Preghiera/Porzioni giornaliere/Luglio: differenze tra le versioni

Da Tempo di Riforma Wiki.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
(Una versione intermedia di uno stesso utente non è mostrata)
Riga 84: Riga 84:


== 10 Luglio ==
== 10 Luglio ==
''"O afflitta, sbattuta dalla tempesta, sconsolata, ecco, io incastonerò le tue pietre nell'antimonio e ti fonderò sopra zaffiri" (I''saia 54:11).
''"'''O afflitta, sbattuta dalla tempesta, sconsolata,''' ecco, io incastonerò le tue pietre nell'antimonio e ti fonderò sopra zaffiri" (I''saia 54:11).


Il Signore qui paragona la sua Chiesa sofferente a una nave in mare, in difficoltà in una forte tempesta, spinta fuori rotta da venti contrari, come fu il caso di Paolo nel Mediterraneo, e dubbiosa se mai raggiungerà il porto. Che immagine quella di un'anima sballottata dalla tempesta! Il sole e le stelle sono offuscati, la bussola è persa, la carta è inutile, il pilota è assente e i frangenti sono davanti! Molti, moltissimi membri della cara famiglia del Signore sono così "sballottati dalla tempesta"; alcuni con una tempesta di dubbi e paure; altri con una tempesta di lussuria e di corruzioni; alcuni con una tempesta di ribellione e irritabilità; altri con una tempesta di senso di colpa e di sconforto, oppure con cupi presentimenti e tristi apprensioni. Così vengono deviati dal loro corso, il loro sole e le stelle sono tutti oscurati; nessuna evidenza chiara, nessuna manifestazione luminosa; l'oscurità sopra e un mare in tempesta sotto; nessun porto in vista e la speranza di raggiungere il porto desiderato era quasi svanita.
Il Signore qui paragona la sua Chiesa sofferente a una nave in mare, in difficoltà in una forte tempesta, spinta fuori rotta da venti contrari, come fu il caso di Paolo nel Mediterraneo, e dubbiosa se mai raggiungerà il porto. Che immagine quella di un'anima sballottata dalla tempesta! Il sole e le stelle sono offuscati, la bussola è persa, la carta è inutile, il pilota è assente e i frangenti sono davanti! Molti, moltissimi membri della cara famiglia del Signore sono così "sballottati dalla tempesta"; alcuni con una tempesta di dubbi e paure; altri con una tempesta di lussuria e di corruzioni; alcuni con una tempesta di ribellione e irritabilità; altri con una tempesta di senso di colpa e di sconforto, oppure con cupi presentimenti e tristi apprensioni. Così vengono deviati dal loro corso, il loro sole e le stelle sono tutti oscurati; nessuna evidenza chiara, nessuna manifestazione luminosa; l'oscurità sopra e un mare in tempesta sotto; nessun porto in vista e la speranza di raggiungere il porto desiderato era quasi svanita.
Riga 92: Riga 92:


== 11 Luglio ==
== 11 Luglio ==
"Ecco, poserò le tue pietre con bei colori." Isaia 54:11
"... ''ecco, '''io incastonerò le tue pietre nell'antimonio''' e ti fonderò sopra zaffiri" (''Isaia 54:11 b).


Con queste "pietre", che il Signore ha promesso di "posare con bei colori", penso che possiamo comprendere le verità benedette del Vangelo che sono poste nell'anima dalla mano di Dio. I bei colori sono profondamente radicati e incorporati nella sostanza stessa della pietra, non stesi artificialmente. Sono come bei marmi, in cui ogni tonalità e venatura brillante penetra nella sostanza più profonda del materiale. Tali sono le verità di Dio, belle in tutto, penetrate con grazia e gloria nelle loro profondità più intime.
Con queste "pietre", che il Signore ha promesso di "incastonare nell'antimonio" [o "nella malachite (CEI), "sopra il marmo" (Diodati)], "with fair colours" (KJ), con bei colori], penso che possiamo comprendervi le verità benedette dell'Evangelo che sono poste nell'anima dalla mano di Dio. I bei colori sono profondamente radicati e incorporati nella sostanza stessa della pietra, non stesi artificialmente. Sono come bei marmi, in cui ogni tonalità e venatura brillante penetra nella sostanza più profonda del materiale. Tali sono le verità di Dio, belle in tutto, penetrate con grazia e gloria nelle loro profondità più intime.


Ma questi colori sono nascosti alla vista finché non vengono portati alla luce e depositati nell’anima dalla mano di Dio. Per quanto bella o bella possa essere una parola di Dio in sé, diventa solo sperimentalmente tale come incisa dalla sua stessa mano divina nell'anima. Questo fa risaltare i colori giusti. Quante volte leggiamo la Parola di Dio senza vedervi la minima bellezza! Ma se quella stessa porzione arriva con dolcezza e forza all'anima, allora in essa si vede subito la bellezza, l'inesprimibile bellezza; diventa "una pietra di bei colori". La salvezza piena e gratuita, l'amore che perdona di Dio, il sangue prezioso dell'Agnello, la giustificazione mediante la giustizia imputata da Cristo, "vino e latte senza denaro e senza prezzo", la grazia sovrabbondante, la misericordia eterna, la vita eterna: questi sono alcuni delle pietre preziose dai bei colori che Dio Spirito con le proprie mani depone nella coscienza.
Ma questi colori sono nascosti alla vista finché non vengono portati alla luce e depositati nell’anima dalla mano di Dio. Per quanto bella possa essere una parola di Dio in sé, è solo nell'esperienza che tale diventa come incisa dalla sua stessa mano divina nell'anima. Questo fa risaltare i colori giusti. Quante volte leggiamo la Parola di Dio senza vedervi la minima bellezza! Ma se quella stessa porzione arriva con dolcezza e forza all'anima, allora in essa si vede subito la bellezza, l'inesprimibile bellezza; diventa "una pietra di bei colori". La salvezza piena e gratuita, l'amore che perdona di Dio, il sangue prezioso dell'Agnello, la giustificazione mediante la giustizia imputata da Cristo, "vino e latte senza denaro e senza prezzo", la grazia sovrabbondante, la misericordia eterna, la vita eterna: questi sono alcuni delle pietre preziose dai bei colori che Dio Spirito con le proprie mani depone nella coscienza.
 
----
 
12 Luglio


"Io porrò le tue fondamenta sugli zaffiri." Isaia 54:11
== 12 Luglio ==
""... ''ecco, io incastonerò le tue pietre nell'antimonio e '''ti fonderò sopra zaffiri'''" (''Isaia 54:11 c).


Prima di poter rimanere fermamente nelle cose di Dio dobbiamo avere un buon fondamento, qualcosa di solido su cui poggiare la nostra fede, la nostra speranza, il nostro amore, il nostro tutto. Questo Dio promette di porre per la sua afflitta Sion: "Io getterò le tue fondamenta con zaffiri". "Un dono", leggiamo, "è una pietra preziosa agli occhi di chi lo possiede". Ogni testimonianza dunque che Dio dà all'anima, ogni promessa portata nel cuore, ogni manifestazione di misericordia, ogni visita d'amore o applicazione di verità, possiamo chiamarla, in senso spirituale, zaffiro; poiché è davvero una pietra preziosa, radiosa del colore del cielo. Quando Dio pone così i suoi zaffiri nell’anima, essi offrono un solido fondamento per la fede. E poiché sono posti dalla mano di Dio stesso, devono essere saldi; poiché sono zaffiri, devono essere indistruttibili. Questi zaffiri, è vero, possano ognuno di loro essere sepolto nella polvere della carnalità e della mentalità mondana; la sporcizia e le acque reflue, il fango e la fanghiglia della nostra natura decaduta possono riversarsi su di loro, inondazione dopo inondazione. Ma sono feriti in questo modo? la loro natura è cambiata, il loro valore alterato, il loro colore offuscato, il loro splendore sbiadito e scomparso? Possono essere nascosti alla vista, il loro ambiente oscurato e i loro volti oscurati per un po’, ma un raggio del Sole della giustizia li riporterà alla luce; un tocco della mano del Lucidatore ripristinerà tutta la loro bellezza. La grazia non ha più comunione con il peccato di quanto lo sia un diamante con un mucchio di cenere.
Prima di poter rimanere fermamente nelle cose di Dio dobbiamo avere un buon fondamento, qualcosa di solido su cui poggiare la nostra fede, la nostra speranza, il nostro amore, il nostro tutto. Questo Dio promette di porre per la sua afflitta Sion: "Io getterò le tue fondamenta con zaffiri". "Un dono", leggiamo, "è una pietra preziosa agli occhi di chi lo possiede". Ogni testimonianza dunque che Dio dà all'anima, ogni promessa portata nel cuore, ogni manifestazione di misericordia, ogni visita d'amore o applicazione di verità, possiamo chiamarla, in senso spirituale, zaffiro; poiché è davvero una pietra preziosa, radiosa del colore del cielo. Quando Dio pone così i suoi zaffiri nell’anima, essi offrono un solido fondamento per la fede. E poiché sono posti dalla mano di Dio stesso, devono essere saldi; poiché sono zaffiri, devono essere indistruttibili. Questi zaffiri, è vero, possano ognuno di loro essere sepolto nella polvere della carnalità e della mentalità mondana; la sporcizia e le acque reflue, il fango e la fanghiglia della nostra natura decaduta possono riversarsi su di loro, inondazione dopo inondazione. Ma sono feriti in questo modo? la loro natura è cambiata, il loro valore alterato, il loro colore offuscato, il loro splendore sbiadito e scomparso? Possono essere nascosti alla vista, il loro ambiente oscurato e i loro volti oscurati per un po’, ma un raggio del Sole della giustizia li riporterà alla luce; un tocco della mano del Lucidatore ripristinerà tutta la loro bellezza. La grazia non ha più comunione con il peccato di quanto lo sia un diamante con un mucchio di cenere.
----


 
== 13 Luglio ==
13 Luglio
 
"Farò le tue finestre di agate, le tue porte di carbonchi, e tutti i tuoi muri di pietre preziose." Isaia 54:12
"Farò le tue finestre di agate, le tue porte di carbonchi, e tutti i tuoi muri di pietre preziose." Isaia 54:12



Versione delle 23:25, 10 lug 2024

Ritorno


1 Luglio

"... ed egli mi ha detto: “La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza”. Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su me" (2 Corinzi 12:9).

Quanto sono misteriose le azioni di Dio! È incredibile pensare che un uomo così altamente favorito come Paolo sia sceso dal "terzo cielo" fino alle porte dell'inferno. Questo non è un'espressione troppo forte, considerando che "il messaggero di Satana" è venuto dall'inferno e lo ha schiaffeggiato. Tutto questo è avvenuto per insegnargli una lezione che il cielo non gli aveva insegnato: la forza di Dio resa perfetta nella debolezza. Se noi dobbiamo imparare dalla nostra debolezza, dobbiamo farlo nello stesso modo. Come ha ottenuto Paolo la sua fede? E non dobbiamo ottenere la nostra, nella nostra misura più debole, attraverso gli stessi canali, con gli stessi mezzi e con gli stessi insegnamenti interiori?

Se dobbiamo imparare il segreto della forza di Cristo, non lo faremo facendo progressi quotidiani nella santità carnale e diventando più forti in noi stessi giorno dopo giorno. La santificazione progressiva non significa che la vecchia natura viene gradualmente ammorbidita e fusa nella grazia, ma piuttosto che la forza di Cristo è resa perfetta nella nostra debolezza. L'Apostolo Paolo non ha imparato la forza di Cristo facendo progressi, ma essendo schiaffeggiato dal messaggero di Satana e sconfitto dalle sue stesse forze, ha trovato la forza di Cristo resa perfetta nella sua debolezza.

In altre parole, così come Paolo ha imparato la sua fede attraverso tribolazioni e incontri difficili, noi dobbiamo anche noi imparare nella stessa maniera. La vera forza di Cristo non si ottiene attraverso il perfezionamento personale o il progresso costante nella santità, ma è resa perfetta nel nostro riconoscere la nostra debolezza e nell'aver fiducia nella forza divina. Paolo stesso non ha acquisito questa forza attraverso sforzi umani, ma nell'essere sconfitto e nel riconoscere la superiorità della forza di Cristo anche nella sua stessa debolezza.


2 Luglio

"Attirami a te! Noi ti correremo dietro! Il re mi ha condotta nei suoi appartamenti" (Cantico 1:4).

Quanti di noi riescono a portare sulle labbra le parole di questa sposa, o hanno mai potuto usare in qualche momento della nostra vita una simile espressione? Dobbiamo aver avuto una certa visione e senso della preziosità e dell'amabilità di Gesù prima di poter gridare: "Attirami", dal profondo di un cuore sincero. Perché l'anima sincera ha paura di avvicinarsi al santo Jahvè, i cui occhi sono come una fiamma di fuoco, e di insultarlo con petizioni beffarde e con parole che non sente. Ma se mai quel desiderio si è acceso e quella preghiera si è levata nella vostra anima: "Attirami, ti correremo dietro", deve essere stata l'opera dello Spirito Santo nei vostri cuori, per suscitare quei sentimenti e per donarti una fede viva nel Figlio di Dio.

E "chi crede sarà salvato". Qualunque dubbio, qualunque paura, qualunque tentazione, qualunque esercizio ostacoli il cammino, "chi crede sarà salvato". Colui che gli ha dato un granello di fede spirituale nella gloriosa persona di Cristo, che ha avuto una visione del suo sangue espiatorio, un sorso di amore divino sparso nel suo cuore, andrà sicuramente alla gloria; egli è salvato con una salvezza eterna, nel Capo del suo patto. Il Signore che ha acceso di sé questi forti desideri nella sua anima, sicuramente li esaudirà. Come troviamo nel caso della sposa; le disse, dopo un po': "Alzati, amore mio, mia bella, e vieni via. Perché ecco, l'inverno è passato, la pioggia è finita ed è scomparsa. I fiori appaiono sulla terra; il tempo della è giunto il canto degli uccelli e si ode nella nostra terra la voce della tortora. Alzati, amore mio, mia bella, e vieni via".


3 Luglio

"Egli ha conservato in vita l'anima nostra, e non ha permesso che il nostro piede vacillasse" (Salmo 66:9).

È infatti una misericordia indicibile per gli eredi della promessa che la vita donata loro in Cristo e comunicata dallo Spirito Santo alle loro anime non possa spegnersi. Può certo sprofondare molto in basso – difficilmente si può dire quanto in basso, ma così in basso da sprofondare fuori dalla vista e quasi fuori dal sentirla; eppure, se è stata insufflata nell'anima dalla bocca di Dio una volta, non potrà mai morire.

Tuttavia è molto desiderabile che questa vita divina sia mantenuta in forza e vigore, e non sprofondi così in basso da essere appena percettibile sia a noi stessi che agli altri, perché se così fosse, ne avremmo poco conforto e saremmo di scarsa utilità o servizio per il popolo di Dio. È cosa triste accontentarsi di uno stato d'animo basso, magro e flebile, o limitarci ad un'attività religiosa esteriore, zelante nelle forme e esteriorità, solo per preservare un esterno pulito, quando dentro non c'è altro che oscurità, schiavitù e morte. Così il Signore, per così dire, è obbligato a immergerci in prove e afflizioni per tirarci fuori dalla carnalità e dalla morte, e per impedirci di "adagiarci sulla nostra feccia come Moab" [1]!

Nota. Il riferimento dell'espressione usata dall'autore: "adagiarci sulla nostra feccia come Moab", deriva da Geremia 48:11 "Moab era tranquillo fin dalla sua giovinezza, riposava come vino sulla sua feccia, non è stato travasato da vaso a vaso, non è andato in esilio; per questo ha conservato il suo sapore e il suo profumo non si è alterato". L'immagine della "feccia" o "sedimenti" deriva dalla produzione del vino. I "sedimenti" sono i residui che si depositano sul fondo del recipiente durante la fermentazione del vino. Se il vino viene lasciato troppo a lungo sui suoi sedimenti, può diventare torbido e acquisire un sapore sgradevole. Nella metafora biblica, quindi, "adagiarci sulla nostra feccia" implica una situazione di compiacimento, inattività e mancanza di vigilanza spirituale, come se si fosse indifferenti alle azioni e ai giudizi di Dio. Qui, infatti, Moab è descritto come un popolo che è rimasto tranquillo e inattivo, mantenendo i propri "sedimenti" e quindi il proprio "gusto" e "odore" (ossia la propria natura e carattere) inalterati, a causa della mancanza di tribolazioni o cambiamenti. Questa inattività è criticata come un segno di stagnazione e mancanza di crescita spirituale. Quindi, l'espressione si riferisce a uno stato di compiacenza spirituale e inattività, e viene utilizzata per esortare i credenti a evitare di cadere in questo stato di indifferenza e a rimanere vigilanti e attivi nella loro fede.


4 Luglio

"Metterò la mia gioia nel fare loro del bene e li pianterò in questo paese con fedeltà, con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima" (Geremia 32:41).

Dio gioisce nel salvare la tua anima tanto quanto tu puoi gioire nel fatto che la tua anima sia salvata. Dire "tanto" è ancora inadeguato. La Sua gioia è infinita, e la tua è sempre limitata; la sua è la gioia di Dio, e la tua è solo una gioia umana. Credi che Dio gioisca nel salvare, si diletti nel salvare? Perché altrimenti avrebbe dato il suo caro Figlio? Gli angeli non gioiscono forse per ogni peccatore che si ravvede? Non c'è allora forse immensa gioia in Dio per salvare anche un solo peccatore? Questo ci porta, per così dire, nei regni stessi della beatitudine e ci rivela il meraviglioso carattere di Dio nella sua Trinità di persone e Unità di essenza, che c'è una gioia nella salvezza della comunione dei credenti, la Chiesa, così che Dio stesso, per così dire, è pieno di gioia eterna nella salvezza del suo popolo.

Quando il suo caro Figlio si era offerto come sacrificio per il peccato, e così aveva cancellato le trasgressioni e le iniquità dei Suoi con il suo stesso spargimento di sangue e la sua morte, aveva vinto la morte e l'inferno, e ci aveva lavato nel suo sangue da tutta la nostra sporcizia, colpa e vergogna, Dio, per così dire; aveva gioito con infinita gioia nel completamento dell'opera del suo caro Figlio. E' stato l'adempimento dei Suoi eterni propositi di sapienza e grazia. E' stata la manifestazione della sua gloria alle creature umane e agli angeli. E' stato il trionfo del bene sul male, della santità sul peccato, della misericordia sul giudizio, dell'amore sull'inimicizia, della saggezza sull'inganno, dei consigli di Dio sui disegni dell'uomo, e, soprattutto, del Figlio di Dio nella sua debolezza su Satana nella sua potenza. Il cielo aveva gioto con un'innumerevole moltitudine di santi dai quali eterni inni di lode erano cantati a Dio e all'Agnello. Possiamo così vedere come il Dio del cielo anche ora gioisca di santa gioia per chiunque Egli conduca al godimento di una salvezza così gratuita, così grande, così gloriosa.


5 Luglio

"... fortificando gli animi dei discepoli ed esortandoli a perseverare nella fede, dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni" (Atti 14:22).

Quali sono le promesse di Dio? Non sono forse tutte le promesse adatte alla famiglia povera e bisognosa del Signore? Quali sono le promesse di perdono, se non per i colpevoli? Quali sono le promesse di salvezza, se non per i perduti? Quali sono le promesse di consolazione, se non per gli afflitti? Quali sono le promesse di grazia, se non per coloro che si sentono completamente perduti? Così è "attraverso molte tribolazioni" che entriamo nella dolcezza delle promesse. Poi vengono con potenza nel cuore; si manifestano con vita e sentimento all'anima; e cominciamo, come Geremia nell'antichità, a "trovare la parola di Dio e mangiarla". Allora noi sentiamo che è la gioia e l'esultanza del nostro cuore.

Questo è l'effetto del passare attraverso la tribolazione nella provvidenza e nella grazia, delle prove affilate come coltelli; di tentazioni gravi e moleste; di avversione da parte del mondo; dei colpi che ci infliggono i peccatori e talvolta anche i santi; di apprendere i meccanismi di un cuore ingannevole sopra ogni cosa e disperatamente malvagio. Tutto questo "per entrare nel regno di Dio"; per entrare in quelle dolci manifestazioni di amorevole misericordia e tenera compassione che sole possono soddisfare noi, la cui coscienza è stata toccata "dal dito" di Dio. E credo che tu che sei onesto, tu che sei sincero, tu che temi di essere ingannato, tu che sai che c'è un segreto nella pietà vitale, e desideri conoscerlo più profondamente e sentirlo più potentemente. Sono sicuro che c'è una testimonianza interiore nella tua anima che non sei mai entrato in nessun mistero del regno di Dio stabilito nel tuo cuore se non attraverso una qualche forma di tribolazione. Non è forse stato attraverso la tribolazione che hai compreso la Parola e l'hai sentita applicata alla tua coscienza mediante la potenza di Dio? E non è forse attraverso la tribolazione, attraverso la sofferenza, che sei stato portato ad apprezzare sempre di più la manifestazione di Dio alla tua anima? E sentire che niente ti sazia, niente ti accontenta, se non la beata scoperta dell'amore del Cristo sofferente?


6 Luglio

"...che per mezzo di lui credete in Dio che l'ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, affinché la vostra fede e la vostra speranza fossero in Dio" (1 Pietro 1:21)

Osservate il segno speciale qui attribuito a coloro per i quali Cristo si è manifestato. Si dice di coloro che «per mezzo di lui credete in Dio». Se questo è il loro segno distintivo, possiamo ben chiederci cosa si intende con esso. Deve sicuramente essere una cosa grandiosa credere in Dio con una fede che porta con sé la salvezza. È facile credere che esista un Dio nella natura, o un Dio nella provvidenza, o un Dio nella grazia, secondo la semplice lettera della parola, e questo è ciò che fanno migliaia di persone che non hanno alcun interesse manifesto nell'amore redentore e nel sangue dell'espiazione ["con il prezioso sangue di Cristo, come d'agnello senza difetto né macchia" v. 19].

In effetti, è la grande illusione del giorno, la religione di quella moltitudine religiosa che non conosce né Dio né se stessa, né legge né vangelo, né peccato né salvezza. Tutto questo è un credere riguardo a Dio, nel senso che egli esiste, o che è un Dio come le Scritture lo rappresentano; ma questa è una cosa molto diversa dal credere in Dio. Questa è una fede speciale e peculiare, e implica una conoscenza spirituale e salvifica di Dio, come dice nostro Signore (Giovanni 17:3); e poiché nessuno può conoscerlo fino alla vita eterna se non attraverso qualche scoperta di Lui stesso, qualche manifestazione personale della Sua presenza, qualche avvicinamento a Sé stesso nel potere della sua Parola e nelle operazioni della sua grazia, così nessuno può credere in lui senza una fede nell'operazione divina. Credere, quindi, in Dio non è un atto della mente naturale, ma è dono e opera di Dio, donatoci attraverso la mediazione di Cristo, e perciò, come dice l'Apostolo, «Poiché a voi è stato dato, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui" (Filippesi 1:29).


7 Luglio

"Quale speranza rimane mai all'empio quando Iddio gli toglie, gli rapisce la vita? Iddio presterà forse orecchio al suo grido, quando verrà su di lui la sventura? Potrà egli trovare piacere nell'Onnipotente? invocare Iddio in ogni tempo?" (Giobbe 27:8-10).

Molti dei fedeli di Dio a volte si chiedono se la fede che hanno non potesse essere altro che ipocrisia. Esso potrebbero pensino arrivare a pensare di essere i più grandi ipocriti che abbiano mai professato la fede. Se sei afflitto da questi dolorosi dubbi e timori su te stesso, cerca (e possa il Signore aiutarti a portarlo alla luce del Suo volto) di riconoscere le due caratteristiche del carattere spirituale che sono menzionate nel testo biblico di oggi. Non parlare tanto della tua speranza; potrebbe essere come una "ragnatela". Non vantarti dei tuoi doni; potrebbero essere puramente carnali. Non fare affidamento sulla buona opinione che altri hanno di te; potrebbero essere ingannati a tuo riguardo. Verifica piuttosto se, con la benedizione del Signore, riesci a sentire questi due segni nella tua anima, come scritti lì dalla Sua stessa mano. Se è così, non sei un ipocrita; Dio stesso, per mezzo del Suo servo Giobbe, ti ha assolto dall'accusa.

Hai mai "trovato piacere nell'Onnipotente"? È una domanda seria da farsi. Il tuo cuore e la tua anima hanno mai seguito il Dio vivente dovunque ti volesse portare e senza protestare? Affetto, amore e gratitudine sono mai fluiti dal tuo petto fino al cuore del Signore? Hai mai sentito come se potessi stringerlo tra le braccia della fede, vivere e anche morire nel suo abbraccio? Ora, se la tua anima ha mai sentito questo, non sei un ipocrita; e nulla può sorgere dal tuo cuore miserabile, come un diavolo accusatore, che possa dimostrare che tu lo sia.

Oppure, se non riesci a rendertene pienamente conto, sei uno che invoca sempre Dio in ogni circostanza? Se è così non sei un ipocrita. Non parlo delle tue preghiere regolari, né di qualsiasi altra tuo esercizio regolare di pietà; poiché credo che spesso ci sia più Spirito di Dio, e più desiderio di Dio e piacere in Lui, nelle tue "irregolarità" più che in tutte le "regolarità" quotidiane, quelle di cui si compiacciono gli ipocriti. Hai mai sospirato e gridato di notte come faresti di giorno? Hai avuto di tanto in tanto il desiderio speciale di pregare oltre la tua solita norma? Lo hai fatto in risposta a ciò che il Signore operava in te, nella difficoltà, nella sventura, nella perplessità, nel dolore e nell'angoscia? Questa è una prova e un segno che nessun ipocrita ha mai avuto né potrà mai avere.


8 Luglio

"Non c'è dunque ora alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Romani 8:1).

Il versetto di Romani 8:1, "Non c'è dunque ora alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù", è un potente promemoria dell'immensa grazia e misericordia di Dio. Questo testo invita ogni credente a riflettere sulla profondità del sacrificio di Cristo, che ha portato alla nostra redenzione e ci ha liberati dalla condanna che meritano i nostri peccati. Essere in Cristo significa essere avvolti dalla Sua giustizia, accettati nel Suo amore incondizionato, e protetti dalla Sua eterna intercessione. L'affermazione di Paolo non lascia spazio a dubbi: non c'è alcuna condanna per coloro che seguono fiduciosamente il Cristo. Questo significa che, indipendentemente dal nostro passato, dalle nostre debolezze e dai nostri errori, la nostra posizione davanti a Dio è sicura e stabile grazie a Gesù. Egli ha preso su di Sé la nostra colpa, permettendoci di vivere in una nuova libertà, liberi dal peso del giudizio e della condanna eterna - una realtà che molti negano, ma che è chiaramente insegnata nelle Sacre Scritture.

Inoltre, questo versetto ci incoraggia a vivere con una rinnovata speranza e fiducia. Siamo chiamati a riconoscere che la nostra salvezza non dipende dai nostri sforzi o meriti personali, ma dall'opera perfetta e completa di Cristo sulla croce. Questa consapevolezza ci spinge a vivere una vita di gratitudine e obbedienza, non per guadagnare l'amore di Dio, ma come risposta alla Sua infinita misericordia e grazia. Infine, Romani 8:1 ci esorta a condividere questa meravigliosa verità con altri. In un mondo spesso segnato da colpa e vergogna, il messaggio della non-condanna in Cristo offre un rifugio sicuro e una speranza incrollabile. Come credenti, siamo chiamati a essere portatori di questo messaggio di riconciliazione e perdono, affinché anche altri possano fare esperienza dela libertà e la gioia di essere in Cristo Gesù.

[Rifacimento dell'originale]

9 Luglio

"Chi è l'uomo che tema l'Eterno? Egli gli insegnerà la via che deve scegliere" (Salmo 25:12).

In tutta la molteplicità e varietà delle circostanze che hanno afflitto i figli di Dio, il Signore ha forse mai fatto un passo sbagliato? Anche se ha sconcertato la natura, anche se ha confuso la ragione, anche se ha capovolto i nostri piani, anche se forse ha fatto la cosa che temevamo di più e ha ostacolato ogni nostro intento e inclinazione naturale del cuore, possiamo dire che abbia sbagliato? Che abbia commesso un errore? Che abbia agito in modo imprudente? Che non ha fatto ciò che è per il nostro bene spirituale?

Cuore che mormora, ribelle e incredulo, taci! Può l’uomo, sciocco uomo, un verme della terra, una creatura di un giorno solo, alzare la sua debole voce e dire che Dio possa sbagliare? Il tuo cammino è molto oscuro, molto intricato, molto complesso; non riesci a vedere la mano di Dio nella prova che ora ti sta opprimendo; non riesci a credere che lavorerà per il tuo bene. Lo ammetto. L’ho provato. L’ho vissuto. Ma arriverà il momento in cui questo sentiero oscuro in cui stai camminando, si rivelerà pieno di splendore e luce, e tu proverai la verità di queste parole: "Ha guidato i ciechi per una via che non conoscevano".

Quando sappiamo che Dio è infinitamente saggio, che non può sbagliare, che tutte le sue azioni devono essere improntate alla sua eterna saggezza, siamo fatti tacere, rimaniamo in pace, non abbiamo nulla da dire, siamo dove era Aronne. Quando Nadab e Abihu erano stati colpiti dal Signore, Aronne sapeva che Dio non poteva sbagliare; era rimasto in silenzio (Levitico 10:3). Questo è il nostro giusto atteggiamento. Se conosciamo qualcosa della follia della creatura, se conosciamo qualcosa della saggezza di Dio, questo è il nostro posto. Quando i nostri Nadab e Abihu sono colpiti davanti ai nostri occhi, il nostro compito è rimanere in silenzio, mettere la bocca nella polvere; perché Dio sta ancora realizzando il suo obiettivo, di fronte a noi, e nonostante la natura, il senso e la ragione.


10 Luglio

"O afflitta, sbattuta dalla tempesta, sconsolata, ecco, io incastonerò le tue pietre nell'antimonio e ti fonderò sopra zaffiri" (Isaia 54:11).

Il Signore qui paragona la sua Chiesa sofferente a una nave in mare, in difficoltà in una forte tempesta, spinta fuori rotta da venti contrari, come fu il caso di Paolo nel Mediterraneo, e dubbiosa se mai raggiungerà il porto. Che immagine quella di un'anima sballottata dalla tempesta! Il sole e le stelle sono offuscati, la bussola è persa, la carta è inutile, il pilota è assente e i frangenti sono davanti! Molti, moltissimi membri della cara famiglia del Signore sono così "sballottati dalla tempesta"; alcuni con una tempesta di dubbi e paure; altri con una tempesta di lussuria e di corruzioni; alcuni con una tempesta di ribellione e irritabilità; altri con una tempesta di senso di colpa e di sconforto, oppure con cupi presentimenti e tristi apprensioni. Così vengono deviati dal loro corso, il loro sole e le stelle sono tutti oscurati; nessuna evidenza chiara, nessuna manifestazione luminosa; l'oscurità sopra e un mare in tempesta sotto; nessun porto in vista e la speranza di raggiungere il porto desiderato era quasi svanita.

Ma di Sion si dice inoltre che "sconsolata"; cioè, non confortata, né capace di conforto da nessun altro che Dio. Questo lo considero un segno molto decisivo dell'opera della grazia sull'anima. Quando un credente è così angosciato nei suoi sentimenti, così abbattuto nella sua mente e così turbato nella sua coscienza, che nessuno tranne Dio può confortarlo, sembra che siamo subito sulle orme dello Spirito. Non troviamo ipocriti su questo terreno. I falsi professanti possono facilmente consolarsi; possono rubare ciò che Dio non dà e appropriarsi di ciò che Egli non applica. Ma la caratteristica speciale di Sion è che lei è "sconsolata", che le sue ferite sono troppo profonde per i medicamenti umani, la sua malattia troppo dolorosa per le medicine che questo mondo può offrire. Dio ha riservato il suo conforto alle sue mani; Solo dalle sue labbra si può parlare di consolazione all'anima.


11 Luglio

"... ecco, io incastonerò le tue pietre nell'antimonio e ti fonderò sopra zaffiri" (Isaia 54:11 b).

Con queste "pietre", che il Signore ha promesso di "incastonare nell'antimonio" [o "nella malachite (CEI), "sopra il marmo" (Diodati)], "with fair colours" (KJ), con bei colori], penso che possiamo comprendervi le verità benedette dell'Evangelo che sono poste nell'anima dalla mano di Dio. I bei colori sono profondamente radicati e incorporati nella sostanza stessa della pietra, non stesi artificialmente. Sono come bei marmi, in cui ogni tonalità e venatura brillante penetra nella sostanza più profonda del materiale. Tali sono le verità di Dio, belle in tutto, penetrate con grazia e gloria nelle loro profondità più intime.

Ma questi colori sono nascosti alla vista finché non vengono portati alla luce e depositati nell’anima dalla mano di Dio. Per quanto bella possa essere una parola di Dio in sé, è solo nell'esperienza che tale diventa come incisa dalla sua stessa mano divina nell'anima. Questo fa risaltare i colori giusti. Quante volte leggiamo la Parola di Dio senza vedervi la minima bellezza! Ma se quella stessa porzione arriva con dolcezza e forza all'anima, allora in essa si vede subito la bellezza, l'inesprimibile bellezza; diventa "una pietra di bei colori". La salvezza piena e gratuita, l'amore che perdona di Dio, il sangue prezioso dell'Agnello, la giustificazione mediante la giustizia imputata da Cristo, "vino e latte senza denaro e senza prezzo", la grazia sovrabbondante, la misericordia eterna, la vita eterna: questi sono alcuni delle pietre preziose dai bei colori che Dio Spirito con le proprie mani depone nella coscienza.


12 Luglio

""... ecco, io incastonerò le tue pietre nell'antimonio e ti fonderò sopra zaffiri" (Isaia 54:11 c).

Prima di poter rimanere fermamente nelle cose di Dio dobbiamo avere un buon fondamento, qualcosa di solido su cui poggiare la nostra fede, la nostra speranza, il nostro amore, il nostro tutto. Questo Dio promette di porre per la sua afflitta Sion: "Io getterò le tue fondamenta con zaffiri". "Un dono", leggiamo, "è una pietra preziosa agli occhi di chi lo possiede". Ogni testimonianza dunque che Dio dà all'anima, ogni promessa portata nel cuore, ogni manifestazione di misericordia, ogni visita d'amore o applicazione di verità, possiamo chiamarla, in senso spirituale, zaffiro; poiché è davvero una pietra preziosa, radiosa del colore del cielo. Quando Dio pone così i suoi zaffiri nell’anima, essi offrono un solido fondamento per la fede. E poiché sono posti dalla mano di Dio stesso, devono essere saldi; poiché sono zaffiri, devono essere indistruttibili. Questi zaffiri, è vero, possano ognuno di loro essere sepolto nella polvere della carnalità e della mentalità mondana; la sporcizia e le acque reflue, il fango e la fanghiglia della nostra natura decaduta possono riversarsi su di loro, inondazione dopo inondazione. Ma sono feriti in questo modo? la loro natura è cambiata, il loro valore alterato, il loro colore offuscato, il loro splendore sbiadito e scomparso? Possono essere nascosti alla vista, il loro ambiente oscurato e i loro volti oscurati per un po’, ma un raggio del Sole della giustizia li riporterà alla luce; un tocco della mano del Lucidatore ripristinerà tutta la loro bellezza. La grazia non ha più comunione con il peccato di quanto lo sia un diamante con un mucchio di cenere.


13 Luglio

"Farò le tue finestre di agate, le tue porte di carbonchi, e tutti i tuoi muri di pietre preziose." Isaia 54:12

Su Sion nel suo stato temporale "il Sole di giustizia" non splende in tutta la sua luminosità; le "finestre di agata", mentre è nella carne, temperano i suoi raggi. Anche le sue prospettive non sono pienamente luminose e chiare; come dice l'Apostolo, "Vediamo attraverso" (o in) "uno specchio in modo oscuro"; non abbiamo quelle chiare visioni che i santi hanno nella gloria, dove vedono Gesù faccia a faccia. Abbiamo talvolta delle prospettive, spero, nelle nostre anime, di Dio, e di Cristo, e della gloria celeste; ma queste visioni sono ancora solo semi-trasparenti, striate e annebbiate come una finestra di agata, non luminose e chiare come un pannello di vetro piano. Ma come Daniele aprì le sue finestre verso Gerusalemme, affinché potesse vedere per fede ciò che non poteva vedere con la vista, così dovremmo mirare a guardare verso la Gerusalemme celeste, affinché per fede possiamo lì "vedere colui che è invisibile".

Ma il Signore parla delle “porte” di Sion. "E le tue porte di carbonchi." Il carbonchio è di colore rosso sangue; e perché il Signore avrebbe dovuto scegliere che le porte di Sion fossero di questo colore particolare? Non possiamo forse, senza distorcere troppo la figura, credere che ci sia qui qualche allusione mistica al sangue dell'Agnello? Come la lana scarlatta fu presa da Mosè, quando asperse il popolo, e come la casa di Rahab era segnata da un filo scarlatto, non potrebbe esserci qui qualcosa di significativo nel colore delle porte?

Ma i “cancelli”, o porte, non solo danno l’uscita, ma l’ingresso. In che modo Dio ascolta la preghiera e risponde anche ad essa? Solo attraverso la "porta del carbonchio". La preghiera sale attraverso Gesù e le risposte scendono attraverso Gesù; i gemiti attraverso Gesù entrano nelle orecchie del Dio del sabato, e attraverso la stessa porta sanguinante della misericordia cadono nell'anima le risposte. I nostri poveri cuori ipocriti difficilmente riescono a comprenderlo; pensiamo che dobbiamo avere una buona struttura, o portare una buona azione, o qualcosa di buono in noi stessi, per rendere le nostre preghiere accettabili a Dio. Perisca il pensiero! Non è altro che la progenie dell’ipocrisia. Le “porte del carbonchio”, le piaghe aperte dell'Agnello, per queste sale ogni preghiera, per queste scende ogni risposta; e se alziamo qualcos'altro, o costruiamo una porta del merito umano, facciamo disprezzo allo Spirito di Dio e versiamo disprezzo sulla grazia e sul sangue dell'Agnello.

"E tutte le tue mura di pietre piacevoli". Le provvidenziali azioni di Dio, che spesso costituiscono l'ambiente esterno delle sue misericordie interiori, sono di pietre piacevoli. Nord, sud, est, ovest, tutte le mura di Sion sono di materiali preziosi. Gli eventi quotidiani della vita, le circostanze della famiglia, della posizione, dell'impiego, del successo o del contrario, i legami dell'affetto domestico, con tutte quelle circostanze varie che sembrano piuttosto le mura e le corti esterne che il santuario interiore dell'esperienza di grazia, eppure tutte queste sono di materiale e fattura divina. Visto dalla fede, ogni evento e circostanza della vita, per quanto apparentemente doloroso, è una pietra piacevole; perché Sion è figlia di un re, e la più bassa di tutte le sue corti è fatta di pietre piacevoli. Per quanto riguarda la saggezza, cioè la devozione vitale, leggiamo: "Le sue vie sono vie di piacevolezza, e tutti i suoi sentieri sono pace".


14 Luglio

"Guardate a me e siate salvati, voi tutti confini della terra, perché io sono Dio e non ce n'è alcun altro". Isaia 45:22

Finché, nel sentimento dell'anima, non siamo "ai confini della terra", non abbiamo occhi per vedere, orecchie per sentire, cuori per sentire che glorioso Mediatore c'è alla destra del Padre. E più sentiamo di essere "ai confini della terra", più profondo è il nostro bisogno di lui; e mentre lo Spirito dispiega il mistero della gloriosa Persona di Cristo e rivela la sua bellezza, più egli diventa oggetto di ammirazione e adorazione dell'anima. E oh, quale Mediatore è offerto nella parola di verità alla fede viva! Quale soggetto per la fede spirituale a cui guardare, per una speranza viva a cui ancorarsi e per l'amore divino da abbracciare! Che il Figlio di Dio, che giaceva nel seno del Padre da tutta l'eternità, uguale al Padre e allo Spirito Santo, seconda Persona nella gloriosa Trinità, si sia degnato di assumere la nostra natura, affinché potesse gemere, soffrire, sanguinare e morire per dei miserabili colpevoli che, se gli fosse stato permesso, avrebbero rovinato le loro anime mille volte al giorno: che meraviglia delle meraviglie!

Ma non possiamo entrare, né sentire il potere di questo mistero finché non siamo ridotti a tali circostanze, che nessuno tranne un tale Salvatore può salvare le nostre anime. Possiamo fare qualcosa per salvare noi stessi? Allora non abbiamo bisogno di aiuto da quel potente su cui Dio ha posto l'aiuto; e lo rifiutiamo segretamente. Possiamo guarire noi stessi? Allora non abbiamo bisogno del buon Medico. Ma quando i nostri occhi sono aperti per vedere la nostra completa rovina e impotenza, e per vedere la gloriosa Persona del Figlio di Dio, la fede è spinta a fuggire e riposare su quell'Oggetto glorioso.


15 Luglio

"Ma noi vediamo Gesù." Ebrei 2:9

I tuoi occhi lo hanno mai visto? Guarda nella coscienza, i tuoi occhi hanno mai visto Gesù? Non intendo i tuoi occhi naturali, quelli del corpo; ma l'occhio della fede, l'occhio dell'anima. Ti dirò cosa hai provato, se hai mai visto Gesù. Il tuo cuore si è ammorbidito e sciolto, i tuoi affetti sono stati attratti verso il cielo, la tua anima è stata penetrata di gratitudine e lode, la tua coscienza è stata cosparsa di sangue espiatorio, la tua mente è stata elevata al di sopra di tutte le cose terrene per dimorare e concentrarsi nel seno del benedetto Emmanuele. Pensi, allora, di aver visto Gesù con l'occhio della fede? Allora hai visto la perfezione della bellezza, la consumazione della pura amabilità; hai visto l'immagine del Dio invisibile; hai visto tutte le perfezioni e il carattere glorioso della Divinità risplendere in colui che fu inchiodato all'albero del Calvario.

Sono sicuro che uno spettacolo come quello scioglierà il cuore più ostinato e strapperà lacrime agli occhi più duri; una tale visione per fede della bellezza e della gloria dell'unigenito Figlio di Dio deve accendere il più caldo e santo flusso di tenero affetto. Potrebbe non essere durato a lungo. Questi sentimenti sono spesso molto transitori. Il mondo, il peccato, la tentazione e l’incredulità presto funzionano; l'infedeltà presto assale tutti; le cose del tempo e dei sensi presto si allontanano; ma mentre durava tali, in grado maggiore o minore, venivano prodotte le sensazioni.

Ora, se hai mai visto Gesù con l'occhio della fede, e hai mai avuto un tenero affetto verso di lui, lo vedrai nella gloria. Ma non lo vedrai mai nella gloria, se non lo avrai visto nella grazia; non lo vedrai mai faccia a faccia nella visione aperta della beatitudine eterna, a meno che tu non lo abbia visto ora sulla terra mediante la fede degli eletti di Dio nel tuo cuore.


16 Luglio

"Poiché c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo." 1 Timoteo 2:5

Che egli sia Dio, è il fondamento stesso della sua salvezza; poiché è la sua divinità eterna che dà virtù, efficacia e dignità a tutto ciò che come uomo ha fatto e sofferto per il suo popolo eletto. Se Egli non fosse Dio, Dio e uomo in un'unica Persona gloriosa, quale speranza ci sarebbe per le nostre anime colpevoli? Potrebbe il suo sangue espiare i nostri peccati, se la Divinità non gli desse efficacia? Potrebbe la sua giustizia giustificare le nostre persone, se la Divinità non conferisse merito e valore a tutte le azioni e le sofferenze della sua umanità? Potrebbe il suo cuore amorevole simpatizzare con noi e liberarci, a meno che “come Dio sopra ogni cosa” non vedesse e conoscesse tutto ciò che accade dentro di noi e non avesse tutto il potere, così come tutta la compassione, da esercitare a nostro favore?

Ci troviamo continuamente in circostanze in cui nessun uomo può farci il minimo bene, e in cui non possiamo aiutarci o liberarci da soli; siamo intrappolati e non possiamo spezzarli; siamo in tentazione e non possiamo liberarcene; siamo nei guai e non possiamo confortarci; siamo pecore smarrite e non riusciamo a trovare la via per tornare all'ovile; andiamo continuamente dietro agli idoli e scaviamo "cisterne rotte" e non possiamo tornare alla "fonte di acque vive". Quanto è appropriato, quindi, e dolce, per coloro che sono così esercitati, vedere che c'è un grazioso Emmanuele alla destra del Padre, il cui cuore è pieno di amore e i cui affetti si muovono con compassione; che ha versato il suo prezioso sangue affinché potessero vivere; che ha operato una gloriosa giustizia ed "è in grado di salvare completamente tutti coloro che vengono a Dio per mezzo di lui".


17 Luglio

"Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì." Ebrei 5:8

Il nostro misericordioso Signore ha dovuto imparare l'obbedienza alla volontà di Dio attraverso un'esperienza personale di sofferenza, e soprattutto attraverso un'implicita sottomissione alla volontà del suo Padre celeste. E quale era questo testamento? Che assumesse su di sé l'enorme debito contratto dalla sua sposa per trasgressione originale ed effettiva; che dovrebbe offrirsi come prezzo di riscatto per liberarlo e metterlo via; che avrebbe dovuto portare i nostri peccati nel suo corpo sull'albero, con tutto ciò che comportava l'essere reso una maledizione per noi; che con la morte vincesse Satana, che aveva il potere della morte, e liberasse coloro che per tutta la vita, per paura della morte, erano soggetti a schiavitù; e che, qualunque siano i dolori e le sofferenze che dovessero trovarsi sul suo cammino, dovrebbe sopportarli tutti e imparare, in e attraverso essi, l'implicita sottomissione alla volontà di Dio. Questa era la volontà di Dio, poiché era determinato a magnificare la sua legge, glorificare la sua giustizia, rivelare e stabilire la sua infinita purezza e santità; eppure, nonostante tutto il suo dispiacere contro il peccato, affinché la sua infinita saggezza, la sua tenera pietà, il suo amore eterno e la sua grazia sovrana potessero risplendere e regnare nella felicità di milioni di persone attraverso una gloriosa eternità. Questa fu anche la gioia che fu posta davanti a Cristo, per la quale egli sopportò la croce, disprezzando l'ignominia, e ora è posto alla destra del trono di Dio.


18 Luglio

"Chi sei tu, o grande montagna? Diventerai una pianura davanti a Zorobabele - ed egli ne farà emergere la pietra tombale con grida, gridando: Grazia, grazia ad essa". Zaccaria 4:7

Se il tempio letterale fosse stato costruito senza alcuna difficoltà; se tutto fosse andato liscio e liscio, non ci sarebbe stato alcun grido di "Grazia, grazia", ​​quando tutto fosse finito. Ma quando si vide come il Signore aveva portato da Babilonia alcuni deboli esuli; come li aveva sostenuti in mezzo a tutti i loro problemi; e come colui che gettò le fondamenta ebbe portato fuori la pietra della testa, tutti quelli che stavano lì potevano dire: "Grazia, grazia ad essa". Furono proprio queste perplessità e prove che li fecero unire così allegramente nel grido, e fecero sussultare il cuore e l'anima con le labbra, quando esplosero con "Grazia, grazia ad esso". E chi griderà più forte d'ora in poi?

Colui che ha conosciuto e sentito la maggior parte delle abbondanze del peccato per sprofondare la sua anima nel dolore e nella tristezza, e la maggior parte delle super-abbondanze della grazia sul peccato per farlo trionfare e rallegrarsi. Chi avrà più motivi per cantare "Grace, Grace?" Il disgraziato perduto e rovinato, che ha temuto mille volte di andare all'inferno, e tuttavia è stato liberato di là per grazia sovrana e portato alla gloria e alla gioia del paradiso. Nessun’altra persona è adatta a unirsi a quella canzone; e sono sicuro che nessun altro si unirà a esso se non colui che ha conosciuto dolorosamente e sperimentalmente l'amarezza del peccato e il male di un cuore depravato; eppure ha visto e sentito che la grazia ha trionfato su tutto, nonostante il diavolo, nonostante il mondo, e nonostante se stesso, e lo ha portato in quel luogo beato dove tante volte aveva temuto di non venire mai.


19 Luglio

"Ai poveri è annunziata la buona novella." Matteo 11:5

Cos'è il Vangelo? Il Vangelo non è un annuncio di pura misericordia, di grazia sovrabbondante? Non dichiara forse l’amorevole benignità di Dio nel mandare il suo Figlio unigenito a sanguinare e morire e, mediante la sua obbedienza, sangue e merito, a portare una salvezza senza denaro e senza prezzo? Non è questo il Vangelo? Non intasato dalle condizioni, né paralizzato da nulla che la creatura debba compiere; ma che scorre liberamente come l'aria nei cieli? I poveri ai quali viene predicato il Vangelo, lo apprezzano; è adatto a loro; è dolce e prezioso quando il cuore è abbattuto. Ma se mi alzo in orgoglio religioso, se mi baso sulla mia giustizia, se non sono spogliato di tutto ciò che c'è nella creatura, che cos'è per me il Vangelo? Non ho il coraggio di riceverlo; non c'è posto nella mia anima per un vangelo senza denaro e senza prezzo.

Ma quando sprofondo nella profondità della povertà creaturale, quando non sono nulla e non ho altro che un ammasso di peccati e di colpe, allora il benedetto vangelo, perdonando i miei peccati, coprendo la mia anima nuda, diffondendo l’amore di Dio, guidandomi verso tutto ciò che è buono e mi conduce al godimento con un Dio Trino, diventa apprezzato. Quando un vangelo così puro e così benedetto giunge nel mio cuore e nella mia coscienza, la mia precedente povertà di spirito non mi ha forse preparato a ciò? La mia precedente mendicità e necessità non l'ha forse fatta strada, non l'ha resa adatta a me, e quando viene, non l'ha resa preziosa per me? Dobbiamo, quindi, sprofondare nella povertà di spirito, quel luogo doloroso, per sentire la preziosità e bere la dolcezza e la beatitudine del vangelo della grazia di Dio.


20 Luglio

"Perché se, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, molto di più, essendo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita." Romani 5:10

In che situazione spaventosa è trovarsi, sentirsi e temere di essere nemici di Dio! Penso che il timore di essere un nemico di Dio sia uno dei sentimenti più dolorosi che abbia mai attraversato il mio petto. Infatti quale deve essere la conseguenza se un uomo vive e muore avendo Dio come nemico? In quella guerra dovrà perire. Se Dio è suo nemico, chi può essere suo amico? Tali sensazioni nel petto sono molto simili alla disperazione. Lascia che un uomo senta pienamente di essere nemico di Dio, dove può nascondere la testa? L'inferno stesso sembra non offrirgli alcun rifugio. Ma deve esercitarsi con qualcosa di questo prima di poter premiare la riconciliazione. Deve considerare se stesso un nemico di Dio per nascita, cioè essere nato in quello che i nostri riformatori chiamavano "peccato di nascita"; e che la sua mente carnale è inimicizia contro Dio. Oh, le sensazioni dolorose della mente carnale che è inimicizia contro Dio! È già abbastanza brutto essere nemico di Dio; ma che ogni fibra della nostra natura dovrebbe essere intrisa di inimicizia contro Dio, quell'Essere santo e benedetto al quale dobbiamo tanto e al quale desideriamo dover tutto; che il nostro cuore carnale in tutta la sua costituzione, nel suo stesso sangue, dovrebbe essere una massa assoluta di inimicizia verso Dio, oh è un pensiero terribile! Se ti viene fatto sperimentare quell'inimicizia nel tuo seno, e sentire più o meno i suoi sollevamenti e le sue sollevazioni, ciò taglierà a pezzi tutti i nervi della rettitudine della creatura; ciò rovinerà tutta la tua bellezza e la trasformerà in corruzione.

Ora, quando un uomo è così esercitato, ciò lo porterà a cercare, se ha qualche radice di sentimento spirituale, un rimedio. Dio ha provveduto a questo nel sacrificio del suo caro Figlio, nel sangue dell'Agnello; nelle sofferenze, nell'obbedienza, nella morte e nella risurrezione del benedetto Gesù. Ora, quando questo è aperto nella nostra anima dallo Spirito di Dio; quando è data la fede per riceverlo; quando lo Spirito Santo lo applica; quando è ricevuto nel cuore (perché l'Apostolo dice: "Abbiamo ricevuto l'espiazione"), allora ha luogo una riconciliazione sentita; siamo allora riconciliati con Dio; l'amore prende il posto dell'inimicizia, la lode del sospiro e la benedizione del suo nome invece di scrivere cose amare contro noi stessi.


21 Luglio

"Svégliati, o spada, contro il mio pastore, e contro l'uomo che è mio compagno, dice il Signore degli eserciti." Zaccaria 13:7

Se vedremmo, sentiremo e realizzeremmo l'enorme peccaminosità del peccato, non sarebbe guardando i lampi e ascoltando i tuoni della cima infuocata del Sinai, ma vedendo l'agonia e il sudore sanguinante e ascoltando i gemiti e le grida del Figlio sofferente di Dio, come si è fatto peccato per noi, nel giardino e sulla croce. Guardare Colui che abbiamo trafitto riempirà il cuore e gli occhi di un santo dolore per il peccato e di un santo lutto per e per un Signore martirizzato e ferito. Vedere, con l'occhio della fede, come rivelato all'anima dal potere di Dio, il caro Figlio di Dio legato, flagellato, schiaffeggiato, sputato, deriso e poi, al culmine del crudele disprezzo e della crudeltà infernale, crocifisso tra due ladri: questa visione fiduciosa delle sofferenze di Cristo, scioglierà il cuore più duro nella contrizione e nella compunzione.

Ma quando vediamo, con l'occhio della fede, che questa fu la parte più piccola delle sue sofferenze, che ci furono profondità di turbamento dell'anima e di intollerabile angoscia e agonia dalla mano di Dio come un fuoco divorante, come di inflessibile giustizia e giusta indignazione contro il peccato ovunque e in chiunque si trovasse, e che il nostro benedetto Signore dovette sopportare l'ira di Dio finché non fu versato come acqua, e il suo cuore tenero e tenero nelle fiamme dell'indignazione divenne come cera, sciolto dentro di lui (Salmo 22:14) - allora possiamo in una certa misura concepire cosa intraprese diventando un'offerta per il peccato.

Poiché tutti i peccati del suo popolo furono posti su di lui, l'ira di Dio dovuta a loro cadde su di lui. Separazione da Dio, sotto un senso del suo terribile dispiacere, e ciò a causa del peccato, quella cosa abominevole che la sua anima santa odia, non è questo l'inferno? Questo, quindi, fu l'inferno sperimentato dal Redentore sofferente quando il Signore addossò su di lui le iniquità di tutti noi (Isaia 53:6).


22 Luglio

"I nostri padri confidarono in te, confidarono e tu li liberasti. Gridarono a te e furono liberati, confidarono in te e non furono confusi". Salmo 22:4, 5

Oh, che cosa benedetta è avere nel proprio seno una segreta fiducia in Gesù – che mentre tanti cercano qualcosa in se stessi o gli uni negli altri, basando la loro salvezza eterna su opere che in realtà non sono altro che gli sport di un bambino , il santo di Dio si riposa sul Signore della vita e della gloria! In lui ripone la sua speranza e in lui ripone la sua fiducia. Questi il ​​Signore li onorerà; né deluderà mai la loro speranza né deluderà la loro fiducia. Chi ha confidato nel Signore ed è rimasto confuso? Se sei capace di confidare in lui, di credere nella sua parola fedele, di scartare ogni fiducia delle creature e di appendere il peso della tua anima – e oh, che peso è quello! – su un Dio fedele e fedele al patto, egli non ti lascerà mai, non ti deluderà o non ti abbandonerà. Potresti trovare difficile fidarti di lui in ogni momento o addirittura in qualsiasi momento. Potresti sentire il desiderio di qualcosa di sensato, qualcosa da vedere o sentire, distinto dalla fede. Non cercare questo. Camminiamo per fede, non per visione. Deve essere una nuda fiducia in un Dio invisibile. "Alcuni confidano nei carri e altri nei cavalli, ma noi ricorderemo il nome del Signore nostro Dio". E se sei capace di avere tale fiducia, presto o tardi egli renderà manifesto nella tua coscienza che sei uno dei giusti; la luce brillerà sul tuo cammino; la gloria spunterà sul tuo cuore e avrai il fine della tua fede, sì, la salvezza della tua anima.


23 Luglio

"Affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia lo spirito di sapienza e di rivelazione nella conoscenza di lui." Efesini 1:17

Rivelazione significa letteralmente la scoperta o lo svelamento di un oggetto nascosto o coperto. È usato, quindi, a volte nel senso di manifestare, rendere noto o portare alla luce ciò che prima era nascosto nell'oscurità e nell'oscurità. Questa rivelazione è, quindi, o esteriore nella parola, o interiore nell'anima, e le due corrispondono strettamente e sono controparti l'una dell'altra. Immediatamente quando, per il potere della grazia divina, un povero peccatore gentile si rivolge al Signore, lo Spirito di rivelazione rimuove il velo dalle Scritture e dal suo cuore. Non lo abbiamo forse trovato così? Che libro sigillato era una volta la parola di Dio per noi! Come la leggevamo o la ascoltavamo senza un vero raggio di luce a illuminare la pagina oscura; e che spesso velo di ignoranza, incredulità, pregiudizio, auto-rettitudine e impenitenza c'era sul nostro cuore. Ma il grazioso Spirito di rivelazione rimosse questo doppio velo e, donandoci la luce della vita, fece della parola di Dio un libro nuovo e ci diede un cuore nuovo; e fin dal giorno in cui l'ingresso della sua parola ci diede luce, la parola di Dio è stata una lampada ai nostri piedi e una luce sul nostro cammino.

Ma lo Spirito di rivelazione è dato soprattutto per condurci ad una conoscenza spirituale, sperimentale e salvifica di Cristo. Senza questo benedetto Spirito di rivelazione Cristo non può essere conosciuto in modo efficace o salvifico. Quando dunque Pietro fece quella nobile confessione della sua fede in Cristo come «Figlio del Dio vivente», nostro Signore gli disse: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché carne e sangue non lo hanno rivelato a te». voi, ma il Padre mio che è nei cieli».


24 Luglio

“Tuttavia non gli toglierò completamente la mia amorevole benignità, né permetterò che la mia fedeltà venga meno. Non infrangerò il mio patto, né altererò ciò che è uscito dalle mie labbra”. Salmo 89:33, 34

Viviamo in un mondo mutevole e in continuo cambiamento. Tutto ciò che è fuori di noi è segnato da variazione, morte e decadenza; e per quanto riguarda noi stessi, tutto ciò che è dentro di noi ci dice quanto siamo fragili, deboli e mutevoli. Così, come visto dall'occhio dei sensi e della ragione, l'incertezza e la mutevolezza sono sempre viste come profondamente impresse, non solo su ogni evento del tempo, ma su tutto ciò che siamo e abbiamo nel corpo e nell'anima; e questa esperienza di ciò che sentiamo in noi stessi e vediamo in tutto ciò che ci circonda spesso mette alla prova sia la nostra fede che la nostra speranza, perché siamo inclini a misurare Dio da noi stessi e a giudicare il nostro stato davanti a lui, non secondo la sua parola, ma secondo i vari pensieri ed esercizi della nostra mente.

Ma quando possiamo guardare per fede attraverso tutte queste nebbie e foschie che, come se riposassero sui fondamenti più bassi della nostra anima, così spesso oscurano la nostra visione delle realtà divine, ai propositi fissi di Dio come manifestati in un patto eterno, ordinato in ogni cosa e sicuro, e avere allo stesso tempo una qualche testimonianza del nostro interesse in essi, allora si offre terreno sia per la fede che per la speranza come se poggiassero, non sui nostri sentimenti sempre mutevoli, ma sulla parola e sulla promessa di colui che non può mentire. Fu così che Davide fu confortato sul suo letto di languore quando la fredda umidità della morte gli sedeva sulla fronte (2 Samuele 23:5). Fu allora in questo "patto eterno, ordinato in ogni cosa e sicuro", che anche prima che il mondo fosse formato, o l'uomo creato, o il peccato commesso, fu provveduto un Salvatore, un Redentore istituito, e le persone dei redenti scelte in lui e date a lui. Come possiamo pensare, allora, che eventi mutevoli e variabili nel tempo possano alterare e frustrare ciò che è stato così assolutamente stabilito da un decreto fermo e sovrano, o che circostanze mutevoli in noi stessi o negli altri possano sconfiggere e annullare gli eterni propositi di Dio?


25 Luglio

"Colui che ha ricevuto la sua testimonianza ha posto il sigillo che Dio è verace." Giovanni 3:33

Possiamo solo sigillare il fatto che Dio è vero in qualsiasi punto della dottrina, dell'esperienza o del precetto quando sentiamo una testimonianza interiore che Dio lo ha effettivamente dichiarato. Pertanto, in ogni manifestazione della bontà di Dio verso l'anima, in ogni applicazione del sangue di Cristo alla coscienza e in ogni rivelazione della grazia distintiva di Dio, è solo quando riceviamo la testimonianza di Cristo, ne sperimentiamo l'intima approvazione e ne sentiamo la dolcezza e la dolcezza. beatitudine che possiamo suggellare che Dio è vero. Questo, possiamo esserne certi, è l’unico modo per conoscere il potere e la realtà della vera religione, per comprendere le Scritture e godere di una testimonianza convincente che Dio è il nostro Dio, Cristo il nostro Salvatore, lo Spirito Santo il nostro Maestro, il cielo il nostro Dio. dimora eterna, e che la nostra anima è salvata nel Signore Gesù Cristo con una salvezza eterna.

E con quale certezza divina può talvolta parlare un'anima del genere. A volte, in effetti, non possiamo credere a nulla; sembra che non ci sia nulla nella parola di Dio a cui potremmo apporre il nostro sigillo. Tutto sembra un ammasso di confusione, e la nostra ignoranza appare così grande che non possiamo apporre il nostro sigillo a nessuna verità vitale. Ma quando lo Spirito benedetto si compiace di testimoniare delle cose di Dio, e noi, ricevendo la testimonianza di Gesù Cristo, camminiamo alla luce di quella testimonianza, allora c'è una santa certezza e un'acquiescenza celeste con la verità di Dio. Questa fede divina ci porterà attraverso tutte le nostre prove e i nostri dolori, e sebbene potremmo essere trascinati attraverso un vero inferno di tentazioni, tuttavia sapremo che Dio è vero. Ecco, quindi, la grande prova della fede; prima ricevere la testimonianza di Cristo, e poi aggrapparsi a quella testimonianza, nonostante ogni opposizione dall'interno e dall'esterno, dal sentirne il peso, il potere e la dolcezza.


26 Luglio

"E io porterò la terza parte attraverso il fuoco e la affinerò come si raffina l'argento, e la proverò come si prova l'oro; invocheranno il mio nome e io li ascolterò; dirò: È il mio popolo e diranno: Il Signore è il mio Dio». Zaccaria 13:9

È una misericordia essere nella fornace, ed è una misericordia essere portati attraverso di essa. La promessa del Signore alla terza parte è che li porterà attraverso il fuoco. Devono quindi, secondo la sua stessa parola, essere messi dentro, e tuttavia non lasciati dentro. È "attraverso il fuoco" -- proprio attraverso di esso dall'inizio alla fine, che sia lungo e lento o corto e feroce. Il Signore sa esattamente cosa possiamo sopportare, e non è sempre il fuoco più caldo a produrre gli effetti più ammorbidenti. Alcuni metalli sono davvero così ostinati, e la scoria è così profondamente radicata in loro, che sembrano richiedere un fuoco più caldo di altri. Ma dopo che la legge ha fatto il suo lavoro, e la scoria e lo stagno sono stati eliminati, il Signore di solito non riporta di nuovo una fornace così calda. È piuttosto una prova, una tentazione, una malattia, un'afflizione familiare, delle ristrettezze nella provvidenza, una persecuzione, delle profonde e quotidiane scoperte del corpo del peccato e della morte, del nascondimento del volto del Signore e delle negazioni della sua presenza che sembrano costituire quella prova che mette alla prova la fede di ogni uomo, di che tipo sia. Con queste prove ed esercizi c'è un graduale svezzamento dal mondo, un'umiltà, una mansuetudine e una rottura di spirito davanti al Signore, una maggiore semplicità e sincerità divina, un'obbedienza più volontaria ai precetti del Vangelo e un desiderio più grande di conoscere la volontà di Dio e di farla. Oh, che questi frutti dello Spirito possano abbondare in noi e in tutti i santi e i servi di Dio!


27 Luglio

"Affinché, come il peccato ha regnato nella morte, così anche la grazia regni mediante la giustizia a vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore." Romani 5:21

Questa è la misericordia per i santi in lutto che sospirano e gemono sotto un corpo di peccato e morte, che Dio ha decretato che la grazia non solo può regnare, ma che deve regnare. Se fosse lasciato a noi, non potremmo più liberarci dal dominio del peccato di quanto i figli d'Israele potessero liberarsi dalla casa della schiavitù egiziana. Ma sospirarono e gemettero a causa della schiavitù, e il loro grido giunse a Dio. Egli ebbe riguardo per il suo patto, li guardò e li liberò (Esodo 2:23-25). Così Dio ha stabilito per conto del suo popolo che il peccato non sarà la loro rovina eterna; che non li immergerà in un crimine dopo l'altro, finché non li getterà alla fine nell'abisso di un dolore senza fine, ma che la grazia "regnerà attraverso la giustizia per la vita eterna".

Ma deve regnare qui come nell'aldilà, perché con il suo regno qui il suo eterno trionfo è assicurato. Deve quindi sottomettere i nostri cuori orgogliosi e non cessare mai di far oscillare il suo pacifico scettro su di essi finché non avrà assicurato in essi una vittoria assoluta e incondizionata. Ora, questo è ciò che ogni sincero figlio di Dio desidera ardentemente sentire e realizzare. Desidera ardentemente abbracciare Gesù ed essere abbracciato da lui tra le braccia dell'amore e dell'affetto. Come dice l'inno,

"Ma ora sottomesso dalla grazia sovrana,

Il mio spirito desidera il tuo abbraccio."

Egli odia il peccato, benché operi in lui ogni giorno, ogni ora, ogni momento, e cerchi sempre di riguadagnare il suo precedente dominio; egli aborrisce quel crudele tiranno che lo ha messo a fare il suo più vile lavoro, lo ha ingannato e illuso con mille promesse bugiarde, lo ha trascinato più e più volte in cattività, e se non fosse stato per la grazia sovrana avrebbe suggellato la sua distruzione eterna. Sottomesso dallo scettro della misericordia, egli desidera ardentemente il dominio della grazia su ogni facoltà della sua anima e su ogni membro del suo corpo. "Oh", egli dice, "lascia che la grazia regni e governi nel mio petto; lascia che non permetta ad alcun peccato di avere dominio su di me; lascia che dommi ogni desiderio sfrenato e porti in cattività ogni pensiero all'obbedienza di Cristo!" Così, colui che teme veramente Dio guarda alla grazia, e alla grazia soltanto, non solo per salvare, ma per santificare; non solo per perdonare il peccato, ma per sottometterlo; non solo per assicurargli un'eredità tra i santi nella luce, ma per renderlo idoneo a riceverla.


28 Luglio

"Ma quando verrà lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità. Non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito, e vi annuncerà le cose che devono ancora venire." Giovanni 16:13

Ci sono due grandi lezioni da apprendere alla scuola di Cristo, e in esse è compreso e riassunto tutto l’insegnamento divino. Il primo è imparare, mediante l'insegnamento dello Spirito, ciò che siamo per natura; così da vedere e sentire la totale rovina e completo naufragio di sé, e la completa miseria, debolezza e impotenza della creatura nelle cose di Dio. Questo è il primo grande ramo dell’insegnamento divino. E dobbiamo imparare questa lezione giorno dopo giorno, "riga su riga, riga su riga; un po' qui e un po' là". Attraverso questo ramo dell'insegnamento divino dobbiamo quasi ogni giorno guadare e talvolta sprofondare in profondità molto dolorose sotto il senso della nostra natura depravata.

E l'altro grande ramo dell'insegnamento divino è: "Conoscere l'unico vero Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo". Conoscere chi è Gesù, e sapere cosa è; conoscere l'efficacia del suo sangue espiatorio per purificare la coscienza colpevole, il potere della sua giustizia giustificante per assolvere e assolvere da ogni peccato; il mistero del suo amore morente per abbattere la durezza del cuore, e innalzare una misura d'amore verso di lui; e vedere con l'occhio della fede il suo santo cammino e la sua immagine sofferente, per essere in qualche misura conformi a lui, e avere in qualche misura impressa la sua somiglianza nell'anima nostra.


29 Luglio

Allora Gedeone disse a Dio: "Non adirarti con me, ma permettimi ancora una richiesta: questa volta lascia che il vello rimanga asciutto mentre la terra attorno sia bagnata di rugiada". Così quella notte Dio fece ciò che Gedeone aveva chiesto. Al mattino il vello era asciutto, ma il terreno era coperto di rugiada." Giudici 6:39,40

Molte persone del popolo del Signore soffrono di dubbi e paure, interrogativi e sospetti riguardo alla realtà dell'opera della grazia nei loro cuori; se le loro convinzioni non fossero semplicemente convinzioni della coscienza naturale, e se le loro gioie fossero altro che le gioie dell'ipocrita. "Oh", dicono, "cosa non darei per avere una testimonianza divina che lo Spirito benedetto mi guidava sulla retta via!"

È proprio attraverso questi dubbi che si ottengono le prove. I dubbi portano a grida e gemiti dopo una testimonianza divina; e in risposta a queste grida viene data la testimonianza celeste. Un uomo senza dubbi è senza testimonianze. I dubbi stanno alle testimonianze, ciò che la serratura è la chiave, l'enigma alla soluzione. Le testimonianze sono Ebenezers, "pietre di aiuto" (1 Sam. 7:12, marg.); ma la pietra deve avere un buco scavato in cui possa stare, e quel buco è il dubbio. I dubbi sulla salvezza stanno alle manifestazioni della salvezza come la fame sta al cibo, la nudità agli abiti, il temporale ad un rifugio, la forca alla tregua e la morte alla risurrezione. L'una di queste cose precede, prepara e apre la strada all'altra. Il primo non è nulla senza l'ultimo, né l'ultimo senza il primo. Quindi, accanto alle testimonianze, la cosa migliore sono i dubbi spirituali. Sapere che abbiamo ragione è la cosa migliore; temere di sbagliare è la seconda cosa migliore. Godere della testimonianza dello Spirito è la cosa più benedetta da questa parte della tomba; ansimare dopo quel godimento è la prossima più grande benedizione. Sto parlando, attenzione, solo di dubbi spirituali; cioè i dubbi in un uomo spirituale, perché i dubbi naturali sono tanto lontani dalla salvezza quanto le speranze naturali. Il cammino attraverso la valle di Baca è "di forza in forza", cioè secondo il modo di viaggiare orientale, da una tappa all'altra, dove si scavano i pozzi e "la pioggia riempie le piscine" (Sal. 84:6,7).

Non impariamo né Dio né noi stessi, né il peccato né la salvezza in un giorno. La questione non è tanto se hai molta fede, ma se ne hai. Non è la quantità, ma la qualità; non se hai una religione molto grande, ma se ne hai affatto. Un granello di vera fede salverà l'anima; e ho conosciuto molte, molte stagioni in cui sarei stato felice di sentirmi certo di avere la millesima parte di un granello. Un granello di senape è il più piccolo di tutti i semi; e persino una fede piccola come quella può spostare le montagne. Felice colui che ha una testimonianza divina del suo eterno interesse nell'amore elettivo del Padre, nel sangue espiatorio e nella giustizia giustificatrice del Figlio, e negli insegnamenti divini dello Spirito Santo.


30 Luglio

"Dio lo ha esaltato con la sua destra, costituendolo principe e salvatore, per dare a Israele il pentimento e il perdono dei peccati". Atti 5:31

Gesù è "esaltato per essere un Principe e un Salvatore per dare il pentimento e la remissione dei peccati". Le due cose vanno insieme. Ogni volta che dà il pentimento, dà la remissione; ovunque concede la remissione, concede il pentimento. Non va bene lasciar andare il pentimento. Ogni figlio di Dio è portato a pentirsi dei suoi peccati e, tramite il pentimento, ad abbandonarli. "Ma", dici, "mi sono pentito? Considerando la natura e la grandezza dei miei peccati, se fossi un peccatore pentito, sicuramente sarei in lutto e addolorato per loro tutto il giorno".

Cosa, allora, crea quel dubbio nella tua mente? Perché sei spesso duro, oscuro, morto, freddo. Qui, quindi, di nuovo, dobbiamo distinguere tra quel dolore divino per il peccato che si sente nella mente spirituale, e quella durezza e oscurità della nostra mente carnale che è ancora inimicizia contro Dio, né c'è fede o amore, pentimento, o qualsiasi cosa buona in essa. Ma ci sono stati momenti e stagioni in cui, sotto una peculiare influenza, il tuo cuore si è ammorbidito e sciolto davanti a Dio; quando il peccato è stato veramente pentito; quando hai sentito che era davvero una cosa malvagia e amara peccare contro un Dio così buono, così santo e così grande e glorioso; quando la roccia si è sciolta, il cuore duro ha ceduto, gli occhi si sono riempiti di lacrime e il petto gonfio era quasi pronto a scoppiare di dolore penitenziale per i tuoi peccati e per le sofferenze e i dolori del Figlio e Agnello di Dio, e hai potuto solo detestare te stesso nella polvere e nella cenere davanti al suo occhio santo e scrutatore del cuore.


31 Luglio

"La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono." Ebrei 11:1

Dovunque c'è fede, c'è desiderio; e come la fede abbraccia le realtà celesti, il desiderio abbraccia ciò di cui la fede testimonia. Ora, poiché l'anima è plasmata da una potenza divina e la fede è trascinata in un esercizio beato secondo le promesse di cui è persuasa e che abbraccia, si accende il desiderio del loro godimento.

La vera religione non è un compito o un'occupazione gravosa, dolorosa, malinconica, faticosa e faticosa come molti pensano. Ha in effetti le sue prove, tentazioni, afflizioni, dolori taglienti e sofferenze deprimenti; ma ha la sua dolcezza, la sua pace, le sue delizie e i suoi godimenti. Ed è la dolcezza che sentiamo, il godimento che abbiamo e il dilettarci nelle cose di Dio, che ci tengono la testa alta e ci incoraggiano ancora a perseverare e a proseguire nel deserto.

Non è tutta schiavitù, né angoscia della mente, né dolore del cuore, né perplessità dell'anima ciò che gli eredi della promessa sentono. Ci sono sorsi e gusti, gocce e briciole, e piaceri momentanei, se non lunghi né duraturi, tuttavia dolci quando arrivano, dolci finché durano, e dolci nel ricordo quando se ne sono andati. Il Signore dà ciò che incoraggia, rafforza, conforta e delizia, e ci permette di vedere che c'è quella bellezza, beatitudine e gloria in lui che abbiamo gustato, sentito e maneggiato, e da cui non ci separeremmo per mille mondi.