Letteratura/Elezione/01: differenze tra le versioni

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<br/> La dottrina dell'elezione appartiene alle fondamenta stessa della fede cristiana. Nel passato molti fra i più abili teologi erano soliti ad iniziare le loro opere di teologia sistematica con una presentazione degli attributi di Dio e poi con una contemplazione dei Suoi eterni decreti. E' nostra fondata persuasione, dopo aver esaminato a fondo gli scritti di molti nostri teologi moderni, che il metodo seguito dai loro predecessori rimanga insuperato. Dio esisteva prima dell'essere umano ed i Suoi eterni propositi precedono le opere che Egli compie nel tempo.<br/> <br/> "...''dice il Signore che fa queste cose,'' ''a lui note fin dall'eternità"'' (Atti 15:18).<br/> <br/> Il divino consiglio si è riunito prima della creazione. Così come un costruttore prima di iniziare a costruire prepara accuratamente il progetto, così il grande Architetto, prima di chiamare all'esistenza ogni singola creatura, ha predestinato ogni cosa. Dio non ha tenuto questo fatto come un segreto chiuso in cassaforte. Egli si è compiaciuto di farci conoscere, nella Sua Parola, come la grazia che ci è manifestata sia stata il prodotto di un divino consiglio, di propositi eterni accuratamente disposti affinché puntualmente si realizzasse questo grande Suo fine.<br/> <br/> Quando un edificio è in costruzione, chi dall'esterno lo guarda, spesso non riesce a darsi ragione di molti suoi dettagli. Apparentemente sembra che non vi sia né ordine né disegno: tutto appare confuso. Se però si esaminano con attenzione i progetti del costruttore cercando di visualizzare mentalmente il prodotto finito, molto di ciò che prima ci lasciava perplessi diventa chiaro ed acquista il suo senso. Lo stesso si può dire della manifestazione degli eterni propositi di Dio. Fintanto che noi non ci familiarizziamo con i Suoi eterni decreti, la storia per noi rimarrà un enigma insolubile. Dio non opera a casaccio. L'Evangelo è stato pubblicato non come una missione dallo sviluppo e dall'esito incerto. Il risultato finale del conflitto fra bene e male non è stato lasciato indeterminato. Il numero di quanti saranno salvati e quello di quanti rimarranno perduti non dipende dalla volontà della creatura. Tutto è stato determinato in modo infallibile e fissato immutabilmente da Dio sin dall'inizio. Tutto ciò che accade nel tempo non è che il compimento di ciò che era stato prestabilito dall'eternità.<br/> <br/> Ecco così come la grande verità dell'elezione ci riporta all'inizio di tutte le cose. Essa precede l'ingresso nell'universo del peccato, la caduta dell'uomo, l'avvento del Cristo e la proclamazione dell'Evangelo. Una retta comprensione dell'elezione, specialmente in rapporto con il patto eterno, è quindi assolutamente essenziale se vogliamo non cadere in errori fondamentali. Se le fondamenta non sono sane, anche l'edificio che è costruito su di esse non potrà essere sano. Se erriamo nella comprensione di questa verità di base, allora, in proporzione diretta, anche la nostra comprensione delle altre verità non sarà accurata. Il modo in cui Dio tratta Giudei e Gentili, il proposito dell'invio nel mondo di Suo Figlio, il disegno che si propone con l'Evangelo, e persino la comprensione della Sua provvidenza, non potrà essere visto in giusta prospettiva fintanto che non sia considerato alla luce dell'eterna elezione. Lo comprenderemo meglio nel prosieguo di questo studio.<br/> <br/> Quella dell'elezione è sicuramente '''una dottrina difficile''', e questo per tre motivi.<br/> <br/> In primo luogo si tratta di '''una dottrina difficile da comprendere'''. A meno che noi non si abbia il privilegio di poterci avvalere del ministero di un servitore di Dio istruito dallo Spirito Santo che ci presenti la verità in modo sistematico, sarà necessario da parte nostra un lavoro diligente e meticoloso di ricerca attraverso le Scritture per raccogliere e catalogare tutti gli sparsi riferimenti a questo argomento. Lo Spirito Santo non si è compiaciuto di fornirci un'esposizione completa ed ordinata della dottrina dell'elezione. Al contrario, al riguardo troviamo "un po' qui e un po' là" quanto la riguarda nei suoi tipici resoconti storici, nei Salmi e nelle profezie, nella grande preghiera di Cristo (Giovanni 17), nelle Epistole degli Apostoli.<br/> <br/> In secondo luogo, si tratta di '''una dottrina difficile da accettare'''. Questo presenta una difficoltà ancora maggiore, perché quando la mente percepisce quanto le Scritture rivelano al riguardo, il cuore è riluttante ad accogliere una tale dottrina perché essa umilia ed abbatte l'orgoglio umano. Con quanto fervore dobbiamo allora far cessare la nostra inimicizia contro di Lui ed i nostri pregiudizi contro la Sua verità!<br/> <br/> In terzo luogo, si tratta di '''una dottrina difficile da predicare'''. Il novizio non è competente nel presentare questo argomento nella prospettiva e proporzione usate dalla Bibbia.<br/> <br/> Queste difficoltà, però, non dovrebbero scoraggiarci ed ancor meno impedirci dal fare uno sforzo onesto per comprendere e ricevere di tutto cuore tutto ciò che Dio si è compiaciuto di rivelarci al riguardo. Le difficoltà sono finalizzate a conservarci umili, a formare il nostro carattere, a farci sentire la necessità della sapienza dall'alto. Non è facile giungere ad una comprensione chiara ed adeguata delle dottrine insegnate dalle Sacre Scritture, e Dio non ha mai inteso dovesse esserlo. La verità deve essere ''"acquistata"'' (Proverbi 23:23). Purtroppo pochi sono coloro che sono disposti a pagarne il prezzo, cioè dedicare allo studio della Parola in spirito di preghiera, il tempo che sprecano a leggere i giornali o in oziosa ricreazione. Queste difficoltà non sono insormontabili, perché al popolo di Dio è stato donato lo Spirito per guidarlo in ogni verità. Questo è pure vero per il ministro della Parola: attendere umilmente che Dio ci parli, insieme allo sforzo diligente di un operaio che non abbia di che vergognarsi, a suo tempo lo metterà in grado di esporre questa verità per la gloria di Dio e la benedizione di quanti lo ascoltano.<br/> <br/> La dottrina dell'elezione è '''una dottrina importante''', come risulta da varie considerazioni che si possono fare al riguardo. Potremmo forse meglio comprendere l'importanza di questa dottrina rilevando come senza l'elezione eterna non vi sarebbe mai stato alcun Gesù Cristo e quindi nessun divino Evangelo; perché, se Dio non avesse mai eletto a salvezza un popolo, Egli non avrebbe mai inviato Suo Figlio; e se non avesse mai inviato alcun Salvatore, nessuno avrebbe mai potuto essere salvo. E' così che l'Evangelo stesso trova la sua origine in questa questione vitale dell'elezione.<br/> <br/> ''"Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità"'' (2 Tessalonicesi 2:13).<br/> <br/> Perché l'Apostolo dice "''dobbiamo'' sempre ringraziare"? Perché l'elezione sta alla radice stessa di ogni benedizione, è la sorgente di ogni misericordia ricevuta dall'anima. Se l'elezione fosse eliminata, tutto sarebbe eliminato, perché coloro che sono oggetto di benedizioni spirituali lo sono sulla base di questo principio: ''"Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui"'' (Efesini 1:3-4).<br/> <br/> Bene dice Calvino: "Non saremo mai sufficientemente persuasi, così come dovremmo che la nostra salvezza fluisce dalla misericordia di Dio, finché la sua elezione eterna non ci sia anch'essa chiara; poiché essa è come un termine di paragone per valutare la grazia di Dio, in quanto egli non adotta indifferentemente tutti nella speranza della salvezza, ma dà agli uni quel che nega agli altri. Ognuno è in grado di vedere quanto l'ignorare questa verità sminuisce la gloria di Dio, e quanto allontani dalla vera umiltà il non porre tutta la causa della nostra salvezza in Dio soltanto" (Istituzione della Religione Cristiana, 3:21:1).<br/> <br/> Si tratta di '''una dottrina benedetta''' perché l'elezione è la sorgente stessa di ogni benedizione. Questo fatto è chiarito in modo incontrovertibile da Efesini 1:3-4. In primo luogo, lo Spirito Santo dichiara che i santi sono stati benedetti d'ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. Poi procede a mostrare il perché essi siano così benedetti: perché sono sono stati eletti in Cristo già da prima della fondazione del mondo. Vediamo così quanto questa dottrina sia grande e gloriosa: tutte le nostre speranze e prospettive appartengono ad essa.<br/> <br/> L'elezione, sebbene distinta e personale, non è, come spesso è stato affrettatamente affermato, una scelta puramente astratta di persone a salvezza indipendentemente dalla loro unione con il Capo del Patto, ma della loro scelta in Cristo. Questo comprende, quindi, ogni altra benedizione, ed ogni altra benedizione è data solo attraverso di essa e in accordo con essa.<br/> <br/> Rettamente inteso, non c'è nulla che possa maggiormente infondere conforto e coraggio, forza e certezza, che l'adesione di tutto cuore a questa verità. Essere assicurato che io sia uno di coloro che sono stati altamente favoriti dal Cielo, impartisce la fiducia che Dio provvederà certamente ad ogni mio bisogno e farà cooperare ogni cosa al mio bene. La conoscenza del fatto che Dio mi ha predestinato all'eterna gloria fornisce una garanzia assoluta che nessuno sforzo di Satana per causare la mia distruzione avrà mai successo, perché se il grande Iddio è per me, chi mai potrà essere contro di me ed avere successo?<br/> <br/> Questo fornisce pure al predicatore una grande pace perché scopre che Dio non lo ha inviato per scoccare una freccia in aria verso un obiettivo incerto, ma la Sua Parola avrà sicuramente l'effetto prestabilito: ''"...così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio''<br/> ''e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata"'' (Isaia 55:11).<br/> <br/> Che incoraggiamento essa dovrebbe dare al peccatore risvegliato! Quando apprende che l'elezione è soltanto questione della grazia divina, la speranza si accende nel suo cuore: quando scopre che l'elezione ha estratto il più iniquo fra gli iniqui per diventare un monumento alla divina misericordia, perché mai dovrebbe disperare?<br/> <br/> E' '''una dottrina sgradita.''' Ci si potrebbe ragionevolmente attendere che una verità che tanto onori Dio, esalti Cristo e sia di tanta benedizione, sia sostenuta e diffusa di tutto cuore da tutti i cristiani professanti ai quali essa sia chiaramente presentata. Proprio per il fatto che i termini: "predestinati", "eletti", e "scelti" ricorrano così frequentemente nella Parola, uno potrebbe sicuramente concluderne che tutti coloro che affermano di accogliere le Scritture come divinamente ispirate, accolgano con fede implicita questa grande verità riferendo l'atto stesso - così come si conviene a creature peccaminose ed ignoranti - al sovrano compiacimento di Dio. Di fatto, però, questo è lungi dall'essere il caso. Non c'è dottrina che più di questa sia stata detestata dalla fiera natura umana, una dottrina che abbassa la creatura ed esalta il Creatore. Sì, non c'è nulla di altrettanto evidente e palese come proprio questa dottrina susciti l'inimicizia della mente carnale.<br/> <br/> All'inizio del mio giro di conferenze Australia dissi: "Questa sera parlerò di una delle dottrine più odiate dell'intera Bibbia, cioè quella dell'elezione sovrana di Dio". Da allora abbiamo circumnavigato il globo e siamo venuti in contatto più o meno stretto con migliaia di persone appartenenti a molte denominazioni e ancor più migliaia d'altri cristiani professanti che non appartengono ad alcuna, ed oggi il solo cambiamento che potremmo fare a quell'affermazione è che, sebbene la verità del castigo eterno sia la dottrina più contestata dai non-professanti, quella della sovrana elezione è la verità più detestata e svilita dalla maggioranza di coloro che affermano d'essere credenti. Dichiariamo esplicitamente che la salvezza prende origine non dalla volontà umana, ma dalla volontà di Dio (vedi Giovanni 1:13; Romani 9:16), che se non fosse così nessuno vorrebbe o potrebbe essere salvato - perché come risultato della caduta, l'essere umano ha perduto ogni desiderio e volontà di fare il bene (Giovanni 5:40; Romani 3:11) - e che persino gli eletti devono essere resi volenterosi (Salmo 110:3), eppure alto sorge il grido di indignazione contro un tale insegnamento.<br/> <br/> La questione di fondo sta proprio qui. I millantatori di meriti non permettono la supremazia della volontà di Dio e l'impotenza a fare il bene della volontà umana, di conseguenza, coloro che maggiormente attaccano l'elezione del sovrano beneplacito di Dio, sono proprio quelli che in modo più appassionato difendono il libero arbitrio dell'essere umano decaduto. Nei decreti del Concilo di Trento, laddove il Papismo definisce in modo irrevocabile la propria posizione sui punti sollevati dai Riformatori, e che Roma non ha mai smentito, troviamo il seguente: "Se qualcuno afferma che il libero arbitrio dell’uomo dopo il peccato di Adamo è perduto ed estinto; o che esso è cosa di sola apparenza anzi nome senza contenuto e finalmente inganno introdotto nella chiesa da Satana: sia anatema" [[http://www.totustuustools.net/concili/trentoa.htm Canoni del Concilio di Trento], Canoni sulla giustificazione, Capitolo XVI, 5].<br/> Fu per la loro ferma adesione alla verità dell'elezione, con tutto ciò che implica, che [http://en.wikipedia.org/wiki/John_Bradford John Bradford] (1510-1555) e centinaia d'altri furono bruciati vivi sul rogo dagli agenti del Papa. Indicibilmente triste è vedere come molti protestanti professanti concordino, in questo errore fondamentale, con la madre di tutte le prostitute.<br/> <br/> Qualunque siano le obiezioni che molti sollevano contro questa beata verità, essi saranno costretti ad udirla nell'ultimo giorno, udirla come la voce della decisione finale, inalterabile ed eterna. Quando la morte e l'Ades, il mare e la terra asciutta, restituiranno i loro morti, allora sarà aperto di fronte ad angeli e demoni, in presenza dei salvati e dei perduti, il libro della vita - il registro in cui sono riportati sin da prima della fondazione del mondo i nomi di coloro che sono oggetto dell'elezione della grazia. Allora quella voce risuonerà dai punti più alti del Cielo fino a quelli più bassi dell'inferno, estesa fino ai confini dell'universo.<br/> <br/> ''"E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco"'' (Apocalisse 20:15).<br/> <br/> E' così che questa verità, odiata soprattutto dai non-eletti, è quella che echeggerà nelle orecchie dei perduti quando entreranno nell'eterna rovina! Ah, caro lettore, la ragione per la quale molti non intendono accogliere e debitamente valorizzare la verità dell'elezione è perché non sentono come essa sia debitamente necessaria.<br/> <br/> E' '''una dottrina che divide'''. La predicazione della sovranità di Dio, come Egli la esercita nel prestabilire il destino eterno di ciascuna delle Sue creature, è come un efficace ventilabro per ripulire l'aia del Signore separando il frumento dalla pula.<br/> <br/> ''"Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perché non siete da Dio"'' (Giovanni 8:47).<br/> <br/> Chi è da Dio ascolta ed accoglie la Parola di Dio non importa quali obiezioni possa suscitare e quali che siano le sue idee. E' uno dei segni che contraddistinguono la persona rigenerata quella di porre ilproprio sigillo sul fatto che Dio è verace. Dalla Parola di Dio essi non prendono solo quello che più sembra convenire loro come gli ipocriti religiosi: una volta che essi si rendono conto come una verità sia chiaramente insegnata nella Parola, quand'anche essa si opponesse alla loro ragione ed inclinazioni, essi si inchinano di fronte ad essa, implicitamente la accolgono e lo farebbero anche se fossero l'uniche persone al mondo a credervi. Molto diverso è per la persona non rigenerata. Come dichiara l'Apostolo:<br/> <br/> ''"Costoro sono del mondo; perciò parlano come chi è del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio; chi conosce Dio ascolta noi, chi non è da Dio non ci ascolta. Da questo conosciamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore"'' (1 Giovanni 4:5-6).<br/> <br/> Non c'è nulla che maggiormente divida le pecore dalle capre che una fedele esposizione di questa dottrina. Se un servitore di Dio accoglie un qualche nuovo incarico e desidera accertarsi chi fra il suo popolo desideri il puro latte della Parola e chi preferisca i surrogati del Diavolo, provi a iniziare una serie di sermoni su questo argomento. Esso si rivelerà ben presto il mezzo per separare ''"ciò che è prezioso da ciò che è vile"'' (Geremia 15:19). Era stato così nell'esperienza stessa del divino Predicatore, quando Cristo annuncia: ''"Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre». Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui''" (Giovanni 6:65-66)!<br/> <br/> Certo è vero che non tutti coloro che ricevono intellettualmente il "Calvinismo" come una filosofia o teologia danno evidenze (nella loro vita quotidiana) di essere rigenerati. Eppure è ugualmente vero che coloro che continuano a cavillare e persistentemente rifiutano ogni parte della verità, non hanno titolo ad essere considerati cristiani.<br/> <br/> E' una '''dottrina trascurata'''. Sebbene essa occupi un posto così prominente nella Parola di Dio, oggi essa è poco predicata ed ancor meno compresa. Naturalmente, non ci si aspetta che "gli alti critici" e i loro ciechi inganni predichino ciò che porta a considerare così poco l'essere umano, ma persino fra coloro che intendono essere considerati "ortodossi" ed "evangelici" sono scarsi coloro che sono disposti a dare a questa grande verità il posto che le si conviene dai loro pulpiti o scritti. In alcuni casi questo è dovuto all'ignoranza. Non essendo stati istruiti adeguatamente nelle scuole teologiche che hanno frequentato, e certamente non nelle "scuole bibliche", essi non hanno mai percepito quanto questa dottrina sia importante e preziosa. In troppi casi è loro desiderio acquisire popolarità ed accoglienza generalizzata, compiacere il loro uditorio. Evitano così qualunque cosa possa essere "controversa". In ogni caso, né ignoranza, né pregiudizio, né avversione ci consente di tacere su questa dottrina o minimizzare la sua importanza.<br/> <br/> Per concludere queste osservazioni preliminari, rileviamo come questa beata dottrina debba essere maneggiata con rispetto. Non è un argomento sul quale si possa speculare o trattare come un gioco intellettuale. Bisogna accostarsi ad essa in spirito reverenziale e devoto. Bisogna trattarla sobriamente. "Quando sei ingaggiato in una disputa, in una giusta contesa per difendere la verità di Dio dall'eresia e dalla distorsione, guarda nel tuo cuore e metti una guardia di fronte alle tue labbra, fa' attenzione a che il tuo zelo non inneschi un incendio incontrollato" ([http://en.wikipedia.org/wiki/Edward_Reynolds Edward Reynolds], 1645).<br/> <br/> In ogni caso, non bisogna in alcun modo compromettere questa dottrina, ma bisogna trattarla in modo piano e chiaro, senza timore di perdere il favore dell'uomo, lasciando con fiducia tutti i "risultati" nelle mani di Dio. Che Dio mi conceda di scrivere in modo da compiacergli, e tu che leggi di accogliere tutto ciò che procede da Lui.
 
== '''1. La sua fonte''' ==
 
Quando parliamo di elezione e di predestinazione è importante essere precisi. L'elezione è un ramo della predestinazione. La predestinazione come concetto non riguarda solo le creature umane ma riguarda ogni creatura, cose ed avvenimenti. L'elezione, però, è ristretta agli esseri razionali - angeli ed umani. Il termine predestinazione sta ad indicare come Dio, da ogni eternità, abbia sovranamente ordinato ed immutabilmente determinato la storia ed il destino di ogni singola Sua creatura. In questo studio, però, ci limiteremo alla predestinazione in riferimento solo alle creature razionali.<br/> <br/> Anche qui, però, è necessario fare una distinzione. Non vi può essere elezione senza esclusione, un prendere qualcuno senza lasciarne indietro altri, Non esiste logicamente una scelta senza che nel contempo vi sia anche un rifiuto. Prendo qualcosa e lascio qualcos'altro. Se vi sono degli eletti, vi sono anche dei non eletti. Scegliere "tutti" non avrebbe senso. Il Salmo 78, ad esempio, dice: ''"Ripudiò la tenda di Giuseppe e non scelse la tribù di Efraim; ma elesse la tribù di Giuda, il monte Sion che egli amava"'' (vv. 67, 68). La predestinazione, così, include sia la riprovazione (la ''preterizione'', il passare oltre ai non eletti, e quindi il destinarli alla condanna a causa dei loro peccati, cfr. Giuda 4, che l'elezione a vita eterna. Discuteremo così ora la prima di queste cose.<br/> <br/> La dottrina dell'elezione significa, così, che Dio, nella Sua mente, ha operato una scelta sia fra gli angeli (1 Timoteo 5:21) che fra gli esseri umani, destinandone un certo numero alla vita eterna ed alla beatitudine. Prima di crearli Egli ha deciso il loro destino. E' quel che fa ogni costruttore: prima elabora il progetto dell'edificio in ogni suo dettaglio, poi assembla il materiale necessario ed i muratori lo costruiscono secondo le precise istruzioni contenute nel progetto. L'elezione può essere definita in questo modo: fa parte del consiglio di Dio che Egli, da ogni eternità si sia proposto di concedere la Sua grazia ad un certo numero di Sue creature. Questo fatto giunge a compimento attraverso un preciso decreto che le riguarda.<br/> <br/> Ora, in ogni decreto di Dio devono essere considerate tre cose: il principio, la materia o sostanza, e il fine o disegno. Facciamo alcune considerazioni su questi tre elementi.<br/> <br/> Il principio del decreto è la volontà di Dio. Esso trae la sua origine soltanto nella Sua sovrana determinazione. Nella determinazione della condizione delle Sue creature, la volontà stessa di Dio è la causa sola ed assoluta. Dato che non esiste nulla al di sopra di Dio che Lo governi, così non esiste nulla al di fuori di Lui che possa in qualsiasi modo spingerlo a fare qualcosa. Dire altrimenti significherebbe negare la volontà di Dio. In questo Egli è infinitamente esaltato al di sopra di noi, perché non solo noi siamo soggetti a Qualcuno che è sopra di noi, ma la nostra volontà stessa è costantemente mossa e disposta da cause esterne. La volontà di Dio non potrebbe avere una causa al di fuori di sé stessa, altrimenti vi sarebbe qualcosa di precedente (dato che una causa precede sempre l'effetto) e qualcosa di più eccellente (perché la causa è sempre superiore all'effetto). Se non fosse così, Dio non sarebbe l'Essere indipendente che è.<br/> <br/> La materia o sostanza di un decreto divino è il proposito di Dio di manifestare uno o più dei Suoi attributi o perfezioni. Questo è vero pure per ogni altro decreto divino. Dato, però, che c'è varietà negli attributi di Dio, così ve nnelle cose che Egli decreta di portare all'esistenza. I due principali attributi che Egli esercita rispetto alle Sue creature razionali sono la Sua grazia e la Sua giustizia. Nel caso degli eletti Dio determina di esemplificare le ricchezze della Sua grazia stupefacente, ma nel caso dei non eletti Egli ritenne appropriato dimostrare la Sua giustizia e severità - non manifestare loro la Sua grazia perché era il Suo beneplacito che così fosse, Non bisogna però minimamente permetterci di pensare che quest'ultima cosa sia, da parte Sua, una sorta di crudeltà, perché la Sua natura non è solo grazia, né solo giustizia, ma entrambe. Nel determinare di manifestarle entrambi non vi può essere punto alcuno d'ingiustizia,<br/> <br/> Il fine o disegno di ogni decreto divino è la stessa gloria di Dio, perché nulla di meno di questo sarebbe degno di Lui. Così come Dio giura per Sé stesso perché non può giurare per alcuno che sia più grande di Lui, così non può essere proposto alcun fine maggiore se non la Sua propria gloria. Dio ha stabilito come supremo fine di tutti i Suoi decreti ed opere: ''"''L'Eterno ha fatto ogni ''cosa'' per se stesso''"'' (Proverbi 16:4 ND) - per la Sua propria gloria. Così come ogni cosa procede da Lui come loro causa prima, così ogni cosa è per lui'','' come obiettivo finale: ''"Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen"'' (Romani 11:36). Il bene delle Sue creature non è che il fine secondario. La Sua gloria è il fine supremo ed ogni cosa è subordinata a questo. Nel caso degli eletti è la stupefacente grazia di Dio ad essere magnificata; nel caso dei reprobi sarà glorificata la Sua pura giustizia. Ciò che seguirà in questo capitolo sarà in gran parte un'amplificazione di questi tre punti.<br/> <br/> La sorgente dell'elezione, dunque, è la volontà di Dio. Va da che per "Dio" intendiamo Padre, Figlio e Spirito Santo. Sebbene che nell'Essenza di Dio vi siano tre Persone, non c'è che una natura indivisa comune a tutte e, per questa ragione, solo una volontà. Sono uno e concordano perfettamente: ''"La sua decisione è una; chi lo farà mutare? Quello che desidera, lo fa"'' (Giobbe 23:13). Notiamo pure come la volontà di Dio non è cosa da considerarsi a parte da Dio o una parte o componente di Dio: la volontà di Dio è Dio stesso che vuole. Si tratta, per così dire, della Sua stessa natura che agisce, perché la Sua volontà è la Sua stessa essenza. La volontà di Dio, poi, non è nemmeno soggetta a fluttuazione o cambiamento: quando affermiamo che la volontà di Dio sia immutabile, diciamo solo che presso di Lui: ''"non c'è variazione né ombra di mutamento"'' (Giacomo 1:17). La volontà di Dio, quindi, è eterna: dato che Dio stesso non ha principio e dato che la Sua volontà è la stessa Sua natura, allora la Sua stessa volontà deve essere necessariamente compresa come eterna.<br/> <br/> Facciamo un ulteriore passo in avanti. La volontà di Dio è assolutamente libera, non è influenzabile o controllabile da alcunché possa intendersi esterno a Lui. Questo appare dalla creazione del mondo stesso e da tutto ciò che esso contiene. Il mondo non è eterno, ma è stato creato da Dio. La decisione di crearlo o di non crearlo è stata fatta e determinata solo da Lui. L'esistenza o non esistenza del mondo è dipesa solo da Dio. Il tempo quando è stato creato (poco o molto tempo fa), la sua estensione (piccola o grande), quanto debba durare (se per un tempo soltanto o per l'eternità), le sue condizioni (se dovesse rimanere "molto buono" oppure contaminato dal peccato) tutto è stato stabilito dal sovrano decreto dell'Altissimo. Se solo avesse voluto, Dio avrebbe potuto portare all'esistenza questo mondo milioni d'anni prima di quanto abbia fatto. Se si fosse compiaciuto di farlo, avrebbe potuto creare tutto in un solo momento. Invece l'ha fatto in sei giorni e sei notti. Se si fosse compiaciuto di farlo, avrebbe potuto limitare il numero degli esseri umani a poche migliaia o centinaia, oppure più numeroso di com'è ora. Non c'è altra ragione che possa essere attribuita al perché Iddio abbia creato il mondo così com'è, e di quando e di come si sia sviluppato, se non la Sua volontà suprema. La volontà di Dio era assolutamente libera rispetto all'elezione. Nello scegliersi un popolo e destinarlo alla vita eterna ed alla gloria, non c'era nulla al di fuori di Sé stesso che potesse essere causa di tale proposito. Come Egli dichiara espressamente: «''Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione''» (Romani 9:15). Un tale modo di parlare non potrebbe esprimere meglio l'assolutezza della sovranità di Dio a questo riguardo.<br/> <br/> ''"...avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà"'' (Efesini 1:5). Ancora una volta qui tutto è fatto risalire al disegno benevolo di Dio. Egli impartisce i Suoi favori o li nega secondo il Suo beneplacito. Egli non ritiene necessario giustificare la Sua procedura. L'Onnipotente non può essere trascinato alla sbarra dell'umana ragione: invece che cercare di giustificare l'alta sovranità di Dio, ci viene solo richiesto di credervi sulla base dell'autorità della Sua Parola.<br/> <br/> ''"In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto"'' (Matteo 11:25-26). Il Signore Gesù è pienamente soddisfatto con l'affermazione: "Perché così ti è piaciuto", e lo stesso deve essere per noi.<br/> <br/> Alcuni fra i più abili espositori di questa profonda verità affermano che causa motivante dell'elezione è l'amore di Dio, e citano per questo: ''"...avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà"'' (Efesini 1:5). Così facendo, però, penso che essi potrebbero essere accusati di non essere abbastanza accurati nel leggere questo testo e di allontanarsi dalla regola della fede. Le parole "nel suo amore" molto probabilmente sono da riferirsi al versetto precedente, come traducono altre versioni italiane:
 
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'''Nuova Riveduta:'''
 
'''4''' In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, '''5''' '''avendoci predestinati nel suo amore''' a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, '''6''' a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio.
 
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'''C.E.I.:'''
 
'''4''' In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, '''per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità''', '''5''' predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, '''6''' secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto;
 
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'''Nuova Diodati:'''
 
'''4''' allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, '''affinché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell'amore''', '''5''' avendoci predestinati ad essere adottati ''come'' suoi ''figli'' per mezzo di Gesù Cristo secondo il beneplacito della sua volontà, '''6''' a lode della gloria della sua grazia, mediante la quale egli ci ha grandemente favoriti nell'amato ''suo Figlio'',
 
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Ciononostante, è necessario notare attentamente come il versetto 5 non parli della nostra elezione originaria, ma del fatto che siamo stati predestinati ad essere adottati come figli. Le due cose sono atti differenti e separati di Dio, la seconda seguendo la prima. Iddio esegue il decreto del Suo consiglio con una procedura ordinata, così come la creazione stessa, in Genesi 1, avviene secondo una precisa sequenza temporale. Un oggetto deve esistere o sussistere ''prima'' di essere amato. L'elezione è avvenuta prima nella mente di Dio. Attraverso di essa Egli ha scelto le persone degli eletti affinché fossero sante ed irreprensibili di fronte a Lui (v. 4). La predestinazione è stato il secondo atto di Dio. Attraverso di essa Egli ha ratificato con un decreto la condizione di coloro ai quali la Sua elezione ha dato reale sussistenza di fronte a Lui. Avendoli scelti nel Suo amato Figlio ai fini della perfezione della santità e della giustizia, l'amore di Dio si è manifestato verso di loro impartendo loro la principale e più alta benedizione del Suo amore: quella di renderli Suoi figli per adozione. Dio è amore e tutto il Suo amore è rivolto a Cristo ed a coloro che sono in Lui. Avendo fatto propri gli eletti attraverso la scelta sovrana della Sua volontà, il cuore di Dio si è rivolto verso di loro come Suo speciale tesoro.<br/> <br/> Altri attribuiscono la nostra elezione alla grazia di Dio citando: ''"Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia"'' (Romani 11:5). Anche in questo caso dobbiamo distinguere fra cose che differiscono, cioè, fra l'inizio di un decreto divino e la sua materia o sostanza. E' vero e di grande benedizione che gli eletti siano gli oggetti sui quali si esercita in modo particolare la grazia di Dio, ma si tratta di cosa diversa dal dire che la loro elezione abbia preso origine dalla grazia di Dio. L'ordine sul quale qui insistiamo è espresso chiaramente da Efesini 1.<br/> <br/> In primo luogo: ''"In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui"'' (v. 4). Si tratta dell'atto iniziale nella mente di Dio.<br/> <br/> In secondo luogo: ''"avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà"'' (v. 5). Qui troviamo Dio che arricchisce coloro sui quali ha fatto oggetto del Suo amore.<br/> <br/> In terzo luogo, "a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio" (v. 6). Qui troviamo sia il soggetto che il disegno del decreto di Dio - la manifestazione e la magnificazione della Sua grazia.<br/> <br/> La *elezione della grazia" ["Così dunque, anche nel tempo presente è stato lasciato un residuo secondo l'elezione della grazia" (Romani 11:5 ND), quindi, non deve essere compresa come genitivo di origine, ma come di oggetto o di carattere, come "la rosa di Sharon", "l'albero della vita". L'elezione della chiesa, come tutti i Suoi atti ed opere, deve essere fatta risalire alla volontà incontrollata ed incontrollabile di Dio. In nessun altro luogo della Scrittura l'ordine dei divini consigli è rivelato con altrettanta precisione che in Efesini 1, e in nessun altro luogo l'accento è maggiormente posto sulla volontà di Dio. Egli ha predestinato all'adozione "''secondo il disegno benevolo della sua volontà"''. Egli ci ha fatto conoscere "il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé" (v. 9). Poi, come se questo non fosse già abbastanza esplicito, il brano si chiude affermando: ''"In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo''" (vv. 11,12).<br/> <br/> Rimaniamo ancora un istante sulla notevole espressione: "''colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà"'' (11). Notate bene come non sia "la decisione del proprio cuore", né "la decisione della sua mente", ma la decisione, il consiglio, della propria VOLONTÀ. Non "la volontà del suo proprio consiglio", ma "il consiglio della sua propria volontà" ''("colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà"'' ND). Qui Dio differisce radicalmente da noi. La nostra volonta è influenzata dai pensieri della nostra mente e dalla commozione del nostro cuore. Non così Dio. ''"Tutti gli abitanti della terra sono un nulla davanti a lui; egli agisce come vuole''' con l'esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non c'è nessuno che possa fermare la sua mano o dirgli: «Che fai?»"''(Daniele 4:35).''<br/> <br/> La volontà di Dio è suprema, determina l'eserizio di tutte le Sue perfezioni. Dio è infinito quanto a sapienza, eppure la Sua volontà regola le sue operazioni. Egli è sommamente miseriordioso, ma è la Sua volontà che determina quando ed a chi manifestare misericordia. Egli è inflessibilmente giusto, eppure è la Sua volontà che decide come manifestare la Sua giustizia. Osservate attentamente: non tanto "...non lascia il colpevole impunito" (Esodo 34:7), ma meglio: "...non vuole lasciare il colpevole impunito". Prima Dio vuole o determina che una cosa sarà e poi la Sua sapienza ne pianifica l'esecuzione.<br/> <br/> Evidenziamo, allora che cosa abbiamo cercato di confutare. Da tutto ciò che abbiamo detto più sopra è chiaro, in primo luogo, che le nostre buone opere non siano il motivo che ha spinto Dio ad eleggerci, perché l'atto dell'elezione era passato nella mente di Dio nell'eternità, molto prima che noi venissimo all'esistenza. Guardate come questo stesso punto sia espresso qui: "...poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione che dipende non da opere, ma da colui che chiama)" (Romani 9:11-12). Ancora leggiamo:"...infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo" (Efesini 2:10). Dato quindi he siamo stati eletti precedentemente alla nostra creazione, le nostre opere non avrebbero potuto essere la causa motivante di essa. No, esse ne sono il frutto e l'effetto.<br/> <br/> In secondo luogo, la santità umana, sia in principio che in pratica, o entrambi, non è il motivo che ha spinto Dio ad eleggerci, perché, come chiaramente afferma Efesini 1:4: "In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui", non perché eravamo santi, ma affinché lo diventassimo. Quel "perché fossimo santi" indica qualcosa di futuro, susseguente, il mezzo ad un fine futuro, cioè la nostra salvezza, per la quale siamo stati scelti. "Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità" (2 Tessalonicesi 2:13): non semplicemente la volontà approvante di Dio in quanto conforme alla Sua natura; non semplicemente la Sua volontà prescrivente, come richiesta dalla Legge, ma la Sua volontà decretante, il Suo eterno determinato consiglio.<br/> <br/> In terzo luogo, non è la fede la causa della nostra elezione. Come può essere? Nella loro condizione irrigenerata, uomini e donne sono caratterizzati dall'incredulità, vivono in questo mondo senza Dio e senza speranza. Quando abbiamo la fede, questo non dipende da noi, dalla nostra bontà o capacità. No, è un dono di Dio (Efesini 2:9), è il risultato dell'opera dello Spirito (Colossesi 2:12), qualcosa che fluisce dalla grazia: "... tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero" (Atti 13:48), non "credettero e quindi furono ordinati a vita eterna". Dato che allora la fede fluisce dalla grazia di Dio, essa non può essere causa della nostra elezione. La ragione per la quale altri non credono è perché non appartengono al gregge di Cristo (Giovanni 10:26); la ragione per la quale alcuni credono è perché Dio dona loro la fede. E' per questa ragione che essa è chiamata: "la fede degli eletti di Dio" (Tito 1:1).<br/> <br/> In quarto luogo, non è perché Dio abbia previsto l'insorgere spontaneo di queste cose in determinate persone ciò che l'ha mosso a eleggerle. La conoscenza che Dio ha del futuro è fondata sulla determinazione che ne ha la Sua volontà. Il decreto di Dio, la precognizione divina, e la divina predestinazione è l'ordine presentato dalle Scritture.<br/> <br/> Primo, "sono chiamati secondo il suo disegno"; secondo, "quelli che ha preconosciuti"; terzo: "li ha pure predestinati" (Romani 8:28-29). Che il decreto di Dio preceda la Sua precognizione è pure affermato in: "...quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste" (Atti 2:23). Dio pre-conosce tutto ciò che poi avverrà perché è Lui che ha stabilito che così dovrà avvenire. Quando poniamo la precognizione come causa dell'elezione divina, mettiamo il carro davanti ai buoi.<br/> <br/> In conclusione noi affermiamo che il fine di Dio nel Suo decreto dell'elezione è la manifestazione della Sua propria gloria. Prima, però, di entrare nei dettagli su questo punto, citiamo diversi testi biblici che affermano generalmente questo fatto.<br/> <br/> "Sappiate che il SIGNORE si è scelto uno ch'egli ama" (Salmo 4:3), reso nella ND "Or sappiate che l'Eterno si è appartato uno che è santo". "Appartato" significa appunto "scelto" o separato dal resto; "uno ch'egli ama" si riferisce a Davide stesso (Salmo 89:19-20); "si è scelto" significa "per Sé stesso" e non semplicemente per il trono ed il regno di Israele.<br/> <br/> "Poiché il SIGNORE ha scelto per sé Giacobbe, e Israele per suo speciale possesso" (Salmo 135:4).<br/> <br/> " ...per dar da bere al mio popolo, al mio eletto. Il popolo che mi sono formato proclamerà le mie lodi" (Isaia 43:2o-21), che è parallelo con Efesini 1:5-6. Così nel Nuovo Testamento, quando Cristo si compiace di dare ad Anania notizia della conversione del Suo amato Paolo, Egli dice: "Va', perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re, e ai figli d'Israele" (Atti 9:15). Ancora: "Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal»" (Romani 11:4) che, nel versetto seguente è spiegato come: "un residuo eletto per grazia".

Versione attuale delle 09:26, 26 giu 2020


Indice generale

La dottrina dell'Elezione (A. W. Pink)

Prefazione - Introduzione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11

1. La sua fonte

Quando parliamo di elezione e di predestinazione è importante essere precisi. L'elezione è un ramo della predestinazione. La predestinazione come concetto non riguarda solo le creature umane ma riguarda ogni creatura, cose ed avvenimenti. L'elezione, però, è ristretta agli esseri razionali - angeli ed umani. Il termine predestinazione sta ad indicare come Dio, da ogni eternità, abbia sovranamente ordinato ed immutabilmente determinato la storia ed il destino di ogni singola Sua creatura. In questo studio, però, ci limiteremo alla predestinazione in riferimento solo alle creature razionali.

Anche qui, però, è necessario fare una distinzione. Non vi può essere elezione senza esclusione, un prendere qualcuno senza lasciarne indietro altri, Non esiste logicamente una scelta senza che nel contempo vi sia anche un rifiuto. Prendo qualcosa e lascio qualcos'altro. Se vi sono degli eletti, vi sono anche dei non eletti. Scegliere "tutti" non avrebbe senso. Il Salmo 78, ad esempio, dice: "Ripudiò la tenda di Giuseppe e non scelse la tribù di Efraim; ma elesse la tribù di Giuda, il monte Sion che egli amava" (vv. 67, 68). La predestinazione, così, include sia la riprovazione (la preterizione, il passare oltre ai non eletti, e quindi il destinarli alla condanna a causa dei loro peccati, cfr. Giuda 4, che l'elezione a vita eterna. Discuteremo così ora la prima di queste cose.

La dottrina dell'elezione significa, così, che Dio, nella Sua mente, ha operato una scelta sia fra gli angeli (1 Timoteo 5:21) che fra gli esseri umani, destinandone un certo numero alla vita eterna ed alla beatitudine. Prima di crearli Egli ha deciso il loro destino. E' quel che fa ogni costruttore: prima elabora il progetto dell'edificio in ogni suo dettaglio, poi assembla il materiale necessario ed i muratori lo costruiscono secondo le precise istruzioni contenute nel progetto. L'elezione può essere definita in questo modo: fa parte del consiglio di Dio che Egli, da ogni eternità si sia proposto di concedere la Sua grazia ad un certo numero di Sue creature. Questo fatto giunge a compimento attraverso un preciso decreto che le riguarda.

Ora, in ogni decreto di Dio devono essere considerate tre cose: il principio, la materia o sostanza, e il fine o disegno. Facciamo alcune considerazioni su questi tre elementi.

Il principio del decreto è la volontà di Dio. Esso trae la sua origine soltanto nella Sua sovrana determinazione. Nella determinazione della condizione delle Sue creature, la volontà stessa di Dio è la causa sola ed assoluta. Dato che non esiste nulla al di sopra di Dio che Lo governi, così non esiste nulla al di fuori di Lui che possa in qualsiasi modo spingerlo a fare qualcosa. Dire altrimenti significherebbe negare la volontà di Dio. In questo Egli è infinitamente esaltato al di sopra di noi, perché non solo noi siamo soggetti a Qualcuno che è sopra di noi, ma la nostra volontà stessa è costantemente mossa e disposta da cause esterne. La volontà di Dio non potrebbe avere una causa al di fuori di sé stessa, altrimenti vi sarebbe qualcosa di precedente (dato che una causa precede sempre l'effetto) e qualcosa di più eccellente (perché la causa è sempre superiore all'effetto). Se non fosse così, Dio non sarebbe l'Essere indipendente che è.

La materia o sostanza di un decreto divino è il proposito di Dio di manifestare uno o più dei Suoi attributi o perfezioni. Questo è vero pure per ogni altro decreto divino. Dato, però, che c'è varietà negli attributi di Dio, così ve n'è nelle cose che Egli decreta di portare all'esistenza. I due principali attributi che Egli esercita rispetto alle Sue creature razionali sono la Sua grazia e la Sua giustizia. Nel caso degli eletti Dio determina di esemplificare le ricchezze della Sua grazia stupefacente, ma nel caso dei non eletti Egli ritenne appropriato dimostrare la Sua giustizia e severità - non manifestare loro la Sua grazia perché era il Suo beneplacito che così fosse, Non bisogna però minimamente permetterci di pensare che quest'ultima cosa sia, da parte Sua, una sorta di crudeltà, perché la Sua natura non è solo grazia, né solo giustizia, ma entrambe. Nel determinare di manifestarle entrambi non vi può essere punto alcuno d'ingiustizia,

Il fine o disegno di ogni decreto divino è la stessa gloria di Dio, perché nulla di meno di questo sarebbe degno di Lui. Così come Dio giura per Sé stesso perché non può giurare per alcuno che sia più grande di Lui, così non può essere proposto alcun fine maggiore se non la Sua propria gloria. Dio ha stabilito come supremo fine di tutti i Suoi decreti ed opere: "L'Eterno ha fatto ogni cosa per se stesso" (Proverbi 16:4 ND) - per la Sua propria gloria. Così come ogni cosa procede da Lui come loro causa prima, così ogni cosa è per lui, come obiettivo finale: "Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen" (Romani 11:36). Il bene delle Sue creature non è che il fine secondario. La Sua gloria è il fine supremo ed ogni cosa è subordinata a questo. Nel caso degli eletti è la stupefacente grazia di Dio ad essere magnificata; nel caso dei reprobi sarà glorificata la Sua pura giustizia. Ciò che seguirà in questo capitolo sarà in gran parte un'amplificazione di questi tre punti.

La sorgente dell'elezione, dunque, è la volontà di Dio. Va da sé che per "Dio" intendiamo Padre, Figlio e Spirito Santo. Sebbene che nell'Essenza di Dio vi siano tre Persone, non c'è che una natura indivisa comune a tutte e, per questa ragione, solo una volontà. Sono uno e concordano perfettamente: "La sua decisione è una; chi lo farà mutare? Quello che desidera, lo fa" (Giobbe 23:13). Notiamo pure come la volontà di Dio non è cosa da considerarsi a parte da Dio o una parte o componente di Dio: la volontà di Dio è Dio stesso che vuole. Si tratta, per così dire, della Sua stessa natura che agisce, perché la Sua volontà è la Sua stessa essenza. La volontà di Dio, poi, non è nemmeno soggetta a fluttuazione o cambiamento: quando affermiamo che la volontà di Dio sia immutabile, diciamo solo che presso di Lui: "non c'è variazione né ombra di mutamento" (Giacomo 1:17). La volontà di Dio, quindi, è eterna: dato che Dio stesso non ha principio e dato che la Sua volontà è la stessa Sua natura, allora la Sua stessa volontà deve essere necessariamente compresa come eterna.

Facciamo un ulteriore passo in avanti. La volontà di Dio è assolutamente libera, non è influenzabile o controllabile da alcunché possa intendersi esterno a Lui. Questo appare dalla creazione del mondo stesso e da tutto ciò che esso contiene. Il mondo non è eterno, ma è stato creato da Dio. La decisione di crearlo o di non crearlo è stata fatta e determinata solo da Lui. L'esistenza o non esistenza del mondo è dipesa solo da Dio. Il tempo quando è stato creato (poco o molto tempo fa), la sua estensione (piccola o grande), quanto debba durare (se per un tempo soltanto o per l'eternità), le sue condizioni (se dovesse rimanere "molto buono" oppure contaminato dal peccato) tutto è stato stabilito dal sovrano decreto dell'Altissimo. Se solo avesse voluto, Dio avrebbe potuto portare all'esistenza questo mondo milioni d'anni prima di quanto abbia fatto. Se si fosse compiaciuto di farlo, avrebbe potuto creare tutto in un solo momento. Invece l'ha fatto in sei giorni e sei notti. Se si fosse compiaciuto di farlo, avrebbe potuto limitare il numero degli esseri umani a poche migliaia o centinaia, oppure più numeroso di com'è ora. Non c'è altra ragione che possa essere attribuita al perché Iddio abbia creato il mondo così com'è, e di quando e di come si sia sviluppato, se non la Sua volontà suprema. La volontà di Dio era assolutamente libera rispetto all'elezione. Nello scegliersi un popolo e destinarlo alla vita eterna ed alla gloria, non c'era nulla al di fuori di Sé stesso che potesse essere causa di tale proposito. Come Egli dichiara espressamente: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione» (Romani 9:15). Un tale modo di parlare non potrebbe esprimere meglio l'assolutezza della sovranità di Dio a questo riguardo.

"...avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà" (Efesini 1:5). Ancora una volta qui tutto è fatto risalire al disegno benevolo di Dio. Egli impartisce i Suoi favori o li nega secondo il Suo beneplacito. Egli non ritiene necessario giustificare la Sua procedura. L'Onnipotente non può essere trascinato alla sbarra dell'umana ragione: invece che cercare di giustificare l'alta sovranità di Dio, ci viene solo richiesto di credervi sulla base dell'autorità della Sua Parola.

"In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto" (Matteo 11:25-26). Il Signore Gesù è pienamente soddisfatto con l'affermazione: "Perché così ti è piaciuto", e lo stesso deve essere per noi.

Alcuni fra i più abili espositori di questa profonda verità affermano che causa motivante dell'elezione è l'amore di Dio, e citano per questo: "...avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà" (Efesini 1:5). Così facendo, però, penso che essi potrebbero essere accusati di non essere abbastanza accurati nel leggere questo testo e di allontanarsi dalla regola della fede. Le parole "nel suo amore" molto probabilmente sono da riferirsi al versetto precedente, come traducono altre versioni italiane:

Nuova Riveduta:

4 In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, 5 avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, 6 a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio.

C.E.I.:

4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, 5 predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, 6 secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto;

Nuova Diodati:

4 allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell'amore, 5 avendoci predestinati ad essere adottati come suoi figli per mezzo di Gesù Cristo secondo il beneplacito della sua volontà, 6 a lode della gloria della sua grazia, mediante la quale egli ci ha grandemente favoriti nell'amato suo Figlio,

 

Ciononostante, è necessario notare attentamente come il versetto 5 non parli della nostra elezione originaria, ma del fatto che siamo stati predestinati ad essere adottati come figli. Le due cose sono atti differenti e separati di Dio, la seconda seguendo la prima. Iddio esegue il decreto del Suo consiglio con una procedura ordinata, così come la creazione stessa, in Genesi 1, avviene secondo una precisa sequenza temporale. Un oggetto deve esistere o sussistere prima di essere amato. L'elezione è avvenuta prima nella mente di Dio. Attraverso di essa Egli ha scelto le persone degli eletti affinché fossero sante ed irreprensibili di fronte a Lui (v. 4). La predestinazione è stato il secondo atto di Dio. Attraverso di essa Egli ha ratificato con un decreto la condizione di coloro ai quali la Sua elezione ha dato reale sussistenza di fronte a Lui. Avendoli scelti nel Suo amato Figlio ai fini della perfezione della santità e della giustizia, l'amore di Dio si è manifestato verso di loro impartendo loro la principale e più alta benedizione del Suo amore: quella di renderli Suoi figli per adozione. Dio è amore e tutto il Suo amore è rivolto a Cristo ed a coloro che sono in Lui. Avendo fatto propri gli eletti attraverso la scelta sovrana della Sua volontà, il cuore di Dio si è rivolto verso di loro come Suo speciale tesoro.

Altri attribuiscono la nostra elezione alla grazia di Dio citando: "Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia" (Romani 11:5). Anche in questo caso dobbiamo distinguere fra cose che differiscono, cioè, fra l'inizio di un decreto divino e la sua materia o sostanza. E' vero e di grande benedizione che gli eletti siano gli oggetti sui quali si esercita in modo particolare la grazia di Dio, ma si tratta di cosa diversa dal dire che la loro elezione abbia preso origine dalla grazia di Dio. L'ordine sul quale qui insistiamo è espresso chiaramente da Efesini 1.

In primo luogo: "In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui" (v. 4). Si tratta dell'atto iniziale nella mente di Dio.

In secondo luogo: "avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà" (v. 5). Qui troviamo Dio che arricchisce coloro sui quali ha fatto oggetto del Suo amore.

In terzo luogo, "a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio" (v. 6). Qui troviamo sia il soggetto che il disegno del decreto di Dio - la manifestazione e la magnificazione della Sua grazia.

La *elezione della grazia" ["Così dunque, anche nel tempo presente è stato lasciato un residuo secondo l'elezione della grazia" (Romani 11:5 ND), quindi, non deve essere compresa come genitivo di origine, ma come di oggetto o di carattere, come "la rosa di Sharon", "l'albero della vita". L'elezione della chiesa, come tutti i Suoi atti ed opere, deve essere fatta risalire alla volontà incontrollata ed incontrollabile di Dio. In nessun altro luogo della Scrittura l'ordine dei divini consigli è rivelato con altrettanta precisione che in Efesini 1, e in nessun altro luogo l'accento è maggiormente posto sulla volontà di Dio. Egli ha predestinato all'adozione "secondo il disegno benevolo della sua volontà". Egli ci ha fatto conoscere "il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé" (v. 9). Poi, come se questo non fosse già abbastanza esplicito, il brano si chiude affermando: "In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo" (vv. 11,12).

Rimaniamo ancora un istante sulla notevole espressione: "colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà" (11). Notate bene come non sia "la decisione del proprio cuore", né "la decisione della sua mente", ma la decisione, il consiglio, della propria VOLONTÀ. Non "la volontà del suo proprio consiglio", ma "il consiglio della sua propria volontà" ("colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà" ND). Qui Dio differisce radicalmente da noi. La nostra volonta è influenzata dai pensieri della nostra mente e dalla commozione del nostro cuore. Non così Dio. "Tutti gli abitanti della terra sono un nulla davanti a lui; egli agisce come vuole' con l'esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non c'è nessuno che possa fermare la sua mano o dirgli: «Che fai?»"(Daniele 4:35).

La volontà di Dio è suprema, determina l'eserizio di tutte le Sue perfezioni. Dio è infinito quanto a sapienza, eppure la Sua volontà regola le sue operazioni. Egli è sommamente miseriordioso, ma è la Sua volontà che determina quando ed a chi manifestare misericordia. Egli è inflessibilmente giusto, eppure è la Sua volontà che decide come manifestare la Sua giustizia. Osservate attentamente: non tanto "...non lascia il colpevole impunito" (Esodo 34:7), ma meglio: "...non vuole lasciare il colpevole impunito". Prima Dio vuole o determina che una cosa sarà e poi la Sua sapienza ne pianifica l'esecuzione.

Evidenziamo, allora che cosa abbiamo cercato di confutare. Da tutto ciò che abbiamo detto più sopra è chiaro, in primo luogo, che le nostre buone opere non siano il motivo che ha spinto Dio ad eleggerci, perché l'atto dell'elezione era passato nella mente di Dio nell'eternità, molto prima che noi venissimo all'esistenza. Guardate come questo stesso punto sia espresso qui: "...poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione che dipende non da opere, ma da colui che chiama)" (Romani 9:11-12). Ancora leggiamo:"...infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo" (Efesini 2:10). Dato quindi he siamo stati eletti precedentemente alla nostra creazione, le nostre opere non avrebbero potuto essere la causa motivante di essa. No, esse ne sono il frutto e l'effetto.

In secondo luogo, la santità umana, sia in principio che in pratica, o entrambi, non è il motivo che ha spinto Dio ad eleggerci, perché, come chiaramente afferma Efesini 1:4: "In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui", non perché eravamo santi, ma affinché lo diventassimo. Quel "perché fossimo santi" indica qualcosa di futuro, susseguente, il mezzo ad un fine futuro, cioè la nostra salvezza, per la quale siamo stati scelti. "Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità" (2 Tessalonicesi 2:13): non semplicemente la volontà approvante di Dio in quanto conforme alla Sua natura; non semplicemente la Sua volontà prescrivente, come richiesta dalla Legge, ma la Sua volontà decretante, il Suo eterno determinato consiglio.

In terzo luogo, non è la fede la causa della nostra elezione. Come può essere? Nella loro condizione irrigenerata, uomini e donne sono caratterizzati dall'incredulità, vivono in questo mondo senza Dio e senza speranza. Quando abbiamo la fede, questo non dipende da noi, dalla nostra bontà o capacità. No, è un dono di Dio (Efesini 2:9), è il risultato dell'opera dello Spirito (Colossesi 2:12), qualcosa che fluisce dalla grazia: "... tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero" (Atti 13:48), non "credettero e quindi furono ordinati a vita eterna". Dato che allora la fede fluisce dalla grazia di Dio, essa non può essere causa della nostra elezione. La ragione per la quale altri non credono è perché non appartengono al gregge di Cristo (Giovanni 10:26); la ragione per la quale alcuni credono è perché Dio dona loro la fede. E' per questa ragione che essa è chiamata: "la fede degli eletti di Dio" (Tito 1:1).

In quarto luogo, non è perché Dio abbia previsto l'insorgere spontaneo di queste cose in determinate persone ciò che l'ha mosso a eleggerle. La conoscenza che Dio ha del futuro è fondata sulla determinazione che ne ha la Sua volontà. Il decreto di Dio, la precognizione divina, e la divina predestinazione è l'ordine presentato dalle Scritture.

Primo, "sono chiamati secondo il suo disegno"; secondo, "quelli che ha preconosciuti"; terzo: "li ha pure predestinati" (Romani 8:28-29). Che il decreto di Dio preceda la Sua precognizione è pure affermato in: "...quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste" (Atti 2:23). Dio pre-conosce tutto ciò che poi avverrà perché è Lui che ha stabilito che così dovrà avvenire. Quando poniamo la precognizione come causa dell'elezione divina, mettiamo il carro davanti ai buoi.

In conclusione noi affermiamo che il fine di Dio nel Suo decreto dell'elezione è la manifestazione della Sua propria gloria. Prima, però, di entrare nei dettagli su questo punto, citiamo diversi testi biblici che affermano generalmente questo fatto.

"Sappiate che il SIGNORE si è scelto uno ch'egli ama" (Salmo 4:3), reso nella ND "Or sappiate che l'Eterno si è appartato uno che è santo". "Appartato" significa appunto "scelto" o separato dal resto; "uno ch'egli ama" si riferisce a Davide stesso (Salmo 89:19-20); "si è scelto" significa "per Sé stesso" e non semplicemente per il trono ed il regno di Israele.

"Poiché il SIGNORE ha scelto per sé Giacobbe, e Israele per suo speciale possesso" (Salmo 135:4).

" ...per dar da bere al mio popolo, al mio eletto. Il popolo che mi sono formato proclamerà le mie lodi" (Isaia 43:2o-21), che è parallelo con Efesini 1:5-6. Così nel Nuovo Testamento, quando Cristo si compiace di dare ad Anania notizia della conversione del Suo amato Paolo, Egli dice: "Va', perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re, e ai figli d'Israele" (Atti 9:15). Ancora: "Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal»" (Romani 11:4) che, nel versetto seguente è spiegato come: "un residuo eletto per grazia".