Confessioni di fede/Canoni di Dordrecht/Commento 001: differenze tra le versioni

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Gli Arminiani accusano i Riformati di fare di Dio un ingiusto tiranno che arbitrariamente salva alcuni e danna gli altri. Dio può essere accusato con ingiustizia nell'elezione e riprovazione? Dio è ingiusto nel suo decreto di riprovazione? L'accusa degli Arminiani è razionalistica, il prodotto dell'umano peccatore ragione che accusa Dio, unico giusto giudice, di ingiustizia.
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UN un attento esame dell'Arminianesimo rivelerà che tale razionalismo caratterizza tutta la sua visuale. Com'è sorprendente che quelli che lo sono stessi colpevoli di tale razionalismo sono noti per le loro accuse di razionalismo contro Calvinismo. Questo è molto peggio del proverbiale pentola chiamando il bollitore nero. L'accusa di ingiustizia divina nella predestinazione può essere mossa contro solo coloro che sostengono che il decreto predestinato di Dio è sovrano e gratuito. Sotto la concezione arminiana della predestinazione, basata sul previsto fede o incredulità, una tale accusa non è necessaria. Si presume l'Arminianesimo avere il vantaggio perché lascia Dio giusto quando fa dell'uomo la salvezza o la dannazione dipendono dal suo libero arbitrio. Ma, si sostiene, se Dio lo è sovrano nella predestinazione, se il suo decreto predestinante ha la sua fonte, causa, e occasione solo in se stesso, Dio è un tiranno ingiusto e orribile. Pertanto il primo articolo sostiene la rettitudine del predestinando Dio e la sovrana libertà del Dio della salvezza. Si noti come inevitabilmente la confessione relativa a Dio sia legata alla tutto l'oggetto dei Canoni fin dall'inizio. Dio e le sue opere lo sono non essere separati. Non sono in gioco solo i decreti di Dio, ma il decretando Dio stesso. Gli Arminiani attaccano la rettitudine del decreto di predestinazione e giustizia di Dio. Attaccano il assoluta libertà del suo decreto e sovrana libertà di Dio. I Canonici rispondono a questi attacchi nel primo articolo con tre verità principali. Tutti gli uomini hanno peccato in Adamo. Tutti gli uomini diventano quindi soggetti alla maledizione e la morte eterna. Quindi Dio non avrebbe commesso alcuna ingiustizia se avesse voluto lascia l'intera razza nel peccato e nella maledizione e li condanna per il loro peccato.
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La premessa fondamentale dell'articolo è la sovranità, la libertà assoluta, del decreto di Dio, contro il quale gli Arminiani sollevano la loro accusa di ingiustizia. La loro accusa può essere formulata in tre proposizioni. Uomini riformati insegna che Dio sceglie sovranamente alcuni uomini per la salvezza e rifiuta il resto degli uomini, lasciandoli alla perdizione. Respingere sovranamente alcuni e di salvare gli altri è arbitrario e ingiusto di Dio. Dio non ha il diritto di fare questo. Quindi un decreto di predestinazione ingiusto, sovrano, divino è impossibile<br/> perché Dio è sicuramente giusto.
Poiché tutti gli uomini hanno peccato e si sono resi colpevoli della maledizione e della morte eterna, Dio non avrebbe fatto torto a nessuno se avesse voluto lasciare tutto il genere umano nel peccato e nella maledizione, e se avesse voluto condannarlo a causa del peccato, secondo queste parole dell’apostolo: “''Tutto il mondo è sottoposto al giudizio di Dio … Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio''” (Romani 3:19, 23). E ancora, “''Il salario del peccato è la morte''” (Romani 6:23).
 
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<br/> Quando l'argomentazione dell'articolo 1 è seguita alla sua giusta conclusione alla luce di queste obiezioni, la conclusione è che l'accusa di ingiustizia nei confronti di un sovrano, divino decreto di predestinazione è falsa. Di Dio la sovranità non è in conflitto con la sua giustizia. Il decreto sovrano<br/> Dio è anche il Dio giusto. È giusto nel suo decreto.<br/> Un attento confronto dei due punti di vista nel primo articolo rivelerà<br/> quanto sono completamente in disaccordo. Il punto di vista arminiano mette l'uomo al centro<br/> posizione di giudice. Il Dio sovrano di tutti è salutato nella corte dell'uomo<br/> per determinare se lui, il Signore, è giusto. Le parole di apertura<br/> "come tutti gli uomini hanno peccato in Adamo", porre l'uomo al suo posto, che non è<br/> la posizione di giudice, ma la posizione di essere giudicato. Gli Arminiani<br/> accusare il Dio della teologia riformata, il Dio della Scrittura, di<br/> ingiustizia. I Canonici prendono come base il “Dio non voglia!” del<br/> apostolo Paolo quando l'accusa di ingiustizia è rivolta a Dio.<br/> Gli Arminiani assumono la posizione di coloro che nella Scrittura sono i veri o<br/> immaginari oppositori della verità della giustizia e del sovrano di Dio<br/> libertà. Citando la Scrittura, i Canonici assumono la posizione della Sacra Scrittura.<br/> Anche se il peccato originale è menzionato nelle parole “tutti gli uomini hanno peccato<br/> in Adamo”, il punto di questo riferimento alla relazione dell'uomo con Adamo non è<br/> ha ereditato la corruzione, ma che come figli di Adamo tutti i membri del<br/> il genere umano è peccatore. Il punto non è la verità del peccato originale, ma quella del<br/> peccato universale. Che questo sia vero è chiaro dalla prova scritturale dell'articolo:<br/> “Poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Rom. 3:23). è<br/> il primo anello della catena della responsabilità universale alla condanna. Se la<br/> i padri avrebbero voluto provare la verità del peccato originale, l'avrebbero fatto<br/> senza dubbio hanno fatto riferimento a Romani 5:12–19.<br/> Il punto su cui ruota l'articolo 1 è che tutti gli uomini «giacciono sotto la maledizione,<br/> e sono deservendo la morte eterna”, cioè tutti sono diventati soggetti al<br/> maledizione e morte eterna. Poiché tutti gli uomini sono peccatori, prima sono tutti colpevoli<br/> Dio. Poiché sono colpevoli, sono degni della morte eterna.<br/> Per la verità che tutti sono colpevoli, i Canoni danno come prova Romani 3:19:<br/> “affinché ogni bocca sia tappata e tutto il mondo possa diventare colpevole<br/> davanti a Dio”. Questa citazione colpisce perché sottolinea fortemente il<br/> universalità del verdetto di colpa (“ogni bocca” e “tutto il mondo”), ed esso<br/> è molto applicabile all'argomento degli Arminiani opposto nel primo articolo.<br/> Paolo sottolinea che lo scopo divino è che ogni bocca deve essere<br/> completamente zittito davanti a Dio nel giudizio finale e nel tempo. Nessuno<br/> può contraddire o obiettare quando Dio giudica. Anche se gli uomini malvagi si ribellano<br/> contro il suo giudizio, ma davanti a Dio non hanno motivo di giustizia. Tutti devono essere colpevoli, punibili, anche nella propria coscienza, davanti a Dio. Come<br/> impossibile, assurdo, presuntuoso che qualcuno accusi Dio<br/> con ingiustizia quando salva alcuni da una razza tutta colpevole. Come<br/> assurdo accusare Dio di ingiustizia quando lascia che alcuni muoiano, quando lui<br/> avrebbe giustamente lasciato tutto a perire.<br/> Che tutti siano degni della morte eterna è dimostrato da Romani 6:23: “il<br/> il salario del peccato è la morte”. La Scrittura è chiara senza alcuna ulteriore esposizione: il<br/> il peccatore deve morire. Se tutti gli uomini sono peccatori, colpevoli davanti a Dio, sono tutti responsabili<br/> alla morte eterna, poiché la morte è il salario del peccato e Dio è il divino<br/> pagatore.<br/> La prossima verità che segue inesorabilmente dalle due verità precedenti è<br/> che Dio non avrebbe commesso ingiustizia se avesse lasciato che tutti gli uomini perissero<br/> conto del loro peccato. I Canoni non offrono alcuna prova scritturale specifica per questo<br/> verità. È una conclusione logica che non può essere smentita.<br/> Alla luce di questa argomentazione la posizione arminiana è del tutto<br/> distrutto. Com'è strana una posizione! Gli Arminiani lo considerano strano<br/> ed è straordinario che da parte di Dio qualcuno si perda. Lo prendono per<br/> concesso e considerare ordinario che per quanto riguarda Dio si tratta di tutti<br/> può essere salvato. Ma secondo la Scrittura non sarebbe strano se nessuno<br/> sono stati salvati. La Scrittura insegna che è una meraviglia, una cosa straordinaria,<br/> che qualcuno è salvato. In altre parole, come la storia ha tante volte confermato, il<br/> l'obiezione contro la predestinazione non è in primo luogo contro il decreto di<br/> elezione. Se ci fosse solo un decreto elettorale, forse non ci sarebbe<br/> disaccordo. Ma l'obiezione è contro il decreto di riprovazione. Peccaminoso<br/> l'uomo non vuole la riprovazione sovrana. Che cosa sorprendente, dal momento che ogni uomo dentro<br/> la sua coscienza sa che la morte eterna è perfettamente giusta e<br/> completamente meritato. Nessun uomo per natura merita nient'altro che la morte. Dio<br/> avrebbe giustamente condannato tutto. Che ogni bocca sia fermata quando il<br/> Il Signore di tutti decide di salvare alcuni dalla miseria comune. Il<br/> l'istruzione dell'articolo 1 pone l'uomo, una creatura colpevole, al suo posto<br/> relazione con Dio. L'uomo non ha alcun motivo di lamentela.<br/> Tuttavia, mentre il punto di vista dell'articolo è corretto e perfettamente valido<br/> dottrina, c'è un altro punto di vista più elevato. I Canonici già nella prima<br/> articolo danno prova di essere infralapsarian. Cioè, lo insegnano nel suo<br/> decreta che Dio ha eletto alcuni da una razza caduta. Dall'infralapsarian<br/> punto di vista l'argomentazione dell'articolo è prevedibile. Un<br/> infralapsarian è quasi costretto a rispondere in questo modo all'argomento degli Arminiani. La Scrittura insegna che la creatura colpevole non ha pretese contro Dio e<br/> che la creatura senza il suo peccato non ha assolutamente alcun diritto su Dio. Dio è<br/> sovrano! Questo è chiaramente l'insegnamento di Romani 9:14–23:<br/> Cosa dobbiamo dire allora? C'è ingiustizia con Dio? Dio<br/> proibire. Poiché egli dice a Mosè: Io avrò pietà di chi voglio<br/> abbi pietà e io avrò compassione di chi avrò<br/> compassione. Quindi non è da lui che vuole, né da lui quello<br/> corre, ma da Dio che fa misericordia. Perché la Scrittura dice<br/> al Faraone, anche per questo stesso scopo ti ho suscitato,<br/> affinché io possa manifestare in te la mia potenza, e che il mio nome possa essere<br/> dichiarato in tutta la terra. Perciò ha pietà di lui<br/> di chi avrà pietà e di chi vorrà indurire. Tu<br/> allora mi dirai: Perché ancora trova da ridire? Per chi ha<br/> ha resistito alla sua volontà? Anzi, o uomo, chi sei tu che rispondi<br/> contro Dio? La cosa formata dirà a colui che l'ha formata,<br/> Perché mi hai fatto così? Non ha il potere del vasaio sul<br/> argilla, della stessa massa per fare un vaso in onore, e<br/> un altro a disonore? E se Dio, disposto a mostrare la sua ira,<br/> e per far conoscere la sua potenza, sopportò con molta pazienza<br/> i vasi dell'ira adatti alla distruzione: e che potesse fare<br/> conobbe le ricchezze della sua gloria sui vasi della misericordia, che egli<br/> prima si era preparato alla gloria.<br/> Dopo aver spontaneamente rifiutato l'accusa di ingiustizia in Dio, il<br/> l'apostolo non procede a difendere la giustizia divina, ma il sovrano<br/> libertà di Dio sull'uomo, the creatura della sua mano. Questo diventa molto<br/> chiaro nei versetti 19–23, dove l'apostolo non si rivolge al peccatore, ma all'uomo.<br/> L'uomo, non solo il peccatore, è l'argilla. E il divino vasaio si forma fuori<br/> un pezzo di argilla umana un vaso per onorare e un altro per<br/> disonore. Dio è assolutamente libero. Il peccatore niente da dire, e l'uomo a parte<br/> dal suo peccato non ha assolutamente il diritto di rispondere contro il sovrano<br/> decretare Dio. Tale è il punto di vista di questo passaggio, un punto di vista che è<br/> superiore a quello dei Canoni, sebbene il supporto dei Canoni sia perfetto<br/> suono.
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Versione attuale delle 11:18, 27 ott 2022

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Poiché tutti gli uomini hanno peccato e si sono resi colpevoli della maledizione e della morte eterna, Dio non avrebbe fatto torto a nessuno se avesse voluto lasciare tutto il genere umano nel peccato e nella maledizione, e se avesse voluto condannarlo a causa del peccato, secondo queste parole dell’apostolo: “Tutto il mondo è sottoposto al giudizio di Dio … Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:19, 23). E ancora, “Il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23).