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'''VIII.'''


'''GIUSTIFICAZIONE E ADOZIONE'''
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''Leggere: Romani 3:21-26; 8:15-17''
= VIII. RIGENERAZIONE, CONVERSIONE E FEDE =


Molte persone nel corso della storia si sono fatte la domanda: "Come posso io essere 'a posto' con Dio?". Questa era pure la bruciante domanda di Martin Lutero, in Germania, nei primi anni del 16° secolo. Egli aveva sentito nel suo cuore tutto il peso del peccato, sapeva di essere dannato, e per molto tempo aveva cercato di guadagnarsi la sua salvezza, aveva cercato in tanti modi di poter 'essere a posto' con Dio. Aveva abbandonato lo studio della legge e si era preparato per il sacerdozio. Era poi entrato in un ordine monacale, proprio per cercare di guadagnarsi maggiori meriti difronte a Dio. Nessuno di questi metodi aveva però soddisfatto il suo senso di colpa.
Letture bibliche: {{Passo biblico|Efesini 2:1-10}}


Nel monastero e nel prepararsi per l'insegnamento, , Lutero così aveva cominciato a studiare la Bibbia, ed arrivando a Galati ed a Romani, aveva scoperto questa magnifica affermazione: ''"Ma il giusto vivrà per fede"'' (Ro. 1:17; Ga. 3:11).
Dio inviò Suo Figlio nel mondo per realizzare la nostra redenzione attraverso la Sua morte sulla croce del Calvario e la Sua susseguente risurrezione dai morti. Non furono semplici eventi storici che noi ora ricordiamo e continuiamo a celebrare. Essi costituiscono l'opera salvifica di Cristo, il risultato della quale lo Spirito Santo continua ad applicare alla vita di creature umane fino alla fine dei tempi.


Per un uomo che aveva cercato di salvare sé stesso con ogni tipo di buone opere, questa fu per lui la notizia più liberante che avesse mai udito.
Questo capitolo tratta dell'applicazione della salvezza che Cristo ha conseguito, alla nostra vita, qui ed ora. Il carceriere di Filippi aveva posto una domanda molto rilevante:"Signori, cosa devo fare per essere salvato?" (At. 16:30). Ad essa, Paolo e Sila rispondono: "Credi nel Signore Gesù Cristo, e sarai salvato tu e la casa tua" (At. 16:31).


Ripose così una fede intensa e personale in questa dottrina, e cominciò ad insegnarla ai suoi allievi e nella chiesa, e fu così che nacque la Riforma protestante. Uno dei suoi stessi slogan era appunto "la giustificazione per fede".
Prima di esaminare la natura della fede e il fattore, pure requisito, del ravvedimento (la conversione è costituita da fede + ravvedimento), consideriamo ciò che deve precedere queste due, cioè la rigenerazione (o nuova nascita).


Questo importante argomento e concetto rappresenta uno dei benefici che riceviamo quando riponiamo la nostra fede in Cristo. La persona alla quale viene presentato l'Evangelo potrebbe però domandarsi: "Quale vantaggio io ricavo dall'essermi ravveduto dai miei peccati e dall'aver riposto la mia fede in Cristo come Signore e Salvatore? Quali ne sono i benefici pratici?".
== La rigenerazione - la nuova nascita ==


Vi sono due cose che devono aver luogo quando riceviamo Gesù Cristo come nostro Signore e Salvatore. Il primo è un atto giuridico di Dio il quale comprende la giustificazione e l'adozione. Il secondo è il cambiamento che avviene nella nostra natura, il quale influisce su tutto il nostro stile di vita, e che comprende l'opera che Dio svolge nel contesto della santificazione del credente. Esamineremo il primo di questi atti nel presente capitolo e tratteremo del secondo nel capitolo 9.
Quando abbiamo studiato la caduta di Adamo ed Eva, pure abbiamo visto come essi cercassero di nascondersi da Dio, più cercare Lui. I discendenti di Adamo hanno continuato costantemente ad agire in questo stesso modo, perché ogni creatura umana è peccatrice per natura, non incline a cercare Dio, o a fare del bene in ogni modo (Ge, 8:21). Tutte le creature umane nascono nel peccato e sono del tutto incapaci a cambiare sé stesse e venire a Dio (Sl. 51:5; Ro. 3:10-18; 8:7).


 '''La giustificazione'''
Felicemente ciò che provvede l'Evangelo non è solo il fatto storico della morte e della risurrezione di Cristo, ma pure il dono dello Spirito Santo, il quale applica agli eletti la redenzione compiuta da Cristo. Senza questo ministero della seconda Persona della Trinità, nessuno andrebbe mai alla ricerca di Dio. Paolo afferma chiaramente che tutte le creature umane, per natura, sono morte nei loro falli e nei loro peccati. Il solo modo per il quale chi è spiritualmente morto possa essere fatto risorgere a vita, è attraverso la nuova nascita (rigenerazione). Questo è esattamente ciò che Gesù disse a Nicodemo: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio" (Gv. 3:3). E' solo quando lo Spirito Santo di Dio impartisce vita spirituale ai peccatori, dando loro un nuovo cuore, che essi possono rispondere favorevolmente all'Evangelo, ravvedersi dei loro peccati, e credere in Cristo.


Accade troppo spesso che i moderni cristiani non comprendano più l'espressione ''giustificazione per fede.'' Dato che tutti noi, come cristiani, dovremmo avere una migliore conoscenza dell'Evangelo ed alcuni fra noi devono ancora sapere come 'mettersi a posto' con Dio, dobbiamo studiare questo concetto molto attentamente.
Dio descrisse profeticamente la Sua opera di rigenerazione in questi termini: "Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez. 36:26). Con analogia simbolica particolarmente significativa oggi, la rigenerazione è come un trapianto di cuore: un cuore morto, senza vita, viene rimosso, ed al suo posto si pone un cuore di carne vivente. Spiritualmente questo può essere compiuto solo dall'opera dello Spirito Santo, perché da soli questo non lo possiamo fare.


Usiamo comunemente il termine ''giustificare'' fondamentalmente in due modi. I contabili lo usano per dimostrare che i loro libri finanziari siano ben bilanciati. Altri usano questo termine per affermare la giustezza di una certa azione. Per esempio: Io posso giustificare il fatto che abbia sparato ad un ladro che si sia introdotto in casa mia col fatto che questi avrebbe potuto fare del male alla mia famiglia. Lo stesso Giacomo usa così questo termine quando scrive: ''"Abramo, nostro Padre, non fu egli giustificato per le opere quando offrì il suo figliolo Isacco sull'altare?"'' (Gm. 2:21). Il punto qui è che Abramo aveva dimostrato il suo (giusto) rapporto con Dio mediante un atto (un'opera) di obbedienza nella prontezza a sacrificare, come gli era stato chiesto, il figlio Isacco. Sebbene troviamo nella Bibbia occasionalmente ripetuto quest'uso della parola, esso non è il concetto di base che ad essa si riferisce.
Fintanto che il nostro cuore è morto, esso non avrà desiderio alcuno per Dio o per la salvezza. L'affermazione che Gesù fa con Nicodemo: "Devi nascere di nuovo" (Gv. 3:7), non è un invito o un comando, ma semplicemente un'affermazione di fatto. La Bibbia non ci insegna a sforzarci e a cercare di generare in noi una nuova nascita - essa è opera di Dio, e può essere compiuta da Dio soltanto. La nostra responsabilità è quella di rispondere al comando dell'Evangelo a ravvederci ed a credere nel Signore Gesù Cristo come nostro Signore e Salvatore.


L'altro modo in cui è possibile usare il termine è in senso dichiarativo. Quando un imputato in un tribunale è dichiarato non colpevole e dal giudice e dalla giuria, questi viene accettato come giusto davanti alla corte e dalla legge; potremmo così dire che questi sia stato giustificato.
Come gà abbiamo studiato, Dio ha determinato, con la Sua grazia, di salvare dai loro peccati un certo numero di creature umane e le ha elette (scelte) affinché fossero salvate in Cristo (cfr. Ef. 1:4-6). Al fine di realizzare questo progetto Egli mandò Suo Figlio a morire per loro, poi Lui e il Figlio, inviarono lo Spirito Santo per applicare loro quella redenzione.


Questo è esattamente il senso usato da Paolo quando parla della nostra giustificazione per fede. Egli ci dice che a causa di ciò che Cristo ha compiuto, Dio perdona i nostri peccati, ci adotta nella sua famiglia, ci dà vita eterna, ci accetta alla Sua presenza, e ci dichiara giusti sulla base della giustizia di Cristo.
Dio realizza questo chiamando i peccatori a Sé stesso. La chiamata esteriore ci viene rivolta tutti attraverso la predicazione o la lettura della Parola di Dio, poi lo Spirito Santo ci chiama interiormente portandoci alla persuasione di essere peccatori e d'aver bisogno di un Salvatore. Quando leggiamo ed udiamo la Parola di Dio, apprendiamo su Gesù e della Sua opera, e lo Spirito Santo ci mette in grado di ricevere quella verità. Finalmente lo Spirito ci mette in grado di abbracciare Cristo come ci viene offerto dall'Evangelo. Questa "abilitazione" è possibile attraverso il nuovo cuore che Egli ci dona. Ecco perché Paolo insegna che noi siamo salvati per grazia per mezzo della fede, e che questa non è opera nostra (Ef. 2:8). Dall'inizio alla fine, la salvezza è un dono di Dio.


Era proprio nello studiare la lettera ai Romani che Lutero aveva scoperto la dottrina della giustificazione, presentata in modo sistematico. Nei primi tre capitoli di questa lettera, Paolo dimostra la colpevolezza dell'umanità, mostrando che tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio (Ro. 3:23). Egli conclude dicendo che nessuno di noi potrà mai essere giustificato sulla base delle nostre azioni (opere), ''"giacché mediante la legge è data la conoscenza del peccato"'' (Ro. 3:20). Se questo è vero, allora chi mai potrà essere considerato 'a posto' di fronte a Dio?
== Il ravvedimento ==


La risposta risiede nella dichiarazione ''"...e sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù"'' (Ro. 3:24). Questo certo non fa riferimento alcuno al fatto che noi con questo dimostreremmo il nostro (giusto) rapporto con Dio per l'obbedienza del compiere buone opere, no. Al contrario, qui ci troviamo difronte all'idea che siamo gratuitamente perdonati dalla grazia di Dio, essendo stati dichiarati giusti da Lui, e sulla base di questa dichiarazione siamo stati gratuitamente accettati come giusti ai suoi occhi.
Il termine conversione significa cambiamento di rotta. Essa si compone di due elementi: il ravvedimento e la fede. Il ravvedimento è il nostro deliberato voltare le spalle al peccato, mentre la fede è l'attivo nostro andare incontro a Cristo. Essa è stata descritta come l'odio che sorge in noi verso il peccato e l'abbandono del peccato, proprio perché questo dispiace a Dio. Il ravvedimento autentico implica il riconoscimento appropriato della natura del peccato. Biblicamente il peccato è trasgressione della legge di Dio (1 Gv. 3:4). Il peccato non è semplicemente un errore, o un errore di giudizio, ma un deliberato atto di ribellione contro Dio, qualcosa che Gli è profondamente offensivo.


Ricorda, quando ci vien detto che qualcosa ci proviene dalla grazia di Dio, esso ci vien dato senza alcun merito da parte nostra, e solo a causa della bontà di Dio. Paolo parla di questa giustificazione come di qualcosa che ci viene dato per grazia, nel senso che Dio non aveva alcun obbligo di darcelo. Egli lo ha fatto solo sulla base del Suo beneplacito.
Paolo parla del peccato come contristare lo Spirito Santo (Ef. 4:30). Quando ci rendiamo conto come il peccato causi profonda tristezza e cordoglio in Dio, noi dovremmo odiare il peccato ed abbandonarlo. Paolo esultò in ciò che produce vero ravvedimento: "La tristezza secondo Dio infatti produce ravvedimento a salvezza, che non ha rimpianto; ma la tristezza del mondo produce la morte" (2 Co. 7:10). Qui vediamo come la tristezza in sé stessa non sia sufficiente, perché essa deve essere una "tristezza secondo Dio" e che produce ravvedimento, cioè l'odio e la rinuncia al peccato.


Il Catechismo abbreviato di Westminster (#33) ci dà un'eccellente definizione di questo concetto: ''"La giustificazione è un atto della grazia di Dio per cui Egli perdona tutti i nostri peccati e ci accetta, considerandoci giusti ai suoi occhi per il solo merito della giustizia di Cristo, la quale ci viene accreditata e che riceviamo per sola fede".''
Notiamo inoltre come la tristezza secondo Dio conduca alla salvezza, il che mostra come la salvezza implichi necessariamente in ravvedimento. Esso include il riconoscimento e la conoscenza del peccato (cfr. Ro. 3:20), il senso di un profondo dispiacimento per aver peccato (2 Co. 7:9,10), un atto determinato in cui ci si propone e determina di cercarne perdono e purificazione (At. 2:38).


La Bibbia dice che la giustificazione diventa possibile ''"mediante la redenzione che è in Cristo Gesù"'' (Ro. 3:24). Qui l'apostolo ci insegna che, sebbene la nostra salvezza ci venga data gratuitamente, essa pure costa a Dio un prezzo altissimo - la morte del Suo Figliolo, ''"il quale Egli ha prestabilito come propiziazione"'' (v. 25).
Il rapporto fra ravvedimento e fede è stato descritto come le due facce di una moneta. Non possiamo avere una moneta con una faccia sola, con solo una parte. Il vero ravvedimento include la fede in Cristo, e la vera fede salvifica includerà un ravvedimento secondo Dio.


Propiziare significa soddisfare chi è in collera con te, riappacificarci con lui. Esso presuppone la collera ed il dispiacere di Dio, ed il suo proposito è rimuovere quella fonte di dispiacere. Molti non vogliono ammettere che Dio sia così offeso per il peccato tanto da dispiegare per l'eternità la sua collera contro il peccatore ribelle e non disposto al ravvedimento. La Bibbia insegna chiaramente che vi sarà un grande giudizio sul peccato e sui peccatori, e l'unico modo in cui questa giusta collera può essere spenta è dare soddisfazione a chi è stato offeso.
== La fede salvifica ==


La cosa più sorprendente dell'Evangelo è che il Dio che è stato così offeso dai nostri peccati ancora tanto ami il mondo peccatore da dare l'unigenito Suo figliolo per pagare egli stesso il prezzo per la sua redenzione. Egli ha soddisfatto la sua collera attraverso la morte del Suo amato Figliolo.
La fede salvifica include diversi elementi. In primo luogo, la persona deve avere conoscenza intellettuale di certi fatti su Cristo e sulla Sua opera di salvezza (cfr. Ro. 10:17). Essa deve conoscere e comprendere i dati biblici su che cosa Cristo ha fatto per lei: per questo che la proclamazione dei fatti sulla persona e sull'opera di Cristo è così vitale per la predicazione evangelistica. Avere solo questa conoscenza, però, da sé stessa non è fede salvifica.


Il prezzo per soddisfare la collera di Dio è stato l'effusione del sangue di Cristo -cioè la Sua morte sulla croce. E' proprio questo sangue versato da Cristo -la sua morte- che l'apostolo Paolo indica come oggetto per la nostra fede (Ro. 3:25). Dobbiamo considerare la morte di Cristo come il prezzo stesso che è stato pagato per la nostra salvezza. Dobbiamo smetterla di confidare in noi stessi, nei nostri genitori, nella nostra chiesa, in qualunque altra cosa o persona, e riporre invece la nostra fiducia nel sacrificio compiuto da Gesù per i nostri peccati. Notate come questo brano biblico (Ro. 3:21-26) metta proprio in evidenza il punto che avevamo fatto nel capitolo precedente, cioè che è stato Gesù a compiere l'opera di salvezza, mentre la fede non è che lo strumento mediante il quale riceviamo quest'opera compiuta.
In secondo luogo, la fede salvifica deve includere il riconoscimento che i fatti che l'Evangelo descrive sono pertinenti alla vita stessa della persona in questione. Un peccatore potrebbe anche riconoscere che ciò che la Bibbia insegna sul peccato e su Cristo, è vero, ma ancora non avere fede salvifica. Egli potrebbe avere piena conoscenza di ciò che rivelano le Scritture, e riconoscere che è verità, senza avere per questo mai esercitato fede salvifica. Magari le dottrine della fede cristiana per alcuni sono così familiari, che li prendono per scontate, senza aversi mai dato pena di farle davvero proprie mediante una genuina fede in Cristo come proprio Salvatore.


L'apostolo poi rileva come lo scopo di questo piano di salvezza sia per Dio il dimostrare la Sua giustizia (Ro. 3:25). Dato che Cristo ha pagato il prezzo per i nostri peccati, Dio può essere sia giusto, sia Chi giustifica i peccatori che hanno riposto la loro fede in Gesù (Ro. 3:26).
La fede salvifica va ben oltre la conoscenza intellettuale dei fatti e l'assenso alla loro validità - essa implica fiducia personale e impegno. Quando noi esaminiamo i testi biblici che fanno appello alla fede salvifica, vediamo come essi usino l'espressione "credere in", "aver fede in", "confidarsi in" Cristo come Signore e Salvatore. Questo significa che una persona non deve solo sapere chi sia Gesù e che cosa Egli abbia fatto - non solo assenso al fatto che Egli è il solo Salvatore possibile dei peccatori - ma devono pure riporre totale fiducia in Lui come proprio personale Salvatore e Signore.


Ecco così che da questo brano è chiaro come il piano di salvezza sorga dalla grazia di Dio, il quale offre il Cristo per soddisfare la divina giustizia -un dono che può essere ricevuto per fede sola, per la gloria di Dio.
Questo potrebbe sembrare un concetto mistico che solo coloro che abbiano dei particolari sentimenti religiosi ed emotivi possano avere; ma il fatto è che noi tutti viviamo con questi tipo di fede nella nostra vita. Beviamo il nostro latte, confidando che per noi sia buono, e non velenoso; noi guidiamo la nostra auto sul fianco di profonde scarpate, confidando che la strada regga e non frani facendoci piombare nel precipizio; sediamo su una sedia confidando che sia abbastanza resistente per sostenerci; saliamo su un aeroplano, confidando che sia in grado di volare e che il pilota sia in grado di guidarlo come si deve. Tutti questi fatti sono fede - fiducia.


Come può Dio considerare giusto il peccatore? Accreditandogli, ascrivendogli, mettendo sul suo conto (imputandogli) la giustizia di Cristo.
In tutti gli esempi che abbiamo fatto prima noi crediamo sulla base di qualunque conoscenza che possiamo aver ricevuto, e noi ci impegniamo nei diversi modi che abbiamo descritto. E' possibile, però, esserci sbagliati su questi fatti. Il latte potrebbe essere avvelenato, la strada potrebbe franare perché non costruita bene, la sedia potrebbe rompersi sotto il nostro peso, l'aereoplano potrebbe cadere. In questi casi la nostra fede non sarebbe stata ben riposta.


Non solo possiamo dire che la morte di Cristo è stata da Dio accettata per i nostri peccati, ma è pure ''la giustizia di Cristo'' che ci viene ora messa in conto a nostro favore ("imputata"). Questo non significa che Dio ci ''renda'' giusti, ma che Egli ci consideri giusti sulla base, per merito, della giustizia di Cristo. Veniamo fatti giusti durante il processo che prende inizio dalla nuova nascita (la rigenerazione) e che perdura per tutta la nostra vita con la santificazione, e che culmina nella nostra glorificazione. La considereremo meglio nel prossimo capitolo.
Quando però giungiamo all'oggetto della fede salvifica nell'Evangelo, però, la nostra fede si comproverà sempre ben fondata, perché qui riponiamo la nostra fede nel Signore Gesù Cristo come nostro personale Salvatore. Egli ha già dimostrato la verità delle Sue affermazioni - che Egli è il Dio-uomo e che Egli ha deposto la Sua vita per i nostri peccati - dalla Sua risurrezione dai morti (Ro. 1:1-4).


La giustificazione è un atto dichiarativo di Dio. Egli ci perdona e ci accetta come giusti, e la base di questo perdono ed accettazione, non è nulla che si trovi in noi -nemmeno la nostra fede- ma solo la giustizia operata da Cristo e la piena soddisfazione che Egli ha reso a ciò che la divina giustizia esige. Alcuni ritengono che sia la ''fede'' ad essere la base per la nostra salvezza; questo però sottrarrebbe gloria all'opera di redenzione e darebbe a noi motivo di dare gloria a noi stessi. Paolo chiarifica in modo indiscutibile che la fede stessa è dono di Dio e che la salvezza ''"non è in virtù d'opere, affinché nessuno si glorî"'' (Ef. 2:9), o se ne vanti.
Potreste però dire: Come puoi essere sicuro che Egli davvero risorse dai morti? La risurrezione è un fatto storico attestato nel Nuovo Testamento da molti testimoni attendibili. Non c'è nessun modo soddisfacente per rendere contro della tomba vuota se non ciò che gli angeli avevano annunciato: "Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi come vi parlò, mentre era ancora in Galilea" (Lu. 24:6). Ogni altro tentativo per giustificare il fatto della tomba vuota differentemente dalla risurrezione si è comprovato futile. Gesù Cristo ha dimostrato che Egli è indubbiamente il Figlio di Dio e che Egli ha riportato vittoria sul peccato, sulla morte, sulla tomba, e sull'inferno (1 Co. 15:57). Le creature umane non hanno scusa alcuna per non accoglierlo come Signore e Salvatore.


La giustificazione come atto avviene solo una volta (non è cioè un processo continuo), ed essa è da riceversi per sola fede. Questa fede, però, non rimane solitaria: se è una fede vera e vivente essa produrrà necessariamente buone opere (Gm. 2:17). Questo lo discuteremo in modo più esteso nel capitolo che seguirà.
Abbiamo bisogno di vedere Gesù come il Salvatore pienamente sufficiente dal peccato, di smetterla nel confidare in altri mezzi di salvezza diversi da Lui e di affidarci totalmente a Lui come il nostro Signore e Salvatore. Dobbiamo accettare la Sua morte in nostro favore e confidare nel valore del sangue che Egli per noi ha versato come prezzo da Lui pagato per liberarci dalla condanna meritata dai nostri peccati (Ro. 3:25).


Dopo avere esposto l'insegnamento di base sulla giustificazione, Paolo dimostra che esso pure si riflette in modo coerente attraverso tutta la Bibbia, dimostrando dall'Antico Testamento come sia Abrahamo che Davide fossero stati giustificati per fede e non per opere (Ro. 4). Poi egli risponde all'accusa che una tale dottrina porterebbe necessariamente alla licenziosità, mostrando come invece questo sarebbe totalmente contraddittorio in quanto, se essa ci unisce a Cristo, essa include altresì la nostra partecipazione alla Sua morte ed alla Sua risurrezione. Di fatto dobbiamo considerarci morti al peccato e viventi a Dio (Ro. 6:11).
Sebbene noi si debba continuare a sottolineare l'importanza che la fede ha per la nostra salvezza, dobbiamo guardarci contro certi errori. Il primo errore è ritenere che sia la fede a salvarci. E' Gesù Cristo che ci salva: Egli solo ci ha salvati dai nostri peccati. Noi riceviamo questa salvezza che così è stata compiuta, per fede. La base della nostra salvezza è Gesù Cristo, la fede è semplicemente lo strumento mediante il quale noi riceviamo la salvezza che Cristo ci ha guadagnato.


 '''L'adozione'''
Quando comprendiamo il ruolo appropriato della fede come strumento e non come base o causa della nostra salvezza, dobbiamo inoltre guardarci da l pensare che noi si abbia meritato o guadagnato la salvezza per fede. Cristo solo ha guadagnato la nostra salvezza sia per la Sua opera di ubbidienza che per aver pagato, tramite la Sua morte, per la nostra disubbidienza. Paolo parla chiaramente ed esplicitamente su questo tema, quando dice che è solo per grazia che noi siamo stati salvati per fede (Ef. 2:8). Per definizione, grazia è il favore immeritato di Dio, e così, qualsiasi cosa ci sia concesso per grazia non potrebbe essere stato da noi guadagnato, ma solo dato, nonostante noi in alcun modo ce lo meritassimo.


Il secondo atto giuridico che avviene quando rispondiamo a Cristo con la nostra fede è l'adozione in ciò che è stata chiamata 1"l'eterna famiglia di Dio". Nell'uso comune della parola, l'adozione avviene quando un estranei viene ricevuto come parte di una famiglia a tutti gli effetti, assumendo tutti i diritti che hanno i figli naturali. Paolo dichiara che questo è esattamente ciò che Dio ha fatto per noi: ''"avete ricevuto lo spirito di adozione, per il quale gridiamo: Abba! Padre! Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito, che siamo figlioli di Dio: e se siamo figlioli, siamo anche eredi; eredi di Dio, e coeredi di Cristo"'' (Ro. 8:15-17).
Inoltre Paolo indica che la nostra salvezza è attraverso la fede, la quale non è qualcosa che noi stessi produciamo, ma che è dono di Dio. Questo significa che, qualsiasi merito potremmo associare all'atto di ubbidienza per fede, questo in sé non merita affatto la salvezza, dato che la fede stessa ci è stata data come dono (cfr. Fl. 1:29). Noi comprendiamo come il dono della fede ci proviene insieme a quello di un nuovo cuore con la rigenerazione.


Talora abbiamo la tendenza di pensare che se abbiamo ricevuto la nuova nascita, siamo automaticamente parte della famiglia di Dio e non abbiamo bisogno di essere in essa adottati. E' vero che Dio ci ha dato "un nuovo cuore", e quindi una nuova natura che ci rende passibili di essere chiamati figlioli di Dio. I diritti legali, però, di quelli che vengono resi eredi di Dio, ci vengono conferiti tramite una dichiarazione giuridica di adozione.
Avendo notato come la Bibbia insegni che la fede è un dono di Dio, noi non dobbiamo cadere nell'errore di pensare di dover noi essere semplicemente passivi per quanto riguarda la salvezza. La Parola di Dio ci chiama a ravvederci ed a credere. ecco un altro mistero: sia il ravvedimento che la fede sono doni di Dio, eppure sono al tempo stesso atti della creatura umana. Non siamo in grado di comprendere appieno come questi due concetti possano andare assieme.


Sia la legge antica che quella moderna che governa l'adozione rende il figlio adottivo erede al pari diritto dei figli naturali. Una volta adottati, cioè, il figlio è considerato dalla legge in modo identico a tutti gli altri figlioli nati per via naturale in quella famiglia. E' interessante notare che, se pure la legge civile permetta lo sciogliersi di un matrimonio attraverso il divorzio, essa non preveda alcun modo per sciogliere un'adozione. Per analogia il nostro essere stati dichiarati figli adottivi da Dio dovrebbe esserci di straordinaria consolazione perché ci assicura che noi abbiamo e sempre avremo, tutti i diritti legali dei figlioli di Dio.
La risurrezione di Lazzaro dai morti è un'illustrazione appropriata di come questi due concetti stiano pure assieme. Lazzaro di fatto era morto (era ormai nella tomba da tre giorni), così non avrebbe potuto risorgere dai morti con le sue proprie forze. Gesù chiamò Lazzaro affinché uscisse dalla tomba, e gli fu dato, in quel momento stesso la vita che gli avrebbe permesso di mettere le gambe in movimento e venir fuori dalla tomba.


Oggi molti insistono nel dire che tutte le persone del mondo sarebbero figli di Dio. Questo potrà anche essere un punto di vista diffuso nel mondo, ma non è qualcosa che la Bibbia insegni. Quando Adamo ed Eva caddero nel peccato, essi rinunciarono a Dio come loro padre naturale e spirituale, trasferendo la loro fedeltà a Satana. Ecco perché Gesù disse ai Giudei che si opponevano a Lui che, sebbene fossero discendenti di Abrahamo, ''"Voi siete progenie del diavolo che è vostro padre"'' (Gv. 8:44). Certamente Gesù non insegnava la paternità universale di Dio, o l'universale fratellanza del genere umano.
C'è una somiglianza fra la proclamazione dell'Evangelo alle creature umane morte nel peccato, e l'appello di Gesù al morto Lazzaro. Noi chiamiamo uomini e donne a ravvedersi dai loro peccati ed a credere in Gesù come loro Signore e Salvatore. Essi non lo possono fare, però, con le loro proprie forze, perché per natura sono morti nei loro falli e peccati. E' solo quando lo Spirito Santo li rigenera che i peccatori sono in grado di rispondere favorevolmente all'appello al ravvedimento ed alla fede in Cristo. Fede e ravvedimento sono evidenza della nuova nascita, non la sua causa.


Inoltre Giovanni ha chiaramente affermato che Gesù ''"è venuto in casa sua, e i suoi non l'hanno ricevuto, ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figlioli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome"'' (Gv. 1:11,12). Questi brani, presi insieme a Romani 8:15-17, indicano come questo diritto che Dio dona non è impartito in modo indiscriminato su tutti e dappertutto. Esso è uno dei ricchi benefici che ci pervengono dal nostro ricevere Cristo come Signore e Salvatore.
Tutta la Scrittuira sottolinea con forza la responsabilità che ciascuno di noi ha di ravvedersi dai propri peccati e di confidare in Cristo per la nostra salvezza.


Affermare che tutti siano figli di Dio sulla base della creazione significa rendere vano l'Evangelo. Significa dire che in realtà noi si abbia perduto il nostro rapporto con Dio a causa del peccato, che nulla sia necessario per stabilire un nostro legame eterno con Dio, che tutti alla fine siano salvati, che non si richieda alcuna nuova nascita e che non sia necessaria alcuna adozione. Queste concezioni sono radicalmente opposte all'insegnamento biblico sull'intero argomentazione di come una persona possa 'essere a posto' con Dio. Pietro afferma chiaramente che, prima della redenzione, noi ''non eravamo un popolo'', ma che per grazia soltanto siamo divenuti ''"popolo di Dio" ''(1 Pi. 2:10).
== Domande di revisione ==


 Come corollario di quanto abbiamo fin ora detto noi potremmo rilevare come la paternità universale di Dio e la fratellanza umana non siano altro che il "vangelo" predicato dal liberalismo, cosa che si contrappone nettamente non solo a quanto la Bibbia afferma, ma pure a quella che è stata la tradizione del cristianesimo ortodosso. Si tratta di una delle distinzioni più chiare fra verità ed errore, e di fatto proprio questo punto diventa oggi quasi un "test" per verificare se una certa chiesa insegni la parola di Dio o la parola umana. Se udite queste falsità venire da un pulpito, è meglio cercarsi un'altra chiesa in cui si creda e si insegni la Bibbia, come ispirata, inerrante ed infallibile.
*''In che modo sono connesse fede a ravvedimento? Quali termine comune li può descrivere?''
*''Che cos'opera in noi una tristezza che non sia secondo Dio?''
*''Che cos'opera in noi una tristezza secondo Dio?''
*''Qual è l'elemento essenziale della fede salvifica?''
*''Che cosa dovrebbe essere incluso nella predicazione evangelistica o in qualunque altra presentazione dell'Evangelo?''


Per riassumere, la giustificazione e l'adozione sono atti giuridici dichiarativi. Dio dichiara entrambi veri quando per fede riceviamo Gesù Cristo come nostro personale Signore e Salvatore. Non sono un'opera progressiva di Dio, ma un atto di grazia compiuto una volta per sempre. Quando ci rendiamo conto che la giustificazione e l'adozione diventano nostre per grazia, dovremmo esserne grandemente confortati.
== Domande di discussione ==


'''Domande di revisione'''
*''Che cosa viene prima: la rigenerazione o la fede? E Perché?''  
 
*''Studiate attentamente brani dei vangeli e del libro di Atti dove viene pronunciato l'invito dell'Evangelo. Che cosa spesso vi è incluso che noi si ha la tendenza a lasciar via?''
1. Che cosa significa 'giustificazione'?
*''Se qualcuno conoscesse e credesse a tutte le dottrine ortodosse della Chiesa cristiana, sarebbe per questo salvato? Perché o perché no?''
 
*''Come spieghereste la fede ad una persona che insista a voler operare per guadagnarsi la salvezza?''
2. In quali altri modi questo termine viene usato oggi?
*''Che tipo di invito evangelistico dovrebbe essere rivolto ai perduti? Quali elementi dovrebbe includere?''
 
3. Come usa questo termine l'apostolo Paolo? Come lo usa l'apostolo Giacomo?
 
4. Qual è la base sulla quale possiamo essere giustificati? Quale è lo strumento mediante il quale facciamo nostra la giustificazione?
 
5. Perché l'insegnamento sull'adozione è importante nella Bibbia? Come si può essere adottati da Dio?
 
6. Perché è necessaria l'adozione?
 
'''Domande per la discussione'''
 
1. Perché la giustificazione per fede è una dottrina importante e perché costituisce il punto di separazione fra verità ed errore? Perché si continua a farsi la domanda: "Come posso io essere a posto con Dio?".
 
2. Che cosa disse Paolo sulla giustificazione di Abrahamo e di Davide? Perché questo è importante?
 
3. Nel trattare con una persona che cerchi di guadagnarsi la salvezza e di essere a posto con Dio con i propri sforzi, come spiegheresti e appoggeresti alla Scrittura la dottrina della giustificazione per fede?
 
4. Che cosa dice la Bibbia a proposito della paternità di Dio?
 
5. Come si fa a diventare figli di Dio? Perché non possiamo dire di nascere semplicemente nella famiglia di Dio?
 
6. Qual è il pericolo del diffuso insegnamento sulla paternità universale di Dio e la fratellanza dell'intera umanità?

Versione attuale delle 18:09, 2 lug 2020

Indice generale

Custodisci in buon deposito (M. H. Smith)

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VIII. RIGENERAZIONE, CONVERSIONE E FEDE

Letture bibliche: Efesini 2:1-10

Dio inviò Suo Figlio nel mondo per realizzare la nostra redenzione attraverso la Sua morte sulla croce del Calvario e la Sua susseguente risurrezione dai morti. Non furono semplici eventi storici che noi ora ricordiamo e continuiamo a celebrare. Essi costituiscono l'opera salvifica di Cristo, il risultato della quale lo Spirito Santo continua ad applicare alla vita di creature umane fino alla fine dei tempi.

Questo capitolo tratta dell'applicazione della salvezza che Cristo ha conseguito, alla nostra vita, qui ed ora. Il carceriere di Filippi aveva posto una domanda molto rilevante:"Signori, cosa devo fare per essere salvato?" (At. 16:30). Ad essa, Paolo e Sila rispondono: "Credi nel Signore Gesù Cristo, e sarai salvato tu e la casa tua" (At. 16:31).

Prima di esaminare la natura della fede e il fattore, pure requisito, del ravvedimento (la conversione è costituita da fede + ravvedimento), consideriamo ciò che deve precedere queste due, cioè la rigenerazione (o nuova nascita).

La rigenerazione - la nuova nascita

Quando abbiamo studiato la caduta di Adamo ed Eva, pure abbiamo visto come essi cercassero di nascondersi da Dio, più cercare Lui. I discendenti di Adamo hanno continuato costantemente ad agire in questo stesso modo, perché ogni creatura umana è peccatrice per natura, non incline a cercare Dio, o a fare del bene in ogni modo (Ge, 8:21). Tutte le creature umane nascono nel peccato e sono del tutto incapaci a cambiare sé stesse e venire a Dio (Sl. 51:5; Ro. 3:10-18; 8:7).

Felicemente ciò che provvede l'Evangelo non è solo il fatto storico della morte e della risurrezione di Cristo, ma pure il dono dello Spirito Santo, il quale applica agli eletti la redenzione compiuta da Cristo. Senza questo ministero della seconda Persona della Trinità, nessuno andrebbe mai alla ricerca di Dio. Paolo afferma chiaramente che tutte le creature umane, per natura, sono morte nei loro falli e nei loro peccati. Il solo modo per il quale chi è spiritualmente morto possa essere fatto risorgere a vita, è attraverso la nuova nascita (rigenerazione). Questo è esattamente ciò che Gesù disse a Nicodemo: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio" (Gv. 3:3). E' solo quando lo Spirito Santo di Dio impartisce vita spirituale ai peccatori, dando loro un nuovo cuore, che essi possono rispondere favorevolmente all'Evangelo, ravvedersi dei loro peccati, e credere in Cristo.

Dio descrisse profeticamente la Sua opera di rigenerazione in questi termini: "Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez. 36:26). Con analogia simbolica particolarmente significativa oggi, la rigenerazione è come un trapianto di cuore: un cuore morto, senza vita, viene rimosso, ed al suo posto si pone un cuore di carne vivente. Spiritualmente questo può essere compiuto solo dall'opera dello Spirito Santo, perché da soli questo non lo possiamo fare.

Fintanto che il nostro cuore è morto, esso non avrà desiderio alcuno per Dio o per la salvezza. L'affermazione che Gesù fa con Nicodemo: "Devi nascere di nuovo" (Gv. 3:7), non è un invito o un comando, ma semplicemente un'affermazione di fatto. La Bibbia non ci insegna a sforzarci e a cercare di generare in noi una nuova nascita - essa è opera di Dio, e può essere compiuta da Dio soltanto. La nostra responsabilità è quella di rispondere al comando dell'Evangelo a ravvederci ed a credere nel Signore Gesù Cristo come nostro Signore e Salvatore.

Come gà abbiamo studiato, Dio ha determinato, con la Sua grazia, di salvare dai loro peccati un certo numero di creature umane e le ha elette (scelte) affinché fossero salvate in Cristo (cfr. Ef. 1:4-6). Al fine di realizzare questo progetto Egli mandò Suo Figlio a morire per loro, poi Lui e il Figlio, inviarono lo Spirito Santo per applicare loro quella redenzione.

Dio realizza questo chiamando i peccatori a Sé stesso. La chiamata esteriore ci viene rivolta tutti attraverso la predicazione o la lettura della Parola di Dio, poi lo Spirito Santo ci chiama interiormente portandoci alla persuasione di essere peccatori e d'aver bisogno di un Salvatore. Quando leggiamo ed udiamo la Parola di Dio, apprendiamo su Gesù e della Sua opera, e lo Spirito Santo ci mette in grado di ricevere quella verità. Finalmente lo Spirito ci mette in grado di abbracciare Cristo come ci viene offerto dall'Evangelo. Questa "abilitazione" è possibile attraverso il nuovo cuore che Egli ci dona. Ecco perché Paolo insegna che noi siamo salvati per grazia per mezzo della fede, e che questa non è opera nostra (Ef. 2:8). Dall'inizio alla fine, la salvezza è un dono di Dio.

Il ravvedimento

Il termine conversione significa cambiamento di rotta. Essa si compone di due elementi: il ravvedimento e la fede. Il ravvedimento è il nostro deliberato voltare le spalle al peccato, mentre la fede è l'attivo nostro andare incontro a Cristo. Essa è stata descritta come l'odio che sorge in noi verso il peccato e l'abbandono del peccato, proprio perché questo dispiace a Dio. Il ravvedimento autentico implica il riconoscimento appropriato della natura del peccato. Biblicamente il peccato è trasgressione della legge di Dio (1 Gv. 3:4). Il peccato non è semplicemente un errore, o un errore di giudizio, ma un deliberato atto di ribellione contro Dio, qualcosa che Gli è profondamente offensivo.

Paolo parla del peccato come contristare lo Spirito Santo (Ef. 4:30). Quando ci rendiamo conto come il peccato causi profonda tristezza e cordoglio in Dio, noi dovremmo odiare il peccato ed abbandonarlo. Paolo esultò in ciò che produce vero ravvedimento: "La tristezza secondo Dio infatti produce ravvedimento a salvezza, che non ha rimpianto; ma la tristezza del mondo produce la morte" (2 Co. 7:10). Qui vediamo come la tristezza in sé stessa non sia sufficiente, perché essa deve essere una "tristezza secondo Dio" e che produce ravvedimento, cioè l'odio e la rinuncia al peccato.

Notiamo inoltre come la tristezza secondo Dio conduca alla salvezza, il che mostra come la salvezza implichi necessariamente in ravvedimento. Esso include il riconoscimento e la conoscenza del peccato (cfr. Ro. 3:20), il senso di un profondo dispiacimento per aver peccato (2 Co. 7:9,10), un atto determinato in cui ci si propone e determina di cercarne perdono e purificazione (At. 2:38).

Il rapporto fra ravvedimento e fede è stato descritto come le due facce di una moneta. Non possiamo avere una moneta con una faccia sola, con solo una parte. Il vero ravvedimento include la fede in Cristo, e la vera fede salvifica includerà un ravvedimento secondo Dio.

La fede salvifica

La fede salvifica include diversi elementi. In primo luogo, la persona deve avere conoscenza intellettuale di certi fatti su Cristo e sulla Sua opera di salvezza (cfr. Ro. 10:17). Essa deve conoscere e comprendere i dati biblici su che cosa Cristo ha fatto per lei: per questo che la proclamazione dei fatti sulla persona e sull'opera di Cristo è così vitale per la predicazione evangelistica. Avere solo questa conoscenza, però, da sé stessa non è fede salvifica.

In secondo luogo, la fede salvifica deve includere il riconoscimento che i fatti che l'Evangelo descrive sono pertinenti alla vita stessa della persona in questione. Un peccatore potrebbe anche riconoscere che ciò che la Bibbia insegna sul peccato e su Cristo, è vero, ma ancora non avere fede salvifica. Egli potrebbe avere piena conoscenza di ciò che rivelano le Scritture, e riconoscere che è verità, senza avere per questo mai esercitato fede salvifica. Magari le dottrine della fede cristiana per alcuni sono così familiari, che li prendono per scontate, senza aversi mai dato pena di farle davvero proprie mediante una genuina fede in Cristo come proprio Salvatore.

La fede salvifica va ben oltre la conoscenza intellettuale dei fatti e l'assenso alla loro validità - essa implica fiducia personale e impegno. Quando noi esaminiamo i testi biblici che fanno appello alla fede salvifica, vediamo come essi usino l'espressione "credere in", "aver fede in", "confidarsi in" Cristo come Signore e Salvatore. Questo significa che una persona non deve solo sapere chi sia Gesù e che cosa Egli abbia fatto - non solo assenso al fatto che Egli è il solo Salvatore possibile dei peccatori - ma devono pure riporre totale fiducia in Lui come proprio personale Salvatore e Signore.

Questo potrebbe sembrare un concetto mistico che solo coloro che abbiano dei particolari sentimenti religiosi ed emotivi possano avere; ma il fatto è che noi tutti viviamo con questi tipo di fede nella nostra vita. Beviamo il nostro latte, confidando che per noi sia buono, e non velenoso; noi guidiamo la nostra auto sul fianco di profonde scarpate, confidando che la strada regga e non frani facendoci piombare nel precipizio; sediamo su una sedia confidando che sia abbastanza resistente per sostenerci; saliamo su un aeroplano, confidando che sia in grado di volare e che il pilota sia in grado di guidarlo come si deve. Tutti questi fatti sono fede - fiducia.

In tutti gli esempi che abbiamo fatto prima noi crediamo sulla base di qualunque conoscenza che possiamo aver ricevuto, e noi ci impegniamo nei diversi modi che abbiamo descritto. E' possibile, però, esserci sbagliati su questi fatti. Il latte potrebbe essere avvelenato, la strada potrebbe franare perché non costruita bene, la sedia potrebbe rompersi sotto il nostro peso, l'aereoplano potrebbe cadere. In questi casi la nostra fede non sarebbe stata ben riposta.

Quando però giungiamo all'oggetto della fede salvifica nell'Evangelo, però, la nostra fede si comproverà sempre ben fondata, perché qui riponiamo la nostra fede nel Signore Gesù Cristo come nostro personale Salvatore. Egli ha già dimostrato la verità delle Sue affermazioni - che Egli è il Dio-uomo e che Egli ha deposto la Sua vita per i nostri peccati - dalla Sua risurrezione dai morti (Ro. 1:1-4).

Potreste però dire: Come puoi essere sicuro che Egli davvero risorse dai morti? La risurrezione è un fatto storico attestato nel Nuovo Testamento da molti testimoni attendibili. Non c'è nessun modo soddisfacente per rendere contro della tomba vuota se non ciò che gli angeli avevano annunciato: "Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi come vi parlò, mentre era ancora in Galilea" (Lu. 24:6). Ogni altro tentativo per giustificare il fatto della tomba vuota differentemente dalla risurrezione si è comprovato futile. Gesù Cristo ha dimostrato che Egli è indubbiamente il Figlio di Dio e che Egli ha riportato vittoria sul peccato, sulla morte, sulla tomba, e sull'inferno (1 Co. 15:57). Le creature umane non hanno scusa alcuna per non accoglierlo come Signore e Salvatore.

Abbiamo bisogno di vedere Gesù come il Salvatore pienamente sufficiente dal peccato, di smetterla nel confidare in altri mezzi di salvezza diversi da Lui e di affidarci totalmente a Lui come il nostro Signore e Salvatore. Dobbiamo accettare la Sua morte in nostro favore e confidare nel valore del sangue che Egli per noi ha versato come prezzo da Lui pagato per liberarci dalla condanna meritata dai nostri peccati (Ro. 3:25).

Sebbene noi si debba continuare a sottolineare l'importanza che la fede ha per la nostra salvezza, dobbiamo guardarci contro certi errori. Il primo errore è ritenere che sia la fede a salvarci. E' Gesù Cristo che ci salva: Egli solo ci ha salvati dai nostri peccati. Noi riceviamo questa salvezza che così è stata compiuta, per fede. La base della nostra salvezza è Gesù Cristo, la fede è semplicemente lo strumento mediante il quale noi riceviamo la salvezza che Cristo ci ha guadagnato.

Quando comprendiamo il ruolo appropriato della fede come strumento e non come base o causa della nostra salvezza, dobbiamo inoltre guardarci da l pensare che noi si abbia meritato o guadagnato la salvezza per fede. Cristo solo ha guadagnato la nostra salvezza sia per la Sua opera di ubbidienza che per aver pagato, tramite la Sua morte, per la nostra disubbidienza. Paolo parla chiaramente ed esplicitamente su questo tema, quando dice che è solo per grazia che noi siamo stati salvati per fede (Ef. 2:8). Per definizione, grazia è il favore immeritato di Dio, e così, qualsiasi cosa ci sia concesso per grazia non potrebbe essere stato da noi guadagnato, ma solo dato, nonostante noi in alcun modo ce lo meritassimo.

Inoltre Paolo indica che la nostra salvezza è attraverso la fede, la quale non è qualcosa che noi stessi produciamo, ma che è dono di Dio. Questo significa che, qualsiasi merito potremmo associare all'atto di ubbidienza per fede, questo in sé non merita affatto la salvezza, dato che la fede stessa ci è stata data come dono (cfr. Fl. 1:29). Noi comprendiamo come il dono della fede ci proviene insieme a quello di un nuovo cuore con la rigenerazione.

Avendo notato come la Bibbia insegni che la fede è un dono di Dio, noi non dobbiamo cadere nell'errore di pensare di dover noi essere semplicemente passivi per quanto riguarda la salvezza. La Parola di Dio ci chiama a ravvederci ed a credere. ecco un altro mistero: sia il ravvedimento che la fede sono doni di Dio, eppure sono al tempo stesso atti della creatura umana. Non siamo in grado di comprendere appieno come questi due concetti possano andare assieme.

La risurrezione di Lazzaro dai morti è un'illustrazione appropriata di come questi due concetti stiano pure assieme. Lazzaro di fatto era morto (era ormai nella tomba da tre giorni), così non avrebbe potuto risorgere dai morti con le sue proprie forze. Gesù chiamò Lazzaro affinché uscisse dalla tomba, e gli fu dato, in quel momento stesso la vita che gli avrebbe permesso di mettere le gambe in movimento e venir fuori dalla tomba.

C'è una somiglianza fra la proclamazione dell'Evangelo alle creature umane morte nel peccato, e l'appello di Gesù al morto Lazzaro. Noi chiamiamo uomini e donne a ravvedersi dai loro peccati ed a credere in Gesù come loro Signore e Salvatore. Essi non lo possono fare, però, con le loro proprie forze, perché per natura sono morti nei loro falli e peccati. E' solo quando lo Spirito Santo li rigenera che i peccatori sono in grado di rispondere favorevolmente all'appello al ravvedimento ed alla fede in Cristo. Fede e ravvedimento sono evidenza della nuova nascita, non la sua causa.

Tutta la Scrittuira sottolinea con forza la responsabilità che ciascuno di noi ha di ravvedersi dai propri peccati e di confidare in Cristo per la nostra salvezza.

Domande di revisione

  • In che modo sono connesse fede a ravvedimento? Quali termine comune li può descrivere?
  • Che cos'opera in noi una tristezza che non sia secondo Dio?
  • Che cos'opera in noi una tristezza secondo Dio?
  • Qual è l'elemento essenziale della fede salvifica?
  • Che cosa dovrebbe essere incluso nella predicazione evangelistica o in qualunque altra presentazione dell'Evangelo?

Domande di discussione

  • Che cosa viene prima: la rigenerazione o la fede? E Perché?
  • Studiate attentamente brani dei vangeli e del libro di Atti dove viene pronunciato l'invito dell'Evangelo. Che cosa spesso vi è incluso che noi si ha la tendenza a lasciar via?
  • Se qualcuno conoscesse e credesse a tutte le dottrine ortodosse della Chiesa cristiana, sarebbe per questo salvato? Perché o perché no?
  • Come spieghereste la fede ad una persona che insista a voler operare per guadagnarsi la salvezza?
  • Che tipo di invito evangelistico dovrebbe essere rivolto ai perduti? Quali elementi dovrebbe includere?