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Nonostante questa differenza strutturale, alcune eresie, come la negazione della Trinità o della divinità di Cristo, sono state universalmente condannate anche tra i protestanti. I riformatori stessi, come Martin Lutero e Giovanni Calvino, furono accusati di eresia dalla Chiesa cattolica, mentre all'interno del protestantesimo si sono verificate accuse reciproche di deviazione dottrinale. Un esempio significativo di tale divergenza è la concezione luterana della giustificazione per sola fede (''sola fide''), considerata da Lutero "l'articulus stantis et cadentis ecclesiae" e vista da alcune tradizioni cristiane come eretica per via del disaccordo sulla centralità e la natura della giustificazione, nonché per le differenze nei rispettivi approcci alla relazione tra fede e opere. | Nonostante questa differenza strutturale, alcune eresie, come la negazione della Trinità o della divinità di Cristo, sono state universalmente condannate anche tra i protestanti. I riformatori stessi, come Martin Lutero e Giovanni Calvino, furono accusati di eresia dalla Chiesa cattolica, mentre all'interno del protestantesimo si sono verificate accuse reciproche di deviazione dottrinale. Un esempio significativo di tale divergenza è la concezione luterana della [[Teopedia/Eresia/Giustificazione per sola fede|giustificazione per sola fede]] (''sola fide''), considerata da Lutero "l'articulus stantis et cadentis ecclesiae" e vista da alcune tradizioni cristiane come eretica per via del disaccordo sulla centralità e la natura della giustificazione, nonché per le differenze nei rispettivi approcci alla relazione tra fede e opere. | ||
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=== La concezione ortodossa orientale === | === La concezione ortodossa orientale === | ||
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Il concetto di eresia come "eccessiva accentuazione di una dottrina" fornisce un'ulteriore chiave di lettura: l'eresia spesso prende una parte della verità cristiana e la distorce rendendola totalizzante, compromettendo la pienezza e l'equilibrio della fede rivelata. Ciò evidenzia l'importanza di una comprensione armoniosa e integrata della dottrina cristiana per preservare l'integrità della fede. | Il concetto di eresia come "eccessiva accentuazione di una dottrina" fornisce un'ulteriore chiave di lettura: l'eresia spesso prende una parte della verità cristiana e la distorce rendendola totalizzante, compromettendo la pienezza e l'equilibrio della fede rivelata. Ciò evidenzia l'importanza di una comprensione armoniosa e integrata della dottrina cristiana per preservare l'integrità della fede. | ||
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Eresia
Il termine "eresia" ha un'origine etimologica che risale al greco antico ἁίρεσις (hairesis), che significa "scelta" o "partito" e, per estensione, "scelta di una dottrina" o "corrente di pensiero". In origine, il termine non aveva una connotazione negativa; indicava semplicemente un'opinione o una scuola di pensiero tra molte altre. Tuttavia, nel contesto della storia del cristianesimo, il termine ha assunto un significato specifico, designando una deviazione dagli insegnamenti considerati ortodossi o ufficiali da parte di una comunità cristiana.
La definizione teologica di eresia
Nella teologia cristiana, l'eresia è intesa come una dottrina o un'interpretazione che si discosta dagli insegnamenti fondamentali e tradizionali della fede cristiana, così come definiti da credi, concili ecumenici o autorità dottrinali riconosciute. Non si tratta di un semplice errore teologico, ma di una deviazione persistente e cosciente che tende a minare aspetti centrali della fede cristiana, come la Trinità, la divinità di Cristo o la natura della salvezza.
È particolarmente significativo osservare che, in molti casi, l'eresia nasce non tanto da un rigetto totale della verità cristiana, quanto piuttosto da un'indebita eccessiva accentuazione di una dottrina storicamente ortodossa. Quando un aspetto della fede viene isolato, estremizzato e posto al di sopra delle altre dottrine, si produce uno squilibrio che può compromettere la coerenza e l'armonia dell'intero credo cristiano. Questo fenomeno può essere descritto come una "verità parziale divenuta totalizzante" che distorce la pienezza della fede, portando a visioni unilaterali o settarie.
La concezione cattolico-romana
Nella tradizione cattolico-romana, l'eresia è definita come una negazione ostinata, dopo il battesimo, di una verità che deve essere creduta per fede divina e cattolica. Il Codice di Diritto Canonico della Chiesa cattolica descrive l'eresia come una forma di apostasia o di scisma, distinguendola da questi ultimi sulla base dell'oggetto delle convinzioni negate. La Chiesa cattolica ha storicamente utilizzato l'eresia come criterio per distinguere coloro che si discostavano dalla fede "cattolica" e "universale", stabilendo misure per il recupero, la correzione o, in epoche passate, l'esclusione dei "perseveranti" nell'errore.
La concezione protestante
Le tradizioni protestanti, nate con la Riforma del XVI secolo, hanno una comprensione diversificata dell'eresia. Molte di esse tendono a enfatizzare la centralità della Scrittura come norma ultima di fede e dottrina, spesso considerando eretiche quelle dottrine o pratiche che si discostano chiaramente e ostinatamente dal messaggio biblico. Tuttavia, a differenza della Chiesa cattolica, le diverse confessioni protestanti sono generalmente meno inclini a definire l'eresia attraverso un'autorità centrale o conciliare.
Nonostante questa differenza strutturale, alcune eresie, come la negazione della Trinità o della divinità di Cristo, sono state universalmente condannate anche tra i protestanti. I riformatori stessi, come Martin Lutero e Giovanni Calvino, furono accusati di eresia dalla Chiesa cattolica, mentre all'interno del protestantesimo si sono verificate accuse reciproche di deviazione dottrinale. Un esempio significativo di tale divergenza è la concezione luterana della giustificazione per sola fede (sola fide), considerata da Lutero "l'articulus stantis et cadentis ecclesiae" e vista da alcune tradizioni cristiane come eretica per via del disaccordo sulla centralità e la natura della giustificazione, nonché per le differenze nei rispettivi approcci alla relazione tra fede e opere.
La concezione ortodossa orientale
La Chiesa ortodossa orientale considera l'eresia una deviazione dalle verità fondamentali della fede tramandate dai primi concili ecumenici e attraverso la Sacra Tradizione. Per gli ortodossi, l'eresia è pericolosa quando compromette l'unità della Chiesa o altera la verità rivelata che è salvifica. La dottrina ortodossa attribuisce grande importanza al consenso patristico (cioè l'accordo dei Padri della Chiesa) e all'insegnamento conciliare. L'eresia, in questo contesto, rappresenta una minaccia all'integrità di questa continuità. La Chiesa ortodossa tende a focalizzarsi sull'aspetto pastorale e spirituale della correzione dell'eresia, cercando di riportare gli individui all'unità con la comunità ecclesiale attraverso il dialogo e la penitenza.
Conclusioni
In tutte le principali tradizioni cristiane, l'eresia è vista come una minaccia seria alla purezza della fede. Le modalità con cui viene definita, trattata e giudicata variano. La tradizione cattolica si fonda su un'autorità centrale, la tradizione protestante enfatizza l'autorità biblica e le singole confessioni, mentre la tradizione ortodossa dà la priorità alla tradizione conciliare e patristica.
Il concetto di eresia come "eccessiva accentuazione di una dottrina" fornisce un'ulteriore chiave di lettura: l'eresia spesso prende una parte della verità cristiana e la distorce rendendola totalizzante, compromettendo la pienezza e l'equilibrio della fede rivelata. Ciò evidenzia l'importanza di una comprensione armoniosa e integrata della dottrina cristiana per preservare l'integrità della fede.