Filosofia/Dio e la logica: differenze tra le versioni
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La logica è insostituibile. Non è una tautologia arbitraria, un quadro utile tra gli altri. Sono possibili vari sistemi di catalogazione dei libri nelle biblioteche, e diversi sono ugualmente convenienti. Sono tutti arbitrari. La storia può essere designata con 800 così facilmente come con 400. Ma non c'è alcun sostituto per la legge di contraddizione. Se cane è l'equivalente di non-cane, e se 2 = 3 = 4, non solo la zoologia e la matematica scompaiono, ma scompaiono anche Victor Hugo e Johann Wolfgang von Goethe. Questi due uomini sono esempi particolarmente appropriati, poiché sono entrambi, specialmente Goethe, romantici. Anche così, senza logica, Goethe non avrebbe potuto attaccare la logica del Vangelo di Giovanni (I, 1224-1237). | La logica è insostituibile. Non è una tautologia arbitraria, un quadro utile tra gli altri. Sono possibili vari sistemi di catalogazione dei libri nelle biblioteche, e diversi sono ugualmente convenienti. Sono tutti arbitrari. La storia può essere designata con 800 così facilmente come con 400. Ma non c'è alcun sostituto per la legge di contraddizione. Se cane è l'equivalente di non-cane, e se 2 = 3 = 4, non solo la zoologia e la matematica scompaiono, ma scompaiono anche Victor Hugo e Johann Wolfgang von Goethe. Questi due uomini sono esempi particolarmente appropriati, poiché sono entrambi, specialmente Goethe, romantici. Anche così, senza logica, Goethe non avrebbe potuto attaccare la logica del Vangelo di Giovanni (I, 1224-1237). | ||
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È scritto: "In principio era il Verbo". Eccomi esitato: chi, ora può aiutare a permettersi? La Parola? - impossibile valutarla così in alto; E altrimenti devo tradurlo. Se dallo Spirito sono veramente ammaestrato. Poi così: “In Principio fu il Pensiero” Questa prima riga mi lasciò soppesare completamente, Per timore che la mia penna impaziente procedesse troppo fugace. È il Pensiero che opera, crea, appunto? "In principio era il potere", ho letto. Tuttavia, mentre scrivo, viene suggerito un avvertimento, che il mio senso potrebbe non essere abbastanza testato. Lo Spirito mi aiuta: ora vedo la luce! "In principio era l'atto", scrivo. ''[12]'' | |||
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Ma Goethe può esprimere il suo rifiuto del Logos divino di Giovanni 1:1, ed esprimere la sua accettazione dell'esperienza romantica, solo usando la logica che disprezza. | Ma Goethe può esprimere il suo rifiuto del Logos divino di Giovanni 1:1, ed esprimere la sua accettazione dell'esperienza romantica, solo usando la logica che disprezza. | ||
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[11] "Cur Deus Homo" è un'opera scritta da San Anselmo d'Aosta nel XI secolo. Il titolo significa "Perché Dio è diventato uomo?" ed è un trattato teologico che esplora la motivazione dietro l'incarnazione di Gesù Cristo. L'opera affronta il tema del peccato originale e la necessità di una redenzione, e sostiene che solo Dio poteva compiere questa azione salvifica. "Cur Deus Homo" è considerato uno dei lavori più importanti di Anselmo e ha avuto un'enorme influenza sulla teologia cristiana medievale. | [11] "Cur Deus Homo" è un'opera scritta da San Anselmo d'Aosta nel XI secolo. Il titolo significa "Perché Dio è diventato uomo?" ed è un trattato teologico che esplora la motivazione dietro l'incarnazione di Gesù Cristo. L'opera affronta il tema del peccato originale e la necessità di una redenzione, e sostiene che solo Dio poteva compiere questa azione salvifica. "Cur Deus Homo" è considerato uno dei lavori più importanti di Anselmo e ha avuto un'enorme influenza sulla teologia cristiana medievale. | ||
[12] "Geschrieben steht: "Im Anfang war das Wort!" Hier stock ich schon! Wer hilft mir weiter fort? Ich kann das Wort so hoch unmöglich schätzen, Ich muß es anders übersetzen, Wenn ich vom Geiste recht erleuchtet bin. Geschrieben steht: Im Anfang war der Sinn. Bedenke wohl die erste Zeile, Daß deine Feder sich nicht übereile! Ist es der Sinn, der alles wirkt und schafft? Es sollte stehn: Im Anfang war die Kraft! Doch, auch indem ich dieses niederschreibe, Schon warnt mich was, daß ich dabei nicht bleibe. Mir hilft der Geist! Auf einmal seh ich Rat Und schreibe getrost: Im Anfang war die Tat!" | |||
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Versione delle 17:21, 8 feb 2023
Dio e la logica
Saggio di Gordon H. Clark
Gordon H. Clark (1902-1985)è stato un filosofo e teologo americano del XX secolo. Era noto per essere un rappresentante del presbiterianesimoconservatoree per la sua filosofia delrazionalismo cristiano. Clark è stato un importante pensatore nella tradizione filosofica della scuola della fede eha sviluppato una concezione del razionalismo cristiano che ha sostenuto che la fede e la ragione sono compatibili e che la fede cristiana è fondata sulla ragione e sulla logica. Clark ha sostenuto che la Bibbia è la fonte di tutta la verità e chela fede e la ragione devono essere armonizzate. Clark è stato un importante teologo e filosofo cristiano del XX secolo e il suo lavoro continua ad essere studiato e discusso da teologi e filosofi cristiani. Gordon H. Clark è stato accusato di razionalismo da alcune figure del mondo teologico e filosofico,fra i quali Cornelius Van Til, poiché ha sostenuto che la fede e la ragione sono compatibili e che la fede cristiana è fondata sulla ragione e sulla logica. Questi teologi hanno sostenuto che la fede è una questione di rivelazione o di tradizione e che non può essere soggetta alla valutazione razionale. Clark ha risposto a queste accuse sostenendo che la fede e la ragione non sono in conflitto, ma che anzi la fede cristiana è fondata sulla logica e sulla verità razionale. Queste accuse e risposte riflettono le diverse visioni sul ruolo della ragione e della fede nella vita cristiana e continuano a essere dibattute nella comunità teologica e filosofica.
Pensando a Dio, i calvinisti ripetono quasi immediatamente il Catechismo abbreviato e dicono: "Dio è [uno] Spirito, infinito, eterno ed immutabile nel Suo essere, sapienza, potenza, santità, giustizia, bontà e verità". Ora non ci fermeremo a chiarire che cosa voglia dire “spirito”, ma concentriamoci sugli attributi di "sapienza, santità, giustizia, bontà e verità".
Il Salmo 31:5 si rivolge a Dio come “o Eterno, Dio di verità". Giovanni 17:3 dice:" Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo". 1 Giovanni 5:6 dice: "Ed è lo Spirito che ne rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità". Versetti come questi indicano che Dio è un essere razionale e pensante il cui pensiero esibisce la struttura della logica aristotelica.
Se qualcuno contesta la logica aristotelica a questo proposito - e presumibilmente non vuole sostituirla con la logica simbolica booleano-russelliana - chieda e risponda se è vero per Dio che se tutti i cani hanno i denti, alcuni cani Spaniel abbiano i denti? Coloro che oppongono questa “logica puramente umana” a una logica divina intendono forse che per Dio tutti i cani possono avere i denti mentre gli Spaniel no? Allo stesso modo, con l'aritmetica "meramente umana": due più due fa quattro per l'uomo, ma fa undici per Dio? Da quando Bernardo diffidava di Abelardo [1], in alcuni ambienti è stato un segno di pietà denigrare la "mera ragione umana"; e attualmente gli autori esistenzialisti e neo-ortodossi si oppongono all'inferenza "retta" e insistono sul fatto che la fede deve "frenare" la logica [2]'. Così non solo rifiutano di fare della logica un assioma, ma si riservano il diritto di ripudiarl'a. In opposizione a quest'ultimo punto di vista, laseguente argoment'azione'continuerà a insistere sulla necessità della logica; e rispetto alla tesi secondo cui la Scrittura non può essere assiomatica perché la logica deve esserlo, sarà necessario precisare più dettagliatamente il significato della rivelazione scritturale.
Ora, poiché in questo contesto la rivelazione verbale è una rivelazione di Dio, la discussione comincerà dal rapporto tra Dio e la logica. Dopo verrà il rapporto tra la logica e la Scrittura. E infine la discussione si trasformerà nella logica nell'uomo.
La logica e Dio
Sarà meglio iniziare richiamando l'attenzione su alcune delle caratteristiche che le Scritture attribuiscono a Dio. Non c'è nulla di sorprendente nell'osservare che Dio è onnisciente. Questo è un luogo comune della teologia cristiana. Ma, inoltre, Dio è eternamente onnisciente. Non ha imparato la sua conoscenza. E poiché Dio esiste di per sé, indipendente da ogni altra cosa, anzi Creatore di ogni altra cosa, deve essere lui stesso la fonte della propria conoscenza. Questo punto importante ha avuto una storia.
All'inizio dell'era cristiana, Filone, lo studioso ebreo di Alessandria [3], fece un aggiustamento nella filosofia platonica per portarla in accordo con la teologia dell'Antico Testamento. Platone aveva basato il suo sistema su tre principi originali e indipendenti: il mondo delle idee, il demiurgo [4] e lo spazio caotico. Sebbene i tre fossero ugualmente eterni e indipendenti l'uno dall'altro, il Demiurgo ha modellato lo spazio caotico in questo mondo visibile usando le Idee come modello. Quindi in Platone il mondo delle idee non solo è indipendente, ma anche in un certo senso superiore al creatore del cielo e della terra. È moralmente obbligato, e di fatto si sottomette volentieri, alle idee di giustizia, uomo, uguaglianza e numero.
Filone, invece, dice: “Dio è stato classificato secondo l'uno e l'unità; o piuttosto anche l'unità è stata classificata secondo l'unico Dio, poiché ogni numero, come il tempo, è più giovane del cosmo, mentre Dio è più antico del cosmo e del suo creatore. Ciò significa che Dio è la fonte e il determinante di tutta la verità”. I cristiani in genere, anche i cristiani non istruiti, capiscono che acqua, latte, alcol e benzina si congelano a temperature diverse perché Dio li ha creati in quel modo. Dio avrebbe potuto far congelare un liquido inebriante a zero gradi Fahrenheit e avrebbe potuto far congelare il prodotto della mucca a quaranta. Ma ha deciso diversamente. Perciò dietro l'atto della creazione c'è un decreto eterno. Era l'eterno proposito di Dio avere tali liquidi, e quindi possiamo dire che le particolarità della natura furono determinate prima che esistesse una natura.
Allo stesso modo in tutte le altre varietà di verità, Dio deve essere considerato sovrano. È il suo decreto che rende vera una proposizione e falsa un'altra. Che la proposizione sia fisica, psicologica, morale o teologica, è Dio che l'ha fatta così. Una proposizione è vera perché Dio la pensa così.
Forse per una certa completezza formale potrebbe essere appropriato un campione di documentazione scritturale. Salmo 147:5 dice: “Grande è il nostro Signore, e immenso è il suo potere; la sua intelligenza è infinita”. Se non possiamo concludere rigorosamente da questo versetto che il potere di Dio è l'origine della sua comprensione, almeno non c'è dubbio che l'onniscienza è affermata. 1 Samuele 2:3 dice: " l'Eterno è un Dio che sa tutto, e da lui sono pesate le azioni dell'uomo". Efesini 1:8 parla della saggezza e della prudenza di Dio. In Romani 16:27 abbiamo la frase "Dio solo saggio" e in 1 Timoteo 1:17 la frase simile "l'unico Dio saggio".
Ulteriori riferimenti e un'eccellente esposizione di essi possono essere trovati in Stephen Charnock [5], The Existence and Attributes of God, capitoli VIII e IX. Di questo insigne autore vanno qui riportate alcune righe.
“Dio conosce se stesso perché la sua conoscenza con la sua volontà è la causa di tutte le altre cose; ... è la prima verità, e quindi è il primo oggetto della sua comprensione .... Poiché è tutta la conoscenza, così ha in se stesso l'oggetto più eccellente della conoscenza .... Nessun oggetto è così intelligibile a Dio come Dio è per se stesso ... poiché la sua comprensione è la sua essenza, se stesso. Dio conosce il proprio decreto e la propria volontà, e quindi deve conoscere tutte le cose... Dio deve sapere ciò che ha decretato che avvenisse... Dio deve sapere perché le ha volute... quindi le conosce perché sa ciò che ha voluto. La conoscenza di Dio non può sorgere dalle cose stesse, perché allora la conoscenza di Dio avrebbe una causa senza di lui... Come Dio vede le cose possibili nello specchio del suo potere, così vede le cose future nello specchio del suo propria volontà”.
Gran parte del materiale di Charnock ha come scopo l'elenco degli oggetti della conoscenza di Dio. Qui, invece, le citazioni sono state fatte per indicare che la conoscenza di Dio dipende dalla sua volontà e da nulla di esterno a lui. Così possiamo ripetere con Filone che Dio non deve essere classificato sotto l'idea di unità, o di bontà, o di verità; ma piuttosto l'unità, la bontà e la verità devono essere classificate sotto il decreto di Dio.
La logica è Dio
C'è da sperare che queste osservazioni sulla relazione tra Dio e la verità siano considerate pertinenti alla discussione della logica. In ogni caso, il tema della logica può essere introdotto più chiaramente da un ulteriore riferimento scritturale. Il noto prologo del Vangelo di Giovanni può essere parafrasato: "In principio era la Logica, e la Logica era presso Dio, e la Logica era Dio... Nella logica era la vita e la vita era la luce degli uomini".
Questa parafrasi - anzi, questa traduzione - può non solo suonare strana a orecchie devote, può anche suonare odiosa e offensiva. Ma lo shock misura solo la distanza del devoto dalla lingua e dal pensiero del Nuovo Testamento greco. Perché sia offensivo chiamare Cristo Logica, quando non è offensivo chiamarlo la Parola, è difficile da spiegarsi. Ma spesso è così. Anche Agostino, perché insisteva che Dio è verità, è stato oggetto dell'accusa anti-intellettualistica di “ridurre” Dio a una proposizione. In ogni caso, il forte intellettualismo della parola Logos è visto nelle sue diverse possibili traduzioni: vale a dire, calcolo, conti (finanziari), stima, proporzione e rapporto (matematico), spiegazione, teoria o argomento, principio o legge, ragione, formula, dibattito, racconto, discorso, deliberazione, discussione , oracolo, frase e saggezza.
Qualsiasi traduzione di Giovanni 1:1 che oscuri questa enfasi sulla mente o sulla ragione è una cattiva traduzione. E se qualcuno si lamenta che l'idea di ratio o dibattito offuschi la personalità della seconda persona della Trinità, dovrebbe modificare il suo concetto di personalità. In principio, quindi, era la Logica.
Che la Logica sia la luce degli uomini è una proposizione che potrebbe ben introdurre la successiva sezione sul rapporto della logica con l'uomo. Ma il pensiero che la Logica è Dio ci porterà alla conclusione della presente sezione. Non solo i seguaci di Bernardo nutrono sospetti sulla logica, ma anche i teologi ancor più sistematici diffidano di qualsiasi proposta che renda un principio astratto superiore a Dio. La presente argomentazione, in consonanza sia con Filone che con Charnock, non lo fa. La legge di contraddizione non deve essere presa come un assioma precedente o indipendente da Dio. La legge è il pensiero di Dio.
Per questo anche il diritto di contraddizione non è successivo a Dio. Se si dovesse dire che la logica è dipendente dal pensiero di Dio, essa è dipendente solo nel senso che è la caratteristica del pensiero di Dio. Non è successivo temporalmente, perché Dio è eterno e non c'è mai stato un tempo in cui Dio è esistito senza pensare logicamente. Non si deve supporre che la volontà di Dio esistesse come sostanza inerte prima che egli volesse pensare!
Come non c'è priorità temporale, così non c'è nemmeno priorità logica o analitica. Non solo la Logica era l'inizio, ma la Logica era Dio. Se questa insolita traduzione del Prologo di Giovanni disturba ancora qualcuno, potrebbe ancora ammettere che Dio è il suo pensiero. Dio non è un substrato passivo o potenziale; è realtà o attività. Questa è la terminologia filosofica per esprimere l'idea biblica che Dio è un Dio vivente. Quindi la logica deve essere considerata come l'attività della volontà di Dio.
Sebbene la teologia di Aristotele non sia migliore (e forse peggiore) della sua epistemologia [6], egli usò una frase per descrivere Dio, che, con un leggero cambiamento, può rivelarsi utile. Ha definito Dio come "pensiero-pensante-pensiero". Aristotele ha sviluppato il significato di questa frase in modo da negare l'onniscienza divina. Ma se è chiaro che il pensiero che il pensiero pensa include il pensiero di un mondo da creare - in Aristotele Dio non ha conoscenza delle cose inferiori a lui - la definizione aristotelica di Dio come "pensiero-pensante-pensiero" può aiutarci a capire che la logica, la legge di contraddizione, non è né precedente né successiva all'attività di Dio.
Questa conclusione può disturbare alcuni pensatori analitici. Potrebbero desiderare di separare la logica e Dio. In tal modo, si lamenterebbero che l'attuale costruzione fonde due assiomi in uno solo. E se due, uno di loro deve essere precedente; nel qual caso dovremmo accettare Dio senza logica, o logica senza Dio; e l'altro dopo. Ma non è questo il presupposto qui proposto. Dio e la logica sono lo stesso primo principio, poiché Giovanni scrisse che la Logica era Dio. Al momento questo deve bastare per indicare la relazione di Dio con la logica. Passiamo ora a quella che all'inizio sembrava essere la questione più pertinente della logica e della Scrittura.
Logica e le Sacre Scritture
C'è un piccolo malinteso che può essere facilmente eliminato prima di discutere la relazione della logica con le Scritture. Qualcuno con un vivo senso storico potrebbe chiedersi perché Scrittura e rivelazione siano equiparate, quando il discorso diretto di Dio a Mosè, a Samuele e ai profeti è ancora più chiaramente rivelazione. Questa osservazione è diventata possibile semplicemente a causa della precedente brevità. Naturalmente il discorso di Dio a Mosè fu rivelazione, anzi, rivelazione per eccellenza , se volete. Ma noi non siamo Mosè. Quindi, se il problema è spiegare come sappiamo in questa epoca, non si può usare l'esperienza personale di Mosè. Oggi abbiamo la Scrittura. Come la Confessione di Westminster dice: “Piacque al Signore... di rivelare se stesso... e poi... di affidarlo interamente alla scrittura, il che rende la sacra Scrittura estremamente necessaria, quei modi precedenti in cui Dio rivelava la sua volontà al suo popolo essere ora cessato”. Ciò che Dio disse a Mosè è scritto nella Bibbia; le parole sono identiche; la rivelazione è la stessa.
In questo si può anticipare il rapporto della logica con la Scrittura. Prima di tutto, la Scrittura, le parole scritte della Bibbia, è la mente di Dio. Ciò che è detto nella Scrittura è il pensiero di Dio. Nelle polemiche religiose contemporanee, la visione biblica della Bibbia, la posizione storica della Riforma, o - che è la stessa cosa - la dottrina dell'ispirazione plenaria e verbale è criticata come bibliolatria... I liberali accusano luterani e calvinisti di adorare un libro invece di adorare Dio. A quanto pare pensano che ci genuflettiamo davanti alla Bibbia sul pulpito, e ci deridono per aver baciato l'anello di un papa di carta...
Questa caricatura deriva dalla loro mentalità materialistica - un materialismo che potrebbe non essere evidente in altre discussioni - ma che viene a galla quando dirigono il loro fuoco contro il fondamentalismo. Pensano alla Bibbia come a un libro materiale con contenuto cartaceo e rilegatura in pelle. Che i contenuti siano i pensieri di Dio, espressi nelle stesse parole di Dio, è una posizione a cui sono così invincibilmente antagonisti che non possono nemmeno ammettere che sia la posizione di un fondamentalista.
Tuttavia sosteniamo che la Bibbia esprime la mente di Dio. Concettualmente è la mente di Dio, o, più precisamente, una parte della mente di Dio. Per questo l'apostolo Paolo, riferendosi alla rivelazione datagli, e di fatto data per mezzo suo ai Corinzi, può dire: "Noi abbiamo la mente di Cristo". Anche in Filippesi 2:5 li esorta: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù" [7]. Allo stesso scopo è la sua modesta affermazione in 1 Corinzi 7:40, "se rimane com'è e credo di avere anch'io lo Spirito di Dio". La Bibbia, quindi, è la mente o il pensiero di Dio. Non è un feticcio fisico, come un crocifisso. E dubito che ci sia mai stato nemmeno un fondamentalista montanaro abbastanza ignorante da pregare davanti a un libro nero con i bordi rossi. Allo stesso modo, l'accusa che la Bibbia sia un papa di carta manca il bersaglio per lo stesso motivo. La Bibbia è fatta di pensieri, non di carta; ei pensieri sono i pensieri del Dio onnisciente, infallibile, non quelli di Innocenzo III [8].
Su questa base, cioè sulla base del fatto che la Scrittura è la mente di Dio, si può facilmente chiarire il rapporto con la logica. Come ci si potrebbe aspettare, se Dio ha parlato, ha parlato logicamente. La Scrittura quindi dovrebbe e mostra un'organizzazione logica. Ad esempio, Romani 4:2 è un ipotetico sillogismo distruttivo entimematico. Romani 5:13 è un ipotetico sillogismo costruttivo. 1 Corinzi 15:15-18 è un sorite [9]. Ovviamente, esempi di forme logiche standard come queste potrebbero essere elencati a lungo.
C'è, naturalmente, molto nella Scrittura che non è sillogistico. Le sezioni storiche sono in gran parte narrative; tuttavia ogni frase dichiarativa è un'unità logica. Queste frasi sono verità; in quanto tali sono oggetti di conoscenza. Ognuno di loro ha, o forse dovremmo dire, ognuno di loro è un predicato collegato a un soggetto. Solo così possono trasmettere significato.
Anche nelle singole parole stesse, come si vede più chiaramente nei casi di sostantivi e verbi, la logica è incorporata. Se la Scrittura dice che Davide era re d'Israele, non significa che Davide fosse presidente di Babilonia; e sicuramente non significa che Churchill fosse Primo Ministro della Cina. Vale a dire, le parole Davide, Re e Israele hanno significati definiti. La vecchia calunnia che la Scrittura è un naso di cera e che l'interpretazione è infinitamente elastica è chiaramente sbagliata. Se non ci fossero limiti all'interpretazione, potremmo interpretare la diffamazione stessa come un'accettazione dell'ispirazione verbale e plenaria. Ma poiché la diffamazione non può essere interpretata così, non si può interpretare la Nascita verginale come un mito né la Resurrezione come simbolo della primavera. Senza dubbio ci sono alcune cose difficili da capire che gli ignoranti strappano alla loro stessa distruzione, ma le difficoltà non sono maggiori di quelle che si trovano in Aristotele o in Plotino, e contro questi filosofi non è mai diretta tale calunnia. Inoltre, solo alcune cose sono difficili. Per il resto, i protestanti hanno insistito sulla perspicuità della Scrittura.
Né dobbiamo perdere tempo a ripetere la spiegazione di Aristotele delle parole ambigue. Il fatto che una parola debba significare una cosa e non il suo contraddittorio è l'evidenza della legge di contraddizione in ogni linguaggio razionale. Questa esibizione della logica incorporata nella Scrittura spiega perché la Scrittura piuttosto che la legge di contraddizione è scelta come assioma. Se assumessimo semplicemente la legge di contraddizione, non staremmo meglio di Kant. La sua idea che la conoscenza richieda categorie a priori merita grande rispetto. Una volta per tutte, in modo positivo - il complemento del modo negativo e non intenzionale di Hume - Kant ha dimostrato la necessità di assiomi, presupposti o attrezzature a priori . Ma questa condizione sine qua non non è sufficiente a produrre conoscenza. Dunque il diritto di contraddizione in quanto tale e per sé non è l'assioma di questo ragionamento.
Per una ragione simile, Dio in quanto distinto dalla Scrittura non è l'assioma di questo argomento. Senza dubbio questa svolta sembrerà strana a molti teologi. Sembrerà particolarmente strano dopo la precedente enfasi sulla mente di Dio come origine di ogni verità. Dio non deve essere l'assioma? Ad esempio, il primo articolo della Confessione di Augusta dà la dottrina di Dio, e la dottrina della Scrittura appare a malapena da qualche parte nell'intero documento. Nella Confessione francese del 1559, il primo articolo è su Dio; la Scrittura è discussa nei prossimi cinque. La confessione belga ha lo stesso ordine. La confessione scozzese del 1560 inizia con Dio e arriva alla Scrittura solo nell'articolo diciannove. I trentanove articoli della Chiesa Anglicana iniziano con la Trinità, e la Scrittura arriva negli articoli sei e seguenti. Se Dio è sovrano, sembra molto ragionevole metterlo al primo posto nel sistema.
Ma molti altri credi, e in particolare la Confessione di Westminster, affermano la dottrina della Scrittura proprio all'inizio. La spiegazione è abbastanza semplice: la nostra conoscenza di Dio viene dalla Bibbia. Possiamo affermare che ogni proposizione è vera perché Dio la pensa così, e possiamo seguire Charnock in tutti i suoi grandi dettagli, ma il tutto è basato sulla Scrittura. Supponiamo che non fosse così. Quindi "Dio" come assioma, a parte la Scrittura, è solo un nome. Dobbiamo specificare quale Dio. Il sistema più noto in cui "Dio" è stato reso l'assioma è quello di Spinoza. Per lui tutti i teoremi sono dedotti dal Deus sive Natura [10]. Ma è la Natura che identifica il Dio di Spinoza. Divinità diverse potrebbero diventare assiomi di altri sistemi. Quindi l'importante non è presupporre Dio, ma definire la mente del Dio presupposto. Perciò la Scrittura è qui offerta come assioma. Ciò conferisce determinatezza e contenuto, senza i quali gli assiomi sono inutili.
È così che Dio, la Scrittura e la logica sono legati insieme. I pietisti non dovrebbero lamentarsi del fatto che l'enfasi sulla logica è una deificazione di un'astrazione, o della ragione umana separata da Dio. L'enfasi sulla logica è strettamente in accordo con il Prologo di Giovanni e non è altro che un riconoscimento della natura di Dio. Non sembra strano, a questo proposito, che un teologo possa essere così fortemente attaccato alla dottrina dell'Espiazione, o un pietista all'idea di santificazione, che tuttavia è spiegata solo in alcune parti della Scrittura, e tuttavia essere ostile a o sospettoso della razionalità e della logica che ogni versetto della Scrittura esibisce?
Logica nell'uomo
Con questa comprensione della mente di Dio, il passo successivo è la creazione dell'uomo a immagine di Dio. Gli animali non razionali non sono stati creati a sua immagine; ma Dio soffiò il suo spirito nella forma terrena, e Adamo divenne un tipo di anima superiore agli animali.
Per essere precisi, non si dovrebbe parlare dell'immagine di Dio nell'uomo. L'uomo non è qualcosa in cui da qualche parte si può trovare l'immagine di Dio insieme ad altre cose. L'uomo è l'immagine. Questo, ovviamente, non si riferisce al corpo dell'uomo. Il corpo è uno strumento o uno strumento che l'uomo usa. Lui stesso è il respiro di Dio, lo spirito che Dio ha soffiato nell'argilla, nella mente, nell'ego pensante. Pertanto, l'uomo è razionale a somiglianza della razionalità di Dio. La sua mente è strutturata come la descriveva la logica aristotelica. Ecco perché crediamo che gli Spaniel abbiano i denti. Oltre ai ben noti versetti del primo capitolo, Genesi 5:1 e 9:6 ripetono entrambi l'idea. 1 Corinzi 11:7 dice: "l'uomo... è immagine e gloria di Dio". Vedi anche Colossesi 3:10 e Giacomo 3:9. Altri versetti, non così espliciti, si aggiungono tuttavia alle nostre informazioni. Confronta Ebrei 1:3, Ebrei 2:6-8 e Salmo 8. Ma la considerazione conclusiva è che in tutta la Bibbia nel suo insieme il Dio razionale dà all'uomo un messaggio intelligibile.
È strano chi crede cristiano disprezzi la logica. Una persona del genere non intende ovviamente deprecare la mente di Dio; ma pensa che la logica nell'uomo sia peccaminosa, ancora più peccaminosa di altre parti della natura decaduta dell'uomo. Questo, tuttavia, non ha senso. La legge di contraddizione non può essere peccaminosa. Al contrario, sono le nostre violazioni della legge di contraddizione che sono peccaminose. Eppure le restrizioni che alcuni scrittori devozionali impongono alla logica "meramente umana" sono sorprendenti. Una simile pia stupidità può davvero significare che un sillogismo che vale per noi non vale per Dio? Se due più due fa quattro nella nostra aritmetica, Dio ha un'aritmetica diversa in cui due più due fa tre o forse cinque? Il fatto che il Figlio di Dio sia la ragione di Dio - poiché Cristo è la sapienza di Dio così come la potenza di Dio - oltre al fatto che l'immagine nell'uomo è la cosiddetta "ragione umana", è sufficiente a mostrare che questa così- chiamata “ragione umana” non è tanto umana quanto divina.
Naturalmente, la Scrittura dice che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri e le sue vie non sono le nostre vie. Ma è buona esegesi dire che ciò significa che la sua logica, la sua aritmetica, la sua verità non sono nostre? Se così fosse, quali sarebbero le conseguenze? Significherebbe non solo che le nostre addizioni e sottrazioni sono tutte sbagliate, ma anche che tutti i nostri pensieri - sia nella storia che nell'aritmetica - sono tutti sbagliati. Se, per esempio, pensiamo che Davide fosse re d'Israele, e i pensieri di Dio non sono i nostri, allora ne consegue che Dio non pensa che Davide fosse re d'Israele. Davide nella mente di Dio era forse primo ministro di Babilonia.
Per evitare questo irrazionalismo, che ovviamente è una negazione dell'immagine divina, dobbiamo insistere sul fatto che la verità è la stessa per Dio e per l'uomo. Naturalmente, potremmo non conoscere la verità su alcune questioni. Ma se sappiamo qualcosa, ciò che dobbiamo sapere deve essere identico a ciò che Dio sa. Dio conosce tutta la verità e, a meno che non sappiamo qualcosa che Dio sa, le nostre idee non sono vere. È assolutamente essenziale quindi insistere sul fatto che esiste un'area di coincidenza tra la mente di Dio e la nostra mente.
Logica e linguaggio
Questo punto ci porta alla questione centrale del linguaggio. Il linguaggio non si è sviluppato, né il suo scopo è stato limitato ai bisogni fisici della vita terrena. Dio ha dato ad Adamo una mente per comprendere la legge divina e gli ha dato un linguaggio per consentirgli di parlare con Dio. Fin dall'inizio, la lingua era destinata al culto. Nel Te Deum , attraverso il linguaggio, e nonostante sia cantato con la musica, facciamo a Dio “complimenti metafisici”. Il dibattito sull'adeguatezza del linguaggio per esprimere la verità di Dio è un falso problema. Le parole sono semplici simboli o segni. Qualsiasi segno sarebbe adeguato. Il vero problema è: un uomo ha l'idea di simboleggiare? Se riesce a pensare a Dio, allora può usare il suono God, Deus, Theos o Elohim. La parola non fa differenza, e il segno è ipso facto letterale e adeguato.
Il punto di vista cristiano è che Dio creò Adamo come una mente razionale. La struttura della mente di Adamo era la stessa di Dio. Dio pensa che affermare il conseguente sia un errore; e la mente di Adamo era formata sui principi di identità e contraddizione. Questa visione cristiana di Dio, dell'uomo e del linguaggio non si adatta a nessuna filosofia empirica. È piuttosto un tipo di razionalismo a priori. La mente dell'uomo non è inizialmente vuota. È strutturata. In effetti, uno spazio vuoto non strutturato non è affatto una mente. Né un simile foglio di carta bianca potrebbe estrarre alcuna legge universale della logica dall'esperienza finita. Nessuna proposizione universale e necessaria può essere dedotta dall'osservazione sensoriale. L'universalità e la necessità possono essere solo a priori.
Questo non vuol dire che tutta la verità possa essere dedotta solo dalla logica. I razionalisti del diciassettesimo secolo si diedero un compito impossibile. Anche se l'argomento ontologico fosse valido, è impossibile dedurne Cur Deus Homo [11], la Trinità, o la risurrezione finale. Gli assiomi ai quali devono essere applicate le forme apriori della logica sono le proposizioni che Dio rivelò ad Adamo e ai successivi profeti.
Conclusione
La logica è insostituibile. Non è una tautologia arbitraria, un quadro utile tra gli altri. Sono possibili vari sistemi di catalogazione dei libri nelle biblioteche, e diversi sono ugualmente convenienti. Sono tutti arbitrari. La storia può essere designata con 800 così facilmente come con 400. Ma non c'è alcun sostituto per la legge di contraddizione. Se cane è l'equivalente di non-cane, e se 2 = 3 = 4, non solo la zoologia e la matematica scompaiono, ma scompaiono anche Victor Hugo e Johann Wolfgang von Goethe. Questi due uomini sono esempi particolarmente appropriati, poiché sono entrambi, specialmente Goethe, romantici. Anche così, senza logica, Goethe non avrebbe potuto attaccare la logica del Vangelo di Giovanni (I, 1224-1237).
È scritto: "In principio era il Verbo". Eccomi esitato: chi, ora può aiutare a permettersi? La Parola? - impossibile valutarla così in alto; E altrimenti devo tradurlo. Se dallo Spirito sono veramente ammaestrato. Poi così: “In Principio fu il Pensiero” Questa prima riga mi lasciò soppesare completamente, Per timore che la mia penna impaziente procedesse troppo fugace. È il Pensiero che opera, crea, appunto? "In principio era il potere", ho letto. Tuttavia, mentre scrivo, viene suggerito un avvertimento, che il mio senso potrebbe non essere abbastanza testato. Lo Spirito mi aiuta: ora vedo la luce! "In principio era l'atto", scrivo. [12]
Ma Goethe può esprimere il suo rifiuto del Logos divino di Giovanni 1:1, ed esprimere la sua accettazione dell'esperienza romantica, solo usando la logica che disprezza.
Ripeto, anche se sembra faticoso: la logica è fissa, universale, necessaria e insostituibile. L'irrazionalità contraddice l'insegnamento biblico dall'inizio alla fine. Il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe non è pazzo. Dio è un essere razionale, la cui architettura mentale è la logica.
Note
[1] Bernardo di Chiaravalle e Pietro Abelardo erano due filosofi e teologi cristiani del XII secolo che ebbero una lunga e controversa discussione su questioni di teologia e filosofia cristiana. La loro disputa riguardava principalmente il rapporto tra fede e ragione, e se la fede potesse essere dimostrata attraverso la ragione. Bernardo sosteneva che la fede doveva essere accettata sulla base della tradizione e della rivelazione divina, e che la ragione non poteva dimostrarne la verità. Abelardo, d'altra parte, sosteneva che la fede doveva essere supportata dalla ragione e che la ragione poteva aiutare a comprendere la verità della fede. La disputa tra Bernardo e Abelardo ha avuto una vasta eco nella filosofia cristiana e ha influenzato ulteriori dibattiti sul rapporto tra fede e ragione nei secoli successivi. La loro discussione rappresenta un momento importante nella storia della filosofia e della teologia, poiché ha gettato le basi per ulteriori dibattiti sul ruolo della ragione e della fede nella comprensione della verità.
[2] Gli autori esistenzialisti e neo-ortodossi hanno sostenuto che la fede deve frenare la logica in quanto la logica e la ragione da soli non possono fornire una comprensione completa della realtà e della vita umana. Essi credono che la fede, come esperienza personale di incontro con Dio, sia necessaria per una comprensione più profonda della realtà e della vita umana. Per gli autori esistenzialisti come Søren Kierkegaard, la fede non può essere dimostrata logicamente, ma deve essere scelta come un atto di fede personale. La fede, per Kierkegaard, non è qualcosa che 'possa'essere compreso attraverso la ragione, ma piuttosto è un'esperienza che trascende la ragione. Per gli autori neo-ortodossi come Karl Barth, la fede cristiana non può essere ridotta a un sistema logico o filosofico, ma è piuttosto un incontro personale con Dio. La fede, per Barth, è un'esperienza di incontro con la Rivelazione divina, e questa rivelazione trascende la comprensione umana e la logica. In sintesi, gli autori esistenzialisti e neo-ortodossi hanno sostenuto che la fede deve frenare la logica perché la logica e la ragione da sole non possono fornire una comprensione completa della realtà e della vita umana, e che la fede è un'esperienza che trascende la comprensione logica e razionale.
[3] Filone di Alessandria (circa 20 a.C. - 50 d.C.) è stato un importante studioso ebreo di Alessandria, in Egitto. Era un filosofo e scrittore ebraico che scrisse in greco e che fu molto influente nella tradizione giudaica e nella filosofia cristiana antica. Filone è noto per la sua interpretazione allegorica della Torah e per la sua filosofia platonica. Ha cercato di conciliare la tradizione ebraica con la filosofia greca, e ha sviluppato una visione del mondo che vedeva il Dio ebraico come il Dio della filosofia greca. La sua opera più importante, "De Vita Moysis" ("La vita di Mosè"), è una vasta opera che combina teologia, filosofia e commento alla Torah. In quest'opera, Filone sviluppa una visione allegorica della Torah che vede i racconti biblici come simboli di verità filosofiche più profonde. Filone ha influenzato molti pensatori cristiani delle prime generazioni, tra cui San Paolo, e la sua filosofia è stata considerata come un precursore della scuola di pensiero cristiana nota come "allegorismo". La sua influenza è ancora evidente nella filosofia e nella teologia cristiana e giudaica moderna.
[4] Il termine "demiurgo" è stato utilizzato in diverse tradizioni filosofiche e religiose per descrivere un ente che è responsabile per la creazione o l'ordinamento del mondo. Nella filosofia platonica, il demiurgo è descritto come un artigiano divino che crea l'universo a partire da forme o idee eterne. Il demiurgo è visto come un dio benevolo che ha la responsabilità di ordinare il mondo e di porre fine al caos originario. Nella gnosi, un movimento filosofico antico che combinava elementi di religione, filosofia e scienza, il demiurgo è visto come un dio malvagio che crea un mondo materiale e imperfetto e che opprime gli esseri umani. Nel neoplatonismo, una corrente filosofica che sviluppò il pensiero di Platone, il demiurgo è visto come un intermediario tra l'universo intellettuale e quello sensibile. In sintesi, il concetto di demiurgo è stato interpretato in modi diversi a seconda della tradizione filosofica o religiosa, ma in generale si riferisce a un ente che ha un ruolo nella creazione o nell'ordinamento del mondo.
[5] Stephen Charnock (1628-1680) è stato un teologo e scrittore inglese del XVII secolo. Era un presbiteriano calvinista che ha scritto molte opere sulla teologia cristiana, incluse molte serie di prediche. Charnock è noto soprattutto per il suo libro più importante, "Discourses Upon the Existence and Attributes of God" (1682), in cui ha difeso la dottrina della teologia calvinista sulla natura di Dio. Ha sviluppato una potente argomentazione filosofica e teologica a sostegno dell'esistenza e della natura trascendente e immutabile di Dio. Charnock è stato un influente teologo puritano e il suo lavoro ha avuto un impatto significativo sul movimento religioso della Riforma inglese e sul pensiero teologico successivo. È ancora considerato un importante pensatore cristiano e la sua opera continua ad essere studiata e apprezzata da teologi e studiosi religiosi.
[6] L'epistemologia è la branca filosofica che studia la natura della conoscenza, la sua acquisizione e la sua validità. Esplora le questioni riguardanti la base, la limitazione e la certezza della conoscenza e le relazioni tra conoscenza, credenza, verità e percezione.
[7] “sentimento” qui equivale a “sentire”, cfr. “Abbiate in voi quel sentire che era anche in Gesù Cristo” (Ricciotti).
[8] Papa Innocenzo III (1198-1216) fu un Papa della Chiesa cattolica che governò dal 1198 al 1216. Fu uno dei papi più potenti e influenti della storia, noto per la sua attiva partecipazione nella politica e nella gestione degli affari europei. Sotto il suo pontificato, il papato raggiunse il massimo della sua autorità e il potere spirituale e temporale. Innocenzo III fu anche un sostenitore attivo delle crociate e fu coinvolto nella politica delle monarchie europee, includendo l'impero romano e la Francia. Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Innocenzo_III
[9] Il paradosso del sorite (dal greco antico σωρίτης sōritēs aggettivo di σωρός sōros, che significa "mucchio") è un paradosso generalmente attribuito al filosofo greco Eubulide di Mileto, noto anche per una formulazione del paradosso del mentitore. Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_sorite
[10] Per Baruch Spinoza, "Deus sive Natura" significa che Dio o la Natura è l'unica realtà esistente e che tutte le cose, compresi gli esseri umani, sono parte di questa realtà unica. Secondo questa visione, tutti i teoremi sono dedotti dalla comprensione profonda di questa realtà e non possono essere compresi in modo indipendente da essa. In altre parole, la conoscenza vera e profonda di Dio o Natura è la fonte di tutta la conoscenza e la verità.
[11] "Cur Deus Homo" è un'opera scritta da San Anselmo d'Aosta nel XI secolo. Il titolo significa "Perché Dio è diventato uomo?" ed è un trattato teologico che esplora la motivazione dietro l'incarnazione di Gesù Cristo. L'opera affronta il tema del peccato originale e la necessità di una redenzione, e sostiene che solo Dio poteva compiere questa azione salvifica. "Cur Deus Homo" è considerato uno dei lavori più importanti di Anselmo e ha avuto un'enorme influenza sulla teologia cristiana medievale.
[12] "Geschrieben steht: "Im Anfang war das Wort!" Hier stock ich schon! Wer hilft mir weiter fort? Ich kann das Wort so hoch unmöglich schätzen, Ich muß es anders übersetzen, Wenn ich vom Geiste recht erleuchtet bin. Geschrieben steht: Im Anfang war der Sinn. Bedenke wohl die erste Zeile, Daß deine Feder sich nicht übereile! Ist es der Sinn, der alles wirkt und schafft? Es sollte stehn: Im Anfang war die Kraft! Doch, auch indem ich dieses niederschreibe, Schon warnt mich was, daß ich dabei nicht bleibe. Mir hilft der Geist! Auf einmal seh ich Rat Und schreibe getrost: Im Anfang war die Tat!"