Non semplice "folklore
religioso"
Il canto come espressione del
culto che a Dio è gradito
Tecniche pubblicitarie
I pubblicitari, tecnici e
specialisti della pubblicità, conoscono e cercano di utilizzare le migliori tecniche,
tecniche sempre più raffinate, per imprimere nella mente della gente il nome dei prodotti
che vogliono vendere e spingerla così all'acquisto. Essi sanno che per raggiungere la
mente, la strada maestra è quella del cuore, dei sentimenti, delle impressioni
sensoriali, dell'umorismo... Per vendere un prodotto, infatti, ben poco effetto avrebbe
un'erudita esposizione di quanto un prodotto sia valido, importante, utile, sano e genuino
(ammesso che lo sia veramente). Il mondo della pubblicità, infatti, non è quello della
ragione, ma delle impressioni sensoriali!
A volte basta utilizzare un simbolo grafico o un disegno azzeccato, che
questo ti rimane impresso nella coscienza in modo indelebile. La più grande trovata della
ditta Microsoft di Bill Gates, per poter vendere il sistema operativo Windows95 era stata
quella di identificare questo marchio con un luminoso cielo blu con gradevoli nuvole
bianche, tanto che ogni qual volta uno vede un cielo blu con nuvole, subito il pensiero
vada alla ditta Microsoft. Vi assicuro che funziona! Una volta guardare il cielo doveva
far sovvenire la maestà e la grandezza di Dio. Oggi vogliono che, guardando il cielo, noi
si pensi a
Bill Gates, che, in effetti, pare che abbia una qualche aspirazione a
diventare Dio!
A volte basta un "jingle", una filastrocca che, gradevole e
ripetuta abbastanza spesso, "ti si appiccica alla mente", e quando vedi il nome
del prodotto che la filastrocca canta e che tu stesso ti ritrovi a canticchiare, ecco che
vieni spinto ad acquistare proprio quello. Certe filastrocche pubblicitarie sono state
fatte così bene che ancora te le ricordi a distanza di anni, anche quando magari quel
prodotto nemmeno esiste più!
Dio e
gli audiovisivi
Iddio conosce il potere che le
immagini possono avere sulla mente umana, per questo il secondo comandamento proibisce,
nell'ambito del culto, ogni rappresentazione pittorica e scultorea. Egli sa come tutto
questo possa ben presto condurci all'idolatria. La stessa cosa vale per la danza. Il Nuovo
Testamento non prescrive e non ne abbiamo esempio alcuno, dell'uso della danza nel culto
(anche se in certe culture lo si vorrebbe fare e lo si fa, pure nell'ambito cristiano).
Iddio sa che la danza, per la sua fisicità, potrebbe avere implicazioni e "effetti
collaterali" pericolosi alla necessaria purezza del culto che a Dio è dovuto. Oltre
al battesimo ed alla Cena del Signore, Iddio non prescrive altri simboli da usarsi nel
culto. Se è così ci sarà un buon motivo e noi non vorremmo considerarci più saggi di
Dio ritenendo "più vantaggioso" usare ciò che Dio non ha ritenuto dovesse
essere usato.
Iddio, però, ha ritenuto importante che noi, nel culto che a Lui è
dovuto, usassimo il mezzo della musica e del canto, un canto il cui contenuto fosse la
Parola ispirata di Dio, in particolare, quella dei Salmi.
Leggiamo così un testo biblico, tratto dalla lettera dell'apostolo
Paolo ai Colossesi, capitolo tre, attraverso il quale Iddio ci vuole insegnare, a questo
riguardo, qualcosa di importante.
"Vestitevi dunque come eletti di Dio santi e diletti, di
viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza,
sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro un
altro, e come Cristo vi ha perdonato, così fate pure voi. E sopra tutte queste cose,
rivestitevi dell'amore, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Dio, alla quale
siete stati chiamati in un sol corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti. La
parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi
gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri
cuori al Signore. E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel
nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui" (Cl.
3:12-17).
Il contesto del brano
In questo testo ci troviamo di
fronte ad esortazioni dell'apostolo Paolo in cui egli mette in evidenza diverse cose:
1) Il cristiano è una persona che è stata scelta e chiamata
dall'amore di Dio ad appartenergli in modo speciale. Apparteniamo a Dio ed è nostra
gioia, privilegio, dovere e responsabilità quello di riflettere in noi stessi le
virtù, le caratteristiche che Dio ci ha rivelato di Sé stesso, in modo particolare in
Cristo.
2) L'immagine che l'apostolo usa è quella dell'abito che
dobbiamo portare. Questo "abito" è fatto del seguente "materiale":
Sentimenti di misericordia e simpatia, benignità, umiltà, mansuetudine, pazienza,
tolleranza, disposizione al perdono. Tutti questi sono aspetti, manifestazioni, della
grazia dominante, cioè l'amore, "vincolo della perfezione". Inoltre la pace
di Dio deve regnare nel nostro cuore, così pure come la riconoscenza.
3) Come nascono in noi queste virtù? Certamente dall'opera
rigeneratrice dello Spirito Santo che ci converte e ci rigenera, infondendo in noi vita
spirituale, aprendoci la mente, rinnovando in noi volontà e facoltà, affinché noi
ubbidiamo di tutto cuore ai Suoi comandi. Tutto questo però Iddio lo opera attraverso dei
mezzi quali: la Parola di Dio, i sacramenti, il governo della Chiesa e la preghiera.
Si, la Parola di Dio è lo strumento principe dell'opera che Dio compie quando applica ai
Suoi eletti la redenzione che è in Cristo Gesù.
4) La Parola di Dio, però, non è limitata alla "fase
iniziale" della conversione. Essa ispira e sostiene l'intera vita del credente
per far nascere, consolidare e crescere in lui le virtù di Cristo. Essa, infatti, in
tutta la sua ricchezza, deve abitare, dimorare, essere sempre presente, in noi con
abbondanza, copiosamente, per poter avere autentica sapienza ed essere in grado noi stessi
di istruire e di esortare gli altri.
5) Uno dei modi in cui si può essere "impregnati" della
sapienza della Parola di Cristo, oltre alla quotidiana lettura e meditazione della Parola
di Dio scritta, è quello di cantare salmi, inni e cantici che esprimano la
verità rivelata, testi ispirati in grado di "parlare al cuore". Dobbiamo
cantare di tutto cuore e con gratitudine, volentieri e con riconoscenza, "con
grazia" (o "sotto l'impulso della grazia") cioè consapevoli della grazia
di Dio che ci è stata fatta.
Ecco allora così che la Parola di Dio letta, meditata, ed anche
cantata, sia un mezzo per condizionare, influenzare, noi stessi egli
altri a pensare, parlare ed agire, nello spirito di Cristo. Il canto, quindi, come
condizionamento della mente e del cuore, come "mezzo pubblicitario", autorizzato
e comandato da Dio, per conformare la nostra vita alla Sua volontà!
Condizionati da che cosa?
Vediamo ora meglio, più da vicino
il versetto che dice: "La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni
sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici
spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore".
Equivalenza Spirito - Parola. Vorrei confrontare questo
testo con il brano strettamente ad esso connesso di Efesini 5:18,19, in cui è scritto: "Non
vi inebriate di vino, nel quale vi è dissolutezza, ma siate ripieni di Spirito,
parlandovi gli uni gli altri con salmi inni e cantici spirituali, cantando e lodando col
vostro cuore il Signore".
C'è uno stretto parallelo fra "La parola di Cristo abiti
in voi copiosamente" e "siate ripieni di Spirito". Proprio per
questo siamo portati a concluderne che "essere ripieni di Spirito" e la copiosa
presenza in noi della Parola di Cristo, siano funzionalmente equivalenti.
L'esigenza che la Parola di Dio dimori in noi abbondantemente non è
una qualche verità specializzata o ristretta, accordata, nella comunità cristiana, ad
alcune persone soltanto, perché tutto ciò che Cristo ci ha comandato deve essere
fedelmente creduto ed ubbidito da ogni cristiano degno di questo nome.
Lo Spirito Santo opera sempre, dall'inizio della conversione di una
persona, lungo tutta la sua vita, attraverso la Parola di Dio rivelata, tanto che si può
dire che più un cristiano si nutre della Parola di Dio lasciando che essa determini la
sua esistenza, più potrà dire di essere ripieno di Spirito Santo. Qualcuno magari
dirà: "io non voglio lasciarmi condizionare "troppo" da questa Parola, non
voglio diventare un "fanatico" e fissarmi troppo sulla Bibbia, io voglio essere
padrone di me stesso, libero di ricevere ciò che è buono anche da altre fonti".
Il problema è che, oggi più che mai, nella nostra società, noi non
siamo veramente liberi. Se noi non ci lasciamo condizionare e determinare dalla Parola di
Cristo che, secondo le Sue stesse parola, ci dona autentica libertà, saranno "altri
spiriti", altre idee, altre "canzoni" che ci condizioneranno con "i
loro motivetti", che ci rimarranno impressi portandoci (per altro molto abilmente) a
"canticchiarli" anche noi, e quindi a pensare e ad agire secondo criteri molto
diversi da quelli di Cristo.
Cercare parole diverse da questa Parola, ora resa Scrittura per il
Suo popolo, significa cercare ed accogliere nella nostra vita spiriti diversi dallo
Spirito Santo. Che cos'è che oggi noi "assorbiamo" maggiormente, anche fra
coloro che professano la fede cristiana? Che cos'è che determina e condiziona i nostri
pensieri ed i nostri comportamenti? La verità di Dio in Cristo, oppure le idee di questo
mondo? Le canzonette profane e ostili ai criteri morali che Dio ha stabilito per la nostra
vita, oppure ciò che è santo e pulito? Le cultura priva di Dio e ribelle a Lui, le idee
devianti ed estranee a ciò che Dio ha rivelato nella Scrittura? I "valori"
delle telenovelas e delle soap opera, oppure quelli di Dio? L'immoralità che traspare
dalle riviste popolari, femminili o maschili che siano, oppure la rettitudine che la
Bibbia insegna? Certo, bisogna interessarci a questo mondo, alla sua cultura in tutte le
sue espressioni, ma sempre in modo critico verificando l'affidabilità e la verità
di ciò che udiamo con il metro della Parola di Dio, parola che dobbiamo ben conoscere in
tutte le sue implicazioni per la nostra vita. La triste verità è che tanti che pur si
professano cristiani, lo sono solo di nome, perché pensano, parlano ed agiscono non come
Cristo insegna, ma come hanno appreso dai moderni mass media dai quali si sono lasciati
acriticamente condizionare. Esempio tipico è il martellamento di musica a cui molti
giovani si sottopongono praticamente in modo costante. Che cosa può venire fuori di buono
da tutto questo? Ci sorprendiamo poi se i loro valori siano antitetici a quelli di Cristo
e fondamentalmente ostili a Lui?
Qual è la percentuale di "esposizione" che noi e i nostri
figli abbiamo alla Parola di Dio, nel corso di una tipica settimana, rispetto al tempo in
cui siamo esposti a ben altre influenze? Nessuno si faccia illusioni pensando di essere
libero, perché oggi più che mai siamo schiavi delle "canzoni" di questo mondo
che ci "instillano" 16 ore al giorno, salvo poi a sentircele ancora risuonare in
testa mentre dormiamo la notte per le restanti 8 ore. Magari saranno anche "belle
canzoni" ma
che cosa c'è sotto?
e non sto parlando solo di musica!
Quando Dio ci comanda: " La parola di Cristo abiti in voi
copiosamente", sa che cosa ci sta dicendo, e se lo dice, è soprattutto per il
nostro bene? Oseremmo affermare il contrario?
Diverse espressioni di canto
e uno dei mezzi con i quali ci
dobbiamo lasciare condizionare dalla Parola di Dio è attraverso il canto della verità
rivelata, i canti che onorano Dio, le cui parole sono le espressioni ispirate della
Bibbia, canzoni che cantiamo come espressione di lode e di riconoscenza verso di Lui.
Infatti non sarà mai una melodia agli orecchi di Dio ciò che non è cantato di tutto
cuore e sospinto dalla grazia di Dio in noi. Quante volte si sente cantare in Chiesa in
modo strascicato, non solo senza sentimento, ma senza neanche comprendere ciò che stiamo
cantando! Non è questione di essere stonati o non saper cantare. Una stonatura fatta di
tutto cuore è meglio di un "Pavarotti" che canta in modo ipocrita!
L'importanza del canto nel culto della Chiesa delle origini è
illustrato in una lettera scritta dallo storico Plinio all'imperatore Traiano nell'anno
112 circa. Plinio, storico pagano, riferisce che i cristiani della sua provincia si
raccoglievano regolarmente in un giorno fissato prima dell'alba per cantare, per antifone,
"un inno a Cristo come a un Dio". L'antifona, dal greco "che suona in
risposta" è l'alternarsi di due voci o di due gruppi di strumenti. È il sistema per
il quale il celebrante canta una strofa del Salmo e la comunità canta la seconda strofa
come risposta, e così via, oppure lo stesso salmo cantato da due gruppi della comunità
riunita.
Quando Paolo dice: "istruendovi ed esortandovi gli uni gli
altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al
Signore" non è chiara la differenza fra salmi, inni, e cantici spirituali. Di
che cosa si tratta?
"Salmi" può indicare il fatto che la Chiesa cristiana
praticasse l'usanza israelita di cantare i Salmi della Bibbia. La cosa è evidente anche
dalla storia della Chiesa. I cristiani di ogni tipo hanno sempre cantato i Salmi della
Bibbia. Solo noi, fra le altre cose che stiamo perdendo, a nostro danno, preferiamo
"altre canzoni". Eppure i Salmi ci sono stati dati da Dio come il nostro libro
di canto per eccellenza. Canzoni ispirate da Dio! Che ci potrebbe essere di meglio? Come
impallidiscono davanti ad essi i nostri cantici religiosi, magari belli, ma certo non
dotati del marchio dell'ispirazione. A volte i nostri canti religiosi portano in sé una
teologia discutibile e persino eresie!
Gli "inni" erano probabilmente simili agli esempi di
lode cristiana che sembrano essere stati incorporati nel Nuovo Testamento (ad es. Ef.
5:14; 1 Ti. 3:16), e certamente questi pure Iddio li aveva ispirati e desidera che noi li
utilizziamo preferendoli ad altre parole. Oltre ai Salmi, mi sembra evidente che Dio vuole
che noi cantiamo le parole più vibranti, ed a questo adatte, del resto delle Scritture.
"Cantiamo la Bibbia", porta per titolo una raccolta di canti cristiani. È
assolutamente corretto e certamente da preferirsi ad altre composizioni.
I "cantici spirituali" vengono così designati per
mostrare la fonte della loro ispirazione: quanto spesso degli autori cristiani hanno
composto dei canti per esprimere la loro fede, il loro amore per Dio, la loro lode e la
loro adorazione per la meravigliosa grazia di cui sono stati fatti oggetto da Dio.
e
possono essere spirituali solo quando esprimono esperienze autentiche e riflettono
fedelmente ciò che la Scrittura afferma. In ogni caso l'aggettivo "spirituali"
può essere attribuito a tutt'e tre: Salmi, inni e cantici. Se è così, la ricchezza del
culto delle chiese delle origini era attribuito tutto all'impulso dello Spirito Santo.
Paolo insiste sul fatto che tale lode dovrebbe ascendere a Dio da cuori riconoscenti,
perché il vero culto esige sempre la risposta dell'intero nostro essere.
L'opera redentrice di Cristo ha sempre causato una grande effusione, da
parte del Suo popolo, di inni di lode, spesso adattati alle canzoni dell'Antico Testamento
(1). Lo stesso Paolo usava la musica nel suo culto personale (At. 16:25), ed è stato
lungamente osservato come le sue lettere contengano porzioni dei primi inni cristiani (2).
Anche gli scritti di Pietro e Giovanni pare contengano canti di lode (3). I "cantici
nuovi" dell'Apocalisse sono essi stessi evidenza di quanto vibrante fosse il culto
della Chiesa delle origini (4).
Conclusione
Noi cantiamo con gioia e
riconoscenza, quindi, la Parola di Dio come è stata messa in musica nel corso dei secoli,
e come ha suscitato la risposta spontanea di lode e di adorazione di tanti e tanti
credenti che ci hanno lasciato le loro composizioni memorabili. Il canto fa parte
integrante del culto che Dio ha stabilito, e, da parte nostra, dovremmo renderlo sempre
più ricco e significativo. Sarà significativo quando non solo sarà espressione
autentica di fede e di adorazione, ma soprattutto quando rifletterà la Parola di Dio.
Esso è infatti uno degli strumenti che Iddio ci ha donato affinché si radichi in noi la
verità rivelata, autentico "mezzo pubblicitario" nelle mani di Dio.
e non
c'è nulla di male nella pubblicità, anima del commercio, quando è veritiera e non
manipolativa. Che il Signore dunque ci benedica, quando noi canteremo la Sua Parola,
perché anche così Egli vuole toccare il nostro cuore con il Suo tocco di guarigione.
(Paolo Castellina, venerdì 12
marzo 1999. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla
versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991).
(1) Es. Luca 1:46-53; 67-79; 2:14; 29-32.
(2) Ef. 5:14; Fl. 2:6-11; Cl. 1:15-20; 1 Ti. 3:16.
(3) 1 Pi. 1:18-21; 2:21-25; 3:18-22.
(4) Ap. 4:8,11; 5:9,10,12,13; 7:10m12; 11:15,17,18; 12:10-12; 15:3,4;
19:1-8; 21:3,4.
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