Confessioni di fede/Westminster/Catechismo minore/cmw001: differenze tra le versioni

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'''glorificare Dio'''— La gloria nel suo uso scritturale è una parola divina che espone, lotta per esporre, una cosa divina. La gloria divina è la rivelazione delle perfezioni divine nelle opere della creazione, della provvidenza e della redenzione. La gloria di Dio risiede originariamente nel Suo possesso di tutto l'essere, sapienza, potenza, santità, giustizia, bontà e verità; ed è glorificato nella manifestazione di se stesso a tutte le sue creature ricettive e reattive. "La gloria di Dio", dice Calvino, "è quando sappiamo cosa Egli è". "La gloria è la divinità manifesta" (Bengel). Nel quarto versetto del diciassettesimo di Giovanni ci viene fornita una spiegazione di questa parola che ammetterà di essere adattata e applicata a tutta la creazione di Dio. Nel resoconto e nella preghiera di nostro Signore contenuti in quel grande capitolo, Egli dice: "Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai data da fare", vale a dire renderà il significato di questa grande parola il più chiaro possibile. "Il fine principale dell'uomo", quindi, è quello di "finire l'opera che Dio gli ha dato da fare", e quale sia quell'opera il Catechismo elabora in entrambe le sue parti per esporla.
'''glorificare Dio'''— La gloria nel suo uso scritturale è una parola divina che espone, lotta per esporre, una cosa divina. La gloria divina è la rivelazione delle perfezioni divine nelle opere della creazione, della provvidenza e della redenzione. La gloria di Dio risiede originariamente nel Suo possesso di tutto l'essere, sapienza, potenza, santità, giustizia, bontà e verità; ed è glorificato nella manifestazione di se stesso a tutte le sue creature ricettive e reattive. "La gloria di Dio", dice Calvino, "è quando sappiamo cosa Egli è". "La gloria è la divinità manifesta" (Bengel). Nel quarto versetto del diciassettesimo di Giovanni ci viene fornita una spiegazione di questa parola che ammetterà di essere adattata e applicata a tutta la creazione di Dio. Nel resoconto e nella preghiera di nostro Signore contenuti in quel grande capitolo, Egli dice: "Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai data da fare", vale a dire renderà il significato di questa grande parola il più chiaro possibile. "Il fine principale dell'uomo", quindi, è quello di "finire l'opera che Dio gli ha dato da fare", e quale sia quell'opera il Catechismo elabora in entrambe le sue parti per esporla.


'''e goderlo''' — La gioia è la gioia più pura, più profonda e più appagante che possa possedere il cuore dell'uomo; e le Scritture presentano continuamente Dio come la più grande gioia dell'uomo. Come così: "... poiché lo ricolmi delle tue benedizioni per sempre,<br/> lo riempi di gioia alla tua presenza" (Salmo 21:6); "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore" (Matteo 25:21). Vedi risposta 38,&nbsp;"perfettamente benedetto nel pieno godimento di Dio per tutta l'eternità". Il concetto è simile a quello classico della beaitudine:&nbsp;un concetto religioso e filosofico che si riferisce a uno stato di felicità e gioia perfetta e duratura. Nelle religioni abrahamiche, la beatitudine viene associata con la vita eterna in paradiso o con l'unione con Dio. Nella filosofia, la beatitudine è spesso considerata come uno stato di realizzazione o completamento interiore che trascende la vita materiale. In entrambi i casi, la beatitudine viene descritta come un'esperienza di pace, serenità e felicità che va al di là dei desideri e delle paure umane.
'''e goderlo''' — La gioia è la gioia più pura, più profonda e più appagante che possa possedere il cuore dell'uomo; e le Scritture presentano continuamente Dio come la più grande gioia dell'uomo. Come così: "... poiché lo ricolmi delle tue benedizioni per sempre,<br/> lo riempi di gioia alla tua presenza" (Salmo 21:6); "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore" (Matteo 25:21). Vedi risposta 38,&nbsp;"perfettamente benedetto nel pieno godimento di Dio per tutta l'eternità". Il concetto è simile a quello classico della beaitudine:&nbsp;un concetto religioso e filosofico che si riferisce a uno stato di felicità e gioia perfetta e duratura. Nelle religioni abrahamiche, la beatitudine viene associata con la vita eterna in paradiso o con l'unione con Dio. Nella filosofia, la beatitudine è spesso considerata come uno stato di realizzazione o completamento interiore che trascende la vita materiale. In entrambi i casi, la beatitudine viene descritta come un'esperienza di pace, serenità e felicità che va al di là dei desideri e delle paure umane.&nbsp;John Piper definisce "godere Dio" come l'esperienza della felicità suprema e ultima che deriva dal fare tesoro di Dio sopra ogni altra cosa e deliziarsi in Lui come fonte e obiettivo di ogni soddisfazione. Afferma&nbsp;che la Bibbia insegna che Dio sia&nbsp;maggiormente&nbsp;glorificato in noi quando noi siamo maggiormente&nbsp;soddisfatti di&nbsp;Lui e in Lui.


'''per sempre'''. Senza fine, eternamente. Queste parole "per sempre", ricorrono in tutto quattro volte nel Catechismo. Nella risposta davanti a noi ci assicurano che il nostro godimento di Dio non avrà mai fine. Le stesse parole si trovano insieme alle pene dell'inferno nella risposta 19; con la continuazione di due distinte nature in Cristo nella risposta 21; e con il regno, la potenza e la gloria di Dio nella risposta 107.
'''per sempre'''. Senza fine, eternamente. Queste parole "per sempre", ricorrono in tutto quattro volte nel Catechismo. Nella risposta davanti a noi ci assicurano che il nostro godimento di Dio non avrà mai fine. Le stesse parole si trovano insieme alle pene dell'inferno nella risposta 19; con la continuazione di due distinte nature in Cristo nella risposta 21; e con il regno, la potenza e la gloria di Dio nella risposta 107.

Versione delle 17:44, 30 gen 2023


Indice generale

Catechismo minore di Westminster

Domande:1- 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61 - 62 - 63 - 64 - 65 - 66 - 67 - 68 - 69 - 70 - 71 - 72 - 73 - 74 - 75 - 76 - 77 - 78 - 79 -80 - 81 - 82 - 83 - 84 - 85 - 86 - 87 - 88 - 89 - 90 - 91 - 92 - 93 - 94 - 95 - 96 - 97 - 98 - 99 - 100 - 101 - 102 - 103 - 104 - 105 - 106 - 107-  

1. D. Qual è lo scopo [il fine] principale della vita umana?

R. Lo scopo principale della vita umana è dare gloria a Dio e goderlo per sempre.

Riferimenti biblici

  • "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio" (1 Corinzi 10:31)
  • "Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen" (Romani 11:36);
  • "Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono" (Apocalisse 4:11)
  • "Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno. Poiché, ecco, quelli che s'allontanano da te periranno; tu distruggi chiunque ti tradisce e ti abbandona. Ma quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio; io ho fatto del Signore, di Dio, il mio rifugio, per raccontare, o Dio, tutte le opere tue" (Salmi 73:25-­27].

Commento

L'esistenza dell'essere umano come creatura è direttamente dipendente da Dio, suo Creatore, ed è soltanto in Lui che noi possiamo trovare la piena realizzazione di noi stessi e la nostra felicità più autentica (la nostra "fruizione" di Lui). La nostra vita può così trovare significato affidandoci totalmente a Dio, obbedendo a Lui e servendo la sua volontà, esaltando la Sua gloria. "Fruire" significa portare frutto. Lo scopo di un albero da frutta è quello di portare frutto. Un albero da frutto che non porta frutto non ha "fruizione", è vissuto senza attingere il fine per cui era esistito. Se paragoniamo la vita umana a quella di un albero, possiamo dire che il frutto che era destinato a portare era quello di glorificare e godere Dio. Il cristiano non può portare frutto in questo mondo se non in modo imperfetto e parziale. In Cielo, però, il cristiano raggiungerà il fine per il quale era stato creato: porterà il vero frutto di perfetta glorificazione e godimento di Dio. Questo fine è chiamato "fruizione di Dio" perché solo in perfetta comunione con Dio questo frutto può essere prodotto in una vita umana.

Se un'assemblea di filosofi fosse stata convocata ad Atene per comporre un catechismo di religione e morale per i giovani dell'antica Grecia, con certezza si sarebbe aperta proprio con la domanda che ci stava di fronte. Infatti quasi tutti i dialoghi e le discussioni dei padri della filosofia morale ruotano attorno a questa domanda suprema ed eterna: qual è la causa ultima e il fine principale dell'uomo? La filosofia morale può porsi questa domanda, ma è una teologia tratta dalle Sacre Scritture che sola può fornire la risposta: il fine principale dell'uomo è glorificare Dio e goderne per sempre.

È stato spesso sottolineato che, per quanto il Catechismo Breve sia pieno di matura dottrina cristiana, è allo stesso tempo modellato in una forma completamente scolastica. I teologi di Westminster che hanno redatto questo documento erano uomini colti e studiosi. "Forse è nuovo per alcuni dei nostri lettori sentirsi dire che le profonde distinzioni di un Aristotele e di un Bacon sono impiegate nella costruzione di quell'umile manuale chiamato Catechismo minore" (Prefazione di Macfarlane al Catechismo di Paterson ).

lo scopo [il fine] principale della vita umana : "fine supremo" (Catechismo Maggiore). La nostra ben nota parola fine porta più comunemente il senso di un limite, un confine, una conclusione. Ma significa anche uno scopo, uno scopo, un'intenzione, un disegno. Ed è in quest'ultimo senso che la parola è usata nel testo. Lo studente vedrà subito che questa domanda e questa risposta riconoscono attentamente altri fini nell'uomo oltre al suo fine "principale". Non si potrebbe infatti dire con correttezza che l'uomo abbia un fine «principale» se non abbia anche fini inferiori, secondari e subordinati. Il Catechismo non si occupa di essi, ma è consapevole della loro esistenza; li implica nel passare da loro per perseguire il fine principale dell'uomo.

glorificare Dio— La gloria nel suo uso scritturale è una parola divina che espone, lotta per esporre, una cosa divina. La gloria divina è la rivelazione delle perfezioni divine nelle opere della creazione, della provvidenza e della redenzione. La gloria di Dio risiede originariamente nel Suo possesso di tutto l'essere, sapienza, potenza, santità, giustizia, bontà e verità; ed è glorificato nella manifestazione di se stesso a tutte le sue creature ricettive e reattive. "La gloria di Dio", dice Calvino, "è quando sappiamo cosa Egli è". "La gloria è la divinità manifesta" (Bengel). Nel quarto versetto del diciassettesimo di Giovanni ci viene fornita una spiegazione di questa parola che ammetterà di essere adattata e applicata a tutta la creazione di Dio. Nel resoconto e nella preghiera di nostro Signore contenuti in quel grande capitolo, Egli dice: "Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai data da fare", vale a dire renderà il significato di questa grande parola il più chiaro possibile. "Il fine principale dell'uomo", quindi, è quello di "finire l'opera che Dio gli ha dato da fare", e quale sia quell'opera il Catechismo elabora in entrambe le sue parti per esporla.

e goderlo — La gioia è la gioia più pura, più profonda e più appagante che possa possedere il cuore dell'uomo; e le Scritture presentano continuamente Dio come la più grande gioia dell'uomo. Come così: "... poiché lo ricolmi delle tue benedizioni per sempre,
lo riempi di gioia alla tua presenza" (Salmo 21:6); "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore" (Matteo 25:21). Vedi risposta 38, "perfettamente benedetto nel pieno godimento di Dio per tutta l'eternità". Il concetto è simile a quello classico della beaitudine: un concetto religioso e filosofico che si riferisce a uno stato di felicità e gioia perfetta e duratura. Nelle religioni abrahamiche, la beatitudine viene associata con la vita eterna in paradiso o con l'unione con Dio. Nella filosofia, la beatitudine è spesso considerata come uno stato di realizzazione o completamento interiore che trascende la vita materiale. In entrambi i casi, la beatitudine viene descritta come un'esperienza di pace, serenità e felicità che va al di là dei desideri e delle paure umane. John Piper definisce "godere Dio" come l'esperienza della felicità suprema e ultima che deriva dal fare tesoro di Dio sopra ogni altra cosa e deliziarsi in Lui come fonte e obiettivo di ogni soddisfazione. Afferma che la Bibbia insegna che Dio sia maggiormente glorificato in noi quando noi siamo maggiormente soddisfatti di Lui e in Lui.

per sempre. Senza fine, eternamente. Queste parole "per sempre", ricorrono in tutto quattro volte nel Catechismo. Nella risposta davanti a noi ci assicurano che il nostro godimento di Dio non avrà mai fine. Le stesse parole si trovano insieme alle pene dell'inferno nella risposta 19; con la continuazione di due distinte nature in Cristo nella risposta 21; e con il regno, la potenza e la gloria di Dio nella risposta 107.

 

Qual'è la principale e più alta finalità della nostra vita?