Teopedia/A priori: differenze tra le versioni
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I filosofi medioevali arabi e successivamente gli scolastici ripresero questi concetti e distinsero la dimostrazione basata sull'a priori come perfetta poiché inizia dalla causa per risalire all'effetto (demonstratio per quid), mentre è giudicata imperfetta quella a posteriori, risalente dall'effetto alla causa (demonstratio quia). Ancora nel secolo XIV queste espressioni si ritrovano in Alberto di Sassonia, seguace della filosofia di Occam. | I filosofi medioevali arabi e successivamente gli scolastici ripresero questi concetti e distinsero la dimostrazione basata sull'a priori come perfetta poiché inizia dalla causa per risalire all'effetto (demonstratio per quid), mentre è giudicata imperfetta quella a posteriori, risalente dall'effetto alla causa (demonstratio quia). Ancora nel secolo XIV queste espressioni si ritrovano in Alberto di Sassonia, seguace della filosofia di Occam. | ||
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Esistono idee innate nell'essere umano o tutto quello che sappiamo dipende dalle esperienze che ne facciamo? | |||
La questione se esistano idee innate nell'essere umano o se tutto ciò che sappiamo dipenda dalle esperienze che ne facciamo è stata a lungo dibattuta in filosofia e non esiste una risposta definitiva accettata da tutti gli studiosi. Da una parte, ci sono filosofi come John Locke che sostengono che la mente umana sia una "tabula rasa", cioè una "tavola vuota", al momento della nascita, e che tutte le conoscenze vengano acquisite attraverso l'esperienza sensoriale e la riflessione su di essa. Secondo questa teoria, quindi, non ci sarebbero idee innate nell'essere umano. D'altra parte, ci sono filosofi come Immanuel Kant che sostengono che alcune conoscenze sono innate nell'essere umano e non possono essere acquisite attraverso l'esperienza. Queste conoscenze "a priori", come la conoscenza delle leggi della logica e della matematica, non dipendono dall'esperienza sensoriale, ma sono invece il risultato della struttura stessa della mente umana. In generale, la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che ci sia una complessa interazione tra le idee innate e le esperienze che ne facciamo, e che la mente umana sia dotata di alcune predisposizioni innate che influenzano la nostra capacità di acquisire conoscenze attraverso l'esperienza. Tuttavia, la questione è ancora aperta e continua a essere oggetto di dibattito nella filosofia contemporanea. | |||
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Versione attuale delle 10:51, 26 feb 2023
A priori / a posteriori
Il termine filosofico "a priori" si riferisce a conoscenze che non dipendono dall'esperienza o dalla sperimentazione, ma sono invece considerate "innate" o deducibili dalla ragione. In altre parole, queste conoscenze sono considerate "prese per scontate" o "auto-evidenti" e non richiedono l'osservazione diretta del mondo esterno per essere comprese.
Conoscenza acquisita prima dell’esperienza, usata per interpretare e valutare l’esperienza. In contrasto con la conoscenza a posteriori, la conoscenza che sorge dall’esperienza. Nella storia della filosofia antica e medioevale i due principi riguardano non solo i procedimenti conoscitivi ma assumono anche un significato metafisico che si riferisce alla differenza intercorrente tra il piano dell'essere e quello dell'esperienza.
Così in Platone si distingueva tra il sapere rappresentato dalle idee e quello fenomenico empirico.
Aristotele supera ogni concezione trascendente e distingue tra l'acquisizione del sapere universale tramite πρότερον πρός ἡμᾶς ("ciò che primo per noi"), cioè ciò che è più vicino alla sensazione, il particolare, dal πρότερον ϕύσει ("ciò che è primo per natura") vale a dire l'universale dell'intelletto, la causa prima, l'essenza.
I filosofi medioevali arabi e successivamente gli scolastici ripresero questi concetti e distinsero la dimostrazione basata sull'a priori come perfetta poiché inizia dalla causa per risalire all'effetto (demonstratio per quid), mentre è giudicata imperfetta quella a posteriori, risalente dall'effetto alla causa (demonstratio quia). Ancora nel secolo XIV queste espressioni si ritrovano in Alberto di Sassonia, seguace della filosofia di Occam.
In altri termini
Esistono idee innate nell'essere umano o tutto quello che sappiamo dipende dalle esperienze che ne facciamo?
La questione se esistano idee innate nell'essere umano o se tutto ciò che sappiamo dipenda dalle esperienze che ne facciamo è stata a lungo dibattuta in filosofia e non esiste una risposta definitiva accettata da tutti gli studiosi. Da una parte, ci sono filosofi come John Locke che sostengono che la mente umana sia una "tabula rasa", cioè una "tavola vuota", al momento della nascita, e che tutte le conoscenze vengano acquisite attraverso l'esperienza sensoriale e la riflessione su di essa. Secondo questa teoria, quindi, non ci sarebbero idee innate nell'essere umano. D'altra parte, ci sono filosofi come Immanuel Kant che sostengono che alcune conoscenze sono innate nell'essere umano e non possono essere acquisite attraverso l'esperienza. Queste conoscenze "a priori", come la conoscenza delle leggi della logica e della matematica, non dipendono dall'esperienza sensoriale, ma sono invece il risultato della struttura stessa della mente umana. In generale, la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che ci sia una complessa interazione tra le idee innate e le esperienze che ne facciamo, e che la mente umana sia dotata di alcune predisposizioni innate che influenzano la nostra capacità di acquisire conoscenze attraverso l'esperienza. Tuttavia, la questione è ancora aperta e continua a essere oggetto di dibattito nella filosofia contemporanea.
Approfondimenti
Sulla Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/A_priori_e_a_posteriori