Predicazioni/Luca/La parabola dell'amministratore disonesto: differenze tra le versioni

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(1) Gesù diceva ancora ai suoi discepoli: “Un uomo ricco aveva un economo, il quale fu accusato davanti a lui di dissipare i suoi beni. (2) Egli lo chiamò e gli disse: 'Che cos'è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio amministratore'. (3) Allora l'economo disse fra sé: 'Che farò io, ora che il padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non sono capace; a mendicare mi vergogno. (4) So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua'. (5) Chiamati quindi a sé uno per uno i debitori del suo padrone, disse al primo: (6) 'Quanto devi al mio padrone?'. Quello rispose: 'Cento bati d'olio'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta, siedi e scrivi presto: cinquanta'. (7) Poi disse a un altro: 'E tu, quanto devi?'. Quello rispose: 'Cento cori di grano'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta e scrivi: ottanta'.&nbsp; (8) E il padrone lodò l'amministratore infedele perché aveva operato con avvedutezza; poiché i figli di questo secolo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più accorti dei figli della luce. 9E io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste, affinché, quand'esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni.
(1) Gesù diceva ancora ai suoi discepoli: “Un uomo ricco aveva un economo, il quale fu accusato davanti a lui di dissipare i suoi beni. (2) Egli lo chiamò e gli disse: 'Che cos'è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio amministratore'. (3) Allora l'economo disse fra sé: 'Che farò io, ora che il padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non sono capace; a mendicare mi vergogno. (4) So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua'. (5) Chiamati quindi a sé uno per uno i debitori del suo padrone, disse al primo: (6) 'Quanto devi al mio padrone?'. Quello rispose: 'Cento bati d'olio'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta, siedi e scrivi presto: cinquanta'. (7) Poi disse a un altro: 'E tu, quanto devi?'. Quello rispose: 'Cento cori di grano'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta e scrivi: ottanta'.&nbsp; (8) E il padrone lodò l'amministratore infedele perché aveva operato con avvedutezza; poiché i figli di questo secolo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più accorti dei figli della luce. (9) E io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste, affinché, quand'esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni. (Luca 16:1-9).
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Tutte le parabole di Gesù sono impegnative, ma questa è sicuramente la più impegnativa. Tuttavia, se lo studiamo attentamente, ci ricompenserà con importanti intuizioni spirituali.
Tutte le parabole di Gesù sono impegnative, ma questa è sicuramente la più impegnativa. Tuttavia, se lo studiamo attentamente, ci ricompenserà con importanti intuizioni spirituali.
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«perché tu non puoi più essere mio amministratore» (v. 2c). Quando il ricco chiede un resoconto, sembra che sia disposto ad ascoltare la ragione, per consentire all’amministratore di raccogliere una difesa. Ma poi licenzia sommariamente il suo amministratore.
«perché tu non puoi più essere mio amministratore» (v. 2c). Quando il ricco chiede un resoconto, sembra che sia disposto ad ascoltare la ragione, per consentire all’amministratore di raccogliere una difesa. Ma poi licenzia sommariamente il suo amministratore.


== &nbsp;Luca 6:3-7. So bene che farò&nbsp; ==
== Luca 6:3-7. So bene che farò&nbsp; ==


&nbsp;3Allora l'economo disse fra sé: 'Che farò io, ora che il padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non sono capace; a mendicare mi vergogno. 4So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua'. 5Chiamati quindi a sé uno per uno i debitori del suo padrone, disse al primo: 6'Quanto devi al mio padrone?'. Quello rispose: 'Cento bati d'olio'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta, siedi e scrivi presto: cinquanta'. 7Poi disse a un altro: 'E tu, quanto devi?'. Quello rispose: 'Cento cori di grano'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta e scrivi: ottanta'.
&nbsp;3Allora l'economo disse fra sé: 'Che farò io, ora che il padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non sono capace; a mendicare mi vergogno. 4So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua'. 5Chiamati quindi a sé uno per uno i debitori del suo padrone, disse al primo: 6'Quanto devi al mio padrone?'. Quello rispose: 'Cento bati d'olio'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta, siedi e scrivi presto: cinquanta'. 7Poi disse a un altro: 'E tu, quanto devi?'. Quello rispose: 'Cento cori di grano'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta e scrivi: ottanta'.
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Qualunque sia la nostra situazione, possiamo aiutare i bisognosi. Anche i poveri possono aiutare gli altri. Coloro che sono loro stessi bisognosi spesso vedono modi per aiutare che sono invisibili alle persone più ricche. I bisognosi sono spesso più generosi degli altri, perché hanno sperimentato la povertà e sono motivati ad aiutare. Quelli di noi che sono più ricchi possono vedere la povertà solo a distanza ed essere tentati di incolpare i poveri - di presumere che si siano addossati la loro sofferenza - di considerarli immeritevoli. Le nostre ricchezze, tuttavia, ci offrono l'opportunità di aiutare, e Gesù chiarisce che vuole che lo facciamo. Siamo tentati, però, di amare troppo il denaro e di tenerlo troppo stretto. Siamo anche tentati di rimandare l'elemosina fino alla tarda età, quando i nostri granai sono pieni fino a traboccare.
Qualunque sia la nostra situazione, possiamo aiutare i bisognosi. Anche i poveri possono aiutare gli altri. Coloro che sono loro stessi bisognosi spesso vedono modi per aiutare che sono invisibili alle persone più ricche. I bisognosi sono spesso più generosi degli altri, perché hanno sperimentato la povertà e sono motivati ad aiutare. Quelli di noi che sono più ricchi possono vedere la povertà solo a distanza ed essere tentati di incolpare i poveri - di presumere che si siano addossati la loro sofferenza - di considerarli immeritevoli. Le nostre ricchezze, tuttavia, ci offrono l'opportunità di aiutare, e Gesù chiarisce che vuole che lo facciamo. Siamo tentati, però, di amare troppo il denaro e di tenerlo troppo stretto. Siamo anche tentati di rimandare l'elemosina fino alla tarda età, quando i nostri granai sono pieni fino a traboccare.


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== Altri commenti sul testo ==
 
*Giovanni Calvino:&nbsp;https://www.studylight.org/commentaries/eng/cal/luke-16.html
*John Gill:&nbsp;https://www.biblestudytools.com/commentaries/gills-exposition-of-the-bible/luke-16/
*Altri commentari:&nbsp;https://biblehub.com/commentaries/luke/16.htm
 
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Versione attuale delle 09:37, 6 ago 2023

Ritorno


 La parabola dell'amministratore infedele (Luca 16:1-9)

(1) Gesù diceva ancora ai suoi discepoli: “Un uomo ricco aveva un economo, il quale fu accusato davanti a lui di dissipare i suoi beni. (2) Egli lo chiamò e gli disse: 'Che cos'è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio amministratore'. (3) Allora l'economo disse fra sé: 'Che farò io, ora che il padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non sono capace; a mendicare mi vergogno. (4) So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua'. (5) Chiamati quindi a sé uno per uno i debitori del suo padrone, disse al primo: (6) 'Quanto devi al mio padrone?'. Quello rispose: 'Cento bati d'olio'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta, siedi e scrivi presto: cinquanta'. (7) Poi disse a un altro: 'E tu, quanto devi?'. Quello rispose: 'Cento cori di grano'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta e scrivi: ottanta'.  (8) E il padrone lodò l'amministratore infedele perché aveva operato con avvedutezza; poiché i figli di questo secolo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più accorti dei figli della luce. (9) E io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste, affinché, quand'esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni. (Luca 16:1-9).

Tutte le parabole di Gesù sono impegnative, ma questa è sicuramente la più impegnativa. Tuttavia, se lo studiamo attentamente, ci ricompenserà con importanti intuizioni spirituali.

Questa parabola è affiancata da altre due parabole sul denaro, la parabola del figliol prodigo e del fratello maggiore e la parabola del ricco e di Lazzaro. In ciascuna di queste parabole, il denaro è un problema:

  • Il figliol prodigo si mette nei guai dopo aver speso denaro in modo sconsiderato (15:11-24), e il fratello maggiore si comporta male con suo padre perché “ non mi hai mai dato una capra, perché facessi festa con i miei amici. Ma quando è venuto questo tuo figlio, che ha divorato i tuoi averi con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato» (15,25-32).
  • L'amministratore si mette nei guai per aver sperperato la proprietà del ricco (16:1-13).
  • Il ricco soffrirà un tormento eterno, perché ha goduto egoisticamente delle ricchezze senza aiutare Lazzaro che soffriva alla sua porta (16:19-31).

Ci sono altri parallelismi tra queste tre parabole:

  • Varianti dello stesso verbo, diaskorpizein , sono usate per parlare dello sperpero del prodigo e dello sperpero del amministratore nella lezione evangelica di questa settimana.
  • Il padre del figliol prodigo abbraccia il figliol prodigo e gli fa una festa, mentre il padrone loda il suo amministratore disonesto perché ha agito con scaltrezza.
  • Gesù inizia sia questa parabola che la parabola del ricco e di Lazzaro con le parole: “C'era un uomo ricco”.
  • Questa parabola mostra che il denaro può essere usato per guadagno, mentre le altre due mostrano che il denaro può portare alla rovina. Le ultime due parabole implicano (ma non affermano esplicitamente) che la compassione per i poveri in questa vita porta a ricompense eterne.

Questa è una parabola (una breve narrazione di fantasia, progettata per illuminare una verità spirituale, di solito con una sorta di svolta inaspettata) piuttosto che un'allegoria (in cui ci sono significati nascosti o simbolici legati a ogni persona e/o avvenimento) o un storia di esempio (in cui ci viene detto di "Vai e fai lo stesso"). Dobbiamo stare particolarmente attenti a non trattarla come una storia esemplare, per suggerire che i cristiani di oggi dovrebbero seguire l'esempio del amministratore disonesto.

Luca 16:1-2 -  Un uomo ricco aveva un economo 

(1) “Un uomo ricco aveva un economo”. Gli fu fatta un'accusa che quest'uomo stava sprecando (in greco: diaskorpizon) i suoi beni. (2) “gli lo chiamò e gli disse: 'Che cos'è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio amministratore”.

«Gesù diceva ancora ai suoi discepoli» (v. 1a). Gesù si è rivolto agli scribi e ai farisei (15:1-3), ma ora si rivolge ai discepoli. Nel versetto 14 apprendiamo che anche i farisei, “che erano amanti del denaro”, stanno ascoltando.

“Un uomo ricco aveva un economo, il quale fu accusato davanti a lui di dissipare i suoi beni (v. 1). Pensiamo che questo amministratore sia ingiusto o disonesto. Questo verso, tuttavia, lo descrive solo come uno sprecone. La sua disonestà ha luogo nei versetti 4-7, ed è etichettato come disonesto nel versetto 8.

“Rendi conto della tua amministrazione” (v. 2b). Il padrone accusa l’economo, non di disonestà, ma di sperpero di denaro. Non ci viene detto se le accuse sono vere. L'incapacità dell'economo di parlare in sua difesa (v. 3) è dannosa, ma potrebbe essere stato sorpreso e incapace di articolare la sua difesa sul posto. Più tardi, nel versetto 8, Gesù etichetterà l'economo come disonesto.

«perché tu non puoi più essere mio amministratore» (v. 2c). Quando il ricco chiede un resoconto, sembra che sia disposto ad ascoltare la ragione, per consentire all’amministratore di raccogliere una difesa. Ma poi licenzia sommariamente il suo amministratore.

Luca 6:3-7. So bene che farò 

 3Allora l'economo disse fra sé: 'Che farò io, ora che il padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non sono capace; a mendicare mi vergogno. 4So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua'. 5Chiamati quindi a sé uno per uno i debitori del suo padrone, disse al primo: 6'Quanto devi al mio padrone?'. Quello rispose: 'Cento bati d'olio'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta, siedi e scrivi presto: cinquanta'. 7Poi disse a un altro: 'E tu, quanto devi?'. Quello rispose: 'Cento cori di grano'. Egli disse: 'Prendi la tua scritta e scrivi: ottanta'.

«Che farò io» (v. 3a). Inizialmente, il amministratore era incompetente. Ora, di fronte a una crisi personale, diventa improvvisamente lungimirante e intraprendente.

“il padrone” ( ho kurios mou ) (v. 3b). Il greco, ho kurios mou , può essere tradotto “mio padrone” o “mio signore”. Kurios è spesso usato nei Vangeli per riferirsi al Signore Gesù, ma qui si riferisce al ricco.

“A zappare non sono capace; a mendicare mi vergogno» (v. 3c). L'economo presuppone che, essendo stato licenziato per incompetenza, troverà nell'impossibilità di trovare una posizione comparabile.

«So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l'amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua'» (v. 4). Questo è un versetto importante, perché esplicita l'obiettivo dell'economo e ci dà un indizio sul significato della parabola. L'amministratore intende, nel breve tempo che gli rimane prima che il suo licenziamento diventi di dominio pubblico, ingraziarsi i clienti del riccone affinché lo accolgano nelle loro case una volta che sarà “fuori di testa”. In questa cultura la reciprocità è obbligatoria. Se il amministratore fa un favore ai clienti del ricco, questi saranno obbligati a ricambiare. Sebbene sia improbabile che lo assumano, è probabile che gli mostrino ospitalità o lo aiutino a trovare un lavoro.

«Chiamati quindi a sé uno per uno i debitori del suo padrone, disse al primo» (v. 5). Questi debitori sono persone a cui il ricco ha prestato denaro - o sono fittavoli che affittano la terra a un canone fisso - o sono mezzadri che usano la terra del ricco e pagano con una percentuale del raccolto? Gli studiosi sono divisi su questo punto, ma i debitori sono probabilmente dei mezzadri. Tuttavia, l'entità del loro raccolto (vv. 6-7) mostra che non sono i tipici mezzadri poveri, ma si occupano di attività agroalimentari.

Il amministratore convoca i debitori uno per uno in modo che non possano confrontare le note. Ciascuno si riterrà un beneficiario singolare del lavoro di questo amministratore. Nei versetti 6-7, Gesù fornisce esempi di due di questi beneficiari, ma presumibilmente questo amministratore potrebbe andare da molti debitori con questo schema.

«Cento bati d'olio» (v. 6). «Cento cori di grano» (v. 7). Le quantità di olio e grano sono piuttosto grandi

• Un batous è di 34 litri, quindi il debitore deve 3.400 litri di olio d'oliva. Se è obbligato a dare al ricco metà del raccolto, il raccolto totale sarebbe di 6400 litri - il prodotto di un oliveto molto grande - molte volte la dimensione di un normale boschetto familiare.

• Un cor è di circa 10-15 staia (350-500 litri), quindi il debitore deve 1000-1500 staia (35.000-50.000 litri) di grano—che presumibilmente rappresenta un raccolto totale pari al doppio di tale importo—circa venti volte l'importo che un il normale appezzamento di famiglia avrebbe ceduto. Questa è una grande impresa commerciale.

“scrivi cinquanta” (v. 6). “scrivi ottanta” (v. 7). Si tratta di forti sconti - il cinquanta per cento in prima istanza e il venti per cento nel secondo - e sono forti sconti su grandi quantità, quindi il risparmio totale è enorme - molte volte il reddito annuo di una famiglia normale.

Gli studiosi offrono tre possibili interpretazioni delle azioni dell'amministratore:

  • L’amministratore sta imbrogliando il suo padrone.
  • Sta semplicemente deducendo i pagamenti degli interessi che sono proibiti da Deuteronomio 23:19-20. I prestatori avevano escogitato modi per eludere il divieto di addebitare interessi, quindi non sarebbe insolito che il proprietario o l'economo addebitassero interessi.
  • Sta semplicemente deducendo la propria commissione.

Gli studiosi sono divisi su questo punto. Un numero aderisce all'idea che il amministratore stia semplicemente detraendo la propria commissione, perché sembra improbabile che il master possa elogiare il amministratore per averlo imbrogliato. Tuttavia, la teoria della commissione sembra improbabile per tre ragioni:

  • In primo luogo, gli sconti (50 e 20 percento) sono così grandi. Sembra dubbio che il ricco abbia dato al suo amministratore una commissione del 20-50%.
  • In secondo luogo, l'economo ha scontato a un debitore 450 galloni di olio d'oliva ea un altro debitore 200-300 staia di grano. Se il amministratore potesse reclamare queste commissioni, gli darebbero una bella vita per diversi anni. Tuttavia, è possibile che il ricco, avendo licenziato il amministratore, non gli permetta di reclamare queste commissioni.
  • In terzo luogo, c'è da chiedersi se l'uomo ricco potrebbe addebitare un tasso di interesse del 20-50% sul denaro preso in prestito, specialmente dato il divieto deuteronomico contro l'usura (Deuteronomio 23:19-20).

Sembra quindi probabile che l'amministratore raggiri il ricco riducendo le somme che i suoi debitori sono obbligati a pagargli. La voce della generosità del ricco si spargerà presto, accrescendo la sua reputazione. Si troverà quindi di fronte a due opzioni:

  • Godendo della sua nuova reputazione migliorata e accettando le sue perdite o ritirare gli sconti a scapito della sua reputazione e con il rischio di danneggiare definitivamente il rapporto con i suoi debitori.
  • L'amministratore ha sicuramente lasciato ai debitori l'impressione di essere responsabile delle riduzioni, lasciando così indebitati anche i debitori del ricco con se stesso. Sotto l'etica della reciprocità, i debitori sono obbligati a ricambiare.

Se l'economo dovesse trasferire questi sconti a proprio nome, verrebbe incarcerato per furto. Tuttavia, facendo dei debitori i beneficiari, si è protetto dalle accuse di furto mentre si è fatto nuovi amici che sono obbligati ad aiutarlo in futuro.

Luca 16:8-9 E il padrone lodò l'amministratore infedele 

(8) E il padrone lodò l'amministratore infedele perché aveva operato con avvedutezza; poiché i figli di questo secolo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più accorti dei figli della luce. (9) E io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste, affinché, quand'esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni.

“Il padrone” (greco: ho kurios – il Signore o il padrone) (v. 8a). Gli studiosi discutono se la parabola sia finita dopo il versetto 7. Se è così, è il Signore Gesù che parla invece del ricco padrone. Tuttavia, la parabola è incompleta dopo il versetto 7, quindi la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che sia il ricco a elogiare il amministratore.

«lodò l'amministratore infedele perché aveva operato con avvedutezza» (v. 8b). Il ricco loda amministratore, non per la sua disonestà, ma per la sua scaltrezza. Vedendo l'urgenza della sua crisi, l'uomo ha costruito ponti verso il futuro. Adeguatamente motivato, si è dimostrato scaltro e deciso, dopotutto non incompetente. E, nel processo, è riuscito a incastrare il ricco, che non può rescindere gli sconti senza subire la perdita dell'onore e creare cattiva volontà tra i suoi debitori.

Alcune persone obiettano all'idea che Gesù avrebbe usato un amministratore disonesto come modello positivo. Tuttavia, vedi Matteo 13:44; 25:1-13: Luca 25:9.

“i figli di questo secolo” – “figli della luce” (v. 8c). I figli di questa età sono concentrati sul regno di questo mondo. I figli della luce sono concentrati sul regno di Dio. Gesù sta chiamando i suoi discepoli a diventare esperti delle vie del regno come altre persone sono esperti delle vie del mondo. Quindi, nel versetto 9, darà ai suoi discepoli una regola spirituale intelligente da seguire: un modo per prosperare nel regno di Dio.

(9) E io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste  (greco: mamona tes adikias— mammon dell'ingiustizia) , affinché, quand'esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni”

«Io vi dico» (v. 9a). Questo è il nostro segnale che Gesù sta per dire qualcosa di importante. "Ascolta!"

«fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste» (v. 9). Il greco è tou mamona tes adikias, letteralmente "il mammona dell'ingiustizia o dell'ingiustizia". Una frase simile, to adiko mamona, si trova nel versetto 12.

Mammon è ricchezza, tesoro o beni materiali. Nel Nuovo Testamento, è spesso usato per contrastare l'amore per i beni con l'amore per Dio. Questa frase, tou mamona tes adikias , è simile alle nostre frasi, "lucro lucro" o "soldi sporchi". Ogni volta che sentiamo la frase "ricchezza disonesta" in questa parabola, dovremmo pensare "lucro lucro" o "denaro sporco".

Questa è la regola intelligente per fare bene nel regno di Dio. Gesù ci dice che è possibile usare il “lucro lucro” per avanzare nel regno di Dio. È possibile usare il “denaro sporco” in modi che piacciono a Dio.

Questa parabola segue direttamente la parabola del figliol prodigo (15:11-32), quindi ci viene ricordato che gli amici del figliol prodigo non lo accolsero nelle loro case una volta che i suoi soldi furono finiti (15:14-16). Ma Gesù ci indica il regno di Dio dove la lealtà di Dio verso i fedeli è profonda e dove Dio premia le buone azioni.

In questo Vangelo, Gesù ha molto da dire sui pericoli legati al denaro, che compete con Dio per il nostro affetto. Atteggiamenti errati riguardo al denaro possono portare alla rovina spirituale. Tuttavia, è possibile usare il denaro in modi simili a quelli di Cristo. Questo mondo ci prepara per l'eternità e ci mette alla prova per vedere se siamo disposti a vivere secondo i valori del regno. Dio ci dà risorse che non solo provvedono ai nostri bisogni, ma ci permettono anche di dimostrare la nostra fedeltà ai valori del regno.

Gesù ci dice di usare il nostro denaro e altre risorse in modi che ci aiuteranno nell'eternità.

“Fatevi degli amici” (v. 9). Fare amicizia come? Con chi? Gesù ci dà un solido indizio nella parabola del ricco e di Lazzaro (16,19-30), che segue la parabola dell’economo disonesto. In quella parabola, il ricco è dannato per aver goduto della ricchezza ignorando la sofferenza di Lazzaro. Buttrick interpreta questo nel senso che Gesù ci sta chiamando ad aiutare i poveri ora in modo che possano aiutarci nell'eternità (Buttrick, 284).

Ma come potranno i poveri aiutarci nell'aldilà? Una parte della risposta a questa domanda ha a che fare con la natura capovolta del regno di Dio, dove i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi (13:30). Nel regno, i poveri saranno ricchi e potranno accoglierci facilmente nelle loro dimore eterne. Presumibilmente serviranno anche come testimoni a nome di coloro che li hanno aiutati. Ma la verità più significativa è che Dio è la fonte ultima delle benedizioni, e Dio saprà se ci prendiamo cura dei poveri, dei malati e dei vulnerabili. Dio saprà se abbiamo usato le nostre risorse per aiutare. Possiamo essere certi che Dio prenderà in considerazione se abbiamo usato la nostra "ricchezza disonesta" - il nostro "lucro lucro" - per aiutare i bisognosi.

Qualunque sia la nostra situazione, possiamo aiutare i bisognosi. Anche i poveri possono aiutare gli altri. Coloro che sono loro stessi bisognosi spesso vedono modi per aiutare che sono invisibili alle persone più ricche. I bisognosi sono spesso più generosi degli altri, perché hanno sperimentato la povertà e sono motivati ad aiutare. Quelli di noi che sono più ricchi possono vedere la povertà solo a distanza ed essere tentati di incolpare i poveri - di presumere che si siano addossati la loro sofferenza - di considerarli immeritevoli. Le nostre ricchezze, tuttavia, ci offrono l'opportunità di aiutare, e Gesù chiarisce che vuole che lo facciamo. Siamo tentati, però, di amare troppo il denaro e di tenerlo troppo stretto. Siamo anche tentati di rimandare l'elemosina fino alla tarda età, quando i nostri granai sono pieni fino a traboccare.

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