Predicazioni/Numeri/In Egitto mangiavamo gratuitamente: differenze tra le versioni

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(Creata pagina con "Ritorno ---- = In Egitto mangiavamo "gratuitamente" = Il popolo di Israele, ormai libero dalla servitù in Egitto, stava attraversando il deserto per recarsi nella terra promessa. Con la manna e le quaglie Dio stava loro provvedendo il sostentamento necessario. Eppure si lamentano con Mosè per quel cibo. In Egitto, dicevano, potevano godere di cibi molto più succulenti: ''"Ci ricordiamo dei pesci che in Egitto mangiavamo '''gratuitamente''', dei cetrioli, dei meloni,...")
 
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Il testo originale dice: "'''11:5''' זכרנו את הדגה אשר נאכל במצרים '''חנם''' את הקשאים ואת האבטחים ואת החציר ואת הבצלים ואת השומים".
Il testo originale dice: "'''11:5''' זכרנו את הדגה אשר נאכל במצרים '''חנם''' את הקשאים ואת האבטחים ואת החציר ואת הבצלים ואת השומים".


L'avverbio tradotto con "gratuitamente", "a volontà" deriva dalla parola חָנַן (khanan, "essere clemente"), da cui deriva il sostantivo "grazia". La parola sottolinea l'idea di "libero, senza costi, senza motivo, gratis", pescato facilmente nel Nilo. Qui il senso semplice è "liberalmente", senza alcun costo. Ma potrebbe esserci un significato più profondo nella scelta delle parole in questo brano, che mostra l'ingratitudine degli Israeliti verso Dio per la Sua liberazione dalla schiavitù. Per loro ora la schiavitù è preferibile alla salvezza: questo è ciò che aveva fatto adirare il Signore.<blockquote>"''Ricordiamo il pesce che mangiavamo in Egitto.'' '''Con questo paragone con il precedente modo di vivere, svalutano la grazia attuale di Dio''': e tuttavia non enumerano alcuna prelibatezza, quando parlano di porri, cipolle e aglio. Alcuni, quindi, lo spiegano così: quando una così grande abbondanza e varietà si incontrava comunemente, quanto doloroso e penoso deve essere per noi essere privati ​​di prelibatezze più grandi! La mia opinione è che queste persone umili, che erano abituate a vivere di cibo umile, lodavano il loro cibo abituale, come se fossero stati i più grandi lussi. Sicuramente i contadini e gli artigiani apprezzano tanto il loro maiale e manzo, il loro formaggio e la loro cagliata, le loro cipolle e i loro cavoli, quanto la maggior parte dei ricchi apprezza il loro cibo sontuoso. Con disprezzo, quindi, gli Israeliti magnificano cose che, in sé, hanno poco valore, per stimolare maggiormente il loro appetito depravato, già sufficientemente eccitato. Non c'è dubbio che coloro che erano abituati a una dieta di erbe e pesce, si riterrebbero felici con quel tipo di cibo. Inoltre, per rendere la questione più invidiosa, dicono in generale che mangiavano ''gratis'' di ciò che costava loro poco: sebbene tale frase sia comune in tutte le lingue. Infatti, anche gli scrittori profani testimoniano che tutta quella costa abbonda di pesce. Anche la pesca del Nilo è molto produttiva e fa parte della ricchezza dell'Egitto: mentre il paese è così ben irrigato che produce abbondanza di verdure e frutta" (Giovanni Calvino).</blockquote><blockquote>"''Il'' pesce era un cibo di cui gli egiziani vivevano molto; perché anche se Erodoto dice che i sacerdoti non potevano assaggiare il pesce, la gente comune ne mangiava molto; sì, lui stesso dice che alcuni vivevano solo di pesce sventrato e seccato al sole; e osserva che i re d'Egitto avevano una grande rendita da qui; il fiume Nilo, come dice Diodoro Siculo, abbondava di tutti i tipi di pesce, e con un numero incredibile, così che ce n'era in abbondanza, e si potevano comprare a buon mercato; e così Aben Ezra e Ben Gersom interpretano la parola liberamente, di un piccolo prezzo, come se li avessero quasi per niente; ma '''sicuramente dimenticarono quanto pagassero caro il loro pesce, con la loro dura fatica, il loro lavoro e il loro servizio'''. Ora questo, con ciò che segue, richiamano alla mente, per aumentare la loro lussuria e aggravare la loro condizione e le loro circostanze attuali" (John Gill).</blockquote>"La vita di schiavitù sembrava loro migliore della vita di responsabilità che li attendeva, di lavoro dipendente dalla benedizione del cielo e dal combattimento che avrebbero dovuto sostenere per conquistare la Terra Promessa. Solo la generazione successiva, forgiata dal deserto e da Mosè diventerà per breve tempo quel popolo coraggioso non solo in guerra ma anche nelle proprie responsabilità individuali". C'è chi oggi preferirebbe che lo stato o le multinazionali provvedano loro, piuttosto che la responsabilità della libertà.  
L'avverbio tradotto con "gratuitamente", "a volontà" deriva dalla parola חָנַן (khanan, "essere clemente"), da cui deriva il sostantivo "grazia". La parola sottolinea l'idea di "libero, senza costi, senza motivo, gratis", pescato facilmente nel Nilo. Qui il senso semplice è "liberalmente", senza alcun costo. Ma potrebbe esserci un significato più profondo nella scelta delle parole in questo brano, che mostra l'ingratitudine degli Israeliti verso Dio per la Sua liberazione dalla schiavitù. Per loro ora la schiavitù è preferibile alla salvezza: questo è ciò che aveva fatto adirare il Signore.
 
:"''Ricordiamo il pesce che mangiavamo in Egitto.'' '''Con questo paragone con il precedente modo di vivere, svalutano la grazia attuale di Dio''': e tuttavia non enumerano alcuna prelibatezza, quando parlano di porri, cipolle e aglio. Alcuni, quindi, lo spiegano così: quando una così grande abbondanza e varietà si incontrava comunemente, quanto doloroso e penoso deve essere per noi essere privati ​​di prelibatezze più grandi! La mia opinione è che queste persone umili, che erano abituate a vivere di cibo umile, lodavano il loro cibo abituale, come se fossero stati i più grandi lussi. Sicuramente i contadini e gli artigiani apprezzano tanto il loro maiale e manzo, il loro formaggio e la loro cagliata, le loro cipolle e i loro cavoli, quanto la maggior parte dei ricchi apprezza il loro cibo sontuoso. Con disprezzo, quindi, gli Israeliti magnificano cose che, in sé, hanno poco valore, per stimolare maggiormente il loro appetito depravato, già sufficientemente eccitato. Non c'è dubbio che coloro che erano abituati a una dieta di erbe e pesce, si riterrebbero felici con quel tipo di cibo. Inoltre, per rendere la questione più invidiosa, dicono in generale che mangiavano ''gratis'' di ciò che costava loro poco: sebbene tale frase sia comune in tutte le lingue. Infatti, anche gli scrittori profani testimoniano che tutta quella costa abbonda di pesce. Anche la pesca del Nilo è molto produttiva e fa parte della ricchezza dell'Egitto: mentre il paese è così ben irrigato che produce abbondanza di verdure e frutta" (Giovanni Calvino).
 
:"''Il'' pesce era un cibo di cui gli egiziani vivevano molto; perché anche se Erodoto dice che i sacerdoti non potevano assaggiare il pesce, la gente comune ne mangiava molto; sì, lui stesso dice che alcuni vivevano solo di pesce sventrato e seccato al sole; e osserva che i re d'Egitto avevano una grande rendita da qui; il fiume Nilo, come dice Diodoro Siculo, abbondava di tutti i tipi di pesce, e con un numero incredibile, così che ce n'era in abbondanza, e si potevano comprare a buon mercato; e così Aben Ezra e Ben Gersom interpretano la parola liberamente, di un piccolo prezzo, come se li avessero quasi per niente; ma '''sicuramente dimenticarono quanto pagassero caro il loro pesce, con la loro dura fatica, il loro lavoro e il loro servizio'''. Ora questo, con ciò che segue, richiamano alla mente, per aumentare la loro lussuria e aggravare la loro condizione e le loro circostanze attuali" (John Gill).
 
:"L'uomo, avendo abbandonato il suo giusto riposo, si sente inquieto e miserabile, anche se prospero. Erano stanchi della provvista che Dio aveva preparato per loro, sebbene fosse un cibo sano e nutriente. Non costava né denaro né cure, e il lavoro per raccoglierlo era davvero minimo; eppure parlavano dell'economicità dell'Egitto e del pesce che vi mangiavano liberamente, come se non costasse loro nulla, mentre lo pagavano a caro prezzo con un duro lavoro! Mentre vivevano di manna, sembravano esenti dalla maledizione che il peccato ha portato all'uomo, che nel sudore del suo volto deve mangiare il pane; eppure ne parlano con disprezzo. Le menti scontente e irritate trovano da ridire su ciò che non ha alcun difetto, se non quello di essere troppo buono per loro. Coloro che potrebbero essere felici, spesso si rendono infelici con il malcontento. Non potrebbero essere soddisfatti se non avessero carne da mangiare. È una prova del dominio della mente carnale, quando vogliamo avere i piaceri e le soddisfazioni del senso. Non dovremmo indulgere in nessun desiderio che non possiamo trasformare in preghiera con fede, come non possiamo chiedere carne per la nostra lussuria. Ciò che è lecito di per sé diventa male, quando Dio non ce lo assegna, ma noi lo desideriamo" (Matthew Henry).
 
"La vita di schiavitù sembrava loro migliore della vita di responsabilità che li attendeva, di lavoro dipendente dalla benedizione del cielo e dal combattimento che avrebbero dovuto sostenere per conquistare la Terra Promessa. Solo la generazione successiva, forgiata dal deserto e da Mosè diventerà per breve tempo quel popolo coraggioso non solo in guerra ma anche nelle proprie responsabilità individuali". C'è chi oggi preferirebbe che lo stato o le multinazionali provvedano loro, piuttosto che la responsabilità della libertà.  
 
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Versione attuale delle 00:33, 1 ago 2024

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In Egitto mangiavamo "gratuitamente"

Il popolo di Israele, ormai libero dalla servitù in Egitto, stava attraversando il deserto per recarsi nella terra promessa. Con la manna e le quaglie Dio stava loro provvedendo il sostentamento necessario. Eppure si lamentano con Mosè per quel cibo. In Egitto, dicevano, potevano godere di cibi molto più succulenti: "Ci ricordiamo dei pesci che in Egitto mangiavamo gratuitamente, dei cetrioli, dei meloni, dei porri, delle cipolle e degli agli" (Numeri 11:5 ND), "Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto a volontà" (NR), "che mangiavamo in Egitto per nulla" (R20). Preferivano ciò che la soggezione al Faraone provvedeva loro piuttosto che il cibo della libertà.

Il testo originale dice: "11:5 זכרנו את הדגה אשר נאכל במצרים חנם את הקשאים ואת האבטחים ואת החציר ואת הבצלים ואת השומים".

L'avverbio tradotto con "gratuitamente", "a volontà" deriva dalla parola חָנַן (khanan, "essere clemente"), da cui deriva il sostantivo "grazia". La parola sottolinea l'idea di "libero, senza costi, senza motivo, gratis", pescato facilmente nel Nilo. Qui il senso semplice è "liberalmente", senza alcun costo. Ma potrebbe esserci un significato più profondo nella scelta delle parole in questo brano, che mostra l'ingratitudine degli Israeliti verso Dio per la Sua liberazione dalla schiavitù. Per loro ora la schiavitù è preferibile alla salvezza: questo è ciò che aveva fatto adirare il Signore.

"Ricordiamo il pesce che mangiavamo in Egitto. Con questo paragone con il precedente modo di vivere, svalutano la grazia attuale di Dio: e tuttavia non enumerano alcuna prelibatezza, quando parlano di porri, cipolle e aglio. Alcuni, quindi, lo spiegano così: quando una così grande abbondanza e varietà si incontrava comunemente, quanto doloroso e penoso deve essere per noi essere privati ​​di prelibatezze più grandi! La mia opinione è che queste persone umili, che erano abituate a vivere di cibo umile, lodavano il loro cibo abituale, come se fossero stati i più grandi lussi. Sicuramente i contadini e gli artigiani apprezzano tanto il loro maiale e manzo, il loro formaggio e la loro cagliata, le loro cipolle e i loro cavoli, quanto la maggior parte dei ricchi apprezza il loro cibo sontuoso. Con disprezzo, quindi, gli Israeliti magnificano cose che, in sé, hanno poco valore, per stimolare maggiormente il loro appetito depravato, già sufficientemente eccitato. Non c'è dubbio che coloro che erano abituati a una dieta di erbe e pesce, si riterrebbero felici con quel tipo di cibo. Inoltre, per rendere la questione più invidiosa, dicono in generale che mangiavano gratis di ciò che costava loro poco: sebbene tale frase sia comune in tutte le lingue. Infatti, anche gli scrittori profani testimoniano che tutta quella costa abbonda di pesce. Anche la pesca del Nilo è molto produttiva e fa parte della ricchezza dell'Egitto: mentre il paese è così ben irrigato che produce abbondanza di verdure e frutta" (Giovanni Calvino).
"Il pesce era un cibo di cui gli egiziani vivevano molto; perché anche se Erodoto dice che i sacerdoti non potevano assaggiare il pesce, la gente comune ne mangiava molto; sì, lui stesso dice che alcuni vivevano solo di pesce sventrato e seccato al sole; e osserva che i re d'Egitto avevano una grande rendita da qui; il fiume Nilo, come dice Diodoro Siculo, abbondava di tutti i tipi di pesce, e con un numero incredibile, così che ce n'era in abbondanza, e si potevano comprare a buon mercato; e così Aben Ezra e Ben Gersom interpretano la parola liberamente, di un piccolo prezzo, come se li avessero quasi per niente; ma sicuramente dimenticarono quanto pagassero caro il loro pesce, con la loro dura fatica, il loro lavoro e il loro servizio. Ora questo, con ciò che segue, richiamano alla mente, per aumentare la loro lussuria e aggravare la loro condizione e le loro circostanze attuali" (John Gill).
"L'uomo, avendo abbandonato il suo giusto riposo, si sente inquieto e miserabile, anche se prospero. Erano stanchi della provvista che Dio aveva preparato per loro, sebbene fosse un cibo sano e nutriente. Non costava né denaro né cure, e il lavoro per raccoglierlo era davvero minimo; eppure parlavano dell'economicità dell'Egitto e del pesce che vi mangiavano liberamente, come se non costasse loro nulla, mentre lo pagavano a caro prezzo con un duro lavoro! Mentre vivevano di manna, sembravano esenti dalla maledizione che il peccato ha portato all'uomo, che nel sudore del suo volto deve mangiare il pane; eppure ne parlano con disprezzo. Le menti scontente e irritate trovano da ridire su ciò che non ha alcun difetto, se non quello di essere troppo buono per loro. Coloro che potrebbero essere felici, spesso si rendono infelici con il malcontento. Non potrebbero essere soddisfatti se non avessero carne da mangiare. È una prova del dominio della mente carnale, quando vogliamo avere i piaceri e le soddisfazioni del senso. Non dovremmo indulgere in nessun desiderio che non possiamo trasformare in preghiera con fede, come non possiamo chiedere carne per la nostra lussuria. Ciò che è lecito di per sé diventa male, quando Dio non ce lo assegna, ma noi lo desideriamo" (Matthew Henry).

"La vita di schiavitù sembrava loro migliore della vita di responsabilità che li attendeva, di lavoro dipendente dalla benedizione del cielo e dal combattimento che avrebbero dovuto sostenere per conquistare la Terra Promessa. Solo la generazione successiva, forgiata dal deserto e da Mosè diventerà per breve tempo quel popolo coraggioso non solo in guerra ma anche nelle proprie responsabilità individuali". C'è chi oggi preferirebbe che lo stato o le multinazionali provvedano loro, piuttosto che la responsabilità della libertà.