8-110.</ref>. Esse cominciarono con quel pastore che mi prese con se i lunedì sera cominciando ad insegnarmi a pregare. Non ripeterò qui il resoconto di quelle prime esperienze. Da lui, però, io ho imparato che uno degli elementi più importanti dell'intercessione è di riflettere a fondo, alla luce delle Scritture, che cosa Dio vuole che noi Gli chiediamo.

Non si tratta di una questione superficiale, e raramente è facile giungere ad una risposta. Risposte ben riflesse ed equilibrate dipendono dalla nostra crescente comprensione solo di quello che la Bibbia dice nelle sue parti e nel suo complesso. Per esempio, precisamente per che cosa io dovrei pregare al riguardo di ciascun membro della mia famiglia – e perché? Qualcuno di molto vicino a noi contrae una malattia terminale: per che cosa dovremmo pregare, e perché? Per la guarigione? Perché i suoi dolori siano alleviati? Perché abbia fede e perseveranza? Perché accetti ciò che gli è capitato? Farebbe una differenza se la persona in questione avesse 75 anni, oppure 29? Perché, e perché no? Vi sono forse delle cose che umilmente potremmo richiedere al Signore, ed altre che dovremmo chiedere con audacia? Se è così, quali cose rientrano in ciascuna di queste categorie?

Un libro molto utile potrebbe essere scritto su questo argomento, basta che fosse scritto da qualcuno che fosse, non solo bene istruito nelle Scritture, ma pure molto addentro per molti anni nella pratica della preghiera. Non importa quanto bene possa essere scritto, un tale libro dovrebbe rimanere molto aperto, precisamente perché una preghiera efficace è il frutto di un rapporto personale con Dio, non una tecnica per acquisire benedizioni. Inoltre, vi sono innumerevoli situazioni in cui semplicemente non sappiamo ciò per cui pregare. Allora il cristiano che è diligente nella preghiera imparerà ciò che Paolo intende, quando scrive: “Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio” (Ro. 8:26,27). Quando preghiamo, le nostre intercessioni potrebbero essere del tutto fuori luogo: in molte questioni, noi non conosciamo abbastanza le Scritture, noi non conosciamo abbastanza bene Dio, per essere sicuri d'aver richiesto la cosa giusta. Lo Spirito Santo, però, viene in nostro soccorso intercedendo per noi “con sospiri ineffabili”, che così sono offerti al Padre proprio mentre preghiamo<ref>Per una difesa di questa interpretazione, vedasi Peter T. O' Brian “Romans 8:26,27: A Revolutionary Approach To Prayer”, The Reformed Theological Review 46, (1987), pp. 65-73.</ref>.

Dobbiamo ammettere francamente che il compito di legare quante più richieste possibili alle Scritture, sia davvero una sfida appassionante. Quei cristiani che crescono nella capacità di farlo, impareranno come vi siano innumerevoli situazioni in cui, per pregare, dovranno contare semplicemente sullo Spirito Santo, il quale solo può intercedere per noi. Avendo, però, concesso su questi punti, avendo insistito su di essi – è essenziale portare avanti questa disciplina. Come altrimenti impareremo ciò che vuole il nostro Padre celeste, ciò che Egli si aspetta che noi Gli chiediamo, e perché, e come accostarci a Lui?

7. Se avete una qualsiasi responsabilità di conduzione spirituale, elaborate bene le preghiere pubbliche che pronunciate

Non importa quale sia la forma di responsabilità spirituale che voi abbiate, se insegnare in una classe di Scuola Domenicale, di ministero pastorale, di evangelista di piccoli gruppi, o qualsiasi altra cosa: ogni qual volta pregate in pubblico come conduttori, allora elaborate bene le vostre preghiere pubbliche.

Alcuni ritengono che un simile consiglio sia totalmente fuori strada. “Puzza” troppo di pubbliche relazioni, di esagerata preoccupazione della nostra immagine pubblica. Dopo tutto, si pensa, sia che preghiamo in privato che in pubblico, ci rivolgiamo comunque a Dio. Non è forse Lui solo al quale dobbiamo pensare quando preghiamo?

Quest'obiezione, però, è un fraintendimento. E' vero che se dovessimo scegliere fra cercare di compiacere a Dio, nella preghiera, e cercare di compiacere alla gente, dovremmo senza esitazione scegliere la prima. Il problema, pero, non è questo. Non stiamo parlando di compiacere al nostro uditorio, ma di istruirlo e di edificarlo.

La prova ultima che questa questione è autentica e rilevante è nient'altro che ciò che fece Gesù stesso. Alla tomba di Lazzaro, dopo che la pietra era stata rimossa, Gesù alza gli occhi al cielo e prega in questo modo: “Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato” (Gv. 11:41,42). Qui abbiamo una preghiera di Gesù formulata, in parte, dalla consapevolezza di far udire ciò che i suoi uditori umani avevano bisogno di udire.

Il punto, qui, è che, sebbene la preghiera pubblica sia rivolta solo a Dio, essa è rivolta a Dio mentre altri l'ascoltano. Naturalmente, se uno che prega è interessato più all'effetto che avrà sulla gente, più che pregare Dio, allora sarebbe pura e semplice ipocrisia. Ecco perché Gesù condanna senza appello gran parte delle preghiere pubbliche del Suo tempo, insistendo sul primato della preghiera privata (Mt. 6:5-8). Questo non significa, però, che non vi sia spazio per la preghiera pubblica. Al contrario, significa che la preghiera pubblica dovrebbe essere il far traboccare le proprie preghiere private. Allora, giudicando dall'esempio di Gesù alla tomba di Lazzaro, vi sono ampie ragioni per riflettere su ciò che la mia preghiera, giustamente rivolta a Dio, sta dicendo a coloro che la odono.

In breve, la preghiera pubblica è un'opportunità pedagogica. Essa fornisce a chi sta pregando l'opportunità di istruire, incoraggiare, o edificare, coloro che ascoltano quella preghiera. Nelle chiese liturgiche, molte preghiere sono bene elaborate, ma ad alcune orecchie esse mancano di spontaneità. Nelle chiese non liturgiche, molte delle preghiere sono così prevedibili, che esse sono non meno spontanee, in fondo, delle preghiere scritte, rivelando, per lo più, molta superficialità. La risposta ad entrambe queste situazioni è quella di fornire un numero maggiore di preghiere che siano attentamente e genuinamente preparate. Questo non significa, necessariamente, scriverle per intero parola per parola (sebbene potrebbe pure essere una buona cosa da fare). Far questo, almeno, significa pensare bene in anticipo e almeno con qualche dettaglio, dove si intenda andare con quella preghiera, preparandosi, di essa, magari alcune note, e imparandole a memoria.

La preghiera pubblica è sia una responsabilità, sia un privilegio. Nell'800 il grande predicatore inglese Charles Spurgeon diceva che non gli importava lasciare che altri usassero il suo pulpito per predicare al suo posto. Di fatto altri, talvolta, predicavano nella sua chiesa, anche quando lui era presente. Quando, però, si arrivava alla “preghiera pastorale”, se egli era presente, egli riservava a se questo compito. Questa convinzione non gli sorgeva dalla persuasione sacerdotale che le sue preghiere fossero più efficaci di quelle d'altri, ma dall'amore che aveva per la sua gente, dalla sua elevata concezione della preghiera, dalla sua convinzione che la preghiera pubblica era intesa non solo ad intercedere presso Dio, ma pure ad istruire, edificare ed incoraggiare i credenti.

Molti aspetti del discepolato cristiano, preghiera inclusa, sono trasmessi più efficacemente dall'esempio che si dà, più che dall'istruzione formale. Pregare bene è qualcosa che più che insegnare, si deve cogliere. Se è giusto dire che noi dobbiamo scegliere dei modelli da cui apprendere, allora la verità opposta è che noi stessi siamo responsabili di diventare modelli per altri. Così, sia che voi conduciate un culto pubblico, che delle preghiere in famiglia, sia che preghiate in piccoli gruppi di studio biblico o in occasione di un congresso, elaborate bene le vostre preghiere pubbliche.

8. Pregate fintanto che pregherete

Questo è un consiglio dei Puritani. Non significa semplicemente che le vostre preghiere debbano essere caratterizzate dalla costanza – sebbene questo sia il punto su cui molti testi biblici insistono.

Anche se egli pregava in linea con le promesse di Dio, Elia pregò sette volte affinché Dio facesse piovere prima che la prima nuvola apparisse in cielo. Il Signore Gesù aveva raccontato molte parabole per impartire l'importanza della persistenza nel pregare (Lu. 11:5-13). Se vi erano generazioni che che dovevano imparare il fatto che a Dio non fanno molta impressione le preghiere lunghe ed elaborate, e non è maggiormente disposto ad aiutarci solo perché non siamo dei chiacchieroni, la nostra generazione deve imparare che Dio non è impressionato dal tipo di brevità che altro non è che colpevole negligenza. Non è che Egli sia più disposto ad esaudirci perché la nostra mancanza di sincerità e superficialità spirituale cospirano per far si che le nostre preghiere siano brevi. La nostra generazione certamente ha bisogno di imparare qualcosa di più che persistenza nella preghiera, e su questo punto ritornerò in un capitolo successivo. Detto questo, non si tratta ancora di ciò che i Puritani intendevano quando dicevano “Pregate fintanto che pregherete”.

Ciò che intendevano dire è che un cristiano dovrebbe pregare abbastanza a lungo ed abbastanza onestamente, in una singola volta, tanto da superare il sentimento di formalismo e d'irrealtà che caratterizza tanto pregare. Siamo particolarmente inclini a tali sentimenti quando preghiamo per soli pochi minuti, affrettandoci a concludere quasi per ...liberarci della cosa, per poter dire di aver fatto “il nostro dovere”. Per poter entrare nello spirito della preghiera, dobbiamo soffermarci per il tempo necessario. Se noi “preghiamo fintanto che pregheremo”, giungeremo a rallegrarci della presenza di Dio, a trovare riposo nel Suo amore, a rallegrarci della Sua volontà. Anche nelle preghiere oscure o difficili, deve giungere il momento in cui davvero siamo coscienti di essere alla presenza di Dio. In breve, scopriamo un po' di ciò che intendeva Giuda quando esortava i suoi lettori a “pregare mediante lo Spirito Santo” (Gd. 20) – il che presumibilmente vuol dire che è ben possibile che noi si sia colpevoli di non pregare mediante lo Spirito Santo.

Qualcosa sulla stessa linea è presupposto in un anonimo brano di poesia citato da C. S. Lewis:

“Mi dicono, Signore, che quando sembra che io parli con Te, dato che si ode solo una voce, questo non sia altro che un sogno, uno che scimmiotta due persone. Qualche volta è così, eppure non come essi pensano. Al contrario, io cerco in me stesso le cose che speravo poter dire. Ma ecco: il mio pozzo è asciutto. Allora, vedendolo vuoto, tu abbandoni il ruolo dell'ascoltatore e attraverso le mie labbra mute esce il soffio di un'espressione che risveglia i pensieri che mai io conobbi. In questo modo, non è necessario che tu risponda, né puoi rispondere. Così, mentre noi sembriamo due a parlare, Tu sei Uno per sempre, ed io, non un sognatore, ma il Tuo sogno”<ref>Citato da C. S. Lewis in Letters to Malcolm: Chiefly on Prayer (New York: Harcourt, Brace and World, 1964), p. 67, 68.</ref>.

Certo, quando Lewis commenta questo “sogno”, il linguaggio che usa “puzza” troppo di panteismo e “si lascia troppo affascinare da queste parole in se stesse”<ref>Ivi, p. 68.</ref>. Non c'è dubbio che l'anonimo autore sia più un poeta che un teologo. Ciononostante, qui c'è qualcosa che rimane importante. Se Dio è Colui che “che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo” (Fl. 2:13), allora, molto naturalmente, Egli è il Dio, attraverso il cui Spirito, ci aiuta nel nostro pregare. Ogni cristiano che abbia appreso i rudimenti del pregare conosce per esperienza almeno un poco di ciò che questo significa. I Puritani sapevano molto bene ciò di cui parlavano. Ecco perché si esortavano l'un l'altro dicendo: “Pregate finché pregherete”. Questo consiglio non deve diventare una scusa per un nuovo tipo di legalismo: vi sono esempi stupefacenti di brevi e rapide preghiere anche nella Bibbia (ad es. Ne. 2:4). Nel mondo occidentale, però, abbiamo urgente bisogno di questo consiglio, perché molti fra noi, nelle loro preghiere, sono come quegli fastidiosi ragazzini che suonano il campanello di una casa e corrono via prima d'averne ottenuto risposta!

Pregate, fintanto che pregherete!

Conclusione

Queste, così, solo alcune delle lezioni che ho imparato da altri cristiani. Non vorrei, però, lasciare l'impressione che esse costituiscono una regola, un test, e meno ancora un manuale di istruzioni. Merita riflettere, al riguardo, sulle parole di Packer<ref>n My Path of Prayer, ed. David Hanes (Worthing, West Sussex: Henry E. Walkter, 1981).</ref>:

“Inizio col evidenziare il fatto assodato che la vita di preghiera di ciascun cristiano, come ogni buon matrimonio, ha in comune fattori sui quali si può generalizzare come pure tratti unici che non possono essere assimilabili a quelli di cui fanno esperienza altri. Voi siete voi, e io sono io, e ciascuno di noi deve trovare la propria via verso Dio, e non vi sono ricette per pregare che possano andare bene per tutti come il manuale di istruzione di un apparecchio, o un libro di cucina, dove si afferma che se seguite le istruzioni non potrete sbagliare. Pregare non è come lavorare il legno o cucinare; è l'esercizio attivo di un rapporto personale, un tipo d'amicizia, con il Dio vivente e con Suo Figlio Gesù Cristo, e il modo in cui si svolge è più sotto il controllo di Dio che il nostro. I libri sulla preghiera, come i manuali per un buon matrimonio, non devono essere trattati con pedestre superstizione, come se la perfezione nella tecnica fosse la risposta ad ogni difficoltà. Il loro scopo, piuttosto, è quello di suggerire cose da provare. Come in ogni altro rapporto stretto, così nella preghiera, dovete trovare ciò che è giusto per voi, provando e riprovando, e si impara a pregare pregando. Alcuni fra noi parlano di più, altri meno; alcuni devono sempre parlare, altri coltivano, davanti a Dio l'arte del silenzio come il loro modo d'adorazione; alcuni scivolano nella glossolalia, altri si guardano bene dallo scivolarvi; eppure noi tutti preghiamo come Dio intende che noi facciamo. Le uniche regole sono: attenetevi al modello biblico e, nell'ambito di quel modello, come disse John Chapman, 'pregate come potete e non cercate di pregare nel modo in cui non siete capaci'”.

Domande di revisione e di riflessione

  1. Elencate cose positive e negative che avete imparato sul pregare, ascoltando altri che pregavano.
  2. Elencate modi pratici in cui volete impegnarvi a migliorare la vostra vita di preghiera durante i prossimi sei mesi.
  3. Che cosa intendono i predicatori e gli insegnanti cristiani quando incoraggiano a “meditare in spirito di preghiera sulla Parola di Dio”?

Note

<references />