Predicazioni/Galati/L'inganno della religione dei meriti: differenze tra le versioni

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== Impegno e determinazione, ma sospinto dallo spirito giusto! ==
= L'inganno della religione dei meriti  =
 
La nostra generazione, servita da "elettrodomestici" di ogni tipo come un tempo i ricchi erano serviti da innumerevoli domestici in carne e ossa e prima ancora da schiavi, è diventata non meno "pappamolla" e "senza spina dosale" delle classi nobiliari di un tempo. Il rigoroso e strenuo impegno verso sé stessi per molti oggi è concetto del tutto estraneo. Quando l'apostolo Paolo scrive la sua lettera ai Galati egli non aveva davanti solo le mollezze del paganesimo, ma anche il malinteso impegno dei legalisti che si assoggettavano al rigorismo della legge mosaica. A quello l'Apostolo contrapponeva il lasciarsi guidare dallo Spirito. Non era un impegno minore né era semplice spontaneismo, ma lo spirito dell'impegno evangelico era molto diverso da quello dei legalisti. Qui sta la differenza, e non è da fraintendere! Vediamo come.
 
"Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge" (Galati 5:16-18).
 
Il tentativo dei cristiani della Galazia di raggiungere quella che consideravano "la maturità spirituale" sottoponendosi alle prescrizioni cerimoniali della legge mosaica di fatto era fallito. Le loro chiese si stavano "mordendo, divorando e distruggendo" (v. 15) in interminabili conflitti. I legalisti in ambito cristiano sono ancora oggi fra i più polemici, intolleranti e divisivi. Quante sétte sono nate e nascono fra coloro che vantano di essere "fedeli" rispetto a chi, secondo loro, non lo sarebbe abbastanza! La devozione alla legge di coloro che Paolo avversava in Galazia non era scaturita in una corrispondente devozione all'amore, e indubbiamente questo infrangeva la legge stessa!
 
Dove trovare la motivazione e le risorse per risolvere i loro conflitti e rinnovare l'amore fra di loro? L'Apostolo ne indica la soluzione nel "camminare secondo lo Spirito" (v. 16). Dato che la vita cristiana inizia con l'opera rigenerante dello Spirito (3:3; 4:6; 29), la vita cristiana può solo procedere attraverso l'opera dello Spirito seguita strettamente. E' lo Spirito di Dio, infatti, che imposta "lo stile di vita", il modo di vivere di un cristiano. Le indicazioni della legge mosaica rappresentano certamente dei parametri utili rispetto ai quali confrontarci, ma non danno il necessario dinamismo e le risorse per praticarli saggiamente nello Spirito di Cristo.
 
L'Apostolo ha fiducia nella capacità direttiva dello Spirito: "Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne" (v. 16). I "desideri della carne" sono gli impulsi della nostra natura contaminata e tendente sempre al peccato. E' quello che normalmente "ci viene spontaneo" fare e che dobbiamo respingere ad ogni costo. Il testo greco mette il concetto con molta più enfasi che le nostre normali traduzioni: "οὐ μὴ τελέσητε" ( "e non adempirete affatto i desideri della carne" Riv.). Paolo qui rafforza proprio questo nostro dovere.
 
Spesso ammantati convenientemente di religiosità, infatti, sono i nostri interessi ed egoismo che gratifichiamo frequentemente nel nostro comportamento. "Camminare nello Spirito" implica, però, l'attiva determinazione, nella nostra vita quotidiana, di calcare le orme di Cristo sulla via dell'abnegazione e della "croce". Chi vive, infatti, nello spirito di Cristo, come potrebbe "mordere, divorare e consumare" gli altri? Chi vive nello Spirito di Cristo persegue "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo" (v. 22).


Nel v. 17 l'Apostolo descrive un altro conflitto, molto più rilevante, che deve essere risolto prima di ogni altro, quello nostro interiore fra lo spirito e la carne (o carnalità). Non dobbiamo vergognarci di ammettere che in noi vi sia questo conflitto. Lo Spirito e la carnalità, infatti sono due forze ostili che in noi si contrappongono sempre, "opposte fra di loro". Quali prevarranno? Quali vinceranno? Coloro che camminano nello Spirito non possono essere "neutrali" in questo conflitto: devono combattere e vincere le forze dell'egoismo. Ogni giorno, perciò, il cristiano deve "scegliere da che parte stare" e vivere di conseguenza.  
Un'ottima regola è farsi guidare (sia a livello personale che politico) da persone competenti e meritevoli. Per questo scegliamo, se possibile, il medico migliore, ci facciamo consigliare da persone di comprovata esperienza, eleggiamo il politico più meritevole e capace (almeno così dovrebbe essere). Dev'essere pure nostra ambizione diventare noi stessi persone competenti e meritevoli e "guadagnarci dei punti". Non sono pochi, d'altro canto, quelli che ritengono di potersi meritare l'approvazione di Dio con opere religiose di vario tipo, e persino andare oltre la norma e "diventare santi". Si tratta, però, di un tragico inganno, perché l'approvazione di Dio nessuno la potrebbe mai meritare, tanto il peccato ci corrompe. Chi ci ha provato (e non è ipocrita) riconosce sempre il proprio fallimento ed indegnità, anche la persona che ai nostri occhi potremmo considerare migliore. Il Salvatore Gesù Cristo, e solo lui, è venuto proprio per sovvenire al nostro fallimento morale e spirituale e donare per grazia, a chi, del tutto immeritevole, si affida a Lui, il risultato della Sua perfetta opera, riconciliarci con Dio e ripulire la nostra vita. Chi propone una via diversa è severamente condannato dalla Parola di Dio come un bugiardo che svia menti e cuori. Ecco la severità con la quale venivano trattati da Paolo alcuni pseudo-maestri che, nella comunità cristiana della Galazia, avrebbero voluto far "scendere dal carro della grazia" quelle persone per farle "conquistare il paradiso" con i propri sforzi ed opere religiose. Vediamo che dice.
<blockquote>
"Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia. Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità.&nbsp;orrevate così bene! Chi vi ha tagliato la strada, voi che non obbedite più alla verità? Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta. Io sono fiducioso per voi, nel Signore, che non penserete diversamente; ma chi vi turba subirà la condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? Infatti, sarebbe annullato lo scandalo della croce. Farebbero meglio a farsi mutilare quelli che vi gettano nello scompiglio! Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!"&nbsp;(Galati 5:1-15).
</blockquote>
La predicazione dell'Evangelo - al cui centro sta l'annunzio sulla Persona ed opera di Gesù Cristo, la Sua morte in croce e risurrezione - era e rimane (quando è fedele) qualcosa di molto diverso dai discorsi che si odono presso le religioni di questo mondo. Essa è qualcosa di così anticonformista da risultare intollerabile, anzi, scandalosa: è "lo scandalo della croce". Diventa allora qualcosa da ridurre al silenzio (magari perseguitando chi la porta avanti), oppure da ricondurre docilmente sui sentieri battuti di ciò che all'uomo sembra più ragionevole, così come chi turbava i cristiani della Galazia avrebbe voluto fare.&nbsp;


La nostra lotta contro la carnalità è forse destinata a fallire? La carnalità inevitabilmente prevarrà oppure sempre inevitabilmente ci ritroviamo in una impasse frustrante? E' forse questo che implica il "non potete fare quello che vorreste"? No, al cristiano è possibile riportare concrete vittorie sulla propria carnalità. L'Apostolo ha fiducia che, seguendo l'impulso dello Spirito di Cristo e respingendo quello del nostro egoismo, "marciando ai Suoi ordini" è possibile essere vittoriosi e vivere come Cristo si aspetta dai Suoi discepoli! E' possibile quando ogni giorno rammentiamo a noi stessi "chi siamo", chi stiamo servendo, e quali risorse ("armi spirituali") noi abbiamo a disposizione per riportare vittoria sulle sfide che ci pone la vita cristiana sia a livello individuale che sociale.
La predicazione dell'Evangelo, infatti, non parla di ciò che l'uomo dovrebbe fare per conquistarsi "la patente di uomo giusto" e la salvezza, ma ciò che Cristo per lui ha compiuto, essendo l'essere umano, a motivo del peccato, del tutto incapace, disabile, a fare alcunché per sé stesso, men che meno tramite "opere religiose". Cristo, così, ci libera da ciò che normalmente sono considerati i "doveri religiosi finalizzati a guadagnarsi "meriti". Possiamo allora dire che l'Evangelo ci dona la libertà dalle pratiche religiose meritorie, così come sono spesso intese. L'Evangelo, infatti, considera questo tipo di religione come "una palla al piede", una schiavitù di cui effettivamente è bene liberarsi.&nbsp;


Chi dunque vive sotto la guida dello Spirito di Cristo e lotta ogni giorno contro l'influenza della propria natura peccaminosa, non ha bisogno di essere controllato e frenato dalla legge mosaica. "Se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge" (18).
Sono pochi oggi a comprendere il carattere dirompente dell'Evangelo rettamente inteso. E' per questo motivo che i cristiani della Galazia sono chiamati dall'Apostolo ad opporre strenua resistenza contro coloro che vorrebbero riportarli alla schiavitù della meritoria religione tradizionale. Ritornare, infatti, al ritualismo della religione ed alla salvezza attraverso pretese opere meritorie, significherebbe "decadere" dalla grazia di Dio in Gesù Cristo, vanificarla del tutto, separarsi da Cristo per legarsi ad obblighi religiosi che, oltre ad essere oppressivi, sarebbero anche molto frustranti (e generatori di ipocrisie).&nbsp;"Decadere dalla grazia"&nbsp;significa, infatti, "scendere dal treno" della grazia di Dio in Gesù Cristo che vi porta a Dio pretendendo di arrivarci da soli a piedi o con chissà quale altro metodo!&nbsp;


La vita nello Spirito è una vita vissuta in modo determinato. E' "saltare giù dal letto" quando la sveglia suona, immediatamente, "senza tante storie", senza indugio, non cedendo ai richiami della propria pigrizia e del sonno... "Ecco il tuo programma: un po’ dormire, un po’ sonnecchiare, un po’ riposare con le mani in mano, e intanto, come un vagabondo ti arriva addosso la povertà, e come un mendicante, la miseria" (Proverbi 6:10-11 TILC).  
L'insistenza con la quale chi sta frastornando i cristiani della Galazia sulla questione del "dovere" che avrebbero di farsi circoncidere, è tale che Paolo, esasperato, sbotta esclamando sarcasticamente: "Perché allora, invece di tagliarsi solo il prepuzio non si tagliano via tutto, non si fanno castrare! Chissà quanti 'punti in più' guadagnerebbero!".


E' vestirsi, infilarsi le scarpe, mettersi lo zaino e camminare decisamente senza ritardo verso la meta. E' il controllo su sé stessi che esercita la persona matura e responsabile che non ha bisogno che ci sia sempre qualcuno a sollecitarlo a fare il proprio dovere, magari minacciandogli dei castighi, come fa la legge. Lo Spirito di Dio produce nel credente una trasformazione del suo carattere (5:22-23). Se lo Spirito, ad esempio, ci sospinge a perdonare chi ci ha fatto un torto invece di coltivare in noi il risentimento, allora siamo sotto il controllo dello Spirito piuttosto che sotto la restrizione del comando: "Non uccidere". Quando la condotta è guidata e potenziata dallo Spirito, essa adempie alla legge tanto da non essere più sottoposti alla sua supervisione e condanna.
Detto questo, però, è pure necessario fare molta attenzione al fatto che la "libertà dalla religione" che Cristo rende possibile, non si trasformi in una vita vissuta senza scrupoli morali, in una "occasione di vivere secondo la carne", in modo sregolato. Se è vero com'è vero che le nostre opere non ci potrebbero mai far meritare la salvezza, è anche vero che un'autentica fede in Cristo è necessariamente una fede che opera per mezzo dell'amore. La persona che Iddio ha spiritualmente rigenerato donandole la fede in Cristo, è una persona rinnovata che inevitabilmente produce opere impostate all'amore di Cristo. Se queste sono assenti, si può ragionevolmente mettere in dubbio che una persona, nonostante tutto ciò che può affermare d'essere, sia realmente credente, almeno nel senso indicato dalla Parola di Dio. Il cristiano onora la legge morale di Dio perché ama Dio e gli è riconoscente, apprezza le Sue opere e l'ordine che le caratterizza. Il cristiano segue la legge morale di Dio, interiormente persuaso che i criteri di giustizia di Dio sono ottima regola per fare ciò che è giusto ai Suoi occhi. Non pretende, però, di seguirli per "conquistarsi il paradiso" da sé stesso: non ce la farebbe mai!


La vita condotta dallo Spirito implica ubbidienza attiva alla guida dello Spirito (v. 16), una lotta costante contro i desideri della nostra natura peccaminosa mediante la potenza dello Spirito (v. 17) e la completa sottomissione al controllo dello Spirito di Cristo (v. 18). Un tale modo di vivere ci può portare a fare esperienza concreta della libertà dal controllo che la nostra carnalità vorrebbe esercitare su di noi, ma anche dal controllo della legge. Questo non significa contravvenire a ciò che dice la legge per darci in balia del nostro soggettivismo spontaneista, ma esattamente il contrario!
Il cristiano autentico, così, è una persona che si pone gioiosamente al servizio di Dio e degli altri, non perché così facendo, voglia conquistarsi la salvezza, ma perché vuole dimostrare amore e riconoscenza verso Colui che l'ha salvato. Colui o colei che si trova in questa posizione opera amore e misericordia, e senza pretendere nulla in contraccambio e senza aspirare a "meriti", perché è nella sua natura farlo, perché, così facendo, imita il suo Signore e Salvatore. Allora anche i litigi che spesso esplodono nella società umana saranno trascesi ed alla fine risolti dall'amore di Cristo nel nostro cuore. Sicuramente dobbiamo diventare persone meritevoli, degne e competenti rispetto ai criteri umani (quando sono conformi con la volontà rivelata di Dio, ma la pretesa di "conquistarsi ilò paradiso" con i propri presunti meriti inganna noi stessi e gli altri. Non è questa la via dell'Evangelo.


Preghiera. Che lo Spirito di Cristo, o Signore, controlli ogni aspetto della mia vita ogni giorno e mi impegni nella lotta contro le mie tendenze egoistiche, sempre pronte a prevalere in me e a camuffarsi in svariati modi! Amen.
Preghiera. Signore Iddio, fa che io non cada nella trappola che ancora oggi vorrebbero che io cadessi, la pratica della religione come esercizio meritorio. Che io trovi sempre in Cristo il mio tutto: Egli è completamente sufficiente a fare di noi persone nuove. Amen.


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Versione attuale delle 16:37, 25 giu 2020

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L'inganno della religione dei meriti 

Un'ottima regola è farsi guidare (sia a livello personale che politico) da persone competenti e meritevoli. Per questo scegliamo, se possibile, il medico migliore, ci facciamo consigliare da persone di comprovata esperienza, eleggiamo il politico più meritevole e capace (almeno così dovrebbe essere). Dev'essere pure nostra ambizione diventare noi stessi persone competenti e meritevoli e "guadagnarci dei punti". Non sono pochi, d'altro canto, quelli che ritengono di potersi meritare l'approvazione di Dio con opere religiose di vario tipo, e persino andare oltre la norma e "diventare santi". Si tratta, però, di un tragico inganno, perché l'approvazione di Dio nessuno la potrebbe mai meritare, tanto il peccato ci corrompe. Chi ci ha provato (e non è ipocrita) riconosce sempre il proprio fallimento ed indegnità, anche la persona che ai nostri occhi potremmo considerare migliore. Il Salvatore Gesù Cristo, e solo lui, è venuto proprio per sovvenire al nostro fallimento morale e spirituale e donare per grazia, a chi, del tutto immeritevole, si affida a Lui, il risultato della Sua perfetta opera, riconciliarci con Dio e ripulire la nostra vita. Chi propone una via diversa è severamente condannato dalla Parola di Dio come un bugiardo che svia menti e cuori. Ecco la severità con la quale venivano trattati da Paolo alcuni pseudo-maestri che, nella comunità cristiana della Galazia, avrebbero voluto far "scendere dal carro della grazia" quelle persone per farle "conquistare il paradiso" con i propri sforzi ed opere religiose. Vediamo che dice.

"Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia. Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità. orrevate così bene! Chi vi ha tagliato la strada, voi che non obbedite più alla verità? Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta. Io sono fiducioso per voi, nel Signore, che non penserete diversamente; ma chi vi turba subirà la condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? Infatti, sarebbe annullato lo scandalo della croce. Farebbero meglio a farsi mutilare quelli che vi gettano nello scompiglio! Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!" (Galati 5:1-15).

La predicazione dell'Evangelo - al cui centro sta l'annunzio sulla Persona ed opera di Gesù Cristo, la Sua morte in croce e risurrezione - era e rimane (quando è fedele) qualcosa di molto diverso dai discorsi che si odono presso le religioni di questo mondo. Essa è qualcosa di così anticonformista da risultare intollerabile, anzi, scandalosa: è "lo scandalo della croce". Diventa allora qualcosa da ridurre al silenzio (magari perseguitando chi la porta avanti), oppure da ricondurre docilmente sui sentieri battuti di ciò che all'uomo sembra più ragionevole, così come chi turbava i cristiani della Galazia avrebbe voluto fare. 

La predicazione dell'Evangelo, infatti, non parla di ciò che l'uomo dovrebbe fare per conquistarsi "la patente di uomo giusto" e la salvezza, ma ciò che Cristo per lui ha compiuto, essendo l'essere umano, a motivo del peccato, del tutto incapace, disabile, a fare alcunché per sé stesso, men che meno tramite "opere religiose". Cristo, così, ci libera da ciò che normalmente sono considerati i "doveri religiosi finalizzati a guadagnarsi "meriti". Possiamo allora dire che l'Evangelo ci dona la libertà dalle pratiche religiose meritorie, così come sono spesso intese. L'Evangelo, infatti, considera questo tipo di religione come "una palla al piede", una schiavitù di cui effettivamente è bene liberarsi. 

Sono pochi oggi a comprendere il carattere dirompente dell'Evangelo rettamente inteso. E' per questo motivo che i cristiani della Galazia sono chiamati dall'Apostolo ad opporre strenua resistenza contro coloro che vorrebbero riportarli alla schiavitù della meritoria religione tradizionale. Ritornare, infatti, al ritualismo della religione ed alla salvezza attraverso pretese opere meritorie, significherebbe "decadere" dalla grazia di Dio in Gesù Cristo, vanificarla del tutto, separarsi da Cristo per legarsi ad obblighi religiosi che, oltre ad essere oppressivi, sarebbero anche molto frustranti (e generatori di ipocrisie). "Decadere dalla grazia" significa, infatti, "scendere dal treno" della grazia di Dio in Gesù Cristo che vi porta a Dio pretendendo di arrivarci da soli a piedi o con chissà quale altro metodo! 

L'insistenza con la quale chi sta frastornando i cristiani della Galazia sulla questione del "dovere" che avrebbero di farsi circoncidere, è tale che Paolo, esasperato, sbotta esclamando sarcasticamente: "Perché allora, invece di tagliarsi solo il prepuzio non si tagliano via tutto, non si fanno castrare! Chissà quanti 'punti in più' guadagnerebbero!".

Detto questo, però, è pure necessario fare molta attenzione al fatto che la "libertà dalla religione" che Cristo rende possibile, non si trasformi in una vita vissuta senza scrupoli morali, in una "occasione di vivere secondo la carne", in modo sregolato. Se è vero com'è vero che le nostre opere non ci potrebbero mai far meritare la salvezza, è anche vero che un'autentica fede in Cristo è necessariamente una fede che opera per mezzo dell'amore. La persona che Iddio ha spiritualmente rigenerato donandole la fede in Cristo, è una persona rinnovata che inevitabilmente produce opere impostate all'amore di Cristo. Se queste sono assenti, si può ragionevolmente mettere in dubbio che una persona, nonostante tutto ciò che può affermare d'essere, sia realmente credente, almeno nel senso indicato dalla Parola di Dio. Il cristiano onora la legge morale di Dio perché ama Dio e gli è riconoscente, apprezza le Sue opere e l'ordine che le caratterizza. Il cristiano segue la legge morale di Dio, interiormente persuaso che i criteri di giustizia di Dio sono ottima regola per fare ciò che è giusto ai Suoi occhi. Non pretende, però, di seguirli per "conquistarsi il paradiso" da sé stesso: non ce la farebbe mai!

Il cristiano autentico, così, è una persona che si pone gioiosamente al servizio di Dio e degli altri, non perché così facendo, voglia conquistarsi la salvezza, ma perché vuole dimostrare amore e riconoscenza verso Colui che l'ha salvato. Colui o colei che si trova in questa posizione opera amore e misericordia, e senza pretendere nulla in contraccambio e senza aspirare a "meriti", perché è nella sua natura farlo, perché, così facendo, imita il suo Signore e Salvatore. Allora anche i litigi che spesso esplodono nella società umana saranno trascesi ed alla fine risolti dall'amore di Cristo nel nostro cuore. Sicuramente dobbiamo diventare persone meritevoli, degne e competenti rispetto ai criteri umani (quando sono conformi con la volontà rivelata di Dio, ma la pretesa di "conquistarsi ilò paradiso" con i propri presunti meriti inganna noi stessi e gli altri. Non è questa la via dell'Evangelo.

Preghiera. Signore Iddio, fa che io non cada nella trappola che ancora oggi vorrebbero che io cadessi, la pratica della religione come esercizio meritorio. Che io trovi sempre in Cristo il mio tutto: Egli è completamente sufficiente a fare di noi persone nuove. Amen.